Mi
sento nudo davanti
a te, è come essere osservati continuamente.
Un bacio rubato
all’infinito è ciò che mi serve adesso,
un bacio rubato al tuo cuore è ciò di
cui ho bisogno in questo momento.
Lacrime solcano il
mio viso irriverenti cercando nervosamente un posto dove scivolare e
adagiarsi
morbide.
Un'avversa
tachicardia percorre il mio corpo cercando un punto dove fermarsi e
scatenare
l'odio che mi porto dentro. Un giorno mi dissero cosa pensare, sognare,
odiare,
amare, mi dissero per cosa dover piangere e ridere.
Ora però mi accorgo
di quanti errori hanno fatto i miei "insegnanti di vita", quando ti
guardo capisco il senso della vita.
Capisco perché non
dovevo ascoltarli, loro.
Non
tradire mai chi ti regala un sorriso perché magari ha la
morte nel cuore ma ti
dona ugualmente la vita.
Anonimo.
Kà
ti amo.
Lacrime sgorgavano in
un bagno di pietà e misericordia sul suo viso, scappava,
scappava continuamente
a quelle occhiate, non voleva essere odiato, non da lui perlomeno.
Gli aveva rivelato il
suo amore, esso era uscito come un fiume in piena che aveva travolto
inesorabilmente Kari.
Da quel momento le
parole non servivano più, solo i gesti e gli occhi facevano
da cornice a quel
macabro episodio di violenza psicologica.
Mì oramai piangeva
tutti i giorni, cercando di non esser visto da amici e parenti,
quest'ultimi
non sapevano della sua "malattia" e non dovevano venire a
saperlo.
I sorrisi di Kà si
erano tramutati dolcemente in atti di odio che lo uccidevano
lentamente,
inesorabili oramai.
Tutte le mattine
dovevano vedersi, stavano nella stessa scuola, e crisi di panico
attanagliavano
l'anima del povero ragazzo, pianti, urli, sguardi vuoti e anima persa,
ecco ciò
di cui era fatto ora, solo di amore misto all'odio che da tempo nutriva
per il
mondo che gli aveva voluto tanto male da relegarlo nella sua piccola
scatola
senza fori per respirare...
A volte voleva essere
un manichino, senz'anima, che non aveva bisogno di nessuno e che la
solitudine
sfiorava senza fargli del male.
Un oggetto inanimato
gli sarebbe andato a genio comunque, bastava che non provasse emozioni.
Un cammino lungo, il
suo, lungo una vita di peccati legati al suo malanno permanente, al
rogo dovrei
andare, pensò una volta, non era degno di questo mondo a
parer suo, ma molto
probabilmente era l'inverso, forse il mondo sarebbe dovuto morire
lasciando lì
la gente come lui: malata.
Malata d'amore osava
dire a volte, gente malata di un amore che la maggior parte delle volte
non era
corrisposto o, peggio, ripudiato e nascosto dalla luce del sole.
Kà non lo odiava,
questo era sicuro, provava solo un immenso senso di incertezza ora che
sapeva
tutto, ora che un uomo lo amava, e se lui fosse stato malato?
Se lui fosse
macchiato del peccato capitale che fin dall'inizio dei tempi
attanagliava le
persone su questo mondo?
D'altronde, chi disprezza compra, almeno così si suol dire.
Si sarebbe dovuto sbrigare prima che il suo odio superficiale venisse ricambiato con odio vero, puro, scaturato da un amore ormai spento e ormai polvere.
Una
Fata ha trasformato un uomo in un Fiore
Mì
aveva visto il
loro bacio.
Kà e una ragazza si
stavano baciando, a meno di 20 metri da lui, il suo cuore piangeva
sommessamente cercando di non vedere,cercando di non ascoltar nessuno,
cercando solo un rifugio caldo in cui crogiolarsi per sempre.
Nonostante la
scioccante visione sorrisi scaturivano dal suo viso mesti, cercando di
non far
vedere la morte che aveva nel cuore.
I suoi occhi, ormai
umidi, però tradivano quella maschera che cercava di
indossare almeno quando
era con gli amici.
Loro non si
meritavano di soffrire per lui e ne con lui.
Non aveva mai voluto
far vedere se stava male, non lo riteneva giusto ne rispettoso, non lo
riteneva
da “uomo”; cosa che oramai aveva smesso di essere
da quando aveva riniziato ad
amare.
Ora era una viscida
ed insulsa spugna, verme(decidete voi, in ogni caso viveva un surrogato
di
vita) che tradiva i suoi stati d’animo con gli ormai vitrei
occhi smeraldinei.
Kà si era fidanzato:
Kà in fondo ci provava con tutte, questo era appurato,
faceva come la maggior
parte dei suoi amici, voleva la donna usa e getta, voleva
sentirsi uomo davanti
allo specchio e, magari, soddisfatto si congratulava con se stesso per
le
prestazioni avute la sera precedente.
Mì sperava ancora un
minimo nell’esser ricambiato ma, purtroppo per lui, le sue
eran speranze senza
un fondo di verità, più che altro erano
supposizioni
campate in aria per
tirarsi su.
I suoi amici erano
tutto per lui, ma non dovevano illuderlo, era l’unica cosa
che non dovevano
fare.
Dirgli la verità sarebbe
stato molto meglio.
Una verità cruda e
tagliente come una lama di cui le ferite si sarebbero rimarginate col
tempo.
Mì sapeva di non
avere speranze, sapeva che avrebbe rovinato tutto ma per stupido
egoismo glielo
aveva detto.
Di sicuro se avesse
visto prima quel bacio si sarebbe evitato quella pietosa scena, vista e
rivista
ormai troppe volte, gli era arrivata alla nausea.
-Dimmi- …
-Bhè, io, io … io mi
sono innamorato di te- …
Kà accennò una
smorfia di stupore e paura, voleva non aver sentito quelle cose, voleva
non
aver risposto a quella frase alquanto ambigua, non voleva che un uomo,
Mì poi,
si innamorasse di lui.
Non entravano nel suo
comprendere certe cose, almeno ora era così.
Ma oramai gliel’aveva
detta e non poteva tornare indietro.
Non poteva evitarsi
la risposta ricevuta.
-Brutto
frocietto di
merda, e così ti piace il mio cazzo vero?- …
-Ma...ma...-...
-Vattene a fare in
culo e vedi di lasciarmi stare-...
Mì tornò a casa
mentre una lacrima percorreva la sua guancia sinistra.
Non si sarebbe
aspettato una risposta del genere da quel ragazzo, così
gentile, così dolce e
che appena poteva gli lanciava un sorriso.
Ma kà ci era
riuscito, gli aveva tirato fuori il dolore e l’odio che
provava per tutto sotto
forma di acqua leggermente salata.
Perchè
non diventi un Fiore?
Mì
si era stufato di
quelle situazioni sospese a mezz'aria,si era stufato di essere
ripudiato,si era
rotto di dover vergognarsi per la sua malattia.
Stava
camminando,ora,in mezzo al parco cercando qualcosa di interessante da
immortalare con la sua macchinetta fotografica.Lui e Kari non si
sentivano da
tanto,troppo tempo,un mese e mezzo,forse due.
Mì era andato via dal
gruppo,rimanendo da solo a pensare,a capire quanto quel ragazzo lo
avesse
trattato ingiustamente,quanto fosse stato crudele con lui.
Ora cercava rifugio
nella solitudine,essa lo stava forgiando a nuova vita,gli stava creando
una
corazza di cristallo e acciaio che nessuno avrebbe mai potuto
rompere.
Effettivamente,parlare
col Kà dei primi tempi gli mancava enormemente,ma ogni
mancanza si puo'
sopperire con qualcos'altro,e così fu.Mì si era
trovato un uomo-oggetto da una
settimana,esso aveva sui 40 anni,22 in piu' dei suoi.
Si faceva comprare le
cosine e soddisfare gli sfizi in cambio di soddisfare quelli dell'uomo.
Ogni pomeriggio lo
stesso appuntamento alle 4 in casa di Deli per togliere qualche sfizio
latticinoso.
Mì era sopraffatto da
questa situazione,se ne rendeva conto ma non riusciva a sfuggirne.In un
giorno
era diventato la puttana di un 40enne.
E purtroppo,gli
toccava bere.
Nonostante fosse
"corazzato" già dopo una settimana non ce la faceva
più.
Il suo cuore chiedeva
pietà allo strazio che doveva sopportare.
-Ehi...-
-Ciao-.
-Come ti chiami?-
-Minamoto-
-Io sono deli-
-Bravo-.
-Ti va di venire a
casa mia?se vuoi ti faccio un regalo-
Mì lo guardava
storto,che voleva quel tizio da lui?
-Dai,non ti costa
niente...-
-Mhh...-
E Mì lo seguì.
Nel
parco vide una
cosa che lo spiazzò,Kà era seduto su un muretto a
suonare.Non sapeva cosa
fare,o andare via,o andargli incontro ma continuare a
ignorarlo,aspettando una
mossa dell'altro.E così fu.
Kà alzo lo sguardo
dal manico sbagliando un accordo,a ciò segui un imprecazione
del ragazzo.Mì sorrise.
Kà sembrava far lo
stesso gioco di Mina,non proferiva parola alcuna,continuava suonare,con
rabbia
quasi,tutto andava in crescendo,sia le note,sia il tempo.
Mì lo superò e Kà lo
richiamò.
-Mì,mì!-
Minamoto si girò a
guardarlo e gli camminò incontro.
-Ciao Katagi-
Quel nome...nessuno
lo chiamava così dalle elementari,e anche allora ce lo
chiamava solo una
persona,il ragazzo davanti.
-Da quando in qua mi
chiami così?-
-Il nome completo di
solito si usa per le persone che non si conoscono-
Kà sorrise,mesto.
-Non mi conosci?-
Sguardo di
sfida,risposta secca.
-Gli omofobi
preferisco non conoscerli-
-Omofobo...io?
-Frocietto del cazzo
sicuramente non viene usato dai gay-
Detto questo Mì si
avviò verso la fine del parco,una lacrima gli
solcò il viso. Una sola,se la
concesse,quella doveva essere l'ultima.
Non
sono solo io a Piangere
Katagi pensava
costantemente a quell'episodio,pensieri tra i più disparati
gli solcavano la
testa.
Minamoto lo odiava?lo
amava ancora?E lui amava Mì?E se mì non volesse
più vedermi?Io infondo non l'ho
trattato troppo male.
Doveva
parlarci,doveva chiarirsi con lui.
Bussò una,due
volte,la porta era aperta e entrò.
Nella stanza c'era un
odore di sesso impressionante che pervase le narici del ragazzo.
Sentiva dei mugolii
provenire dalla stanza di Mì,si avvicinò,furtivo
e aprì leggermente la porta a
soffietto vedendo una scena devastante: Mì sdraiato supino e
un omone grasso di
40 anni messo dietro a stantuffare.
Mì si girò verso di
lui e lo vide,stava piangendo. Kà non sopportava quella
visione e se ne andò
via.
Mì cercò di liberarsi
dalla morsa di Deli per rincorrerlo ma quest'ultimo lo trattenne a se
venendogli dietro.
Minamoto lo ribaltò e
corse alla porta di casa,si affacciò e vide Kà
che se ne stava andando.
-Kà-
-...-
-Cazzo Katagi
Saitou!-
Kà si girò e si gli
corse incontro,stava piangendo anche lui.
Gli piantò uno
schiaffo e lo baciò .Mì rimase di stucco sulla
porta,a braccia aperte mentre
l'altro ragazzo cercava di forzarlo.
Mì ricambiò il bacio e
scoppiò a piangere,di nuovo e Katagi lo abbracciò.
Dopo poco che stavano
in quella posizione il grassone uscì.
-Ciao culorotto,a
domani-
Kà gli piantò un
calcio nelle palle facendolo collassare a terra.
I due ragazzi
rientrarono in casa e Mì si pulì.