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Autore: Darth Curunir    10/04/2016    1 recensioni
Saruman il Bianco è uno degli Istari, i cinque spiriti celesti incarnati in corpi mortali che nell'anno 1000 della Terza Era furono inviati sulla Terra di Mezzo per combattere l'Ombra. Di tutti gli Istari, Saruman è il più saggio e il più potente, ma presto verrà a conoscenza di un sentimento ben più forte del sapere o della magia: l'amore. E sullo sfondo di un Regno di Gondor vessato dalla guerra civile, lo Stregone capirà che il suo cuore ha sbagliato tutto.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gandalf, Nuovo personaggio, Saruman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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7.
L’Uomo astuto
e la Stella del Dono
 
 
 
 
 
Saruman il Bianco rimaneva fermo sulla porta, appoggiato al bastone nero. Annael lo guardava, e tutto tacque per qualche istante.
“Accomodati, venerabile Saruman,” disse Annael.
“Oh,” mormorò lo Stregone, “puoi… puoi chiamarmi Saruman senza alcun epiteto, mia signora!”
Annael s’incamminò, seguita da Saruman. I due percorsero il corridoio d’ingresso, sul quale si aprivano due porte per lato, e arrivarono al fondo del corridoio, dove si apriva una sola porta. Annael entrò nell’ultima porta a sinistra, che dava su una stanza rotonda piuttosto grande sorretta da quattro colonne marmoree, adibita a sala da pranzo. Quattro colonne tortili finemente scolpite sorreggevano una volta bianca, e fra le quattro colonne si trovava un piccolo tavolo marmoreo di forma circolare. Sul lato sud della sala si apriva una grande vetrata che dava sul giardinetto sul retro.
Annael fece sedere Saruman al tavolo, poi gli offrì un bicchiere di ottimo vino elfico. Annael, alla fine, si sedette affianco all’Istar.
“A cosa devo questa piacevole visita?” chiese la donna.
“Oh,” disse Saruman, “è stato re Valacar a indirizzarmi qui. Mi ha raccontato di te, mia signora, e mi ha detto che la tua cultura e la tua saggezza sono molto vaste…”
“Il re è sempre stato generoso nei miei confronti,” disse Annael osservando fuori dalla porta-finestra aperta che dava sul giardino.
“Ha detto che sarebbe stato molto felice se ci fossimo incontrati,” riprese Saruman, un po’ in imbarazzo. “Vedi, ho letto molti dei tuoi libri, mia signora, e devo dire che ho apprezzato molto i tuoi saggi storici e artistici.”
“Ti ringrazio, Saruman,” disse Annael. “Era da qualche anno che desideravo parlarti, per parlare dei fatti che stanno accadendo. Ad esempio, so che i Saggi si sono riuniti dopo l’attacco ad Arnor da parte dei Nazgûl. Cosa avete deciso?”
“È un argomento estremamente delicato,” disse Saruman stringendo il bastone. “Da molti anni l’Ombra si preparava a tornare, lontana dai nostri sguardi. Non posso dire che tutti credevamo che Sauron fosse stato definitivamente sconfitto, tuttavia devo confessare che pensavamo che non si sarebbe fatto vedere per lungo tempo.”
“Non è stato così,” disse Annael. “Le forze di Sauron si stanno riorganizzando, e non nego che l’Oscuro Signore stia preparando il suo ritorno.”
“Se non l’ha già fatto!” esclamò Saruman.
“Cosa intendi?” chiese Annael.
“Credo che tu sia piuttosto affidabile, mia signora,” disse Saruman. “Devi sapere che ad Amon Lanc, a sud di Boscoverde il Grande, si è insinuata un’Ombra, che inizia a minacciare tutta la grande Foresta. Spesso noi Istari abbiamo esplorato il luogo, ma non abbiamo potuto far nulla.”
“Pensate che l’Oscuro Signore si sia insediato ad Amon Lanc?” chiese la donna.
“Personalmente non credo,” disse Saruman, dopo aver sorseggiato del vino. “L’unico oggetto che lega Sauron alla Terra è l’Anello del Potere. In quanto quell’Oggetto racchiude parte della forza vitale dell’Oscuro Signore, come ben saprai…”
“… Egli non può tornare fisicamente senza di esso,” concluse Annael.
“Precisamente,” disse Saruman. “Sauron è relegato nel mondo delle Ombre, e non tornerà finché non recupererà l’Unico Anello. Qualora lo facesse, la Terra di Mezzo piomberebbe ancora nell’Oscurità.”
“L’unico sistema, come ho scritto nel libro Storia di un Anello d’oro,” disse Annael, “è trovare l’Anello prima del Nemico.”
“E poi?” chiese Saruman.
“Questo è un quesito molto complesso,” disse Annael. “Per distruggerlo, ci vorrebbe il fuoco di uno dei Grandi Draghi, o forse non basterebbe…”
“Purtroppo non basterebbe nemmeno quello,” disse Saruman. “Quando ero un Maia di Aulë il Fabbro, il mio Maestro mi insegnò che un oggetto magico in cui un Maia infonde il suo potere, come l’Unico Anello, può essere distrutto solo nel fuoco ove fu creato. Quindi nel Monte Fato, a Mordor.”
“Interessante teoria, l’avevo già udita” disse Annael. “Ma come trovare l’Anello?”
“Giusto oggi ci pensavo,” disse Saruman. “In questo periodo sto compiendo delle ricerche sugli ultimi istanti di vita di Isildur, per capire dove possa essersi nascosto l’Anello. È possibile che sia andato perduto, ma non ne abbiamo la certezza.”
“Il mio terrore più grande è che qualcuno possa averlo trovato e tenuto nascosto,” disse Annael.
“Questo sarebbe non solo un ostacolo ai piani del Nemico,” disse Saruman, “ma anche ai nostri piani. E ci rallenterebbe. Voglia Ilúvatar che non sia così!”
“Quali sono gli indizi che abbiamo in merito alla morte di Isildur?” chiese Annael. “Hai dei dettagli in più rispetto a me?”
“Disgraziatamente non credo,” disse Saruman. “So da documenti della Casa di Elrond a Imladris che nell’anno terzo della Terza Era un servitore di Isildur, di nome Ohtar, riportò a Gran Burrone i frantumi della spada di Isildur, Narsil.”
“Se ricordo bene,” disse Annael, “egli disse che Isildur aveva subito un’imboscata e che lui era l’unico sopravvissuto.”
“Ricostruire una storia simile è molto complicato,” disse Saruman, “e credo che i Saggi avranno molto lavoro da fare per capire qualcosa. Dove Isildur è caduto? È stato ucciso, o è perito in altro modo? Aveva ancora l’Anello con sé? Chissà se mai avremo risposte!”
Annael offrì delle ciliegie a Saruman, e i due continuarono a parlare della Storia di Sauron e della Storia della Seconda Era. Non mancarono gli accenni alla Storia della Prima Era e delle Battaglie del Beleriand. Poi, Saruman disse, sospirando:
“Credo che resterò a Gondor per un po’. Il mio compito è quello di vagare per la Terra di Mezzo in cerca del male, ma i miei occhi hanno percepito un male molto grande nascere qui, a Gondor.”
“Ti riferisci all’insofferenza verso Eldacar e verso gli Uomini del Nord?” chiese Annael.
Saruman annuì.
“Io non capisco queste proteste,” disse Annael. “Non apprezzo più di tanto gli Uomini del Nord, in quanto non sono dotati di un grande senso della cultura, ma apprezzo il loro valore. Trovo sciocchi quei Gondoriani che predicano la purezza del sangue númenóreano e che vorrebbero allontanare per sempre gli Uomini del Nord da Gondor: è grazie a questi se abbiamo vinto contro gli Esterling ai tempi di Rómendacil! E io credo che questi abbia fatto bene a ringraziarli e a onorarli.”
“Il tuo discorso è lo specchio di una mente aperta e di un animo nobile,” disse Saruman. “Ma non tutti sono come te, mia signora. Girando per Minas Anor, o per Minas Ithil, o per l’Ithilien, o per Umbar si nota che i Gondoriani sono cambiati. Ricordo quando, circa trecento anni fa, regnava Hyarmendacil. Allora, i Gondoriani erano benevoli, aperti e generosi. Ora si stanno chiudendo nelle loro tradizioni, insofferenti ed egoisti come non mai. Sono preoccupato per Gondor. Tante volte, non sono le grandi Ombre a distruggere le civiltà, ma sono i sentimenti d’odio e d’ira, che s’insinuano come un cancro negli Uomini, a piegare i popoli più fieri.”
“Parole di un saggio,” disse Annael chinando il capo. “Purtroppo hai ragione, Saruman. Gondor è cambiato. E temo che quando Eldacar dovrà salire al trono, accadrà qualcosa di molto brutto.”
“Lo temo anch’io…” disse Saruman. “Per questo credo che starò più tempo a Gondor. Anche se la saggezza talvolta è impotente, contro l’ipocrisia.”
 
Saruman tornò anche nei giorni successivi da Annael. Ora il pensiero della donna lo tormentava di meno, perché aveva scoperto di trovarsi meravigliosamente bene quando era con lei. Potevano parlare di storia e di arte, di attualità e di questioni irrilevanti senza problemi, e anche Annael stava bene con Saruman.
Il Saggio in quei giorni era felicissimo. Non solo perché il pensiero di Annael non lo turbava più, ma anche perché sentiva di amarla davvero. Ogniqualvolta la vedeva, si sentiva il cuore leggero, e sentiva l’Ombra allontanarsi da quella casa. Era come se il Male sfumasse a cospetto di quell’essere meraviglioso e sapiente.
Un giorno, Saruman e Annael stavano parlando del raccolto di quell’anno, che non era stato molto propizio. Fra l’altro, come abbiamo accennato, Annael aveva anche un orticello sul retro della casa, e coltivava della frutta e un po’ di verdura: dunque sapeva di cosa stava parlando. Improvvisamente, qualcuno bussò alla porta. Annael si alzò, e andò ad aprire. Saruman sentì una voce familiare dire “Buongiorno!”, si alzò e vide nell’entrata nientemeno che Gandalf il Grigio.
“Saruman, amico mio!” esclamò questi.
“Gandalf, che piacere!” disse Saruman con tono un po’ forzato abbracciando l’altro mago. Intanto, Annael osservava Gandalf con sguardo assorto.
“Mia signora,” disse Saruman, “ti presento Gandalf il Grigio, membro dell’Ordine degli Istari.”
“Piacere di conoscerti, dama…?”
“An…” mormorò la donna, “Annael!”
“Piacere mio!” disse Gandalf col suo sorriso benevolo. Annael era diventata stranamente silenziosa. Saruman pensava che avrebbe chiesto a Gandalf qualcosa su di lui, sul suo passato di Maia, e invece rimaneva zitta, e osservava l’Istar Grigio.
“Come mai sei qui?” chiese Saruman.
“Ho saputo che Valacar è invecchiato,” disse Gandalf, “e vorrei vederlo dopo tanto tempo; poi ho sentito che eri qui, e sono passato a salutare il capo dell’Ordine. Fra l’altro so che la situazione a Gondor non è delle migliori: ho sentito molti manifestare un certo disappunto nei confronti del principe reggente.”
“Eldacar non è ben accetto per le sue origini, non è vero, Annael?” disse Saruman rivolto alla donna. Questa rimaneva immobile, con lo sguardo fisso fuori dalla finestra. “Mia signora!” esclamò Saruman. Annael ebbe un fremito, poi disse:
“Certo, è vero!”
“Mia signora, non vi sentite bene?” chiese Gandalf. “Ho qui delle erbe medicinali, me le ha date Radagast. Sono ottime, ma lui le usa per lo stufato, e vi garantisco che per cucinare sono veramente pessime!”
Annael rise di gusto alla battuta di Gandalf.
“Giuro, dama Annael, l’ho imparato a mie spese!” esclamò Gandalf. “Non avessi mai accettato di cenare da quello svitato! Sapete che mangia le cortecce dei larici?”
“Non è il caso di raccontarci cosa fa Radagast il Bruno!” disse Saruman, infastidito dalle battute di Gandalf e dalle risate di Annael. “Sappiamo che quell’Istar è sostanzialmente venuto meno ai suoi obblighi, dunque lasciamo stare.”
Improvvisamente cadde un silenzio di tomba. Annael osservava Gandalf di sottecchi, con degli occhi stranamente lucidi. Gandalf aveva la faccia di una persona capitata nel posto sbagliato al momento sbagliato. E Saruman era infastidito. Perché Annael aveva riso così di cuore alla stupida battuta di Gandalf? Con lui non aveva mai riso così! La cosa lo faceva montare su tutte le furie.
Fu Gandalf a rompere il silenzio, dicendo:
“Bene, io mi incammino verso la Casa delle Stelle. Spero che Valacar sarà felice di rivedermi. A rivederci, Saruman, e a presto, mia signora.” Gandalf si voltò, e Saruman vide un luccichio rosso provenire dalla sua mano.
“Oh, a rivederci presto, Gandalf!” esclamò Annael alzandosi. La donna andò ad aprire a Gandalf, e dopo che l’Istar Grigio fu uscito, Saruman si alzò, andò alla porta e disse:
“Vado anch’io, mia signora.”
“Non rimani ancora un po’ qui, Saruman?”
“No, grazie, Annael,” disse Saruman lievemente infastidito. L’Istar uscì, pagò un cavallo e cavalcò fino a Isengard. Qui, si ritirò in una stanza vicina alla sommità della torre di Orthanc.
Quella sera, Saruman non riuscì a dormire. Continuava a pensare all’incontro con Gandalf a casa di Annael. Perché la donna si era comportata così? Non appena aveva visto il Grigio si era immobilizzata, e poi aveva iniziato a ridere ai suoi commenti, e a osservarlo. Cosa stava capitando?
“Non riesco a capire il comportamento di quella donna. Eppure non riesco a odiarla! È troppo bella, troppo buona, troppo intelligente! Ah, se solo penso alle conversazioni avute con lei, il mio cuore si scalda! Com’è bello l’amore!
“Ma… perché si è comportata così oggi?! Con quello stupido di Gandalf che fa il cascamorto con lei! Sì, ho capito! Gandalf è geloso del nostro rapporto, e vuole fare bella figura con lei, vuole conquistarla! Oh, e se… e se Annael fosse caduta in balia delle sue arti? No, non è possibile! Lei è troppo intelligente. Ah, quanto la amo! Però… Gandalf… cos’era quel luccichio rosso? L’ho già visto, ne ho sentito parlare, ne sono certo… ah! può essere una sola cosa: Narya, l’Anello di Fuoco, uno dei Tre Anelli degli Elfi!! Dovrebbe averlo Círdan… forse ho capito: Círdan l’ha dato a Gandalf, è per questo che quel Grigio Viandante è così amato… in fondo il potere di Narya è scaldare i cuori, e forse quel Grigio Pezzente vuole irretire Annael con quell’oggetto magico, e soppiantarmi… e chissà, che non troverà anche l’Unico Anello! Dannato maledetto!!”
Questi e molti altri erano i pensieri dello Stregone. Da un momento all’altro, Saruman era capace di ridere, di sospirare, di sbuffare e di urlare d’ira. Stava letteralmente impazzendo d’amore per Annael.
Ma Saruman comprendeva solo il proprio amore, non riusciva a comprendere l’amore altrui. E questa sarebbe stata la sua rovina.
 
 
 
 
 
 
 
SPAZIO AUTORE
Il nome di Annael non è una mia invenzione. L’ho tratto dai Racconti Incompiuti (Prima Era, cap. I “Tuor e il suo arrivo a Gondolin”): Annael è l’Uomo che conduce i membri della Casa di Hador nelle caverne di Androth, e presso cui cresce Tuor figlio di Huor. Anche se il nome è usato nei Racconti Incompiuti come maschile, l’ho qui dato a una donna non solo per il significato (che ricorda un po’ nomi elfici femminili), ma anche per la sonorità, che mi convinceva più per una donna. Spero che approviate questa scelta, e che Tolkien mi perdoni!
   
 
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