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Autore: P h o b i a    08/04/2016    0 recensioni
{ Rating arancione/ Pg: Hayami Tsurumasa e Hamano Kaiji/ Yaoi/ Slice of life/ Sovrannaturale/ Sentimentale/ Romantico/ Violenza e tematiche delicate/ Fic scritta con czerwony }
Riesci a vedermi… Hamano?
Hamano aprì gli occhi, trovandosi in un’area che non conosceva affatto. Pensava o di essere morto nel sonno, o che stesse sognando. Era più probabile un sogno, dato che non aveva mai avuto problemi al cuore nella sua vita, o qualcosa del genere. Era un posto tutto bianco, anzi, più che mettere l’aggettivo “bianco”, era meglio dire “puro”, “sicuro”. Era coricato e vedeva davanti ai suoi occhi un cielo azzurro, sereno e c’erano delle nuvole a sprazzi.
Genere: Sentimentale, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Hamano Kaiji, Hayami Tsurumasa
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Riesci a vedermi… Hamano?



Hamano aprì gli occhi, trovandosi in un’area che non conosceva affatto. Pensava o di essere morto nel sonno, o che stesse sognando. Era più probabile un sogno, dato che non aveva mai avuto problemi al cuore nella sua vita, o qualcosa del genere. Era un posto tutto bianco, anzi, più che mettere l’aggettivo “bianco”, era meglio dire “puro”, “sicuro”. Era coricato e vedeva davanti ai suoi occhi un cielo azzurro, sereno e c’erano delle nuvole a sprazzi. 
Alzò la sua schiena, mettendosi seduto. Guardandosi intorno, il luogo era solo un prato verde, pieno di vari fiori di ogni tipo. Ma di chi era la voce che l’aveva chiamato? Era piuttosto familiare, era sicuramente di una persona che conosceva da una vita, ma di chi poteva mai essere?
Ci pensò un po’, rimanendo in silenzio, poi sussurrò con un fil di voce una sola parola: «Tsurumasa?».
E davanti a sé, vide proprio lui; sorridente e con fare gentile come di consueto. Ma aveva qualcosa di diverso a guardarlo e, pensandoci, Kaiji si toccò un po’ in giro nel suo corpo, ma era tutto normale. Provò allora a toccare una spalla di Tsurumasa. Trapassò la sua spalla e spalancò gli occhi. Non sapeva se crederci o meno.
Quel sogno sembrava così reale… o lo era? Rimase in silenzio a guardare Hayami negli occhi, perplesso. Quest’ultimo abbassò lo sguardo, sospirando.
«Anche se è un sogno, purtroppo è anche la realtà» disse.
Hamano non capì. «In che senso?».
«Beh, in realtà io sono morto, ti sono solo venuto incontro in un sogno» spiegò Tsurumasa.
Kaiji non poteva crederci. Come poteva un fantasma andare in un sogno di un essere umano? Ma soprattutto… quando è morto Tsurumasa, il suo migliore amico? Di solito gli diceva sempre tutto, si raccontavano ogni tipo di cosa, ma proprio non riusciva a capire come avesse perso la sua vita.
«Morto? E come sei morto?» gli domandò.
«Devo proprio dirtelo…?» chiese il rosso. 
«Oh, andiamo, siamo amici da una vita e non vuoi nemmeno raccontarmi come sei morto?»
«Promettimi che non ti arrabbi»
«Giuro che non mi arrabbio»
Hayami sospirò, guardando in basso, cominciando a raccontare il tutto. Cominciò con un “mi sono suicidato”, e ciò provocò tristezza e rabbia nel cuore di Hamano, che gli diceva sempre di smetterla di pensare alla morte quando era ancora in vita. Il fantasma continuò a raccontare, dicendo che un giorno prima del suo suicidio era successo un ennesimo attacco di bullismo verso di lui, con delle minacce, ma la più pesante era “ti ucciderò non appena ti vedrò camminare per andare a scuola, non meriti di vivere”; e il giorno dopo, la mattina presto – l’orario era prima che suonasse la campana di scuola – decise di andare nel tetto del suo palazzo, con un coltello da pane.
Si fece delle ferite sulle braccia, sulle gambe e anche in altre parti del corpo, la mossa finale fu quella di conficcarsi l’arma nello stomaco e nel cuore. Il suo corpo spruzzava sangue ovunque, e non appena il suo corpo senza vita era a terra, intorno a lui ci fu una pozza di sangue enorme, e con le altre ferite che si era fatto, era ricoperto da altro sangue; mentre il coltello era ancora conficcato nel suo petto, che divideva in due il suo cuore che ormai non batteva più da qualche minuto. La sua anima uscì dal suo corpo, e lo osservò. “Meglio morire per mano stessa, che non per mano di una minaccia” disse, e poi volò via, senza meta. Anzi, forse una meta c’era, ed era la casa di Kaiji.
Poco dopo il racconto, quest’ultimo si svegliò di soprassalto; era in posizione seduta, guardandosi in giro per la sua stanza. Pensò ancora al sogno. Ma no, non poteva essere possibile, anche se sembrava così reale. Ma ancora una volta, sentì una voce spettrale chiamarlo. Un brivido gli percosse la schiena, c’era sicuramente una presenza spiritica in casa. E forse sapeva di chi era. Anzi, in realtà no. La voce non era quella di Tsurumasa, era molto più spaventosa.
Però poco dopo sentì un urlo provenire sempre dalla stessa direzione di quello spirito che lo aveva chiamato. Quella voce era molto familiare a quella di Hayami, poi si aggiunse di nuovo quella voce e poi l’altra nuovamente. Sembrava quasi un semi-litigio tra due spiriti. 
Poi però quello che sembrava essere lo spirito di Tsurumasa si mostrò davanti a Kaiji. Questa situazione lo sorprendeva sempre di più.
«Mi dispiace, quel farabutto voleva farti uno scherzo, ho cercato di fermarlo, ma non c’era stato verso» disse Tsurumasa, guardando l’altro spirito in sua compagnia fluttuare da una parte all’altra della stanza.
«S-sei proprio tu allora…» mormorò il corvino.
«Sì, sono sempre io, ti ero apparso anche in sogno, ricordi?» continuò, «Non sei arrabbiato per ciò che ti ho raccontato, vero?».
Hamano non parlò. Abbassò solamente lo sguardo, guardando le coperte del suo letto con espressione triste.
«Arrabbiato non è per niente l’aggettivo giusto. Mi sentirò solo senza di te».
Tsurumasa ridacchiò, «Ti pare di essere solo adesso?» continuò, «Nonostante io sia morto, ti starò a fianco sempre, nel momento del bisogno o no».
«Se è così d’accordo, però… preferivo che restassi vivo».
«Mi dispiace, ma non ce la facevo proprio più…»
«Uhm…».
Kaiji si coricò nuovamente, rimettendosi a dormire. Ma sognò qualcosa di particolare. “Come per magia” era lui stesso il “fantasma” del sogno e, stava seguendo la situazione di Tsurumasa, che nel sogno era ancora vivo. In quel momento si stava incamminando per andare a scuola ed era mattina presto.
Doveva sorbirsi le ore di lezione insieme a lui naturalmente, anche se nel sogno non lo vedeva nessuno e fortunatamente non poteva essere sgridato dalle professoresse perché dormiva; anche se, la parte reale di lui del sogno, stava veramente dormendo e la professoressa lo stava sgridando, mandandolo fuori in corridoio. Ma Hamano doveva prestare attenzione ad Hayami, non a sé stesso e, in quel momento quest’ultimo era tranquillo.
Ma non fino a quando suonò la campanella della ricreazione. Tsurumasa uscì dalla classe; non fece nemmeno in tempo ad avvicinarsi al distributore che quei due soliti bulli lo scansarono. Il rosso era insicuro, voleva urlare loro qualcosa, ma disse solo una cosa «Perché mi superate nella fila? Stavo andando prima io». I due si voltarono verso di lui, «Di che cosa stai parlando? Non vedi che ci siamo prima noi in coda?» uno dei due era silenzioso, stava solamente guardando la scena perplesso.
«S-sì, lo vedo.» — «Allora ti conviene stare zitto, se non vuoi fare una brutta fine».
Passata la ricreazione, altre ore scolastiche, suonò la campana dell’uscita di scuola. Ritornò lo stesso bullo, che lo prese per mano con forza e lo portò nella collina dietro alla scuola, picchiettandolo per gioco ridendo, prendendolo in giro e continuando a fargli le solite minacce. Ed ecco che disse la minaccia più pesante, «Ti ucciderò non appena ti vedo per camminare verso la scuola, non meriti affatto di vivere, sei un inutile scherzo della natura».
Subito dopo lo lasciò scappare via. Tsurumasa corse via il più veloce possibile verso casa sua, cercando di seminarli. Kaiji all’interno del sogno continuò a seguirlo, fortuna che non lo vedeva. 
Non appena Hayami tornò a casa, disse un semplice «Sono a casa» e andò a rifugiarsi in camera sua, coricandosi sul letto e fissando il soffitto per almeno dieci minuti. Poco dopo poi prese un piccolo carillon che era poggiato sulla sua scrivania e lo fece suonare. Da quanto era rovinato, il suono era abbastanza inquietante, ma lui lo ascoltò lo stesso, chiudendo gli occhi e lasciando scivolare una lacrima solitaria dal suo occhio sinistro, poi un’altra, dall’occhio destro e, altre ancora. Quelle semplici lacrime si trasformarono in pianto.
Sospirò, poi prese una lama e cominciò a tagliarsi i polsi. Kaiji voleva fermarlo, stava cercando di farlo, ma si era completamente dimenticato che in quel sogno doveva solo seguirlo e non doveva fare altro. Doveva stare a guardare quello spettacolo orribile. 
Aspettò il giorno dopo e, la mattina presto ecco che, seguendo Tsurumasa, stava assistendo al momento della sua morte. E di nuovo, cercando di fermarlo in tutti i modi possibili, si era dimenticato che lui non poteva vederlo. Sospirò e si girò da un’altra parte, ma una forza misteriosa lo costrinse a guardare il suo migliore amico che si faceva del male da solo, o meglio, si stava suicidando in modo assurdo.
Prima varie ferite, poi i tagli e poi le mosse finali su pancia e petto. Sangue che si stava spruzzando ovunque, macchie di sangue per terra e la porta del tetto e, la pozza enorme intorno al suo corpo inerme e senza vita.
Il sogno finì lì, Kaiji si svegliò. Era mattina presto e doveva prepararsi per andare a scuola. Si alzò dal letto e si preparò, mentalmente e psicologicamente. Ma prima di dirigersi a scuola decise di andare a casa della famiglia Hayami.
Aprì sua madre Makoto, che piangeva come una disperata, abbracciando il padre che cercava di consolarla. Non appena Hamano si diresse verso la scuola, nella sua classe regnava un silenzio tombale, e vide solamente un fiore nel banco di Hayami.
Allora è vero… pensò. La professoressa entrò e disse alla classe una comunicazione importante che, era appunto sul funerale di Tsurumasa. La loro classe andò in chiesa, mentre gli altri alunni della scuola dovevano fare semplicemente un minuto di silenzio in suo onore.
Kaiji sospirò, doveva proprio andare lì? Ma, sì, dovette andarci per forza, in compagnia dello spirito di Tsurumasa per giunta.
   
 
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