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Autore: HollyMaster    09/04/2016    2 recensioni
Yevgeny Milkovich poteva definirsi fortunato. Aveva due padri fantastici e una madre dolcissima. Anche se suo padre Ian era bipolare, sua madre Svetlana era una ex-prostituta e suo padre Mickey era un delinquente nonchè un pappone. Insomma una normalissima famiglia disfunzionale del South Side.
[Raccolta di One Shot sulla vita in famiglia di Mickey, Ian, Svetlana e Yevgeny]
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mickey Milkovich, Svetlana, Yevgeny Milkovich
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Breakfast of champs



Erano già svegli da qualche minuto, stesi nel letto, abbracciati, sotto il lenzuolo leggero. Le labbra di Ian che si appoggiavano di tanto in tanto su quelle di Mickey che, ormai più che sveglio, fece leva sulle braccia, ai lati del copro dell'altro, per alzarsi e prendere il controllo della situazione.
Ian sorrise maliziosamente; era strano che fosse il moro a richiedere attenzioni in quel modo. Mickey, scendendo per baciargli il collo, infilò una gamba tra quelle dell'altro, e sorrise sghembo sfiorando con la coscia la sua mezza erezione.
-Che c'è?- Sbuffò Ian fingendosi offeso. -Mi piace quando sei tu a fare il lavoro iniziale.- Spiegò mentre Mickey continuava a scendere verso il petto, lasciando una scia di baci sul suo collo, e lasciando le dita di una mano vagare sul suo addome.
-Non mi sembra che debba lavorare troppo.- Lo punzecchiò il moro infilando la mano nei boxer. Ian rabbrividì quando sentì le dita calde dell'altro su di se e si chiese, senza un motivo preciso, come facesse Mickey a non essere mai freddo. La sua pelle era sempre così calda. -E poi è da un fottio di tempo che mi lasci a secco.- Aggiunse tra un bacio e l'altro senza lasciare la presa su Ian che, con gli occhi socchiusi, aveva ormai cominciato a perdere ogni tipo di senso, concentrato solo sulla mano dell'altro su di se.
Mickey aveva ragione. A difesa di Ian, però, c'erano sempre buone scuse. O doveva aiutare qualcuno della sua famiglia scapestrata, o le medicine lo stancavano talmente tanto da farlo crollare non appena la sua schiena toccava il materasso, o, molto più spesso, venivano interrotti dalla russa e dal bambino piagnucoloso.
-Voi essere decenti?- Ecco, appunto. Nomini il diavolo e spuntano le corna.
Mickey sbuffò rumorosamente fermando di colpo il lento e ritmico movimento della sua mano per fissare Ian negli occhi, che nel sentire la voce di Svetlana aveva spalancato le palpebre. Il moro fece una smorfia, che fece sorridere l'altro, per poi iniziare a scuotere la testa immaginando cosa volesse fare il rossino.
-Si, entra pure Svet.- Mickey sospirò nuovamente ricadendo di schiena sul letto mentre Ian tentava di darsi un contegno, anche se l'altro non ne capiva il motivo, infondo era solo Svetlana.
-Io esco. Voi tenete il bambino, si?- La russa sbucò dalla porta della camera tenendo in braccio il piccolo Yev che, di tanto in tanto, faceva sentire la sua voce con versetti cristallini e acuti. -Lui deve avere colazione.- Aggiunse cullandolo mentre cercava di sovrastare i suoi gridi di felicità.
Mickey infilò la testa sotto il cuscino sbuffando. -Che palle...- Non è che odiasse il bambino, ma non capiva come mai dovesse ricordare ogni secondo al mondo intero quanto fosse gioioso e allegro urlando come un pazzo. Soprattutto dal momento che lui non riusciva nemmeno ad avere il cazzo del suo fidanzato per se per qualche minuto.
-Tranquilla, vado io.- Si propose Ian scendendo dal letto e infilandosi una maglietta sporca trovata sul pavimento. Si avvicinò a Svetlana e prese delicatamente il bambino tra le braccia avviandosi poi in cucina.
-Io torna stasera.- Avvisò Svetlana, ancora sulla porta della camera da letto per farsi sentire da entrambi. Senza farsi sentire si avvicinò al letto e, alzando improvvisamente il cuscino che Mickey teneva sulla testa, gli lasciò un veloce bacio sulla tempia.
Mentre si infilava il cappotto lasciò un piccolo bacio sulla chioma bionda del bambino che se ne stava seduto nel seggiolone, a giocherellare con un cucchiaino di plastica. Si avvicinò poi a Ian, in piedi davanti al bancone della cucina, e lo attirò a se stampandogli un bacio sulla guancia, prima di uscire di casa.
Ian sbadigliò sonoramente stropicciandosi gli occhi con le dita. Afferrò una banana dal cesto della frutta che si nascondeva dietro ad una padella sporca, probabilmente usata la sera prima, o almeno così sperava il rossino. Poteva essere lì da molto prima. Tirò fuori dal cassetto la grattugia e cominciò a schiacciare il frutto.
Svetlana era stata chiara con le regole sullo svezzamento del bambino. Doveva iniziare la giornata con un pieno di frutta, ma si era assicurata, o per meglio dire, aveva minacciato di morte chiunque si fosse avvicinato al figlio con un omogenizzato. Mickey sosteneva che avesse letto troppe riviste per mamme perfettine, fatto sta che l'idea di Svetlana con un martello da poter scagliare contro i loro crani non era così impossibile da immaginare.
E quindi eccolo lì, a grattugiare una banana.
-Ti piacciono le banane?- Chiese al bambino che non aveva ancora smesso con i suoi versetti gioiosi. -La mamma dice che ti piacciono.- Continuò, notando che Yev si era fermato per ascoltare il suono della sua voce. -Secondo me ti piacerebbero di più i pancakes, ma ti farai andare bene anche questo, vero?- Ian si avvicinò al bambino, occupando una sedia al suo fianco e poggiando sul tavolo il piattino pieno di frutta, appena preparato. -Pronto?- Chiese riempiendo il cucchiaino che aveva rubato dalle mani di Yev che lo guardava affascinato con i suoi occhioni azzurri. -Arriva l'elicottero. Brrrrr.- Il bambino cominciò a ridere e battere le mani contento. Aprì la bocca, ancora sdentata, e la richiuse attorno al cucchiaino. Gustò la sua frutta spappolata sgranando gli occhi, bloccando qualunque altro movimento per qualche secondo. Subito dopo aver ingoiato ricominciò a ridere battendo le mani e dondolando il corpo e le gambe tozze avanti e indietro. Apparentemente quella roba gli piaceva e parecchio!
In più era Ian a dargliela. Nessuno aveva ancora capito il perchè ma Yev sembrava adorare quel Gallagher.
-Adesso che ne dici di dare tempo al povero Ian di preparare qualcosa anche per se?- Chiese alzandosi dalla sedia una volta finito, mentre Yev continuava a passarsi la lingua sulle labbra alla ricerca di qualche residuo di banana da poter assaporare. -Mmmh, penso ci siano dei waffles nel congelatore.- Continuò il rossino ad alta voce, sapendo che in quel modo il bambino avrebbe fatto silenzio e non avrebbe svegliato Mickey che, probabilmente, era tronato a dormire. -Bingo! Waffles per Ian!- Esultò aprendo l'anta e trovando una scatola ancora da iniziare.
-Iaaaaan! Iaan!- Urlò imitandolo il piccolo Yev, alzando le manine in aria.
-E per Mickey.- Aggiunse il moro comparendo in cucina con i capelli spettinati e gli occhi ancora mezzi chiusi.
-Eccolo qua, il dormiglione.- Lo salutò Ian appoggiando i waffles congelati sul tavolo per poi avvicinarsi all'altro e stampargli un bacio tra i capelli.
-Mi sono svegliato prima di te stamattina, soldatino.-
-Vero.- Ian annuì tornando a dedicarsi alla colazione mentre Mickey si sedeva al fianco di Yev e lo guardava giocare con il suo cucchiaino di plastica a cui dedicava uno sguardo interessato. -Ma non sei uscito dal letto per un'oretta buona.-
-Non volevo dare da mangiare a Yev.- Si giustificò Mickey scrollando le spalle.
-Iaaaaaan!- Yev gridò nuovamente sbattendo il cucchiaino sul tavolo di plastica del seggiolone nel quale era ancora seduto.
-Tuo figlio mi ama.- Si vantò Ian sorridendo. Non poteva negarlo in alcun modo, adorava come il bambino esclamava gioiosamente il suo nome.
-Solo perchè gli dai da mangiare.- Fu la risposta secca dell'altro mentre, ancora insonnolito, si strofinava gli occhi con il palmo della mano.
-Geloso?- Lo provocò Ian dopo aver infilato i waffles nel tostapane.
-Di chi? Del piccolo nano riempi-pannolini, mangiatore a sbaffo?-
-Vedrai che imparerà anche a dire Mickey.- Ian sapeva che l'altro ci teneva più di quanto volesse ammettere. Non era realmente geloso del rossino, amava vedere quanto il figlio volesse bene al suo compagno, lo faceva sperare nell'idea che quella famiglia potesse davvero funzionare, nonostante tutto. Ma il non sentire mai il suo nome uscire dalle labbra del bambino lo faceva stare male. Magari non l'avrebbe mai fatto. E se lo meritava, infondo era lui che non lo aveva mai voluto, al contrario di Ian, che si era subito affezionato a quella creaturina. Lui no, lui l'aveva davvero odiato, all'inizio. Quando Svetlana glielo aveva buttato tra le braccia la prima volta però, quando i loro occhi azzurri si erano incontrati, non aveva potuto fare a meno di cominciare a pensare che, forse, non era poi così male, nonostante la puzza che saliva dal suo pannolino. Aveva cominciato a sperare in una famiglia, una decente.
-Chi cazzo se ne frega...-
-Tu?-
-Nah, che si sfondi di banane e urli il tuo nome. Anche io lo farei fossi in lui. L'unico motivo per cui mi sono alzato dal letto è perchè ho sentito la parola "waffles".- Spiegò risoluto Mickey. Non ne avrebbero parlato, non in quel momento. -Dove sono?- Chiese guardandosi attorno cominciando ad avvertire un odore caldo e dolciastro.
-Li sto preparando.-
-Saresti una perfetta casalinga disperata.- Lo punzecchio l'altro.
-Fottiti, Mickey.- Rise Ian poggiando i waffles in un piatto e ricoprendoli di sciroppo d'acero, proprio come piacevano al moro.
-Non farmici pensare, coglione. Già abbiamo dovuto interrompere...- Mickey sbuffò come suo solito, ma si fermò di colpo quando un piatto di succulenti waffles appena preparati arrivò sotto il suo naso, riempiendogli le narici di un odore sublime. -Non sai cosa ti perdi, piccoletto!- Si rivolse a Yev che ancora giocava con il suo cucchiaino senza dare troppe attenzioni al tavolo degli adulti.
-Quando sarà grande te li ruberà dal piatto, Mickey.- Ian prese le parti di Yev, lo faceva sempre.
-Ickey! Mmmmm! Ickey!- Cominciò ad esclamare il bambino lanciando le braccia tozze in aria ad ogni versetto. Ian lo guardò con gli occhi lucidi, tentando di trattenere le lacrime. Se era felice quando sentiva Yev pronunciare il suo nome, ascoltarlo mentre tentava di pronunciare quello del padre lo spediva direttamente al settimo cielo.
Mickey non pianse, i suoi occhi azzurri non diventarono lucidi come quelli verdi di Ian. Si bloccò solamente, lo sguardo fisso sul bambino che continuava con i gridolini gioiosi, le dita tatuate che reggevano le posate ferme sul waffles. -Ci devi lavorare ancora un pò su, ometto.- Disse sorridendo prima di ricominciare a guastarsi la colazione.

 

 

L'angolino di Holly
Salve :)
Prima di tutto scusate il ritardo, ma ultimamente ho diversi impegni e soprattutto tantissimo studio quindi, potrei ritardare ancora con la pubblicazione, ma al massimo mi prendo due settimane per ogni capitolo. Tranquilli, non vi lascio senza, sapete che ne ho bisogno anche io!
Come per l'altra volta, ho tentato di tenere la scena iniziale il meno rossa possibile. Prima di tutto perchè il rating di questa storia è arancione e non voglio che alcune persone che hanno cominciato a leggere debbano smettere perchè devo alzare il rating. E l'altra ragione è che non sono molto brava a scrivere scene "rosse" (non diciamo cavolate, non mi vengono bene neanche quelle semi-rosse) ma so che le amate, quindi... accontentatevi (?)
Ho dato spazio al rapporto Ian/Yev sto giro, mi sento realizzata xD
Ovviamente c'è anche Mickey, come può mancare? Ma molto meno del solito, sto facendo dei progressi, ammettiamolo.
Questa OS era abbastanza leggera, una normale mattinata in casa Milkovich, sono tornata alle origini con un capitolo in cucina e con i nomi dei papà, come il primissimo di questa raccoltà. Non ho fatto dire a Yev la parola "papà" o "mamma" perchè ho una mezza idea su quello e... Vabbè, forse, vedrete.
Spero vi sia piaciuta, fatemi sapere.
Grazie a tutti per aver letto ♥

   
 
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