Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: bennytop    17/04/2016    7 recensioni
Oscar ha allontanato Andrè, sollevandolo dal ruolo di attendente. La storia è idealmente ambientata dopo il ritorno di Oscar dalla Normandia: Andrè non è più tornato e non tornerà più. Sarà il ricordo di una separazione l'ultimo che condivideranno?
Una storia di amore e nostalgia, in cui entrambi mettono a nudo le proprie fragilità (in particolar modo Oscar). Ovviamente sarà un lieto fine? Forse.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Oscar François de Jarjayes
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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L'orologio del palazzo suona la mezzanotte.
Mi sveglio d' improvviso, tutta sudata. Ho un forte mal di testa.
Apro la finestra e guardo la notte...        ...com'è bella.
Non mi interessa più niente. Dopo quanto successo, niente mi tiene più attaccata a questa vita, a questo mondo. Voglio andarmene per sempre, scappare da tutto e da tutti. Non sono mai fuggita in vita mia: ho sempre creduto che fosse una scelta da codardi, ma, forse, mollare può essere l'unico modo per smettere di soffrire. Ecco cosa mi guida: una speranza di non soffrire più sulle note della notte. Esco dalla finestra e cammino piano, non voglio essere scoperta.
Un rumore: qualcuno mi sta seguendo?
Appena registro questa terribile consapevolezza sto già correndo; sfreccio tra gli alberi, sferzata dai loro rami odoranti di vento. I vestiti si sporcano e si strappano, ma io sto volando sotto lo sguardo di un bosco velato di stelle.
Mi sorprendo a pensare che c'è una bella atmosfera per smettere di combattere. Finalmente, potrò mettere la parola fine al mio tormento. La notte profuma di fresco, brilla di luce propria, con il suo morbido canto apre l'eterno alla libertà. Intravedo uno specchio d'acqua, rallento.  Decido di abbandonare al silenzio di queste acque scure il mio corpo. In silenzio, non uno spettacolo, ma un addio muto e delicato. Non voglio lasciare tracce: non permetterò a nessuno di ritrovare il mio corpo. Non maledico nessuno, mentre cerco di soffocare i rimorsi e dimenticare i torti. Solo la notte piangerà per la mia vita sprecata, se questa merita davvero rimpianto. Non ho nulla di ciò che vorrei: una spada, una pistola, un pugnale, una corda...
...no, non mi servono. L'anonimato richiede un tacito distacco dalla vita: così, nuoto sin dove le acque sono più profonde, tanto da fondersi di nero, e aspetto che la stanchezza mi trascini giù.
Un tempo ero convinta che anche la vita più infelice fosse un dono. Troppa gente deve rinunciarvici troppo presto. Perchè voglio abbandonarmi all'ignoto? Cosa mi attenderà dopo? Ammesso che dopo esista davvero un qualcosa. Voglio star qui, in bilico sul filo dell'abisso, per sentirmi al finale, per dimostrare che proprio quel filo, che dovrebbe tenermi in vita, si è rotto da tempo.
Le acque mi accolgono nel loro freddo abbraccio, mi rilasso, ascoltando l'ultimo concerto che la notte mi dedica.
Un grido e un rumore non troppo in lontananza sono ormai ovattati dall'orchestra di onde.
Gli arti si congelano e le alghe mi velano, tirandomi verso il fondo. Durante gli ultimi secondi di fiato tutto perde di bellezza, l'istinto ruggisce per poi realizzare la sconfitta. L'ultima immagine è quella di una luna sfuocata, malinconica, come se fosse rimasta delusa dal mio gesto. Per lei spreco il mio ultimo ossigeno, per sussurrarle un mesto "perdonami" in piccole bolle d'aria che scoppiano sulla superficie. Una forza pesante mi veste gli occhi di tenebra.
Buio. Effimero incantatore di anime.
Proprio in questo momento eccolo, riesco a percepire di nuovo qul filo, inaspettatamente così forte da riportarmi in superficie. Così reale nella mia mente da prendere forma di braccia robuste, determinate a strapparmi dall'oscurità. Così reali da rievocarmi l'eleganza e la fierezza di un temporale estivo.
L'aria si fa strada nel mio corpo, la sento prepotente, anche lei vuole salvarmi. Gli occhi invece sembrano star bene sotto l'incanto del buio. Forse è tutto un sogno, forse sono già morta e il dopo sta cavalcando verso di me. Pagherò per le mie colpe? O troverò sollievo dai miei mali? Forse, dovrei smettere di pensare.
Sento alternarsi delle pressioni sul petto, sempre più urgenti. Un calore mi riavvolge dolcemente, mi sfrega le gambe, le braccia, le mani, i piedi. Mi stringe, mi strofina, mi abbraccia, cercando di ripararmi dai morsi del freddo. Freddo, lo avverto dolorosamente in punte di ghiaccio affilate.
Ancora una volta l'istinto risponde indomabile: apro piano gli occhi.
Un' ombra mi sta abbracciando. Ha un cuore che pulsa vicino al mio orecchio. Al canto della notte si è sostituito un lamento dilaniante e disperato, pieno di dolore travestito da parole che ancora non riesco a distinguere...non subito...
«Sono qui......coraggio.......non lasciarmi........so che puoi farcela, resta qui con me......tu sei forte....
COMBATTI! Ti prego.....combatti ancora una volta....non andartene. NON AZZARDARTI A LASCIARE QUESTO SCHIFO DI MONDO SENZA DI ME....non farmi questo....no...NOO!!»
Una voce arrabbiata che purtroppo conosco da sempre. Non doveva essere chissà dove? Gli avevo urlato di andarsene e costruirsi un futuro, la sua vita era stata fin troppo condizionata dalla mia.
Mi aveva urlato che i giorni passati assieme erano stati solo un orribile castigo inflitto dal destino. Perchè qui? Perchè proprio ora?
Perchè mi stai salvando?
Il tuo corpo, sicuro e forte contro il mio, mi risveglia dentro un antico dolore e una dolcezza dimenticata da tempo.
Cerco di trovare il tuo viso con le mani, lo copro di leggerissime carezze che vanno ad intrecciarsi con le tue lacrime. Scottano le tue guance sotto le mie dita che si infiammano.
Le tue lacrime piano si arrestano mentre sollevi il viso incredulo.
Il tuo viso si cela di nuovo alla mia vista, immergendosi nei miei capelli. Appoggi la fronte sul mio collo e sussurri con voce spezzata: «Mi dispiace, ho capito troppo tardi che mi hai allontanato solo per darmi un'opportunità migliore, che fosse interamente mia. Ti ho urlato cose che non pensavo minimamente. Volevo solo ferirti come mi sentivo ferito io. Che bestia che sono!»
«Quando sei tornato? Come hai fatto a trovarmi?»
«Volevo rivederti, ma mi sono bloccato alla tua finestra mentre dormivi. Poi ti ho seguita, ero convinto di averti persa quando...cosa volevi....se fossi...non me lo sarei mai perdonato»
«Mi dispiace, volevo solo che fossi libero»
«Non voglio essere libero, le mie mani sono state create vuote affinchè tu mi incatenassi a te».
Prendo la tua mano e la premo sul mio petto a livello del cuore: «Ora non lo sono più e tu non sarai più libero di separarti da me».
Le mie parole soffocano sulle tue labbra, assetate e bisognose di appropriarsi delle mie. Le nostre lingue si cercano, raccontandosi da quanto tempo si fossero desiderate. I nostri corpi si accarezzano.
Lucciole dorate ci benedicono: silenti spettatrici dei nostri sospiri.

Spero che questa storia vi abbia strappato qualche piacevole minuto di lettura.
Se qualcuno ha voglia di farmi sapere cosa ne pensa accetto con piacere ogni tipo di recensione, chiacchiera o rimprovero... Spero di avervi trasmesso un po' del mio affetto per la notte, da fedele nottambula impenitente quale sono.
   
 
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