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Autore: reirahime    17/04/2016    3 recensioni
(Bellarke - ambientata dopo gli avvenimenti della 3x11)
Lei lo conosceva? Sicuramente era così, ne avevano passate tante, ma non lo conosceva così bene come avrebbe voluto lui. Ma prima di ogni cosa erano amici, persino confidenti e si fidavano l’uno dell’altro.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bellamy Blake, Clarke Griffin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Meriti di essere perdonato
 
 
Bellamy sapeva bene che le parole di Raven non erano veramente sue, ma sapeva anche che, nonostante questo, le parole che gli aveva rivolto erano piuttosto reali. E a distanza di ore dall’accaduto continuavano a fargli male, come se stessero scavando una voragine nel suo petto.
Già era dura dover guardare il volto sua sorella, sentendosi responsabile per la morte di centinaia di innocenti, ma soprattutto per la morte di Lincoln. Si sentiva il solo responsabile dell’infelicità della sua sorellina, la sua unica responsabilità. Quando gli aveva detto che per lei era morto, una parte di lui era morta davvero.
Aveva ragione Raven? Aurora, sua madre, lo stava guardando delusa? Molto probabilmente era così.
Sentiva il suo sguardo puntato addosso, da qualsiasi posto si trovasse adesso, insieme a quello di Gina, che non era riuscito a salvare. Le aveva detto che la amava, ma le persone che si amano si proteggono.
Lui non meritava il perdono di nessuno, ma da una persona sola lo desiderava e quel desiderio ardeva nel suo petto, facendo a gara con la voragine di prima, per farsi spazio.
Raven aveva ragione anche su quello? Quando si era trasformato da re a cavaliere? Quando i suoi sentimenti per lei si erano trasformati da odio, ad amicizia e infine ad amore? Perché Raven aveva ragione, Bellamy non aveva mai guardato Gina allo stesso modo in cui guardava Clarke.
E adesso il terrore di aver deluso anche lei era troppo da sopportare e lo teneva sveglio anche quando gli toccavano quelle poche ore di sonno.
 
Uscì fuori dalla Jeep, utilizzata più come un rifugio che come mezzo di trasporto in situazione come quelle.
Octavia e Clarke avevano seguito le indicazioni di Raven e adesso stavano cercando gli strumenti adatti per salvare la loro gente. Lui, Monty e Jasper avevano il solo compito di stare di guardia, nel caso in cui qualcuno avesse voluto finire il lavoro e far fuori la piccola meccanica.
Si avvicinò a Monty, che sembrava aver bisogno di una dormita più di lui. “Ti do il cambio” gli disse, allungando la mano verso il fucile che stava impugnando l’asiatico.
“Non mi serve una pausa, Bellamy” rispose quest’ultimo, con un tono tra l’aggressivo e l’indignato, come se gli stesse togliendo un dolce dalle mani.
“Serve a me” si limitò a puntualizzare Bellamy e Monty rassegnato glielo porse, spostandosi verso la jeep, occupata da Jasper, Sinclair e Raven, che doveva ancora recuperare le forze.
 
Passarono alcune ore, nessuno si era imbattuto in loro e il tempo non sembrava nemmeno scorrere, perché le due persone più importanti della sua vita non tornavano e la preoccupazione si stava mischiando ai troppi pensieri.
Venne distratto all’improvviso da alcuni rumori provenienti dalla foresta, alzò il fucile in quella stessa direzione, preparandosi a sparare nel più estremo dei casi.
Per fortuna non ce ne fu bisogno, O. e Clarke tornavano adesso dalla missione.
“Siamo noi” annunciò la bionda mentre si dirigeva verso la jeep, oltrepassando il punto in cui si trovava Bellamy.
Anche Octavia passò davanti al fratello, guardandolo solamente. L’odio ancora visibile tra le sue pupille.
Bellamy abbassò lo sguardo, sia per il senso di colpa sia perchè non voleva incrociare quello di Clarke. Non ce l’avrebbe fatta a sopportare anche il suo, se fosse stato simile a quello di sua sorella.
Clarke ritornò indietro dopo una quindicina di minuti, probabilmente dopo aver medicato tutte le ferite di Raven.
Il ragazzo non sapeva se rivolgerle la parola o meno, magari lei voleva essere lasciata in pace per un attimo, magari anche lei aveva i suoi pensieri e le sue preoccupazioni. Bellamy non aveva di certo dimenticato che anche lei aveva appena perso qualcuno, di nuovo.
Fu Clarke a interrompere il silenzio. “Come stai?” chiese, di nuovo, come il giorno prima, come se la risposta non le fosse bastata. Come se sapesse che bene non era la risposta giusta.
Bellamy stava per parlare, stava per rispondere di nuovo in quel modo, perché non voleva caricare questo peso su di lei, ma Clarke lo precedette.
“Non dirmi bene, lo so che non è così. Io ti conosco.”
Bellamy rimase senza parole, la bocca socchiusa e il fiato spezzato.
Lei lo conosceva? Sicuramente era così, ne avevano passate tante, ma non lo conosceva così bene come avrebbe voluto lui. Ma prima di ogni cosa erano amici, persino confidenti e si fidavano l’uno dell’altro.
Bellamy non parlò ancora, quindi Clarke proseguì. “Faresti qualsiasi cosa per lei, per il nostro popolo. Meriti di essere perdonato.”
Queste erano le parole che voleva sentirsi dire, di cui aveva bisogno.
Bellamy era consapevole che si trattava delle stesse le parole di cui anche lei aveva bisogno. Anche lei era stata ferita dalle parole di Raven, anche lei aveva commesso degli sbagli. Era diventata Wanheda per un motivo.
 
Loro due erano così simili.
Il re e la principessa.
Il cavaliere e la sua regina.
 
“Lo sai che è tutta colpa mia.”
Clarke socchiuse gli occhi, non cercò di convincerlo del contrario, sarebbe stata una bugia.
“Li vedo sempre, ogni volta che chiudo gli occhi.”
Bellamy sapeva a che cosa si stava riferendo Clarke e la lasciò continuare, senza interromperla.
“Sei stato tu a dirmi che potevo essere perdonata. Perché l’abbiamo.. l’ho fatto per la nostra gente. Adesso lascia che sia io a perdonarti.”
Lei l’aveva già perdonato una volta, quando aveva scoperto di Jaha, quando gli aveva detto che era più di un assassino.
“Bellamy, se non siamo noi i primi a perdonarci, non possiamo andare avanti e la nostra battaglia non è ancora finita.”
Le sue parole furono come una doccia fredda anche se non riuscirono a fargli cambiare idea. Lui pensava di meritare tutto questo, di meritare l’odio di sua sorella, l’odio dei Terrestri, però Clarke aveva ragione, la loro battaglia non era ancora finita.
E lo doveva a sua sorella, ai 100 – o quelli che ne erano rimasti – e soprattutto a Clarke.
Annuì verso di lei, facendole capire che le parole avevano dato i suoi frutti, e anche Clarke fece lo stesso, prima di voltarsi come per andarsene.
Bellamy la fermò, prima che si allontanasse e di avere l’occasione di chiedere scusa. “Senti Clarke… mi dispiace di averti ammanettata l’ultima volta che ci siamo visti.”
In cuor suo aveva sempre tentato di proteggerla e anche quello ne era stato un tentativo, seppur maldestro.
Clarke tornò indietro di qualche passo, poggiando una mano sulla sua.
Lo stava perdonando di nuovo.
Bellamy sentì come se un piccolo masso stesse rotolando via dalle sue spalle, come se avesse un peso in meno da sopportare. Abbassò lo sguardo su quella mano, stringendola.
“Grazie…”
“Ci sarò sempre per te.”



Note:
Ciao!
Ringrazio chiunque abbia letto questa OS e chiunque abbia voglia di recensirla. 
Sono curiosa di sapere cosa ne pensate, ma soprattutto sono aperta a qualsiasi tipo di critica o consiglio.
Amo i Bellarke come poche coppie nella mia vita, ma non sono riuscita a renderli canon nemmeno in una fanfiction. Sia perchè la storia è davvero corta sia perchè il loro rapporto va ancora approfondito. 
Chissà, magari scriverò altro su di loro.. :)
Ringrazio tantissimo la mia amica Lia, mi ha dato dei buoni consigli ma soprattutto mi ha corretto alcuni errori che non avevo notato. Sei un angelo!
Poi voglio dedicare questa storiella alla mia amica Valentina, perchè anche lei come me non si è mai arresa con questi due.

Alla prossima,
Anto Blake

 
   
 
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