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Autore: Sammy_Stark    13/04/2016    0 recensioni
Il 10 aprile 1912 il transatlantico Titanic salpa dal porto di Southampton.
Trai suoi passeggeri ci sono aristocratici, nuovi ricchi, buoni lavoratori partiti con i risparmi di una vita e due ragazzi agli antipodi. Per uno il viaggio che sta per intraprendere è l'inizio di una vita da sogno, per l'altro è un incubo.
"Per Michael improvvisamente il Titanic divenne una nave carica di schiavi, che lo portava in America in catene."
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AU!Midez carica di citazioni prese dal film "Titanic" ;)
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno dopo il Titanic aveva fatto porto a Queenstown ed erano saliti altri passeggeri.

Michael aveva evitato di uscire dalla propria suite, dandosi per malato. Sua madre non credeva che il figlio potesse soffrire di mal di mare viste le numerose gite in barca che avevano spesso fatto ma il ragazzo aveva davvero un aspetto terribile e la donna lo aveva lasciato riposare.

Il motivo del malessere di Michael però era in realtà dovuto all'imbarco del cugino di Ida: Andreas.

Per quanto nemmeno lui fosse un pieno aristocratico, la famiglia della ragazza lo adorava, aveva origini Greche ma era tutto quello che ci si sarebbe aspettati da un nobile Inglese e Michael odiava la sua perfezione, specialmente perché sapeva che non era davvero il ragazzo immacolato che tutti credevano.

Si erano conosciuti quasi un anno prima, a casa di Ida.

Andreas passava spesso a trovare la cugina e in più aveva saputo dello spasimante che molto probabilmente l’avrebbe sposata ed era curioso di vedere che tipo fosse. 

Lui e Michael avevano intrecciato da subito una strana relazione amorosa, ben attenti a tenerla nascosta a tutti però. Non si vedevano spesso e non potevano permettersi di attirare troppo l’attenzione quindi quelle poche volte che riuscivano a stare insieme, erano completamente persi nel loro piccolo mondo di amanti ed erano davvero felici insieme. Le cose cambiarono quando, con il matrimonio sempre più alle porte, Andy iniziò ad interessarsi più alla cugina che al ragazzo. Inizialmente Michael non capì cosa Andy avesse in mente, pensò che fosse per depistare i pensieri di qualcuno che potesse averli sentiti ma la cruda verità era che per quanto il giovane si divertisse tra le lenzuola dell’Americano, non aveva alcuna intenzione di rimanere con lui. 

Quello fu troppo per Michael: per quanto fosse innamorato di lui, gli disse che era finita e iniziò a corteggiare davvero Ida.

Andreas non l'aveva presa molto bene e aveva giurato che non lo avrebbe lasciato andare così facilmente.

Non era una cattiva persona e molto probabilmente lo aveva detto solo perché guidato dall’ira del momento ma a Michael si era gelato il sangue.

Sarebbe bastata un’accusa da parte dell’ex amante e lui sarebbe stato condannato a morte.

Non aveva idea del perché Andy ora si trovasse a bordo del Titanic ma se già appena imbarcato aveva desiderato morire, adesso stava seriamente riflettendo su come togliersi la vita: lo avrebbe preferito alla vergogna che avrebbe provato se Andreas avesse parlato davanti a sua madre e alla sua promessa sposa.

Eppure quella sera, a cena, Andreas chiacchierava tranquillamente con i parenti e con lui. Era stato sistemato al loro tavolo e i fratelli Penniman erano stati fatti accomodare in un tavolo accanto, tutti tranne Michael ovviamente. L’Americano era confuso da quel comportamento ma pensò davvero che Andy non ce l’avesse più con lui: dopotutto era stato proprio l’Inglese dalle origini Greche a rovinare tutto.

La serata era trascorsa abbastanza piacevolmente, il Titanic aveva ripreso la sua rotta verso New York e la mattina dopo si prospettava un’altra bella giornata soleggiata.

L’umore di Michael era però dei più neri. Aveva avuto molti incubi ed era riuscito a malapena a dormire un paio d’ore.

Erano seduti a tavola per fare colazione ma tutto quello che lui desiderava era tornare a letto anche se Joanie non gli avrebbe permesso un altro giorno di isolamento quindi chiederlo era inutile.

Come se già le cose non andassero abbastanza male per l’Americano, al loro tavolo si era unito anche il signor Ismay, il direttore della White Star Line, il quale non faceva che vantarsi della grandiosità della propria nave. Michael iniziò ad avere la nausea.

-Chi ha scelto il nome “Titanic”?- Chiese ad un certo punto Joanie, curiosa.

Sembrava fosse davvero rilassata adesso, probabilmente l’ansia per la partenza stava lasciando il posto alla gioia di poter ricongiungersi al marito.

Ismay sorrise, spavaldo, prima di rispondere.

- Beh, a dire il vero sono stato io! Volevo trasmettere grandezza pura e grandezza significa stabilità, lusso ma soprattutto forza!-

Michael alzò gli occhi al cielo, esasperato e decise di prendere parola.
-Ha mai sentito parlare del dottor Freud, signor Ismay? Le sue teorie sulla preoccupazione del maschio riguardo alla grandezza potrebbero risultare particolarmente interessanti per lei.- Sorrise alla fine, un sorriso più tagliente della parole appena pronunciate.

In quel momento non gli importava di aver attirato tutta l’attenzione dei commensali al tavolo su di sé, non ne poteva semplicemente più.

- Ma che ti prende..?- Gli chiese la madre in un soffio, basita.

Lui la fissò per qualche secondo, colpevole, dispiaciuto forse, ma ancora troppo fuori di sé.

-Con permesso.- mormorò e si alzò, raggiungendo a grandi passi l’uscita della sala da pranzo.

Ismay, rimasto senza parole, si sistemò meglio a sedere e fece una lieve smorfia.

-Freud? Chi è? Un passeggero?-.

La sua fortuna fu che Michael ormai fosse troppo lontano per sentirlo.

Sul ponte della nave intanto Federico se ne stava seduto ad ammirare il panorama e a scrivere.

Non si definiva un poeta ma gli piaceva creare rime. Nonostante non fosse mai andato a scuola, aveva imparato a leggere e a scrivere da autodidatta.

Al suo fianco Fabio suonava qualche motivetto con l’armonica e a nessuno sembrava dispiacere.

Una bella ragazza, sicuramente Irlandese, dai capelli rossi, lunghi fino a metà schiena, acconciati in una morbida treccia, e il viso pieno di lentiggini li raggiunse con un sorrisetto sulle labbra.

- Sei uno scrittore?- Chiese a Federico, sporgendosi per vedere cosa stesse appuntando sul foglio.

Federico alzò lo sguardo e sfoderò un gran sorriso… Che si affievolì mentre i suoi occhi si posarono su una figura più in lontananza, sul ponte superiore, quello di prima classe.

Un bellissimo ragazzo alto, con i capelli ricci pettinati all’indietro e un fisico snello si era appena poggiato con le braccia al parapetto e avevo lo sguardo perso nel vuoto.

La rossa seguì lo sguardo dell’Italiano e storse la bocca non appena si accorse chi stava guardando.

-Quello l’ho fatto inciampare ieri, spero che non mi riconosca o potrebbe pure farmi arrestare, cazzo!- Federico mentì alla svelta, per salvarsi da quella situazione.

La ragazza scoppiò a ridere e così fece anche lui. Fabio rimase in silenzio, limitandosi a sorridere.

Venne richiamata da quella che probabilmente era la madre e si ricompose, sbuffando in disappunto.

- Ci vediamo, scrittore! Attento a non infastidire nessun altro della prima classe!- Si raccomandò, scherzosa. Federico annuì e poi tornò a guardare il ragazzo.

Fabio fissava l’amico, preoccupato.

- Toglietelo dalla testa, Fede. Non sai nemmeno se è…- Iniziò a sussurrare ma si interruppe al vedere un sorrisetto sulle labbra di Federico. Seguì il suo sguardo e notò che il riccio lo stava fissando.

Federico poteva giurare di averlo visto arrossire, anche se da quella distanza.

Lo vide allontanarsi in fretta e sparire dalla sua portata visiva.

Adesso l’Italiano stava quasi gongolando, vittorioso.

-Lo è, Fabio. Lo è…-.
   
 
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