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Autore: SagaFrirry    11/04/2016    1 recensioni
Esattamente come per il numero 2, il 3 non era previsto ma alla fine la follia ha avuto la meglio. Il tempo è trascorso e Apollo, colui che ha preso il posto del defunto padre Zeus sulla cima dell'Olimpo, vuole finalmente mettere a tacere le voci che lo definiscono "inadeguato a quel ruolo". Per farlo, seguirà il consiglio della gemella Artemide ed organizzerà una grande sfida fra Dei e loro Campioni. In tutto questo ovviamente verranno coinvolte vecchie conoscenze, nuovi arrivi e personaggi ormai già noti. Una corsa per raggiungere e conquistare la cima del Monte più ambito del mondo Greco, per svelare inganni e sotterfugi e scoprire che l'Olimpo fa gola a molte più persone del previsto! E voi per chi fate il tifo?
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Olympus Chapter'
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XXVI

IBRIDO

 

“Rivoglio i miei occhi..” confessò Lucifero, a braccia incrociate, frustando la coda.

“Tecnicamente..tu sei nato con quegli occhi! Usa le lenti a contatto” ironizzò Mihael “Con l’età che avanza, potrebbero anche aiutarti con la vista che cala”.

“Io ci vedo benissimo! E queste stupide iridi sono così grosse che non saprei come coprirle, altro che lenti a contatto!”.

“Sto scherzano! E poi sei il solito esagerato. Son solo un paio di occhi azzurri..non è che di colpo sei diventato un putto dal faccino paffutello ed il pannolino!”.

“Vuoi che ti picchi?!”.

“Rilassati..sei ridicolo!”.

Lucifero fece per colpire il fratello, che però riuscì a fermarlo.

“Sei mancino?” domandò l’angelo.

“Lo sono sempre stato..”.

“Hai le mani gelide”.

“E chi ti dice di toccarle?! È colpa del veleno di Drakonta..”.

“Non riesci a contrastarlo?”.

“Fatti i cazzi tuoi! E ti do un consiglio: sbrigati a tornare a casa. Da quando sei qui, mangi troppe schifezze. Se ingrassi troppo, poi non riuscirai più a volare..”.

“Che ti fotte?! E poi..come volano i putti ciccioni dal faccino paffutello che ho citato prima, ce la fanno tutti. Appena la mia ala sarà guarita, vedrò il da farsi. Non sto mangiando troppo. Mi godo solo qualche dolce in più..”.

“Peccato di gola, fratello”.

“Può darsi..”.

Mihael affondò il cucchiaio nella tazza che aveva davanti, colma di densa cioccolata calda con la panna. Kanon e Tolomeo avevano appena terminato le ore di lezione ai piccoli di casa, su precisa indicazione di Keros ed Eleonore. Come ogni giorno, i bambini dovevano leggere, scrivere e studiare. Quelle ore erano terminate ed ora i bambini correvano per casa. Sorrisero all’angelo ed al demone, facendosi sfiorare il capo da entrambi e giocando con la coda del diavolo.

Ora, nella stessa stanza, si fissavano gli adulti di casa. Kanon, Tolomeo, Eris, Lucifero, Mihael ed Ares. Il demone ed il Dio della guerra non si sopportavano, ma si ignorarono, entrambi non in condizione di venire alle mani.

“Secondo voi..” ruppe il silenzio Eris “Quanto tempo ci metteranno a tornare? Parlo di Keros ed Eleonore, ovviamente. Con Ary, si spera..”.

“Sai dove sia stato rinchiuso mio figlio, sorella?” le chiese Ares.

“No, mi spiace. Ho provato a scoprirlo, ma Zeus non si fida di me”.

Ares scosse la testa. Eris sorrise, d’istinto. Il fratello ed il demone erano nella stessa posizione, a braccia incrociate. I loro capelli neri, scombinati, ricadevano sul viso imbronciato. Una lieve ruga segnava quei volti, preoccupati e stanchi.

“Scusate..” interruppe Larya, entrando dopo aver bussato “..c’è una donna qua fuori che chiede di voi, signor Lucifero”.

“Una donna?” chiese lui.

“Sì. Pelle bianca, capelli ramati, occhi viola..”.

“Lilith!” sorrise il diavolo “Falla pure entrare. Non è pericolosa”.

La donna degli inferi entrò nella stanza, seguendo il gesto d’invito di Larya. Si guardò attorno, incrociando lo sguardo di tutti i presenti. Che strana compagnia, si ritrovò a pensare. Un demone, un angelo, dei greci, un egiziano ed un precolombiano. Pareva l’inizio di una barzelletta..

“Mia bella bambola di porcellana!” la salutò Lucifero “Come sono felice di vederti! Stavo iniziando a sentirmi solo”.

“Sono venuta a vedere con i miei occhi quanto mi è stato detto, Re Lucifero” rispose lei, rimanendo ferma accanto alla porta.

“E che ti è stato detto?”.

“Io non c’ero alla battaglia..”.

“Lo so, mia cara. Non vorrei mai che venissi danneggiata a causa di faccende belliche. Che mai ti han raccontato?”.

Lilith si decise a muoversi. Fissò Eris ed Ares, seduti uno accanto all’altro, vicino al fuoco. A fianco di Lucifero, lanciò un’occhiata a Kanon e Tolomeo, in piedi oltre il camino. Si accigliò leggermente notando Mihael, ma si concentrò su altro. Si voltò verso il demone e ci girò attorno, osservandolo.

“Che cosa c’è?” alzò un sopracciglio Lucifero, con un ghigno divertito “Ti sono mancato? Vuoi che restiamo soli?”.

Lei, con un lungo abito nero e un profondo spacco, allungò la pallida mano e si poggiò al demone, facendosi stringere. Ne sfiorò quasi le labbra ma poi si scansò di colpo.

“È vero quel che si dice?” mormorò “È vero che hai tentato di strapparti gli occhi, Lucifero? Quegli occhi così..disgustosi?”.

“Sì, è vero..” ammise lui, sempre ghignando “Vorresti aiutarmi?”.

“Te li caverei volentieri quegli occhi..” furono le parole di Lilith, con una smorfia di disprezzo “..ma non potrei far nulla per rimediare al resto”.

“Quale resto?!”.

“Puzzi di angelo!”.

“Che..?!”.

“Che schifo..”.

“Credi forse che io sia di nuovo un angelo?! Ma mi guardi?!”.

“Sì. Ti guardo”.

“E ti sembro un angelo?!”.

“Forse non d’aspetto. Ma nemmeno Keros sembrava figlio di quel fottuto stronzo di Mihael”.

“Grazie..” mormorò l’angelo, continuando la sua cioccolata.

“Perché ci ritroviamo ancora a parlare di questo, dopo più di 1300 anni?! Non ti ho chiesto io di crescerlo!” sbottò Lucifero “Io ho proposto ad Asmodeo di prendermi cura personalmente di Keros, da solo. È stato lui ad insistere ed è stata una tua scelta autonoma!”.

“Che pezzo di merda che sei! Mi hai mentito ed ingannato. Se avessi saputo che era figlio di Mihael, non lo avrei mai allattato ed allevato!”.

“Ma che cazzo dici?! Io non ti ho mai mentito! Ed Asmodeo sapeva che Keros era figlio di un angelo!”.

“Sì, ma non sapeva di quale angelo! E non mi ha svelato tutto questo”.

“Sono problemi vostri, non miei! Io non ho..”.

“Asmodeo doveva ammazzarti, lo sai? Lo meritavi. Hai tradito la tua specie!”.

“Quale specie? Inoltre, mia cara, ti ricordo che tu ed io non siamo della stessa famiglia. Tu sei una donna, creata per soddisfare Adamo. Ti sei rifiutata e sei stata cacciata. Io ti ho accolta, quando non avevi un posto dove andare. Tu sei quello che sei grazie a me, non dimenticarlo”.

“Mi disgusti”.

“La cosa non mi riguarda, ingrata puttana degli inferi. Torna da dove sei venuta, torna a farti fottere da Asmodeo e da chiunque. Io ti ho reso libera. Se è questo il tuo modo di ringraziarmi..allora sii pure schiava di qualunque demone ti desideri. Fin ora ti ho protetta, ma ora la cosa non mi interessa. Scelta tua. E avvisa Asmodeo: appena starò meglio, lo farò pentire di tanta insolenza ed arroganza. Supplicherà il mio perdono”.

“Non ti conviene rimettere piede all’inferno. Vogliono tutti la tua morte”.

“Magari potrei mandare loro un regalo..”.

Lucifero ringhiò, afferrando per il collo Lilith, che lanciò un gemito. Il demone strinse forte e lei supplicò perdono, mentre gli altri presenti della stanza suggerivano al demone di controllarsi.

“Vattene” sibilò  lui, lasciandola andare di colpo e gettandola a terra “Ti ho vista crescere. Da quel primo giorno, in cui ti ho accompagnata nel mio regno, sei cambiata, divenendo sempre più splendida. Non voglio uccidere una rosa così bella, una tale opera d’arte..ma sparisci dalla mia vista, o mi costringerai a farlo”.

Lilith ansimò, riprendendo fiato.

“Tranquillo..” riuscì a dire “..non mi vedrai più. Io sono riconoscente al re dei demoni, non a questa specie di ibrido in cui ti sei ridotto”.

“Ibrido?!”.

Lei si allontanò, svanendo alla vista dei personaggi della casa.

“Fatti un goccio” suggerì Ares, porgendo un bicchiere al demone e riempiendolo in parte di un qualche strano superalcolico “Non ci fare troppo caso. Le donne..”.

“Che fai?!” ringhiò Lucifero “Mi compatisci?”.

“Certo che no!”.

Il diavolo bevve solo un sorso e poi lanciò il bicchiere sul fuoco. Kanon protestò, non volendo spegnere incendi. Mihael rimase concentrato sulla cioccolata, lievemente allarmato, e Lucifero accompagnò quel gesto con un “Troia” detto a gran voce. Poi lasciò la stanza, sbattendo la porta. Eris e Mihael si alzarono, volendo raggiungerlo. Ares però bloccò l’angelo, con un ghigno, assicurandolo di lasciar fare a sua sorella.

“Lucifero!” chiamò la Dea della discordia.

“Lasciami stare!” furono gli ordini del demone, che si sforzava di riuscire a raggiungere la sua stanza e chiudersi dentro “Per oggi ne ho abbastanza di femmine e cose simili. Voglio solo dormire”.

“Aspetta!”.

Eris riuscì ad anticiparlo, approfittando del fatto che il demone era ancora piuttosto impacciato nei movimenti per colpa delle ferite. Si parò davanti alla porta della camera, sfidando lo sguardo d’odio di Lucifero.

“Vuoi che strangoli anche te?” domandò lui, serio, inclinando la testa “Che c’è? Ti eccita?”.

“Voglio solo parlarti. Le parole di quella donna ti hanno turbato, e non è giusto che tu sia turbato, perché non hai fatto nulla di sbagliato e non c’è nulla di sbagliato in te”.

“Non sono turbato. Sai con chi hai a che fare? Sono il diavolo. Nulla di sbagliato?!”.

“E che cosa pensi di fare? Vuoi davvero tornare all’inferno a punire chi ti ha offeso?”.

“Se Lilith pensa queste cose di me..allora tutto l’inferno le pensa! Per poter tornare a regnare ed ottenere il rispetto dei miei sottoposti, dovrò sconfiggere tutti quelli che mi sfidano e sottometterli”.

“E tu hai voglia di farlo?”.

“Non lo so. Ma penso di non avere alternative..che altro dovrei fare? Darmi all’uncinetto e passare le giornate a giocare a canasta? E poi devo andare pure a prendere le mie cose! Gli abiti di mio nipote hanno le spalle talmente larghe che ci navigo nelle sue giacche! E ora gira al largo. Inizio a pensare che tu ti sia fatta strane idee e te lo dico subito: io, come demone, non conosco l’amore. Non so che cosa sia, e non lo provo”.

“E se non fossi più un demone?”.

“Può darsi che non lo sia più. Ma di certo non sono un angelo”.

“Non sei un demone? Non sei un angelo? Ma a chi interessa? Sai che cosa vedo io?”.

“Non ha importanza..”.

“Io vedo un uomo. Un uomo dallo sguardo fiero, non importa di che colore sia. È fiero ed orgoglioso, segno di chi ha combattuto a lungo nella vita. Le battaglie si vincono e si perdono, succede a tutti, ma tu sei sempre andato avanti, qualsiasi cosa sia successa. E sarà lo stesso anche ora. Queste cicatrici..sono traccia di ogni singolo scontro che hai affrontato lungo la tua esistenza e dovresti sfoggiarle con orgoglio. Che importa che pensa quella donna? Lei non fa che vedere un solo lato di te, non tutto l’insieme. Stessa cosa fanno gli angeli.  Io ho due volti, lo sai? Io sono l’insieme di essi. E tu sei così. Sei un insieme di cose che ti rendono unico e magnifico. Sai come sono fatte le gemme più belle e luminose? Con migliaia di sfaccettature! D’ombra e di luce, migliaia di angoli diversi che le rendono uniche e magnifiche. Non so quanto queste parole possano confortarti o schiariti le idee, però ci tenevo a dirtelo”.

Lucifero rimase in silenzio. Lei gli sorrise, per pochi istanti, pronta a spostarsi e lasciare che entrasse in stanza. Lui rimase fermo e pure Eris, piuttosto confusa da quella strana faccia, non sapendo bene che cosa fare. Lo sguardo del demone era puntato su di lei ma non era più minaccioso o inferocito. La fissava..e poi la baciò. Adorava i complimenti e quella Dea era sincera, non parlava solo perché lo voleva adulare in cerca di qualcosa o perché ne era intimorita e voleva pietà. Era strano. Era abituato ad avere tante donne intorno ma ad ognuna di esse incuteva un certo timore, oppure gli erano del tutto sottomesse. Fin ora solo Lei, Sophia, l’aveva trattato in quel modo: solo e solamente Sophia. Ella non aveva paura, non chinava il capo dinnanzi a lui, e quella Dea faceva lo stesso. Eris era orgogliosa, fiera..come Sophia! Solo che, in quel caso, non vi erano divieti o strani tabù. Era quasi liberatorio! La strinse a sé e la spinse in quella camera, con foga demoniaca. Lei solo qualche istante tentò di fermarlo, preoccupata per le ferite provocate da Drakonta, ma poi lasciò che accadesse. Era già successo in passato e doveva ammettere che non vedeva l’ora che accadesse di nuovo. Era passionale, era violento, era istintivo..era qualcosa di non molto adatto a chi era in via di guarigione ma la cosa non preoccupò minimamente il diavolo che sentiva davvero il bisogno di sfogare quella sua voglia. Eris lo strinse a sé, passando una mano lungo il fianco ferito e la spalla. Lui lanciò un gemito, di dolore e piacere. La loro unione si protrasse più a lungo di quanto Eris avesse mai sperato e gridò eccitata in più di un’occasione.

“Ti direi che sono in paradiso..ma non mi sembra rispettoso” mormorò la Dea, con una mano affondata fra i capelli del demone, che si sollevò leggermente e la guardò in viso, con un ghigno.

“Il tuo labbro sanguina” continuò poi lei, passandoci sopra il pollice.

“Non penso sia il labbro” rispose lui, sentendo in bocca ed in gola il sapore del sangue “Ma sta tranquilla: ho affrontato ferite ben più gravi di queste”.

“Sicuro?”.

“Fidati”.

Con un mezzo sorriso, Lucifero si lasciò cadere nel letto e lei rimase ad osservarlo, leggermente impensierita. Anche sulle sue mani vi era del sangue ma il demone pareva non preoccuparsene minimamente. Sforzandosi di riuscire a fidarsi, lo guardò addormentarsi e gli rimase accanto, osservandolo mentre riposava, avvolta in parte da quelle grandi ali nere.

 

“State all’erta” commentò Kiki “Sicuramente ci sarà qualche trappola”.

“Hai ragione..” annuì Keros “..sicuramente. Ma la via è questa”.

La grotta dove Ananke era rinchiusa era buia e piuttosto tetra. Ne avevano appena varcata la soglia e già si riusciva a percepire più di una presenza. La piuma rossa del Dio delle illusioni brillò, illuminando la via.

“Avverto cosmi ostili” furono le parole di Shaka, camminando nella quasi totale oscurità.

“Sì, anch’io” annuì Aiolos.

Eleonore incitò il gruppo a proseguire con un “per di qua” e seguì Keros, le cui ali argento brillavano leggermente. Lei si concentrò, ricordando chi fosse la sua famiglia, e pure lei si accese, seppur lievemente.

“Vedervi mi rammarica” si sentirono dire “Ma lo dovevo immaginare che, infine, sareste giunti per tentare di salvare il vostro amico”.

“Apollo?” scosse la testa Shura “Cosa ci fai qui?”.

“Io e i miei fratelli siamo stati messi qui da nostro padre Zeus, per sorvegliare la grotta. Ci diamo i turni, in questo momento siamo io ed Hermes. Presto giungerà la mia amata sorella Artemide”.

“Non siamo nemici, lo sai bene” tentò di fare il diplomatico Kiki “Chiediamo solo di avvicinarci ad Ananke e..”.

“E che cosa?! Lo ha mangiato! Lo avete visto tutti! Cosa pensate di fare?”.

“Cerca di essere più delicato!” lo zittì Hermes, raggiungendo il gruppo a braccia incrociate “Questa povera fanciulla piange il suo sposo!”.

Riferendosi ad Eleonore, il Dio si esibì in un elegante baciamano, chiedendo perdono da parte del fratello maggiore.

“Ci sta chiamando” si sentì rispondere da lei “Da poco abbiamo ricevuto un segno. Dobbiamo liberarlo e non sarete voi a fermarci!”.

“Abbiamo ricevuto un ordine, sono spiacente”.

“Ma, andiamo! Fino a poco tempo stavate a picchiarvi per decidere chi è degno di regnare sull’Olimpo e ora ve ne state qui ad obbedire come bravi bambini al volere di Zeus?”.

“Padre Zeus ci ha detto che il Dio delle illusioni è morto” interruppe Apollo.

“Ed io so che non lo è! Che cosa vi cambia?”.

“Come pensate di aiutarlo? Anche se fosse in vita, che pensate di fare? Smembrare Ananke?”.

“Se sei così curioso, lasciaci passare. E lo vedrai”.

“Se vi lasciassi passare, incorrerei nell’ira di mio padre e vi vedrei crepare. Non otterrete null’altro!”.

“Se non ci lasci passare, incorrerai nella MIA ira, che ti assicuro è pari se non peggiore a quella di Zeus!”.

“Non essere ridicola. Tu sei solo un’umana, compagna di una divinità. Non possiedi un potere in grado di turbarmi. Ed assieme a te vi sono solo un manipolo di cavalieri e un ibrido mezzo angelo”.

“Io non sono solo un’umana..”.

“Eleonore..” le mormorò Keros “..tranquilla. Ci pensiamo noi”.

“No! Non dirmi quel che devo fare, perché lo so!”.

Con un movimento rapido, richiamò a sé l’arco e la freccia. Apollo, per nulla impressionato, la fissò incuriosito. Davvero voleva sfidare lui, una delle divinità più abili in assoluto con quell’arma? Ma Eleonore mirava altrove. La sua freccia argento corse veloce e raggiunse la parete alle spalle del Dio, che sorrise divertito.

“Non hai una buona mira..” commentò.

“Sei tu che non capisci un cazzo” scosse la testa Hermes, mentre la parete si sgretolava e mostrava ciò che celava: Ananke imprigionata.

Keros afferrò Eleonore, lei guardò i cavalieri che annuirono. Il mezzo demone scattò, consapevole che Hermes si sarebbe mosso ancora più in fretta. Ma Mur, grazie alla telecinesi, si frappose fra loro, permettendo al mezzosangue ed alla sposa di Arles di andare oltre.

“Ci pensiamo noi a loro” annuì Milo, ghignando divertito e puntando il dito contro Apollo “Andate a recuperare quel caso umano di nome Arles!”.

Eleonore si lasciò sfuggire una risatina. Keros corse, afferrandola per mano, trovando in quel momento le sue ali piuttosto ingombranti. Per potersi spostare più agilmente, le celò ed i due raggiunsero Ananke. Lei gridava, dimenandosi, e la piuma rossa di Arikien brillava intensamente.

“Ananke!” gridò Keros “Lascia subito andare il mio signore! So che è colpa sua se gridi così, il suo potere non riesci a contenerlo!”.

“Spezza le mie catene” sibilò lei “Ma io ne creo delle altre e stringo più forte. Ha aperto le sue ali ma ora gliele spezzerò. E spezzerò le vostre vite!”.

Il mezzo demone trovò divertente quella frase. La Dea era incatenata, imprigionata dal potere di Zeus, che non riusciva a domarla ma ne impediva la fuga.

“Lo rivoglio” insistette Keros “Ridammelo”.

“Citando Phobos: Molon Labe” ghignò Ananke.

“Come vuoi..” si accigliò Eleonore, preparando l’arco.

Ma Keros la fermò, ricordandole che all’interno di quell’enorme creatura vi era il Dio delle illusioni e rischiava di ferirlo.

“E allora che facciamo?” chiese lei, avvilita “Devo stare qui a guardarla mentre lo uccide?”.

“Certo che no! Ce lo riprendiamo!”.

I due si guardarono, ed entrambi capirono perfettamente quel che dovevano fare. Lasciarono che il cosmo di Ananke li avvolgesse e li assimilasse. Era un’idea folle, ma era l’unica che balenò nelle loro menti: farsi mangiare.

 

Ma ciao a tutti!! Capitolo 26! Ormai siamo al “giro di boa”, ci avviamo verso il finale (ci saranno in tutto 30 capitoli).

   
 
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