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Autore: Belieber_Jasmine_98_94    16/04/2016    2 recensioni
Alesha, una ragazza di 17 anni, piomberà nella vita del grande e famoso Justin Bieber, suo padre.
Tratto dal primo capitolo:
-Wilson dove mi manderà?.- Chiese col tono di voce più preoccupato che potesse avere.
-Mi dispiace...so che hai sempre voluto evitarlo, ma dobbiamo, tuo padre deve prendere le sue responsabilità.-
-No, no, giuro che non mi drogherò più, non ruberò più nulla, me ne starò buona ma non mandarmi da Bieber, ti prego.-
**.
Tratto dal capitolo 24:
-Mmh..- Si alzò, facendo cadere lo sguardo sul polso rotto.-Sei bellissima, sono preoccupato, quanti ragazzi proveranno a portarti via da me?- L'attirò verso di sé, appoggiando la fronte contro la sua.
Sorrise.-Nessuno mi porterà via da te.-
-Davvero?-
-Sì.-
-Promettimelo.- Avvolse le braccia attorno al suo corpo, annusando il suo profumo.
-Te lo prometto, ti voglio bene.-
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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I'm the daughter of Justin Bieber.

'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'

17/01/2014

Non si può scegliere il modo di morire. O il giorno. Si può soltanto decidere come vivere. Ora.
(John Baez)


-Dammi la mano.- Ordinò Justin una volta fuori dalla porta di casa.

Lei lo fece, curiosa di sapere il perché.-Vedo alcuni flash dietro quel cespuglio, non voglio ti aggrediscono, potrebbero pure entrare senza permesso.- Rispose quasi come se le leggesse nel pensiero.

-Io so difendermi!- Alzò il polso ingessato, provocandosi un forte dolore.-Ugh, il mio braccio...- Mugolò con una smorfia sul viso.

-Fa silenzio ed andiamo in garage, quale macchina usiamo?- Sbloccò il telefono e con esso sbloccò la porta del garage.

-Voglio usarle tutte!- Iniziò a girarci attorno, passando dalla range rover nera all'Audi r8 con un motivo a ghepardo.

-Vieni qui, sei piccolina per guidare, ancora non puoi.- La prese, attirandola in un abbraccio.-Non è vero, ho diciassette anni, io posso guidare.- Sul suo viso crebbe un grande sorriso al pensiero.

-Guiderai a trent'anni, adesso sali e non rompere.-

-Voglio guidare io.- Entrò al posto di suo padre, che aveva deciso di guidare la Range rover nera, vecchio regalo di Scooter.

-No, scendi, non ci penso nemmeno a salire in auto con te alla guida.-

-Per favore!-

-Hai un polso rotto, troppo rischioso.- Si chinò, allungo le mani e l'afferrò per i fianchi, spostandola nel posto accanto.

-Non mi avresti fatto guidare comunque.- Brontolò offesa.

-A volte la tua intelligenza mi sorprende.- Rispose dandole un buffetto sul naso.

-Non mi toccare, antipatico.-

-Stai attenta al polso amore mio.-

-Non chiamarmi amore, mi da fastidio.-

-Non ti da fastidio.-

-Si invece.-

-No.-

-Sì.-

-Ti butto fuori dalla macchina a calci se non fai silenzio.-

-Sei aggressivo!-

-Non è vero, sono solo autoritario.-

-Non ci parlo più con te.-

-Non ci parlo più con te.- Le fece l'eco, continuando a guidare.

**.**

-Alesha aspetta un attimo, ti do una mano io.- Si offrì Justin di aiutarla, notando la sua difficoltà nel tagliare la carne.

-No, riesco da sola.- Disse riprovandoci di nuovo. Con un polso andato non era il massimo.

Lui alzò gli occhi al cielo, le prese le posate di mano e tagliò dei piccoli pezzi per lei.

-Ci sarei riuscita anche da sola.- Borbottò causando la risata del Sign. Byron.

-Sei sempre così brutta e antipatica.- Scherzò baciandola sulla fronte.

-Non sono brutta!- Lo colpì sul naso, offesa.-Sei tu brutto.-

-Erika vieni a prendere altra carne, prendi esempio da Alesha!- Esclamò suo padre mentre cuoceva la carne.

-Sono a posto così, grazie papà.-Sorrise, spostando i capelli neri a un lato, li aveva tenuti sciolti quella sera per l'occasione ed aveva indossato un tubino nero ed una camicetta bianca infilata al suo interno.

-Mangia anche le verdure Alesha.- La rimproverò suo padre, beccandosi un occhiataccia da lei, dopodiché portò lo sguardo su Erika, la trovava bellissima.

-Signorina Erika?-

-Dammi del tu tesoro.- Rispose pulendosi la bocca con il tovagliolo.

-Justin ti sta fissando da più di dieci minuti!- Esclamò prima di ricevere uno scappellotto in testa da lui.

-Aio, ma che ho fatto?-

Erika scoppiò a ridere e dovette portare una mano davanti alla bocca per trattenersi.

-Mia figlia è davvero bellissima, non è vero ragazzo?-

Justin annuì, leccandosi le labbra.-Sì, è davvero bellissima.-

-Anche io sono bellissima!- Esclamò la più piccola lì presente, stanca di non ricevere abbastanza attenzioni.

-Ma certo che sei bellissima, tu sei la mia principessa.- L'abbracciò, sbaciucchiandola ovunque, accertandosi farla stare ferma, visto che provava a liberarsi.

 

-Ti do una mano a sparecchiare.- Si offrì Justin, così da poter stare per un po' da solo con lei.

-Grazie.-

-Alesha vieni qui, voglio farti vedere una cosa.- Byron la prese per mano, entusiasta di poter passare un po' di tempo assieme alla sua vecchia paziente.

-Vi vedo sempre più legati, è una cosa bella.- Disse Erika mentre lavava i piatti, i quali venivano passati dal ragazzo appoggiato al bancone vicino a lui.

-Già, è la mia piccolina, mi sono perso otto anni della sua vita e voglio recuperarli tutti.-

-Però ha diciassette anni, raggiungerà la maggiore età tra poco, non hai paura che vorrà andare via di casa? O per il college...-

-Non voglio che vada via.- Rispose bruscamente, chiudendo il discorso.

-Accadrà, io me ne sono andata a diciannove anni, torno qua ogni tanto ad aiutare mio padre, sai, devi accettarlo, altrimenti farà più male quando sarà il momento.-

-Non voglio parlare di questo ora, posso avere il tuo numero?-

-Lo hai già il mio numero.-

-No, voglio quello del tuo cellulare, mi interessi come donna, non come la psicologa di mia figlia.- Disse ammiccando.

Lei tolse i guanti, appoggiandoli sul lavello.-Justin non posso stare con te, sei un mio cliente.-

-Non sono un tuo cliente, Alesha è una tua cliente.- Si avvicinò e mise la mano sulla sua schiena, accarezzandola.

-E tu sei suo padre.- Sussurrò posando il dito indice sulle sue labbra, incantata dalla sua bellezza. Le piaceva Justin, ma non erano giusti i suoi sentimenti, non potevano.

-Potrebbe essere il nostro segreto...- Inclinò la testa verso destra, ma prima dello scontro delle loro labbra Byron ed Alesha entrarono in cucina.

-Justin! Guarda cosa mi ha regalato il sign. Byron.

Erika si allontanò, quasi dispiaciuta e Justin sospirò, guardando l'oggetto tra le mani di Alesha.-Cos'è?-

-Un album fotografico, ha detto di sfogliarlo una volta sola al giorno, guarda qui.- Lo spalancò davanti a lui, emozionata.

-Siamo noi due il giorno dell'adozione...- Mormorò stupito, guardando la foto che rappresentava loro due con un sorriso grandissimo.

-Io sono stupenda, tu hai i capelli sparati in aria.- Sostenne richiudendo l'album e stringerlo al petto.

-Sei sempre stupenda tu, dammi un bacio e va a mettere le scarpe.- Lei lo fece, felice del regalo appena ricevuto, era contenta di avere qualcosa legato al passato, oltre a Buggy Bear.

**.**

25/01/2014

 

-Justin, ti ho portato un regalo.- Lui prese il grande pacco tra le mani, curioso di sapere cos'era, era grande e aveva già capito che si trattava di un quadro.

-Perché mi hai fatto un regalo?- Aggrottò la fronte, cominciando a scartarlo.

-Perché tu me ne porti uno ogni sera.- Disse giocherellando con le mani.

-E' la nostra foto su una tela? Ma è bellissima Alesha, vieni qua.- L'abbracciò, baciandola sulla guancia.-Grazie.- Sorrise, osservando la loro foto, quella dopo l'adozione.

-Blaze mi ha dato una mano a farlo...prima di andarsene.- Aggiunse con un velo di tristezza, sentirlo via skype non era come averlo lì per davvero, ormai era partito da una settimana e lei lo aveva accompagnato, piangendo come non mai.

-Ti manca molto?-

-Sì.- Annuì, con le lacrime agli occhi.-Questa sera esci con Erika!- Esclamò cambiando il discorso, felice per suo padre.-Sei contento?- Portò le mani sulle sue guance, torturandole.

-Sì, ne sono felicissimo, mi ci è voluta una settimana per convincerla a uscire a cena con me.- Si liberò dalla presa, sollevando il quadro per appenderlo in salotto, cosicché chiunque fosse entrato lo avrebbe notato.-Va a prendere gli attrezzi.-

Lo fece e una volta accanto a lui estrasse trapano e viti.

-Io oggi vedo Harriet e Ryan ha detto di volermi fare compagnia finché non torni stasera.- Lui praticò un foro al centro del muro dove doveva appendere il quadro, poi avvitò la vite nel foro.

-Mio dio, tu e Ryan da soli in casa, non so se potrò cenare serenamente con questo pensiero.- Fermò il lavoro e si portò le mani tra i capelli, disperato.

-Mi ha chiesto scusa per i capelli e ha detto di volermi tanto bene.-

-Alesha però mi devi promettere che non litigherete. Cenate e dopo a letto.-

-Sì va bene.-

-Parlerò anche con lui, però è una promessa, va bene?- Domandò riprendendo il piccolo lavoretto.

-Sì, te lo prometto, farò la brava.-

-Grazie tesoro.-

-Ora posso andare da Harriet?-

-Da sola? Devi fare attenzione con i paparazzi, il nostro autista...-

-Perché non posso uscire di casa in modo normale?-

-E' pericoloso, potrebbero farti del male, chiama l'autista e fatti portare da lui.-

-Uff, va bene.-

In quel momento a Justin venne in mente il tour che avrebbe dovuto fare per tutta l'America, ma ancora non sapeva cosa fare con Alesha. Portarla con se e farla seguire da un insegnante privato oppure lasciarla lì per un po', assieme a sua madre...

Rimosse il pensiero non sarebbero mai andate d'accordo, però sarebbe potuto essere un buon modo per poterle far legare tra di loro, sarebbe stato solo per un mese, massimo due.

-Alesha dobbiamo parlare di una questione importante, magari domani.-

-Ho fatto qualcosa?-

-No, riguarda...riguarda me, ne parleremo meglio domani, ora va.-

Si alzò sulle punte, lo baciò a stampo e se ne andò, contenta di poter vedere Harriet.

**.**

-E' stata una bella serata Justin, da quando hai deciso di spegnere il telefono.- Erika ruppe il silenzio creatosi in auto, sistemando il vestito blu notte sulle ginocchia.

-Erika sai come sono con Alesha, mi preoccuperò sempre, in qualsiasi caso.-

-Sì lo so, ma lasciale un po' di spazio per l'amor del cielo, altrimenti non crescerà mai.- Spostò lo sguardo sul finestrino, dove le gocce di pioggia lo bagnavano.

-Le ho mandato solo tre messaggi.-

-E l'hai chiamata quando sono andata in bagno, guarda che ti ho visto.-

-Ti ho portato a cenare in uno dei posti più belli di qui e ancora rompi le palle.-

-Non importa dove mi porti, mi interessi solamente tu, potremmo pure cenare nel tuo garage-

-Ti interesso uhm?- Parcheggiò davanti a casa loro, mordendosi il labbro divertito.

-Smettila di fare il prezioso, sai che mi piaci ed io piaccio a te.-

-La tua sicurezza mi sorprende ogni giorno.- Disse prima di avvicinarsi per baciarla.

-Mio dio, quella non è Alesha!?- Erika impallidì, notando una figura esile seduta davanti al cancello di casa, raggomitolata in se stessa.

Fuori pioveva e faceva molto freddo.

-Merda.- Dimenticò la pioggia e corse verso di lei, abbassandosi al suo livello.-Dio santissimo, cosa ci fai qui fuori? A quest'ora e con questo freddo?-

La donna rimasta in auto prese l'ombrello e li raggiunse, coprendoli con esso.

Alesha balbettò cose a caso, bagnata dalla testa ai piedi e tremolante.

-Vieni qui. Erika per favore parcheggia la mia auto in garage.- Le diede le chiavi e si affrettò a digitare il codice, percorrere il vialetto ed entrare in casa con la figlia tra le braccia.

Andò diretto nel suo bagno, l'appoggiò sopra la lavatrice e cominciò a toglierle i vestiti, fino ad arrivare all'intimo bagnato, poi andò a prendere il suo pigiama.

-Dov'è Ryan?- Chiese mentre le infilava la maglietta in plaid rosa ed i pantaloni abbinati.

-Non lo so.- Rispose tra uno starnuto e l'altro.-Stavamo giocando a nascondino e penso si sia dimenticato di me.- Era proprio accaduto quello e ora Ryan stava russando beatamente sul letto della camera degli ospiti.

-Idiota..- Con la mano destra le slacciò il reggiseno bagnato da sotto la maglietta, evitando di levargliela.

-Ho...freddo.- Balbettò iniziando a tossire.

-Adesso andiamo sotto le coperte tesoro.- Le mise i calzini di lana, la prese di nuovo in braccio e la lasciò sopra il letto, coprendola col piumone bianco.

-ho tanto freddo papà.- disse con un filo di voce , esausta da tutto.
-vado a prendere la stufa.- uscì sala camera, scontrandosi con Erika, la quale gli diede le chiavi.
-come sta?- domando preoccupata, seguendolo per le scale.
-Male, è caldissima , penso si sia presa l'influenza, devo misurarle la febbre.-
-Posso fare qualcosa?- si sentiva in colpa, probabilmente Alesha aveva provato a contattarlo, ma lei lo aveva costretto a spegnere il telefono.
-puoi preparare un bicchiere d'acqua e un aspirina se non ti dispiace. L'aspirina la trovi nel cassetto del bagno.- tornò da Alesha e sistemò la stufa elettrica sopra al suo comodino, collegandola alla presa.
-Ora ti misuro la febbre.- L'avvisò prendendo il termometro.
-Non ho la febbre..- ribatta a bassa voce, sentendo poi una forte fitta alla gola.
-Certo che hai la febbre- gliela misurò e quasi non andò a picchiare Ryan quando vide il numerino impresso nel termometro.
-Sei a 40 piccolina, se non scende tra un po' chiamo il medico.-
Lei annuì.-Mi fanno male le orecchie e la gola.-
-Mi dispiace così tanto Alesha, sono stato un irresponsabile, è colpa mia, avrei dovuto saperlo...-
-Non è colpa tua-
-Ho portato l'aspirina, stai meglio Alesha?-
Lei trasalì quando la vide entrare e immediatamente si coprì col piumone.
-Va via.-
-Ma io...-
-Vattene via.-
-Okay, me ne vado, ma devi prendere l'aspirina.- Passò acqua e medicina a Justin , per nulla offesa dal rifiuto di Alesha.
-Alesha perché non vuoi che rimanga?- fino a poco tempo prima lei adorava Erika, cosa era successo?
-Perché sono brutta, non la voglio qui.-
Justin alzò gli occhi al cielo.-Non sei brutta, sei solo più rossa del solito, sei bellissima.- non capiva come mai a lei importava così tanto della bellezza esteriore, forse per il fatto che da piccola aveva un bel pancino tondo e veniva spesso presa in giro.
-Sono sudata e brutta, lasciatemi da sola.-
-Se prendi l'aspirina dopo ti lascio da sola.- provò a contrattare con il bicchiere d'acqua in mano.
-Non voglio l'aspirina, non voglio niente, lasciatemi da sola.-
-Ti lascio tutto qui, la prenderai quando vorrai.-
Erika e Justin lasciarono la stanza, cominciando a discutere sul da farsi.
-Justin prenderò un taxi, finiscila di preoccuparti così tanto.-
-Erika sei troppo bella, potrebbero farti qualcosa, non posso rischiare.-
-So difendermi ! Non sono troppo bella.-
-Si invece, rimani qui a dormire, è tardi, ho una stanza degli ospiti.-
-non voglio disturbare...-
-Non disturbi, vieni , ti mostro la stanza.-
-Sei sicuro? Sai com'è...-
-Entra e non fare storie.- le fece vedere la stanza da letto, molto bella e arredata in stile moderno.
-È molto bella, grazie Justin.- Si alzò sulle punte, per dargli un bacio.
-Ti devi alzare sulle punte pure con i tacchi.- ridacchiò strofinando il naso contro al suo.
-Guarda che tu non sei tanto alto, sono io bassa.- ricordò che Alesha gli aveva detto una cosa simile un giorno.
Non rispose e ricominciò a baciarla teneramente.
-Potrei farti compagnia a letto, solo per dormire , non fare questa faccia.-
-Non ho fatto fatto nessuna faccia, ma Alesha?-
-Vado a vedere se si è già addormentata e dopo ti raggiungo. Ci stai?-
-Sì e portami un pigiama, non voglio dormire vestita così.-
-Se fosse per me potresti dormire in intimo.-
-Scordatelo tesoro e va da Alesha.- lo spinse fuori, ricordandosi di dargli una pacca su quel bel sedere sodo.

-Stanotte Erika dorme qui, non ti dà fastidio vero?-
-No.-
-Sei caldissima Alesha, vuoi la camomilla? Così ti addormenti prima.-
-No non la voglio.-
-Okay, allora vado a portare il pigiama ad Erika, tornerò di tanto in tanto a vedere se stai bene.-
-Non devi continuare a tornare.-
-Vedi di addormentarti.- le lasciò un bacio sulla tempia e se ne andò.
Continuò a fare avanti e indietro fino a vederla addormentata verso le quattro del mattino, pure la donna accanto a lui nel letto stava dormendo da più di un ora.

-Merda! Ho scordato Alesha.- Ryan si svegliò di soprassalto verso le otto del mattino, al ricordo del gioco che stavano facendo.
Corse in cucina, alla ricerca della ragazzina, preoccupato dalla reazione di Justin nel sapere di averla persa di vista, appunto si bloccò quando vide l'amico ed una bella donna seduti a fare colazione.
-Dovete aiutarmi a trovare Alesha, giocavamo a nascondino, ma mi sono addormentato.-
-Sul serio?- Justin inarcò il sopracciglio destro.-Ora dove pensi che sia?-
-Non lo so, aiutatemi a cercarla.-
-Tu cerca fuori casa, noi controlleremo dentro.- Ryan annuì, uscendo di casa ed Erika scoppiò a ridere.
-Ma poverino!-
-Poverino niente, ha lasciato mia figlia fuori casa con la pioggia per quattro ore-
-A proposito, sta meglio?- infilò in bocca un pezzo di pancake, preparati appositamente da Justin per lei.
-La febbre è scesa a 39, ha le occhiaie, credo abbia fatto avanti e indietro dal bagno per tutta la notte.-
-Ed ora dov'è?-
-Sta facendo un bagno, cosa le preparo per colazione? Ha detto di non volerla fare, ma non può saltare i pasti.-
-Hai ragione, deve fare i regolari cinque pasti al giorno, colazione, spuntino mattutino, pranzo, spuntino pomeridiano e cena.-
-Le preparo una spremuta d'arancia e magari qualche biscotto..-
-Vedrai che lo apprezzerà.-
Sì chinò alla sua altezza e la baciò, leccandosi le labbra, sapevano di sciroppo d'acero.
-Io devo essere al lavoro tra un ora, passerà a prendermi una mia collega, Alesha non va a scuola?-
-No... C'è stato qualche problema con alcuni fans, quindi ha smesso.-
-Capisco, mi vado a vestire, ci vediamo tra un po' .-



 

  
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