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Autore: SenseAndSensibility    05/04/2009    1 recensioni
«Promettimi che mi salverai da questo giorno eterno.
Promettimi che intreccerai una corda di spighe e mi trarrai fuori da questa stanza, come nelle migliori favole.
Promettimi che con quelle stesse spighe costruirai per me una corona - così che io sia sempre al centro del tuo mondo.
Buonanotte Thomas. Forse domani mattina mi sveglierò e tu ci sarai di nuovo.»
Vi presento la storia di Nicholas, ricoverato per una malattia che non conosce, lontano da chi invece ha imparato a conoscere come sostanza della sua intera vita. Una storia epistolare, per raccontare di come l'amore sia indifferente a tutto, soprattutto alla distanza.
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Psiche di Grano

(Just stay away from the white light)


25.06.08 ore 19.00

Caro Thomas, perdona la mia mancanza di inventiva in questo inizio banale, ma il tuo ragazzo è in preda ad un inquietante calo d'ispirazione. Sono stanchissimo, il viaggio per arrivare qua è stato davvero estenuante, ed averlo fatto con l'unica compagnia di mia madre sicuramente non ha aiutato. E tu, fidanzato degenere, che mi hai lasciato solo con lei! Ricordati che non te la perdono.
Comunque, ti scrivo solo poche righe prima di dormire un po'. La penna mi sta scivolando di mano, ma scriverti è bello. Non vi rinuncerei per nulla al mondo.
Perdona ancora la mia banalità (so che capirai) ma mi manchi davvero. Spero di rivederti presto, in questo ospedale bianco e vuoto mi sento in quarantena. Ma guarirò in fretta, vero Thomas? E allora ci riabbracceremo.
Ti saluto, ma per dirti che ti amo aspetto che tu venga a trovarmi nel mio sogno... so già che cercare di resistere alla tua presenza è una battaglia persa.
A presto, Thomas. Molto presto... I miei occhi già si chiudono.

26.06.08 ore 4.00 A.M.

Thomas, ti scrivo di nuovo perchè ho bisogno di calmarmi. Pochi minuti fa ho aperto gli occhi, e davanti a me ho visto solo forme sconosciute. Non c’era più il mio letto, la mia libreria, la nostra televisione. Non c’era più niente di riconoscibile, solo quadrati di buio nero e luce bianca che si alternavano a terra e nell’aria, accecandomi, spaventandomi. Non riuscivo più a distinguere neppure l’immoto chiarore della luna,  tutto si confondeva davanti ai miei occhi, ancora annebbiati dalla foschia grigia del sonno.
Ho pensato che solo scriverti mi avrebbe calmato, mi avrebbe riportato di nuovo a contatto con te dopo essere stato brutalmente allontanato dalle tue braccia con il mio assurdo risveglio.
E adesso, guardando le stelle brillare su di un paesaggio a cui dovrò abituarmi presto - le stesse stelle che brillano sopra e dentro di te - non riesco a rievocare il motivo di quella sensazione di terrore. Riesco solo a pensare a te, e all’ultimo bagliore tra le mie dita del biondo dei tuoi capelli, magnifica cascata di sole - mia e solo mia.

26.06.08 ore 9.47

Questa mattina ho avuto modo di memorizzare nella mia camera tutto ciò che questa notte mi aveva irrazionalmente spaventato. In realtà non c’è molto da mandare a memoria - solo un letto, un armadio, una scrivania, un comodino e qualche mensola - ma sapere esattamente su quale punto della moquette dovrò posare i piedi per muovermi in sicurezza, chissà come, mi tranquillizza.
Tutto è bianco, totalmente privo di colore, un bianco così freddo che divora gli occhi e il cuore. Posare lo sguardo su tutto questo bianco è difficile, mi acceca, mi stordisce.
Cerco ogni volta di distrarmi, di guardare fuori dalla finestra - lì ci sono altri colori, il giallo e l’azzurro che si alternano per sempre nei colli di grano, a perdita d’occhio - ma ogni volta il mio sguardo ritorna al bianco.
Solo l’odore riesce a impedirmi di impazzire di fronte a tanta assenza.
Mi distrae, mi attira. L’odore dorato e caldo dell’erba sotto il sole, gli stessi steli lunghi e morbidi che si piegavano sotto i nostri corpi, ogni qualvolta che mi accompagnavi per mano fuori dalla civiltà incomprensibile e inquietante. Dicevi sempre che ero un’anima fragile.
Ricordi, Thomas?

26.06.08 ore 15.36

Sono ancora nella mia camera bianca, seduto ad una scrivania bianca, a scriverti su fogli bianchi.
Immagino che, se continuo così, non resisterò per molto.
Oggi ho conosciuto il dottore che mi avrà in cura in questo lungo periodo di lontananza.
E’ molto alto -anche più di me, riesci ad immaginarlo?- e molto biondo. Vorrei cercare un aggettivo più adatto... ma l’unico che riesco ad associargli è cristallino. E’ come il cristallo, forte e fragile allo stesso tempo. Può sostenere il peso del mondo, se la sua anima non si incrina.
Quando una ragnatela adamantina di fratture si allungherà sulla sua anima di vetro puro, essa cadrà in pezzi.
Sai, mi ricorda un po’ te, Thomas. I suoi capelli sono biondi come il grano che osservo dondolare nella brezza, fuori dalla mia finestra.  Lo immagino in mezzo a quegli steli dalle ali di vento, a camminare piano, assorto. Lo vedo guardare il cielo con i suoi occhi di ambra antica, e alla sua immagine si sostituisce la tua, sorridente.
Ad ogni immagine, in verità, continua a sostituirsi la tua.
La tua immagine è forte e indipendente proprio come te.

26.06.08 ore 21.00

Le ultime righe di questa mia giornata solitaria, interrotta solo per pochi minuti dalle note chiare della voce del mio medico di cristallo. Mi manchi in un modo che non riesco neppure a pensare, Thomas. Quando la solita, prevedibile notte torna a coprire l’estate perpetua che recano quei chicchi di grano, non riesco ad evitare di pensare a quanto la lontananza riesca a coprire l’estate che portano i tuoi occhi.
Spero di non dimenticarmela mai.
Buonanotte, Thomas.

27.06.08 ore 11.50

E' quasi ora di pranzo, approfitto di questi pochi minuti liberi per scriverti qualche riga. Questa mattina ho incontrato di nuovo il medico, che ho scoperto chiamarsi Daniel. E' francese, sai? Ci ho messo un buon quarto d'ora per capire dove andasse l'accento. Mi dispiace Thomas, ma dovrai ricrederti sui francesi -a quanto pare non sono tutti delle merde (molto a malincuore, ma lo ammetto).
Comunque. Oggi abbiamo solamente parlato del mio arrivo qui, nulla di più. Neppure del motivo per cui mi trovo qui, oppure dove sia qui, cose che a ben vedere mi sono del tutto oscure.
Suppongo che affronteremo l'argomento oggi pomeriggio, dopo pranzo. Ho una nuova seduta con lui, che -a quanto pare- diventerà la mia ombra. Non che mi dispiaccia. Ho assoluto bisogno di distrarmi dal bianco, e qualunque cosa che si muova e respiri è ben accetta.
Certo che se fossi tu, Thomas... Quando ti deciderai a venire a trovarmi? Sì, lo so. Sono qui solo da un giorno e mezzo.
In attesa dei sogni che mi ricongiungeranno a te, dovrò ingannare il tempo.
A dopo, Thomas.

27.06.08 ore 19.11

Questa sera sono davvero molto stanco. Non ho fatto nulla di particolare, è vero - solo una passeggiata all'interno del centro e una chiacchierata con il medico - ma sento la penna diventare sempre più pesante, una sorta di foschia incombere ai lati degli occhi. Anche la foschia è bianca.
Bianco, bianco, bianco.
Nulla cambia e tutto muta. Contraddittorio, vero? Eppure sento che è così. La luce della stanza è leggermente diversa da quella di ieri sera, o della sera precedente. Il letto è impercettibilmente spostato verso il centro della stanza, perchè, stamattina - credendo di essere a casa - mi sono alzato con troppa foga. Eppure nulla è mutato, sono qui solo da due giorni, e chissà quanti altri dovrò passarne. La giornata di domani sarà uguale a quella di oggi e, se tra un anno sarò ancora qui, mi sembrerà che sia passato un secolo, o un giorno.
E il grano biondo, che muore e poi rinasce, sarà solo un sogno distante, lo schermo di una finestra lontana affacciato su di un mondo che non mi appartiene più.
Promettimi che mi salverai da questo giorno eterno. Promettimi che intreccerai una corda di spighe e mi trarrai fuori da questa stanza, come nelle migliori favole. Promettimi che con quelle stesse spighe costruirai per me una corona - così che io sia sempre al centro del tuo mondo.
Buonanotte Thomas. Forse domani mattina mi sveglierò e tu ci sarai di nuovo.
A presto, Thomas. Non mi stancherei mai di ripetere il tuo nome.

28.06.08 ore 14.00

Ancora non ho scoperto perchè mi trovo qui. Devo dirti la verità, però, comincia a non interessarmi più. La mia permanenza qui cesserà di essermi indifferente solo quando mi diranno quale sarà il giorno in cui me ne andrò.
Questa mattina - tanto per cambiare - ho avuto un nuovo colloquio con Daniel di cristallo. Voglio riportartene uno stralcio...
“La tua anima è fragile - sì, ha usato proprio questa parola, Thomas, la tua parola - è indifesa e leggera. E’ come... come il grano”.
“Come il grano, dottore?”
“Sì, proprio come il grano. Forte e dritta all’apparenza, portatrice di vita, calore ed estate. Ma con un piccolo soffio di vento si dissolve in chicchi, sparsi come frammenti impossibili, assurdamente separati e senza la speranza di tornare ad essere un’unica entità”.
Thomas, la mia psiche è di grano...

28.06.08 ore 20.00

Questa sera non ho la forza neppure di cenare, ho detto al medico che sarei andato immediatamente a dormire. Mi è sembrato piuttosto compiaciuto, ma forse è solo una mia impressione. Ancora non ho imparato a leggere bene le sue espressioni, senza contare che il suo discorso di stamattina mi ha lasciato piuttosto perplesso, oltre che sorpreso.
E' riuscito ad analizzare con poche parole quello che tu sei riuscito a farmi capire solo dopo anni di estenuanti prove, sbagli e cadute.
Oh, Thomas... mi sei sempre stato vicino, vero? Fin da quando eravamo piccoli ti ricordo accanto a me, le mie manine che cercavano le tue attraverso le sbarre del mio minuscolo letto. Tu che mi tendevi le dita, aldilà del confine, le nostre madri, amiche, che non si accorgevano di nulla.
Di un legame che nasceva...
E quando siamo cresciuti, i nostri sguardi che si incrociavano complici, a conoscenza di pensieri, immagini e parole che solo noi potevamo condividere. E ancora, grandi ormai quanto adesso, i nostri volti uno di fronte all'altro, le labbra che si cercano timidamente ma con risolutezza, la sensazione della pelle sotto le dita lievi...
Non riesco a capire se tutti questi ricordi mi aiuteranno, oppure contribuiranno a farmi diventare davvero pazzo.
Per ristabilire un equilibrio serviresti tu, Thomas... per favore, ascolta il mio appello.

29.06.08 ore 3.40 A.M.

Mi sono svegliato con una gran sete, e non sono più riuscito a ritrovare il sonno. Odio sprecare sveglio il tempo che potrei passare standoti vicino, così ti scrivo ancora.
La luce della luna, leggermente riflessa dal viale di ghiaia bianca sotto la mia finestra, illumina ancora una volta le mie parole. Mi ricordo quando ti insegnai per la prima volta a godere del suo chiarore, a capire come vedevo io quella luna immobile. Mi dicesti che ero un romantico, un'anima antica dagli occhi d'argento, incapaci di squarciare il velo di armonia che copriva la mia realtà.
Ricordo che al tempo non ti compresi bene, e tu ridesti. E mi baciasti, sdraiati in giardino, la brezza leggera che giocava con i miei pensieri.
Mi manchi davvero: sono 84 ore, 46 minuti e 50 secondi che non tocco le tue labbra.
Questo, più di tutto il bianco e la solitudine che mi circondano, sarà ciò che mi farà davvero impazzire.

29.06.08 ore 22.16

Stasera è davvero tardi. Avrei voluto scriverti prima, ogni minuto passato senza la penna in mano, ultimo mio flebile contatto con te, è stato un'agonia. Ma sono riuscito a raggiungere la mia camera solo adesso. Questa è stata davvero una giornata intensa. L'ho passata per la maggior parte del tempo fuori dal centro medico, nei campi. Daniel mi ha seguito, il suo obiettivo era quello di portarmi a fare qualche foto fuori, per "distrarmi".
Distrarmi da che cosa, poi, non lo so.
In ogni caso, tralasciando le fitte al cuore che il tuo pensiero mi procurava, la giornata è stata piuttosto piacevole. Sai che adoro le fotografie, tanto essere fotografato (quante volte mi hai accusato di manie di protagonismo?) quanto fotografare. Sai anche che cosa penso delle foto, quali adori scattare, quali siano i miei soggetti preferiti.
Il mutevole, il transitorio, l'irripetibile.. Mi hanno sempre affascinato. Sapere di poter catturare con l'obiettivo qualcosa che un attimo prima è solido e concreto davanti ai tuoi occhi, e un attimo dopo è scomparso, mi fa sentire quasi necessario. Come se avessi preservato un momento irripetibile dall'ignoranza del mondo, l'avessi portato alla luce e reso immortale. La fotografia è il nostro pizzico di immortalità.
Niente potrà eguagliare il momento immortalato nella foto. Ce ne saranno altri migliori e altri peggiori, ma mai altri uguali.
Ecco perchè i miei soggetti preferiti sono le persone. Le persone non sono mai uguali a se stesse, "la loro più grande qualità è l'imprevedibilità".
Mi sono lasciato andare, vero Thomas? Ma ho bisogno di parlare, devo contrastare il bianco sonno che allunga le sue mani su di me, ancora una volta. E' un sonno liquido e infido, sono sicuro che non è naturale. Devo resistergli, anche se le idee cominciano a sfuggirmi.
Oggi, in ogni caso, ho fatto davvero molte fotografie. Voglio spedirtele appena possibile; saranno la tua meta.
Saranno la tua mappa per arrivare fino a me, attraverso il grano di carta nelle tue mani fino a giungere alle spighe reali che dondolano nel vento, e che, chicco dopo chicco, ti condurranno dove io sono.
Qui, al mio posto. E' una vita che ti aspetto.


~

Note finali: Spero che vi sia piaciuto questo primo capitolo. E' da molto tempo che non mi faccio vedere su EFP (e ho lasciato anche una storia a metà.. chi mi conosce ne sa qualcosa xD Giuro che mi rimetterò all'opera) però oggi ho deciso di postare questo nuovo lavoro.
E' una storia epistolare, come avrete visto, l'ho già conclusa ed è piuttosto breve. Un altro capitolo, massimo due. Vedremo.
Inizialmente era nata come storia dell'amore tra due fratelli. Poi mi sono ricordata che forse su EFP non si può (ho vaghe rimembranze del regolamento, ma qualcosa mi dice che è probabile) ..così ho cambiato la loro relazione, sono diventati due fidanzati.
Li amo comunque xD
Sono molto affezionata a Thomas e Nicholas.
Spero che alcuni di voi abbiano già capito cosa non va in Nicholas, e che alcuni invece non l'abbiano capito, com'è giusto che sia.
Sennò mi togliete il gusto di scrivere!
Che dire oltre?
Che spero attendiate il prossimo capitolo, e che leggere questa storia possa essere per voi un'emozione quanto è stato per me scriverla.

Ps: un tempo Thomas si chiamava in modo diverso e, appunto, era fratello di Nicholas. Se mi sono dimenticata di cambiare qualche parte riguardante la vecchia storia e quella nuova non torna, fatemelo presente. Sono estremamente distratta.
Ps2: Come al solito sono qui, per (probabili) critiche e (improbabili) complimenti xD Fatevi sotto!
A presto!
  
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