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Autore: Infected    05/04/2009    1 recensioni
Ora però mi accorgo di quanti errori hanno fatto i miei "insegnanti di vita", quando ti guardo capisco il senso della vita. Capisco perché non dovevo ascoltarli, loro. Non tradire mai chi ti regala un sorriso perché magari ha la morte nel cuore ma ti dona ugualmente la vita. Anonimo.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi sento nudo davanti a te, è come essere osservati continuamente.
Un bacio rubato all’infinito è ciò che mi serve adesso, un bacio rubato al tuo cuore è ciò di cui ho bisogno in questo momento.
Lacrime solcano il mio viso irriverenti cercando nervosamente un posto dove scivolare e adagiarsi morbide.
Un'avversa tachicardia percorre il mio corpo cercando un punto dove fermarsi e scatenare l'odio che mi porto dentro. Un giorno mi dissero cosa pensare, sognare, odiare, amare, mi dissero per cosa dover piangere e ridere.
Ora però mi accorgo di quanti errori hanno fatto i miei "insegnanti di vita", quando ti guardo capisco il senso della vita.
Capisco perché non dovevo ascoltarli, loro.

 

Non tradire mai chi ti regala un sorriso perché magari ha la morte nel cuore ma ti dona ugualmente la vita.
Anonimo.
Kà ti amo.

 Mì camminava veloce cercando di sfuggire ai gelidi sguardi che Kari gli lanciava continuamente, un susseguirsi di colpi, come pallottole, che percorrevano il corpo del ragazzo cercando di colpirlo alla sua sinistra, nel suo cuore.
Lacrime sgorgavano in un bagno di pietà e misericordia sul suo viso, scappava, scappava continuamente a quelle occhiate, non voleva essere odiato, non da lui perlomeno.
Gli aveva rivelato il suo amore, esso era uscito come un fiume in piena che aveva travolto inesorabilmente Kari.
Da quel momento le parole non servivano più, solo i gesti e gli occhi facevano da cornice a quel macabro episodio di violenza psicologica.
Mì oramai piangeva tutti i giorni, cercando di non esser visto da amici e parenti, quest'ultimi non sapevano della sua "malattia" e non dovevano venire a
saperlo.
I sorrisi di Kà si erano tramutati dolcemente in atti di odio che lo uccidevano lentamente, inesorabili oramai.
Tutte le mattine dovevano vedersi, stavano nella stessa scuola, e crisi di panico attanagliavano l'anima del povero ragazzo, pianti, urli, sguardi vuoti e anima persa, ecco ciò di cui era fatto ora, solo di amore misto all'odio che da tempo nutriva per il mondo che gli aveva voluto tanto male da relegarlo nella sua piccola scatola senza fori per respirare...
A volte voleva essere un manichino, senz'anima, che non aveva bisogno di nessuno e che la solitudine sfiorava senza fargli del male.
Un oggetto inanimato gli sarebbe andato a genio comunque, bastava che non provasse emozioni.
Un cammino lungo, il suo, lungo una vita di peccati legati al suo malanno permanente, al rogo dovrei andare, pensò una volta, non era degno di questo mondo a parer suo, ma molto probabilmente era l'inverso, forse il mondo sarebbe dovuto morire lasciando lì la gente come lui: malata.
Malata d'amore osava dire a volte, gente malata di un amore che la maggior parte delle volte non era corrisposto o, peggio, ripudiato e nascosto dalla luce del sole.
Kà non lo odiava, questo era sicuro, provava solo un immenso senso di incertezza ora che sapeva tutto, ora che un uomo lo amava, e se lui fosse stato malato?
Se lui fosse macchiato del peccato capitale che fin dall'inizio dei tempi attanagliava le persone su questo mondo?

Ma, cosa più importante, se il ripudio che provava per Mì fosse stato amore?
D'altronde, chi disprezza compra, almeno così si suol dire.
 Si sarebbe dovuto sbrigare prima che il suo odio superficiale venisse ricambiato con odio vero, puro, scaturato da un amore ormai spento e ormai polvere.

 

Una Fata ha trasformato un uomo in un Fiore

Mì aveva visto il loro bacio.
Kà e una ragazza si stavano baciando, a meno di 20 metri da lui, il suo cuore piangeva sommessamente cercando di non vedere,cercando di non ascoltar nessuno, cercando solo un rifugio caldo in cui crogiolarsi per sempre.
Nonostante la scioccante visione sorrisi scaturivano dal suo viso mesti, cercando di non far vedere la morte che aveva nel cuore.
I suoi occhi, ormai umidi, però tradivano quella maschera che cercava di indossare almeno quando era con gli amici.
Loro non si meritavano di soffrire per lui e ne con lui.
Non aveva mai voluto far vedere se stava male, non lo riteneva giusto ne rispettoso, non lo riteneva da “uomo”; cosa che oramai aveva smesso di essere da quando aveva riniziato ad amare.
Ora era una viscida ed insulsa spugna, verme(decidete voi, in ogni caso viveva un surrogato di vita) che tradiva i suoi stati d’animo con gli ormai vitrei occhi smeraldinei.
Kà si era fidanzato: Kà in fondo ci provava con tutte, questo era appurato, faceva come la maggior parte dei suoi amici, voleva la donna usa e getta, voleva
sentirsi uomo davanti allo specchio e, magari, soddisfatto si congratulava con se stesso per le prestazioni avute la sera precedente.
Mì sperava ancora un minimo nell’esser ricambiato ma, purtroppo per lui, le sue eran speranze senza un fondo di verità, più che altro erano supposizioni
campate in aria per tirarsi su.
I suoi amici erano tutto per lui, ma non dovevano illuderlo, era l’unica cosa che non dovevano fare.
Dirgli la verità sarebbe stato molto meglio.
Una verità cruda e tagliente come una lama di cui le ferite si sarebbero rimarginate col tempo.
Mì sapeva di non avere speranze, sapeva che avrebbe rovinato tutto ma per stupido egoismo glielo aveva detto.
Di sicuro se avesse visto prima quel bacio si sarebbe evitato quella pietosa scena, vista e rivista ormai troppe volte, gli era arrivata alla nausea.

 -Kà devo dirti una cosa- …
-Dimmi- …
-Bhè, io, io … io mi sono innamorato di te- …
Kà accennò una smorfia di stupore e paura, voleva non aver sentito quelle cose, voleva non aver risposto a quella frase alquanto ambigua, non voleva che un uomo, Mì poi, si innamorasse di lui.
Non entravano nel suo comprendere certe cose, almeno ora era così.
Ma oramai gliel’aveva detta e non poteva tornare indietro.
Non poteva evitarsi la risposta ricevuta
.
-Brutto frocietto di merda, e così ti piace il mio cazzo vero?- …
-Ma...ma...-...
-Vattene a fare in culo e vedi di lasciarmi stare-...
Mì tornò a casa mentre una lacrima percorreva la sua guancia sinistra.
Non si sarebbe aspettato una risposta del genere da quel ragazzo, così gentile, così dolce e che appena poteva gli lanciava un sorriso.

 Non poteva evitare di piangere ancora quando ci ripensava, lui non era un tipo che piangeva per tutto, anzi, era fin troppo tempo che non piangeva per un essere umano, e ne aveva passate davvero di brutte quel ragazzo.
Ma kà ci era riuscito, gli aveva tirato fuori il dolore e l’odio che provava per tutto sotto forma di acqua leggermente salata.

 

Perchè non diventi un Fiore?

 

Mì si era stufato di quelle situazioni sospese a mezz'aria,si era stufato di essere ripudiato,si era rotto di dover vergognarsi per la sua malattia.
Stava camminando,ora,in mezzo al parco cercando qualcosa di interessante da immortalare con la sua macchinetta fotografica.Lui e Kari non si sentivano da tanto,troppo tempo,un mese e mezzo,forse due.
Mì era andato via dal gruppo,rimanendo da solo a pensare,a capire quanto quel ragazzo lo avesse trattato ingiustamente,quanto fosse stato crudele con lui.
Ora cercava rifugio nella solitudine,essa lo stava forgiando a nuova vita,gli stava creando una corazza di cristallo e acciaio che nessuno avrebbe mai potuto
rompere.
Effettivamente,parlare col Kà dei primi tempi gli mancava enormemente,ma ogni mancanza si puo' sopperire con qualcos'altro,e così fu.Mì si era trovato un uomo-oggetto da una settimana,esso aveva sui 40 anni,22 in piu' dei suoi.
Si faceva comprare le cosine e soddisfare gli sfizi in cambio di soddisfare quelli dell'uomo.
Ogni pomeriggio lo stesso appuntamento alle 4 in casa di Deli per togliere qualche sfizio latticinoso.
Mì era sopraffatto da questa situazione,se ne rendeva conto ma non riusciva a sfuggirne.In un giorno era diventato la puttana di un 40enne.
E purtroppo,gli toccava bere.
Nonostante fosse "corazzato" già dopo una settimana non ce la faceva più.
Il suo cuore chiedeva pietà allo strazio che doveva sopportare.

 

-Ehi...-
-Ciao-.
-Come ti chiami?-
-Minamoto-
-Io sono deli-
-Bravo-.
-Ti va di venire a casa mia?se vuoi ti faccio un regalo-
Mì lo guardava storto,che voleva quel tizio da lui?
-Dai,non ti costa niente...-
-Mhh...-
E Mì lo seguì.

 

Nel parco vide una cosa che lo spiazzò,Kà era seduto su un muretto a suonare.Non sapeva cosa fare,o andare via,o andargli incontro ma continuare a ignorarlo,aspettando una mossa dell'altro.E così fu.
Kà alzo lo sguardo dal manico sbagliando un accordo,a ciò segui un imprecazione del ragazzo.Mì sorrise.
Kà sembrava far lo stesso gioco di Mina,non proferiva parola alcuna,continuava suonare,con rabbia quasi,tutto andava in crescendo,sia le note,sia il tempo.
Mì lo superò e Kà lo richiamò.
-Mì,mì!-
Minamoto si girò a guardarlo e gli camminò incontro.
-Ciao Katagi-
Quel nome...nessuno lo chiamava così dalle elementari,e anche allora ce lo chiamava solo una persona,il ragazzo davanti.
-Da quando in qua mi chiami così?-
-Il nome completo di solito si usa per le persone che non si conoscono-
Kà sorrise,mesto.
-Non mi conosci?-
Sguardo di sfida,risposta secca.
-Gli omofobi preferisco non conoscerli-
-Omofobo...io?
-Frocietto del cazzo sicuramente non viene usato dai gay-
Detto questo Mì si avviò verso la fine del parco,una lacrima gli solcò il viso. Una sola,se la concesse,quella doveva essere l'ultima.
 

Non sono solo io a Piangere

 
Katagi pensava costantemente a quell'episodio,pensieri tra i più disparati gli solcavano la testa.
Minamoto lo odiava?lo amava ancora?E lui amava Mì?E se mì non volesse più vedermi?Io infondo non l'ho trattato troppo male.
Doveva parlarci,doveva chiarirsi con lui.
Bussò una,due volte,la porta era aperta e entrò.
Nella stanza c'era un odore di sesso impressionante che pervase le narici del ragazzo.
Sentiva dei mugolii provenire dalla stanza di Mì,si avvicinò,furtivo e aprì leggermente la porta a soffietto vedendo una scena devastante: Mì sdraiato supino e
un omone grasso di 40 anni messo dietro a stantuffare.
Mì si girò verso di lui e lo vide,stava piangendo. Kà non sopportava quella visione e se ne andò via.
Mì cercò di liberarsi dalla morsa di Deli per rincorrerlo ma quest'ultimo lo trattenne a se venendogli dietro.
Minamoto lo ribaltò e corse alla porta di casa,si affacciò e vide Kà che se ne stava andando.
-Kà-
-...-
-Cazzo Katagi Saitou!-
Kà si girò e si gli corse incontro,stava piangendo anche lui.
Gli piantò uno schiaffo e lo baciò .Mì rimase di stucco sulla porta,a braccia aperte mentre l'altro ragazzo cercava di forzarlo.
Mì ricambiò il bacio e scoppiò a piangere,di nuovo e Katagi lo abbracciò.
Dopo poco che stavano in quella posizione il grassone uscì.
-Ciao culorotto,a domani-
Kà gli piantò un calcio nelle palle facendolo collassare a terra.
I due ragazzi rientrarono in casa e Mì si pulì.

  
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