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Autore: Alex995    10/04/2016    10 recensioni
-Scusate, Tommy e Laurel non vi hanno mai parlato della tutela legale di Sophie?-
-No.- diciamo all'uniscono Oliver ed io.
-Beh.... stilando il loro testamento, chiesi chi si sarebbe dovuto occupare di Sophie nell'ipotesi di un loro prematuro decesso e loro alla fine... nominarono voi. Voi due.-
Oliver e Felicity sono migliori amici: lui è il CEO dell'azienda di famiglia, lei è la sua fidata assistente. Sin dal loro primo incontro, Oliver è rimasto affascinato dalla giovane informatica, invitandola ripetutamente a cena ricevendo però sempre la solita risposta: NO.
Quando le cose sembrano andare per il verso giusto, Felicity viene a conoscenza di una verità che non riesce a tollerare e si allontana da lui.
Dopo ripetuti tentativi a riavvicinarli, è il decesso prematuro di Laurel e Tommy Merlyn, che lasciano la piccola Sophie di solo un anno, orfana di entrambi i genitori.
E nel giro di poco tempo, Oliver e Felicity si ritrovano a crescere una figlia, che fino ad allora avevano considerato solo una nipote.
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Sono tornataaaaaa!
Spero di avervi incuriosito. La storia si ispira al film "Life as we know it" cui regista è il nostro produttore preferito: Greg Berlanti.
E' una fanfiction AU. Spero vi piaccia ;)
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dinah 'Laurel' Lance, Felicity Smoak, Oliver Queen, Tommy Merlyn, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                                                                   Capitolo 2


-C’è l’avete fatta!- esclama Tommy venendoci ad aprire la porta.
-Ci siamo fermati a prendere il gelato.- esclama Oliver mettendomi una mano dietro alla schiena per invitarmi ad entrare per prima.
Pensavo che il viaggio in macchina  sarebbe stato imbarazzante e invece non è stato cosi. Oliver ha messo il cd del mio gruppo preferito (I Coldplay) , mettendo però un volume alquanto basso per poter chiacchierare un po’.
-Ciao Tommy.- dico dando un bacio veloce al padrone di casa entrando nell’ingresso della villa dei coniugi.
E’ una casa bellissima: c’è una rampa di scale in legno bianco che porta al piano di sopra. Sulla destra una stanza da pranzo enorme con un tavolo per 8 persone, mentre sulla sinistra il soggiorno con un divano a L. Davanti a me, un corridoio che porta alla cucina.
Mi sfilo velocemente la giacca, che Tommy si offre di prendere, e seguo l’odorino che proviene dalla cucina.
-Sei già all’opera?- chiedo divertita a Laurel notandola dietro ai fornelli.
-Hey siete arrivati!- dice venendo verso di me per abbracciarmi.
-Abbiamo portato il gelato.- dico giustificando il nostro ritardo di circa venti minuti.
I ragazzi ci raggiungono, e Tommy va verso il freezer per posare il gelato.
-Congratulazioni Laurel.- dice Oliver dando un bacio sulla guancia alla nostra amica.
-Ciao Ollie.- dice Laurel sorridendogli. –Stai bene? Ti vedo…. strano.-
Strano? Che intende per strano?
-Certo… mai stato meglio.- ammette lanciandomi una frecciatina.
-Questa casa è stupenda.- ammetto sincera guardandomi intorno cambiando discorso. La cucina è cosi grande, che Tommy e Laurel hanno deciso di mettere altri due divani a tre posti per più posti a sedere.
-Visto?- chiede retorica Laurel euforica al massimo. –Vieni ti faccio fare un giro.-
-Io stappo il vino.- dice Tommy . –Oliver prendi tu i bicchieri?-
Oliver era già pronto a seguirci, ma Tommy lo blocca, facendogli uno strano giochino con gli occhi indecifrabile invitandolo forse a non lasciarlo solo. 

 
 
Al piano di sopra c’è un bagno enorme, due camere da letto, e una terza camera che secondo una mia idea sarà destinata ad un futuro ipotetico bambino.
-Gli archittetti sono stati grandi… sono riusciti a terminare i lavori in due mesi e non è stato facile.- dice Laurel quando usciamo dalla sua camera da letto.
-Hai sposato Tommy Merlyn, uno degli scapoli d’oro di Starling City… è normale che sia cosi.-
-Approposito di scapoli d’oro…. Cos’ha Oliver?- chiede bloccandomi mettendomi una mano sul braccio invitandomi a fermarmi quando arriviamo in cima alle scale.
-Niente.- dico facendo la finta tonta.
-Niente? Sei una pessima bugiarda.-
-Niente.- ripeto più sicura. Ma Laurel inizia a fissarmi e io qualche secondo dopo, alzo gli occhi al cielo e le rivelo tutto. –E va bene…. mi ha chiesto di uscire.- ammetto sincera visto che so non cambierà discorso facilmente.
-Cosa?- urla incredula.
-Shh, zitta.- dico mettendole una mano sulla bocca.
-Dio, lo sapevo.- ammette felice. –Com’è  successo? Cosa ti ha detto?-
-Niente..  non ne abbiamo davvero parlato.. ha solo detto che vuole portarmi in un ristornate italiano.-
-Hey..- dice Laurel attirando la mia attenzione accarezzandomi il viso. –Non sei contenta?-
Si che lo sono. Lo sono tanto.
Speravo che Oliver cambiasse idea su di noi, speravo che non mi vedesse come una semplice amica o peggio ancora come una collega. Ma… non vorrei che questa situazione incidesse sulla nostra amicizia.
-Non voglio perderlo, Laurel. Non voglio rovinare la nostra amicizia..-
-Sappiamo entrambe che tra di voi c’è di più che una semplice amicizia. Tutti lo sanno! Perfino Moira, spera che possa succedere qualcosa tra di voi.-  dice Laurel facendomi ridere.
E pensare che all’inizio Moira mi odiava. Ora mi vuole addirittura con il figlio?
-Hey.- dice Tommy salendo le scale di casa fermandosi a metà strada. –State bene?-
-Si..- diciamo insieme Laurel ed io sperando che non ci abbia sentito.
-Il timer ha suonato.- dice Tommy facendo scattare Laurel giù per le scale. Io la seguo, arrivando giù in cucina notando Oliver concentrato ad osservare non so quale partita di hockey alla televisione. Quando mi vede arrivare, mi tende la mano invitandomi a raggiungerlo. Lo faccio, e lui mi porge il suo bicchiere con il vino che bevo senza problemi.
-E’ la replica del campionato? Quella che abbiamo visto da me il mese scorso?-
Conosco già la risposta, più che altro ho messo in mezzo un discorso qualunque cercando di smorzare l’imbarazzo nello stare abbracciata ad Oliver come se niente fosse. Il suo braccio è stretto intorno alla mia schiena, attirandomi verso di se come se fosse la cosa più naturale del mondo. E io non so come comportarmi. Ci comportiamo come due fidanzatini. L’abbiamo sempre fatto.
Ci abbracciamo, camminiamo cosi anche per strada.
-L’ho dovuta registrare visto che eravamo in viaggio di nozze.- dice Tommy avendo sentito la mia domanda nonostante sia a metri di distanza.
-E’ un peccato amico… è stata una partita senza precedenti.- dice Oliver. Lo guardo perplessa, leggermente confusa dalle sue parole.
Davvero? L’ha davvero detto?
-Gli uomini e lo sport.- sussurro alzando gli occhi al cielo.
-Ero troppo impegnato con mia moglie, Oliver…- ammette Tommy dolcemente. –Ne è valsa la pena.-
Mi giro verso i due sposi, osservandoli mentre si baciano.
-Allora il romanticismo esiste ancora.- dico lanciando una frecciatina al mio amico.
-Ti stai riferendo a me per caso? Io sono romantico.- tenta di difendersi Oliver. 
-Tu?- chiedo retorica prima di ridere come una matta. -Lo sei solo con chi vuoi tu.-
-Tu sei sulla lista, non puoi lamentarti.- sussurra dandomi un bacio sulla fronte.
Fortunatamente, Tommy e Laurel ignorano ciò che ha detto Oliver mentre io mi concentro sulle sue parole e sul suo specifico significato.
Iniziano a fissarci seriamente, poi però dopo alcuni secondi faccio fatica a trattenere una risata cosi prendo l’iniziativa e cambio discorso.
-Propongo un brindisi.-
Mi separo da Oliver, andando verso l’isola della cucina per versarmi un po’ di vino nel bicchiere.
Noto sottocchio che Tommy e Laurel si scambiano uno sguardo strano, ma non ci bado molto alzando il calice invitando anche Oliver a fare lo stesso.
-Direi di brindare a voi due..-
-In realtà.- dice Laurel interrompendomi. –C’è altro per cui brindare.-
Tommy attira l’attenzione della moglie, mettendole un braccio dietro alla schiena.
-Sei sicura?- chiede sottovoce.
-Si… voglio che loro sappiano.- dice Laurel a voce bassa facendomi scambiare uno sguardo confuso con Oliver che come me non capisce il motivo di tanta segretezza.
-Che succede?- chiede Oliver avvicinandosi a me.
-Aspettiamo un bambino.- dice Laurel sorridente.
 
 
 
Non ci posso credere.
Laurel è incinta.
Ho riempito la futura mamma di domande, anche mentre eravamo a tavola a cenare. L’ha scoperto solo una settimana fa, e secondo il test dovrebbe essere su per giù di un mese.
Non l’hanno detto ancora a nessuno, solo al padrino e alla madrina del piccolo che nascerà: ovvero Oliver ed io.
Sono stata più che felice di accettare la loro richiesta. Mi aspettavo che Laurel lo chiedesse a sua sorella Sara, ma alla fine non è stato cosi. E la cosa mi ha spiazzato, visto che so quanto siano legate le sorelle Lance.
-Non ci posso ancora credere.- ammetto schietta quando Oliver parcheggia l’auto nel mio vialetto. –Diventeranno genitori.-
-E la cosa che ti sbalordisce di più? Ci hanno chiesto di fargli da padrino. Questo non ti sconvolge?-
-No.. voglio dire, mi aspettavo che Laurel lo chiedesse  a Sara ma… sono stata felice della sua proposta. Non posso dire lo stesso di te visto che stavi per svenire in cucina…- puntualizzo divertita.
-Non stavo per svenire! E’ solo che… non è troppo presto, secondo te? Sono sposati da qualche mese…-
-Ma Tommy è innamorato di lei da anni.- dico interrompendolo. –E’ cosi. La ama, e vuole renderla felice. E Laurel desiderava tanto un figlio.-
-Forse hai ragione.- sussurra spegnendo il motore dell’auto parcheggiando l’auto proprio di fronte casa mia.
-Io ho sempre ragione. - ammetto vantandomi un po’ della cosa, aprendo la portiera per scendere dalla macchina. Prendo le chiavi di casa dalla borsa, Oliver dietro di me mi segue in silenzio.
Apro la porta , e quando entro mi sfilo subito i tacchi e il cappotto. I piedi mi fanno male, indosso scarpe alte da stamattina vista la giornata sfiancante a lavoro. Oliver chiude la porta alle sue spalle, restando però fermo in salotto ancora con il cappotto addosso.
Mi giro verso di lui, e noto che mi sta osservando silenziosamente.
-Vuoi andare via?- chiedo immaginando già la risposta.
-No… ma non voglio che si crei imbarazzo tra di noi .- ammette schietto.
-Imbarazzo? Oliver, io non sono imbarazzata.-
-Sei sicura?-
-Si.. qui quello imbarazzato sembri tu. Se ti sei pentito di avermi chiesto di uscire…-
Anche se lo dico a malincuore visto che vorrei davvero avere un appuntamento con lui,  non posso costringerlo.
-No…- dice scuotendo il capo venendo verso di me. –Volevo chiedertelo da tempo..- ammette accarezzandomi le braccia.
-Perché non l’hai fatto?- chiedo curiosa cercando di smorzare la tensione.
-Mi hai dato già un palo ricordi? Non volevo rovinare tutto…-
-Toglimi una curiosità… sono stata l’unica donna a dirti di no?- domanda divertita.
-L’unica..- sussurra rientrando le labbra nervoso.
-Questo spiega molte cose.- ammetto stuzzicandolo lasciandoli li fermo mentre vado verso il frigo per prendermi un bicchiere d’acqua.
-Che intendi?- chiede confuso.
-Si dice che … le cose che non possiamo avere siano quelle che in realtà attirano di più la nostra attenzione.-
-Se non mi avessi detto quel no, saremo usciti, avremo scopato, non ti avrei mai conosciuto , non saremo diventati colleghi e ora non saremo qui. Quindi si.. deduco che sia cosi.-
Si toglie il cappotto poggiandolo sullo schienale di uno degli sgabelli dell’isola, slacciandosi anche i bottoni dei polsini della camicia per farsi delle grandi pieghe.
-Sarei stata una delle tante.- dico scrollando le spalle.
-E’ un bene che tu mi abbia detto di no.-
-Ah si? Non la pensavi cosi due anni fa.. mi sembravi abbastanza arrabbiato.-
-Aspettare è stata la cosa migliore . - ammette facendomi sorridere come una stupida.
Riesce a essere cosi dolce. E la dolcezza non fa parte di lui. Cioè , è un tipo dolce con la madre e forse sotto sotto anche con la sorella (visto che è ancora piccolina avendo 22 anni), ma non lo è mai stato con me. Non mi ha mai detto delle cose del genere prima.
-Bene… ora vieni a letto con me.-
Oliver spalanca gli occhi quando sente queste parole, accennandomi un sorrisetto imbarazzato.
Ma cosa mi dice la testa? Perché mai ho detto una cosa del genere?
-Non in quel senso. Non a fare sesso.- dico tentando di giustificarmi, superando l’isola per andare verso di lui. –Anche se secondo me, il sesso con te è grandioso….-
-Nessuna si è mai lamentata.- dice facendomi innervosire cosi da ricevere un pugno sul braccio che non gli fa niente.
Che bastardo! Ma lo fa apposta o cosa?
-Sai cosa? Dormi sul divano.- ammetto risoluta. –Nessuno si è mai lamentato del mio divano.-
Vederlo con altre donne è sempre stato difficile. Immaginarlo in atteggiamento intimi poi non ne parliamo. E ora sto approfondendo un nuovo mondo con lui, la sfera della gelosia.
-Non stavi per dirmi questo.- dice divertito. –E poi sappiamo entrambi che nel giro di 5 minuti, verresti a farmi compagnia.-
Ha ragione. Alla fine faccio sempre questo. Lui che dorme sul divano, io che lo raggiungo e infine lui che mi sposta di peso in camera mia restando a dormire al mio fianco. L’unica pecca è che, scompare sempre la mattina. Corre a casa a cambiarsi, avendo solo abiti del giorno prima. 
-Non verrò a cercarti.- dico schietta con un po’ di malincuore.
-Ah no? In tal caso….-
Non ho il tempo di pensare alle sue parole, che Oliver si abbassa, mi prende in spalla e mi issa da terra.
-Oliver!- urlo sbattendo i piedi. –Mettimi giù!-
A  testa in giù, in un momento di follia, gli do uno schiaffo sul sedere e lui di rimando colpisce me.
-Sei sexy anche da questa angolazione.- ammette sincero Oliver facendomi imbarazzare.
Percorre il corridoio, entra in camera mia e poi come un peso morto, mi rimette giù facendomi però trovare stesa di schiena sul mio materasso.
Oliver finge di pulirsi le mani come se avesse appena finito un lavoro sporco, e io corruccio lo sguardo pronta a provocarlo.
-Smettila di prendermi in giro.- dico fingendomi offesa.
-Non ti ho mai preso in giro.-
 -L’hai appena fatto.- puntualizzo.
Prende l’iniziativa, piegando un ginocchio posandolo sul letto per poi abbassarsi su di me, facendo però peso sulle sue braccia tese disposte ai lati della mia testa.
-Mai.- sussurra.
3 lettere, 1 sola parola. Dette con un’intensità tale da farmi venire la pelle d’oca.
–Neanche la prima volta che ti ho vista l’ho fatto nonostante indossassi quella camicetta rosa trasparente, e quel rossetto rosa intenso.-
-Quel rossetto l’ho pagato 25$!- dico in mia difesa. –E lo metto ancora oggi!-
-Ti mette in risalto le labbra… mi piace.- dice cercando di appararsi.
-Non volevi dirmi questo, ti conosco.- ammetto sincera.
-Allora siamo in due… cosa stavi per propormi 5 minuti fa?-
Sapevo che alla fine saremo arrivati comunque a parlare di questo. Oliver usa bene le parole. E secondo me usa bene anche la bocca  e il resto del corpo.
Ma che cavolo penso? Sto davvero immaginando lui e la sua bocca in movimento?
-Abbiamo già condiviso un letto insieme.. non per fare sesso ovvio, a meno che non sia successo e io non me lo ricordi , ma non credo sia possibile visto che .. .. è vero di solito accade perché ci addormentiamo mentre guardiamo un film sul divano ma…. hai capito  cosa voglio dire, no?-
Siamo troppo vicini. Maledettamente vicini.
Basterebbe cosi poco a mettere fine a tutta la tensione che c’è tra di noi. Anche un semplice bacio calmerebbe la sente di sangue che ho di lui.
Non sono una vampira, meglio specificarlo, ma … quando si tratta di lui, lo vedo sempre come un bignè da poter mangiare con la panna.
-Respira.- dice Oliver con una voce intensa riportandomi alla realtà. –Ho capito.-
-Se non mi capisci tu che mi hai sentito balbettare milioni di volte… -
-Mmm…- mugola maliziosamente inclinando il capo come se mi stesse osservando meglio.
-Mmm…? Che intendi con mmm? E’ tipo il verso che fa il lupo quando sta per addentare l’agnello? No perché se è cosi, vorrei saperlo. Non siamo mai stati cosi vicini, e il fatto che tu voglia uscire con me per un appuntamento vero, mi fa pensare che la tua mente stia avendo dei pensieri sconci su di noi in tante posizioni che sarebbe anche inappropriato ripetere a voce alta…. Il punto è che… devo fare pipi.-
Avevo iniziato bene! Stavo facendo un bel discorso, forse passando da un punto all’altro un pò troppo velocemente,  ma stavo andando bene! Avevo fatto anche il paragone con il lupo e l’agnello, finendo poi per rivelargli che devo fare pipi!?!?
Sono eccitata. Dio, se sono eccitata.
Forse lo è anche lui, e io ho parlato di pipi. Che bella figura di merda.
Oliver cerca di trattenere un sorriso, rientrando le labbra come fa quand’è imbarazzato o nervoso.
-E’ il tuo modo carino per dirmi di non baciarti?-
Stava per baciarmi?  Voleva baciarmi?
Datemi una sfera magica per tornare indietro nel tempo, vi prego!
-Stavi per baciarmi?-
-Può darsi… ma devi fare pipi quindi…. vai in bagno e approfittane per cambiarti…- dice cambiando discorso alzandosi da sopra di me. -Io scelgo il film da vedere.-
Merda no! Voleva baciarmi! Cambio di rotta.
Bingo ho rovinato tutto. Perfetto.
Ora non devo mostrarmi contrariata. Se voleva baciarmi l’avrebbe fatto comunque, con o senza stimolo della pipi.
Forse non voleva? Mi sta prendendo in giro?
-Ho preso a noleggio “Piacere sono un po’ incinta” con Jennifer Lopez….. dicono che è divertente.- dico fredda alzandomi dal letto pronta ad andare in bagno.
-Visto che ci troviamo in tema….- sussurra Oliver andando verso il televisore della camera aprendo il mobiletto dove ci sono i DVD.

 
                                                                                                      *******************

Quando Felicity esce dal  bagno è ancora mezza vestita ma non indossa le calze, ne i tacchi ed è struccata.
-Tocca a te.- dice Felicity entrando in camera.
Nel frattempo che lei era dentro, io mi sono distratto un po’ inserendo il film nel lettore DVD,  concentrando anche la mente su altro che non riguardasse la mia migliore amica.
Le ho chiesto di uscire e lei ha accettato. Per un appuntamento. Non un’uscita amichevole.
Un appuntamento.
Ero super imbarazzato quando gliel’ho chiesto, in realtà non volevo neanche approfondire il discorso, ma lei ha insistito tanto e le parole di Thea continuavano a risuonarmi nel cervello che alla fine ho ceduto.
E…. la stavo per baciare.
Ci mancava poco cosi e avrei potuto toccare le sue labbra con le mie facendole finalmente capire quanto la desiderassi.  Lei ha iniziato a parlare a vanvera come sempre, facendomi eccitare ancora di più come un quindicenne in calore, e poi? E poi nulla.
Mi sono tirato indietro non volendo rovinare tutto come al solito.
Felicity apre l’armadio e mi porge il pantalone di tuta che di solito indosso per quando resto a dormire.
-Grazie.- dico facendole l’occhiolino nel momento in cui me lo porge.
Quando le nostre dita si toccano, entrambi siamo colpiti da una leggera scarica elettrica che ci fa tremare anche le gambe. So che c’è una certa tensione nell’aria ma non credevo che si potesse manifestare anche cosi. Prima che la mia mente possa inviarmi strani impulsi al resto del corpo, la supero velocemente e vado in bagno per cambiarmi. Mi sfilo i pantaloni, indosso la tuta e tolgo anche la camicia, restando a torso nudo come se fosse la cosa più normale del mondo. Di solito dormo cosi sul divano… di certo non è la prima volta che dormo nel letto di Felicity ma questa volta è diverso.
Lei forse sa cosa provo… io posso solo immaginare cosa prova lei (in realtà spero che senta qualcosa per me perché se non fosse cosi, credo che rovinerei tutto come solo io so fare). Vorrei approfondire il discorso ma allo stesso tempo non vorrei sembrare noioso. L’argomento potrebbe infastidirla? Potrebbe farle cambiare idea?
Non lo so.
So solo che quando uscirò da qui dentro, le cose potrebbero essere dure da sopportare. E di duro c’è già qualcos’altro che cerca di fare capolino attraverso il tessuto della tuta che indosso come pigiama.
Mi lavo velocemente i denti, prendendo dal cassetto lo spazzolino di riserva che mi ha dato la padrona di casa, e poi poggio le mani sul bordo del marmo freddo che circonda il lavandino e fisso il mio riflesso nello specchio.
-Puoi farcela, Oliver. E’ solo Felicity. La conosci da anni… andrà tutto bene. Cerca di non saltarle addosso ne di fare cose avventate.- sussurro a me stesso in terza persona.
Tiro un sospiro, prendo aria nei polmoni e apro la porta del bagno camminando silenziosamente nel corridoio (visto che sono anche scalzo) arrivando sulla soglia della camera.
La vedo, seduta nel suo lato del letto, con il cellulare tra le mani, con indosso la mia maglietta del college e uno specie di pantaloncino nero (a me sembra più una culottes) davvero troppo troppo corto.
Come posso resisterle? Le sue gambe toniche sono messe cosi in evidenza… quella maglietta le va davvero bene. Mi piace che indossi la mia roba.
-Ho ricevuto un email dall’assistente di Isabel…. Domani avete una colazione di lavoro.- dice riportandomi alla realtà accorgendosi ovviamente della mia presenza.
Entro nella stanza, posando il pantalone e la camicia su una sedia accanto al comò all’ingresso, andando dal lato opposto alla porta (quello verso la finestra) slacciandomi l’orologio d’acciaio.
-Che bella notizia.- sussurro scherzando.
-Di cosa ti lamenti? Con te si comporta  bene… è me che odia.- dice leggermente infastidita. –E io non so neanche il perché.-
-E’ solo gelosa del nostro rapporto.- dico schietto stendendomi accanto a lei, aggiustando bene i cuscini che ho dietro alla testa.  
-Ufficialmente sono solo la tua assistente esecutiva.- dice continuando a controllare il cellulare.
Ufficialmente ha detto? 
 –E poi, le voci che circolano su di noi le ha messe lei in giro.- dice quasi come se si volesse giustificare. –Voci che non hanno un briciolo di prova.-
Non è cosi. Ma lei questo non lo sa.
Non ho mai avuto il coraggio di dirglielo, e credo che non lo farò mai. Dirle ciò che è successo in Russia, significherebbe perderla. E io non posso rischiare che ciò accada. E’ stato un errore, volevo solo cancellare le strane voci che giravano su di me e Felicity, è andare a letto con Isabel, avrebbe provato all’intera azienda che tra di noi non c’era nulla. Alla fine non ho fatto altro che avere l’effetto contrario. Per fortuna, Isabel ed io abbiamo deciso di lasciarci la storia alle spalle.
Lei non ne ha fatto parola con nessuno e io altrettanto. Ma lei sa bene cosa provo per Felicity, perché durante quella notte, in un attimo di foga… beh diciamo che ho pronunciato il nome sbagliato.
Anche prima che circolassero quelle voci, tutti si sono accorti di come la guardo. Tutti hanno capito che sono attratto da lei. Sono premuroso, disponibile, molte volte prima che diventasse la mia assistente, l’ho invitata a pranzo con me e Digg.
-L’ha fatto perché avrà notato cosa c’è tra di noi.- dico lanciandole questa frecciatina.
-Comunque non aveva nessun diritto di mettere in giro quelle voci…. È snervante arrivare a lavoro ed essere osservata dalla testa ai piedi solo perché pensavo che ci diamo da fare sotto le coperte.- dice continuando a guardare il cellulare. E’ nervosa. E lo so perché sta evitando di guardarmi negli occhi.
Sapevo che questa situazione non fosse facile per lei. Ne abbiamo parlato insieme un paio di volte, ma poi non ho messo più il discorso in mezzo visto che lei mi sembrava molto più tranquilla.
-Mi dispiace.- ammetto sincero attirando la sua attenzione.
-Per cosa?- chiede spostando finalmente lo sguardo dal cellulare per guardarmi.
-Se non ti avessi promossa… se non ti avessi praticamente costretta…-
-Non mi hai costretta.- dice dolcemente Felicity mollando il cellulare sul letto per girarsi verso di me. –Certo, non è facile ogni giorno visto tutte le frecciatine che mi manda Isabel ma… avevi bisogno di me, no?-
-Avevo bisogno di un braccio sinistro.- ripeto ripensando alla nostra conversazione di due anni fa, quando me la trovai in ufficio super arrabbiata visto che avevo fatto spostare le sue cose e i suoi effetti personali senza permesso su al 17° piano.
-E’ destro. Braccio destro.- dice correggendomi intuendo a cosa sto pensando.
-Lo so… anche se tra i due tu sei più la mente.- sussurro mettendole dietro all’orecchio una ciocca di capelli.
Ci guardiamo per alcuni secondi: io sono ancora steso di schiena sul letto mentre lei si è messa a  pancia sotto alzandosi però leggermente con il busto visto che ha le braccia piegate. Mi chiedo che cosa stia pensando la sua mente, perché se sta pensando ciò che sto pensando io, forse dovremmo davvero iniziare a vedere il film.
Una parte di me muore dalla voglia di averla, di toccarla, di baciarla. L’altra invece sa, che Felicity non è come le altre ragazze. Rovinare le cose ora, significherebbe perdere la mia migliore amica, la mia partner, una mia confidente.
Posso farlo? Sono davvero capace di vivere senza di lei? O di vivere con lei al mio fianco, senza averla come davvero vorrei?
Prima che possa dirle altro, Felicity si sporge verso di me e fa congiungere le nostre labbra per un bacio casto.
Il suo respiro sa di menta, per via del dentifricio, ma nell’aria riesco anche a sentire un aroma di lavanda.
Lei profuma sempre di lavanda. Non usa profumi, perché dice di odiarli, e io apprezzo molto la cosa visto che mi è sempre piaciuto il profumo naturale di una persona. Identifico la lavanda con lei, perché il suo shampoo profuma cosi. Anche quando arrivo in ufficio, anche prima di vederla alla scrivania, in ascensore sento il suo profumo e capisco che è arrivata.
E’ in un certo senso rassicurante. 
Le sue labbra sono morbide, calde, carnose. Non ho mai toccato delle labbra cosi.
E mentre lei continua a instaurare questo semplice contatto tra di noi,  per paura che possa vedere il mio stare immobile come un modo per respingerla, sposto le mani in modo tale da posarle sul suo magnifico corpo. Una va a finire dietro la sua testa, mentre l’altra intorno alla sua vita solo per tirarla verso di me in modo tale da stare più vicini.
Vorrei poterla issare su di me, farle sentire quanto la desidero ma non voglio spaventarla. Non posso esagerare con lei, visto che non si tratta di una ragazza qualunque. 
Quando Felicity mette la mano destra sul mio torace nudo, in prossimità del cuore, mi lascia andare osservandomi in maniera strana.
-Cosa…. cosa c’è?- chiedo perplesso sapendo già il motivo di tanto stupore da parte sua.
Il mio cuore sta battendo all’impazzata. Batteva cosi anche la prima volta che ho perso la verginità. Solo che con il tempo, ho smesso di dare tanta importanza alle cose banali e mi sono concentrato su altro.
Su di lei.
Batteva cosi forte il giorno che l’ho conosciuta. Tommy sa bene come mi sentivo perché era li con me. Avevo bisogno di un buon tecnico per il mio computer e quando arrivai nel settore informatico, il direttore mi fece il suo nome. La vidi, mentre mordicchiava una penna rossa, e tutto il mondo ha iniziato a vacillare. Lei non si è accorta di nulla, ancora oggi non sa come mi sono sentito quel giorno.
-Il tuo cuore…. –
-Fa cosi ogni qual volta sei nei paragi..- ammetto sincero.
-Calmati ti prego… sembra che stia per scoppiare.- dice preoccupata.
-Non ci riesco.- dico schietto. –Ogni parte del mio corpo reagisce come se avesse vita propria quando ti vede.-
Da quando sono cosi romantico?
Felicity capendo al volo a cosa mi sto riferendo, sposta per un secondo lo sguardo verso i miei pantaloni, trovandosi faccia a faccia con la mia erezione che cerca di liberarsi dagli strati di tessuto.
-Oddio.- sussurra iniziando a ridere come una matta posando la fronte sul mio petto forse troppo imbarazzata per guardarmi in faccia.
-Eh già…. non sai quante volte ho dovuto provvedere da solo.- ammetto sincero visto che ormai, siamo in ballo.
-E’ successo… - si schiarisce la voce e poi continua. -…molte…. volte?- chiede titubante alzando lo sguardo verso di me curiosa di sentire ciò che ho da dirle.
-Tutte le volte che ti vedo con un vestito  corto o troppo attillato… -
-Sono la segretaria di Oliver Queen, non  posso presentarmi in ufficio con un sacco di juta.- dice quasi come se si stesse giustificando.
-A me piacciono i tuoi vestiti.. e anche ai miei soci, credimi.-
Passiamo cosi le successive due ore. Chiacchierando un po’ di tutto, dimenticando il lettore DVD acceso per tutta la notte.
  
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