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Autore: Snow_Elk    16/04/2016    1 recensioni
Fuori pioveva, la finestra aperta lasciava entrare qualche goccia d’acqua che si infrangeva silenziosa sul pavimento. Fuori pioveva, sentiva la sinfonia della pioggia, ma lei non provava freddo, si sentiva bruciare dentro. Quando riaprì gli occhi trovò nello specchio dinanzi a lei il riflesso di due rubini che la fissavano nel buio della stanza, uno sguardo che non aveva bisogno di descrizioni, uno sguardo che pretendeva una risposta silenziosa e il suo fiato corto, i brividi che la facevano tremare gliel'avevano appena data. Non aveva scampo, era diventata schiava di una passione insana di cui aveva assaporato solo il principio.
“ Sei mia… piccola Alice” un solo, unico sussurro e poi solo il buio.
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri
Note: Lemon | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Sovrannaturale
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A Black Lotus as Night

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Episodio XI- Requiem Silenzioso

Stupore, forse in questa singola parola si potevano riassumere tutte le emozioni che l’avevano travolta nel trovarsi davanti la ballerina oscura.
Non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, occhi sgranati e increduli, il cuore che aveva perso un battito nello stesso momento in cui i loro sguardi si erano incrociati.
Kikuri le aveva concesso pochi istanti, dopodiché quelle due ametiste cupe si erano spostate su Lico e la fissavano con disprezzo e rabbia.
Uno strano silenzio si erano adagiato su tutta la zona, come un velo invisibile che aveva inghiottito tutti i suoni, tutto il dolore, lasciando il passo ad una quiete surreale.
- Kikuri io...- provò ad iniziare ma fu subito interrotta da un gesto della sua mano, senza smettere di guardare con odio la mezzo demone.
- Non adesso, parleremo dopo... ti dirò tutto, ti dirò la verità – quelle semplici parole la pietrificarano: che cosa intendeva con verità? Di cosa stava parlando? Che l’avesse ascoltata davvero mentre era ancora in coma? Ma prima che potesse controbattere Kikuri proseguì – Trova Sefia, ti prego, e proteggila. Ha già sofferto abbastanza – disse e la oltrepassò con calma, facendo tentennare lievemente i cavi delle flebo, puntando direttamente verso Lico che nel frattempo non aveva smesso per un solo secondo di lanciarle insulti e imprecazioni.
 
- Tu, maledetta strega, tu hai osato ferire il mio maestro! Hai osato sfregiare quel corpo perfetto! – andava urlando dimenandosi come una pazza, cercando di liberarsi, con scarsi risultati.
- Non voglio neanche sapere come tu abbia fatto a cadere vittima delle sue lusinghe, ma non importa, non giustificherebbe ugualmente ciò che hai fatto – sibilò la ballerina continuando la sua avanzata, senza alcuna fretta: la sua pelle era ancora pallida, come la neve, i segni della battaglia di La Veda erano ancora visibili sul suo corpo, ma nei suoi occhi brillava una fiamma, una scintilla testimone del suo ritorno.
- Ucciderò te e quelle altre due sgualdrine, farò felice il mio maestro. Ti ucciderò e finalmente amerà me e me soltanto! – continuò ad urlare Lico, riuscendo finalmente a staccare alcuni dei kunai, ma prima ancora che potesse esultare per essersi liberata si ritrovò davanti Kikuri che in un battito di ciglia aveva dispiegato le sue ali oscure ed era scattata verso di lei.
 
- Il tuo maestro ama solo se stesso – sentenziò, poco prima di conficcarle un kunai nella spalla con una violenza inaudita, sfondando il muro a cui poco prima l’aveva appesa. L’intera parete crollò investendo entrambe, ma in quel turbinio di polvere riuscì a distinguere le due figure e la loro folle lotta.
Vide Kikuri sbucare dalla nube di detriti, scaraventata via dagli aculei oscuri, e atterrare poco più in là, rotolando a terra: alcune bende si strapparono, insieme ad una parte del camice, e i tubi delle flebo si staccarono come se privati della vita.
- Kikuri! – esclamò, temendo che non fosse ancora nello stato di combattere contro un mostro come Lico.
- Vai!- rispose lei senza nascondere la rabbia nella sua voce, rialzandosi. Lico stava sfrecciando verso di lei con alle spalle il suo ventaglio di lame. Non poteva abbandonarla a combattere da sola.
- Vai ti ho detto! – urlò nuovamente parando i fendenti della peccatrice usando le ali come uno scudo. Una pioggia di scintille si riversò tutto intorno, mentre Lico continuava senza sosta il suo contrattacco furioso, spinta da emozioni malsane risvegliate dalle parole di Kikuri.
- Tu menti! Tu non sai niente di lui! Nessuno lo conosce come me! Nessuno lo ama come lo amo io! – per ogni singola parola lanciava un fendente, ogni frase era intrisa di veleno, rideva per non impazzire, rideva perché stava impazzendo.
Ogni singola parola distruggeva una parte delle sue convinzioni, con ogni colpo sperava di stroncare la vita di quella donna e le sue menzogne.
Avrebbe reso orgoglioso di lei il suo adorato maestro.
 
Nel frattempo Alice si era rialzata e ignorando con estrema difficoltà lo scontro alle sue spalle era corsa a perdifiato verso il punto in cui aveva visto precipitare Sefia qualche minuto prima. Era tutto immobile, un cumulo di macerie silenzioso.
- Tu... tu non sai niente dell’amore! – esordì Kikuri aprendo le ali con un gesto estremo, cogliendo la peccatrice alla sprovvista. In un solo istante quella sorta di assedio era stato interrotto.
Lico si morse le labbra e stava per ripartire all’attacco ma la ballerina fu più veloce di lei e si becco un gancio dritto nello stomaco che le spezzò il fiato, facendola piegare in due.
- Tu non puoi immaginare quanto ho sofferto – le sussurrò all’orecchio prima di sferrare un altro gancio, sempre nello stomaco, ma più violento. Lico sputò sangue ma non cedette.
- Tu non puoi immaginare cosa ho passato a causa del tuo “maestro” – l’afferrò dal colletto e le diede un altro pugno, questa volta in faccia. Lico rise.
- Sei un’egoista, proprio come ha sempre detto lui. Pensi solo e soltanto a te stessa, sei arrivata a mettere in crisi il sottile equilibrio che c’è tra luce e oscurità pur di soddisfare i tuoi desideri. Sei una peccatrice tanto quanto me – disse, tra una mezza risata e un ghigno.
Kikuri abbassò lo sguardo per un attimo, scura in volto, e riprese a prenderla a pugni senza alcun ritegno, senza alcuna pietà.
- Sarò anche una peccatrice, ma a differenza tua ho chi perdonerà i miei peccati! – esclamò, evocando due kunai. Lico non riuscì a reagire, colpita da quelle parole, e i due pugnali la colpirono al braccio e al ventre, spedendola a rotolare a terra, lasciandosi una scia di sangue alle spalle.
                                                         
 [...]
 
- Sefia! – continuava a levare pietre, calcinacci, resti di travi, ma sembravano non finire mai – Sefia, rispondimi! – della dama bianca non c’era traccia.
- Maledizione, dove sei? – aveva appena spostato ciò che restava di una colonna quando vide una mano insanguinata spuntare da sotto l’ennesimo cumulo di macerie.
- Sefia! – senza pensarci un attimo si fiondò verso il punto e iniziò a spostare tutto ciò che le capitava a tiro, ignorando le ferite, il dolore, la stanchezza.
Dopo un’attesa che le sembrò interminabile vide il suo volto: era svenuta e aveva un’espressione a metà tra la malinconia e la rabbia. Riuscì a tirarla fuori da quella tomba di mura in rovina e la adagiò con delicatezza a terra per sincerarsi delle sue condizioni: era ferita, ma non gravemente, o almeno era quello che sperava. Aveva diversi tagli sulle braccia, sul torace e alcuni anche sul volto, parte del suo equipaggiamento era stato danneggiato dall’impatto e un rivlo di sangue le usciva dalle labbra socchiuse. Non l’aveva mai vista ridotta in questo stato, non era con lei quando la battaglia di La veda si era conclusa, non ricordava quasi nulla di quel giorno.
- Sefia! Sefia rispondimi! – provò a scuoterla leggermente, doveva assolutamente farla riprendere, stare lì non era sicuro, riusciva a sentire distintamente i suoni dello scontro alle sue spalle, quel duello finale tra Kikuri e Lico stava dimostrando una violenza senza pari.
Dopo l’ennesimo tentativo fallito udì un urlo disumano e rabbrividì: non aveva la più pallida idea di cosa stesse accadendo, non sapeva se ad urlare era stata Kikuri o Lico, la sua mente stava già dipingendo tutti i possibili esiti dello scontro in atto e fremeva nel sapere che in quel momento non poteva fare nulla per cambiarne le sorti.
- Avanti Sefia, svegliati, non possiamo stare qui, non c’è tempo – finalmente la dama bianca iniziò a dare i primi segni di vita e dopo qualche minuto aprì gli occhi, fissandola con sguardo confuso.
- Che cosa è successo? – chiese, con un filo di voce. Alice sorrise.
- Kikuri... Kikuri si è risvegliata e ci ha salvate, entrambe – lo stupore sul volto della dama bianca non si poteva descrivere e trattenne a stento le lacrime.
-Adesso dov’è? – si limitò a chiedere, ma i frastuoni della battaglia le diedero una risposta che lei non si sentì di dare. Sefia si asciugò una singola lacrima e dopo essere rimasta in silenzio per alcuni secondi alzò lo sguardo per incontrare il suo:
- Portami da lei, ti prego – vedere due delle più grandi eroine di GrandGaia così fragili le spezzò il cuore. Come si era potuto arrivare a tanto? Come poteva la follia di un singolo essere causare così tanto dolore e sofferenze? Per cosa? Quell’ultima domanda le riecheggiò nella testa come l’eco di un’esplosione.
Guardò Sefia e lo stato in cui era ridotta, i suoi occhi tradivano la preoccupazione, la paura, e quell’amore tanto forte quanto distruttivo che provava per la ballerina oscura, lo stesso amore che l’aveva quasi spinta ad ucciderla per non soffrire più.
Si limitò ad annuire e facendo appello a tutte le sue forze la prese in braccio, come se fosse stata una bambina, e in silenzio religioso si diresse verso il campo di battaglia.

Lico stava tentando il tutto per tutto: ormai non era altro che una marionetta nelle spietate mani della pazzia, della frustrazione e di quella stessa oscurità che le aveva dato così tanto potere.
Quello scontro interminabile aveva devastato non solo tutta la zona circostante ma anche loro due, non solo nel fisico ma anche nell’animo. Kikuri lo sentiva.
La peccatrice sfoderò tutto il suo potere, o almeno quello che ne rimaneva, e si scagliò un’ultima verso la ballerina, con le lame oscure che sembravano tremare, scosse da quelle stesse emozioni che la stavano dilaniando dall’interno.
 
Kikuri inspirò profondamente e dispiegando completamente le sei ali metalliche scattò anch’essa con furia: proprio come in uno scontro tra cavalierei, un duello all’ultimo sangue, quell’ultimo colpo avrebbe deciso le sorti di entrambe.
Lico urlò rabbiosa proiettando in avanti tutte le lame oscure e Kikuri di rimando richiuse le ali come una singola lancia sfrecciando contro quella selva di morte e follia. Un singolo impatto, un singolo sibilo che infranse tutte le finestre degli edifici circostanti e un’esplosione di oscurità e fuoco le inghiottì entrambe, un’esplosione che fu visibile in tutta la capitale e che sembrò scuotere le fondamenta stesse della terra.
 
Quando Alice e Sefia giunsero sul luogo dello scontro lo spettacolo che si ritrovarono davanti era raccapricciante: Lico giaceva a terra, in una pozza di sangue, con quattro delle ali della ballerina conficcate in varie parti del corpo, circondata dalle sue lame oscure spezzate e infilzate nel terreno come tante frecce.
Tutt’intorno si percepiva un silenzio assordante.
Sefia si portò le mani sulle labbra, incredula, mentre Alice si limitò ad abbassare il capo. Per quanto fosse il loro nemico restava pur sempre una ragazzina e vederla in quello stato lasciava senza parole.
Alice notò che anche Kikuri aveva abbassato lo sguardo e fissava il collare della peccatrice, tranciato in due da una delle ali. Lico piangeva, in silenzio, respirando a fatica.
 
Ad osservare la scena sembrava che il mostro fosse Kikuri e non Lico, era qualcosa di surreale, un esito che nessuno si sarebbe mai potuto immaginare.
Fu proprio Lico a spezzare quel silenzio opprimente:
- Mi dispiace...- sussurò e Kikuri sgranò gli occhi – Io...volevo solo che qualcuno mi amasse, non desideravo altro – non riusciva a capire il perché ma quelle parole facevano più male delle ferite che le aveva inferto poco prima.
Alice notò che lo sguardo della peccatrice non era più sadico e folle come lo aveva sempre visto, era cambiato, i suoi occhi sembravano più spenti e... umani.
- Alla fine mi sono dimostrata un’egoista anche io... – tossì sangue e ansimò per alcuni secondi – Ho fatto tutte queste cose orribili solo per compiacerlo, solo per poter provare ancora quel brivido delle sue mani che mi sfioravano- Kikuri non proferiva parola, nessuna di loro parlava, si limitavano ad osservarla, ad ascoltare quella strana confessione.
-Kikuri- la ballerina alzò lo sguardo e incrociò quei rubini opachi sommersi dalle lacrime.
- Avevi ragione – disse, abbozzando un mezzo sorriso.
- Su cosa? – chiese la ballerina,mostrando non più rabbia ma qualcosa di molto vicino alla compassione.-
- Non sei come me. A differenza mia, tu avrai qualcuno che perdonerà i tuoi peccati – concluse e le lanciò un’ultimo sguardo che solo la ballerina riuscì a comprendere appieno. Evocò un kunai e socchiudendo gli occhi pronunciò alcune parole che non riuscì a sentire, conficcandoglielo nel cuore.
La ballerina rimase in quella posizione per alcuni secondi, dopodiché si lasciò andare e stramazzò a terra mentre Alice accorreva verso di lei, tenendo ancora Sefia in braccio.
La dama bianca si lanciò verso la sua amata e la strinse a sé con forza,baciandola e lasciando andare le lacrime e con esse tutte le emozioni che avevano trattenuto per tutto quel tempo. Kikuri ricambiò senza aprir bocca, non c’era bisogno di parlare.
Alice rimase in disparte, non voleva rovinare quel momento, e si avvicinò al corpo inerme di Lico: la peccatrice, nonostante tutto, sembrava sorridere.
Si inginocchiò accanto a lei e le chiuse gli occhi, un ultimo gesto di rispetto che non va negato neanche al proprio nemico.
Se qualcuno si fosse trovato vicino a Kikuri nel momento in cui aveva dato il colpo di grazia a Lico avrebbe potuto ascoltare le parole che avevano strappato un ultimo sorriso sincero all’ultima peccatrice.
- Io perdono i tuoi peccati, Lico-
   
 
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