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Autore: cin75    08/04/2016    5 recensioni
Questa sarà una raccolta di storie, di pezzi di vita, di tanti "diversi" Jared e Jensen. A volte saranno storie tristi, a volte comiche, a volte romantiche. Saranno quello che mi ispirerà il mio animo nel momento in cui le scrivo. Quindi sperate sempre che io sia felice!!
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jared Padalecki, Jensen Ackles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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"E' tutto qui?" chiese Jared poggiandosi allo stipite della porta di ingresso dell'edificio del condominio in cui abitava.
"Tutto qui...cosa?" rispose Jensen fissandolo mentre gli sorrideva sghembo.

Jared incrociò le mani sul petto e issandosi in tutta la sua altezza e Jensen , d’istinto, raddrizzò le spalle solo per guadagnare quei pochi centimetri che gli servivano per arrivare ad un certo “equilibrio” tra i loro sguardi.
Il giovane maestro fece un passo verso il ragazzo che lo guardava appoggiato al Discovery del vigile del fuoco. Corpo di cui Jensen faceva parte.
"Mi bacerai, Jensen. Giuro che prima o poi mi bacerai e quando lo farai non vorrai più lasciarmi andare!" asserì con decisione.
"Presuntuoso!!" ironizzò l’altro.
"No, affatto! Ma vedo come mi guardi!" lo provocò Jared.

Jensen per un momento restò in silenzio senza mai distogliere gli occhi da Jared che sentiva quello sguardo smeraldino fisso su di lui.
"No!" fece poi il vigile del fuoco.
"No...cosa!?"
"Non ti bacerò, Jared. Non almeno fin quando non avremo un primo vero appuntamento." E questa volta fu il biondo a mostrarsi più che deciso in quello che diceva.
"Ma cosa...siamo usciti già tre volte??!" esclamò sbalordito Jared.
"Quelli non erano appuntamenti. La prima volta abbiamo bevuto solo un paio di birre dopo che ti ho recuperato per strada dopo che quel catorcio di macchina che tu ti ostini a chiamare macchina, ti ha mollato a pochi metri dalla mia caserma.",  gli ricordò sorridente. "La seconda... il mio capitano mi ha detto di darti una mano per organizzare la visita dei tuoi bambini dell'asilo alla caserma dei pompieri. ", continuò il suo resoconto di quelli che per lui erano incontri ma per Jared erano appuntamenti. "La terza, stasera per inciso, mi hai chiamato per sistemare le ultime cose per l'incontro del punto due!!"
"Non ci posso credere!!" asserì basito ma senza sembrare offeso il più giovane, che lanciò le braccia al cielo in segno di un divertito gesto di esasperazione.
Jensen non riuscì a non ridere a quel gesto e volle colpire ancora. Ma nel modo più accattivante possibile.
"Credimi Jared, quando avremo il nostro primo appuntamento, sarai tu quello che non vorrà più lasciarmi andare."
A quell’affermazione – meravigliosa affermazione – Jared si ammutolì e tornò serio.
"Presuntuoso!!!" convenne copiando Jensen.
"No, affatto! Ma vedo come mi guardi!" lo parafrasò il biondo sorridendogli maliziosamente per poi lasciarlo e avvicinarsi alla macchina.
Lo salutò con un altro sorriso ammiccante e mentre si avviava ad andarsene, Jared gli gridò allegramente dietro: "Mi bacerai, Ackles. Prima o poi mi bacerai!!!"
 

Qualche giorno dopo, Jared era in una delle aule dell'asilo in cui lavorava da ormai sei anni, insieme alla classe del secondo anno, quando uno dei suoi bambini richiese la sua attenzione.
"Che c'è, piccolo?!" chiese con fare dolce.
"Mi fa paura!" sussurrò appena.
"Cosa ti fa paura, Anthony?" chiese premurosamente, mettendo una mano sul visino spaventato del suo piccolo alunno.
Il piccolino , con aria timorosa, alzò lo sguardo verso un angolo della stanza e Jared  seguì con lo sguardo il punto indicato dallo stesso sguardo del bambino.
Un lampo di panico investì anche il giovane maestro.
“Tranquillo. Ci sono io qui!” cercò di rassicurarlo.

Poi deglutì e si sforzò di mantenere la calma. Doveva farlo per la sicurezza dei suoi piccoli allievi.
“Ok! Bambini, sapete che vi dico? Oggi è una bellissima giornata e a me davvero non va di restare in questa stanza al chiuso. Quindi adesso ci mettiamo in fila con calma e ce ne andiamo in giardino a giocare.” Esclamò tenendo un tono di voce comunque tranquillo.
Jared indicò cosa fare e i bambini ubbidienti si misero in fila e si avviarono nel corridoio verso l’uscita in giardino. In quello tragitto , Jared, bussò all’altra classe, la terza.
Genevieve, la maestra, dalla sua cattedra, gli andò incontro.
“Ehi, Jay!! Non sapevo uscissi in giardino con….”, ma Jared la fermò con un cenno della mano.
“Ascoltami, Gen!!, prendi i bambini ed esci il più velocemente possibile dalla scuola!” l’avvertì, cercando di non far traspirare troppa ansia dalle sue parole.
“Cosa? ma che…”
“Ti spiego tutto dopo, ma tu , ora, fa quello che ti dico. Senza panico e velocemente!”
La ragazza non se lo fece ripetere due volte e con una scusa plausibile fece mettere anche i suoi allievi in fila e li invitò a seguirla in giardino per dei giochi.
Quando le due classi ormai erano quasi all’ingresso, Samantha, la responsabile e maestra della prima classe, andò incontro ai suoi due colleghi. La donna era rientrata per prendere del materiale didattico e i suoi bambini erano già in giardino.
“Ragazzi, che succede? Come mai tutti fuori?” si informò gentilmente.
Gen che aveva solo eseguito un ordine di Jared non seppe rispondere e lasciò che a farlo fosse il collega.
“Sam, nella mia classe c’è una crepa che avanza a vista d’occhio lungo tutto il soffitto. Credo che tra un po’ il solaio con tutto quello che c’è sopra verrà giù.” La informò mentre si assicurava che tutti stessero uscendo dall’edificio scolastico.
“ O mio Dio!!” fecero le due donne guardando sia le mura della scuola che i bambini.
“Dobbiamo tenere i bambini fuori e il più lontano possibile dall’edificio. Chiamiamo i pompieri e vediamo cosa….” ma mentre Jared suggeriva cosa fare i suoi occhi andarono verso la sua aula e vide il piccolo Anthony sulla soglia dell’aula.
“Anthony!!” gridò in direzione del bambino che sembrava atterrito e che istintivamente si rifugiò di nuovo all’interno della classe.
“ Oh Gesù!!” fece Genevieve,  impaurita dalla situazione.
“Allontanate i bambini, chiamate i pompieri. Penserò io a lui. Veloci!!” ordinò correndo di nuovo verso la classe.

Le due maestre corsero e cercando di rimanere il più calme possibili per il bene dei loro bambini, fecero come Jared aveva detto.
 
All’interno dell’edificio, invece, Jared cercava di mostrare al piccolo impaurito, la sua espressione più dolce e rassicurante. Di tanto in tanto guardava la crepa sul muro che avanzava impietosa e a cui si aggiungeva anche un preoccupante scricchiolio di travi. Jared anche se non poteva ignorare quei rumori, cercava di convincere il piccolo a seguirlo, dato che il bambino si era rifugiato sotto la scrivania ad angolo e si rifiutava di seguirlo.
Un rumore più forte, convinse Jared a lasciare da parte le maniere dolci e tutta la pedagogia e la psicologia infantile che aveva appreso e  spostando tutto , afferrò il piccolo per le braccia e lo tirò fuori e questo, automaticamente, scatenò l’isteria del bambino.
“Ascolta, calmati, ti metto giù ma tu devi correre, ok? Ora corriamo e vediamo se sei più veloce di me, va bene ?!” e quella semplice sfida sembrò calmare il piccolo.
Jared lo mise a terra e gli diede la mano stringendola forte e iniziarono a correre, ma non appena furono a metà del corridoio , un pauroso scroscio di muri frantumati riecheggiò alle loro spalle.
Erano a pochi metri dall’uscita principale e Jared strinse forte la mano del bambino e con uno strattone se lo portò in braccio e se lo strinse al petto, cercando di aumentare la velocità della sua fuga.
Il fragore del crollo sembrava seguirli e ad un passo dalla porta , Jared si voltò e vide il solaio crollare dietro di loro e allora lanciò letteralmente il piccolo Anthony fuori dall’edificio, temendo di non riuscire ad uscire in tempo.
Il piccolo in un attimo, senza rendersene conto, si ritrovò steso sull’erba del giardino scolastico con le due maestre che gli correvano incontro per aiutarlo e consolarlo.

Alle loro spalle una nuvola di polvere e calcinacci fu l’unica cosa che uscì dalla porta principale dell’asilo.
Di Jared nessuna traccia.
Il piccolo asilo cittadino era crollato su sé stesso. Parte del tetto non esisteva più. A segnalarne ancora l’esistenza solo le mura perimetrali e una folta coltre di polvere.
A spezzare l’assurdo silenzio che si era creato, solo i lamenti spaventati dei bambini e gli incoraggiamenti dolci delle due maestre. Dopo qualche minuto, le sirene dei pompieri si unirono a quei piccoli lamenti.


*****

“Ehi Jensen!!” lo richiamò Ty, collega da anni di Jensen in quella caserma dei pompieri.
“Sì?!”
“Senti, so che oggi è il tuo giorno libero, ma ci hanno appena chiamato per un solaio crollato. Ci dicono che è rimasto incastrato qualcuno sotto. Ci dai una mano?!” chiese, sicuro che il collega non si sarebbe mai rifiutato.
“Ma certo.” Rispose, infatti.  “Dove è successo?!”
“Non ci crederai mai. E’ la scuola dove il capitano Morgan ti ha mandato per organizzare la visita guidata!”
“L’asilo cittadino?” chiese sbalordito.
“Sì….Non ci lavora quel tuo amico…..Jared?!”
“Oggi, no. Ma muoviti….comunica al capitano Morgan che prendiamo il Discovery e raggiungiamo l’autobotte che è già partita!” disse risoluto mentre si infilava la tuta di protezione dei vigile del fuoco.
“Ma Morgan è..”
“Muoviti, Ty!!” gridò autoritario.
“Ok!” e corse all’ufficio del capitano che stava , anche lui, per prepararsi a raggiungere il luogo dell’incidente.


*****

Dieci minuti dopo, Jensen, Ty e il capitano Morgan , a bordo del Discovery raggiungevano l’asilo semi crollato e mentre Jensen si rendeva conto della situazione, Morgan chiedeva cosa fosse successo alle due maestre.
Poi si congedò, indicando  loro l’ambulanza che le aspettava per dei controlli, dato che erano visibilmente provate e preoccupate per le sorti del loro collega.
“Jensen?!” richiamò il graduato e Jensen prima di farlo parlare lo informò sulla situazione.
“Sarà dura, capitano. Dobbiamo trovare un punto di accesso che sia abbastanza stabile o tutto quello che è rimasto in piedi, finirà per crollare definitivamente. Non credo che potremmo fare altro che rimuovere tutto dall’esterno.”
“Pulizie di primavera?!” ironizzò Ty.
“Calcinaccio dopo calcinaccio. Lì sotto deve essere come un dannato gioco degli Shangai. Se muoviamo il pezzo sbagliato , viene definitivamente giù tutto.” asserì il vigile.
“Ok! Sono d’accordo. Approntate tutto per l’intervento e dite alle società della luce e del gas, di interrompere la fornitura in questa zona, fin quando non avremo finito.” Ordinò Morgan che aveva ascoltato con attenzioni quello che ormai era il suo braccio destro nonché caro amico.
“Chiamo immediatamente!” fece Ty, allontanandosi per obbedire.
“Allora, sappiamo chi c’è là sotto?!” chiese Jensen. Anche se era preoccupato, sapeva che non era Jared. Il giovane gli aveva detto che aveva dei giorni di ferie.

Ma allora perché non riusciva a capire quella strana morsa allo stomaco che sentiva e il volto preoccupato e tentennante di Morgan.

“Jens…”
“Capitano.” rispose in attesa di una risposta che sembrava essere difficile da dare. Jensen si avvicinò al suo superiore e con più discrezione si rivolse ancora a lui. “Jeff…che succede?!”
“Jared.” disse il capitano.
“Jared…cosa?!” fece perplesso. “Ti ho parlato di lui, ma non credo che questo sia il momento adatto per…”
“E’ Jared quello lì sotto.” lo interruppe sottovoce.

Jensen deglutì a vuoto. No! Non era possibile. Jared non doveva essere lì.

“No. Jared è in ferie.” disse infatti anche se la voce tremò appena nel pronunciare quelle parole.
Morgan comprese e cercò di spiegargli con calma quello che era successo.
“Il maestro che doveva essere di servizio oggi si è dato malato e Jared ha rifiutato le ferie. Da quello che mi hanno detto le sue due colleghe, è rientrato un attimo prima del crollo perché uno dei bambini era spaventato e non voleva uscire e quando erano quasi all’uscita, Jared ha praticamente lanciato fuori il bambino ma lui non  ha fatto in tempo ad uscire e il crollo lo ha investito”
“Oddio…” esalò Jensen che si girò di scatto verso le macerie che aveva alle spalle e iniziò a fissarle con paura e preoccupazione.
“Senti!!” proseguì amichevolmente Morgan. “…so che tra voi….insomma….”
“Jared….io….lui…” balbettò appena il vigile, momentaneamente privo di lucidità. Ora, nei suoi pensieri, c’era solo la disperazione che sotto quel cumulo di rovine ci fosse imprigionato Jared. “Noi…”
“Data la vostra situazione personale, non credo che sia il caso che tu partecipi alle operazioni di soccorso. La cosa è abbastanza grave e lui potrebbe anche non essere…”
“No!!” esclamò atterrito da quella possibilità e improvvisamente rinsavito. “Lui è vivo e sarò io quello che lo andrà a prendere. Sono un vigile del fuoco e il mio lavoro è salvare vite. E lì sotto c’è una vita da salvare, quindi, Capitano ….lasciami fare il mio lavoro!”
“Jensen, io non….”
“JD, lasciami fare il mio lavoro. Io devo trovarlo e salvarlo!” disse con tono risoluto.

Morgan ci pensò un attimo guardando le macerie dell’asilo e poi tornò a fissare lo sguardo del suo collega e ci vide risoluzione e fermezza e soprattutto lucidità. In quello sguardo c’era tutto quello che serviva ad un vigile del fuoco.
“Va bene, come vuoi. Ma che sia chiaro…se mi renderò conto che non ci sono possibilità per risolvere al meglio questa situazione, non rischierò la tua vita. Chiaro?” stabilì severo.
“…” Jensen non rispose.
“Ackles…siamo intesi?!” ripetè con più autorità.
“Intesi.”

“Ok. Salva quella vita!” fece dandogli una pacca sulla spalla per incoraggiamento.
   
 
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