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Autore: kleines licht    14/04/2016    2 recensioni
Dal testo: " [...]sinceramente non avevo idea di come cambiare le cose.
E avevo sicuramente paura di quel che eravamo, avevo paura di tutto quanto, sapevo che le cose continuando così sarebbero andate solamente i male in peggio ma non riuscivo a offrirle ancora quel che volevo. Mi sconvolgeva l’idea di volerle offrire davvero qualcosa ma forse dovevo imparare a conviverci."
DeanxJo
Written by: kleines licht & lastbreath
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dean Winchester, Impala, Jo, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Titolo: I may I look I'm crazy, I should know right from wrong.
Fandom: Supernatural
Rating: Giallo
Avvertenze: Probabili modifiche alla cronologia della trama
Beta: lastbreath.
Trama: Dal testo: " [...]sinceramente non avevo idea di come cambiare le cose.
E avevo sicuramente paura di quel che eravamo, avevo paura di tutto quanto, sapevo che le cose continuando così sarebbero andate solamente i male in peggio ma non riuscivo a offrirle ancora quel che volevo. Mi sconvolgeva l’idea di volerle offrire davvero qualcosa ma forse dovevo imparare a conviverci."
DeanxJo
Note:

@Image credits: tumblr; I personaggi rappresentati non ci appartengono. Questa fanfiction non ha alcun scopro di lucro.
Pov Jo
Mentre ero in viaggio verso un motel a caso dopo una caccia, a distanza di giorni dall'ultima volta che avevo visto Dean, ancora sentivo le sue labbra sul mio corpo, così come i gemiti pieni di trasporto da parte di entrambi all'interno della macchina. Non avevo mai avuto una notte così intensa con qualcuno, e mi ritrovai a pensare che forse era proprio con lui che ero riuscita a far cadere ogni tipo di muro. Non avevo badato un solo secondo a quello che poteva o meno mal interpretare, perché per me era più importante farlo stare bene, farlo sentire...mio, in qualche modo. Un pensiero sciocco probabilmente, e che Dean non avrebbe potuto comprendere, ma era stata la prima notte in cui..potevo dire di aver dato qualcosa ad una persona. Gli avevo concesso di avere le mie attenzioni, le mie labbra, le mie carezze...i miei gemiti. E al pensiero di quello che c'era stato e di come aveva ricambiato anche Dean, ancora rabbrividivo, al volante.
Se io potevo dire di essere stata in qualche modo trascinata da quella danza di baci, di carezze, di spinte, Dean ci era stato dentro allo stesso modo mio. Ed era quella la cosa più bella: vedere che in qualche modo anche lui ricambiasse, in quella maniera così intensa, tutto quello che stavo cercando di dargli io.
Per quanto riguardava il risveglio traumatico..sapevo che non avrei dovuto prenderla così positivamente, ma in realtà era quasi normale che prima o poi Sam ci scoprisse. Non si aveva a che fare con un ragazzino, certe cose si capiscono e.. diciamo che, con la frequenza delle sue telefonate, non era difficile comprendere che c'era qualcosa sotto a tutti i suoi sotterfugi.
Da quel momento in poi, le telefonate si erano fatte più brevi e anche meno scandite. Dean ormai mi telefonava una volta ogni due o tre giorni, forse per dare meno nell'occhio, oppure se riusciva a farlo per più sere di seguito, erano telefonate molto più brevi. Ma me le facevo bastare, senza lamentarmi. Potevo immaginare che cosa potesse sentirsi addosso, tra la situazione con me e quella con Sam, e in fondo non avevamo poi toccato l'argomento di quello che il fratellino gli aveva detto. Poteva essere qualsiasi cosa, davvero, ma Dean aveva deciso di non parlarmene ed io non avevo voluto chiedere. Se era qualcosa che potevo sapere, non avrebbe fatto altro che dirmelo ma chissà..il suo silenzio non mi faceva presagire nulla di buono.

Ancora una volta, ero in marcia verso un covo di vampiri che era poco fuori un villaggio. Bisognava sgomberarlo prima che venissero fuori altre morti, e fino alla fine della “pulizia” tutto procedette liscio. Teste che rotolavano, sangue scuro a fiotti, rantoli di morte. Fino a quando uno di loro non mi afferrò da dietro e mi morse al collo, facendomi bere qualche goccia del suo sangue. Lì per lì mi mossi in maniera abbastanza scoordinata e cercai di finire il mio lavoro con quel vampiro che mi aveva lasciato i classici buchini nel collo, ma quando ebbi il tempo di fermarmi, capii che cosa aveva fatto. Stava tentando di trasformarmi, o meglio, ce l'aveva fatta.
Di lì a poco, crollai sotto l'ombra di un albero, riparata da qualsiasi altro animale grazie al buio, mentre avvertivo dentro di me delle fiamme che mi stavano avvolgendo sempre di più. Non seppi come, ma nonostante il dolore mi addormentai, consapevole che ero molto più che nei guai. Come diavolo sarei uscita da quel casino?! Mi stavo trasformando. E sì, conoscevo leggende riguardo alla regressione della trasformazione, ma non mi ero mai informata più di tanto. Non lo credevo possibile, più che altro. E il dolore, che prese il sopravvento, mi costrinse a cedere al sonno e a lasciare che il mio corpo si trasformasse. In maniera definitiva.
Il motivo per il quale, invece, mi svegliai, fu la mia suoneria e la vibrazione all'interno dei miei jeans. Appena aprii gli occhi, fu come vedere tutto in HD: riuscivo a cogliere tutte le perfette sfumature di verde degli alberi, anche col buio, e ascoltavo l'odore di..sangue poco distante da me. Animale. Cervo.
Non potevo diventare un mostro, maledizione! Avevo ancora i sensi di colpa per quel corpo che avevo ridotto ad uno scolapasta, per quel demone..non potevo nutrirmi di soli uomini! E irrimediabilmente, il mio pensiero volò anche al cacciatore con cui mi frequentavo di nascosto. Era ovvio che avrei perso anche lui. Avrei perso tutti, fino a quando non sarei stata dall'altra parte e non avrei dovuto attendere che un cacciatore mi facesse fuori. Probabilmente mi sarei fatta tagliare la testa piuttosto che vivere in quel modo. O riprodurmi, se così si poteva definire quello che aveva fatto quel dannato succhiasangue.
Quando ripescai il telefono, vidi che quella telefonata era la quinta, da parte di Dean, nell'arco di mezz'ora. Accompagnata dall'icona di una serie di messaggi non letti.
Non feci in tempo a premere il tasto verde, che sentii la sua voce strillare, come forse mai in tutto quel periodo.
-Dove accidenti sei finita?! Ti pare normale non rispondere così a lungo a telefono?!-
Il mio nuovo udito non prese bene quegli strilli, tant'è che dovetti allontanare il cellulare dall'orecchio per non sentire i timpani scoppiare. Oh-oh. Ci mancava solo la mammina preoccupata.
-Ero a caccia, Dean.. non potevo risponderti- gli risposi semplicemente, provando a non sembrare davvero scocciata per la sua reazione. Forse lui, però, avrebbe potuto aiutarmi e darmi la possibilità di tornare umana. Avevo bisogno di lui, nuovamente, anche se per una situazione leggermente diversa dalla precedente. Forse sarebbe riuscito davvero a trovarmi una soluzione per quello che avevo combinato.
-E perché non mi hai avvisato? Di solito lo fai sempre- aggiunse poco dopo, dubbioso. Mi massaggiai la tempia, stanca e provata da tutto quel cambiamento e mi alzai in piedi, tentennante e appoggiandomi all'albero dietro di me più per un'esigenza psicologica che veramente fisica. Non mi ero mai sentita così stabile come in quel momento, ma il mio corpo stava comunque soffrendo per il cambiamento avvenuto.
-Io..non so.. non ci ho pensato..- sussurrai, massaggiandomi la testa, mentre tutti quei suoni, quegli odori incontrollabili mi stavano facendo sentire male. Come se davvero riuscissi a capire che quello non era il mio mondo, e che il mio corpo stava comunque rifiutando il cambiamento che stava avvenendo. Mi sentivo cento volte più forte, più veloce, più resistente, ma in realtà volevo tornare una banale umana. Tutto qui.
-Jo? Tutto a posto?- mi disse Dean poco dopo, attenuando i toni e mi sembrò quasi di sentire la sua voce vicina, non tramite un telefono, ma grazie alla sua presenza al mio fianco. Purtroppo eravamo distanti qualche centinaio di chilometri, e ci avrei messo ore per raggiungerlo. Ma chi mi assicurava che non avrei provato ad attaccarlo?! Quello probabilmente non me lo sarei mai e poi mai perdonato. Mi sarei bevuta un litro di acqua santa fino a sciogliermi, piuttosto che fargli una cosa del genere.
Non appena pensai a questo, sentii irrimediabilmente la gola ardere, tanto che mi venne da tossire irrimediabilmente dopo quella sensazione di fuoco dentro l'esofago. C'era qualcuno nel bosco. Ed il mio corpo voleva il suo sangue.
-Sono..sono nei guai. Non è che..che ti posso raggiungere? Non so da chi andare..- aggiunsi poco dopo, massaggiandomi la gola e deglutendo ripetutamente. Non volevo diventare un mostro. Ci doveva essere un modo per far sì che ritornasse tutto al proprio posto! Avevo sentito di qualche cacciatore che appurava dei rimedi per quei casi, ma non sapevo in che modo e come potesse accadere una cosa del genere, con chissà quale criterio.
Persi l'equilibrio poco dopo, cadendo in ginocchio sulle foglie rossicce degli alberi, e provai a trattenere il respiro il più a lungo possibile, per non sentire fonti di sangue vicine. Era l'unico modo che avevo per poter pensare di allontanare l'idea di assalire qualcuno.
-Che succede? Sei ferita? Maledizione Jo, non ti si può lasciare un attimo da sola...- imprecò Dean. Mi sembrò quasi di immaginarlo fare sotto e sopra per la stanza, forse per il bagno, per non farsi scoprire da suo fratello. Alzai gli occhi al cielo. Beh certo, lavorare in due era sempre più facile!
-Possiamo rimandare gli sproloqui a dopo? Rispondimi solamente se posso o meno, Winchester- aggiunsi poco dopo, e per un attimo pensai davvero che mi dicesse di correre da lui, perché non solo la preoccupazione nei miei confronti era tanta, ma anche perché credevo di avergli messo così tanta agitazione addosso da lasciar perdere, per una volta, la questione Sam. In fondo ci aveva scoperti, cosa importava se prendevamo una stanza nel motel e cercavamo una soluzione? Sicuramente non sapeva il mio nome, e quello era un vantaggio per entrambi, direi. Per lo meno non poteva trovarmi.
-Credo..credo che con Sam qui non sia il caso, Jo. Mi dispiace ma...- il resto non lo sentii, perché chiusi la telefonata prima ancora che continuasse. E il fatto di essere stata lasciata da sola anche da lui mi mandò in bestia: se non fossi stata una vampira in quel momento, avrei probabilmente versato qualche lacrimuccia per il nervoso. Sicuramente quel testone pensava che mi fossi semplicemente fatta un taglietto! Ed io che pensavo che fosse meglio non parlare di certe cose per telefono, perché non volevo farlo agitare. Invece era fin troppo tranquillo. Se mai avesse provato un minimo di preoccupazione non avrebbe indugiato a dirmi di raggiungerlo. Che cosa non aveva capito con la frase “sono nei guai”?!
Per la rabbia lanciai il telefono contro un albero, con una forza tale che feci un buco nel legno, e il telefono si era ormai distrutto. Beh, tanto i numeri importanti li avevo sulla mia agenda e.. avevo un po' di cellulari da utilizzare. Ma la cosa che più mi fece rabbia era che non importava che cosa mi stesse succedendo, per lui era più importante nascondermi agli occhi di Sam che darmi una mano. Bene, per quanto mi riguardava potevamo anche finirla qui. Al diavolo il modo in cui mi aveva toccata, e gli sguardi languidi che mi lanciava e che ancora ricordavo...sapeva perfettamente che potevo rivolgermi solo a lui, perché era l'unico cacciatore in gamba che conoscevo di persona. Adesso dovevo andare alla cieca per informazioni che avevo ricevuto da terzi, e sperare che qualcuno potesse darmi una mano. Perché Dean Winchester aveva troppa paura di affrontare quell'altra mammoletta del fratello.
A passo di carica entrai in macchina, anche se, non appena mi sedetti, sentii le gambe farsi semplicemente mollicce per la stanchezza della trasformazione, probabilmente. E, riprendendo gli indirizzi di qualche cacciatore che conoscevo a stento, mi fiondai dal primo, sperando di aver trovato la fortuna dalla mia parte e specialmente, di trovare qualcuno che non mi negasse il suo aiuto.
Non seppi spiegare quel senso di delusione che mi avvolse. E se avessi avuto bisogno di lui per una questione davvero seria? Come poteva semplicemente dare per scontato che mi fossi presa solo un proiettile da qualche parte o che qualcuno avesse provato a sventrarmi? Non poteva essere qualcosa di più serio? Una possessione, un rapimento, qualsiasi altra cosa! E lui, era lo stesso che aveva preso il mio corpo e l'aveva fatto suo. In un modo che smetteva di essere definito banale sesso, lo sapevamo entrambi. E allora perché non mi aiutava, ora che la situazione era davvero grave? La risposta la avevo, ma avevo paura ad ammetterlo ad alta voce. Promisi a me stessa che, nel caso in cui non fossi riuscita a fare nulla, mi sarei fatta uccidere. Per lo meno, avrei avuto una morte onerosa senza macchiarmi di nessun delitto. Se questa era la fine che dovevo ricevere, allora, era meglio che arrivasse subito. In ogni caso, l'unica persona a cui tenevo, a parte mia madre..mi aveva voltato le spalle. A quel punto mi resi conto di non aver niente da perdere e perciò, premetti solo sull'acceleratore, tanto da sentire la polvere dell'asfalto bruciare sotto le ruote.
Con gli occhi sull'asfalto, vicina alla prima meta, sussurrai semplicemente: -Forse ti ho solamente sopravvalutato, Winchester- sussurrai, stringendo il volante, tanto da deformarlo.
Ero nuovamente da sola. E stavolta, nessuno avrebbe potuto fare qualcosa per me.
 
Pov Dean
Sapevo che tutto quello avrebbe cambiato le cose. Fin da quando avevo parlato con Sam avevo cominciato a prendere le distanze da Jo. Mi infastidiva il fatto che Sam potesse davvero intromettersi in quel modo così invadente e così tanto evidente nella mia vita e odiavo il fatto che potesse giudicarmi così palesemente.
Mi infastidiva il suo atteggiamento mi stava semplicemente influenzando e non sapevo nemmeno io che cosa dire o che cosa fare. Ormai era come se le cose avessero preso una strada che io non sapevo né potevo controllare e questo mi destabilizzava ogni volta.
Jo si era insediata nei miei pensieri ormai, diventava difficile evitare di pensarla o semplicemente di chiedermi dove fosse. Provavo comunque ad accertarmi delle sue condizioni, anche se in modi molto meno evidenti e consecutivi di come facevo prima, ma non avevo mai smesso di preoccuparmi per lei.
Infondo sapevo bene con quanta facilità si possono perdere le persone e non ero sicuramente pronto a perdere anche lei. Non ora che le cose sembravano quasi sul punto di andare decentemente. Avevo perso troppo per accettare la possibilità di perdere ancora qualcun altro.
E anche perché questa volta sarebbe stata solo colpa mia: io le avevo permesso di avvicinarsi a me, io mi ero aperto con lei come con nessun altro e questo mi rendeva responsabile della sua vita e di quel che la riguardava. Avevo paura di quel che sarebbe successo a me se lei fosse stata male o se le fosse successo qualcosa.
Mi sentivo ogni volta in colpa per non esserci ogni secondo, ma col tempo avevo imparato a giustificarmi nei odi più disparati e sembrava quasi funzionare. Poteva sembrare assurdo ma molto spesso ero bravo a mentire con me stesso più che con le altre persone. Non era difficile farlo, dal momento che mi conoscevo più che bene.
Quel giorno era stato piuttosto impegnativo: a seguito di una caccia ad una strega sia io che Sam avevamo riportato parecchie contusioni e ferite. I sacchetti delle maledizioni non ci avevano risparmiato più di tanto ed ero finito distrutto su un letto lurido, di cui mi importava ben poco. Avrei voluto riposarmi, chiudere gli occhi, lavarmi tutto di dosso e occuparmi solo dopo delle ferite che mi ritrovavo addosso. Oltre parecchie abrasioni sul viso e su punti comunque ben visibili avevo riscoperto ossa e muscoli che non ricordavo di avere, ma che ora urlavano di dolore e stanchezza.
Se non fossi stato sicuro che quella sarebbe stata una delle poche occasioni per sentire Jo in santa pace –considerando che Sam non si era fatto molti problemi e aveva fatto esattamente quel che avrei voluto fare io: era stramazzato sul materasso, distrutto, non senza essere prima passato da un check up completo ad opera del sottoscritto- probabilmente non mi sarei fatto molti scrupoli, ma decisi che prima fosse il caso di controllare che fosse viva.
Di solito rispondeva velocemente, almeno quando si trattava di me, e mi avvertiva delle sue cacce e dei suoi spostamenti. Non avevo ricevuto nessun suo messaggio nelle ultime ore e la cosa non mia piacque per nulla: sapeva quanto volessi essere informato e non era tipo che poteva dimenticarsene, o farlo apposta.
I miei sospetti e i miei dubbi non diminuirono quando finalmente alzò la cornetta, anzi aumentarono sensibilmente: Jo era quasi sempre calma, o se non altro stanca, al massimo seccata ma normalmente non mi avrebbe mai risposto con quel tono così stizzito e distaccato, quasi come se avesse della rabbia repressa addosso. Non che Jo fosse una Santa, anzi, ma non era così che reagiva alle cose ed ero quasi sicuro di conoscerla a sufficienza.
Okay probabilmente non avrei dovuto rispondere in quel modo, avrei dovuto spiegarle prima quel che stava succedendo ma non potevo andarmene: non ero sicuro su quanto Sam stesse bene, e su quanto invece fosse diventato capace di dissimulare e malgrado avessi controllato a grandi linee le sue condizioni era stata una cosa veloce e frettolosa.
Forse Jo aveva ragione, il mio fratellino era grande e vaccinato e avrei potuto anche mollarlo da solo, ma semplicemente non ero abituato a farlo. Al di là delle giustificazioni, pressoché inutili, prima di quel momento non mi sarei mai sognato di lasciare Sam distrutto in un motel solo con sé stesso per raggiungere qualcun altro. Soprattutto dal momento che lei per prima non mi aveva detto nulla di quello che le stava succedendo! Per come mi aveva risposto poteva anche aver ingigantito le cose ma ora che mi aveva sbattuto il telefono in faccia, senza lasciarmi tempo di finire, sicuramente non avrei fatto sonni tranquilli.
Sbuffai sonoramente, imprecando a mezza voce.  Non potevo rimanere lì con le mani in mano, soprattutto sapendo che Jo era tutta da sola, in lotta con chissà che cosa. Provai a rintracciare il suo telefono ma oltre che il GPS spento sembrava fuori uso. Pescai allora altri numeri dalla mia rubrica e cominciai a tracciare la sua posizione. Non era una cosa così facile, ed era merito del mio fratellino se riuscivo a farlo. Mi ritrovai a ringraziarlo, pur cosciente che probabilmente mi avrebbe urlato addosso se avesse saputo per che cosa stavo usando il suo geniale sistema.
Non potevo raggiungerla a una distanza del genere ma contando i suoi movimenti scoprii che si stava muovendo verso un cacciatore piuttosto anziano, una vecchia conoscenza di John, e probabilmente stava cercando aiuto da lui. La cosa mi infastidì non poco, anche se era una cosa stupida: mi aveva sostituito velocemente no? Quindi non doveva essere grave … forse.
Mi risultò da subito evidente che non avrei potuto raggiungerla troppo velocemente, ma forse sarei stato capace di incrociarla prima che fosse troppo tardi. Lasciai un messaggio rapido a Sam, spiegandogli che un nostro conoscente aveva informazioni che ci servivano per uno dei casi –cosa infondo piuttosto attendibile- e presi l’auto. Se avessi continuato a guidare e non mi fossi fermato più di tanto sarei tornato piuttosto velocemente, forse prima del tardo pomeriggio del giorno prima.
Addio riposo, ma in quel preciso momento forse non ne avevo più nemmeno bisogno. Sospirai profondamente e lentamente e misi velocemente in moto. Guidai ininterrottamente senza pause, nella speranza di poter trovare Jo  in tempo.
Arrivai probabilmente in ritardo ma riuscii quasi per sbaglio a intercettare la macchina di Jo. Frenai bruscamente, rischiando un incidente, e parcheggiai in modo più o meno legale accanto alla sua macchina. Mi gettai letteralmente fuori e la cercai con gli occhi, fino ad intercettarla poco lontana. Le afferrai un polso, senza quasi nemmeno pensarci, e la guardai con fare criptico. Apparentemente era viva e piuttosto integra. – Sei viva!- mi ritrovai a dire, piuttosto spiazzato. Nella mia testa, in quel tempo relativamente breve, si erano intervallate immagini più o meno inquietanti di lei ridotta nelle più orrende condizioni possibili, e ora me la ritrovavo tutta intera sicuramente molto più integra di me- come se niente fosse. Stava forse scherzando?!
-Sì … adesso sì.- mi fece notare caustica, liberandosi velocemente della mia presa e incrociando con forza le braccia contro lo sterno. – Cosa vuoi ora Winchester? Non eri assolutamente impegnato con tuo fratello?! – mi fece notare, acida. Non ero sicuro che ne avesse il diritto, non dopo avermi fatto guidare con il fiato in gola, in condizioni piuttosto precarie, senza nemmeno dirmi che cosa stesse succedendo.
In quel preciso momento mi resi conto di quanto dovessi sembrare idiota, e del fatto che era solamente colpa sua:nonostante tutto, anche se non avrei potuto, mi ero fiondato da lei appena aveva dimostrato di avere bisogno di me. A scatola chiusa ero corso da lei come il migliore dei fidanzati psicopatici e fobici del mondo. MI stavo trasformando in qualcosa che non ero senza nemmeno accorgermene, e non ero nemmeno troppo sicuro di poterci fare qualcosa.
-Sì. E non dovrei essere qui. Ma ci sono lo stesso. – provai a farle notare, ricostruendo quella parvenza di sicurezza che non avevo ancora intenzione di perdere. Mi ritrovai i suoi occhi freddi addosso e osservai la sua mascella stringersi appena, sorprendendomi di riuscire a cogliere dettagli come quello.
- Bene. Allora torna ai tuoi impegni. Qui è tutto finito Winchester, sei venuto per nulla. E io non ho intenzione di restare. Torna dal tuo amato fratellino, io intendo tornare alla Roadhouse. Da sola. E possibilmente vorrei rimanere da sola per un po’.- mi ringhiò addosso allontanandosi e tornando alla sua auto. Il mio corpo rimase immobile a fissarla, mentre il mio cervello realizzò rapidamente quel che avevo appena scoperto: voleva stare da sola e stava tornando alla Roadhouse. Sapevo esattamente dove andare: non mi sarei fatto mettere in piedi in testa da una ragazzina, né tanto meno mi sarei fatto dare un ultimatum.
   
 
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