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Autore: SpecialKlaine    09/04/2016    1 recensioni
Phil era un Deos Amoris, che si traduceva in 'dei dell'amore', ma Phil pensava che fosse molto pretenzioso. Alcune persone facevano l'errore di chiamare tutta la sua specie 'Cupidi', e non era giusto nemmeno quello. Il più famoso di loro si chiamava Cupido; sarebbe stato come chiamare tutte le persone che lavoravano in un negozio 'Stephen' perché il capo si chiamava così.
[Traduzione]
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dan Howell, Phil Lester
Note: AU, Lemon, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Give Me Love - 9 Disclaimers: I personaggi non ci appartengono e il testo è proprietà di - notanotherphanfictionblog -, l'autrice a cui abbiamo chiesto il consenso di tradurre e ripubblicare qui la fanfiction.











Give me love

IX Capitolo

| capitolo originale |



La sveglia irritante di Dan quella mattina non suonò all'alba, quindi Dan rimase a dormire per più a lungo, accoccolato a Phil, il respiro regolare. Phil rimase dov'era e tenne Dan vicino, guardando il mondo andare avanti di fronte a loro attraverso le fessure delle tapparelle di Dan.

Quando Dan si svegliò, Phil chiuse gli occhi e fece finta di dormire, così non sarebbe sembrato che fosse rimasto lì a guardare Dan dormire per ore e ore, perchè sarebbe stato alquanto strano. Phil sentì Dan muoversi, poi grugnire e sedersi, sollevandosi dalla sua spalla, e aprì gli occhi per vedere che Dan gli stava sorridendo.

"'Giorno" disse, la voce roca dal sonno.

"Hey" rispose Phil con un sorriso, strofinandosi gli occhi e cercando di far sembrare che avesse dormito anche lui.

"Ti senti un po' meglio oggi?" chiese Dan. Phil arrossì e abbassò lo sguardo verso le lenzuola, annuendo.

"Sì- M-mi dispiace, di nuovo."

"Devi smetterla di scusarti" disse Dan, ridendo piano e scuotendo la testa.

"Davvero, non è un problema, Phil. So com'è quando perdi il senso delle cose- è sempre meglio avere qualcuno ad aiutarti finchè non passa.."

Phil alzò lo sguardo per sorridere a Dan, il quale gli sorrise in risposta, dandogli una pacchetta sulla mano prima di alzarsi dal letto e stiracchiarsi. Phil fece lo stesso, seguendo i movimenti di Dan e rotolando giù dal letto, trattenendo uno sbadiglio.

"Caffè?" chiese Dan.

Annuì e Dan sorrise, dirigendosi al piano di sotto con Phil dietro di lui.

*

Dan e Phil rimasero seduti lì per il resto della mattinata, bevendo caffè, parlando e guardando la televisione, ed era così meravigliosamente mondano e talmente umano che Phil si dimenticò che non avrebbe dovuto essere lì. Si sentiva al sicuro, rilassato e contento, e si chiedeva come questa potesse essere una brutta cosa se lo rendeva così felice.

Dan propose di pranzare quando il suo stomaco iniziò a brontolare, facendo ridere Phil, per poi seguirlo nella cucina per dare una mano, il che consisteva in lui seduto sul bancone a guardare Dan cucinare. Il sole splendeva attraverso le finestre, riscaldando la pelle di Phil, rise con Dan e parlarono di qualunque argomento gli passasse per la testa, come avevano fatto tutta la mattinata.

Phil in genere non viveva pienamente le sue giornate, era o nel suo garage a preparare le cose per una nottata a lavorare, oppure tornava da lavoro con le ossa doloranti e gli occhi che bruciavano.

Questa volta era diverso, il sole era tiepido e illuminava ogni angolo della stanza, e l'odore del cibo riempiva l'aria. Dan stava sorridendo e i suoi occhi brillavano, i raggi del sole colpivano i suoi capelli e sembrava che portasse un'aureola.

Tutto sembrava surreale, come un sogno, perchè era assolutamente normale, in un modo quasi doloroso, e Phil non sarebbe potuto essere più felice. Dan attraversò la cucina e si fermò davanti a Phil per prendere qualcosa dietro di lui, e quando alzò lo sguardo, Phil realizzò che i loro visi erano molto più vicini di quanto si aspettasse, si prese il tempo di contare tutte le sfumature di castano negli occhi di Dan. Invece di spostarsi, Dan tirò leggermente indietro la mano cosicchè le sue di dita sfiorassero il fianco di Phil, e il calore della sua pelle passò attraverso i suoi vestiti e lo fece rabbrividire.

Dan continuò a fissarlo mordendosi il labbro, e Phil lo guardò di rimando, anche mentre Dan si avvicinava. Baciò dolcemente Phil, le sue dita sul suo fianco si strinsero leggermente e le labbra di Dan sapevano di caffè con troppo zucchero. Phil sentiva una piccola voce nella testa che urlava, dicendogli di staccarsi e andarsene, ma invece mosse le mani per accarezzare il viso di Dan e ricambiare il bacio, circondando la sua vita con l'altro braccio per avvicinarlo.

Infine Dan si staccò leggermente da Phil ma rimase comunque vicino, sorridendogli, Phil ricambiò il sorriso, il suo intero corpo stava formicolando così tanto che faceva quasi male, ma nel senso buono.

Le guance di Dan erano diventate rosse e anche Phil si sentiva il volto bruciare, si schiarì la gola e abbassò le mani, e Dan si allontanò, tornando a cucinare e cercando di salvare il cibo che stava già emettendo del denso fumo nero.

Phil abbassò lo sguardo verso terra e si rimproverò, non avrebbe mai dovuto farlo, non avrebbe mai dovuto ricambiare il bacio di Dan. Realizzò che si era solo lasciato prendere dal momento, qualunque cosa fosse quel momento, e la prossima volta - se ci fosse stata una prossima volta - avrebbe avuto la forza di volontà di fermarsi.

Saltò fuori che Phil non aveva un grammo di forza di volontà, perchè quando Dan lo baciò di nuovo sul divano, Phil ci si sciolse, e ricambiò il bacio molto volentieri. Non aveva idea di che cosa stesse succedendo, ma baciare Dan lo faceva sentire come se il suo petto stesse brillando, e il tocco di Dan lo faceva fremere, non avrebbe mai voluto che quei sentimenti se ne andassero, quindi ricambiava ogni volta che Dan lo baciava, e ignorava ogni pensiero che saltellava furiosamente nel suo cervello dicendogli che questa era una pessima idea.

Phil rimase da Dan finchè il sole non tramontò, e rimasero seduti sul divano a parlare e baciarsi e a ridere e Phil sentiva un tremendo senso di colpa nascere nel suo stomaco, che peggiorava ogni volta che lo ignorava. Il che era estremamente facile quando Phil aveva la testa in grembo a Dan, mentre lui passava dolcemente le mani tra i suoi capelli , lamentandosi di quanto orribile fosse l'università e di come non avesse idea di cosa avrebbe fatto della sua vita.

"Non è importante, sai. Sei giovane Dan, questa è la tua opportunità di fare qualcosa e poi cambiare idea e fare qualcos'altro. Nella vita semplicemente si va a tentativi, devi solo lavorarci."

Phil aveva osservato gli umani per tutta la sua esistenza, in ogni stadio della vita e con tutti i tipi di lavori e situazioni, e aveva imparato molto su di loro. Gli umani erano affascinanti, e così diversi e intricati che Phil non sarebbe mai riuscito ad annoiarsi guardandoli.

Dan gli sorrise e alzò le spalle.

"Non è così facile, ti viene insegnato che devi andare a scuola e poi al college e poi all'università e trovare un buon lavoro, o altrimenti sarai senza soldi e con una vita di merda. Non puoi semplicemente saltare le cose."

"Certo che puoi. Se l'università ti rende triste, trova qualcos'altro da fare. Non puoi passare il tempo ad essere triste quando ci sono così tante altre cose da vedere e da fare."

Dan annuì e alzò di nuovo le spalle, rabbuiandosi mentre pensava a quello che Phil gli aveva detto. Gli umani avevano così poco tempo per vivere, e a Phil turbava l'idea che alcuni di loro passassero troppo di quel tempo a fare cose inutili o cose che li rendessero tristi. Lo turbava particolarmente che lo facesse Dan, perchè Dan era impprtante e a Phil importava di lui, e al momento passava troppo tempo ad essere triste, per i suoi gusti.

Phil se ne andò dopo poco, e Dan lo baciò di nuovo appena prima che aprisse la porta per andarsene, le sue braccia intorno a Phil, abbracciandolo forte. Il calore di Dan rimase con Phil per tutta la strada verso casa, e sentì a malapena il freddo o i soliti dolori. Aveva un piccolo sorriso sulle labbra, e la luce che sentiva nel petto era ancora lì, anche se sapeva che quello che aveva fatto era molto sbagliato e avrebbe decisamente avuto delle conseguenze, in quel preciso momento non gli importava, perchè poteva dire di essere felice. Era ridicolo, e terribilmente egoista, ma Phil non era mai stato egoista prima, quindi decise di poterselo permettere per un po', fanculo le conseguenze.



*

Phil non andò a lavorare quella notte, finendo seduto sulla sua sedia a rivivere quella giornata nella sua testa ancora e ancora con un sorriso sul volto. Le emozioni umane erano complicate, e Phil non le capiva perchè non le provava, ma provava qualcosa, e non era davvero sicuro di cosa fosse. Era nuovo e gli faceva paura, ma se lo gustava, dopo essere stato insensibile per così tanto tempo faceva quasi male, ma non nel modo in cui lo facevano soffrire i dolori che lo affliggevano costantemente. Era sicuro che le sue emozioni non potessero in alcun modo essere intense quanto quelle umane, ma d'altro canto lo pensava perchè non aveva mai provato nulla prima. Era come un miscuglio di colori che vorticava nel suo cranio, diffondendosi per il suo corpo, forzandosi nelle sue vene e nel suo cuore. Era una miscela di cose, e Phil non riusciva a dare un nome alla maggior parte di loro, sapeva che alcune erano buone, perchè lo facevano sentire come se stesse brillando e gli facevano sentire la testa leggera. Sapeva anche che alcune non erano così buone, perchè gli facevano sentire lo stomaco strano e freddo e venire un nodo in gola. Tutto ciò era assolutamente nuovo, e Phil non capiva come comportarsi a riguardo, ma sapeva che voleva continuare a provare quelle cose e decisamente voleva rivedere Dan.

Rimase immerso nei pensieri per ore, passandoci la notte e buona parte del giorno dopo, ma fu scosso all'improvviso dai suoi pensieri da un bussare alla porta del garage che lo fece quasi cadere dalla sedia per lo shock.

Phil si avvicinò cautamente alla porta, saltando di nuovo quando la persona dall'altra parte bussò urgentemente una seconda volta. Phil aprì la porta e trovò Dan in piedi davanti a lui, imbarazzato. Il suo volto sbiancò quando guardò nel garage, come la prima volta che l'aveva visto, e Phil si sentì improvvisamente a disagio.

"Ciao" disse Dan, distogliendo lo sguardo dal garage per sorridere a Phil, che ricambiò il sorriso.

"Ciao." Dan iniziò ad arrossire, e abbassò lo sguardo verso terra.

"N-non so perchè sono qui. Immagino che... volessi parlarti magari."

Phil conosceva la sensazione, voleva rivedere Dan quasi dal momento in cui se ne era andato da casa sua. Una sensazione di calore si diffuse attraverso il suo stomaco al pensiero che Dan potesse provare lo stesso.

"Ti va di uscire a cena con me?" chiese Dan, tenendo lo sguardo fisso sul pavimento mentre le sue guance diventavano di un rosso sempre più scuro - Phil probabilmente non se la passava molto meglio.

"Mi piacerebbe" rispose Phil piano, e Dan alzò lo sguardo e sorrise.

Phil si fece un promemoria mentale di cercare di far sorridere Dan il più possibile, perchè gli dava la stessa impressione di risplendere che provava quando guardava la città mentre il sole sorgeva. Era sempre così bello da togliergli costantemente il respiro, e in qualche modo il sorriso di Dan gli dava la stessa identica sensazione.

Mangiarono, parlarono e risero per un'altra notte, e Dan era ancora assolutamente affascinante agli occhi di Phil, come la prima volta che si erano incontrati, e tutte le volte dopo. Il cervello di Dan era sempre sparpagliato in fin troppe direzioni, il che era evidente dal modo in cui iniziava a parlare di una cosa e dopo si buttava su un'altra, ispirato a parlare di un argomento a parte da una sola parola.

Anche se i suoi pensieri erano scomposti, le sue parole non lo erano, parlava in modo forbito ed intelligente, sicuro di quello che diceva, e, come Phil aveva già pensato parecchie volte, dimostrava più anni di quanti ne avesse. Phil riusciva ancora a vedere uno sprazzo di puerilità però, nel modo in cui i suoi occhi si illuminavano, e quando era felice per qualcosa muoveva le braccia più del solito e parlava a voce più alta, con l'angolo della sua bocca che si arricciava in un sorriso. La verità era che Phil avrebbe potuto ascoltare Dan parlare per ore, anche se non capiva la maggior parte delle cose delle quali parlava, comunque iniziavano ad interessargli solo perchè a Dan importavano.

Se ne andarono dal ristorante quando era completamente buio fuori e le strade erano quasi vuote, la faccia di Phil faceva male per quanto sorrideva. Non riusciva a ricordare nemmeno l'ultima volta in cui aveva sorriso sinceramente prima di Dan, figuriamoci l'ultima volta in cui era indolenzito per aver sorriso così tanto; era una cosa nuova ma gli piaceva. Mentre camminavano fianco a fianco, con il passo perfettamente sincronizzato, Dan allungò la mano per prendere quella di Phil e intrecciare le dita con len sue, stringendogliele leggermente. Phil abbassò lo sguardo per guardarle, poi alzò lo sguardo verso Dan, il quale sorrise timidamente e guardò da un'altra parte. Phil riusciva a sentire scintille su e giù per il braccio nei punti in cui lui e Dan si stavano toccando, e ricambiò leggermente la stretta per far durare di più quella sensazione.

*

Aveva fatto una cosa terribile. Era un relitto, un disastro, aveva rovinato tutto, tradito tutti i suoi principi, tutto in nome dell'affetto per un umano.

Phil aveva a malapena lavorato, solo cinque volte quel mese, e anche lì non aveva fatto molto - solo accoppiato un paio di coppie prima di andarsene di nuovo. Era a malapena stato nel suo garage solo per passare tutto il suo tempo da Dan.

Dan rendeva Phil felice, non poteva negarlo, i suoi baci e i suoi tocchi gli impedivano di stare male, le sue parole gli scaldavano il petto, e anche se Phil aveva viaggiato per il mondo e aveva visto svariate meraviglie, Dan era sicuramente la cosa più bella su cui avesse posato lo sguardo. Ma Phil non era un umano, non meritava di passare tempo con lui. Phil non doveva essere felice, doveva lavorare e fare il suo dovere, eppure eccolo lì, pesantemente coinvolto nella vita umana, senza alcuna intenzione di cambiare. Anche se sapeva che quello che stava facendo era così sbagliato da fargli girare sottosopra lo stomaco e far accelerare il suo battito cardiaco quando ci pensava, non poteva sopportare di tornare a come era prima. Prima era solo, senza un motivo di esistere e infinitamente triste, e adesso, nonostante i dolorosi sensi di colpa, era anche felice, era stato sicuro per molto tempo di non poter essere felice così ora si voleva godere la sensazione, perchè era davvero meravigliosa.

Era sdraiato a faccia in giù sul letto di Dan, con il ragazzo seduto di fianco a lui. Quel giorno non doveva recarsi all'università, quindi passarono tutto il giorno a letto, il posto preferito di Phil perchè con Dan, caldo e pacificio accanto a lui, poteva rimanere lì sdraiato e fare finta di dormire anche lui. Aveva la testa appoggiata sulle braccia, e guardava Dan, che stava seduto a gambe incrociate affianco a lui, tracciando linee infinite sulla pelle nuda della schiena di Phil. Dan era sempre caldo, a volte fin troppo, quindi Phil aveva imparato in fretta smettere di indossare la maglietta a letto.

Dan mosse le dita giù per la spina dorsale di Phil e poi su vicino alle sue costole, le sue dita sfioravano a malapena la sua pelle, ma gli facevano comunque venire la pelle d'oca e lasciavano tracce di scintille ovunque lo toccasse. Dan passò alle spalle di Phil e distese le mani su una delle sue scapole, prima di accarezzargli la spalla. Phil chiuse gli occhi e sospirò, muovendo una delle braccia da sotto la sua testa per metterla sulla coscia di Dan. Lui sorrise e mosse di nuovo le mani sulle scapole di Phil, che lo sentì passare gentilmente l'indice sopra la cicatrice da dove erano spuntate innumerevoli volte le patetiche ali di Phil, per poi tornare indietro sotto alla sua pelle.

"Perchè hai cicatrici perfettamente identiche su ogni scapola?" chiese Dan piano, usando gli indici per sfiorare le cicatrici.

"Un intervento da quando ero piccolo" rispose Phil velocemente, sedendosi e spostandosi per sedersi contro la testiera del letto, premendo con forza le spalle contro il legno. Dan si accigliò e prese una mano di Phil tra le sue.

"Scusa, non volevo farti venire in mente brutti ricordi" disse, premendo un bacio sulla sua spalla.

Phil tirò su la testa di Dan per scostargli il ciuffo dal viso e per baciarlo, cercando di fermare i pensieri che gli ronzavano per la testa.

Per quanto cercasse disperatamente di dimenticare, di fare finta di essere solo un semplice umano, piccole cose come questa erano un promemoria costante. Le cicatrici sulla schiena, le notti insonni, e le ossa doloranti lo tormentavano costantemente e gli dicevano quanto fosse sbagliato quello che stava facendo. Perchè per quanto desiderasse di poter vivere i suoi giorni con Dan, sapeva che non sarebbe mai potuto succede, e presto avrebbe dovuto affrontare in faccia la realtà e lasciare il suo piccolo paradiso, e ogni volta che quei pensieri gli spuntavano in testa, faceva così male che rimaneva senza fiato.

-Note

 ...Ok, è sabato, ma c'è stato il bacio, ed era bello, quindi riversate i vostri feels in quello e non arrabbiatevi con una povera smemorata, suvvia. <3

   
 
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