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Autore: _sesshomary    13/04/2016    2 recensioni
E se Kikyo e Kagome fossero entrambe vive? Inuyasha oltre ad affrontare il cattivo dovrà affrontare i suoi sentimenti.
Alcuni personaggi cercherò di mantenerli come nella storia reale, mentre altri vorrei provare a cambiarli anche fisicamente. Chissà se riesce bene. Spero di avervi incuriositi. Se vi va leggetela, e se non vi piace ditemi cosa non va e cercherò di migliorare.
CITAZIONE DAL CAPITOLO 17:
"Da un lato avrebbe voluto essere centinaia di anni avanti nel tempo per poter stare con Kagome dall’altro invece sentiva il peso della promessa fatta a Kikyo che lo manteneva con i piedi saldi in questa epoca."
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Kikyo, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome, Inuyasha/Kikyo, Miroku/Sango
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Il viaggio verso casa fu abbastanza tranquillo, tutti parlavano e discutevano allegramente, d'altronde Naraku era morto e con lui anche Kikyo. L'unica con dei pensieri e silenziosa era Kagome, ammirava la sfera che ora era tra le sue mani e non riusciva a decidere cosa farne e cosa fare del suo futuro.
 
Arrivati alla capanna trovarono Rin, Kaede e Akane in attesa del loro ritorno. Rin si avvicinò a Sesshomaru per abbracciarlo lasciandosi andare, nonostante il demone rimase silenzioso e praticamente immobile. Sango e Miroku si sedettero vicino al fuoco si presero per mano e guardandosi negli occhi.
 
Kagome invece corse subito da Akane e le diede la sfera, mentre Inuyasha la seguì osservandola in silenzio.
 
-Questa è tua, piccola mia, devi tenerla tu e possibilmente distruggerla per evitare che un altro demone come Naraku venga per prendersela, anche se ritorni nella tua epoca- disse l’anziana sacerdotessa porgendo nuovamente la sfera alla giovane.
 
-Ma io non ho idea di cosa fare, non posso scegliere- disse Kagome triste, una scelta così grande non poteva prenderla. Dall'altro lato del pozzo c'era la sua famiglia ed era sicura che non si sarebbero mai mossi dalla loro casa per seguirla qui nell'era Sengoku. Da questo lato invece aveva trovato Inuyasha, del quale si era innamorata nonostante i continui battibecchi e litigi. Aveva passato con lui poco tempo, ma abbastanza per essere sicura di non poter rinunciare a lui. In effetti era stato il tempo in cui erano stati lontani a farle capire che non poteva fare a meno di averlo accanto, ma neanche lui sarebbe stato disposto a lasciare il suo mondo, i suoi amici, le sue abitudini per seguirla nel mondo in cui invece c'erano le sue di abitudini e i suoi di amici.
 
-Mi dispiace, ma non posso scegliere io o qualcun altro per la tua vita, anche se è difficile la scelta è solo tua- disse Akane baciandola sulla fronte e allontanandosi da loro per andare da Sango, Miroku, Kaede, Rin e Sesshomaru che parlavano tranquilli intorno al fuoco.
 
-Kagome, perché non tieni la sfera senza distruggerla così da poter viaggiare attraverso il pozzo e poter vivere sia da questo lato che dall’altro?- disse Inuyasha cercando di semplificare le cose.
 
-Sai che non posso, non posso rischiare la vita di tutti voi solo per poter vivere sia qui che lì, devo scegliere e devo farlo il più presto possibile così da poter distruggere la sfera e poter vivere in pace- gli rispose Kagome animatamente.
 
Lo sguardo di Inuyasha subito si rattristì, non c’era nessuna possibilità per lui e per i suoi sentimenti, presto avrebbe visto svanire l’amore della sua vita dietro ad un pozzo e non l’avrebbe mai più rivista.
 
D’istinto la tirò a sé prendendola per un braccio e la baciò sulle labbra. Le diede uno di quei baci pieni di amore e tristezza, per dirle addio e lei ricambio dolcemente. Terminato il bacio Kagome vide scendere sulla guancia di Inuyasha una lacrima, che lui immediatamente scaccio via con la mano.
 
-Devi tornare a casa, devi tornare dalla tua famiglia, non preoccuparti per me io starò bene e staranno bene anche tutti loro, c’è la tua famiglia preoccupata ad aspettarti dall’altra parte, devi tornare da loro- le disse il mezzo demone d’un fiato e successivamente sfreccio fuori dalla capanna rinunciando a lei per sempre.
 
-Ragazzi, credo di aver deciso, anche grazie all’aiuto di Inuyasha- disse Kagome avvicinandosi al gruppo e tutti si girarono verso di lei con il volto pieno di speranza, vogliosi di poterla avere vicina per il resto delle loro vite.
 
-Come mi ha suggerito Inuyasha vorrei poter tornare dalla mia famiglia. Mia madre, mio fratello e mio nonno, sono molto importanti per me e non posso abbandonarli così, quindi tornerò da loro, anche se mi dispiace molto lasciarvi. È quello il mondo in cui sono nata ed è quello in cui sono destinata a vivere. Voglio salutare tutti perché partirò subito per il mio mondo e lì distruggerò la sfera- pronunciò Kagome e vide subito i volti dei suoi amici rattristirsi.
 
Sango corse subito ad abbracciarla e scoppiò a piangere, si era affezionata molto a lei, stava perdendo un’amica. Quando Sango si allontanò da Kagome subito venne abbracciata da Rin e Kaede, anche loro con le lacrime agli occhi. Poi passo a salutare anche Miroku con un abbraccio e Sesshomaru con una stretta di mano.
 
Infine si avvicinò ad Akane.
 
-Grazie di tutto quello che hai fatto per me, grazie per avermi aiutata, spronata e incoraggiata quando credevo di non farcela. Grazie- le sussurrò abbracciandola.
 
-Di nulla piccola- rispose la sacerdotessa con le lacrime agli occhi.
 
Ormai aveva salutato tutti ed era il momento di andare. Percorse velocemente la strada tra la capanna e il pozzo, anche per paura di avere qualche ripensamento. Si fermò qualche secondo sotto il Goshinboku e lo accarezzò sussurrando -ci rivediamo dall’altro lato-  raccolse il piccolo fiore che le era caduto davanti, lo mise in tasca e si butto attraverso il pozzo, abbandonando per sempre l’era Sengoku.
 
Sango non smetteva di piangere e Miroku si strinse a lei cercando di consolarla, vederla così triste lo rendeva triste a sua volta, non riusciva a sopportare le sue lacrime.
 
-Forse hai bisogno di fari due passi- disse Miroku alzandosi e tirando su Sango che senza rispondere segui l’uomo in una passeggiata verso il bosco.
 
-Sango, ti prego, non riesco a vederti così, mi dispiace moltissimo che Kagome ci abbia lasciato, ma se tu avessi una figlia, non preferiresti che tornasse da te, anziché restare in un posto inaccessibile e in una diversa epoca temporale?- le parole di Miroku spiazzarono Sango che si asciugò le lacrime e iniziò a fissare l’uomo fermandosi di colpo.
 
-Credo che tu abbia ragione, ha scelto la sua famiglia, le persone con cui ha sempre vissuto, non c'era scelta più giusta- disse Sango più tranquilla e rilassata. Kagome aveva la sua vita dall'altro lato, non poteva abbandonare tutti solo per quei pochi mesi che aveva passato con loro.
 
I due continuarono la loro passeggiata più rilassati e tranquilli, schiarendosi molto le idee tanto che attraversarono il bosco quasi completamente e non si accorsero che il sole stava per tramontare. Si erano allontanati fin troppo dalla capanna della sacerdotessa.
 
-Miroku, dove siamo finiti?-  osservò Sango preoccupata. Non era mai passata da quel luogo isolato, si sentiva nelle vicinanze il fruscio di un fiume e si vedevano solo alberi, non c'era altro. La foresta era veramente molto fitta.
 
-Credo anche io di non essere mai passato da qui, dai torniamo indietro, si sta facendo buio- disse il monaco prendendo per mano la donna e accelerando il passo per raggiungere il prima possibile il villaggio. Dopo aver percorso un lungo tratto si trovarono d’avanti una capanna.
 
-Che ne dici entriamo?- disse Miroku.
 
Sango annuì e dopo aver bussato e non aver ricevuto risposta aprirono la porticina di legno dell’umile capanna e si trovarono davanti una stanza abbastanza grande, al centro vi era la possibilità accendere il fuoco, ma non c'era nessuno. I due quindi decisero di accendere un fuoco così da poter vedere meglio nella stanza visto che ormai il sole era calato. Si riscaldarono qualche secondo e sentirono che fuori aveva iniziato a piovere.
-Che fortuna aver trovato questo posto, saremmo tornati inzuppati e sicuramente ci saremmo beccati un bel raffreddore- disse Sango prendendo per mano il monaco che annuì.
 
Infondo alla stanza c’era una porta, la quale nascondeva una stanza da letto con un grande futon adagiato a terra. Salto subito agli occhi dei due l’enorme quantità di polvere e ragnatele presenti nelle stanze.
 
-Credo sia disabitata questa casa- esclamò Miroku –non penso che qualcuno abbia da ridire se ci fermiamo per la notte- aggiunse.
 
-Per me va bene, ma almeno mi devi aiutare a pulire questa stanza, di là  ho intravisto qualcosa che può esserci utile- rispose Sango indicando la stanza.
 
Dopo aver pulito per bene la stanza si sdraiarono entrambi sul futon, ma nessuno dei due riusciva ad addormentarsi nonostante la stanchezza.
 
-Ehi Sango a cosa pensi?- chiese Miroku.
 
-Al fatto che questa potrebbe diventare la nostra casa- rispose Sango, perché era proprio a quello che stava pensando sin da quando si erano resi conto che era una capanna abbandonata. Nonostante fosse piccola era abbastanza spaziosa, e solo guardandola aveva iniziato ad immaginare lei, Miroku e magari i loro figli per casa felici e sorridenti.
 
-Lo penso anche io- rispose il monaco mentre si girava a guardare la sua amata. Sin dal primo istante in cui aveva incrociato il suo sguardo, aveva capito che lei sarebbe diventata la sua donna, l'unica a cui avrebbe giurato fedeltà per il resto della sua vita.
 
-Sango, mi vuoi sposare?- le parole uscirono dalla sua bocca così spontaneamente che si stupì di se stesso. Subito si inginocchiò verso di lei che ancora era sdraiata. La domanda la fece balzare seduta di colpo per trovarsi a pochi centimetri dal viso del suo amato.
 
-Sì- rispose lei senza pensarci troppo e sigillando la sua risposa con un bacio, un bacio dolce tenero e allo stesso tempo passionale. Le mani di Miroku non riuscivano a stare ferme così si concesse di accarezzare delicatamente la schiena di lei fino a giungere al fondo schiena, ma lei non si ritrasse a quel tocco, anzi si avvicinò di più al petto di Miroku cingendogli il collo con le braccia. Fu Miroku il primo a spingersi oltre e con una delicatezza estrema infilò la mano nel kimono di lei per raggiungere il seno fino a sfiorarlo dolcemente. Lentamente poi la fece sdraiare e con una mossa veloce le aprì il kimono, per poter ammirare la pelle nuda e candida della donna che amava. Senza attendere oltre anche lui si tolse le vesti e si adagiò su lei. Riprese a baciarla ancora più passionale di prima, per poi scendere lungo il suo collo fino a raggiungere la scapola. Quando si fermò, alzo la testa per guardarla in viso e notò le sue labbra rosse per baci e le guance colorate anch'esse di un bel rosso che lo fecero eccitare ancora di più. Così riprese a baciarla sulla scapola e piano scese verso il seno. Con le labbra sfiorò il capezzolo turgido e Sango emise un gemito di piacere che lo incitò a continuare, ma non si limitò a baciarlo, iniziò anche a mordicchiarlo delicatamente, lasciando che i forti sospiri della sua dolce amata riempissero la stanza. Con la mano scese dolcemente carezzandole il fianco, poi la coscia, fino a raggiungere il punto che tanto bramava, la sua intimità. Iniziò ad accarezzarla e quando fece scivolare un dito all'interno, Sango emise un gemito più forte stringendo tra le mani la stoffa del futon. Miroku non attese oltre e sfilò il dito per entrare in lei, delicatamente, ma nonostante tutta la delicatezza, sentì Sango irrigidirsi dal dolore così si bloccò. Sango, che aveva gli occhi chiusi, li aprì e lo guardò negli occhi per implorargli di continuare. Miroku sentì il corpo di lei rilassarsi e senza smettere di guardare gli occhi di lei che lo imploravano continuò ad entrare in lei, sempre con estrema delicatezza. La parte dolorosa in breve terminò lasciando ad avvolgerli solo il piacere, entrambi sentivano quanto l’altro lo amava. Gli occhi dell’uno rimasero fissi in quelli dell’altro mentre le spinte di Miroku diventavano sempre più veloci e decise, mentre i gemiti di Sango erano sempre più profondi e mentre entrambi raggiunsero il piacere insieme. Rimasero fermi in quella posizione a guardarsi ancora negli occhi in silenzio, nessuno dei due voleva allontanarsi dall’altro, non si erano mai sentiti così completi. Qualche istante dopo Miroku avvicinò il suo viso a quello di Sango per baciarla ancora, delicatamente poi si scosto da lei, sdraiandosi al suo fianco e lei si avvicinò al suo petto e si addormentò immediatamente, stanca, ma felice per quello che era successo. Miroku rimase a guardarla dormire per un po’ e poi anche lui si addormentò.
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-Mamma, mamma, dove sei?- urlò Kagome dopo essere uscita dal pozzo mentre si guardava intorno. La mamma le era mancata così tanto che non vedeva l’ora di abbracciarla.
Corse dentro casa e la vide intenta a cucinare.
 
-Mamma- disse nuovamente Kagome, ma questa volta con dolcezza e la madre si girò verso la fonte di quel richiamo.
 
-Piccola mia, ero preoccupatissima, credevo di non rivederti mai più-  disse la mamma correndo ad abbracciare la sua bambina. Kagome ricambiò l’abbraccio senza aggiungere altro.
 
-Mamma, mamma mi è sembrato di sentire la voce di Kagome- disse poi un bambino dall’alto delle scale.
 
-Sota!!- esclamò Kagome e il piccolo scese le scale di corsa per andare ad abbracciare sua sorella.
 
-Sorellona, sorellona, finalmente sei tornata. Ci sei mancata tantissimo. Cosa hai fatto tutto questo tempo?- disse a raffica Sota senza staccarsi dall’abbraccio di sua sorella.
 
-Tante cose fratellino, ma il nonno dov’è?- chiese poi non vedendolo arrivare. La sua assenza era stata lunga, sarebbe potuta succedere qualsiasi cosa.
 
-È al tempio, sarà felicissimo di vederti- esclamò Sota.
 
-Chi sarà felice di vedere chi?- chiese il nonno entrando dalla porta.
 
-Nonno…-  disse Kagome correndo ad abbracciare anche lui.
 
-Oh piccola mia- disse l’anziano scoppiando in lacrime.
 
La gioia facilmente si fece spazio in quella casa, la mamma, il nonno e Sota facevano domande e Kagome rispondeva gioiosa e raccontava la sua seconda avventura nell’era Sengoku, nonostante fosse durata circa un paio di settimane, molto meno rispetto alla prima, le cose da dire erano molte. La sua famiglia era felice di ascoltare e la mamma aveva notato le luce che aveva negli occhi quando parlava di Inuyasha. La tranquillità venne spazzata via quando Kagome iniziò a parlare della sua morte.
 
-Cosa? Sei morta? E come mai sei qui ora?-  chiese Sota stranito, mentre il nonno e la mamma rimanevano in silenzio e preoccupati riguardo quella parte del racconto.
 
-Beh, il fratellastro maggiore di Inuyasha ha un potere speciale, riesce a riportare in vita le persone con la sua spada- disse lei allegra, ma quando incrociò gli sguardi scuri e preoccupati della sua famiglia si preoccupò, forse avrebbe dovuto omettere quella parte del discorso.
 
-Cosa c’è che non va?- chiese, nonostante si capisse benissimo il motivo del loro atteggiamento.
 
-E se non ci fosse stato il fratello di Inuyasha? Saresti morta ora, non ti avremmo mai più rivista- esclamò la mamma.
 
-Ma perché pensate sempre al peggio, ora sono qui con voi, sono viva- disse Kagome.
 
-Perché noi ti vogliamo bene Kagome- rispose la mamma.
 
-E io voglio bene a voi, ma voglio bene anche ad Inuyasha, quindi vorrei chiedervi il permesso di poter rimanere nel suo mondo per sempre- chise Kagome, le sue parole però era uscite fuori nel momento sbagliato.
 
-Tu vuoi andare per sempre in quel mondo? Quindi non ti vedremmo mai più?- disse la mamma leggermente alterata, la rabbia stava prendendo il sopravvento sul suo comportamento sempre tranquillo e pacato, non si sarebbe mai aspettata una cosa del genere.
 
-Si mamma, io non posso vivere senza Inuyasha- disse Kagome, dirigendosi verso la sua stanza, lasciando la sua famiglia a riflettere sulle parole che aveva appena pronunciato.
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Inuyasha da quando Kagome se ne era andata non si era mosso dal suo ramo preferito del Goshinboku guardando verso il pozzo. Erano passati un paio di giorni e non era sceso nemmeno per mangiare, per quanto lui amasse farlo. Si sentiva quasi come se tutto quello che lo circondava non avesse importanza senza di lei. Miroku e Sango andavano spesso sotto l’albero per chiamarlo e cercare di farlo scendere, ma lui restava imperterrito su quel ramo, attaccato ad una speranza inesistente, ma alla quale non riusciva a rinunciare.

-Inuyasha, è inutile che resti lassù, non tornerà da noi, non tornerà più. Sicuramente la sfera sarà già distrutta e lei starà abbracciando la sua famiglia felice. La sua vita non era qui, la sua vita è lì con la sua famiglia, fattene una ragione!- urlò Miroku ai piedi dell’albero ormai alterato. Erano ore che cercava di convincerlo a scendere e non era stato l’unico, anche Sango ci aveva provato il giorno prima, ma inutilmente. Non sapeva come fare a convincerlo, non sapeva cosa dirgli, era evidente che la perdita era enorme, ma non poteva restare tutta la vita lassù.

-Inuyasha, devi pensare solo che lei sarebbe felice nel vederti godere la vita, non vorrebbe vederti buttarti via così, scendi forza- le orecchie di Inuyasha si drizzarono alle parole dell’amico e con un balzo gli atterrò accanto.

-Miroku, l’unico motivo per cui sono qui è per non sentirti più parlare- disse Inuyasha incamminandosi verso il villaggio.
-Sei sceso solo per questo?- chiese il monaco un po’ deluso.

-No, credo anche che tu abbia ragione, anche se mi è difficile ammetterlo- sussurrò poi il mezzodemone.

-Finalmente ragioni un po’, dai torniamo al villaggio, Sango mi aspetta- rispose Miroku camminando a fianco del mezzodemone e dopo poco tempo raggiunsero il villaggio.
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Le parole del nonno e della mamma le rimbombavano in testa, mentre dagli occhi le uscivano le lacrime, ormai aveva fatto la sua scelta, non poteva tornare indietro.

-Sfera, è il momento che tu scompaia per sempre- e la sfera scomparve definitivamente sotto gli occhi di Kagome. Le lacrime continuavano a scendere lungo il suo viso e non si fermavano, ormai la sua scelta era definitiva, ora non poteva più tornare indietro, ora doveva farsi forza e vivere la vita che aveva scelto.

Seduta ai piedi del Goshinboku, Kagome si asciugò le lacrime per fissare un punto indefinito davanti a se, la sua mente stava iniziando a svuotarsi completamente e si alzò in piedi quasi come se stesse facendo un movimento involontario, poi si riprese e un sorriso dolce le abbellì il volto.

-È ora di andare- disse tra se e iniziò a camminare verso un posto definito.
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-Finalmente Inuyasha sta cercando di riprendersi, oggi è con Miroku per aiutarlo contro le infestazioni di piccoli demoni- disse Sango.

-Si, l’amore per Kagome sarà difficile da dimenticare, ma ha già fatto un enorme passo avanti scendendo dall’albero- disse Akane intenta a preparare infusi medicinali da conservare con l’aiuto della piccola Kaede.

-E tu Kaede, rimarrai qui da Akane?­- Chiese poi la sterminatrice alla piccola.

-Si, mia sorella non c’è più, non ho altro posto dove andare- rispose la piccola.

-Mi dispiace molto per tua sorella- disse Sango abbassando lo sguardo, aveva riaperto nella piccola una brutta ferita.

-È sicuramente in un posto migliore, mi veglierà da lassù- rispose la piccola dirigendosi verso l’altra stanza.

-Non sarà facile per lei superare questa perdita, ma è una bimba forte- disse Akane.

Dei rumori di passi misero in allerta le due donne che erano nella stanza così, Sango subito prese il suo Hiraikotsu ed uscì dalla capanna per andare a controllare.

-Chi c’è?- disse guardando verso una figura femminile che si stava avvicinando, i colori delle vesti erano molto accesi e non se ne vedevano nel loro tempo.

-Sango, sono io, Kagome- urlò la ragazza iniziando a correre verso l’amica.

-Kagome?Sei davvero tu?-  esclamò la sterminatrice abbassando l’arma e attendendo che l’amica si avvicinasse abbastanza.

-Si- urlò lei buttandosi addosso all’amica stringendola forte nel suo abbraccio.

-Cosa ci fai qui? Credevamo di non rivederti più- disse Sango senza staccarsi dal suo abbraccio, nonostante fossero passati pochi giorni, la ragazza le era mancata tanto.

-Kagome sei tu?- disse Akane uscendo insieme a Kaede che avevano sentito le urla di Sango.

-Si, sono io-rispose sorridendo e andando abbracciare la sacerdotessa e la piccola Kaede.

-Entriamo, devi raccontarci come mai sei qui- disse Sango entrando in casa seguita da Kagome e poi da Akane e Kaede.

-Ho deciso che voglio passare il resto della mia vita qui, con voi e soprattutto con Inuyasha. Quando sono rimasta intrappolata dall’altro lato ho avuto tempo per riflettere, e nonostante avessi la mia famiglia sentivo un vuoto enorme che non riuscivo a colmare, quindi quando sono tornata due giorni fa dall’altro lato l’ho fatto solo per dire addio alla mia famiglia- disse la ragazza.

E la tua famiglia ti ha lasciato libera di tornare qui definitivamente?- chiese Sango curiosa.

-Beh no, hanno fatto un po’ di storie, soprattutto per il fatto che ho detto loro che sono morta, ma poi si sono convinti che non potevano impedirmi di stare con la persona che amo, quindi mi hanno lasciato tornare- rispose sorridendo.

-E la sfera?- chiese Akane.

-L’ho distrutta proprio appena dopo aver attraversato il pozzo- disse Kagome –inoltre ho lasciato alla mia famiglia il fiore del Goshinboku che ho preso da questo lato. Così qualche volta potrò sentirli e sincerarmi se stanno bene- aggiunse.

-E lo stesso sarà per loro- disse Sango sorridendo.

Qualche istante dopo qualcosa di molto veloce entrò in casa fermandosi appena sulla porta.

-Ho sentito l’odore di Ka…- iniziò a dire Inuyasha che si blocco di colpo vedendo l’oggetto dei suoi pensieri seduto davanti a lui.

-Inuyasha- disse Kagome alzandosi.

-Cosa ci fai qui?- chiese ingenuamente il mezzodemone, era una domanda di circostanza uscita dalla sua bocca senza averla pensata prima, ma infastidì un po’ Kagome.

- Che domanda è? Sono tornata per te, ma a quanto pare non ti importa così tanto. Seduto!- urlò la ragazza e subito Inuyasha venne scaraventato a terra.

-Perché?- chiese Inuyasha dolorante mentre si alzava da terra.

-Perché sei sempre il solito- disse Miroku entrando nella stanza e avvicinandosi a Kagome.

-Sono felice che tu sia tornata qui- disse abbracciandola.

-Grazie Miroku- rispose Kagome.

-Kagome, anche io sono felice che tu sia tornata qui e soprattutto sono felice che lo hai fatto per me- disse Inuyasha avvicinandosi alla sua amata, la donne che aveva atteso davanti al pozzo per giorni, e nonostante fosse sceso e si fosse allontanato non aveva mai smesso di sperare di poterla rivedere un giorno. Avrebbe aspettato per sempre il suo ritorno.

-La divina Kagome sperava un’accoglienza più calorosa da parte tua- disse Miroku.

-È il caso di andare a fare una passeggiata, devo dirti un po’ di cose- disse Inuyasha prendendo per mano Kagome. La presenza di altre persone lo metteva estremamente in imbarazzo, non riusciva a parlarle liberamente.

-Va bene- rispose Kagome seguendo il mezzodemone.

Camminarono senza parlare fino a quando non raggiunsero una piccola radura, non molto distante dalla capanna, con una cascata e una enorme vasca naturale, l’acqua proveniva da una sorgente di acqua calda.

-Sai, da quando sei andata via non ho fatto altro che pensare a te. Ho aspettato due giorni sul Goshinboku in attesa del tuo ritorno, ma non vederti mi stava distruggendo, così, grazie all’aiuto di Miroku ho deciso di scendere e di farmi una vita, perché ero sicuro che fosse quello che anche tu desideravi per me. Nonostante tutto, tu hai continuato ad essere il mio pensiero fisso. E quando oggi stavamo tornando ho notato questa vasca, mi sono fermato un attimo e ho iniziato a sentire il tuo odore in lontananza. Non volevo crederci, pensavo fosse solo immaginazione, infatti mi sono bloccato a pensare per qualche secondo, con Miroku che mi osservava stranito. Poi sono corso via, verso il luogo da cui sentivo provenire il tuo profumo e ti ho vista. Mille pensieri mi hanno invaso la mente, non avevo idea di cosa dire, non sapevo cosa far uscire dalla mia bocca e infatti è uscita l’unica cosa che non stavo pensando davvero. C’erano troppe persone in quella stanza, non sarei mai riuscito a dirti ciò che provo davvero- disse il mezzodemone d’un fiato. Mentre Kagome continuava a fissarlo senza spiccicare parola per lasciarlo continuare.

-Ci sono tante cose che vorrei dirti e che vorrei chiederti, ma per alcune credo di avere già la risposta. Quindi al momento l’unica cosa che vorrei dirti è che ti amo, ti amo da quando ti ho visto per la prima volta, ti amo da quando abbiamo intrapreso quel viaggio insieme, da quando ti ho vista nuda, anche se non avrei voluto, da quando mi hai lasciato per la prima volta attraversando il pozzo e ritornando a casa. Ti amo da quando ci siamo sentiti attraverso il Goshinboku e ti amo da quando sei tornata qui grazie al fiore che ti ho donato. Ho creduto di morire quando ti ho vista senza vita, e ho continuato ad amarti nonostante tutto sembrava perso. Ti ho amato quando ti ho visto di nuovo viva grazie a Tenseiga, ma lo ho fatto ancor di più quando ti ho baciato lasciando che tornassi dalla tua famiglia ed ho rinunciato a te per sempre. Non ho mai smesso di farlo, ma ho dovuto perderti per rendermene conto. Ho dovuto perderti per ben tre volte per rendermi conto che non sarei riuscito a vivere senza di te, che non sarei mai riuscito a rassegnarmi a non averti al mio fianco- disse Inuyasha tenendo le mani di Kagome nelle sue. In quel momento aveva tirato fuori tutti i suoi sentimenti, cosa che non aveva mai fatto. Ora si sentiva più libero e felice di aver confessato alla donna che ama tutto quello che sente. Kagome lo guardava con gli occhi lucidi, sentendo in quelle parole il reale amore del mezzodemone.

-Inuyasha, anche io ti amo dal primo momento in cui ti ho visto e non ho mai smesso di farlo, per questo sono tornata qui, per questo ho deciso di lasciare la mia famiglia. Lo ho fatto solo per stare con te- rispose la ragazza buttandosi al suo collo e baciandolo.

L’amore, il vero amore, traspariva da quel bacio dolce e senza malizia. Un bacio che sigillava quelle promesse fatte un istante prima. Un bacio che entrambi avevano desiderato dal primo momento in cui si sono incontrati. Inuyasha delicatamente la prese in braccio facendola sedere sul bordo della vasca senza mai smettere di baciarla. Delicatamente iniziò a spogliarla e lei fece lo stesso con lui. Quando entrambi furono completamente nudi si immersero nell’acqua calda e come due calamite le loro labbra si unirono nuovamente in un bacio, questa volta più passionale del precedente, ma sempre pieno d’amore. La carezze di Inuyasha nonostante fossero sempre delicate si facevano sempre più passionali. Kagome aveva avvolto le gambe attorno al corpo di Inuyasha. Entrambi erano pronti a compiere quel passo, ma un attimo prima di procedere fermarono il bacio per guardarsi negli occhi, entrambi videro nell’altro il desiderio di amarsi, così ripresero il bacio e Inuyasha lentamente entrò in lei. Il corpo di Kagome inizialmente si irrigidì e Inuyasha si blocco di colpo, ma quando la sentì rilassarsi riprese i suoi delicati movimenti. I loro corpi uniti si muovevano all’unisono e dopo un tempo che sembrò infinito entrambi raggiunsero il piacere e Inuyasha in quell’istante morse delicatamente un punto sul collo di Kagome. Senza dividersi l’uno dall’altro si guardarono negli occhi, erano felici, felici di appartenere l’uno all’altro per sempre.

-Il nostro futuro è insieme- sussurrò Kagome prima di perdersi nuovamente tra i baci e gli abbracci del suo amato Inuyasha.
 





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Angolo dell'autrice:
Ciao a tutti, sono in super ritardo anche questa volta. Questo capitolo è stato quasi un parto. Tra blocco dello scritttore e vari impegni non sono riuscita a scriverlo prima. La storia finalmente si è conclusa, come vi è sembrato questo finale? Spero vi sia piaciuto.
Lo so, Inuyasha non è uno che parla tanto, ma per concludere la mia storia avevo bisogno di fargli dire quelle cose. Spero non vi dispiaccia.
Quasi mi commuove sapere che questa storia è terminata, è stata la prima storia che ho iniziato a scrivere e nonostante non sia una storia chissà quanto particolare e bella resterà sempre nel mio cuore proprio perché è stata la prima.
Ringrazio tutti coloro che hanno letto e apprezzato la mia storia e tutti coloro che la hanno recensita, seguita e messa tra le preferite. Spero di vedermi nell'altra mia storia. Un grosso abbraccio a tutti, a presto!
   
 
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