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Autore: Vega_95    10/04/2016    3 recensioni
C'era una volta un principe a cui piaceva fuggire dal suo palazzo per giocare con la gente della città. Un giorno, di fronte alla scacchiera di un senet, incontrò un misterioso ragazzino avvolto in strati di stoffa dalla testa ai piedi, che catturò all'istante la sua attenzione. Qualcosa scattò in loro nel momento in cui i loro sguardi s'incrociarono...

Un legame forte e indissolubile, cominciato tremila anni addietro, mantenuto e consolidato nei millenni fino ad arrivare alla storia che tutti noi conosciamo.
Una AtemxYugi che spero vi potrà interessare
Genere: Avventura, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atemu, Mahad, Mana, Yuugi Mouto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Eternity'
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Buona domenica!
Avevamo lasciato Yugi e Atem in un momento un po' delicato, subito dopo l'attacco di Bakura... chissà cosa accadrà...

Buona Lettura
 
ONCE UPON A TIME...

...BLOOD IN MY MIND



 
Il giorno seguente, la situazione in città era molto tesa, dopo l’attacco di Bakura, molte case andavano ricostruite e la gente tranquillizzata. Il faraone ordinò ai soldati di uscire in città e prestare aiuto ai cittadini.
 
Intanto, alla fonte più lontana dal  centro del palazzo, quella che nemmeno i servi usavano più, abbandonata, ma che ancora faceva sgorgare acqua fresca e pulita, Yugi sfregava con frenesia scuotendo nervosamente la testa e gemendo a ogni movimento delle mani  avvolte nella stoffa bagnata che sbattevano contro il catino. Le labbra erano bianche per i morsi che ci stava dando, tremava. Si era fatto 4 bagni, ma ancora sentiva l’odore del sangue sulla pelle, tra i capelli, quel respiro sul suo viso e quegli occhi vitrei fissarlo.
 
Dopo lo scontro con Bakura, Mahad aveva bisogno di starsene  per conto suo, sapeva che quell’ala del palazzo era praticamente abbandonata, ma quando arrivò trovò il giovane principe inginocchiato a terra che armeggiava con un catino, i suoi singhiozzi erano ben chiari e lo preoccuparono, dopo tutto, dopo l’aggressione di Bakura, sarebbe stato più che comprensivo. Gli corse incontro per vedere cosa stava facendo
 
«mio signore, stai bene? » gli domandò, ma quando si avvicinò, notò la stoffa bagnata tra le sue mani che stava lavando. La sua presenza non lo fece desistere, anzi ci mise ancora più forza nello sfregare: «ma cosa fai? Non è il caso, non è compito tuo» provò a farlo smettere, ma pareva non ascoltarlo e, anche se non avrebbe dovuto, gli afferrò le mani allontanandolo. Solo in quel momento si accorse che ciò che voleva eliminare, erano macchie di sangue.
Lasciò andare l’abito nell’acqua accasciandosi a terra
 
«cos’è successo ieri? » gli domandò inginocchiandosi davanti a lui
«Bakura, mi ha aggredito» mormorò a denti stretti
«prima» insistette Mahad.
 
Yugi esitò, anzi tacque proprio, voltò lo sguardo stringendo i pugni sulle ginocchia. Mahad, però, voleva sapere, prese la stoffa dal catino osservandolo. Era l’abito che aveva indosso il giorno procedente che da bianco si era tinto di rosso.
«ma questo… cos’è successo ieri? » ripeté la domanda che da  sorpresa, passò a farsi seria. C’era un lato di Yugi che solo lui conosceva, che era nascosto persino ad Atem. Voleva che si confidasse con lui, doveva parlargli, eppure Yugi tacque, scosse la testa freneticamente .
«Bakura… è stato Bakura…» singhiozzò allungando una mano verso la stoffa bagnata: «lasciami, devo pulirlo… Atem non lo deve vedere così…»
 
Aveva gli occhi spalancati, le pupille dilatate e le mani tremanti, gli strappò l’abito di mano cercando di rimettersi a sfregarlo, ma Mahad glielo impedì.
 
«basta, smettila»
«non vanno via…» la sua voce tremava, non riusciva a distogliere lo sguardo da quelle macchie
«te ne faranno un altro. Ora, per favore, calmati» lo volle rassicurare, sapeva che il problema non era la veste, ma quello con cui era colorata. Qualunque cosa fosse successa, l’aveva traumatizzato parecchio.
«no.. Atem l’ha visto… lui… lui se ne accorgerebbe se… se fosse diverso…» cominciò a piangere, ma gli venne anche da ridere: «lui ricorda tutto, Atem sa tutto. Ora che penserà? Lui si fidava di me e ora… il suo compagno è un assassino…  si è macchiato di sangue  e il sangue non va via…»
«cos’è successo? »
«voleva uccidermi.  Ha detto che uno come me, non dovrebbe stare qui… forse aveva ragione. Io sono un assassino, l’ho ucciso»
 
L’orribile immagine della sua lama che si conficcava nella gola di quell’uomo gli tornò in mente, il fiume di sangue che gli si riversò addosso e quell’odore nauseante di ferro e alcol. Non resistette,
l'ansia, la paura, anzi il terrore e il disgusto lo pervasero . Si piegò in due stringendosi una mano sulla bocca, un’orribile nausea gli offuscò la vista, la testa iniziò a girargli terribilmente finché non ne fu travolto. Si voltò di scatto dalla parte opposta vomitando quel nulla che aveva nello stomaco.
Mahad corse a sostenerlo subito. Era così pallido e debole che dovette farlo appoggiare contro il muretto della fonte, gli passò un lembo del mantello bagnato sul viso pallido e sudato pulendogli anche la bocca, facendogli aria con quello che aveva, senza opprimerlo troppo.
 
«cerca di calmarti. Non è successo nulla, ti sei solo difeso» tentò di fargli capire.
«Atem non deve saperlo…ha già abbastanza problemi con Bakura e il regno…» si raccomandò, ma era quasi ovvio per il sacerdote che si limitò a chinare il capo.
«credo che sia meglio rimandare la seduta di oggi» gli consigliò pulendogli quella gocciolina di sangue che gli scivolava dal naso e che lo fece sospirare, cambiando totalmente discorso: «prima o poi dovrà saperlo»
«non ora…» mormorò passandosi anche lui il dorso della mano per pulirsi: «andiamo, ora più che mai voglio sapere».
 
Quella decisione piacque poco al sacerdote, ma fu costretto ad accettare.
 
In quello stesso momento, Atem, dopo colloqui con comandanti, consiglieri e i sacerdoti, si concesse qualche minuto libero. Gli avevano riferito che il principe aveva chiesto di essere lasciato solo per quella mattina, per potersi riprendere dal brutto spavento e lo stesso faraone preferì tenersi lontano lasciandogli il suo spazio e poi aveva una questione da discutere con Mana.
 
«Mana, per quella questione, sai nulla? » domandò all’amica che saltava per il cortile, spensierata come sempre, ma a quella domanda si fece seria arrestandosi.
«non molto, purtroppo. Nulla di rilevante. L’unico centro abitato abbastanza vicino al luogo in cui fu trovato Yugi è un villaggio che si chiamava Kul Elna, ma è disabitato da almeno 15 anni» disse
«Kul Elna? » sussultò Atem, Bakura aveva nominato lo stesso luogo, ma a lui non diceva assolutamente nulla, anche se aveva notato che suo zio aveva avuto una strana reazione all’udire quel nome. Gliel’avrebbe chiesto sicuramente, ma nel frattempo gli premeva di più sapere tutto il possibile da Mana. «c’è altro? »
«no, solo che se Yugi viveva lì probabilmente la sua famiglia è morta»
« io continuo a sperare, anzi! Sono fermamente convinto che  facesse parte di una carovana di nomadi e che si sia perso» disse Atem, non era la prima volta che sosteneva quella tesi, ma anche quella volta Mana dovette contraddirlo
« ne dubito, non in quel periodo dell’anno e non a quell’età» disse.
 
Da quando Yugi aveva avuto quella crisi spaventosa, Atem si era fatto raccontare dalle sue sorelle tutti i dettagli, anche i più insignificanti sul giorno in cui lo trovarono. Hate fu quella che poté fornire più dettagli, anche se all’epoca aveva solo otto anni. Da allora, con la complicità di Mana, iniziò a indagare, ma ancora non avevano avuto indizi rilevanti.
 
Era debole e stordito, ma Yugi costrinse comunque Mahad a farsi portare da Isis, doveva vederla urgentemente.
Steso su un letto di morbidi cuscini, ancora pallido e sudato,  la sacerdotessa lo avvolse in una coperta di lana per attenuare quei brividi che lo stavano scuotendo.
 
«a quanto pare non c’è solo Bakura di cui dobbiamo preoccuparci» sospirò il sacerdote accostandosi a Yugi per porgergli dell’acqua, lentamente stava riprendendo  colorito e quell’acqua fresca l’aiutò un po’.
«era un problema che avevamo già prima» gli rispose rendendolo cosciente del suo sospetto,  non era mai arrivato a minacciarli direttamente in quel modo, aveva superato il limite e ne erano consapevoli entrambi, Isis era all’oscuro di ciò e non indagò nemmeno, il suo compito era un altro e si doveva concentrare su quello.
«Isis, voglio farlo» si alzò Yugi liberandosi dalla coperta.
«mio signore, sei sicuro? » si preoccupò ancora il sacerdote non dando ancora modo all’amico di parlare
«questa mattina ho avuto una visione, voglio sapere. Isis, per favore»
La sacerdotessa dovette intervenire venendo chiamata in causa, si inginocchiò davanti al giovane aiutandolo ad assumere una posizione comoda.
«cos’hai visto? » gli domandò nel frattempo che posizionava i cuscini dietro di lui.
«l’acqua era diventata rossa, era sangue che bolliva» mormorò stringendosi le braccia al petto per il ribrezzo che gli fece quel ricordo: «e c’erano delle mani che volevano afferrarmi…»
«Isis, fa attenzione» si raccomandò Mahad  temendo per l’incolumità della donna e la salute di Yugi deciso ad andare avanti.
 
Prima di cominciare, la sacerdotessa accese dei piccoli fuochi attorno a loro, ciotoline metalliche che emanavano una brillante luce blu.
L’odore di incenso riempiva la stanza, mischiandosi al profumo di altre spezie che bruciavano nelle ciotole.
 
«rilassati e svuota la tua mente» disse la donna: «non pensare a nulla, ascolta solo il suono della mia voce. Respira lentamente» parlava piano, con un tono piatto cadenzando le parole affinché cullassero la serenità del ragazzo ed entrassero nella sua mente: «inspira e ...espira. Senti il tuo cuore che batte»
 
Non appena vide che si era rilassato abbastanza, si voltò verso Mahad e annuì. Yugi voleva farlo e loro non poterono tirarsi indietro, aveva chiesto il loro aiuto.
 
«pensa a un luogo felice, dove ti senti a casa. Pensalo e focalizzalo. Sentiti a casa» aggiunse.
 
Un posto felice, da bambino, per lui casa era la locanda, la sua famiglia, ma poi in quel luogo erano accadute tante tragedie e per ultimo l’incendio, lì aveva vissuto con Tuya e le altre sorelle. Non riusciva più a considerarlo un luogo sicuro perché oltre quella porta trovava solo paura e ricordi dolorosi. Il palazzo, quello non l’aveva mai sentito come casa sua, troppo grande troppo spaventoso, ma se faceva bene attenzione e percorreva un lungo corridoio, dentro alla sua mente, si ritrovava di fronte ad un’immensa porta in legno intarsiata d’oro. Oltre c’era una camera, una stanza anonima senza nulla di particolare e poi lui: Atem.  Non era un luogo di cui aveva bisogno per sentirsi a casa, ma di una persona. Solo tra le sue braccia poteva dire di sentirsi protetto e al sicuro, il suo cuore batteva e le gote si coloravano. Era Atem il suo posto felice.
 
Quando Isis lo vide sorridere, capì che l’aveva trovato e andò avanti. Era la prima volta che provava quel tipo di ipnosi, dal momento che le volte scorse i loro tentativi erano falliti. C’era qualcosa che impediva al ragazzo di tornare più indietro del suo risveglio tra le braccia del locandiere, il giorno seguente al suo ritrovamento nel deserto.
 
«tieni quel posto vicino a te e vai indietro con la mente. Eri molto piccolo, così piccolo da non averne quasi memoria, ma quelle immagini sono nella tua mente. Fruga nei ricordi e rispondimi: qual è la prima cosa che ricordi? »
 
Con la mano di Atem ben stretta, Yugi tornò a ripercorrere quel lungo corridoio pieno di porte, ognuna caratterizzata da un dettaglio che lo indirizzava a qualcosa di ben preciso. Arrivò in fondo, dove era giunto tutte le altre volte,  non era la fine, ma dopo c’era l’oscurità e il buio gli faceva paura.
Aprì l’ultima illuminata ritrovando se stesso sul pavimento della locanda, molto piccolo e con una ghirlanda di fiori sulla testa, le sue sorelle, tutte bambine, danzavano attorno a lui cantando ridendo e scherzando. Lui era serio, quasi intimorito, ma quando la più grande, la ragazzina dalle lunghe trecce brune gli si avvicinò e lo prese in braccio, un dolcissimo sorriso comparve sul suo viso.
 
«c’è Tuya… lei mi abbraccia» disse ad Isis sorridendo, ma con una lacrima che solcò il suo viso.
«vai ancora più indietro»
«no… è buio… ho paura» si lamentò.
«tieni il tuo ricordo felice vicino e affronta l’oscurità» lo incitò.
 
Se Atem fosse stato vero, avrebbe provato dolore per quella stretta tanto forte.
Chiuso quel ricordo, Yugi si voltò verso l’oscurità in cui Isis lo invitava ad andare ed entrò. Le ombre cominciarono a dissiparsi e il corridoio divenne una strada, pareva a tutti gli effetti un villaggio, ma l’oscurità era ancora tanta e quando Yugi cercò di scacciarla, da essa emerse una creatura nera come la pece, con occhi rossi come il sangue e lunghe zanne con cui tentò di divorarlo.
A nulla servì la vicinanza di Atem, Yugi cominciò a gridare talmente forte che Mahad costrinse Isis a farlo tornare immediatamente.
 
Tremava ancora per lo spavento, ma si sentiva soddisfatto, aveva ricordato il posto da cui proveniva. Probabilmente quella creatura era un segnale per non ricordare, c’era qualcosa che la sua mente rifiutava e ciò lo motivò ancora di più a voler sapere, ma non quel giorno. Era stanco e un servo era appena andato a cercarlo riferendogli che il faraone lo voleva vedere.
 
 
Tre giorni più tardi, il corpo di Aknamkanon venne  inumato e Mahad si occupò personalmente della protezione della tomba, era deciso a portare a termine il suo compito. Il faraone era stato magnanimo con lui, ma Seth aveva ragione, non avrebbe avuto una seconda occasione. Era il protettore delle tombe ed era compito suo preservare il riposo dei sovrani.
Ciò che tutti a palazzo sospettavano, però, era che nelle intenzioni del sacerdote ci fosse molto di più che la sepoltura dell’ex faraone. Ma senza prove, nessuno osò interferire nella sua missione. Atem stesso temeva le vere intenzioni dell’amico, ma non se la sentì di intromettersi.
 
Era tardi, eppure il faraone e gli altri sacerdoti erano ancora in udienza, tutti molto preoccupati per Mahad di cui ancora non si avevano notizie.
 
Lo stress di quei giorni era stato snervante, Yugi era esausto, infatti si congedò da Atem prima dell’udienza con i sacerdoti. Non avrebbe retto.
Si sarebbe preparato per la notte e avrebbe atteso Atem. Aveva ordinato di essere lasciato solo, desiderava cambiarsi d’abito personalmente e stare tranquillo.
Si richiuse la porta alle spalle osservando la loro enorme stanza vuota. Il letto perfettamente rifatto, le tende che lo circondavano legate e una delle sue tuniche piegata e posata sul baule di legno intarsiato d’oro.
Quella camera sapeva trasmettergli una tale pace e senso di protezione, il letto in particolar modo.
 
Aveva mosso solo un paio di passi dalla porta quando qualcosa gli cadde sul viso, sembrava una goccia d’acqua, ma quando la raccolse con l’indice e la vide, capì che non si trattava d’acqua, era rossa. Alzò lo sguardo verso il soffitto.
Strisce rosse scivolavano dall’alto, anzi dall’intera stanza, le pareti trasudavano sangue, che si spargeva ovunque, sporcava le lenzuola bianche, il letto, il luogo più sicuro in assoluto che conosceva. Era il suo rifugio, era certo che niente e nessuno gli avrebbe mai fatto del male in quel posto perché Atem sarebbe stato lì a proteggerlo.
L’odore ferroso dilagava ovunque. Osservava i muri ed essi si ferivano e sanguinavano. Chiudeva gli occhi tentando di mantenere la calma e loro si sentivano ignorati e sanguinavano.
Quel sangue gli gocciolava addosso, gli impregnava i capelli, gli abiti, la pelle che era diventata rossa. Ogni passo risuonava nelle pozze di liquido denso. Aveva le mani rosse, anche sotto le unghie, come se le avesse conficcate nella carne viva.
Era sempre più pallido, tremava. Era incapace di proferire parola e quel sangue lo invadeva. Non resistette oltre, un urlo selvaggio si fece strada dalla sua gola. Le corde vocali tremarono per l’alto tono che l’istinto gli fece assumere. La sua bocca si spalancò e l’intero viso si deformò in una smorfia di puro terrore. Si strinse le braccia al petto stritolando la pelle sotto alle unghie, mentre quella voce gli graffiava la gola sfumando lentamente, facendosi sempre più flebile, mentre le forze per mantenerla lo abbandonavano.
Ansimante ed esausto, ma anche terrorizzato da quel sangue, si lanciò contro la porta, ma questa non si aprì, la maniglia non si mosse e per quanto tentasse di aprirla, non si mosse. Movimenti convulsi l’accompagnarono mentre batteva contro il legno, in cerca di una via di fuga.
 
«no! no! no! » strillava, ma era chiaro che da lì non sarebbe uscito, stava arrivando qualcosa e doveva fuggire: «basta! Basta! »
 
Non ce la faceva più, la sua mente non poteva sopportare tutto quello. Figure oscure cominciarono ad apparire e avvicinarsi, sembravano morti, esseri mutilati. Entravano dalla porta, provenivano dalle altre stanze dei loro appartamenti.
 
«andate via! » strillò tentando di fuggire, raggiungendo il letto. Decine di cadaveri ammassati e sanguinolenti occupavano l’intero materasso.
 
Gridava talmente forte che non poté non essere udito dai sacerdoti che si stavano ritirando nelle loro stanze.
Al loro arrivo trovarono il principe completamente disorientato, che urlava e brandiva ogni cosa per scacciare i servi che volevano solo aiutarlo, fermarlo e calmarlo, timorosi di una ricaduta in quella brutta malattia da cui si era ripreso solo da pochi giorni.
 
«che gli prende? » domandò il sacerdote più anziano. In realtà intuì cosa gli stava accadendo, ma non poteva permettere che ricordasse, doveva farsi avanti e fermarlo.
 
«Yugi! »
 
Isis lo anticipò facendosi avanti. Conosceva Yugi meglio di tutti.
Lo vide sfregarsi convulsamente le braccia lasciandosi orribili segni rossi
 
«Yugi calmati, sono io! Va tutto bene! »
 
Era davvero orribile, era come nelle visioni che gli induceva per aiutarlo, ma  in quel momento era cosciente, non sognava e quella visione lo stava distruggendo dentro. Lo afferrò per le braccia cercando di immobilizzarlo, ma lui si dimenò strattonandola contro un mobile su cui cadde rovinosamente, un vaso andò in pezzi e quel rumore mandò Yugi ancora più nel panico.
 
«andatevene! Lasciateci, vi prego non fateci del male! » strillò ancora in cerca di una via di fuga.
 
Seth dovette intervenire, corse a soccorrere la sacerdotessa e Shada andò con lui.
Per Aknadin arrivò il momento di agire, tentò di avvicinarsi.
 
«principe, calmati» disse, ma quando Yugi sollevò lo sguardo su di lui, non vide un ‘non morto’, ma un uomo giovane con vesti regali e uno sguardo sanguinario che gli suscitò ancora più timore.
 
«no, vattene! »
 
Aveva ragione, inconsciamente si ricordava di lui e quelle lacrime che gli rigarono il volto deformato dal terrore, né furono la prova. Piangeva, proprio come allora, spaventato da lui e da ciò che lo circondava.
 
Yugi tentò ancora di fuggire, vide una via di fuga, la salvezza da quell’orrore e vi si lanciò contro, ignaro che ciò che lui considerava la salvezza, era in realtà un muro. Seth se ne accorse e per fortuna lo placcò prima che si spaccasse la testa. Gli cinse un braccio attorno alla vita trattenendolo, ma quel contatto aumentò le urla di Yugi, convinto di essere stato catturato da uno di quei mostri. La gola gli bruciava tantissimo, ma non riuscì a tacere e calmarsi.
Isis era nel panico, sapeva che tutto quello era stato causato dai suoi tentativi di aiutarlo a ricordare, ma il fatto che non riuscisse a farlo tornare in sé la stava devastando, possibile che avesse sbagliato qualcosa e che una delle sue ipnosi fosse ancora attiva? Perché allora non la ascoltava? Cos’era scattato nella sua mente per farlo  possedere da tanto terrore?
 
«lasciami! No! no! non mi toccare! » urlava dimenandosi, protendendo le braccia oltre le spalle di Seth, come un bambino strappato dalle braccia della sua mamma, probabilmente fu così nel suo mondo, perché proprio quella parola cominciò a uscire dalla sua bocca: «madre! Madre! No! madre! »
 
Finalmente anche il faraone, attardatosi a conversare con Karim, avvisato da alcuni servitori, accorse. Sapeva che Yugi stava male, ma quando udì le urla e quando lo vide, il cuore gli balzò in gola per lo spavento. Fattosi largo tra i servi accalcati alla porta, il faraone irruppe e corse a strappare il suo Hnm dalla presa di Seth che si allontanò.
 
Lo scosse e lo chiamò più e più volte.
 
«Yugi! Yugi svegliati sono io! Hnm calmati! »
 
Non capiva che non serviva a nulla, nessuno poteva capire, perché ciò che si trovava nella testa di Yugi era incomprensibile a loro. Yugi vedeva solo sangue e morte e Atem non faceva eccezione. Non aveva quasi più voce ed era esausto, piangeva e si dimenava, ma con grande debolezza scuotendo molto lentamente la schiena agitando le membra. Gli occhi erano arrossati dal pianto e i segni delle unghie visibili sulla pelle.
 
«Hnm! » lo scosse ancora il faraone, ma quella volta, in un tentativo di liberarsi da quell’essere che Yugi vedeva, lo spinse a colpirlo in pieno viso con un pugno, mentre un ultimo urlo seguì a quel gesto. Il faraone barcollò  e la tiara volò via dalla sua fronte sbattendo contro il muro cadendo poi rumorosamente a terra.
«faraone! » si preoccupò Seth.
 
Era più grave di quanto Atem pensasse. Era certo che si trattasse del  misterioso passato del suo principe su cui stava indagando ed era altrettanto certo di essere l’unico in grado di farlo tornare in sé. Scuro in viso, gli afferrò saldamente le braccia e lo sbatté al muro.
 
«Basta! Basta Hnm! » tuonò a pochissima distanza dal suo viso.
 
Ci riuscì, la sua voce raggiunse le sue orecchie scavalcando le grida e la paura. Lentamente il sangue scomparve e quell’essere mostruoso che lo braccava prese le sembianze di Atem, preoccupato per lui, con il terrore negli occhi e la fronte corrucciata.
 
«Atem…»
 
Ansimava, ma il peggio sembrava essere passato e per questo Atem lo lasciò scostandosi da lui.
Il colpo che aveva ricevuto pulsava sulla sua guancia e fu la prima cosa che Yugi vide.
 
«sono stato io? » lo interrogò sfiorando lo zigomo rosso.
«non è niente» si sforzò di sorridergli.
 
In fondo un colpo simile non era davvero nulla in confronto a ciò che aveva fatto passare a loro in quei minuti. Aveva dimenticato di non portare più la tiara e ciò mostrò a Yugi la stella a quattro punte sulla sua fronte, quella che il mercante gli aveva fatto con la sua frusta. Entrambi portavano segni sul corpo che preferivano nascondere all’altro, segni della loro debolezza passata che ancora li tormentava e se Atem temeva i segni sulla spalla di Yugi, allora il giovane principe non riusciva a guardare quel segno sulla sua fronte senza ricordare quel giorno e soffrirne. Stava per ricadere in quel baratro oscuro da cui era appena uscito, ma Atem reagì repentinamente attirando il suo sguardo nei suoi occhi.
 
«no! no! Ascoltami, guardami Hnm. Respira. Calmati. Fai respiri profondi» lo invitò facendoli anche lui per farsi imitare e calmarlo: «è finita, è tutto finito» lo tranquillizzò abbracciandolo forte.
 
Ancora pallido, Yugi si lasciò stringere, il cuore ancora gli esplodeva nel petto, ma almeno non vedeva più sangue e morte, anche se gli sguardi di tutte quelle persone lo turbarono. Per fortuna bastò una sua occhiata spaventata lasciata prima di nascondersi nella veste di Atem per far capire a Seth il da farsi. Mandò via tutti e i sacerdoti li seguirono lasciando nella stanza solo il sovrano, il suo amante e Isis che si permise di restare e avvicinarsi a loro.
 
«mio signore, come ti senti? » si preoccupò
«meglio» mormorò stringendosi ad Atem, il suo posto sicuro: «mi…mi dispiace»
«non è  successo niente di grave, Hnm» lo rincuorò Atem a cui batteva ancora il cuore per lo spavento, Yugi lo sapeva e lo sentiva, ma la sua voce calma era di grande conforto.
«ti preparo una tisana che ti aiuterà a dormire» disse la donna prima di congedarsi da loro.
 
Rimasti soli, Atem portò Yugi a letto aiutandolo a sedersi, senza mai lasciargli la mano.
 
«cos’è successo? »
«non lo so, non me lo ricordo» mormorò a testa china stringendogli la mano. Era chiaro che mentisse, ma il faraone preferì attendere che la paura passasse e lasciarlo riposare ancora
«non importa, Hnm. Non è stato niente, riposati» disse accarezzandogli i capelli e baciandogli la guancia.
Per Yugi fu molto piacevole, tanto che si lasciò andare adagiandosi sulle sue gambe. Passò un po’ prima che Isis tornasse e quando lo fece porse in un infuso rosato al ragazzo che lo bevve tutto d’un sorso e poi scattò in piedi.
 
«desidero vedere il mio nipotino» disse
«non credo sia il caso» lo contraddisse Atem sfiorandogli le spalle: « e poi non credo che al bambino farà bene starti vicino con te in questo stato»
«sei debole mio principe, devi riposare» gli diede ragione Isis
«lasciatemi andare, per favore» si lamentò avanzando.
 
Pochi passi e poi crollò tra le braccia del faraone che lo sostenne avvolgendogli un braccio in vita
 
«l’hai fatto potente questo infuso» commentò, visto l’effetto repentino che aveva avuto.
«perdona l’iniziativa, ma ho pensato che un lungo riposo avrebbe giovato» rispose aiutandolo a metterlo a letto. Si sarebbe occupato Atem di cambiargli quei vestiti scomodi preparandolo per la notte.
«hai fatto bene» annuì: «è da un po’ che Yugi fa strani sogni, c’è qualcosa che non lo fa dormire tranquillo. Spero che con le tue erbe, almeno stanotte, ci riesca» disse rimboccandogli le coperte e accarezzando quei capelli ribelli: «io credo che… che abbia a che fare con il suo passato»
 
 
Isis sussultò, a quanto pareva il faraone sapeva molto più di quanto il suo compagno volesse fargli sapere. Da entrambi i segreti aumentavano di giorno in giorno e tutti allo scopo di proteggersi a vicenda. Presto avrebbero dovuto presentarsi il contro e questo Isis lo vedeva chiaramente, ma per il momento andava bene così, si congedò dal re e se ne andò tornando a preoccuparsi per Mahad che in quelle ore si stava confrontando con Bakura.
 
«Babu…» mormorò Yugi nel sonno. Non parve turbato quella volta, l’infuso doveva averlo rilassato parecchio e anche se quel nome turbava parecchio Atem, non poté che sorridere e stendersi al suo fianco stringendolo forte.
«buonanotte mio piccolo principe» gli augurò scostando una ciocca bionda per scioccare un bacio sulla sua guancia morbida.
 
 
Furono i nitriti dei cavalli a svegliare Yugi il giorno seguente. Atem non era al suo fianco e ne fu felice vista la quantità di sangue che aveva perso dal naso e che aveva tinto il cuscino di rosso.
Ripreso, si affacciò alla finestra.
Vide Atem insieme a Mana e ai sacerdoti, erano appena rientrati, la ragazzina piangeva, ma quando lui tentò di darle conforto, questa lo rifiutò e fuggì via. Yugi poté solo immaginare cos’era accaduto e la vista dei soldati che portavano al tempio di Veju una tavola di pietra, non poté fare altro che aumentare i suoi sospetti.
Non passò molto, prima che le porte della stanza si aprissero. Era Atem e lentamente lo raggiunse, ciondolava e trascinava i piedi, non era stanchezza quella sul suo volto, ma delusione, sconfitta. Sembrava incapace di alzare lo sguardo. Posò pesantemente la teta sulla sua spalla lasciandosi cadere a terra, un attimo dopo.  Yugi lo accompagnò delicatamente stringendogli la testa al petto, accarezzando i suoi capelli.
Aveva la sabbia appiccicata sulla pelle, nei capelli, i suoi abiti erano impregnati del pungente odore di Amon. Era stata una notte lunga e pesante e tutto ciò che il faraone aveva bisogno era di stare stretto tra le braccia di Hnm, inspirare profondamente il suo profumo e non sentire altro se non il suo cuore battere contro il suo orecchio.
 
«mi dispiace» mormorò Yugi: «sarà vendicato»
«lo sarà» gli rispose aggrappandosi al suo braccio. Non riusciva a piangere, ma la perdita dell’amico faceva male, molto male.
«Bakura dovrà pagare per tutto quello che ha fatto! »







Eh... qui Bakura ha svegliato il can che dormiva... ocio Baku!
Cmq.... raga Yugi non ci sta più con la testa DD: gli serve uno psichiatra, ne conoscete uno buono? XD

Colgo l'occasione per fare di nuovo gli auguri a masaya che oggi compie gli anni e ringraziarla come sempre della rilettura che fa di questi capitoli ^^
Noi ci vediamo domenica prossima (sì sono indietro ma... il prossimo capitolo è da finire!! T^T )
bye!
   
 
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