PRIMO AMORE
 
Certe notti sembrano non passare mai.
Mentre il mondo intorno a te si spegne piano piano, tu sei sveglio. Il silenzio quasi ti fa impazzire.
Allora ti alzi, prendi un libro, bevi un po’ d’acqua. Me niente. Il silenzio è rotto dalle voci nella tua testa. Bisbigli, risate, grida. Silenzio di nuovo. Sono le ultime  ore della notte e tu, finalmente, ti addormenti.
Ma le voci tornano.
Le grida aumentano.
I bisbigli…
“Lydia…”
Le voci si affievoliscono, le parole sembrano portate via dal vento. Sempre più lontane, sempre più lontane. Poi tornano, forti.
-Lydia!
La ragazza alzò la testa di scatto. Stiles le stava davanti.
-Cosa ci fai qui a quest’ora?
Si guardò intorno, era nel giardino della scuola.
-Io… non lo so.
 
 
Scott si svegliò di colpo quando qualcuno gli tirò giù le coperte all’improvviso. Corrugò la fronte e si rigirò nel letto.
-Ora mi alzo mamma.
Aprì gli occhi e vide Allison.
Brontolò qualcosa e, ripresa la coperta, chiuse nuovamente gli occhi.
La ragazza saltò sul letto e si sdraiò vicino a lui. Scott si mise a ridere, tenendo ancora gli occhi chiusi.
-Ho capito, mi alzo. Che ci fai qui comunque?
-Voglio portarti in un posto.
-Allison Argent che salta scuola senza un motivo importante? Mi alzo subito!
 
 
-Tua madre non ha visto che uscivi stanotte?- chiese Stiles all’amica entrando a scuola.
-No, è fuori città per qualche giorno. Ero sola a casa.
-Stanotte resto io con te allora.
-Non ce n’è bisogno Stiles… sto bene.
-Certo, ma io resto lo stesso.
Lydia gli sorrise e annuì.
-Tu invece perché sei venuto a scuola così presto?
-Volevo fare delle ricerche in biblioteca, vieni con me?
 
 
-Allora dove mi porti?
-Lo vedrai!
Dopo circa venti minuti Allison fermò la macchina. Una volta scesa tirò fuori un cesto da pic nic esclamando:
-La colazione!
Scott non era mai stato lì, ma era molto bello. C’era un piccolo laghetto e il prato era pieno di margherite. Allison stese una tovaglia a terra e ci si sedette sopra. Scott le sorrise e si sedette accanto a lei.
-Allora, perché mi hai portato qui?
-Niente di particolare, avevo semplicemente voglia di stare un po’ insieme a te lontano dalle cose a cui pensiamo di solito.
Rimasero lì, seduti in quel prato, per un paio d’ore circa. Tutto sembrava come prima. Come prima che Allison scoprisse che Scott era un lupo mannaro. Nei loro discorsi non c’erano Chimere, Kanima, o Wendigo. Parlavano come persone normali di cose normali, come due vecchi amici ritrovatosi dopo un lungo tempo, a parlare di vecchi aneddoti, a guardarsi negli occhi. Dio, il suo sorriso era così bello. Pensava Scott. Quelle fossette, la testa un po’ inclinata. Era davvero bella. Era più bella di prima, se possibile.
Di colpo si sentì un tuono e il cielo chiaro fu ricoperto da mille nuvoloni grigi. Iniziò a piovere tutta l’acqua che il cielo poteva avere in sé. Scott e Allison si alzarono velocemente, presero le cose della colazione e corsero verso la macchina. Una volta entrati in macchina Scott chiese:
-Tutto bene? Non capisco, un attimo prima c’era il sole e…
Allison non gli lasciò il tempo di finire che scoppiò a ridere. Scott la guardò un attimo, non capendo. Dopo di che si mise a ridere anche lui.
-Era da tanto che non stavo così bene.
Il ragazzo le sorrise e le spostò una ciocca bagnata dietro l’orecchio.
-Anche io.
 
 
Dopo essere stati un po’ in macchina Allison scoprì che Scott aveva un compito importante e lo obbligò a tornare a scuola, nonostante lui non volesse. Così arrivarono a scuola per la fine della terza ora e andarono verso la biblioteca. Il compito era alla quinta e  avrebbero potuto studiare un po’ insieme. Mentre entravano continuarono a ridere e stavano molto vicini. Stiles si piantò davanti a loro.
-Dove eravate finiti? E perché siete così bagnati? Vabbè non importa. Scott è…
-Scott!
Il ragazzo si girò.
-Kira!
Le andò incontro e l’abbracciò. Il sorriso di Allison si spense, ma ne fece uno più piccolo, quasi finto. Stiles le mise il braccio intorno alle spalle.
Kira baciò Scott ma lui dopo poco si staccò e le chiese quando fosse tornata.
-Ieri sera. Ma questo non è importante adesso. Allison!
La ragazza alzò la testa  e la guardò, poi guardò Scott. Le sorrise e le andò incontro.
 
 
Quella sera, come promesso, Stiles si presentò a casa di Lydia. Aveva preso due pizze.
-Sei venuto davvero.
-Te lo avevo detto!
Lei gli sorrise e lo fece entrare. Si misero sul divano a mangiare la pizza e a parlare.
-Credo che Allison sia rimasta un po’ male di vedere Kira oggi.
-Ma che dici Stiles, perché avrebbe dovuto?
-Non lo so, ma un attimo prima rideva con Scott e un attimo dopo è diventata seria. E mi sembrava triste. Tu sei la sua migliore amica, forse ti ha detto qualcosa.
-No… non mi ha detto niente. Tu dici che è sempre…
-Non lo so.
-Ma se fosse…
-Se lo fosse…
-E se lui non lo è?
-Lui lo è.
-Come fai a esserne sicuro?
-Lo è sempre stato, lo sarà sempre.
Dicendo questo abbassò lo sguardo, non voleva guardarla negli occhi. In fondo anche per lui era lo stesso.
-Quindi tu dici che Allison e Scott sono ancora innamorati l’uno dell’altra?
-Io credo di sì.
-Dopo tutto questo tempo.
-Era il loro primo amore. E il primo amore è impossibile da dimenticare. Sono cose difficili da provare di nuovo. Come tu e Jackson, credo.
-O te e Malia.
Stiles fece una piccola risata.
-Malia non è stata il mio primo amore.
Mentre parlava gli era preso un tic nervoso alla gamba e non riusciva e fermarla. Così si alzò in piedi e andò in cucina a prendere un bicchiere d’acqua.
-Stiles…
-Non dobbiamo parlarne per forza, Lydia. Va tutto bene.
-Lo so, ma…
-Sta’ tranquilla.
 
Si misero a guardare un film e dopo poco Stiles si addormentò. Lydia spense la televisione, gli mise una coperta e gli diede un bacio sulla fronte. Andò a letto e si mise a pensare alle parole di Stiles. Si sentiva così maledettamente in colpa per come lo aveva trattato anni prima, per come lo aveva giudicato e lo aveva respinto. Se gli avesse dato un’occasione… Cercò di dormire, ma non ci riusciva.
Ed ecco di nuovo quelle maledette voci. Forti. Sempre più forti. Dicevano qualcosa. ‘’Ma cosa, cosa?” pensava Lydia rigirandosi nel letto. Si mise le mani sulle orecchie cercando di ignorare le voci. Ma quelle erano sempre più fitte. Poi tornò il silenzio e una voce sussurrò un nome. Lydia aprì gli occhi. Urlò.
 
Stiles cadde dal divano e si arrotolò nella coperta. Si dimenò per liberarsi e corse dalla sua amica. Stava tremando, era caduta in terra. La tirò su, ma lei non riusciva a respirare.
-Lydia va tutto bene, ci sono qui io. Respira, respira.
Ma era sempre più difficile farlo, respirare. Vedeva tutto nero, piangeva, non riusciva a tenere le mani ferme. Stiles gliele prese con le sue ma non migliorò niente.
-Lydia! Respira, ti prego. Va tutto bene.
Le prese il viso fra le mani, si avvicinò a lei e la baciò.
-Ti sei ricordato…
La sua voce tremava.
-Quando uno ha un attacco di panico, può essere utile trattenere il respiro.
-Già.
Lo guardò negli occhi. Il suo cuore batteva a mille.
Stiles abbassò la testa, riprendendo fiato. Poi la alzò nuovamente, di scatto, e guardò Lydia negli occhi a sua volta.
-Tu…
Lei annuì, continuando a guardarlo.
-Stavi trattenendo il respiro.
Lydia annuì nuovamente e le scese una lacrima. Stiles guardò la lacrima, poi guardò lei. In un attimo le si avvicinò di nuovo e la baciò.