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Autore: Lena_Railgun    11/04/2016    1 recensioni
"Ivan mi stava aspettando: il suo sguardo da prima perso nel vuoto si posò su di me e mi sorrise.
-Bravissima Mary- mi disse evidentemente fiero di me. Si avvicinò e mi scompigliò i capelli mentre io abbassavo il capo.
-Grazie- feci teneramente. Non l'avevo notato, ma nella mano destra teneva un'orchidea.
-è..è per me?- chiesi sorpresa.
-No guarda, per mia cugina che abita Torino che evidentemente frequenta l'accademia. Certo che è per te- fece ironicamente alzando il sopracciglio.
Gli feci la linguaccia:
-Ma dai! Non serviva!- feci quando me la porse.
-Viene sempre dato un fiore a chi si esibisce no?- mi disse lui mettendo le mani in tasca.
-Dove l'hai tirata fuori questa?- chiese divertita.
-Da qualche film- disse lui alzando le spalle. Osservai l'orchidea e sorrisi:
-é...perfetta. È tutto perfetto- "
Marina Rinaldi è una ragazza di sedici anni, che lascerà la sua normale vita da liceale, per accettare una borsa di studio per un'accademia di musica a Firenze. Per fare ciò, verrà ospitata da amici del padre, la famiglia Innocenti, con i loro due figli, Ivan e Celeste. Nonostante Ivan sembri molto diffidente, piano si avvicineranno molto. Cosa succederà tra i due?
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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11-TUTTO COSI INTENSO
 
I mesi passarono in fretta, e prima che potessi rendermene conto, era arrivato il mese di maggio. Il più temibile di tutti. Non solo per il carico di verifiche ed interrogazioni, o per lo spettacolo di fine anno...ma perché dovevo prepararmi psicologicamente a stare tre mesi lontana di Firenze. Lontana da Aria, Elisa e  Amanda. Lontana dal mio Ivan. Era un pensiero fisso ormai, anche se non ne avevamo ancora parlato, perché eravamo così pieni di impegni che eravamo troppo stanchi per affrontare qualunque tipo di discorso serio. Lui aveva le prove per lo spettacolo della sua compagnia teatrale. Avrebbero portato una commedia scritta direttamente da loro durante l'arco di tutto l'anno ed Ivan era molto emozionato ed entusiasta. Mi raccontava, durante i viaggi in autobus, ogni dettaglio di come stavano andando le prove e potevo notare la sua felicità negli occhi. Per quanto riguardava me, lo spettacolo di fine anno era davvero impegnativo. Era strutturato allo stesso modo di quello di Natale, quindi condividevamo lo spazio con le altre due terze ma avevamo più tempo a disposizione. Tre ore di spettacolo, un ora per sezione. E ci stavamo impegnando davvero tanto. Per quello spettacolo avevo messo a riposo le gambe, concentrandomi sulla voce: Berto aveva deciso di farmi cantare, con un certo disappunto da parte della De Luci, in quanto ero “la sua ballerina veneta”, e anche un suo grande orgoglio, visto quanto ero migliorata. Ma Berto aveva insistito così tanto che lei dovette cedere. Così, mi esercitai per mesi su Radioactive degli Imagine Dragons in versione acustica, che avrei suonato io stessa. Oramai, adoravo poter suonare io stessa le canzoni che dovevo fare, mi dava il doppio delle soddisfazioni. Provavo quella canzone costantemente, in ogni momento libero mi dedicavo al raggiungimento della perfezione ed esercitarmi sul dare un certo colore (come diceva Berto) al ritornello, per differenziarlo dalle strofe. Mi ripeteva sempre che il ritornello dev'essere potente, forte e carico di energia molto più delle strofe. Purtroppo, per me che facevo canto da poco, era difficile gestire la voce e facevo molta fatica a tenere le note evitando la stonatura ma con il tempo stavo migliorando molto.
Eravamo tutti incredibilmente sotto pressione in casa Innocenti, anche se cercavamo di far vedere sempre i lati migliori di noi soprattutto io che sono sempre stata molto acida in momenti del genere.
-Nic vai a studiare!-
Ero al telefono con Niccolò, che avrebbe dovuto affrontare la maturità il mese successivo, ma era sempre stato il classico menefreghista, quello che “mi basta uscire anche con il 60”, quando in realtà, è molto intelligente. È solo pigro ed incredibilmente svogliato.
-Zitta maestrina- fece lui ridendo.
-Senti un po', sono già acidona di mio, non mi provocare- feci distendendomi sul letto.
-Eh lo sai, è fine anno-
-Si ma io ho uno spettacolo da preparare- feci, sottolineando le parole con precisione.
-Dai che andrà bene scema! Cosa farai questa volta?- mi chiese con curiosità.
-Canterò Radioactive in versione acustica. La suono io- feci con un gran sorriso.
-Appena torni su me la fai sentire-
-Va bene- risposi -Appena avrai finito gli esami e se uscirai con minimo 80-
-Ma sei scorretta!- esclamò lui.
-Vai a studiare Nic- sibilai soddisfatta.
Lo sentii brontolare:
-Va bene, ci sentiamo- fece e io risi.
-Ciao-
Appoggiai il telefono sul comodino e ripresi a studiare filosofia per l'ultima interrogazione che mi aspettava su Aristotele.
Dopo circa due ore, potei finalmente abbandonarmi a un po' di sano riposo e mi distesi, abbandonandomi alla musica come facevo sempre nei momenti di stress. In quel mesi avevo davvero compreso quanto fosse importante per me.
Sorrisi in ricordo di quei mesi e di come fossero già passati. Solo un anno prima, stavo decidendo se affrontare quell'avventura o se rimanere sulla stessa via. Solo un anno prima io stavo con Gabriele. Sbuffai: quante cose cambiano in un anno. Non capivo perché stavo pensando a quei ricordi ma era una cosa che facevo spesso: ricordare, rifugiarmi nel passato. E così la mia mente tornò indietro, facendomi vedere il primo bacio tra me e Gabriele. Il giorno della vigilia di Natale, ovvero il giorno dopo esserci messi insieme, eravamo usciti insieme per la prima volta. Avevamo passato il pomeriggio a girovagare, immersi nell'armonia delle feste, quando si era avvicinato a me, guardandomi intensamente e, in un attimo, aveva annullato la distanza tra di noi, baciandomi avidamente. Quella catena di ricordi, mi portò a ricordare anche la prima volta che mi aveva detto “Ti amo”, quando mi era stata offerta la borsa di studio per l'accademia, mentre io era in preda ai dubbi e alla confusione, ero vulnerabile. E poi, quel maledetto giorno in cui mi aveva detto che voleva fare sesso. Lui l'aveva chiamato amore, ma era sicura che, in realtà, non fosse così, almeno non per me. In sei mesi con lui, non avevo mai provato ciò che mi fa sentire Ivan tutti i giorni.
Sentii la porta aprirsi e tolsi la cuffietta, incuriosita. Vidi Ivan entrare e gli sorrisi:
-Ehi- feci.
Si lanciò sul mio letto e mi guardò:
-cosa ascolti?- mi chiese.
-Taylor Swift- risposi. Lui alzò il sopracciglio.
-Signorina “Sono metallara”, mi deludi- fece.
-Senti, è bionda, è bella ed ha una bella voce- dissi imbronciata.
Effettivamente, avevo una certa reputazione musicale, non ascoltavo musica commerciale e amavo rock e metal. Ma ogni tanto andavo a periodi di fissa con diversi artisti, e in quel periodo ero follemente innamorata di lei.
Ivan rise alla mia affermazione e prese la cuffietta che avevo tra le dita per infilarsela sull'orecchio:
-Come si chiama la canzone?- mi chiese.
-Love Story- dissi, chiudendo gli occhi.
Sentii il dorso della sua mano sfiorarmi il viso teneramente.
-Come siamo romantiche- mi punzecchiò. Lo guardai imbronciata e lui rise, avvicinandosi a me e mi baciò, facendomi stendere sul letto.
-Mmm Ivan no, se entra Serena ci ammazza- dissi, staccandomi controvoglia.
-è uscita- fece lui malizioso e io alzai gli occhi al cielo, divertita.
-Scemo- dissi ma lo avvicinai alle mie labbra, bramose di ricevere un nuovo contatto con le sue. Le sue mani sicure mi cingevano i fianchi e, piano piano, salivano sotto la mia maglietta. Il suo tocco mi provocava tantissimi brividi ma lo adoravo, mi faceva sentire davvero bene. Le mie mani, invece, erano intente a toccargli il collo, la clavicola, cercavano di conoscere il suo corpo.
Ci staccammo per la necessità di riprendere fiato e sorrisi al suo volto così vicino al mio.
-Il timido Ivan che fine ha fatto?- chiesi, mordendomi il labbro. Lui alzò le spalle:
-Dimmelo tu- mi sussurrò vicino all'orecchio. -Mi sa che è colpa tua-
-Ma cosa dici?- feci ridendo e colpendolo con un cuscino sul fianco.
-sei sleale!-
Mi colpii a sua volta e i lanciammo in una morbida sfida a colpi di cuscini e solletico. Le cuffiette ormai abbandonate, giacevano sul materasso mentre noi continuavamo a punzecchiarci finché, per la troppa foga, non cademmo giù dal letto, atterrando sul lastrone di marmo. Ero sopra di lui e ci guardammo con sguardi incomprensibili. Scoppiammo a ridere come dei bambini, eravamo davvero degli stupidi. Mentre ci alzavamo doloranti, avevo ancora in testa la canzone che stavo ascoltando, in particolare una frase.
“It's a love story, baby just say yes”
E io avevo decisamente detto si.
 
-Marina, la chitarra è accordata? Tutto a posto?- chiese Berto sfregandosi le mani.
-Si, mi ha aiutata Kevin- risposi con un sorriso.
-Bene, bene- borbottò, andando a continuare il suo giro di controllo. Io appoggiai la chitarra e mi sedetti dietro le quinte, aspettando l'arrivo delle mie amiche. Sorrisi appena sentii la voce squillante di Aria fare capolino.
-Ciao splendore- esclamò. Io risi e la ammirai nel suo bellissimo vestito verde che evidenziava la sue forme e la sua magrezza, racchiusa in un corpetto stretto con ricamature bianche. La gonna di pizzo le arrivava alle ginocchia e le donava davvero molto. Ai piedi portava dei tacchi beije non troppo alti.
-Ciao Aria- feci con un sorriso. Io avevo scelto un abbigliamento molto semplice: una canottiera bianca dallo scollo a V, stretta sotto il seno per poi aprirsi morbidamente e scendere fin sotto la cinta; un paio di jeans chiari e degli stivaletti bianco panna con un po' di tacco.
-Le altre due non sono ancora arrivate?- mi chiese ed io scossi la testa. Aria si avvicinò con un sorriso:
-Mi piacciono i capelli così- fece, alludendo alle due treccine prese dai due lati ed unite dietro, formando una specie di coroncina.
-Grazie- feci ed insieme iniziammo a scaldare la voce. Elisa ed Amanda arrivarono poco dopo, camminando frettolosamente verso di noi. Elisa aveva fatto i boccoli ai suoi capelli, ed era davvero splendida nel suo semplice vestito blu a tubino. Amanda, invece, indossava una maglia larga nera che le lasciava scoperte le spalle, e dei jeans corti più dei guanti in stile goth di cui mi innamorai.
-Ama, adoro i tuoi guanti- esclamai entusiasta. Lei mi sorrise:
-Grazie! Li ho presi ad una fiera- mi rispose.
-Ragazze- fece Aria ad un tratto -Siamo bellissime-
Scoppiammo a ridere dopo esserci guardate negli occhi.
-Aria, come mai tutto ad un tratto te ne esci così?- chiese Elisa.
-Bhe, perché è vero- esclamò allargando le braccia, facendoci segno di avvicinarci. Ci stringemmo in un abbraccio e sentii un miscuglio di profumi, i profumi di quelle amiche speciali che avevo avuto la fortuna di incontrare.
-Grazie per tutto quello che avete fatto per me in questi mesi- dissi -Sono davvero fortunata ad avervi nella mia vita-
Le mie amiche mi guardarono dolcemente, con sguardi carichi di una tenerezza che non avevo mai visto.
-Marina, sei un tesoro- fece Amanda, prendendomi le mani e stringendole.
-Per te ci saremo sempre, è una promessa- mi guardò intensamente e mi trasmise fiducia. Posai poi il mio sguardo su Elisa ed Amanda, e potei rivedere lo stesso sguardo. Io sapevo che di loro potevo fidarmi, che non era una frase detta tanto per dire ma che erano sincere.
-Grazie. So che un grazie non è abbastanza ma grazie. E anche io ci sarò...sempre e per sempre-
Ci stringemmo nuovamente, con molto più affetto di prima. Mi sarebbero mancate così tanto in quei tre mesi, nonostante avessi le mie migliori amiche lì in Veneto, oramai avevo bisogno anche di quelle tre matte.
-Ehi Rea- esclamò Aria ad un tratto. La diretta interessata si voltò e ci guardò:
-Dimmi-
-Ci faresti una foto?-
Lei sorrise ed accettò, prendendo il telefono della bella rossa. Ci stringemmo vicine, i bracci sulla spalle di quella a fianco di noi, e sorridemmo cariche di adrenalina e voglia di salire sul palco.
 
-Eccoci alla seconda ora con la 3B- annunciò il presentatore. Avanzammo in fila indiana in ordine alfabetico per farci presentare
-Accogliamo con un applauso:
 
Kevin Amaldo
Giada Bellini
Lara Bertolotto
Filippo Coldi
Rea Donati
Roberta Franzato
Tommaso Furi
Giulio Gatti
Amanda Gentini
Ludovico Gori
Federico Graziati
Elisa Leggiadri
Veronica Lombardi
Camilla Lucci
Antonio Manetti
Angela Martini
Aria Perini
Sophie Ricci
Marina Rinaldi
Matteo Servini
Emilia Zamponi-
 
Il pubblicò applaudì e noi ci sentimmo pronti per l'ultima avventura prima delle vacanze.
 
Mi stupivo ogni volta di quanto Aria fosse brava. Si sentiva che aveva molta esperienza, la sua voce era così decisa ma delicata. Per l'occasione, aveva cantato "Take me to church" di Hozier e io la ammiravo estasiata. Come si muoveva, come interagiva con lo sguardo mi stregava e mi conquistava esattamente come stava facendo con il pubblico, che, appena finì, applaudì entusiasta.
-Aria sei bravissima!- esclamai con un sorriso, abbracciandola non appena tornò dietro le quinte.
-tesorino- disse lei teneramente -Dopo Antonio e Camilla tocca a te! Vai e spacca i culi!- mi disse con grinta, spronandomi.
Appena il duetto di Antonio e Camilla finì, presi un grande respiro e mi avviai verso il palco, stringendo la chitarra per darmi sicurezza.
-Buona sera. Sono Marina Rinaldi e questa sera vi canto "Radioactive" degli "Imagine Dragons" in versione acustica- dissi, e mi sedetti sulla sedia che Berto aveva posizionato in mezzo al palco. Sistemai l'asta del microfono in modo che fosse alla giusta altezza mentre il pubblico applaudiva per incoraggiarmi. Appena fui pronta, cominciai a suonare con decisione e con un sorriso che solo la musica poteva darmi.
 
I'm waking up to ash and dust
I wipe my brow and I sweat my rust
I'm breathing in the chemicals

I'm breaking in, shaping up, then checking out on the prison bus
This is it, the apocalypse
Whoa

Ed ora era il momento di dare "colore", di dare più grinta per delineare la parte forte della canzone, ovvero il ritornello.

I'm waking up, I feel it in my bones
Enough to make my system blow
Welcome to the new age, to the new age
Welcome to the new age, to the new age
Whoa, oh, oh, oh, oh, whoa, oh, oh, oh, I'm radioactive, radioactive
Whoa, oh, oh, oh, oh, whoa, oh, oh, oh, I'm radioactive, radioactive

I raise my flag and dye my clothes
It's a revolution, I suppose
We're painted red to fit right in
Whoa

I'm breaking in, shaping up, then checking out on the prison bus
This is it, the apocalypse
Whoa

I'm waking up, I feel it in my bones
Enough to make my system blow
Welcome to the new age, to the new age
Welcome to the new age, to the new age
Whoa, oh, oh, oh, oh, whoa, oh, oh, oh, I'm radioactive, radioactive
Whoa, oh, oh, oh, oh, whoa, oh, oh, oh, I'm radioactive, radioactive

All systems go, the sun hasn't died
Deep in my bones, straight from inside

I'm waking up, I feel it in my bones
Enough to make my system blow
Welcome to the new age, to the new age
Welcome to the new age, to the new age
Whoa, oh, oh, oh, oh, whoa, oh, oh, oh, I'm radioactive, radioactive
Whoa, oh, oh, oh, oh, whoa, oh, oh, oh, I'm radioactive, radioactive

 
Il pubblico scoppiò in un applauso appena finii di suonare, sentii anche Ivan e Celeste urlare il mio nome estasiati, e questo mi ripagò per tutte quelle prove, per il mio essere pignola e tutto quel lavoro che avevo fatto in quei mesi. Sorrisi ringraziando il pubblico e tornai dietro alle quinte, per farmi abbracciare dalle mie amiche che mi adularono, anche se in modo troppo esagerato.
Mi sedetti, e cominciai a prestare attenzione alle esibizioni dei miei compagni, soprattutto a quelle di Elisa, Amanda e Lara, essendo loro le ragazze a cui ero più affezionata.
Appena anche l'ultima esibizione della nostra classe si concluse, uscimmo tutti dalle quinte per ricevere una standing ovetion che ci godemmo fino all'ultimo applauso. Ci dirigemmo verso i camerini che per cambiarsi, chi semplicemente per prendere le proprie borse. io salutai le mie amiche e mi diressi verso l'uscita, mentre sentivo provenire dal teatro rumori che stavano a significare che era iniziata l'ultima parte dello spettacolo. Trovai subito Ivan davanti alle porte di vetro, le mani in tasca e lo sguardo che guizzava tra la folla, cercandomi. Mi vide e sorrise, aprendo le braccia. Gli corsi incontro e gli buttai le braccia al collo, facendomi avvolgere in un dolcissimo abbraccio.
-Bravissima piccola mia- fece, dandomi un bacio sulla fronte.
-Grazie- mormorai felice immergendomi nel suo petto così invitante. Ci guardammo per alcuni secondi prima di prenderci per mano e dirigerci verso il resto della famiglia, che mi aspettava raggiante.
 
Esattamente due giorni dopo, era il turno di Ivan di brillare su un palco: l'esibizione della sua compagnia teatrale lo attendeva, ma studiando recitazione da molti anni era molto tranquillo, anzi, non vedeva l'ora di salire su quel palco. Ormai la trama la sapevo, me l'aveva raccontata molte volte, ma non aveva mai voluto provare davanti a me.
-Sarà una sorpresa- mi diceva facendomi l'occhiolino.
Quella sera indossai un abito bianco dalla gonna di tulle che arrivava fino alle ginocchia. Raccolsi i miei lunghi capelli in una coda laterale e misi un paio di tacchi celesti. Ivan era già in teatro da qualche ora per le prove generali, quindi appena fummo tutti pronti, ci avviammo verso Firenze.
Il teatro che ospitava la compagnia era più piccolo rispetto a quello dell'accademia, ma riusciva comunque ad ospitare un numero consistente di persone. Serena fermò me e celeste e disse:
-ragazze, Ivan ha fatto riservare due posti per voi in prima fila-
Io e Celeste annuimmo e, dopo aver salutato Pietro e Celeste, ci dirigemmo verso la prima fila, e notammo su due poltroncine due biglietti. Ci avvicinammo e notammo che c'erano scritti i nostri nomi. Sorrisi:
-Tu fratello è proprio scemo- feci rivolgendomi a Celeste.
-Bhe, direi che il tuo ragazzo è stato molto carino no?-
A quelle parole arrossii e non poco: io e lei non avevamo mai parlato di quella situazione.
-Senti Celeste- cominciai ma lei mi interruppe subito.
-Io sono felice- mi guardò con un grande sorriso -Voi due siete troppo carini insieme. Rendilo felice- Celeste mi prese le mani e riuscì a trasmettermi i suoi sentimenti, riuscì a farmi capire quando tenesse al suo fratellone.
-Non ti preoccupare- dissi ricambiando la sua stretta e cercando a mia volta di trasmetterle ciò che provavo: un forte sentimento per il mio Ivan.
Le luci della sala si spensero per lasciar accesa solo un occhi di bue al centro del palco, dove comparve una ragazza, la narratrice. Ci spiegò che in una terra lontana, fratello e sorella continuavano a litigare per qualunque motivo. I loro genitori, stanchi di tutti ciò, decisero di ricorrere all'aiuto di uno stregone, che con un sortilegio, fa provare ad ognuno di loro cosa succederebbe se l'altro non ci fosse.
Lo stregone era il personaggio migliore, ed era interpretato da Ivan. Era misterioso ma con un carattere comico e donnaiolo. Ogni volta che compariva in scena, catalizzava tutta l'attenzione del pubblico, soprattutto la mia. Durante il suo primo monologo, dove sotto una musica jazz, scese dal palco, interagendo con il pubblico e, sempre continuando a recitare, si avvicinò a me. Mi prese la mano e la baciò, sotto il mio sguardo sorpreso.
-Le belle donne sono l'unica cosa a cui non posso resistere- disse con voce roca ed incredibilmente sexy. Prese una rosa da una tasca interna della sua giacca e me la porse. Io rimasi incantata e piacevolmente pietrificata. Il suo sguardo era capace di mandarmi in tilt.
Seguii la storia molto a pezzi, ero completamente persa nei miei pensieri. Le uniche parti a cui dedicavo attenzione erano quelle dove Ivan compariva e per tutto il tempo, stringevo la rosa tra le mani. Lo spettacolo finì prima che io potessi rendermene conto. Applaudii entusiasta e, appena le luci si accesero, io e Celeste ci alzammo per raggiungere Pietro e Serena.
-Come ti è sembrata la storia?- mi chiese Celeste mentre camminavamo verso l'uscita.
-Eh? Ehm...non male. Sono riusciti a renderla originale nonostante sia un'idea usata già diverse volte-
La ragazza mi guardò:
-E...che te n'è parso di Ivan?-
Arrossii.
-è stato...davvero molto bravo-
La ragazza rise non appena si accorse del mio rossore in viso ma, prima che potesse rendere il momento ancora più imbarazzante, Pietro e Serena vennero, inconsciamente, a salvarmi.
-Vi è piaciuto? Sono stati bravi eh?-
-Già- confermammo noi.
Aspettammo Ivan fuori dal teatro, e io continuavo a stringere quella rosa come fosse un tesoro. Finalmente, il mio bellissimo ragazzo uscì dai camerini e ci venne incontro.
-Ciao! Bravissimo tesoro- esclamò Serena congratulandosi con il figlio.
-Grazie- lui sorrise lusingato e io mi ritrovai a fissarlo estasiata.
Salimmo in auto immersi in chiacchiere e complimenti. Si vedeva che amava la recitazione, che quel mondo lo appassionava. Lo potevo capire dalla luce che brillava nei suoi occhi quando ne parlava e quando recitava.
Tornati a casa, salii le scale stanca e desiderosa di andare a dormire. Feci per entrare in camera mia ma Ivan mi intercettò.
-Piaciuto il mio monologo?- fece con un ghigno.
-Ti odio-sibilai mentre lui ridacchiava dopo avermi vista arrossire.
-Si, come no piccola-
Si avvicinò con fare strafottente e mirò al mio collo. Socchiuse gli occhi e cominciò a baciarlo lentamente, a morderlo e succhiarlo. Risalì fino alle mie labbra che fece sue e mi strinse a sé, facendomi aderire al suo petto. Le sue mani mi sfioravano appena, ma mi sentivo sciogliere. Dischiusi le labbra, e la sua lingua poté cercare la mia per approfondire il bacio, e cominciai a sentire una strana sensazione nel basso ventre. Ero eccitata, stavo lentamente perdendo la ragione. Come poteva una sola persona riusciva a farmi sentire così bene e a darmi così tanta felicità?
Ci staccammo quando sentimmo la voce di Serena farsi vicina, intuendo che stava salendo le scale.
-Buona notte- gli sussurrai e, posato un bacio sulla guancia, entrai in camera mia, le gambe tremanti e le guance roventi.
 
Ultimo giorno di scuola: quella mattina, appena entrai in classe, sentii subito che c'era una nota diversa. Allegria, certo, ma anche qualcosa di diverso, una certa tristezza e malinconia.
Le mie amiche mi salutarono, e capii che era da loro che proveniva quella tristezza. Aria mi abbracciò come era solita a fare, e guardai Elisa e Amanda e capì che anche per loro sarebbe stato triste non vedermi per tre mesi.
-Ragazze...- feci ma mi fermarono subito.
-Niente discorsi tristi Mary. Non potremmo sopportarlo- fece Elisa sedendosi sul banco di Aria. Sorrisi tristemente ma cercai di godermi quella giornata. Fin dalla seconda ora, scendemmo nel cortile sul retro, e ci sedemmo sull'erba fresca. Elisa prese la sua chitarra e cominciò a suonare e noi la seguimmo, cantando e ballando, divertendoci come matti. Eravamo uniti tutti dalla stessa passione per la musica, non c'erano differenze tra di noi in quel momento, non c'erano rivalità ma solo musica e passione.
La mattinata passò davvero tanto in fretta, il suono della campanella e le urla entusiaste mi sorpresero. Guardai subito Aria, Elisa ed Amanda e, con un fare malinconico, mi avvicinai a loro.
-Buone vacanze ragazze- dissi, abbracciandole forte.
-Anche a te- fece Aria -Fai la brava-
-Quello sempre- dissi ridendo.
-Quando parti?- mi chiese Elisa.
-Tra due giorni- risposi, mentre prendevo le mie cose. Salutai tutti i miei compagni con abbracci e promesse di sentirci presto ed insieme alle mie amiche, uscimmo e diedi uno sguardo all'accademia, salutandola con un sorriso, e ringraziandola per tutto ciò che aveva fatto per me.
-Bene Mary...ci sentiamo allora- fece Amanda con un sorriso.
-Si...grazie di tutto-
Sentivo una stretta al cuore, una sensazione che non avevo mai provato che mi fece capire realmente quando mi ero affezionata a loro e quanto erano diventate fondamentali per me.
-Ciao ragazze- fece Elisa salutandoci con la mano. Prendemmo direzioni diverse, separandoci anche se forse non eravamo pronte per davvero. Sentii qualcuno prendermi la mano e mi voltai a guardare Ivan che mi sorrideva.
-Ehi, tutto bene?-
Io annuii con un sorriso.
-Si, ma sai, è strano. Non credevo che mi sarei ma affezionata così tanto a delle persone-
Mi diede un bacio sulla fronte.
-è dura- mi fece -è tanto difficile anche per me-
Mi feci avvolgere dalle sue braccia così invitanti per farmi coccolare un po', avendo un tremendo bisogno di lui. Meno due giorni, e avrei dovuto fare a meno di quella sensazione.
Scendemmo dall'autobus, con una Celeste energica e felice, e io e lui, una coppietta un po' malinconica.
-Ciao ragazzi! Com'è andata?- fece Serena accogliendoci.
Rispondemmo un "bene" e solo Celeste approfondì il discorso, con la sua energia che volevo tanto possedere. Dopo mangiato, mi trascinai su per le scale ed entrai in camera mia. La valigia mezza piena era ai piedi del letto, ma non avevo voglia di finirla quindi mi buttai sul letto e cominciai a guardare qualche episodio di Pretty Little liars, essendo rimasta indietro. Guardavo Hanna e Caleb, la mia coppia preferita, e sorridevo pensando che, qualche mese prima, dicevo che mi sarebbe piaciuto avere un ragazzo che ci tenesse a me come Caleb fa con Hanna, così dolce e protettivo, pensa al suo bene. E in quel momento potevo dire che lo avevo, e che mi piaceva davvero troppo.
Lo pensi, ed ecco che bussa alla tua porta. Sorrisi non appena lo vidi entrare in camera mia.
-Ehi- feci mentre lui si sedeva accanto a me.
Mi strinse teneramente e mi chiese:
-Cosa guardi?-
-Pretty little liars- risposi con un sorriso.
Lui mise il broncio.
-Piccola, usciamo un po'?- mi chiese implorandomi -Ho bisogno di te-
Lo guardai e sorrisi teneramente, chiudendo il portatile.
-Certo- feci. Lui sorrise soddisfatto e mi prese la mano, per farmi alzare dal letto. Presi la borsa appoggiata su una delle poltrone ed uscimmo, salutando Serena. Ivan mi prese nuovamente la mano, la stringeva e sembrava intenzionato a non lasciarla. Sorrisi e lui mi guardò:
-Perché sorridi?- mi chiese.
-Perché, non posso?- feci, facendogli la linguaccia.
Lui sbuffò:
-Acida-
Gli diedi un leggero colpo sul fianco con la mano libera ma lui la afferrò, intrappolandomi.
-Ho vinto io- fece con un sorriso sghembo.
-Stupido- dissi ridendo. Alzai lo sguardo ed incrociai i suoi occhi, ad arrossii senza un vero motivo.
-Comunque...- ripresi -Sorridevo perché mi stringevi la mano come se non volessi lasciarmi andare mai-
Sorrise tristemente, e mi lasciò una mano per portare le sue dita tra i miei capelli.
-Infatti è così- mi disse.
Capivo cosa provava perché era lo stesso che sentivo io ogni volta che pensavo che non ci saremo visti per tre mesi. Lo so, non sono così tanti, conosco coppie che sono sopravvissute a molti più mesi, anche ad anni. Ma il pensiero di non averlo accanto a me faceva male.
-Marina, io sarò sempre vicino a te anche se siamo lontani immagina che io sia lì con te e ci sarò davvero-
Si mise le mani in tasca e prese un pacchettino. Io alzai un sopracciglio.
-Ivan, ma...-
-Ah, zitta- poggiò l'indice sulle mie labbra, fermando le mie parole. -Non dirmi cose del tipo "Ivan non dovevi"- ed imitò perfettamente la mia voce, cosa che mi faceva imbestialire, mi prendeva sempre in giro. Ma mi piaceva tantissimo anche per questo.
Mi porse il piccolo pacchettino e io lo aprii: c'era una piccola cavigliera dorata con un piccolo ciondolo a forma di nota musicale.
-Appena l'ho visto ho pensato a te- fece, leggermente imbarazzato.
Sorrisi teneramente a quella sua espressione e mi strinsi a lui.
-Sei sempre il solito- borbottai, inebriata dal suo profumo. Cercai di respirarlo a pieni polmoni e di imprimerlo dentro di me: aveva quell'odore della natura incontaminata, di libro appena comprato, un odore di fresco e di muschio bianco. Come poteva una sola persona darmi così tanto? Oh Ivan, che incantesimo mi hai fatto? è tutto così intenso con te.
Valigie fatte, camera semivuota ed un'emozione che non riuscivo a decifrare. Ero seduta sul letto ed osservavo gli arredi su cui pochi minuti prima c'erano libri, quaderni, fogli e penne che avevo riposto in zaini e borse. Mancavano tre ore per il mio treno e mi stavo chiedendo come avrei fatto a trascinare con me tutta quella roba...c'era la mia vita infondo. Fare il cambio a Bologna non sarebbe stato molto divertente. Sospirai: stavo davvero tornando a casa.
Guardai il display degli arrivi: non c'erano ritardi. Stringo la cinghia della borsa a tracolla con il portatile e guardo la famiglia Innocenti, il mio sguardo passa su ognuno di loro. Serena si avvicina a me prima che io abbia il tempo di aprire bocca.
-Marina, è stato bellissimo averti qui con noi. Passa delle buone vacanze- mi diede un bacio sulla fronte e tre parole mi escono spontanee.
-posso...chiamarti mamma?-
Ho un nodo alla gola, erano stati mesi così intensi e pieni di cambiamenti, e avevo visto Serena come una madre. Mi guardò sorpresa ma subito sorrise con dolcezza.
-Certo tesoro- mi disse e i fiondai subito tra le sue braccia. Pietro mi accarezzò la testa con una dolcezza che non mi aspettavo.
-Ci vediamo a settembre Marina. Sei stata davvero come una figlia per noi, e lo sarai sempre-
Quelle parole mi commuovono, mi fanno sentire felice di essere stata una brava persona per loro.
Anche Celeste si fiondò tra le mie braccia, e con dolcezza, mi disse:
-Ciao sorellona, fatti sentire- e glielo promisi, dandole un bacio sulla nuca.
E poi, il momento più duro, il saluto più difficile: Ivan mi guardava con gli occhi grigi colmi di tristezza ma un sorriso che tentava di rassicurarmi. Ci guardammo per alcuni secondi poi, come due calamite, ci avvicinammo, tremendamente attratti l'uno dell'altra. Mi strinse forte a se, il suo respiro era come una melodia alle mie orecchie.
-Ciao piccola, salutami i tuoi-
Io annuii, respirando a fondo il suo profumo. Ci guardammo, un po' imbarazzati e,anche se la sua famiglia era lì, ci scambiammo un dolce bacio, socchiudendo gli occhi e facendo finta che ci fossimo solo noi in quel momento. Ma quando riaprimmo gli occhi, eravamo consci che il mio treno stesse per arrivare e che dovevamo staccarci da quella stretta così sicura.
Mi allontanai a malavoglia e ci guardammo per altri secondi, come se potessimo imprimere nella memoria ogni caratteristica dell'altro.
-Allora...buone vacanze piccola mia io..- si bloccò, e lo vidi corrucciarsi come se stesse pensando. Poi mi sorrise:
-Sentirò tanto la tua mancanza-
-Anche io la tua...tanto-
Salutai tutti con la mano mentre mi dirigevo verso il binario, e salutavo Firenze, che sentivo finalmente un po' più mia rispetto ai mesi precedenti.
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provvederò al più presto a sistemare eventuali errori
un bacio
Lena
   
 
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