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Autore: Relie Diadamat    17/04/2016    2 recensioni
Colin Morgan è un ragazzo adorabile... quasi quanto stupido, di questo Katie ne era fermamente convinta. Erano cinque anni che ci sbavava appresso e lui neanche se ne accorgeva. Ne aveva provate di tutte per avvicinarsi a lui, ma proprio non ci riusciva ad ottenere un risultato positivo.
Questa storia parla di come Katie, spinta dalla sua ossessione verso Colin, abbia escogitato mille modi per provarci col suo amico-collega, senza mai riuscirci...
Genere: Comico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Colin Morgan, Katie McGrath
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Nda: Buon salve a tutti! Sì, ogni tanto mi rifaccio viva... 
Non ho molto da dire nemmeno questa volta. Spero solo di potervi strappare anche un mezzo sorrisino. 
L'unico avvertimento che voglio darvi, è quello di tenere in considerazione che questa shot - ovvero il tentativo numero 6 - è ambientato all'inizio della meravigliosa avventura di Merlin.
Grazie a chi leggerà, grazie a chi mi farà sapere cosa ne pensa. Grazie a voi che ci siete sempre!
Buona, spero, lettura!
 

«Sì, e tu sei… Cody Morgan?»
 
 
 
 
Quel giorno, era decisamente un buon giorno.
Katie lo aveva deciso dal momento in cui aveva lanciato un’occhiata distratta all’orologio e si era accorta che il mezzogiorno era passato da un pezzo, e sul suo viso era già apparso uno di una lunga serie di sorrisi.
Quello era stato il primo giorno. Il primo giorno nei panni di Morgana, il primo giorno in Francia, il primo giorno di ciò che aveva sempre desiderato.
Quando si era presentata ai provini, l’irlandese ci aveva sperato, ma non creduto sul serio. Diciamo che era già pronta a tornarsene dietro le quinte, con la sua costrittiva coda alta e scura da assistente costumista, modella e laureata in storia al Trinity College. E invece qualcuno si era alzato in piedi, dopo la sua performance. Qualcuno aveva battuto le mani. Qualcuno aveva creduto in lei.
Katie non avrebbe mai potuto dimenticare quegli occhi azzurri che la guardavano con sincera ammirazione, quella che solo le persone vere e genuine sanno dedicare. Come avrebbe potuto?
L’adorato ragazzino era stato il suo primo sostenitore, il primo che avesse sentito dalla sua parte.
Si era alzato in piedi ed aveva applaudito.
Katie aveva risposto a quel gesto inaspettato con un sorriso, abbassando lievemente il capo per quel briciolo d’imbarazzo che in tutto l’arco della sua vita non l’aveva mai abbandonata.
Colin Morgan.
Era quello il nome dell’angelo celestiale che aveva combattuto per lei, e con lei – perché, suvvia, anche Katie si era fatta in quattro per ottenere quel ruolo! -, come un vero cavaliere errante… Solo un po’ più smilzo e con un simpatico accento irlandese.
Così, dopo questa spiegazione, anche Katie si rese conto di non esagerare con i suoi sorrisi grati e indirizzati al giovane corvino impacciato, che intanto girovagava per il set con la sua videocamera.
Non aveva fame, Katie. Era fin troppo euforica per provare uno bisogno così primitivo come quello di nutrirsi: Katie aveva bisogno del suo cavaliere errante, scambiarci qualche parolina e…
È solo un ragazzino, Katie. E la tua è solo gratitudine, un gesto di ovvia cortesia.
Chiunque farebbe lo stesso!
La McGrath cacciò aria dalla bocca come un’atleta che si prepara ad una prestazione olimpica, raddrizzando per benino la schiena e sistemandosi il maglione un po’ troppo largo.
Il cortese ragazzino irlandese era seduto al suo tavolo, a schiena ricurva e un pollice alla bocca mentre ripassava il suo copione.
Portargli qualcosa da mettere sotto i denti non era poi un disastro ambientale! Avrebbe apprezzato per forza. Per forza.
Così, la coraggiosa Katie si diresse verso le pietanze che l’equipe aveva fornito all’intero cast, sforzandosi di non sembrare un sadico cacciatore che tiene d’occhio la sua prelibata e preziosa preda… Perché sarebbe davvero da ipocriti fingere che la McGrath non lo stesse guardando in quel modo!
Sembrava andasse tutto bene, almeno finché non andò a sbattere contro una sedia di plastica, imprecando a bassa voce, accorgendosi solo in un secondo momento di aver attirato l’attenzione di parte dei presenti. Compresa quella di Morgan. Che lei stava già fissando. Come un cacciatore sadico.
Un sorriso privo di malizia, privo di derisione, fu esattamente ciò che nacque sulle labbra carnose del cordiale e generoso nuovo collega.
Una perfetta idiota, fu ciò a cui si paragonò la povera Katie. Ma la neo-Morgana non si perse d’animo e, dopo aver mascherato l’imbarazzo con una risata – leggermente isterica – e con un impreciso gesto della mano, si assicurò di non far più cadere i suoi occhi verdi sulla figura ancora acerba del caro irlandese, dandogli le spalle e avvicinandosi al bancone, continuando nel frattempo a ripetere nella testa meccanicamente la parola “shit”.
Una volta giunta a destinazione, Katie guardò le varie pietanze indecisa, del tutto ignara sulle preferenze alimentari del nuovo e generoso, amorevole e blablabla collega irlandese.
«Punterò sull’hamburger. Tutti amano gli hamburger», farfugliò tra sé e sé, non accorgendosi di aver meditato tali riflessioni a voce abbastanza alta affinché l’uomo dall’altra parte del bancone, con una divisa verde, la guardasse come se avesse qualche problema.
«Vuole anche dell’insalata?», sentì chiederle, quasi come un suggerimento spassionato.
«Pane!» Ordinò convinta la McGrath, recuperando una certa lucidità. «E salsa. Tutti amano le salse».
L’uomo, con una carnagione molto simile a quella dei pellerossa dei film western, sollevò le folte sopracciglia nere, acconsentendo alle richieste della giovane cliente. «Che salsa devo mettere?»
Il sorriso di Katie s’incrinò.
Che cavolo di salsa doveva metterci?!
Che caspita di salsa piaceva a Colin? La salsa greca o preferiva la senape?
Ketchup o maionese?
«Non lo so», lagnò sconfitta quella. «Qual è la salsa più amata dalle persone?»
Nemmeno ci fece caso, la povera Katie, alla lunga curva all’ingiù che era diventata la bocca dell’uomo. «Ketchup?»
«Ma lui non è come le altre persone.» Katie scosse il capo, totalmente assorta dai suoi complessi e articolati ragionamenti. «Ha applaudito. Non posso scegliere il ketchup. Vada per la maionese!»
L’uomo dalla carnagione che ricordava una musica di Morricone, prese a preparare il tutto sul vassoio della ragazza, almeno fino al momento in cui questa lo riprese: «Senta… facciamo così: mi incarti tutto!»
«… Con carta normale o riciclata?»
Katie sbuffò una risata, trattenendosi dall’incrociare le braccia al petto. «Mi prende in giro?»
L’uomo incartò il tanto difficoltoso panino, adagiandolo sul vassoio dell’attrice. «Solo un po’».
 
**

 
Poco le importava dell’umorismo scadente di quell’uomo, Katie doveva portare a termine la sua missione… di gratitudine.
Sorridente, si diresse verso il tavolo del ragazzo, posando il vassoio ad un passo dal suo braccio. «Ciao!»
Colin, che qualche minuto prima era assorto dalle parole nere del copione, spostò lo sguardo verso la sua nuova interlocutrice, riservandole un cordiale sorriso.  «Ciao… Katie, giusto?»
Rise. Rise per non strangolarlo. Cosa voleva dire quel “giusto?”, non si ricordava di lei?! «Sì, e tu sei… Cody Morgan?»

Stupida.
Cretina.
Imbecille.

«Colin», la corresse.
«Giusto! Colin.» Katie si morse l’interno labbra dalla tensione; non era mai stata una tipa ansiosa quando si trattava d’interagire con altre persone, ma quel Colin la faceva sentire stupida, e a disagio. Eppure era solo un ragazzino! … Da ringraziare.
«Volevo dirti grazie».
Il viso di Colin era pulito. Senza barba, senza trucco, senza maschere. «Per cosa?»
Colin possedeva quel genere di viso che Katie amava osservare. E questo poteva essere un male, specie quando qualche minuto addietro ci si è resi più ridicoli di un Voldemort ossessionato dai micini. Riprese fiato in silenzio, guardandolo bene negli occhi. «Per- Per quello che hai fatto. Per esserti alzato, per aver apprezzato… insomma, per avermi fatto pensare di valere molto di più, almeno per un momento».
Il sorriso. Il sorriso sul volto snello di Colin era contagioso. Era piacevole. Era quasi benefico. «Figurati. Scartare te sarebbe stato un grave errore da parte loro».
Contagioso e gratificante.
Katie sollevò le labbra all’insù senza neanche rendersene conto. «Lo pensi davvero?»
«Certo».
Guardò i suoi occhi azzurri ancora per un po’, anche se avrebbe desiderato più tempo per studiarli. Per conoscerli. Per goderseli. Ma se avesse continuato a fissarlo in quel modo, probabilmente, l’avrebbe denunciata o presa per pazza. «Anche tu non sei male… e per dimostrartelo, visto che non ho potuto dedicarti un applauso, ti ho preso questo.»
La McGrath fece scivolare il vassoio verso il ragazzo, indicando il panino incartato. «So che non hai ancora mangiato».
«Ma non do-»
«E non puoi permetterti di rifiutare!»
Colin la ringraziò, regalandole un mezzo sorriso impacciato, prendendo tuttavia quell’involucro di carta unta tra le mani, addentando senza guardare una volta scartato.
Era filato tutto liscio, costatò ad ogni modo Katie, almeno prima di vedere la mascella di Colin muoversi in slow motion, come se stesse addentando letame, anche se la povera attrice scambiò quel gesto come un tentativo di comprendere cosa ci fosse in mezzo al pane. «Questa è… carne».
«Certo che è carne! Ho scelto l’hamburger. Tutti amano l’hamburger… io preferisco il roast beef, ma tu mi sembravi un tipo da hamburger».
Katie non ebbe neanche il tempo di terminare la frase, che Colin aveva sputato riluttante il cibo dalla sua bocca, sul vassoio. «Carne!»
«Oh, no. Sei vegetariano…»
«Sono vegano!» Precisò il corvino, pulendosi per bene la bocca, come a voler eliminare ogni traccia di hamburger dalle sue labbra.
«Ah».

Scema.
Cretina.
Imbecille.

Katie non si sognò nemmeno per un secondo di nominare la presenza della maionese, decidendo invece di fare retro front, dandosela a gambe levate. «Io… Io vado a vedere a che punto sono Angel e James».
Si alzò dalla sedia di plastica lentamente, come qualcuno che era stato vittima di un gelido gavettone, sentendo ad ogni suo passo l’acqua gelida sulle spalle.
 
Scema.
Cretina.
Imbeccile.
   
 
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