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Autore: Ederson50    10/04/2016    0 recensioni
Una nazione molto particolare.
Con le sue certezze e i suoi dubbi.
Con un mondo di idee e di innovazioni da scoprire e ammirare.
Ma con molti difetti che si celano ancora al suo interno.
Questo ed altro sono le: 50 sfumature di Serbia!
Genere: Mistero, Science-fiction, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Slovenia. Allora?
 
La Slovenia è un po’ come quel bambino che vuole essere lasciato in pace, ma che deve essere incentivato a esprimere il suo potenziale per sfondare nel mondo.
 
La storia che vi racconta parla proprio di questo.
 
 
 
 
 
Marin Skobujca, un ragazzo di 19 anni che viveva coi suoi genitori (Janko il padre, e Milena la madre) e la sorella Katalina di 14 anni; trovò una mattina d’inizio primavera un bambino sloveno di 7 anni di nome Joviçe, e una lettera in cui era scritto; “Se avete ricevuto questa lettera vuol dire che noi siamo morti o non possiamo più permetterci di averlo per via del fatto che non stiamo più in salute, tenetelo nella vostra famiglia e qualche volta portatelo a vedere la Slovenia, nostra terra natia, ci teniamo molto.
Firmato: Alin e Ylena Jokania, genitori di Joviçe.
 
Inizialmente lui non capì, ma vedendolo lì a terra sull’asfalto, lo portò dentro e lo fece vedere ai suoi genitori.
 
Gli disse:- Guardate! Inoltre c’era anche questa lettera col bambino.
 
Loro la lessero, ma l’esito non fu come Marin sperava:- Non possiamo permetteci un altro figlio, come neanche loro. Lo porteremo in orfanotrofio dove lo tratteranno bene.
 
Ma Marin non ci stava:- Ma l’avete letta la lettera! Non voglio che vada a finire lì, soprattutto dopo che da piccolo l’ho attraversato con la scuola e ho visto cose raccapriccianti!
 
E i genitori, dopo un confronto verbale, alla fine decisero di tenere il bambino, ma doveva stare con Marin in camera.
 
Lui era al settimo cielo, aveva sempre desiderato avere un fratellino dato che lui aveva la sorella femmina, cugine femmine, parenti femmine, etc… tutte rigorosamente femmine.
 
Per lui sembrava fatto apposta, ma in cuor suo sapeva benissimo che non era così.
 
 
 
A questo punto vi chiederete: cosa c’entra questo con la Serbia e la Slovenia? Ecco che ci arriviamo.
 
 
 
Passarono 2 mesi, e Marin ricordò quella lettera, soprattutto la parte in cui lo si doveva portare in Slovenia per fargli vedere la sua terra natia, per fortuna i suoi genitori organizzarono una vacanza proprio lì, probabilmente perché anche loro si ricordavano di quello che c’era scritto.
 
Partirono tutti alla volta di Lubiana, e Marin si tenne stretto l’ormai divenuto suo fratello pronto a raccontargli tutto appena messo piede a Lubiana, ma quella città per un breve periodo divenne famosa per un pericoloso adescatore di bambini che ne aveva già fatti sparire 14 nell’arco di quei 2 mesi.
 
Arrivati a Lubiana cominciarono a visitarla, come ogni buon turista, videro tutto il centro storico, i vari monumenti, etc…
 
E ad un certo punto arrivò un signore vestito alla bell’è meglio che chiese ospitalità nell’hotel dove alloggiavano.
 
Loro ovviamente non potevano far altro che rifiutare, dato che avevano sentito della notizia dell’adescatore.
 
La sera tornarono in hotel per la cena, che mangiarono con tutta calma e serenità.
 
Ma la notte quando tutti erano a dormire, eccolo che arriva dalla finestra tramite una scala presa da un cantiere vicino, e si apprestò a rapire Joviçe, ma Marin che aveva sentito lo scricchiolare della scala, si svegliò e difese il fratello adottivo come poteva.
 
Dopo un minuto mise a terra l’adescatore, e gli chiese senza troppe pretese:- Chi sei, e cosa ci fai qui?
 
E lui rispose:- Mi chiamo Alin, e sono venuto a riprendermi mio figlio.
 
Ma Marin non gli credette:- Se sei veramente suo padre non avresti fatto questo per venirlo a riprendere, ne avresti parlato con la polizia e magari lo ritrovavi!
 
” L’ospite” si accorse di quanto lui fosse sveglio pur essendo mezzo assonnato, infatti appena il 19enne allentò la presa si liberò e tentò di prendere con la forza Joviçe e farlo sparire.
 
Ma l’amore che Marin aveva sul “fratello” era molto più forte, e con una rapidità mai vista mise al tappeto l’adescatore e lo portò ai suoi genitori dicendo:- L’adescatore di cui si parla ha tentato di rapire mio fratello! Ora capite perché dobbiamo tenerlo!
 
Infatti si accorsero di quanto il loro figlio fosse responsabile nei suoi confronti:- Ok, possiamo tenerlo, e sarà parte della famiglia.
 
A sentir queste parole esultò manco fosse allo stadio, e portò suo fratello in giro per Lubiana assieme qualche volta al padre e qualche volta alla madre.
 
Scoprirono però un talento che non era mai stato scoperto prima, sapeva disegnare e ricordare alla perfezione ambienti che aveva visto poche volte in poco tempo, ma soltanto Marin inizialmente se ne accorse perché si stavano per perdere nel centro di Lubiana.
 
Poi però anche gli altri se ne accorsero, e cercarono di dar frutto al suo talento, quantomeno in famiglia, nel remoto caso in cui si dovessero perdere da qualche parte.
 
 
 
Questa storia cosa intende insegnare? Insegna che per far crescere un bambino, un ragazzo o anche una nazione, bisogna far fruttare il suo talento, ed esprimerlo senza alcun timore.
 
Spero che questo possa essere d’aiuto per nazioni piccole come la Slovenia.
 
 
 
Con affetto dal popolo sloveno
Ian Skobujca, zio di Marin e ambasciatore della Slovenia in Serbia a Belgrado.
 
 
 
NOTA DELL’AUTORE: Spero che anche questo capitolo sia piaciuto, recensitelo per farmi vedere e capire cosa va bene e che errori più o meno grossolani ho commesso, e ci vediamo alla prossima!
   
 
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