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Autore: SilviAngel    13/04/2016    1 recensioni
Dal testo
Solo quando Jace e Clary se ne andarono, l’immortale si avvicinò, silenzioso come un gatto, permettendo al cacciatore di avvertire la propria presenza al suo fianco.
Alec si voltò e quasi annegò nel sorriso aperto e innegabilmente felice del nascosto.
MALEC
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Ecco la seconda one shot di questa mini serie, ad essere sincera non mi convince completamente, ma ho voluto pubblicarla ugualmente.
Spero possa piacere.
So che a una prima lettura potrebbe sembrare caotica e senza legami tra le varie parti, ma ho tentato di rendere la confusione che penso aleggi nella testa di Alec.
Buona lettura.

 
FIRST FIGHT
 
Shadowhunters, vampiro, stregone e mannaro erano tutti raccolti di fronte allo schermo che mostrava come in un loop distorto Hodge che entrava nell’infermeria e, dopo aver giocherellato con un anello, iniziava a parlare verso una porzione completamente sulla parte destra dello video.
Le dita sicure di Jace toccarono il vetro producendo un fermo immagine nell’attimo esatto in cui quello che avevano creduto essere un membro pentito del Circolo e un loro amico e valido insegnante estraeva da una borsa la Coppa Mortale sottratta poco prima con la violenza a Lydia.
 
Tutti rimasero per un attimo senza parole perché nessuno aveva la benché minima idea di cosa fosse utile e giusto fare in quel momento.
La prima a parlare fu Clary che, meravigliandosi della propria sicurezza, iniziò con il dire che il primo passo da compiere fosse tentare di salvare la madre, non solo per un fattore egoistico, ma anche nell’eventualità che la donna potesse avere informazioni utili acquisite durante la prigionia.
Alec in piedi a lato dello schermo obiettò con voce ferma “Credo sia necessario anche recuperare la Coppa, se mentre cerchiamo di guarire tua madre, Valentine iresce a metterci le mani sopra sarà la fine”
“Allora la soluzione è una sola: dividerci” tirò le fila Jace, allarmando Isabel e la stessa Clary.
“Dividerci?” la voce esitante di Simon stridette in mezzo ai presenti “Di solito nei film non porta mai a niente di buono. Di solito ci scappa il morto. Di solito il morto è o il personaggio di colore – scusa Luke – o il nerd sfigato, cioè io”
“Tu non sei più un nerd sfigato” ci tenne a precisare Isabel, guadagnandosi un piccolo sorriso di riconoscenza dal neo vampiro.
“Se potessimo scegliere, anche io preferirei non dividere le forze” spiegò Jace “ma dobbiamo farlo per il semplice motivo dobbiamo agire su più fronti, senza dimenticare che ottenere un successo in un pezzo solo della nostra missione sarebbe del tutto inutile. Quindi dobbiamo dividerci per muoverci al meglio”
Nessuno osò più contraddirlo e così lo shadowhunter riprese.
“Valutiamo ciò che dobbiamo affrontare. Da un lato dobbiamo cercare di intercettare Hodge che in un modo o in un altro dovrà raggiungere fisicamente Valentine”
“Quindi vi servirà di nuovo una localizzazione potente” lo interruppe Magnus “e quindi vi servirò io”
“Non necessariamente. Potrò pensavo di utilizzare una diversa forma di tracciamento e tu potrai attendere gli sviluppi nel tuo appartamento” convenne Jace “Pensavo di agire in questo modo: io, Alec e Luke vedremo di individuare il traditore e metterci alle sue calcagna. Simon, Isabel e Clary voi penserete a recuperare il Libro Bianco”
Tutti parvero annuire e accettare infine tali suddivisioni di compiti, fino a che Alec non si fece udire “Ma se troveremo il Libro Bianco servirà uno stregone per compiere il rituale e”
Jace lo interruppe guardandolo direttamente in viso “Cosa abbiamo detto sul pensare con lo stilo?”
Alec arrossì abbassando il capo e, anche se era più che consapevole che difficilmente qualcuno avesse compreso il senso delle parole dell’altro, non obiettò.
“Bene, prepariamoci e andiamo” concluse Jace, muovendosi poi verso l’armeria.
 
Magnus rimase volutamente un passo indietro, non avendo di certo bisogno di armi e quando Alec se ne accorse, fu rapido nell’imitarlo.
“Forse è un bene rimanere divisi, sarò di certo più concentrato” esordì con fare divertente lo stregone.
“Non mi pare il momento di scherzare”
“Oh, fidati non sto scherzando” e afferrandolo per un braccio, così da distaccare ancora di più il resto del gruppo riprese “Prima abbiamo lasciato in sospeso un discorso e ci terrei davvero a riprenderlo e parlare un po’ magari”
“Quale discorso? Il fatto che i miei genitori mi abbiano gentilmente informato di quanto tu sia sempre stato di facili costumi o il fatto che il tempo per te sia un fattore irrilevante?”
“O anche il fatto che tu abbia detto a tuo padre che non è di certo amore” sibilò Magnus per nulla lieto che la situazione con Alec si fosse ingarbugliata in modo così intricato e in così poco tempo.
“L’hai detto anche tu, stiamo correndo troppo e”
“Prendiamo entrambi un bel respiro. Parlavamo di un appuntamento, mi pare” Magnus cercò di calmare il tono della conversazione “che ne dici se torniamo a focalizzarci su quello? Logicamente affinché ciò sia concretamente possibile, cerca, per quanto possibile, di non farti ammazzare” e sorridendo lo lasciò andare.
 
I due gruppi si divisero appena fuori dall’Istituto prendendo strade differenti.
Il tragitto di Simon e dei suoi compagni condusse all’Hotel Du Mort, sua nuova casa, dove sperava che avrebbero ottenuto facilmente la collaborazione di Raphael. D’altronde sembrava che il nuovo capo del nido avesse una particolare attenzione per l’ultimo arrivato.
Purtroppo neppure gli occhi da cucciolo di Simon riuscirono a scalfire la presa di posizione di Raphael, troppo spaventato dall’idea che Camille potesse o riprendersi il potere o mettere nei problemi l’intero gruppo con le sue azioni che si erano spinte ben oltre il limite degli Accordi.
Il tempo scorreva e capendo che Raphael non avrebbe mutato la sua idea, Clary e Simon presero l’unica decisione possibile e cioè liberare la vampira per conto proprio.
Non fu facile ma alla fine, complice l’arrivo provvidenziale di Isabel, riuscirono nell’intento, ritrovandosi nei sotterranei dell’hotel.
 
Camille aveva posto una condizione alla consegna del Libro Bianco.
Nuovamente libera ella aveva infatti estremo bisogno di una sorta di assicurazione sulla sua non vita e, per sperare di poter sopravvivere ed essere al sicuro da qualunque possibile azione del Conclave, richiese come pagamento per il proprio aiuto una sorta di liberatoria firmata con il sangue da Simon.
Simon doveva, in parole spicce, dichiarare di aver chiesto lui a Camille di essere morso e trasformato in un vampiro impedendo di fatto che il Conclave potesse accusarla di aver infranto gli Accordi.
Malauguratamente, un così particolare documento poteva essere redatto solo con la magia e per questo motivo la combriccola si stava muovendo alla volta del loft del Sommo Stregone di Brooklyn.
Giunti all’appartamento, la vampira si mosse spavalda avanzando fino al centro della stanza e iniziando a parlare al padrone di casa con tono mellifluo e in parte affettato.
Clary e Simon si guardarono, alzando le spalle, stupiti da tale comportamento dato che da esso traspariva una evidente e palese profonda conoscenza tra i due.
 
Se il clima presso Magnus non si poteva di certo ritenere tranquillo e sereno, peggio ancora era la situazione in cui stavano muovendosi Alec e Luke che, dopo aver raggiunto Hodge, anche se troppo tardi, e aver lottato avevano perso di vista sia lui che il figlio di Valentine.
Il primogenito dei Lightwood, appena resosi conto di quanto accaduto e della gravità del comportamento di Jace, si era messo in contatto con l’altra metà del gruppo, raggiungendoli nell’appartamento dell’immortale.
 
Alec si sarebbe aspettato mille possibili scenari, in fondo stava andando incontro a uno stregone, due vampiri e una mezza shadowhunter, ma si scoprì completamente impreparato a ciò che i suoi occhi videro non appena mise piede nel loft.
Magnus era poggiato contro un grosso e massiccio tavolo, spinto contro ad esso da una donna che lo stava baciando sulla bocca.
Il giovane Lightwood rimase senza parole e nonostante lo sguardo preoccupato di sua sorella, cercò di ignorare quanto appena accaduto. Certo era più facile a dirsi che a farsi, era sicuro che ciò che sentiva per Magnus non fosse – ancora – amore.
 
Era chiaro a chiunque che quell’uomo lo confondeva ogni volta, lo metteva fuori asse costantemente e lo aveva fatto sentire per la prima volta in vita sua bello e apprezzato, ma lo conosceva poco e di certo non era ancora pronto per cucirsi addosso definizioni ed etichette.
Nonostante queste riflessioni, averlo sorpreso mentre si stava tranquillamente trastullando con un’altra persona – per di più una donna – dopo che solo poche ore prima Alec aveva gettato al vento la sua maschera non era semplice da mandare giù, anzi stava nuovamente avendo difficoltà a respirare.
A voler essere comunque totalmente sinceri, lo shadowhunter si rese conto che la postura e l’immobilità di Magnus denotavano sorpresa, considerando anche che il nephilim aveva ancora freschi nella mente i movimenti languidi delle sue labbra, le mani che si stringevano sulla parte bassa della sua giacca e la sua bocca che giocava con la propria, rincorrendola. Era evidente che il bacio con Camille non stesse coinvolgendo molto lo stregone, ma ciò non migliorava molto la realtà.
 
Magnus dopo pochi attimi di totale smarrimento, spinse via da sé la vampira, come se oltre che sbagliato, quel gesto fosse altamente pericoloso e così fu perché, non appena riuscì nel suo intento, l’immortale voltò il capo, come attirato da qualcosa e i suoi occhi si posarono sulla figura alta e slanciata di Alec che, silenzioso, stava avanzando nella stanza al fianco della sorella.
Non appena il nephilim registrò il movimento che avrebbe portato lo stregone ad accorgersi di lui, distolse rapido lo sguardo, non sarebbe riuscito di certo a sopportare su di sé il peso di quegli occhi.
 
Dopo un attimo di evidente imbarazzo da parte di tutti presenti – ad eccezione di Camille, ovvio – la situazione si sbloccò più per necessità che per altro. Avevano priorità impellenti e anche se mille cose avrebbero dovuto essere dette e mille parole pronunciate, tutti si concentrarono sulla necessità di raggiungere l’appartamento della vampira così da poter recuperare il Libro Bianco.
Il viaggio sul furgoncino di Simon fu scomodo e inquietante.
A lato del guidatore si era seduta Clary, come se, d’abitudine quello fosse il posto che le spettava, subito dietro, con le gambe distese su tutta la seduta se ne stava Isabel e infine, come a completare un grottesco quadretto, sullo stretto sedile posto lungo la fiancata del veicolo, aveva preso posto il trio più improbabile: Camille, Alec e nel mezzo il povero Magnus.
La nascosta, che tutto aveva compreso in un battito di ciglia o forse anche meno, si allungò fino a ritrovarsi premuta contro il fianco dello stregone e con un braccio piegato sullo schienale, prese a sprimacciare tra le dita i ciuffi di capelli del suo vicino.
“Sai cosa mi fa venire in mente l’odore di questo furgone? Il nostro periodo in India. Te lo ricordi? Eravamo sempre storditi per l’uso di qualche nuova erba e ci ritrovavamo a rotolarci nudi nei posti più impensati” gorgogliò suadente a pochi centimetri dall’orecchio dello stregone ma con voce sufficientemente alta, in modo che gli altri potessero udire chiaramente ogni parola.
“Camille, non mi sembra il caso di rivangare il passato e, a tutto dire, non è che ricordi molto di quel periodo”
“Che ne dite di concentraci sulla missione?” il tono acido di Alec non passò di certo inosservato, guadagnandosi un ghignò di vittoria da parte della non-morta, mentre Magnus tentando di sottrarsi dai tocchi di lei si avvicinava sempre di più al nephilim.
“Che può darti lui? Dieci, vent’anni forse? La vita di uno shadowhunter è così prevedibilmente breve. E se anche appartenesse a quello sparuto numero di cacciatori che sopravvivono alla giovinezza, avvizzirà così in fretta. Cos’è una vita mortale per quelli come noi?” la vampira stuzzicò con tali domande la pelle dello stregone.
“Io non sono come te” disse Magnus quasi a denti stretti, tentando di allontanarsi ancora.
“Da quando in qua ti poni scrupoli sulla natura delle creature che ti porti a letto?”
Viste le ultime parole, Magnus volle precisare “Io non sono come te. Sarò anche uno stregone, un immortale, un nascosto, ma non sono come te. Non sono crudele, non sono meschino e non gioco con il cuore delle persone e con questo il discorso tra noi è chiuso”
La voce di Magnus era divenuta parola dopo parola più greve e imperiosa, quasi spaventosa e se Simon fosse stato concentrato su quanto avveniva nel resto invece che sulla strada, l’avrebbe di certo paragonata agli effetti speciali che usati per dare l’idea del potere possente di Gandalf nella trilogia che amava.
Camilla parve visibilmente frastornata dal tono usato e spaventata a tal punto da arretrare e mettere spazio tra sé e lo stregone.
Magnus, alzando gli occhi al cielo per il sollievo, si voltò allora verso Alec che, con la mano stretta attorno all’arco se ne stava a capo chino, assorto dalla contemplazione delle proprie scarpe.
“Alexander” provò a attirare su di sé la sua attenzione, ma quello non volle saperne e, dopo un nuovo tentativo andato anch’esso a vuoto – e consistente in dita chiuse dolcemente attorno all’avambraccio del cacciatore – si arrese, sperando che il viaggio terminasse il più in fretta possibile.
 
Il malconcio furgone si fermò nel parcheggio sotterraneo di un palazzo di lusso e la variopinta e variegata compagnia dopo un claustrofobico viaggio in ascensore, giunse finalmente all’appartamento di Camille.
La vampira, per nulla intenzionata a render loro facile la ricerca, si limitò a dire che non aveva la benché minima idea di dove potesse essere quello stupido libro e, ottenuto finalmente l’agognato documento firmato con il sangue da Simon, si dileguò.
I rimasti si divisero nuovamente, consapevoli che il tempo non era dalla loro parte.
Così Clary e Simon rimasero nel salone principale, Isabel si mosse nella stanza successiva, mentre, deciso ad approfittare di ogni possibile occasione, Magnus spinse Alec in una camera attigua.
Rimasti soli, il primogenito di casa Lightwood iniziò a passare in rassegna il primo scaffale ricolmo di libri, ma la voce calda e al contempo decisa dell’eterno si insinuò nei suoi pensieri.
“Alec, dobbiamo parlare”
“Questa non mi sembra la situazione ottimale per parlare” rispose rapido senza neppure voltarsi, generando nello stregone un moto di geuina stizza, pur se contornato da infinita dolcezza, perché in fondo tutto quello non era altro che il frutto di una acerba gelosia.
“Ne sono consapevole, ma possiamo scorrere i dorsi di questi volumi e parlare allo stesso tempo”
“Mettiamola così allora, non voglio parlare. Sei contento ora?”
“Certo che no, fiorellino”
“E non chiamarmi fiorellino” sbottò Alec, voltandosi finalmente e posando il proprio sguardo furioso e frastornato su Magnus.
“Ho centinaia di anni, davvero pensavi che non avresti mai incontrato un mio ex? Parlando logicamente di quelli immortali”
Un sorriso amaro si dipinse sulle labbra chiuse del figlio dell’angelo “Ma ti ascolti quando parli? Quelli immortali… in totale di che cifra stiamo parlando indicativamente?”
“Davvero vuoi che ti dica un numero? Sono uno stregone, sono immortale e amo la compgnia. Questo è ciò che sono e tu lo hai sempre saputo”
“Una vampira!” disse Alec con tono visibilmente disgustato.
“E cosa vuoi dire con ciò? È una pessima persona, ma dubito che dipenda esclusivamente dalla sua natura di vampira, con tutta probabilità il suo interesse per il sangue ha solo affinato doti naturali che già possedeva. O forse ti inorridisce proprio la consapevolezza che io stessi con un nascosto, che potendo scegliere tra i meravigliosi nephilim, gli ordinari mondani e gli orridi nascosti, me la facessi con la feccia? Beh, forse non te ne sarai ancora reso pienamente conto, ma non molto tempo fa tu hai baciato un nascosto. Fossi in te andrei di corsa a purificarmi”
Magnus si lasciò andare a un piccolo e amaro ghigno, volgendo le spalle al figlio dell’angelo e prestando attenzione alla ricerca sperando di captare possibili campi magici dai ripiani della libreria.
 
“Scusa” mormorò Alec cercando di avvicinarsi, ma notando che l’unica reazione che otteneva era far allontanare ancora di più lo stregone, sospirando cercò di spiegare per una volta nella sua vita cosa diavolo gli stesse girando tra cuore e cervello “Mi sono espresso male. Non era mia intenzione offenderti, ma sai che non è facile per me muovermi con naturalezza tra i mondani e i nascosti-”
“Onore e gloria all’educazione di mamma Maryse” si intromise Magnus provocandolo ancora.
“Lei è una vampira pericolosa e priva di scrupoli che ha infranto gli accordi, ma non è questo il motivo per il quale ho reagito così. Quello che voglio dire è che… Per l’angelo, tu la stavi baciando!”
“Tecnicamente lei stava baciando me e credimi è stato tanto strano quanto spiacevole”
“So di non aver nessun diritto di dirti cosa fare nella tua eterna vita ma-”
“Ma ritenevi che l’esserci scambiati quel bacio mozzafiato davanti a tutti avesse fatto di noi una coppia?” nel silenzio che seguì le sue parole, Magnus rifletté con cura su cosa aggiungere e poco dopo parlò ancora.
“Tu mi hai baciato perché volevi fuggire da un matrimonio che ti eri erroneamente scelto, perché volevi comunicare ai tuoi genitori senza tante parole – e soprattutto senza dover chiedere loro un appuntamento – che sei gay e perché, come hai detto tu stesso, io ti confondo. Bene. Tutto ciò non è sbagliato, ma – e lo sai meglio di me – non fa di noi una coppia, fa di noi due persone che si sentono fortemente attratte l’una dall’altra, che vogliono conoscersi e che devono darsi tempo e che potrebbero, lo spero, diventare una coppia. Ciò non toglie che io stesso proverei i tuoi stessi sentimenti e sarei verde di gelosia se avessi trovato qualcuno a strusciarsi su di te, fiorellino” terminò il figlio di Lilith, azzardandosi ad usare di nuovo quel soprannome che adorava.
“Io non sono geloso” obiettò sottovoce Alec.
“Oh si che lo sei” lo contraddisse l’eterno e finalmente si aprì in un sorriso disteso “ma ora forza, continuiamo la ricerca. Non ha senso avere il nostro primo litigio ancor prima del nostro primo appuntamento”
Distendendo i nervi tesi e i muscoli contratti e sorridendo di rimando, Alec scosse il capo e riportò la sua attenzione ai libri.
Fu in quell’attimo che l’immortale lo chiamò di nuovo anche se con una strana urgenza nella voce.
“Magnus” iniziò a rispondere il cacciatore, ma quando si voltò verso il compagno di ricerca, ciò che vide lo impietrì.
Una spada angelica era puntata di taglio alla gola dello stregone mentre le braccia erano tenute piegate dietro la schiena da uno shadowhunter che Alec non aveva mai visto prima.
“Non fare scherzi Lightwood” una voce proveniente dalla sua destra lo costrinse a girarsi in quella direzione per scoprire semplicemente un altro cacciatore pronto a intercettare ogni sua mossa.
 
Spinti entrambi in avanti dai ribelli, Alec e Magnus ripercorsero i corridoi attraversati dopo aver lasciato Isabel, Clary e Simon in altre stanze.
Nonostante la situazione per nulla favorevole, lo stregone volle far buon viso a cattivo gioco e ci tenne a precisare “Alexander, anche se eravamo soli, eravamo in un posto nuovo ed io sono vestito in modo a dir poco strabiliante, questo assolutamente non conta come primo appuntamento, sia chiaro”
   
 
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