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Autore: ValyXD    10/04/2016    2 recensioni
Una ragazza italiana di nome Val ha finalmente l'occasione di coronare il suo sogno: insegnare musica negli Stati Uniti. Parte quindi non per la solita New York, ma per la meno caotica ma molto più arida Phoenix, capitale dello stato dell'Arizona, anche casa del suo gruppo preferito: i This Century.
Finirà quindi per diventare la coinquilina del cantante, ma loro sono completamente diversi. Riusciranno comunque ad andare d'accordo? O nascerà perfino qualcosa di più?
Dal capitolo 9/:
" [...] -Non sono io che sto occupando una stanza potenzialmente libera.-
Colpo basso.
-Bastardo.- sibilo, per poi alzarmi.
-Grazie.-
-Bastardo
due volte.-
-Ci tengo, a farmi rispettare.-
-Oh, non preoccuparti. Mi vendicherò.-
-Metterai carne nel cibo a mia insaputa?-
Mi avvicino molto pericolosamente al suo viso, in particolare alle sue labbra, e lo fisso dritto negli occhi.
-No, mister Kanitz. Molto, molto peggio.- sussurro, facendolo arrossire.
Colpito e affondato.
"
-------
I This Century esistono veramente ;)
Coraggio, entrate e non ve ne pentirete, garantito!
ValyXD
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Capitolo 32:

After-Christmas Hiking!

 

Sorprendentemente, ho resistito a già mezza settimana in Texas, coi genitori del ragazzo che mi piace, la sorella, e due infanti striduli che Cristo solo sa quanto li voglio prendere a coccole

P-proprio coccole, eh…

Fortunatamente, io e Joel siamo soli, davanti a casa dei suoi genitori.

(Autrice: It’s RIMA-TIME!)(Tutti: Ma in realtà non è una rima perché c’è “li” e “ri”…)(Autrice: Shhhh, non se n’è accorto nessuno…)(Lewis: *pop-uppa a caso* Nemmeno ora che l’hai scritto?)(Autrice: ESATTO! u_u EHI! Lewis! Che accidenti ci fai qui?!)(Lewis: Mah, pensavo sarebbe stato carino farsi risentire dopo una ventina di capitol*sparisce*)(Autrice: *sospira* Ehh, cosa mi tocca fare…)

Non capitava da un po’ di tempo.

Stiamo parlando del più e del meno.

-Sai, Val, è praticamente da quando sei arrivata a Phoenix che ti volevo portare a fare un’escursione nel deserto.-

-Oh, che peccato, non c’è mai stato il tempo!- dico ironicamente –Mi sarebbe piaciuto taaaaaantissimo catalogare i diversi tipi di granelli di sabbia, sai?-

-Ma non è un deserto sabbioso, quello dell’Arizona!-

-Aspetta, aspetta, fammi indovinare! E’ un deserto arido, per caso? Terroso, caldo, afoso, di quelli in cui se non trovi l’acqua in dieci minuti muori?-

-Suppongo di s-

-CHE STRANO! L’Arizona non è calda, ma dove?-

-Oh, insomma! Voi non ne avete deserti, in Italia?!-

Me lo guardo per qualche istante, con le sopracciglia alzate.

-Sì, ok, ho detto una cosa stupida.-

-Decisamente.-

-Il sole sta tramontando…-

-Oh, ora arriva anche l’escursione termica con i suoi centoventimila gradi sotto zero?-

-Andiamo a vedere il tramonto?-

-Certo, magari su un albero. Ah, aspetta… quali alberi? Io non mi arrampico sui cactus.-

-Siamo in Texas, ti ricordo!-

-Beh, che differenza ci può essere?-

-Ma che domanda è? E’ come se io ti dicessi che il mare dell’Italia è uguale a quello della… non lo so… dell’Austria!-

-Quanto avevi in geografia al liceo?-

-C mi sembra… perché?-

(Autrice: Sì, in America ‘sso fighi quindi usano le lettere, e non i numeri! A corrisponderebbe al nostro 10, la B all’ 8-9, la C al 7-8, la D al 6-7, la E al 6-5, e la F è il voto peggiore… quindi tipo 4… credo.)

-Sai che l’Austria non ha il mare, vero?-

-Sì! Ho sparato una nazione a caso!-

-La verità è che voi Inglesi e Americani vi credete tanto forti perché vivete in posti fighi e parlate una lingua figa, e non siete motivati a imparare nient’altro di nessun altro! Non ho mai visto un Inglese che parla altre lingue!-

-Sarò il primo!-

-Eh?-

-Insegnami l’Italiano! E poi impareremo insieme il Giapponese!-

-Eh, stai fresco allora. Guarda che l’Italiano è complicato.-

-Come cucinare la carne!-

-Joel, smettila di tirare fuori argomenti di cui non sai un emerito cazzo, grazie.-

-Mi vuoi dire che cucinare la carne è complicato? Prova a fare uno stufato di verdure!-

-Prova a venire in Sardegna a mangiarti il maiale a Natale o a Capodanno, poi mi fai sapere se ci vogliono otto ore di cottura, se lo devi controllare, se devi controllare il fuoco, perché mica è bollito o al forno! No, si fa arrosto! E credimi, mezzo minuto in una posizione sbagliata e si brucia fuori e rimane crudo dentro! E ‘sti bastardi dei politici “noh mah lah robbah sardah fah maleh perchéh sono pastorih e quindih tuttoh c’ha la pesteh suinah!!1!1!!!!1!” Quando invece sono sana come un pesce! Anzi come un pesce no, che pure loro poverini ormai non sanno più dove nuotare che è tutto inquinato.-

-E io dovrei capire, di quello che hai detto?-

Sospiro.

-Dove lo vuoi vedere, il tramonto?-

Ride.

-Seguimi.-

I suoi genitori vivono in un’area piuttosto isolata, quindi saltando qualche recinzione qua e si arriva ad uno spazio aperto, molto grande.

L’unica cosa che si fa notare è una casa abbandonata. Deve essere pericolante, non ci salirei mai.

Però è molto alta.

Vedere il tramonto da lassù deve essere fantastico.

E-ehi!

Non ci salgo io, lì!

-Non vuoi salire lassù per vedere il tramonto, vero?-

-Certo, perché?-

-E’ troppo alto! E traballante! Sono gli avanzi spagnoli del mille e cinquecento!-

-Esagerata! Dai, seguimi! Poi se cadi ti prendo!-

Sorride scherzosamente.

-Ih, allora posso stare tranquilla!- l’ironia è palese, ma finta.

-Ricordati che l’ho già fatto!- continua a sorridere.

-E’ stata solo fortuna…- ribatto.

-Che rottura! Muoviti!-

Mi prende una mano e mi trascina letteralmente dentro l’edificio.

Dentro è tutto brutto… e grigio… e polveroso… e c’è UNA FOTTUTA SCALA A CHIOCCIOLA!

Quanto le odio?!

Quanto?!

Mi fanno paura in una maniera incredibile!

Sapete, c’ho avuto esperienze brutte da piccola.

Non che io abbia vissuto anche un solo giorno normale nella mia infanzia.

Non posso fare a meno di bloccarmi.

-Che c’è ora?- Joel sospira, inclinando la testa.

-Quella.- punto l’indice verso la scala.

-E quindi?-

-Le odio le scale così.-

-Che devo fare per farti salire lassù?-

-Nulla, perché non lo farò.-

-Eddai!-

-Sembra che potrebbe cadere da un momento all’altro!-

-E invece no, perché io ci salivo praticamente tutti i giorni, e non è mai caduto nulla! Perché dovrebbe proprio oggi?-

-Perché siamo in due!-

-Ci abbiamo fatto un picnic quando io ero bambino sul tetto, ok?-

-QUESTA ROBA C’ERA GIA’ NEGLI ANNI NOVANTA?!-

-Già, e ancora non è crollata!-

-Non mi interessa! Ho paura!-

-Dai, non ci credo che tu hai paura di una scala a chiocciola!-

-C’ho avuto brutte esperienze da piccola!-

-Perché, non sei mai caduta da una bici?-

Annuisco.

-E hai continuato ad andare in bici?-

-Uh… sì…-

-E’ uguale!-

-No, perché se cado dalla bici dipende da me, mentre se si rompe una cosa del genere non dipende da me!-

-Continuando così ci perdiamo il tramonto, lo sai?-

-Sì.-

-Dai, non è un’occasione persa? Una di quelle cose che non fai e poi te ne penti per il resto della vita?-

-Suppongo di sì…-

-Coraggio, non cadrà nulla!-

-Ma io…-

Afferra il mio braccio e praticamente mi trascina su per le scale a forza.

Quando siamo in cima il sole sta per tramontare.

Io e lui siamo ancora mano nella mano.

Stringo la sua più forte, quasi inconsciamente.

(Autrice: *sorriso ebete stampato in faccia mentre scrive*)(Val: Ancora fangirlando sulla tua storia, Autrice?)(Autrice: Yeps.)(Val: *sospiro di rassegnazione*)

Sorrido.

Posso fare l’idiota quanto voglio, ma il tramonto sul deserto è uno spettacolo da vedere. E’ incredibile quanto la natura ci regali panorami così mozzafiato, e noi, stupidi esseri umani, stiamo rovinando il nostro pianeta per qualcosa che non ci permetterà mai di respirare, di sfamarci o di dissetarci… il denaro.

-Allora? Fa così schifo il deserto del Texas?-

Probabilmente Joel ha notato la mia espressione stupefatta.

-Decisamente. Meglio il tramonto sul mare.-

-Dai, non pensavo che l’avessi detto, eh.-

-Sono un genio.-

-Già…-

E se tipo…

Mi dichiarassi adesso?

Voglio dire, l’atmosfera è pure quella giusta.

Faccio un bel respiro.

-Joel…-

-Sì?-

-Devo… davvero, dirti una cosa importante. Magari non importante, ma … te la dovevo dire da un po’ di tempo.-

-Ti ascolto, tranquilla.-

-Io…- Prendo un bel respiro. -Io-

(Autrice: NO! NO! C’E’ IL COPIONE! COPIONE! QUALE PARTE DELLA PAROLA “COPIONE” NON CAPISCI?! C’E UNA SCALAETTA DA RISPETTARE, UN ORDINE, NON PUO’ ANDARE TUTTO A PUTTANE COSI’, OK?!)(Val: Ma… invece sì, perché io mi ribello come ho fatto col treno prima di Natale!)(Autrice: E INVECE NO! PERCHE’ IO TI STROZZO!)(Val: E PROVACI!)(Autrice: *inserire urlo disumano*)(Val: *viene strozzata da Autrice* *muore* *resuscita perché serve per la trama pure lei*)(Autrice: Vuoi ancora ribellarti? EH?!)(Val: *tossisce* N-no…)

Okay, ora devo trovare qualcosa che valga la pena dire.

Che non suoni stupido, magari.

Giusto un’idea.

Autrice, sappi che ti ucciderò.

(Autrice: … I don’t care.)

Una cosa vera ce l’ho.

-Io… voglio tornare in Italia. Non so quando. Presto, spero. Sai, Matteo mi ha comunque tenuta informata su come sta la famiglia.-

Lui annuisce. Sa che non sono ancora arrivata al punto.

-Incredibilmente sembra che mia sorella stia migliorando. Non urla più, ha sempre meno crisi isteriche, è perfino riuscita a stare una giornata senza ammazzare qualche piccione.-

-Ma-

-Lo so, non approvi.-

Rido.

Mi rigiro verso il sole, solo un piccolo spicchio è ancora visibile.

-Penso che tu abbia capito. Voglio esserci, quando riavrò mia sorella.-

-Certo.- si avvicina, e mi abbraccia. –Sono felice per te, davvero. E’ fantastico.-

Io lo respingo.

-Non sono ancora arrivata al punto.-

Vedo che non capisce.

-Il problema non è “quando”, ma “per quanto”. Non penso resterò a vivere in Arizona se torno in Italia.-

Resta a fissarmi. Sento le sue pupille che scavano dentro i meandri della mia anima.

(Autrice: Le ruspe di Salvini, lol)(Tutti: Ma tu devi sempre rovinare tutto, eh?)

-Non… vuoi… tornare più?-

Scuoto la testa.

-E il tuo lavoro, i tuoi alunni, Caroline, tu… tu devi registrare il pianoforte per le mie canzoni, devi tenermi allegro urlando stupidaggini per tutto il giorno, e… che farai là?-

-Figurati se da qualche parte non servono ripetizioni di armonia o di Inglese.-

Sorrido, di nuovo.

-Ma… e io che farò?- sono parole quasi sussurrate, dette più al vento che a me.

-Continuerai con la tua vita di tutti i giorni… insomma, come quando non mi conoscevi. E poi mica muoio! Certo, ci saranno un po’ di chilometri di lontananza, ma ci sentiremo tramite telefono!-

Sorride anche lui.

-Non ce la farei.-

-Non guardarmi così! Credimi, non è che non ci abbia riflettuto sopra.-

Se solo non ci fosse Autrice di mezzo, forse ci avrei riflettuto di più…

-Pensi sia ora di cena?-

Alzo le spalle.

-Se vuoi torniamo.-

Annuisce, e non parla per il resto del tragitto.

Oh, fanculo.

(Autrice: NO TIME FOR LOSERS CUZ WE ARE THE CHAMPIONS… OF THE WOOOOORLD!)(Tutti: …)(Autrice: MAMAAAAAA! JUST KILLED A MAAN!)(Tutti: …)(Autrice: WE WILL WE WILL ROCK YOU! SINGIN’! WE WILL WE WILL ROCK YOU!)(Tutti: …)(Autrice: THE SHOW MUST GO OOO-OO-OON! TA-TA-TA-TA-TA-TA-TA-TA-TA-TA-TA-TA-TA THE SHOW MUST GO OO-O-ON!)(Val: Traduzione: lasciatemi in pace, sto ascoltando i Queen.)(Autrice: Eshatto. :3)(Tutti: Quante volte te lo dobbiamo dire che non ce ne fotte di cosa ascolti mentre scrivi?)(Autrice: Ma chi vi caga, infatti.)

Dopo cena io e Joel saliamo in camera, come al solito.

Più o meno.

Perché lui è più zitto di boh… di un pesce.

Decido che sarò io a farlo parlare.

-Senti, capisco che ti dispiace che io me ne vada e  tutto quanto, ma non è che devi tenermi il muso tutto il giorno adesso.-

-Scusa.-

E basta, non dice altro.

-Non stai risolvendo la situazione.-

-E cosa dovrei dire?-

-Non dico che dovresti ripetermi a memoria la Divina Commedia in prosa e parafrasando in meno di dieci minuti, ma almeno non avere quella faccia tutto il tempo.-

-E’ la mia faccia. Te ne sei accorta adesso?-

-Oh, andiamo! Che ho fatto di sbagliato, ora?-

-Nulla.-

-Seh, proprio.

-Voglio venire con te.-

-Cosa…-

-In Italia. Magari i tuoi capiranno che non sono un maniaco pazzo stupratore.-

-Credi? Resteranno della loro idea, fidati. A meno che non impari improvvisamente l’Italiano e facciamo credere loro che tu sia un erede di un amico di vecchia data di un amico degli amici di uno dei miei genitori…-

-No ho capito molto.-

-Nemmeno io.-

-Ah, beh.-

Ci corichiamo, e io inizio a fissare il soffitto.

Che belle cinquanta sfumature di bianco.

-No, sul serio. Magari se vieni anche tu ti odieranno di meno.-

-Ma voglio dire, non c’è nessuna possibilità che il nostro rapporto vada a finire come quello di tua sorella.-

-Non lo capiranno mai… sono genitori, dopotutto.-

-Già. Anche mia madre a volte è un po’ tanto ossessiva.-

-Per quanto ne possa parlare male, mi sono resa conto che voglio loro un mondo di bene.-

-… immagino.-

Si volta verso di me.

-Ho meno sonno del solito.- ammetto.

-Hai le labbra secche.-

-Nah, non è per quello.-

-Ma io neanche ti ascoltavo. Ho solo fatto un’affermazione.-

-Grazie per la considerazione.-

-Prego.-

Si avvicina pericolosamente a me, con un braccio sulla mia sponda del letto.

-Anche io avevo una cosa da dirti…- sussurra, avvicinandosi ancora di più. –Chiudi gli occhi.-

Lo faccio.

*Inserire me che ballo una cosa spastica sperando che lui mi baci*

Sento il suo respiro sempre più vicino.

E poi…

Dell’acqua.

Acqua?!

Dentro casa?!

MA CHE CAZZO?!

Apro gli occhi, e a quanto pare Joel si allarma quanto me, quando capiamo che in realtà si è acceso l’allarme antincendio.

-Che accidenti va a fuoco?!-

-Non lo so…-

-Io me ne vado!-

-A-aspetta!-

Scendo giù in fretta e furia: ne ho sentito al telegiornale di ‘sti incendi in America. Roba da cento vittime ogni volta.

E per carità, non voglio essere tra loro oggi.

Sembra che sia la prima a scendere.

E vedo Kaydyn che sta davanti al forno.

-Ka-kay?- la chiamo.

-NON SONO STATA IO!-

E’ stata lei, di qualsiasi cosa stia parlando.

-Che è successo?-

-Stavo… stavo cucinando il mio cupcake… il fumo ha iniziato a uscire… e l’allarme è scattato… ma io… NON HO FATTO NULLA! DAVVERO!-

Questa tra un po’ piange.

Evitiamo.

-Ehi, non è successo nulla, ok? Non fa niente. Ora controllo se si è cotto bene.-

Le accarezzo la testa, stile anime.

-L’importante è che tu stia bene, ok?-

Lei annuisce.

Io apro il forno.

C’è… un… coso… di una forma sconosciuta…

Oh, cielo.

Non ditemi che era un cupcake di plastica.

E lei l’ha cotto davvero…

-Qui è un pasticcio…- sussurro. –La plast-ehm, il tuo cupcake si è sciolto, completamente.-

-Oh…- fa lei, intristita.

-Nulla di grave- la rassicuro –Si pulisce comunque, stai tranquilla.-

-Quindi non c’è nessun incendio?- la voce di Beccah mi prende alla sprovvista.

-No, esatto.-

Ora guardiamo la lite mamma-figlia spastica. Prendere i popcorn, please.

-Kaydyn.-

-Mamma…-

-Non lo fare più.-

-No...-

-Potevi farti male.-

-Lo so...-

-Non te lo avresti nemmeno potuto mangiare quel pasticcino.-

-Lo so…-

-E poi non devi alzarti dal letto da sola, di notte.-

-Scusa…-

-Bene…-

-Mamma?-

-Vieni a nanna ora, che è tardissimo.-

La bambina annuisce.

Cosa?!

Sarebbe questa la sgridata?!

Io se solo mi alzavo da tavola prima degli altri mi beccavo due cinghiate in culo che non ve le immaginate nemmeno.

-Sei stata una brava falsa zia.- mi dice Joel, mentre torniamo in camera.

-Dimmi che il letto non è tutto bagnato.-

-Dovrebbe, in effetti.-

-Che palle.-

Joel entra per primo, e io richiudo la porta dietro di me.

Mi prende le mani e mi attacca alla porta, praticamente.

Così, di scatto, a caso.

-Sappi che ho ancora intenzione di finire quello che avevo iniziato.- sussurra vicino al mio orecchio.

Mi bacia sul collo.

E vi assicuro che il mio sangue raggiunge in un istante una temperatura superiore a quella dei quaranta gradi di febbre.

Come prima, sento il suo respiro a mezzo centimetro da me, mentre i nostri corpi aderiscono perfettamente.

-Sai cosa ti volevo dire?- continua a sussurrare.

-N-no…- abbozzo, guardandolo negli occhi.

-Te lo dirò dopo.- sorride.

E beh, ti pareva.

Mi sembra ovvio, logico.

Autrice, hai veramente una trama dimmerda.

(Autrice: Mi avvalgo della facoltà di non rispondere, signor Giudice.)(Phoenix Wright: *appare a caso perché SI* UN ATTIMO! Dov’eri tu alle sette di ieri mattina? Siamo sicuri che quello nella foto sia veramente il Samurai d’Acciaio?)(Miles Edgeworth: *appare pure lui a caso perché sì* Certo che sì! Non puoi mettere in dubbio quello che il testimone ha detto!)(Phoenix: OBIEZIONE! E invece sì, Edgeworth!)(Autrice: Uh, basta così, ragazzi.)(Phoenix&Edgeworth: *all’unisono* OBIEZIONE!)(Autrice: RESPINTA!)(Phoenix: Oh, no! Ho finito i punti esclamativi! *Game Over*)

Dicevo, ovviamente…

Bussano alla porta.

E’ Beccah, con Kaydyn.

Mi allontano da Joel il più velocemente possibile, in modo da stare alla distanza adeguata dalla porta.

Sono rossa quanto… boh… i pomodori?

Nah, di più.

-Kaydyn voleva dormire con voi due stanotte.- spiega la mamma. –C’è qualche problema?-

-Certo che no!- trillo io, da dietro il lettone.

-Allora va beniss-

-EVVIVA!! SI DORME CON GLI ZII!-

Okay, non la voglio più.

Alla fine la pargola dorme in mezzo a noi due.

Santo Cielo, ma…

Perché?

Perché?

PERCHE’?

Non so nemmeno perché sto dicendo perché ma CHISSENE E VABBE’ ciao.

Dio, se mi fa andare in palla, quell’uomo.

 

 

Angolo Autrice:

Questo è un capitolo I WANT IT ALL, I WANT IT ALL, I WANT IT ALL, AND I WANT IT NOOOOOW!

Val: Ancora ascolti i Queen?

Valy: Tutta la vita u_u

Val: Sai che i Queen…

Valy: … sì?

Val: inQUEENano?

Valy… ma io….

Val: TROLLOL

Valy: VIA! VIA DA QUESTA GALASSIA, ANZI, DA QUESTO UNIVERSO! NON TI VOGLIO RIVEDERE MAI PIU’!

Val: Ma io non servivo per la trama?

Valy: … fanculo, quella è l’unica ragione che ti salva.

Val: Che hai mangiato per cena oggi?

Valy: Ma tu lo sai…

Val: E dillo.

Valy: Una fetta di carne di cavallo.

Joel: COSA?!

Valy: fanculo (x2), sparisci.

Joel: *puff*

Val: Ah, capito. Carne eQUEENa, QUEENdi.

Valy: No, questo è veramente troppo.

Alla prossima, gente.

*si suicida*

ValyXD <3

   
 
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