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Autore: Giulz95    09/04/2016    1 recensioni
“Tu non sai un cazzo di me.” Sostengo il suo sguardo alzandomi sulle punte e abbasso la voce ad un sussurro. “Quello che è successo al CCM non mi rende automaticamente una tua responsabilità e non ti da il diritto di prendere le mie scelte.”
Daryl risponde con altrettanta rabbia.
“Credi che l’abbia fatto per te?!” Faccio un passo indietro per impedirgli di avvicinarsi. “Non l’ho fatto per te!”
“No, l’hai fatto per te stesso, perché sei un egoista bastardo, e non ti rendi conto di quello che mi hai tolto!” Lo spingo all’indietro, e devo controllarmi per non urlare.
“Stai dando a me dell’egoista quando eri quella che voleva abbandonarci tutti per farti saltare in aria! Non hai pensato a quello che avresti lasciato indietro?!”
“Non avrei lasciato indietro niente, perché voi non siete niente! Ti comporti come se stessimo giocando all’allegra famigliola in vacanza, quando queste sono le stesse persone che hanno fatto uccidere tuo fratello!”.
“Chi cazzo se ne frega di loro?! Me! Avresti lasciato indietro me!”

Seconda stagione e seguito di Tell it to the frohs
Enjoy!
Genere: Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Devil's backbone'
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Gli occhi di Sophia mi fissano, grandi e color nocciola. Siamo in mezzo alla foresta, gli zombie ci stanno ancora inseguendo.
 
Andrà tutto bene, Sophie, ci sono io qui con te. Andrà tutto bene.
 
Un rumore dietro di me mi costringe a girarmi di scatto. Scruto la boscaglia per quelli che sembrano pochi secondi, ma la bambina strilla in preda al dolore. Mi volta di nuovo verso di lei mentre un putrefatto è chino sul suo collo, i denti piantati nella carne tenere della piccola. Non riesco a muovermi, non riesco a urlare. Quando lo zombie alza lo sguardo sul mio un nodo stringe la mia gola in una morsa letale.
 
E’ colpa tua, amore mio.
 
 
Apro gli occhi nel buio del camper e per qualche secondo non oso muovere un muscolo. Quando riprendo a respirare normalmente riesco a sentire i pianti di Carol dal fondo del veicolo assieme ai rumori provocati da Andrea, che a quanto pare non ha ancora smesso di pulire le armi da fuoco. Apro la portiera scendendo dal camper in cerca di aria fresca e Dale mi parla dal tetto del suo Winnebago.
 
“Nottataccia?”
 
Stringo le spalle senza guardarlo prima di rispondergli.
 
“Immagina quella di Sophia.”
 
“Sai che nessuno te ne da la colpa, vero?”
 
Il volto putrefatto di Avi mi si ripresenta dietro le palpebre. Questo incubo mi darà il tormento per un po’, temo.
 
“Dale…”
 
“Se non fosse stato per te, non ci sarebbe più niente da cercare.”
 
“Grazie del tentativo, Dale.” Mi volto verso di lui sorridendogli nel chiarore notturno.
 
La porta principale si apre dietro di me e Daryl scende gli scalini con una torcia in mano e la balestra in spalla.
 
“Faccio due passi nel bosco. Do alla ragazzina qualcosa da seguire.” Accenna alla luce della torcia elettrica.
 
“Ti faccio compagnia.” Daryl annuisce leggermente e dopo essere risalita sul camper per recuperare l’arco lo seguo dirigendomi per l’ennesima volta tra la boscaglia.
 
 ...
 
È da una decina di minuti che camminiamo in silenzio, accompagnati solo dal suono dei grilli e delle foglie sotto i piedi. Daryl tiene la testa bassa, alzandola solo per guardarsi intorno e di tanto in tanto osservarmi con la coda dell’occhio.
 
“Perché non parli e basta?” Sbuffo.
 
Daryl mi fissa per un secondo prima di riabbassare lo sguardo e rispondermi.
 
“Non è colpa tua.”
 
“L’hai già detto.”
 
“Beh, tu continui a non crederci quindi io continuo a ripeterlo.” Alza le spalle. “In più tutto questo dramma è una cazzo di rottura. Abbiamo appena iniziato a cercarla e vi state comportando come se fosse passato un mese.”
 
“Ha dodici anni, è buio ed è da sola.”
 
“Non sono le montagne del Tibet è la Georgia. Si sarà chiusa in qualche fattoria abbandonata.”
 
Alzo le spalle continuando a camminare e dopo qualche secondo la luce della torcia mi colpisce il volto. Il tono di Daryl è più alterato quando parla di nuovo.
 
“Che diavolo ti prende?! Pensavo volessi trovarla!”
 
“Vorrei essere più ottimista, ma non posso fare a meno di pensare che in parte è colpa mia.”

“Cazzate. Se non fosse…”
 
“Se non fosse stato per me sarebbe morta, sì, hai già detto anche questo. Ma forse avrei potuto fare le cose diversamente, va bene? Puoi continuare a dirmelo, se vuoi, cercare di convincermi del contrario, ma in ogni caso è la seconda volta che…” Mi mordo il labbro. Non deve sapere di quando ho perso Avriel, non è necessario. Faccio un respiro e torno a parlare con più calma. “Non importa, okay? Non dobbiamo per forza fare conversazione.”
 
Daryl mi guarda per un secondo dopo la raffica di parole che gli ho lanciato contro. Dopo qualche minuto però ricomincia a parlare.
 
“Hai ragione, non importa. Le persone si perdono e sopravvivono di continuo, comunque. Io ero più piccolo di lei quando mi sono perso.” Mi volto guardandolo, ma lui non incontra il mio sguardo. “Nove giorni nei boschi a mangiare frutta e pulirmi il culo con foglie di quercia.
Il mio vecchio era a spassarsela con qualche cameriera. Merle era di nuovo al riformatorio. Non se ne sono neanche accorti.” Se voleva alleggerire l’atmosfera non ci è riuscito molto bene. Lo guardo e incontra il mio sguardo prima di sorridere leggermente “Sono riuscito a tornare da solo, però. Sono entrato in cucina e mi sono fatto un panino. Sano e salvo. Tranne che mi prudeva parecchio il culo.”
 
Cerco di trattenermi, ma una risatina leggera si fa largo uscendo dalle mia labbra. L’uomo mi guarda per un attimo prima di ridere silenziosamente.
 
“Sei un’idiota.”
 
“Già… L’unica differenza è che Sophia ha qualcuno che la sta cercando. Io direi che è un vantaggio.”
 
Un vantaggio che Avi non ha però. Abbasso lo sguardo sul terreno, fermandomi e rimanendo indietro. Stiamo tutti cercando la bambina e forse alla fine Daryl la riporterà veramente da sua madre. È un segugio, uno che probabilmente troverebbe un ago in un pagliaio. Io so seguire le tracce delle mie prede, so orientarmi un minimo tra i boschi, ma non sarei mai in grado di ritrovare una persona smarrita e so che nemmeno Avi sarebbe così abile da ritrovare la strada verso di me, quindi le possibilità di trovarsi sono pressoché nulle. Tanto più che ormai sono troppo lontana dal luogo in cui ci siamo separati, e in ogni caso non ci sto più nemmeno provando. È come se mi stessi abituando all’idea di non vederlo mai più. Mi sto arrendendo al fatto che continueremo entrambi a girare per la Georgia senza mai rincontrarci. Sempre che sia ancora vivo, Julia.
 
“Ehi, ” Alzo lo sguardo verso Daryl. “Tutto bene?”
 
“Quanto tempo ci vuole perché una pista diventi fredda?” Gli chiedo all’improvviso. “Quand’è che ci si arrende e si smette di cercare?”
 
Daryl mi guarda aggrottando le sopracciglia “Non stai parlando di Sophia, vero?”
 
Sostengo il suo sguardo prima che si volti di scatto e inizi a camminare davanti a me, ignorandomi come ha fatto stamattina quando gli ho parlato di Avriel. Lo seguo chiamandolo per nome prima di raggiungerlo e posargli una mano sulla spalla, che però si scrolla velocemente.
 
“Daryl!”
 
“Quanto tempo è passato? Un mese?! È troppo. Dimenticatelo.” Mi ringhia in faccia prima di voltarsi di nuovo.

“Si può sapere qual è il tuo problema?!”
 
Si gira verso di me ricordandomi il modo in cui mi aveva urlato addosso quando era entrato nella mia stanza al CCM mentre stavo preparando la borsa per andarmene.
 
“Io avrei un problema? Sei tu quella che si è fatta venire una cazzo di crisi di panico in mezzo alla strada ieri sera!”
 
“Sì, e tu sei quello che mi ha aiutato a uscirne, e sei lo stesso che adesso mi sta urlando in faccia, dopo avermi ignorata tutto il pomeriggio! E sei anche lo stesso stronzo che prima ha detto che potevo venire sbranata in un fosso e non gliene sarebbe fregato un cazzo e poi mi ha trascinata fuori dal CCM!” Reagisco al suo tono violento. “Quindi sì Dixon, il problema è il tuo, perché un’ora prima mi sembra che te ne freghi fin troppo di me e un momento dopo potrei creparti davanti e ci faresti anche una grassa risata sopra! Prendi una cazzo di decisione e per l’amor di Dio smettila di fare il mestruato!”
 
“Senti chi parla! Io dovrei prendere una cazzo di decisione quando non ho ancora capito che diavolo hai intenzione di fare tu! Ti comporti come se volessi rimanere nel gruppo e allo stesso tempo pensi a come ritrovare il tuo fidanzato morto!” Sgrano gli occhi, impietrita dalle sue parole. “Dimmi una cosa, ci stavi pensando anche mentre ti scopavo?”
 
Prima che possa rendermene conto, il mio pugno vola verso la sua bocca e Daryl accusa il colpo voltandosi di lato e portandosi le dita sul labbro inferiore, dove si è aperto un rivolo di sangue. Passano alcuni secondi e quando si volta di nuovo verso di me scatta minacciosamente in avanti, come se volesse ricambiare il colpo. Mi scosto di pochissimo istintivamente, pronta a schivare la sua mano, ma prima che possa anche solo pensarci Daryl si ferma immobile, quasi come se si fosse congelato. Il suo viso è a due centimetri dal mio, e una scossa di paura mista a qualcos’altro si fa strada lungo la mia schiena.

Aggrotto la fronte osservandolo e improvvisamente qualcosa scatta nella mia testa e inizio a mettere insieme i pezzi.

Può essere che…?

Non posso credere di avergli dovuto dare un pugno per capirlo.

Quel momento sembra durare un’eternità e viene interrotto dall’inconfondibile lamento di un putrefatto dietro di me. Vicino, troppo vicino. Daryl mi spinge di lato prima che io possa voltarmi, alzando la balestra davanti a lui e sparando rapidamente un dardo, il quale va a conficcarsi nella testa del vagante prima che esso cada a terra con un tonfo.
L’uomo si volta leggermente guardandomi con la coda dell’occhio prima di emettere un verso gutturale, quasi come quello di un animale, e passarmi davanti, ritornando da dove siamo venuti.
 
Lo seguo in silenzio per qualche metro fino a quando non inizio a intravede l’interstatale.
 
“Avi è la mia famiglia.” Daryl si ferma davanti a me, ascoltandomi senza però girarsi. “L’unica che mi è rimasta, dopo il contagio. Una volta che l’ho perso e mi sono ritrovata sola... L’unico modo per continuare a vivere era pensare che l’avrei ritrovato. Ma come potevo? A malapena mi reggevo in piedi.” Mi avvicino a lui e lo costringo a guardarmi in faccia. “E poi tu mi hai lanciato degli scoiattoli ai piedi. Non mangiavo da giorni. Diciamoci la verità: quel cazzo di cervo non l’avrei mai preso, e tu mi hai salvato la vita. Perché probabilmente ti ho fatto pena, ma questo non importa.” Daryl mi guarda negli occhi con intensità, continuando ad ascoltare. “Mi hai salvato la vita ad Atlanta quando i Vatos hanno iniziato a sparare. Mi hai salvato la vita quando siamo tornati al campo ed io e Sophia eravamo circondate dai putrefatti. Mi hai salvata al CCM, anche se su quello si potrebbe discutere, e mi hai salvato la vita dieci minuti fa. È dalla notte alla cava, quando mi hai portato quegli antidolorifici, che ci sto rimuginando sopra e la notte al CCM… Quello è stato… Cristo, non lo so nemmeno io cosa è stato.”
 
“Hai intenzione di arrivare al punto?” Vuole sembrare scocciato, ma riconosco il modo in cui la sua voce si sia abbassata e quasi ‘addolcita’.
 
“Sì. Spero di non sbagliarmi.” Mi avvicino velocemente a lui e mi alzo sulle punte dei piedi premendo le labbra contro le sue.

Proprio come al CCM, Daryl non si lascia andare da subito al bacio, ma stavolta non si allontana da me. Anzi, dopo qualche secondo lascia cadere la balestra a terra prima di posare una mano sul mio fianco e una dietro alla mia testa, rispondendo al bacio lentamente. Il cuore mi batte veloce nelle orecchie, impedendomi di respirare lentamente. Il bacio della caffetteria al CCM era tutta un’altra cosa. Erano lingue che combattevano, mani che toccavano e corpi che si cercavano in una frenesia improvvisa dettata dall’alcool e da cose non dette. Questa volta le labbra di Daryl sono secche e non sanno di whiskey come l’altra volta. Sono leggere e si muovono sulle mie quasi per tentativi. Le sue mani non mi stringono a sé guidate dal desiderio, ma ogni punto di contatto con il suo corpo è attraversato da scosse elettriche. Non ci sono baci sul collo, non ci sono parole sospirate, ma ciò che non viene detto è quello che si capisce meglio. Si allontana leggermente interrompendo il bacio e ridacchiando leggermente. Apro gli occhi aggrottando la fronte, confusa.
 
“Cosa?”
 
“Niente.” Torna verso di me ma mi scanso appena in tempo.
 
“Maledizione Dixon, dillo e basta.”
 
“Hai un cazzo di destro, donna!”
 

Ciccini patatini puffosini che hanno fatto la pace <3

No vabbè, la smetto dai. 

Spero solo di riuscire a scrivere il buco che mi manca tra questo capitolo e quelli successivi in tempo per la settimana prossima. Domani non ci saranno aggiornamenti (me tapina, sono in piena sessione di uni ç-ç) ma dalla settimana prossima spero di cavarmela e conculedere per lo meno la seconda stagione!


Baci!
  
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