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Autore: Sharon_SassyVampire    08/04/2016    1 recensioni
Cose mai vedute, o semplicemente perdute chissà in quale remoto angolo di chissà quale Universo, mi aspettano ansiose e in fermento, desiderose, tanto quanto la mia anima brama codesto ricongiungimento, atteso assai impazientemente sin dal primo momento in cui ebbe coscienza di me.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa cosuccia la scrissi nel gennaio del 2015, e la sistemai meglio verso maggio poichè la usai per un concorso a scuola. Ha un che di platonico nonostante ancora non lo avessi studiato ma dettagli. Quando mi venne in mente ero decisamente diversa da ora e pensavo diversamente, molto, però non so per quale motivo ho pensato di condividerla e pubblicarla, quindi, eccola.

Se un Dio esiste, e so che è così, costui deve aver commesso un errore. In questo luogo sterile ho appreso che vi si nasce per vivere, eppure vivere non sembra affatto il fine per cui mi trovo a sostare confusamente in questo stato di apnea vitale, dove eventi casuali si succedono, che costoro chiamano esistenza. Cosa sarà mai? Quale il nettare di dover arrancare in un inutile corpo mortale, trascinarlo, corpo che è prigione e boia del vero infinito essere, quale gioia nel soggiornare come ospite in casa del nemico, oh, quanto vorrei tornare in patria, la quale ignoro tuttavia. Nostalgia, Cose mai vedute, o semplicemente perdute chissà in quale remoto angolo di chissà quale Universo, mi aspettano ansiose e in fermento, desiderose, tanto quanto la mia anima brama codesto ricongiungimento, atteso assai impazientemente sin dal primo momento in cui ebbe coscienza di me. Che io sia qui per errore dunque? Sarei forse dovuta rimanere tra le creature angeliche abitanti la dimensione celeste, dove volteggiano coloro dagli occhi di luce? O se magari fossi un’infima presenza demoniaca flagellata  dalla realtà? Vita, parla! Dì cosa sono giunta a fare in questa landa desolata denominata mondo reale! Dì cosa ti aspetti di trarre da me! Spirai per l’ultima volta, mentre ancora mi libravo nel mondo di là, lasciandomi addosso il disegno, ormai quasi del tutto cancellato, di ciò che di superiore esiste, visione che solo quando il sole gioca a nascondino con l’orizzonte mi è concesso di ammirare di nuovo, sfocata. Appare piuttosto palese che non tutti veniamo messi al mondo nelle condizioni adatte a vivere. Chiaro è che non tutti ne abbiamo il dovere. Non tutti vengono dotati e protetti di tale fisicità e di tale consistenza per le quali qualcosa diventa umano. Per distrazione divina alcune anime innocenti precipitano rovinosamente nel grembo di una qualche madre mortale, impreparate, non predestinate, condannate sin dalla loro genesi, alla dannazione di una vita non meritata, consapevoli di essere indesiderati. E la caduta è fatale. Fratture, ali lacerate, cuori forati dai quali fuoriesce immortalità. Nudi, sovrannaturali, disarmati, mancanti della superficialità umana in grado di poterci difendere dalle sensazioni, ogni cosa ferisce, ogni cosa fa male. Vulnerabili e bersagli, colpevoli di una sensibilità tale da lasciar costantemente sanguinare le ferite ancora aperte, provocate dall’antica caduta. Si sta come i girasoli a luglio, in fiore, luminosi, distinti, splendidi quanto fragili, robusti al vederli, ma dalle tenere foglie e dai teneri petali, che volgono il capo al sole, inseguendolo, apprendendo la verità attraverso i raggi, nelle dolci fiamme che ardono lentamente, bruciando, portandoci con cautela alla morte, disidratati, evaporando la nostra essenza trasfigurandola e riconducendola così, nel corso della nostra vita, nell’originale dimora, in un’ascesa precoce, permettendo infine di tornare a volare.
 
Sharon Ranzuglia
   
 
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