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Autore: SoleStelle    14/04/2016    1 recensioni
Sara e Riccardo sono tornati.
Sono passati anni, sia dalla loro storia che da quando ho scritto, ma oggi mi andava di rileggere di loro e ho finito con lo scrivere un capitolo nuovo.
Buona lettura..
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Incubo..favola..realtà.'
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Sbuffai, infastidita.
Perché ogni volta dev’essere sempre la solita storia?
“No mamma, non verremo.” dissi, imboccando Luca.
“Poche storie, si sposa tuo cugino Matteo e tu devi esserci.” ribadì.
Guardai Riccardo, esasperata.
“Ti faremo sapere.” disse, tagliando corto. “Ma con Sara in queste condizioni, è molto improbabile.” aggiunse.
“Forse non mi sono espressa bene. Non ve lo sto chiedendo.. ve lo sto imponendo!” rispose, secca.
“Mamma, Chiara ha quattro anni e si stancherebbe prima della cena, Luca è ingestibile e io sono al sesto mese di gravidanza. Non mi interessa chi si sposa, non riuscirò a venirci comunque.”
“Di certo non era necessario rimanere incinta per la terza volta.” disse, acida.
Sospirai, mordendomi la lingua.
Chiara era capitata, Luca era stato cercato.. e avevamo faticato anche molto per averlo.
Beatrice era stata cercata e presto sarebbe arrivata.
“Se vuoi possiamo già programmare il quarto.” risposi, a tono, non riuscendo a trattenermi.
“Tuo cugino si sposa tra quattro mesi e voi verrete, senza storie.” disse, uscendo.
Sentii la porta dello studio sbattere e imprecai mentalmente.
“Mamma, perché la nonna è sempre così acida?” chiese Chiara, mangiandosi alcune lettere.
“Perché è fatta così.” risposi, guardandola.
“Ma dobbiamo andarci?” chiese, guardando il padre.
“Deciderà la mamma.” rispose Riccardo, prendendola un braccio.
Ma io avevo già deciso: noi non saremmo andati al matrimonio.
 
 
“Aggiustale il vestito.” disse mia mamma, riferendosi a Chiara.
La guardai dubbiosa.. cos’aveva il vestito che non andava?
Controllai nuovamente, senza trovare nulla fuori posto.
“Cosa dovrei aggiustarle?” chiesi, sorreggendo Luca in braccio.
“Devi metterle il fiocco in vita.” rispose, senza nemmeno guardarmi
“Veramente non ha il fiocco il vestito” dissi, sicura.
Era un vestitino, rosa, a mezze maniche con il corpetto ricamato con del pizzo viola e la gonna drappeggiata in vita.
Ma nessun fiocco era presente.
Lo avevo voluto senza fiocchi proprio per non dover controllare in continuazione che si sciogliesse.
Vidi l’espressione di mia madre farsi indignata.
“Una damigella senza fiocco in vita? Già è vestita di rosa e non di bianco..”.
E qui arrivava il bello: come rivelarle che avevo rifiutato?
“Non sono la damigella.” disse Chiara, sorridente.
Mia mamma sbiancò.
“Come?” chiese, in un sussurro.
“La mamma non ha voluto.” aggiunse, sicura.
L’occhiataccia che ricevetti da mia madre fu indescrivibile.
Tremai di paura, nonostante fossero anni che ero in grado di tenerle testa.
Deglutii, terrorizzata, e mandai Chiara a chiamare Ricky.
“Amore vai dal papà mentre la mamma e la nonna parlano?” le chiesi.
Uscì, annuendo, e io sperai che mio marito arrivasse in tempo.
“Penso di aver capito male.” disse. “Per quale motivo avresti rifiutato?” urlò.
“Non volevo e basta” dissi.
“È tuo cugino!” sbottò. “Come ti è saltato in mente? Era un onore per te poter dire che tua figlia era stata scelta come damigella. Sai quanto mi è costato far si che lo chiedessero a te?” aggiunse.
“Non voglio che mia figlia si mischi a loro.” sentenziai, acida.
“Sei una disgrazia per questa famiglia, lo sei sempre stata, e ora lo riconfermi!” sbottò.
“Ecco perché è la mia famiglia ora.” intervenne Riccardo.
Tirai un sospiro di sollievo nel vederlo venirmi incontro. Mi lasciai abbracciare e respirai il suo profumo per calmarmi.
Sorrisi.
Erano anni che stavamo insieme eppure quello non lo aveva mai voluto cambiare: One Million di Paco Rabanne.
Vidi mia mamma incenerirlo con lo sguardo e uscire furiosa dalla stanza.
“Grazie.” sussurrai. Lo vidi negare con il viso.
“Scusami.” disse. “Non dovevo lasciarti sola con lei.” aggiunse.
Feci spallucce, abbracciandolo con il braccio libero.
“Amore, vieni anche tu?” chiesi, guardando Chiara.
La vidi correre verso di noi e ci stringemmo tutti e quattro in un abbraccio.
“Vi amo” disse Ricky, stringendoci più forte.
“Rivivrei tutto da capo.” dissi, sicura. “Se servisse ad arrivare a voi rivivrei tutto.” aggiunsi.
Ero convintissima di quello che avevo appena detto e, per quanto doloroso, se esistesse la possibilità di tornare indietro nel tempo non cambierei una virgola.
Non cambierei gli insulti, non cambierei le umiliazioni, non cambierei i lividi.. non cambierei nulla.
Se tutto l’inferno che avevo vissuto mi aveva portata a Riccardo, Chiara, Luca e Beatrice allora lo avrei rivissuto.
“Ora, però, dobbiamo andare.” disse, per nulla convinto.
Sospirai, annuendo, e mi alzai in punta di piedi. Gli legai il braccio libero al collo, abbandonando il suo fianco, e lo baciai.
“Grazie..” dissi, liberandolo.
Gli sorrisi e presi la mano di Chiara, incamminandomi seguita da lui che spingeva il passeggino con Beatrice dentro.
“Posso portare io la Bea?” chiese Chiara.
La liberai e la vidi andare dal padre, che mollò il passeggino per affidarglielo.
Vidi Ricky venire verso di me e togliermi Luca dalle braccia.
“Stai con Chiara” sussurrò, indicandomela.
Annuii, raggiungendola e fissandola.
Mia figlia era molto più matura delle bimbe della sua età.
Nonostante i suoi quattro anni sapeva riconoscere quando qualcosa non andava.
Ero consapevole che, nonostante io e Riccardo cercassimo di tenerla all’oscuro di molte cose riguardanti i miei genitori, lei sapeva la situazione perfettamente.. non la comprendeva ma la conosceva.
La vedevo rimanerci male quando mia mamma mi diceva qualcosa, la vedevo rimanerci male quando mia mamma faceva qualche riferimento a Riccardo.
“Amore, dobbiamo girare.” dissi, appoggiando le mani sulle sue e muovendo il passeggino.
“Grazie.” disse, continuando a spingere il passeggino.
“Ferma qui.” sussurrai, dopo qualche metro.
Misi il freno alle ruote e feci sedere Chiara accanto a Luca, intento a sgusciare via dalla presa del padre.
Si pietrificò appena sentì la musica partire.
Feci una smorfia.
Ero fermamente contraria ai matrimoni per interesse.
I miei genitori si erano sposati per interesse.
Mio cugino Matteo si stava sposando per interesse.
I genitori di mia madre si erano sposati per interesse.
Il fratello di mia madre si era sposato per interesse.
Nessuno di quei matrimoni era circondato di amore.
Mio cugino Stefano si era sposato per interesse.. lui era l’eccezione che conferma la regola. Stefania gli aveva rubato il cuore con la sua reticenza e lui l’aveva conquistata corteggiandola, dopo il matrimonio.
Mi sarebbe piaciuto averli con noi, in questo 'bellissimo' evento, ma dovevo accontentarmi di uno sposo e una sposa allampanati.
Mio cugino aveva scelto un abito, firmato da un grande stilista italiano, che era costato un patrimonio.
Peccato, solo, che sembrasse un sacco della spazzatura in quel nero semilucido.
Lei aveva scelto un abito color pesca che male si addiceva al suo incarnato scuro.
Guardai mio marito, ascoltando le parole del prete, e rivissi gli attimi in cui noi eravamo i protagonisti.
Mi commossi ripensando a quando aveva pronunciato le promesse di matrimonio senza mai staccarmi gli occhi di dosso.
“Cosa ti è successo?” chiese Riccardo, appena uscimmo dalla chiesa.
“Nulla.” mentii.
“Stavi piangendo.” mi ammonì.
“Stavo pensando.” ammisi.
“A cosa?” chiese, curioso.
Mi preparai mentalmente a quello che volevo dirgli, poi, senza giri di parole, buttai fuori i miei pensieri.
“Voglio il divorzio.” dissi, sicura.
Si pietrifico, letteralmente.
Lo vidi sbiancare e inchiodarsi a metà strada.
“Cosa?” balbettò.
“Voglio il divorzio” dissi, sorridente. “Voglio divorziare solo per poterti risposare” aggiunsi, facendogli riprendere colore. “Poi divorzieremo ancora per poi risposarci di nuovo..”.
“Mi hai fatto prendere un colpo!” disse, ridendo.
Mi avvicinai a lui, dopo aver messo i bambini nei seggioloni della macchina, e lo abbracciai.
“Divorzio veloce: si va in comune, si mettono due firme e con qualche decina di euro si è fatto.” dissi. “A mangiare fuori una pizza spendiamo gli stessi soldi.” aggiunsi, convinta. “Ma almeno potrò sentirti, ancora, pronunciare le promesse di matrimonio.”.
“Se è quello che vuoi possiamo fare, anche, solo un rinnovo.” disse, sicuro.
Annuii, convinta.
Volevo lui.
Volevo noi.
Volevo la nostra famiglia.
E non mi sarei mai stancata di averli al mio fianco..




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Note dell'Autrice:
Un tuffo nel passato, tutto d'un fiato, per riscorpire le emozioni che mi aveva regalato questa storia.
Inutile dire che ora revisionerò l'intera serie. Ma, almeno, la mia mente malata ha lavorato a qualcosa di diverso per qualche minuto..
   
 
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