XXVI Capitolo
Anime nella
tempesta
L’acqua
della sorgente scorreva allegramente e un leggero
vento soffiava tra le fronde. Il giovane Falco Graffiante attendeva tra
gli
alberi. Tra breve “Lei” sarebbe arrivata, quello
era l’orario in cui tutte le
mattine andava alla fonte per riempire l’anfora
d’acqua. Doveva parlarle,
quella situazione doveva finire, non sopportava più il suo
atteggiamento
scostante! Gli aveva donato il suo fiore virginale e poi era entrata
nel tepee
di altri due giovani guerrieri, senza restare con nessuno di loro.
L’amava,
l’amava tanto! Erano cresciuti insieme, lei nata due anni
dopo di lui, avevano
giocato insieme fin da piccoli e, fin da allora, lui le aveva chiesto
di
condividere il suo tepee quando sarebbero stati grandi. Gli aveva
risposto che
lui sarebbe diventato il guerriero migliore del villaggio oltre che il
più
bello e gli aveva promesso che lei, secondogenita del Capo Grande
Aquila,
sarebbe diventata sua moglie. Cosa era successo poi, Falco Graffiante
non era
riuscito a capirlo. Da
quando era
arrivata, per la prima volta, la nave di Aquila Rossa e Occhio di
Cielo, Lei
era cambiata. Si atteggiava a fare la donna e ancora non lo era,
cercava di
imitare sua sorella, ma non ci riusciva! L’aveva presa in
giro per questo
atteggiamento e Lei lo aveva schiaffeggiato. L’aveva
rincorsa, ma Lei correva
come una gazzella ed era sparita tra gli alberi.
Erano
diventati amici
degli uomini della nave, specialmente del giovane capo; i suoi uomini
lo
chiamavano Tenente
Jones, ma per i
pellerossa era Occhio di Cielo. Non aveva notato più di
tanto che Ala Grigia
ruotava di continuo intorno al “viso pallido”. Era
simpatico, agile come un
puma e sia a lui che ad altri ragazzi aveva insegnato ad usare la sua
arma, la
chiamava spada, ne avevano costruite di legno per allenarsi con lui e
tra loro.
Con gli anni Falco Graffiante era diventato veramente il guerriero
migliore del
villaggio e le ragazze cercavano le sue attenzioni. I suoi occhi erano
però
solo per Ala Grigia. Lei spesso era triste, parlava poco e a volte per
niente.
Spesso la seguiva e vedeva che lei faceva tutti i giorni lo stesso
percorso.
Tutti i giorni andava al grande dirupo e guardava
l’orizzonte. Sapeva che si
era affezionata a Volpe Bianca, gli aveva detto che andava a vedere se
tornava
la sua nave, così avrebbe dato per prima la notizia a sua
sorella Giglio
Tigrato, sposa del “viso pallido” diventato
guerriero e poi chiamato Volpe
Bianca.
Due sere prima,
finalmente, Falco Graffiante aveva capito la
verità. Durante la cena comune, Ala Grigia non si era fatta
vedere, poi, quando
Capelli di sole e Artiglio di Aquila si erano alzati e allontanati,
l’aveva
vista uscire dal buio e seguirli a distanza. Si era incuriosito e
silenziosamente l’aveva seguita. Quando la coppia si era
poggiata ad un tronco,
baciandosi, aveva visto Ala Grigia tornare indietro e la luna,
illuminandole il
volto, aveva fatto brillare le lacrime che le rigavano il viso. Tutto
era stato
chiaro! Se Ala Grigia andava al dirupo tutti i giorni, non era per suo
cognato!
Era per Occhio di Cielo, come lei preferiva chiamarlo. Ecco
perché era cambiato
il suo atteggiamento nei suoi confronti! Era innamorata del capo dei
“visi
pallidi”. Non poteva neppure incolparlo, Occhio di Cielo
amava Capelli di sole
e l’aveva sposata la sera prima, non aveva interesse alcuno
per Ala Grigia.
Non
era stato facile
convincerla ad entrare nel suo tepee, nonostante l’attrazione
fisica reciproca,
lei era stata restia, voleva preservarsi per Occhio di Cielo! Il
“viso pallido
“ era stato via quasi ventiquattro lune l’ultima
volta e, in quel periodo, lui
era riuscito ad esserle più vicino. Un pomeriggio, dopo aver
parlato
allegramente, era riuscito a strapparle un bacio, le era piaciuto, si
erano
strofinati il naso l’un l’altra e avevano
riprovato. L’abbraccio era diventato
più convulso e guidato dall’eccitazione sessuale.
Si erano presi per mano e
diretti al suo Tepee. Ormai era abbastanza grande da poter avere un
rifugio
tutto suo e, dopo che furono entrati, si erano abbandonati a quella
passione.
Ala Grigia aveva sanguinato e pianto, sembrava pentita! Aveva cercato
di
consolarla tenendola abbracciata, si era calmata e avevano passato la
notte
insieme e durante la notte lei aveva voluto riprovare. Nonostante fosse
andato
meglio di prima e nonostante fosse tornata altre volte da lui, con il
desiderio
non solo di fare l’amore, ma di imparare … di
più, non aveva voluto essere la
sua sposa. Ora sapeva il perché! Doveva convincerla! Occhio
di Cielo si era
sposato, era inutile che lo pensasse! Lui invece l’amava e la
voleva, era stato
il primo a possederla e questo gli dava il diritto di chiederla in
moglie a suo
padre.
Quella mattina
era in ritardo rispetto al solito orario,
Falco Graffiante si chiese cosa fosse successo e uscì dagli
alberi per andare
verso la strada che lei doveva percorrere. Poco più avanti
trovò l’anfora
abbandonata. Sulla sinistra iniziava la salita che portava al dirupo,
sulla
Baia delle Sirene. Pensò che potesse essere andata
egualmente a vedere
l’orizzonte, anche se Occhio di Cielo era tornato. Il cuore
iniziò a battergli
forte nel torace, un presagio gli attraversò la mente e gli
tolse il respiro.
Iniziò a correre per la salita e arrivò in cima
in pochi minuti. La vide, era
sul ciglio dello strapiombo. Urlò il suo nome nel momento in
cui Ala Grigia si buttava
nel vuoto. Non ebbe sorta di esitazione e con due balzi
arrivò al precipizio e
si gettò dietro di lei.
La corrente era
forte in quel punto. Le onde avevano
catturato lo splendido corpo di Ala Grigia. L’impatto con
l’acqua le aveva
fatto perdere i sensi. Guidato dalla volontà di salvare il
suo amore, Falco
Graffiante era entrato in acqua con un tuffo perfetto. Era riuscito ad
afferrarla ed ora combatteva con i marosi per portarla sugli scogli,
fuori da
quelle onde schiumose che sembravano volerli divorare. I suoi muscoli
erano
tesi nello spasmo dello sforzo, i capelli, lunghi fino alle spalle,
bagnati,
gli si attaccavano al volto. Riuscì finalmente a trascinarsi
fuori dall’acqua
con Ala Grigia tra le braccia. La depose a terra, sulla ghiaia della
breve
spiaggia che fungeva da porto per la nave di Occhio di Cielo. Si
voltò verso la
nave che si stagliava nella sua magnificenza, con gli alti alberi denudati delle loro vele,
che ammainate, ora,
non sfidavano il vento. Non vide movimento sulla nave, non li avrebbero
visti,
non li avrebbero aiutati.
Emma era seduta,
accoccolata sulle gambe, in riva al laghetto
sottostante la casa di Killian. Indossava una camiciola senza maniche
di lino
bianco, allacciata sul davanti e una sottogonna egualmente di lino
bianco che
le arrivava alle caviglie. Si spazzolava i capelli riflettendosi
nell’acqua.
Sentiva il profumo di fiori di campo del detergente con cui il suo
sposo
l’aveva amorevolmente lavata. Era stata una nottata
terribile. Ricordava il
gelo che l’aveva attanagliata. Ricordava l’angoscia
di Killian. Aveva sentito
tutto ciò che aveva urlato, pregato, raccontato e cantato.
Pur non potendo
parlare e aprire gli occhi, mentalmente era cosciente. Era stata
lì per morire
a causa del Rubeus Noctis e Killian, con l’aiuto di Giglio
Tigrato, suo zio e
Jeff, l’aveva salvata. Il bagno caldo, fatto tra le braccia
del suo sposo,
l’aveva aiutata ulteriormente e il contatto con il suo corpo
nudo, i suoi baci
insistenti e il desiderio di volergli regalare un ricordo migliore
della loro
prima notte di nozze, l’avevano destata del tutto. Lei si era
impossessata di
lui, con sua grande gioia e lo aveva portato all’apice del
godimento. Era
talmente esausto per la drammatica veglia notturna che, dopo
l’amore, era
crollato addormentato. Lo aveva tenuto abbracciato, carezzandogli
l’amato volto
e i capelli ribelli e poi si era alzata, lasciandolo ancora riposare
nel sonno
dei giusti. Era uscita a piedi nudi sulle rocce e mentre si spazzolava
i
capelli, assorta, non lo aveva sentito arrivare.
Killian si era
svegliato, un senso di angoscia lo aveva
pervaso non trovando Emma accanto. Il terrore vissuto
all’idea di perderla,
durante la notte appena trascorsa, non era scemato. Si era ripresa, si
erano
amati nell’impeto della gioia di essere ancora insieme e di
aver superato un
momento tremendo, ma era stato così terribile ciò
che era accaduto prima, che
Killian avrebbe voluto tenere Emma di continuo sotto i propri occhi. Si
era
alzato velocemente e velocemente vestito. Passando davanti alla
finestra, prima
di uscire dalla stanza, un biancore luminoso aveva colpito il suo
occhio. Si
soffermò a guardare quel bianco luminoso sotto il sole. Il
candore e la
postura di Emma gli ricordarono ancora l’immagine
di un cigno. Lei inclinava il collo mentre pettinava i capelli dorati.
Quei
capelli … quell’esile collo da cigno …
desiderò di essere là per carezzare
quell’oro e depositare un bacio lungo tutta la linea sinuosa
del collo. Con indosso
i suoi tipici abiti neri e prendendo la spada, scese le scale e
uscì per
dirigersi verso la donna che amava.
Emma si avvide
della presenza di Killian nel momento in cui
le si sedette accanto, facendo in modo di starle di fronte, con la
gamba destra
stesa e la sinistra piegata, il braccio invalido sul ginocchio e la
mano destra
sul volto di Emma.
–
Tutto bene Love? Come ti senti?
Aveva visto gli
aloni scuri che adombravano lo sguardo della
“Sua Principessa” e le venuzze rossastre che
creavano nei suoi occhi verdi una
sorta di reticolo. Aveva superato l’avvelenamento, era fuori
pericolo, ma i
segni di quanto appena vissuto, ancora si vedevano chiaramente sul suo
viso.
–
Ho ancora lo stomaco
sconvolto e non ho voglia di mangiare, ma è normale per la
situazione, tra
qualche ora riuscirò a nutrirmi. Per il resto sto bene, mi
chiedo solo come sia
capitato che nella ciotola ci fosse una tale quantità di
veleno e Aquila Bianca
non se ne sia accorto!
–
Non so risponderti
Swan … fortuna che ho incontrato Ala Grigia mentre andavo a
chiedere aiuto, è
andata lei per me e io ho potuto iniziare ad aiutarti.
–
Ala Grigia … la
sorella di Giglio Tigrato … ancora non l’ho
conosciuta … strano eppure ho
conosciuto in poco tempo praticamente tutti!
– Si
è vista poco in effetti … A proposito, sua
sorella verrà
più tardi per portare del cibo, sei sicura di sentirti bene?
Sono giorni che
non vado alla mia nave e ho visto Eddy piuttosto imbronciato nei giorni
prima.
Anche alla cerimonia nuziale era rabbuiato … sono giorni che
non scende a terra
e a quanto pare non vuole il cambio … l’ho
trascurato ultimamente …
- Ho notato
anch’io che da quando abbiamo cambiato rotta,
Eddy ha cambiato umore e credo di sapere perché!
–
Anny?!
Emma sorrise per
l’intuito di Killian. Da uomo innamorato,
gli era più facile riconoscere gli stessi sentimenti in un
altro e Eddy aveva
una forte infatuazione per la bella figlia di Angus O’Danag,
l’oste della
taverna del porto a Storybrook.
– Si,
Anny. Era molto felice quando siamo partiti, ovviamente
non vede l’ora di poterla rivedere e capire se lei lo
ricambia con lo stesso
interesse.
–
Se non ricordo male,
l’ultima sera che abbiamo passato alla taverna, lei ha
mostrato una certa
simpatia per il ragazzo, quindi è probabile che possa essere
interessata … Mi
preoccupa di più Angus e la sua reazione …
è geloso e protettivo nei confronti
della figlia e francamente posso capirlo …
- Saresti
così con una figlia?
–
Se ci penso … credo
che non la farei uscire di casa senza di me!
–
Vorrei proprio vederti! Come potresti riuscire a tener
chiusa un’adolescente ribelle! Mio padre non ci è
mai riuscito e alla fine mi
accontentava sempre!
–
Io ti avrei chiusa
dentro Swan, nessuno ti avrebbe potuto avvicinare!
–
Soprattutto un pirata?
Killian rise,
ripensando al discorso che avevano fatto lui ed
Emma, sulla nave, in proposito. Allora aveva detto che mai e poi mai
una
principessa avrebbe dovuto sposare un pirata ed ora, quel pirata,
innamorato
come mai prima di allora, aveva appena celebrato una cerimonia nuziale
proprio
con quella principessa che gli aveva risposto che il ceto sociale per
lei non
contava, se avesse amato anche un pirata. Come potevano essere relativi
i punti
di vista, quando erano guidati dall’amore!
–
Visto che il pirata sono io, sarei riuscito a rapirti! Ma
in fin dei conti credo che i tuoi genitori non mi siano del tutto
contrari!
– Se
è per questo! Mia madre ci ha dato la sua benedizione!
– E
tuo padre mi ha chiesto di esserti vicino e proteggerti …
Emma … questa notte sentivo di aver fallito in questo
compito … non immagini
come mi sono sentito …
Emma aveva
capito come si era potuto sentire, anche lei aveva
provato lo stesso per lui quando era stato infettato dal piccione ed
era stato
con la febbre altissima e in
pericolo.
Lo guardò con uno sguardo che Killian giudicò
dolcissimo, gli accarezzò la
guancia barbuta e automaticamente si avvicinarono, dandosi un tenero
bacio
sulle labbra.
–
Killian … forse è
meglio che vai, così torni presto …
- Vorrei che
venissi anche tu, ma so che tornare e fare tutta
quella salita … non è il caso per te. Sei sicura
che ti posso lasciare sola
qualche ora?
–
Certo dai! Quando
arriverà Giglio Tigrato, se me la sento, andrò a
trovare Bardo, vai tranquillo
amore mio!
Si alzarono
dalla roccia, lui la prese ancora tra le braccia
e unirono ancora le loro labbra, era
facile iniziare tanto quanto era difficile smettere
…
Dalla casa sul
lago, alla Baia delle Sirene, Killian, con al
fianco la sua spada, percorse la scorciatoia ripida che lo portava
dritto alla
spiaggia con il molo, dove attraccavano la Jolly Roger, ora Stella del
mattino.
Emma lo aveva rincuorato sulla propria salute e incoraggiato ad andare
dall’altro suo grande amore: la sua nave. Sorridendo pensando
che Emma valesse
più di qualsiasi altro tesoro al mondo, vide in lontananza
due giovani
pellerossa sulla ghiaia. Riconobbe il suo allievo più abile,
Falco Graffiante,
che cercava di tirare su una giovane. Ambedue erano fradici.
Capì che la
situazione non era normale e corse verso di loro. Aveva visto molti
casi di
annegamento, in marina e dopo, sapeva come soccorrere un altro essere
umano, se
ripreso in tempo dall’acqua.
-
Falco Graffiante
cosa è successo!
–
Ala Grigia è caduta
dal dirupo … mi sono buttato dietro di lei e l’ho
portata a riva, ma non si
riprende!
–
Ala Griglia?!
Killian si
precipitò dalla ragazza. Era pallida e non
respirava. Le mise la mano sul petto e non sentendo battito,
preferì posare
l’orecchio su di lei.
–
E’ viva … è viva! Ma dobbiamo farle
buttare fuori l’acqua
dai polmoni! Aiutami e vedrai che la tua ragazza si
riprenderà!
La sua ragazza?
Forse Killian aveva pensato che stavano
amoreggiando sul dirupo ed Ala Grigia era caduta accidentalmente! Come
poteva
dirgli che si era buttata a causa sua, perché era innamorata
di lui?
–
Dai piccola! Ora ti
giro per liberare la trachea dall’acqua …
Così
fece e un po’ d’acqua uscì dalla bocca
della ragazza. La
pose nuovamente supina, le poggiò la mano destra al centro
del torace e la mano
di legno sull’altra. Iniziò a premere e lasciare,
in modo ritmico, come ad
imitare una pompa.
–
Falco, tu intanto
alzale le braccia e riportale in avanti! Deve buttare fuori altra acqua!
Con i movimenti
dei due uomini la giovane squaw emise dalla
bocca un altro schizzo d’acqua.
–
Ora dobbiamo
mandarle aria nei polmoni, prova tu Falco! Poni la bocca sulla sua e soffiale aria
dentro!
Il giovane era
perplesso, ma Killian lo incoraggiò ancora,
mettendo una mano sotto la nuca di Ala Grigia, aprendole le labbra e
tenendole chiuse
le narici, in modo che il giovane pellerossa potesse
operare quanto lui gli stava insegnando.
Riuscì ad eseguire correttamente la respirazione
artificiale; il petto di Ala
Grigia iniziò a rialzarsi, le venne da tossire, altra acqua
uscì e lei si
riprese, trovandosi occhi negli occhi con Falco Graffiante. Il giovane
le fece
un sorriso smagliante e a lei venne spontaneo fare lo stesso,
portandogli la
mano al viso. Gli occhi leggermente a mandorla la guardavano
amorevolmente, con
infinita tenerezza, l’aveva sempre guardata così,
da che erano bambini. Il
ragazzo la prese tra le braccia e la portò seduta. Fu in
quel momento che Ala
Grigia si rese conto della presenza di Occhio di Cielo inginocchiato al
suo
fianco destro. Anche lui le sorrideva e quegli occhi che lei amava,
sembravano
più azzurri di sempre, i suoi si riempirono di lacrime,
pentita e costernata
per ciò che aveva fatto alla sua sposa.
–
Bambina!
Non è il caso di giocare sul dirupo con il tuo fidanzato!
Forse è meglio il suo
tepee, non credi?
Le fece
l’occhiolino. Lei notò che ancora la chiamava
“bambina”, sentì il cuore riaprirsi di
speranza, non era per Killian, era per
sé stessa. Per lui sarebbe stata sempre la “sua
piccola amica pellerossa” e
proprio lui le stava suggerendo di stare con Falco Graffiante. Il
giovane era
bagnato quanto lei, capì che si era buttato in acqua per
salvarla. Come era
riuscito a farlo, in quel punto dove la corrente e le onde erano
terribili,
sembrava un miracolo di Manitù e tutti gli spiriti degli
antenati. Era un
giovane coraggioso e generoso. Sapeva che Falco l’amava,
l’amava da sempre e
anche lei gli voleva un gran bene. Era confusa, così
affascinata da Occhio di
Cielo e così vicina a Falco Graffiante! Si
aggrappò al giovane guerriero, il
quale la sollevò tra le braccia e risalì la
scorciatoia appena percorsa da
Killian. Avevano salutato con un cenno del capo Occhio di Cielo ed ora
l’intento di Falco Graffiante era di portare la giovane nel
suo tepee, si
sarebbero tolti gli indumenti bagnati, si sarebbero asciugati e
scaldati l’uno
nelle braccia dell’altra. Questa volta Ala Grigia non sarebbe
andata più via,
ne era sicuro!
Killian
guardò i giovani allontanarsi e tirò un sospiro
di
sollievo, era molto affezionato ad Ala Grigia, sarebbe stato un grande
dispiacere perderla, inoltre l’aveva aiutato a far giungere
quanto prima i
soccorsi per Emma.
Si
voltò verso la nave. Eddy e Anton avevano cazzato le rande
e con il vento a disposizione si stavano riaccostando al molo. Era
fiero di
quel ragazzo. Eseguiva alla perfezione gli ordini; durante la notte si
erano
mantenuti al largo, gettando l’ancora, ora, essendo giorno,
avrebbero approdato
e messo fuori la passerella per il loro
Capitano.
Attese il necessario e quando l’approdo fu completato,
Killian vide la testa
ricciuta e rossiccia di Eddy affacciarsi dalla balaustra, con la sua
solita
voce tonante da comando, gli ordinò di mettere la passerella
e tosto venne
obbedito. Salito a bordo, il Capitano lasciò Eddy
trasecolato, quando lo
abbracciò per salutarlo. Killian si accorse che Eddy era
rimasto con gli occhi
grigi sgranati a fissarlo,
Emma lo aveva
proprio cambiato il suo Capitano!
Jones
scoppiò in una fragorosa risata a vederlo così
perplesso!
–
Ragazzo tranquillo! Sono un uomo felicemente sposato, non
sto attentando alla tua virtù! Sono solo contento di vederti
e vorrei scambiare
quattro chiacchiere con te!
Eddy era ancora
incredulo! Killian si stava comportando con
lui come avrebbe sempre voluto da quando era piccolo. Il loro rapporto
aveva
recuperato molto, da quando era arrivata Lady Barbra sulla Jolly Roger!
Ricordò
la lite e i rimproveri della Principessa in incognito a Captain Hook,
quando lo
aveva rimbrottato bruscamente e come, da lì, il suo
atteggiamento nei suoi
confronti era cambiato.
Si diressero
nell’ufficio del Capitano. Tutto era in ordine.
Killian sorrise, il ragazzo aveva provveduto a mantenere pulito. I
bicchieri di
cristallo intagliato erano al solito posto, ne prese due e vi
versò il rum
della bottiglia e ne offrì uno al ragazzo.
–
Non posso
considerarti più un ragazzo Eddy, bensì un uomo!
In queste settimane sei
cresciuto, non solo hai acquistato muscoli, sei maturato anche
nell’animo e nei
sentimenti e sai cosa vuoi! So che sei rimasto deluso dalla deviazione
a
Neverland, me ne dispiace, ma era per una richiesta molto importante di
Emma.
Appena avremo fatto rifornimento di acqua fresca e frutta, ripartiremo
per
Storybrook!
Vide lo sguardo
del giovane illuminarsi e arrossire per
l’emozione.
–
Riguardo alla tua
ragazza … mentre tu vedrai se ricambia i tuoi sentimenti
… io cercherò di
aprirti la strada con il vecchio Angus! Cosa ne pensi?
Eddy era
confortato ed emozionato dalle parole del Capitano.
Aveva sempre nutrito nei suoi confronti una grande ammirazione, affetto
e timore
reverenziale, non riusciva quasi mai a guardarlo negli occhi quando gli
parlava, ma ora erano cambiate molte cose. Lui stesso era cambiato.
Killian con
la sua disciplina era riuscito a fortificarlo, spesso mandandolo in
sfida e più
Eddy capiva che quanto facesse con lui e apparentemente contro di lui,
era
semplicemente in suo favore, più acquistava fiducia in
sé stesso. Ora il timore
reverenziale si era tramutato in profondo rispetto e affetto. Non
provava
timore nei suoi confronti, non ne aveva motivo, il Capitano lo
considerava come
avrebbe considerato un suo figlio, ora lo sapeva, come sapeva che
Killian Jones
lo apprezzava quando lo vedeva restare fiero a testa alta e sfidare il
suo
sguardo, occhi negli occhi, da uomini pari.
Sapeva di poterlo chiamare Killian, anche se davanti alla
ciurma
continuava a chiamarlo Capitano. Non riusciva a creder inoltre che
avesse detto
quelle parole riguardo alla “sua ragazza”, lo aveva
capito già dalla sera alla
taverna o Emma aveva parlato con lui? Era un uomo molto intelligente e
aveva
spirito osservativo, probabilmente lo aveva intuito prima di lui
…
–
Penso che sarebbe una buona cosa, non credo che Angus mi
accetterebbe tranquillamente, forse non accetterebbe nessuno per sua
figlia …
- Puoi dargli
torto ragazzo mio? Un simile gioiello farebbe
gola a chiunque e Angus non ha nessuna intenzione di farselo rubare, ma
se lo
conosco bene è un uomo d’onore e altrettanto
apprezza gli uomini d’onore …
dovrai semplicemente dimostrargli che lo sei.
–
Anche se sarò l’uomo
d’onore che vuole per Anny, non ho nulla da offrirle, sono
solo un mozzo
squattrinato, non possiedo nulla se non me stesso!
– Te
stesso e l’amore sincero per sua figlia! Ti sembra poco
Eddy?
–
Non so Capitano …
- Smettila di
chiamarmi Capitano quando siamo io e te! Sei il
fratello di Milha, saresti diventato mio cognato se le cose non
avessero preso
la piega che sai! Ti considero di famiglia, voglio che tu lo sappia una
volta
per tutte …
-
Grazie Killian …
-
Non hai di che
ringraziarmi Eddy … Non sono il tuo tutore legale, ma
moralmente è come se lo
fossi dal momento in cui ti ho preso con me e ti prometto fin da ora
che, se ti
preoccupa la tua posizione economica, non hai di che preoccuparti,
provvederò
affinché tu ed Anny, in caso ciò che desideri si
avveri, non abbiate difficoltà
economiche. Ho molti progetti in mente e se vorrete, tu ed Anny ne
potrete fare
parte …
Il giovane Eddy
non poteva sentirsi più rassicurato, si
fidava ciecamente di Killian e sapeva che era un uomo di parola,
avrebbe fatto
in modo di mantenere la sua promessa.
Fece un gesto di assenso a Killian con la testa, avrebbe accettato il
suo aiuto
ed era felice che lui desiderasse aiutarlo.
–
Bene! Penso che tu sia rimasto abbastanza sulla nave! Non
credi che sia ora di fare una passeggiata a terra? Emma sarà
contenta di
vederti e di averti a pranzo con noi! Preparati a scendere che andiamo
da lei!
Eddy adorava la
Principessa, la considerava una donna
straordinaria, lo aveva aiutato molto durante la navigazione verso il
Maine,
era stata l’unica alla quale aveva confidato i suoi primi
turbamenti d’amore e
lei, con fare materno e sensibile, lo aveva saputo ascoltare e dargli
preziosi
consigli e spiegazioni sull’animo umano. Era una preziosa
amica, il figlio di
Emma era fortunato ad averla come madre e Killian era fortunato ad
avere il suo
amore, che Eddy vedeva benissimo, profondamente e incondizionatamente
ricambiato dal Capitano.
Si avviarono
verso la salita, non prima di aver rassicurato
Anton che avrebbero inviato il cambio in modo che anche lui passasse
del tempo
sulla terra ferma. Quando arrivarono alla dimora del Capitano,
trovarono Giglio
Tigrato con Jefferson e la loro bambina. Emma teneva in braccio la
piccola e
Killian provò una forte emozione a vedere quel quadretto
materno. Quando vide
Eddy, Emma depositò tra le braccia di Giglio Tigrato la
piccola Grace e andò
incontro al ragazzo, lo prese per mano conducendolo verso casa,
esternandogli
la sua gioia ad averlo a pranzo con loro. Killian non era
più geloso di Eddy,
se ne rese conto in quel momento, poiché l’affetto
di Emma nei confronti del
giovane era dello stesso tipo che aveva visto nei confronti di Grace.
La sua
donna aveva veramente un cuore di pura bontà, sapeva
dimostrarlo di continuo.
La stima, oltre all’amore che nutriva per lei, crescevano
ogni giorno di più,
di pari passo.
Jefferson e sua
moglie avevano portato cibo in abbondanza. La
pellerossa non era abituata a mangiare ad un tavolo con sedie, come gli
europei,
Emma propose di mangiare all’aperto, ma Giglio Tigrato le
rispose che le
piaceva osservare le loro usanze e voleva che loro si comportassero
normalmente
nei loro usi e costumi, voleva imparare, perché se un giorno
Jeff l’avesse
portata nella sua patria, lei voleva essere preparata. Emma condivideva
il
pensiero della sua amica, anche lei voleva conoscere meglio le usanze
di quel
popolo, poiché nella sua mente c’era
l’idea che dopo aver preso Henry, sarebbe
tornata a Neverland con lui ed il suo Killian. Amava
quell’isola paradisiaca e
se lì c’era l’uomo che amava, quella
sarebbe stata la sua casa. Casa non è dove
sei, ma con chi sei! Questo era il pensiero comune alle due donne.
Fu un pranzo
all’insegna dell’amicizia, dell’affetto,
della
condivisione e della consapevolezza che entro pochi giorni sarebbero
ripartiti.
Per Giglio Tigrato e Jefferson sarebbe stato doloroso separarsi
nuovamente.
Killian cercò di confortare la donna, dicendole che questa
volta sarebbero
tornati presto, tra andata e ritorno, più il tempo
necessario ad Emma per
sistemare i suoi affari, avrebbero impiegato dalle quattro alle cinque
lune.
Aveva aspettato molto di più in passato, avrebbe superato
anche quest’altro
periodo. Inoltre Killian non aveva intenzione poi di ripartire, aveva
progetti
per Neverland e la gente del posto. Giglio Tigrato pensò che
il cambiamento
pronosticato da suo zio Aquila Bianca, grazie a Occhio di Cielo e
Capelli di
Sole, si sarebbe verificato come letto negli astri. Aveva scoperto il
secondo
nome di Emma, glielo aveva detto Jeff, ora Giglio Tigrato era sicura,
il Cigno
e l’Uncino si erano ritrovati, insieme avrebbero portato il
cambiamento nella
terra in cui si trovavano.
***
Cornovaglia
tanto tempo
fa …
Un giorno nuovo
era giunto per i popoli del lago di Avalon.
Il sole splendeva illuminando il verde dei prati e anche
l’isola, posta al
centro del grande lago, appariva nella sua verde magnificenza,
finalmente
libera dalla nebbia che solitamente la manteneva celata. Sembrava un
segno
divino, tutto stava diventando più chiaro e la speranza che
l’estrazione di
Excalibur aveva portato nei tre popoli, stava diventando concreta.
Un raggio di
quel sole, che dominava su tutto e tutti, colpì
il cigno in volo che teneva tra gli artigli un bastone uncinato. Lo
splendido
bassorilievo, disegnato da un abile artista e cesellato da un
egualmente abile
fabbro, posto sul lato sinistro, in alto, all’altezza del
cuore, ornava
l’armatura di un giovane cavaliere, le cui spalle dritte e
ampie erano
rivestite da un mantello azzurro come i suoi splendidi occhi. Fiero e a
testa
alta, nel suo portamento elegantemente eretto, il giovane cavalcava
affianco a
quello che ormai nell’immaginario di tutti era il Re che
avrebbe unito e
pacificato i popoli di Avalon. Lo stesso raggio di sole colpiva e
faceva
brillare il drago a cinque teste, posto al centro del petto
dell’armatura
indossata dal cavaliere biondo. Il mantello rosso ne definivano il
ruolo di
capo, come ne indicava il grado di militare romano. Artorius nella sua
maschia
bellezza, come il suo primo cavaliere, cavalcava a busto eretto, con
sguardo
fiero e diretto. Ambedue sicuri di sé, nella loro
gioventù e nei loro ideali.
Amici fin dall’infanzia, uniti negli intenti e
nell’amore per la pace.
Fiduciosi, pronti a difendersi reciprocamente, capaci di dare la vita
l’uno per
l’altro. Seguiti da un drappello a cavallo, con gli stendardi
rossi in cui
campeggiava il drago a cinque teste, da cui il soprannome di Artorius,
ormai
suo nome identificativo, “Pendràgon”,
erano giunti al villaggio del Capo
Sassone, il nobile Gandar. Erano stati annunciati da un loro messaggero
e questi
li attendeva in pace. Il villaggio si era mobilitato per
l’accoglienza.
Artorius era conosciuto già da tempo come un uomo giusto,
leale, coraggioso e
di grande valore, figlio di un altrettanto valoroso e leggendario
generale
romano e di una Celta. Univa in sé il meglio di quei due
popoli ed era
considerato da tutti degno di stima. Non minore considerazione veniva
data al
suo Primo Cavaliere, il giovane bruno che cavalcava al suo fianco. Era
stato
soprannominato Lancillotto, un nomignolo che traeva origine
dall’antico
dialetto dei Celti e indicava il suo coraggio e la sua forza.
Giunti davanti
ai Sassoni, posizionati in un grande
semicerchio composto da tutti gli abitanti del villaggio, al centro del
quale
sedeva Gandar, si erano fermati e attendevano il benvenuto del leader.
Un
brusio e piccoli risolini civettuoli, provenivano dal gruppo delle
giovani
donne, al centro del quale spiccava una giovane di rara bellezza.
Indossava una
veste candida, lunga fino ai piedi. Una balza di tessuto dorato
solcava, dalla
base del collo fino ai piedi, il centro della sua tunica, stretta in
vita a
risaltare le sue armoniose forme. I capelli biondi erano stati raccolti
e
acconciati in una lunga treccia che le ricadeva sul seno sinistro,
evidenziando
il suo elegante collo da cigno, mentre fiori violacei e rosati erano
inseriti
tra gli incavi della treccia. Le giovani intorno a lei erano eccitate
alla
vista di quei due splendidi cavalieri, il brusio e i risolini erano
dovuti a
loro. Gwyneth, figlia del Capo Gandar, non proferiva parola, in piedi
nel suo
portamento regale, guardava anche lei verso i due cavalieri. Nessuno
poteva
sapere che il suo cuore stava battendo all’unisono con quello
del suo amore
segreto, Cillian Flinth, ormai da tutti conosciuto come Lancillotto.
Sentiva
talmente forte quel battito nel petto, da pensare che le giovani vicine
a lei
lo avrebbero avvertito. Si sforzò di restare impassibile.
Cillian stava facendo
la stessa cosa, l’aveva vista subito, celestiale visione!
Sarebbe corso da lei
e l’avrebbe portata via sul suo cavallo per perdersi
l’uno negli occhi
dell’altra e fondersi in un passionale amplesso, come
solitamente accadeva
quando si incontravano nel loro rifugio d’amore.
–
Sii il benvenuto
Artorius e benvenuto anche a te valoroso Lancillotto! Per me
è un onore
accogliervi e condividere il mio desco. Ho ricevuto il tuo invito alla
pace e
all’alleanza, con gioia. Il consiglio degli anziani ha deciso
di accettare la
tua offerta e accettiamo la tua protezione.
Artorius,
seguito da Cillian, scese da cavallo e si diresse
con il braccio teso verso Gandar.
–
Capo Gandar, la mia
proposta, avrai capito, non è all’insegna del
dominio da parte mia, bensì della
collaborazione. Nessuno, dei capi dei clan dei tre popoli di Avalon,
sarà mio
sottoposto, bensì sarà mio pari. Nella Fortezza
di Camelfort sederemo intorno
ad una tavola rotonda, tu avrai il tuo seggio come tutti gli altri e
avremo
tutti lo stesso diritto e dovere di parola. Le decisioni che prenderemo
insieme
saranno per il bene di tutti!
Gandar a sua
volta allungò il braccio verso il giovane biondo
e si strinsero reciprocamente all’altezza
dell’avambraccio. Era il segno della
pace e dell’amicizia. Dopodiché Il Capo Sassone
invitò Artorius e Cillian ad
entrare nella casa del governo. Lì si riunirono con il
consiglio del villaggio
per completare gli accordi. Quello che, in generale, dovevano sapere
gli
abitanti del villaggio, era già stato detto pubblicamente.
Le donne e i bambini
erano rimaste fuori. Gwyneth odiava il non poter partecipare alla vita
politica, non era giusto tenere le donne fuori da quella
possibilità! Suo padre
in realtà non l’aveva mai tenuta
all’oscuro delle diatribe politiche. Stimava
l’intelligenza e la saggezza di sua figlia, spesso si
confidava più con lei che
con sua moglie. Non aveva avuto figli maschi, ma Gwyneth secondo il
padre,
ragionava da uomo e da uomo le aveva insegnato a combattere, inoltre
non poche
volte l’aveva aiutato a prendere decisioni sagge. Sua figlia
poteva diventare
capo del villaggio per capacità, ma il suo genere e le
usanze le erano contro.
Solo gli uomini potevano!
Le giovani
intorno a Gwyneth continuavano con i loro commenti
sui due splendidi cavalieri, sulla loro bellezza, sul loro portamento,
chi
preferiva il biondo e chi il moro. Sembrava una gara dove doveva
esserci un
vincitore. I capelli biondi di Artorius lo rendevano più
simile alla fisionomia
dei Sassoni, in maggior parte biondi o fulvi, mentre il giovane
Lancillotto,
con i suoi capelli bruni ribelli e le lunghe ciglia scure a velare
l’azzurro
spettacolare dei suoi occhi, affascinava la maggior parte di quelle
giovani.
Venne interpellata anche la principessa Gwyneth su chi preferisse, ma
lei fece
spallucce, ricordando alle altre che anche tra i loro uomini
c’erano dei bei
ragazzi, non dovevano fissarsi sulla novità di quei due
giovani Celti, per
quanto ambedue affascinanti. In realtà era orgogliosa che il
suo Cillian
riscuotesse quegli elogi per il suo fascino. Lei sapeva bene quanto
bello fosse
il suo uomo, la sua bellezza più grande era interiore, data
dalle molte qualità
che possedeva.
Dopo un certo
lasso di tempo, dalla casa del governo uscì il
primo degli anziani e fece strada ai due ospiti. Gandar li seguiva. Si
strinsero ancora le mani intorno agli avambracci e i Celti si
riavviarono verso
il drappello a cavallo. Artorius si voltò verso il gruppo
delle giovani,
Gwyneth era ancora al centro del gruppo e guardava verso i due uomini,
guardava
verso Cillian che fissava davanti a sé. Un fiore le cadde
dalla treccia. Non si
rese quasi conto che Artorius in due veloci passi le fu davanti, si
chinò,
raccolse il fiore violaceo da terra, lo portò verso le
labbra e poi
avvicinandosi le rimise il fiore tra i capelli, guardandola
intensamente negli
occhi verdi. Fu la prima volta che Gwyneth lo guardava veramente. Era
sicuramente un giovane dai tratti regolari, eleganti, gli occhi
grigioverdi,
alto, dalle ampie spalle, decisamente bello. Non distolse lo sguardo
dal suo,
era una principessa, non voleva mostrare timore, ed effettivamente non
ne
provava, ma Artorius, nonostante l’elegante inchino che le
fece prima di andar
via e nonostante l’indubbia bellezza, non le fece nessun
effetto particolare.
Il suo cuore era occupato, non vi era spazio per nessuno se non per il
suo
adorato Cillian.
Il fuoco
crepitava nel camino e spandeva la sua luce
rossastra tutt’intorno. Il rosso si rifletteva
sull’armatura poggiata a terra,
evidenziando la figura in rilievo di un cigno che si alzava in volo
portando
con sé un bastone uncinato. Un mantello azzurro era posato
sul tavolaccio di
legno lì vicino, mentre la schiena e le natiche nude di una
donna allungata al
fianco di un giovane uomo, ricevevano il riflesso rosso che faceva
apparire
rosata la sua candida pelle. I lunghi capelli biondi, ricadevano,
sciolti da
poco e ancora ondulati a causa della treccia precedente, sul braccio
con cui il
giovane le circondava la vita. Il
capo
di Gwyneth posava sul petto villoso di Cillian, mentre con le dita
della mano
destra lei tracciava piccoli cerchi all’altezza del suo
cuore. Era il momento
di quiete dopo la passione dell’amore, svegli, assorti e
silenziosi. C’erano
momenti in cui anche il silenzio per loro era un linguaggio. Bastava il
suono
dei loro cuori, che ora battevano più calmi, a parlare per
loro e quel suono
diceva parole d’amore reciproco. Un amore raro, capace di
unire nell’anima
prima che nel corpo. Gwyneth si spostò sul torace di
Cillian, poggiando le mani
sul suo petto e il mento su di esse. Erano viso a viso, occhi negli
occhi, il
sorriso felice e sereno sulle labbra, pronti a baciarsi ancora e a
ricominciare
ad amarsi. Lei spezzò il silenzio.
–
Amore mio, il patto è stato fatto, ora potremo cambiare la
nostra vita …
-
Si, mio splendido
cigno bianco … dopodomani verrò a chiedere la tua
mano a tuo padre …
-
Non domani come mi
avevi detto?
–
Purtroppo no tesoro
mio! Artorius mi ha chiesto di andare con Valerius in ambasciata dai
Pitti …
– Dio
mio Cillian! Andrete con il drappello spero!
–
No, Gwyn, ma non
devi preoccuparti! Abbiamo un accordo ferreo con i Pitti e hanno tutto
da
guadagnarci, non muoveranno un dito contro di noi!
La ragazza si
sporse per depositare un tenero bacio sulle
labbra del Primo Cavaliere.
–
Tra un paio di
settimane potremo sposarci, sarà un modo per consolidare
l’alleanza tra Sassoni
e Celti.
– Tu
sei già la mia sposa Gwyneth, sarà solo rendere
pubblico
ciò che per noi è da tanto e ufficializzarlo con
la cerimonia nuziale. Dopo
potremo vivere sotto lo stesso tetto e stare finalmente insieme
…
Lei sorrise,
mentre lui con passione la prendeva con ambedue
le mani per la vita e la portava completamente su di sé.
Sentì la sua
eccitazione diventare imperiosa e, istintivamente, il corpo di lei
rispose
preparandosi ad accoglierlo nuovamente.
–
Cillian! Purtroppo
devo andare, non posso fare notte, sono uscita di giorno e di giorno
devo
tornare o questa volta mi scoprono …
- Ti voglio
ancora Gwyn e mi vuoi anche tu, senti come batte
veloce il tuo cuore? Ha lo stesso palpito del mio … stai
ancora … sii ancora
mia … la notte non arriverà tanto presto
…
I cavalli li
attendevano fuori, pascolando silenziosamente.
Si amarono ancora, dolcemente ed intensamente. Poi indossarono di nuovo
i loro
indumenti, Gwyneth l’abito della mattina e Cillian
l’armatura che aveva
disegnato lui stesso.
– Come
al solito Malcom ha fatto un ottimo lavoro Cillian e
tu hai voluto rappresentarci anche sull’armatura.
– Sei
nel mio cuore Gwyn e ci sarai per l’eternità.
Così sei
anche sul mio petto e solo noi sappiamo cosa significa. Per tutti
è solo il
richiamo dei simboli di Excalibur dedicato al “Primo
Cavaliere” del Re.
Un ultimo bacio,
un’ultima carezza sui loro visi, la promessa
di rivedersi la sera seguente, il desiderio di appartenersi ogni giorno
della
loro vita. Salirono sui loro cavalli, un ultimo sguardo languido, le
dita delle
mani che si sfiorarono le une con le altre lasciandosi … poi
... presero vie
opposte.
Valerius si era
alzato molto presto. In verità non aveva
dormito quasi per niente! Non aveva mai avuto un buon rapporto con i
Pitti e
non era al settimo cielo all’idea di incontrarli, per quanto
potesse comunque
essere sicuro l’incontro! Sentì un nitrito sotto
la finestra della sua stanza, nell’ala
sud della fortezza che Artorius stava finendo di far costruire. Chi
poteva
essere a quell’ora? Cillian di sicuro no, sarebbe venuto
dalla parte opposta,
la sua baracca si trovava al punto diametralmente opposto! Si
affacciò e vide
un cavaliere che dalla fortezza si allontanava, indossando un mantello
con
cappuccio di un colore scuro, non identificabile, alla poca luce prima
dell’alba. Un messo di Artorius? Poteva anche essere! Quelli
di solito
partivano a quell’ora per tornare in mattinata e relazionare
al Re, in modo che
entro sera, se fosse servito, poteva mandare altri messaggi! Smise di
pensarci
e si concentrò sulla missione del giorno, che avrebbe
condotto con Cillian. Lui
sì che stava tranquillo! Gli invidiava quel coraggio e
quella calma, nonostante
l’impulsività caratteriale che spesso Cillian
mostrava, di fronte a situazioni
di pericolo dava il meglio di sé. Non per nulla si era
guadagnato l’appellativo
di Lancillotto!
Il cavaliere
sconosciuto sparì tra gli alberi del bosco e si
diresse verso il lago. Si fermò, guardò verso il
suo centro, la nebbia ora era
fitta e impediva di vedere l’isola centrale. Era un grande
richiamo per lui
quell’isola, vi era stato sepolto suo padre e un giorno anche
lui sarebbe stato
sepolto lì, era un isolotto considerato sacro e solo i
valorosi potevano
dimorarci per l’eternità. Riprese il galoppo,
doveva arrivare al villaggio
Sassone, doveva parlare con il Capo Gandar! La proposta che gli avrebbe
fatto
sarebbe stata per lui sicuramente allettante e per sé stesso
sarebbe stato un
motivo di gioia e piacere. Era molto presto … lo sapeva
bene! Ma a quell’ora
non aveva bisogno di scorta, la penombra gli dava sicurezza e il
richiamo di
due occhi verdi risuonava in ogni meandro dal suo cervello, aveva
fretta, non
aveva mai provato un sentimento così intenso e, dal primo
momento che lo aveva
provato, la voglia di realizzare il suo sogno lo aveva tormentato, non
facendolo dormire un minuto. Voleva essere felice e presto lo sarebbe
stato …
Nel primo
pomeriggio, con il sole ancora alto nel cielo,
Cillian tornava dalla missione presso i Pitti. Al suo fianco un
rilassato
Valerius, si vantava “ingiustamente” di quanto
fosse stato sicuro di sé davanti
al Capo Mac Ormin, leader dei Pitti. Ciarlava e rideva, come suo
solito,
dimentico ormai della tensione che durante il viaggio della mattina, li
aveva
costretti più volte a fermarsi affinché lui
potesse appartarsi a svuotare la
vescica. Cillian, al ricordo del comportamento intimorito di Valerius,
celava
il sorriso con una smorfia sghemba e un sopracciglio alzato. Preferiva
non
rispondergli e lasciarlo alla sua vanagloria. Al bivio che conduceva
alla
fortezza, si divisero e salutarono. Cillian sarebbe andato a casa sua e
si
sarebbe tolta quella pesante armatura, poi si sarebbe diretto al
capanno nella
radura e avrebbe incontrato Gwyneth.
–
Non vieni da
Artorius per fargli rapporto?
– Ho
bisogno di rinfrescarmi, vado a casa, verrò questa sera
da Artorius, se vuoi puoi iniziare tu il rapporto, sono sicuro che non
dimenticherai nessun particolare!
– Ne
puoi esser certo amico! Comunque conoscendo mio cugino,
aspetterà questa sera, quando ci sarai anche tu!
Il capanno era
stranamente silenzioso, in fin dei conti era
una cosa normale, non c’era nessuno all’interno!
Eppure quel silenzio turbò
profondamente Cillian. Un brivido freddo gli corse per la schiena, un
presagio
nefasto …
Entrò
nel capanno e attese l’arrivo della sua futura sposa,
l’indomani, come le aveva promesso, sarebbe andato da suo
padre Gandar. Sicuramente
non gli avrebbe rifiutato la mano di Gwyneth, lo considerava un
valoroso, non
ne aveva motivo alcuno.
Il
sole si era coperto
di nuvole e il vento stava tirando forte, prometteva pioggia, la
temperatura si
era abbassata. Accese il fuoco nel camino. A quell’ora
Gwyneth doveva essere
arrivata, non aveva mai mancato un loro appuntamento. Iniziò
a piovere. Forse
visto il tempo che stava peggiorando repentinamente, aveva deciso di
non
allontanarsi dal villaggio. Quei temporali di fine estate erano spesso
violenti
e nel bosco erano facili i fulmini, forse era meglio se Gwyneth
restasse a
casa!
Mentre il
giovane Primo Cavaliere rifletteva su queste
possibilità, udì il trotto veloce di un cavallo.
Era lei! Non poteva essere
nessun altro! Cillian corse alla porta, sicuramente era zuppa di
pioggia, era
un bene aver acceso il fuoco, si sarebbe asciugata.
Gwyneth scese
velocemente da cavallo. Indossava pantaloni di
pelle di daino, chiusi lungo l’esterno delle gambe da una
serie di laccetti,
morbidi stivali di pelle, una casacca di lino leggera e un mantello con
cappuccio di lana. Era completamente bagnata, Cillian non la vide
subito in
viso, il cappuccio celava il suo dolce volto …
Aprì
le sue muscolose braccia per accoglierla e scaldarla …
Gwyneth
arrivò velocemente da lui e lo lasciò sgomento
quando
invece che rispondere
all’abbraccio,
come suo solito, iniziò a battergli i pugni sul petto
piangendo disperata.
–
Perché non sei
venuto oggi?! … Perché? …
Perché? … Sapeva di noi? Ti ha mandato
appositamente
dai Pitti? Dimmi perché tutto questo? Dimmi che è
solo uno stupido scherzo …
Singhiozzava
disperata. Cillian non capiva di cosa stesse
parlando, cercò di tenerla più stretta al proprio
torace, carezzandole la
schiena sotto la stoffa di lino. Le baciò la fronte. Lei
nascose il viso
nell’incavo del suo collo, continuando a piangere. Cillian
non disse nulla,
continuò a tenerla tra le braccia. Poi le tolse il mantello
fradicio. La prese
in braccio e la portò vicino al fuoco dove, sedutosi, la
tenne sulle ginocchia,
quasi cullandola, finché lei non smise di piangere. Forti
sospiri squassavano
il petto della giovane. Era successo qualcosa che l’aveva
sconvolta, era ovvio!
Cillian iniziò a preoccuparsi veramente.
All’improvviso lei disse tutto d’un
fiato:
- Artorius ha
chiesto la mia mano a mio padre e lui gliel’ha
concessa!
Per poco il
cuore di Cillian non smetteva di battere! Come?
Quando? L’aveva vista per la prima volta il giorno prima! Le
si era avvicinato
e le aveva ridato il fiore che le era caduto dai capelli, era stato
l’unico
momento di contatto con Gwyneth! Lo aveva folgorato come aveva fatto
con lui
quattro anni prima? La bellezza della giovane era indiscutibile.
Possibile che
Artorius lo avesse battuto sul tempo? Aveva fatto di tutto per
consentire che
lui diventasse il Re dei tre popoli di Avalon, al fine non solo di
portare la
pace, ma anche, grazie a quella pace, di sposare una Sassone, lui che
era
Celta! No, il piano non era certo che il suo migliore amico gli
portasse via
l’unica donna che avesse mai amato!
–
Si è presentato
questa mattina all’alba da mio padre, non era vestito in modo
ufficiale e non
portava la scorta con sé. Non è una richiesta
politica di matrimonio. Ha detto
a mio padre che l’ho colpito nel cuore e che questo
matrimonio consoliderà
maggiormente l’alleanza tra Sassoni e Celti!
Ovviamente un
simile matrimonio avrebbe consolidato
l’alleanza e se fosse stato un matrimonio d’amore,
avrebbe avuto una maggiore
risonanza, anche il loro matrimonio avrebbe fatto questo effetto, ma se
era il
Re a sposare una Sassone avrebbe avuto più importanza!
–
Alla prossima luna
piena, il matrimonio sarà celebrato, questo è
l’ultimatum che mi ha dato mio
padre! Ho litigato con lui fino a poco fa, per questo sono arrivata in
ritardo.
Mi ha detto che sono un’ingrata, che dovrei essere onorata
che un giovane Re
del valore e della bellezza di Artorius mi abbia scelta, gli ho
risposto che
lo considero un onore, ma credo nell’amore e non amo
Artorius, provo solo stima
nei suoi confronti. Mi ha detto che sono una donna egoista, non penso
al bene
della mia gente, a cosa significherebbe il matrimonio per noi Sassoni!
Amore
mio se tu fossi arrivato prima di lui, mio padre non avrebbe potuto
spezzare
una promessa già fatta!
– La
luna sarà piena tra cinque giorni Gwyneth …
così presto
…
- Cillian
portami via prima di allora … ti prego fuggiamo
altrove …
-
Che dici tesoro? Se
il Re vuole sposarti tu devi!
–
Vuoi che io sposi
Artorius?! Non ci posso credere!
–
Io non voglio
affatto che sposi Artorius! Io ti voglio per me Gwyneth, non sopporto
l’idea
che un altro ti possa toccare, neppure il mio migliore amico, per
quanto sia un
uomo di qualità eccellenti. Io ti amo Gwyneth e ti
amerò per il resto della mia
vita e oltre la morte. Ce lo siamo promesso. Ma non possiamo fuggire
… saremmo
perseguitati e ti metterei in continuo pericolo. La tua gente stessa ti
ucciderebbe per tradimento e lo stesso farebbero a me!
–
Cosa facciamo
allora?
–
Più tardi devo
andare da Artorius, gli parlerò, gli dirò come
stanno le cose, è il mio
migliore amico, capirà, riuscirà a rinunciare a
te!
Disse le ultime
parole senza convinzione. Purtroppo sapeva
che Artorius era un uomo molto volitivo, abituato al comando ed ad
ottenere
quanto voleva. Se il suo era un intento politico, non ci sarebbero
stati
problemi, ma se era per una questione sentimentale, sarebbe stato
Cillian a
dover rinunciare alla sua amata. Gwyneth era rimasta pensierosa, ma si
era
tranquillizzata, forse era la speranza che le cose si potevano
sistemare?
–
Lascia che ora ti
tolga questi indumenti bagnati … li asciugheremo al fuoco
del camino.
Lei
alzò le braccia e lui le sfilò via la casacca. Le
tolse
gli stivaletti morbidi mentre la teneva ancora seduta sulle ginocchia.
Poi la
fece alzare e lentamente le fece scorrere le mani dalla vita in basso,
lungo le
gambe affusolate, facendole scendere
lentamente gli aderenti pantaloni umidi. Il corpo candido di Gwyneth
rimase
esposto tra Cillian, seduto sullo sgabello fatto con un tronco
d’albero e il
camino. Ai suoi occhi azzurri era incantevole. La gelosia lo invase
provocandogli una morsa allo stomaco, come poteva lasciare che quel
corpo fosse
sfiorato da altre mani e non più dalle sue?! Il senso di
possesso era
fortissimo in quel momento. Si alzò, sovrastando Gwyneth
nella sua altezza
maggiore. L’abbracciò alla vita, la
portò a sé e la baciò selvaggiamente
sulle
labbra, scendendo lungo il collo, il seno …
Sembrava
affamato di lei e il timore che potesse essere
l’ultima volta che la teneva tra le braccia, gli stava
lacerando l’anima. La
prese in braccio e la portò sul giaciglio di pelli. Fu lei
ora a sfilargli la
camicia di lino, mentre lui cercava di liberarsi dai pantaloni
velocemente. Il
desiderio stava diventando urgente per entrambe. Gwyneth,
carezzò il petto
villoso di Cillian, portò la mano sulla sommità
della sua spalla sinistra e si
accostò ad essa con le labbra, baciò come sempre
quel lembo di pelle che per
lei identificava il suo uomo e che glielo avrebbe fatto riconoscere tra
mille.
Si allungò languida sul giaciglio, mentre Cillian,
muovendosi su di lei, le
regalava dolci carezze, finché non fu dentro di lei e furono
una sola cosa.
Acuirono i sensi per sentire di più, per ricordare per
sempre ogni secondo di
quelle sensazioni. Occhi negli occhi, poi labbra sulle labbra, mentre i
movimenti di entrambe si sincronizzavano perfettamente, dandogli
ciò che
chiedevano l’uno dell’altra, chiamandosi
reciprocamente, poiché ogni volta che
pronunciavano i loro nomi era una promessa in più
d’amore.
Fuori la
tempesta imperversava, la pioggia colpiva
violentemente il capanno. Il presagio che Cillian aveva avuto poco
prima, si
stava abbattendo su di loro come il temporale sul capanno.
***
Neverland 1726
Il sogno di Emma
era estremamente vivido. Si svegliò di
soprassalto. Non era un incubo, anzi era un momento di passione e
tenerezza,
eppure qualcosa di struggente e doloroso l’aveva destata
improvvisamente. Aveva
sognato ancora quel capanno e ancora Killian, con capelli
più lunghi e più
giovane di qualche anno, vestito come un cavaliere antico. Nel sogno si
stavano
amando, ma sembrava che su di loro fosse calata la sensazione che fosse
l’ultima volta. Sentiva l’umidore della propria
eccitazione e
contemporaneamente un senso di angoscia le opprimeva il petto.
Pensò che forse
era collegato allo spavento della notte prima,
l’avvelenamento, la paura di
morire e di perdersi che avevano sentito tanto lei quanto Killian. Si
voltò,
lui era al suo fianco, dormiva rilassato con il bel volto sereno, era
notte
fonda, era giusto che riposasse.
Era stata una
lunga giornata, ma sicuramente piacevole,
rispetto alla terribile notte precedente. Dopo il pranzo con i loro
amici,
Killian ed Emma erano andati con loro al villaggio. La Principessa
aveva fatto
visita a Bardo. L’uomo non aveva febbre e la gamba ferita si
stava sgonfiando
velocemente. L’edema da violaceo stava diventando
giallognolo. Ancora
persisteva il dolore, ma era sempre meno, da quanto diceva lo stesso
Violinista.
Emma aveva pensato che forse alla fine non c’erano schegge
d’osso di cui
preoccuparsi, ma di certo Bardo non avrebbe potuto riprendere la via
del mare
per almeno sei mesi. Per tutto il mese seguente avrebbe dovuto restare
immobile
con quella gamba e sua moglie avrebbe dovuto fare in modo di
controllarlo di
continuo per evitare che facesse sforzi inutili e pericolosi. Killian
annunciò al Musico che entro pochi
giorni sarebbero ripartiti per Storybrook. Questi fu contento e
pensando di
partire anche lui, si preoccupò di quale mansione avrebbe
potuto svolgere
stando seduto. Era rimasto deluso alla risposta del suo Capitano. Non
sarebbe
andato con loro, sarebbe rimasto con la sua paffuta moglie pellerossa,
si
sarebbero rivisti quando finalmente sarebbe stato bene. Mentre Emma era
rimasta
ancora con Bardo e sua moglie, Killian era andato a cercare i suoi
uomini per
preparare la partenza. Si sarebbero riuniti a casa sua il giorno dopo e
ognuno
di loro avrebbe dato il suo parere. Per coloro che lasciavano una
compagna,
figli o amici era sempre duro partire. Eddy aveva accompagnato Killian
e appariva
molto più sereno e contento dei giorni precedenti. Il
discorso che il Capitano
gli aveva riservato lo aveva veramente rasserenato e riempito di nuove
speranze.
Emma
guardò ancora il volto addormentato di Killian,
desiderò
che lui l’abbracciasse forte e la rassicurasse con il suo
calore e con la sua
bella voce. A volte i desideri si potevano avverare. Come se avesse
sentito i
suoi pensieri Killian si destò e si portò seduto
al suo fianco. Non disse
nulla, le lesse negli occhi l’angoscia. Voleva proteggerla da
tutto e tutti,
ormai l’aveva scelto come compito della sua vita. Aveva un
modo molto personale
per calmare e far rilassare Emma. Continuando a guardarla negli occhi,
le
accarezzò la guancia sinistra, poi con le dita le
sfiorò il collo e in fine, con
la mano aperta, le fece scendere dalle spalle la tunica di lino che
stava
indossando. Abbassò lo sguardo sul suo seno e
l’accarezzò gentilmente. La fece
distendere e continuò, continuò con la maestria
che gli era propria e che Emma
conosceva e desiderava.
–
Tra
pochi giorni salperemo, sappiamo ciò che vogliamo e dipende
solo da noi, dalla
nostra volontà. Emma … voglio che sentiamo ogni
attimo dei momenti che stiamo
insieme, che lo viviamo come se fosse sempre l’ultimo,
affinché non possa mai
esserlo …
Come era
riuscito a leggere la sua paura? Come riusciva a
essere parte di lei? Perché era così
perfettamente la sua parte mancante? Loro
si completavano … due parti di un tutto …
Emma
volle seguire ciò
che Killian stava suggerendo e desiderando, lo voleva anche lei.
Aprì le
braccia e si schiuse a lui per accoglierlo. Chiuse gli occhi
pregustando le
carezze e i baci che lui avrebbe lasciato sulla sua pelle.
Sussultò quando lo
sentì e non riuscì a trattenere un gemito di
profondo piacere quando lui si
impossessò di lei con lentezza e dolcezza.
Assaporò il contatto con ogni
centimetro della sua pelle calda e pulsante, il suo addome snello e
muscoloso
contro il suo seno e il ventre piatto. Portò le braccia
intorno alle sue ampie
spalle e lo strinse forte a sé, respirando il suo odore,
bevendo la stessa
aria, labbra sulle labbra, sospiri che si confondevano, mentre onde di
piacere
salivano come l’alta marea. Lasciò che i movimenti
del suo Capitano la
guidassero su quelle onde, che la portasse via con sé nel
mare dell’estasi. Lui
la guardava in viso, non poteva farne a meno. Il sorriso con le belle
labbra
dischiuse di Emma, i suoi denti che si intravvedevano tra di esse e le
palpebre
semichiuse sui suoi occhi verdi, gli comunicarono quanto lei stesse
godendo di
lui in quel momento. Si sentì felice, si sentì
forte e capace di affrontare
ogni tempesta che il futuro avrebbe potuto riporre.
Un fulmine
squarciò la notte illuminando i loro corpi uniti.
Lui le strinse la vita con ambedue le braccia, affondando in lei
più
profondamente, lei gli si contrasse intorno nello stesso momento e
sentirono
contemporaneamente la scossa di un piacere ancora più
estatico, perfetto, come
perfetti erano l’uno per l’altra, con un gemito
intenso, come quel piacere,
unirono le loro labbra.
Le palme, fuori
dal loro rifugio, erano scosse dal vento, la
burrasca imperversava su di esse, violenta e insistente, come se
volesse
spezzare quegli esili, eleganti ed alti fusti. Esse si piegavano su se
stesse,
sfidando la crudeltà del vento e le sferzate del temporale
tropicale.
Non dovevano
vivere nel timore di presagi nefasti, questo ora
si ripeteva nella mente Emma. Lei e Killian erano come quelle palme
nella
tempesta, avvinti nei loro movimenti sensuali e convulsi, avrebbero
affrontato
qualsiasi cosa se fossero rimasti insieme, uniti negli intenti e nei
sentimenti. Nessuna volontà esterna, per quanto crudele, li
avrebbe potuti
spezzare. Il sogno di prima doveva restare solo un sogno.
Emma come Gwyneth,
Killian come
Cillian …
Angolo
dell’autrice
Salve
a tutti e buona
domenica. Sono riuscita a postare come promesso saltando una domenica.
Spero
che chi segue con affetto questa storia mi perdoni con questo nuovo
capitolo.
Ringrazio tutti i lettori, ho visto che sono parecchi! Un abbraccio a
chi
solitamente recensisce e un incoraggiamento a chi, pur seguendo
assiduamente
non ha mai espresso un suo parere. Parlatemi dei sentimenti che vi
suscita il
racconto se potete e se vi và fate i vostri commenti e le
vostre critiche.
Se
per la prossima
domenica non mi troverete … tranquilli, finirà
questo periodo altamente
impegnativo e potrò rilassarmi liberando la fantasia e
scrivendo.
Amore
e felicità a
tutti.
Vostra
Lara