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Autore: SuperNova013    09/04/2016    4 recensioni
Tutti sanno che Derek e Kate sono stati assieme, ma se da quell'unione fosse nata una bambina?
E già, avete capito bene, la Kate di questa FF è rimasta incinta ma lo ha scoperto dopo aver rotto con il bel licantropo ed essersi allontanata da lui.
Se volete sapere il come, il quando e il perchè... beh, non vi resta che leggere.
Storia scritta a quattro mani con Iloveserietv, speriamo che vi piaccia e che ci supporterete/sopporterete fino alla fine, recensioni ben accette e considerate come un valido aiuto per il proseguo della storia e l'autostima personale, grazie!
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 19

 

Quando Chris lasciò il loft di Derek, quest'ultimo si scoprì ad avere più incertezze di quante ne avesse prima. Davina stava guardando i cartoni mentre pettinava i capelli biondi e chilometrici di una bambola dal vestito rosa, sapeva che non aveva potuto udire nulla, Chris Argent ne sapeva una più del diavolo riguardo alla licantropia e aveva preso misure idonee per far sì che la loro conversazione rimanesse tra quelle quattro mura.

Aveva detto che nessuno l'aveva seguito e, sebbene sapesse che i cacciatori Argent erano più esperti a Beacon Hills, il dubbio continuava a scavare nella sua testa come un tarlo, tanto da spingerlo a spiare le strade scostando man a mano tutte le tende di casa (rigorosamente scelte da Davina e montate da un maldestro Stiles in procinto di spaccarsi la testa a più riprese, per fortuna c'era lui a soccorrerlo, vuoi aggiustando la scala momentaneamente sbilanciata vuoi disincastrandogli i piedi tra uno scalino e l'altro).

Dopo che ebbe ripulito il loft da polveri ed erbe varie, (Chris era il solito meticoloso esperto) si sedette sul divano affiancando la figlia con un sospiro tremulo,

<< Che c'é? >> gli domandò la piccola senza smettere di pettinare la bambola.

<< Dovrai stare per un po' da Stiles. >>

<< E? >> sorrise constando ancora una volta quando la piccola fosse sveglia, probabilmente aveva preso da Laura.

<< Stiles farà troppe domande. >>

<< Le farebbe comunque. >>

<< Anche questo è vero. >> sancì sorridendo una seconda volta, più divertito e meno malinconico questa volta.

Non appena le ore scolastiche giunsero al termine Derek bussò alla porta di casa Stilinski. Stiles aprì con lo spazzolino ficcato in bocca e una leggera schiuma dall'odore di menta agli angoli della bocca.

<< Ferek! >> esclamò sputacchiando sul volto del licantropo adulto e facendo ridacchiare quello piccolo.

<< Non favevo che faresti paffato. >>

<< Che nella sua lingua significa "Non sapevo che saresti passato" >> puntualizzò Scott apparendo sulla soglia con aria rassegnata.

Come se si fosse accorto solo in quel momento di aver aperto la porta mentre si stava lavando i denti corse sulle scale diretto verso il bagno. Derek poggiò una mano tra le scapole della figlia invitandola ad entrare, Davina lo fece senza farsi pregare e si diresse verso la sala saltando sulla poltrona.

<< Devo parlare con Stiles. >> spiegò l'Alpha chiudendosi la porta alle spalle.

<< E con me, no? >> chiese ironico il lupo più giovane. << Inizio a sospettare che hai delle preferenze... >> continuò con tono volutamente malizioso.

<< Vedo che Stiles ti ha detto tutto. >> osservò Derek, senza nascondere una punta di fastidio. Sperava che l'aspetto intimo, recentemente intimo, del loro rapporto potesse rimanere tale ancora per un po'.

<< Ovvio. Io faccio lo stesso con lui >>

<< Immagino che ti dirà anche quello che gli dirò tra poco. Bene, perché non avevo nessuna voglia di ripetermi. >>

<< Allora perché non parlare direttamente ad entrambi? >>

Derek alzò gli occhi al soffitto con fare drammatico, dopo di che indicò Davina con una movimento veloce del capo, Scott corrugò la fronte perplesso per poi illuminarsi di colpo,

<< Ah! >>

<< Già, "Ah!" >> Derek gli fece il verso spostandosi in sala.

<< Ho capito tutto, amico. >> affermò raggiungendolo, guardò l'espressione strana di Derek (come una di quelle che si fanno quando ci si trattiene a fatica dal fare una battuta negativa nei confronti di una persona di cui si ha un disperato bisogno di aiuto) ma decise di non prestargli attenzione preferendo rivolgersi a Davina.

<< Ehi, piccola. C'è un parco giochi che vorrei farti vedere, passiamo da casa mia a prendere un pallone da Basket? Non sai quanti momenti divertenti ho passato in quel posto. >>

<< Viene anche papà? E Stiles? >>

<< Oh no, non voglio farlo vedere a loro due, sarà un nostro segreto. Sempre se... sai mantenere un segreto? >>

<< Certo! >> strillò gioiosa la bambina mentre Derek decideva di togliersi quella faccia incredula che aveva assunto, conoscendo il beta si era aspettato qualcosa come " Dobbiamo uscire perché quei due devono parlare e non vogliono che sentiamo" con tante di proteste di sua figlia sul fatto di voler essere informata, disattendendo le sue aspettative Scott McCall si era comportato da vero adulto,

<< A dopo! >> salutò Scott poggiando una mano sulla spalla di Derek a mo di saluto, e beccandosi un'occhiataccia per questo (era ancora restio a certi gesti d'affetto), anche Davina salutò il padre (beccandosi invece un meraviglioso sorriso) per poi strillare un "Ciao Stiles! " prima di uscire.

Dopo che la porta fu chiusa Stile scomparve in cima alle scale,

<< Dove vanno tutti? >>

<< Io sono qui. >> gli rispose il licantropo ignaro dell'aumento di pulsazioni che quelle parole gli stavano causando, o forse una vaga idea ce l'aveva considerato il sorriso dolce che stava increspandogli la bocca, la consapevolezza di essere soli in casa lo fece deglutire a vuoto.

<< Già… sei qui. E che ci fai qui? >>

<< Dovresti tenermi Davina. Solo per qualche ora >>

<< Come la volta scorsa? Che doveva essere solo qualche ora e poi sei quasi morto? Te lo puoi scordare! >> rispose irritato il ragazzo.

<< Stiles, per favore. Mi fido di te. La posso lasciare solo con te >> chiese quasi con tono di preghiera.

<< Io non mi fido di te. Perché non so dove devi andare di così importante >> ribattè.

<< Ho un appuntamento >>

<< Potresti essere più specifico? >> L’adolescente si beccò uno sguardo fulminante da parte del lupo.

<< Derek, o me lo dici o prendo le scorte di strozzalupo che ho e ti ammanetto al letto >>

<< Mi ammanetti al letto, eh!? >> rispose l’Apha prendendosi gioco dell’umano e avvicinandosi pericolosamente a lui.

<< Non cambiare argomento e non cercare di distarmi. Tanto non ci riesci >> controbatté il castano facendo dei passi indietro, allontanandosi dal suo interlocutore.

<< Sono sicuro che potrei riuscirci >> Stiles stava perdendo la pazienza. Che si credeva, Derek? Che seducendolo gli avrebbe fatto dimenticare quello che voleva sapere? Si sbagliava di grosso. Il ragazzo era testardo e determinato e chiese con voce molto seria

<< Derek Hale, dove devi andare? >> Esasperato il moro non poté far altro che rispondere con la verità.

<< Devo vedermi con Chris Argent, va bene? Abbiamo un piano >>

<< Un piano >> Stiles scoppiò a ridere. Non poteva credere alle sue orecchie.

<< E tu ti fidi di lui? >>

<< No, ma non ho alternative. Mi è venuto a parlare e ho potuto sentire che non mentiva. Sta solo facendo finta di essere dalla parte del padre >>

<< Ok. Bene. Quindi la mia opinione non conta. Come al solito decidi sempre tutto tu. Quindi… quindi tu sei venuto qui solo per questo? Per mettermi al corrente, anzi no, perché fino a pochi secondi fa non ti passava nemmeno per l’anticamera del cervello di dirmi quello che dovevi fare. Sei venuto qui per lasciarmi Davina e tentare il suicidio? >>

<< Sì >>

<< Oh … Ok. Bene. Benissimo. E io che pensavo … >> al ragazzo sfuggì una risata nervosa.

<< Perché a cosa pensavi fossi venuto a fare? >> L’aria nella stanza era intrisa di tristezza e delusione. Stiles si passò una mano fra i capelli, ansioso. Non gli serviva sentire il suo odore o il suo cuore. Gli bastava vederlo. Ormai lo conosceva così bene che ogni suo gesto era così semplice da comprendere.

<< Niente. Niente. >> dopo qualche secondo di silenzio Stiles congedò il lupo

<< Bene. Allora te ne puoi andare adesso >>

<< Ok. Adesso vado >> All’Alpha arrivò solo un freddo ‘’ciao’’. Sapeva benissimo di cosa avrebbero dovuto parlare, solo che non gli sembrava il momento adatto. Anche se lo distruggeva ferire Stiles in quel modo.

Proprio mentre se ne stava andando e poggiare la sua mano sulla maniglia per aprire la porta, sentì Stiles imprecare sottovoce.

<< Dannazione! Perché devo sempre fare tutto io!? >> e questo gli fece scappare un sorriso.

<< Derek, aspetta. >> Non fece nemmeno in tempo a girarsi che la domanda di Stiles gli arrivò dritta alle orecchie, anche se non posta con voce alta e chiara.

<< Ti sei pentito? >>

<< Di cosa? >> gli chiese, finalmente girandosi, per poterlo avere occhi negli occhi, anche se con qualche metro di distanza.

<< Oh, andiamo, Derek. Lo sai. Non fare questi giochetti con me >>

<< No, Stiles. Non lo so >> rispose, avvicinandosi, e con un sorrisetto che la diceva lunga. Stiles odiava quel sorrisetto. Era capace di fargli provare mille tipi di emozioni tutte insieme. Aveva voglia di prenderlo a schiaffi e di saltargli addosso nello stesso momento.

<< Hai detto che sei venuto qui per Davina . Non devi dirmi nient’altro, giusto? >>

<< Giusto >> affermò il maggiore.

<< Quindi devo dedurre tu ti sia pentito. Magari vuoi fare che non sia successo nulla? >> Stiles aveva iniziato una preghiera nella sua testa ‘’Ti prego fa non sia così. ’Ti prego fa non sia così. ’Ti prego fa non sia così.’’ Il bastardo non rispondeva e Stiles lo sapeva bene cosa voleva. Voleva una domanda diretta. Dio, se non lo stava esasperando! Decise di accontentarlo, altrimenti non avrebbero finito più. Prese un gran respiro e sparò tutto insieme

<< Ti sei pentito di avermi baciato? >> Silenzio. Silenzio. Silenzio. Solo silenzio. Stiles perse il tempo di quanti secondi stette lì impalato ad aspettare una risposta. Ad umiliarsi.

<< Cavoli, lo sapevo! Lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo >> e si diede un forte colpo sulla fronte, e dando le spalle a Derek cominciò a camminare verso la cucina. Aveva bisogno di acqua. Acqua bella ghiacciata. Non ebbe tempo di fare più di due passi che Derek lo prese per il polso, lo girò, se lo portò più vicino possibile e lo baciò. Le loro labbra s’incontrarono, le loro lingue si cercavano. Presi dalla foga, Stiles si ritrovò sbattuto al muro. Quello non era affatto come il loro primo bacio! Si staccarono per riprendere fiato e Stiles si sentì chiedere

<< Ti sembro uno che si è pentito? >> Nel frattempo non smetteva di guardarlo negli occhi, di sorridergli e di accarezzare i suoi fianchi e le sue braccia,e il suo viso.

<< Non lo so. >> rispose Stiles, facendo finta di pensarci << Forse … forse non ti sei spiegato bene!? >>

Dopo qualche altro minuto di baci appassionati e toccatine qua e là…

<< Ora sono stato chiaro? >>

<< Cristallino >> rispose felice Stiles.

<< Ascolta, Stiles. Quello che devo fare, non nego che sia pericoloso, ma è necessario, sia per dare a Davina la vita che ha sempre sognato e sia per te. Tuo padre mi ucciderebbe se mettessi le mani addosso a suo figlio nel mezzo di una guerra tra cacciatori e licantropi. >>

<< Ma tu hai le mani addosso a suo figlio, proprio ora. >> sottolineò lanciando fugaci occhiate in direzione delle sue mani strette ai suoi fianchi.

<< Vorresti le togliessi? >> sorrise a quella domanda retorica, conscio delle voglia dell'altro di stuzzicarlo.

<< Non siamo quasi mai soli... >> sussurro ben sapendo che ciò non rispondeva alla domanda, sebbene quella non necessitasse di risposte.

<< Lo siamo ora. >>

<< E quindi...? >> questa volta fu il turno di Derek quello di sorridere. Aveva capito cosa gli stava chiedendo il ragazzo davanti a sé, senza contare che il diretto contatto con il suo corpo non aveva fatto altro che mettere in evidenza quello che era il risultato di ormoni impazziti di un adolescente in piena crescita, semmai i segnali captati dai suoi sensi soprannaturali non fossero bastati a rendere chiaro il messaggio sotteso. Risparmiando all'umano fiumi inutili di parole afferrò la sua mano e senza chiedergli permesso alcuno lo trascinò di sopra.

Riusciva a percepire la lieve ansia e timore che ora stava provando, ma sapeva che quello che sarebbe seguito era un desiderio che entrambi desideravano esaudire, qualcosa di cui non si sarebbero pentiti, né ora né in futuro, sempre se di futuro si poteva parlare. Sapeva che ciò che gli aveva chiesto Chris era inevitabile, tuttavia preferiva uno scontro diretto rispetto ai tanti piccoli agguati che i cacciatori erano soliti rifilargli, la notte che seguiva avrebbe decretato un vincitore, nel bene o nel male, e la lista dei rimpianti era già così lunga che non gli sembrava il caso di aggiungere il fatto di non aver amato l'unica persona che aveva distrutto il muro forgiato da mille e più delusioni, che aveva mandato in frantumi la sua scelta di non innamorasi più di nessuno e che era riuscito a strappargli più sorrisi in un giorno di quanti ne aveva fatti in anni e anni di solitudine e dolore.

Per tutte queste ragioni aveva deciso di far accomodare Stiles sul letto, quando gli salì sopra, attento a non gravare tutto il suo peso su quello fragile dell'altro, decise che non avrebbe avuto senso chiedergli se fosse sicuro di quello che stavano per fare, se sapeva a cosa sarebbero andati incontro, lo squittio di aspettativa era più che sufficiente a rispondere a tutte quelle tacite richieste.

Non aveva calcolato quanto il semplice contatto dei loro corpi fosse più che sufficiente a mandare in frantumi ogni altro pensiero, in quei momenti gli sembrava assurdo pensare a qualcosa che non fosse Stiles, a qualcosa di diverso rispetto a quei grandi occhi castani che sembravano sondargli l'anima o quelle dita così disperatamente strette intorno alla stoffa dei suoi vestiti.

Si accorse con un secondo di ritardo che quelle mani erano riuscite nuovamente a infilarsi sotto la sua maglietta, riuscendo anche a sfilargliela oltretutto, sorrise nella sua bocca ricambiando il favore per poi passare al resto.

In poco tempo rimasero senza indumenti, coperti solo dal leggero lenzuolo che l'umano aveva afferrato prima di riportare il suo corpo su quello dell'altro, là dove era giusto che stesse. C'erano solo i loro respiri rochi e i gemiti mal trattenuti a riempire quella stanza altrimenti vuota ed inutile, un appena accennato movimento delle reti del letto che li cullava e le trascurate lancette dell'orologio che segnava lo scorrere di un tempo ora lontano anni luce dalle loro rinviate preoccupazioni. Ciò che sarebbe successo era solo possibile ed eventuale, quello che aveva importanza era esclusivamente il presente, a maggior ragione se si sapeva di avere solo quello a disposizione, quel misero momento di pura felicità, quell'attimo di bruciante passione che stavano condividendo, solo quello.

  
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