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Autore: Mihay    18/04/2016    1 recensioni
KurooxTsukki AU!College
Enjoy!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kei Tsukishima, Tetsurou Kuroo
Note: AU, Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Chiedo scusa per aver chiamato sempre Kuroo con “Kuroo” e non “Tetsurou”, ma preferisco di più chiamarlo Kuroo, a differenza di Tsukishima, di cui amo particolarmente il nome.
KurooxTsukki AU!College

SAY MY NAME
“Ricordo ancora il sapore delle tue espressioni.                                                                                    
Si, delle espressioni.                                                                                                                          
Mi sembrava di poterti assaporare solo guardandoti.”
 
Ottobre 2016
Ci sono delle volte in cui, certi periodi, certi momenti, certe azioni, sembrano iniziare soltanto per poter essere riprese dopo.
Si iniziano, ci si chiede pure distrattamente perché, ci si dimentica e si va avanti.
Poi tornano. All’improvviso la vita torna, e ti ricorda di quelle piccole cose che all’inizio sembravano così fuori luogo. Torna, la vita.
Sembra farlo quasi apposta, delle volte. Quasi a dire “guarda”, “guarda cos’hai fatto”.
 
L’atmosfera estiva, la brezza e il caldo non avevano ancora del tutto abbandonato la città, ma si poteva chiaramente iniziare ad intuire un leggero accenno di cambiamento atmosferico.
Tsukishima Kei aveva da poco iniziato il college.
Aveva deciso di intraprendere gli studi archeologici.
Era innamorato del passato, di ciò che era finito. Di tutte le cose dimenticate e non globalmente conoscibili da tutti. La ricerca. La forsennata ricerca del passato in un prepotente presente.
Schivo, riservato e freddo, non si era ancora creato qualche conoscenza, qualche amicizia.
Non che gli interessasse, il suo unico obiettivo era lo studio e il compimento dei suoi progetti.
Di lì a poco avrebbe dovuto condividere la stanza con qualche altro studente, qualche suo coetaneo, non sapeva esattamente cosa aspettarsi, confidava soltanto che fosse una persona tranquilla e silenziosa.
Alla Yamaguchi, per intenderci.
 
Si recò in segreteria, ritirò la chiave e si diresse in stanza, fiducioso di essere il primo a metterci piede, così, giusto per marcare il territorio.
 
C’erano delle volte in cui, l’irraggiungibile Tsukishima Kei, si rompeva.
“Si umanizzava”.
Per quanto si impegnasse e ce la mettesse tutta per la sua facciata da “non mi interessa”, delle volte, forse troppe volte, si comportava come ogni umano.
Orgoglioso, determinato, arrabbiato, ambizioso, esibizionista.
Aspetti che per la maggior parte delle volte preferiva reprimere, preferiva potersi gestire asetticamente, distaccatamente. Come se il mondo non gli riguardasse.
 
Girò la chiave nella serratura e spalancò lentamente la porta, lasciando spazio ad un’espressione mista a stupore, dubbi e incertezze sul proprio volto.
Kuroo Tetsurou era al college già da due anni.
Aveva deciso di intraprendere gli studi di restauro archeologico.
Era innamorato del presente e ancor di più di poter riportare al presente ciò che era finito.
Ciò che era andato perduto e dimenticato.
Ogni restauro era una scoperta continua.
La cura, la calma, la delicatezza e la precisione.
Visto da fuori probabilmente non avrebbe dato questo tipo d’impressione, ma Kuroo, per quanto esuberante e chiassoso, amava cercare la pace e la tranquillità.
Cercava la serenità delle cose vecchie.
 
Non ci volle molto prima che i tratti di Kei andassero a delineare un’espressione burbera e riluttante.
Di certo l’ultima cosa che avrebbe voluto era incontrare un ex-teppista di pallavolo come Kuroo.
Kuroo si avvicinò, sorrise, e diede il buongiorno al volto avverso di Kei.
Kei entrò, sistemò le sue cose, deluso dal non poter essere il primo a gestire quel piccolo spazio e venne a sapere che in realtà era stato un caso fortuito, il suo.
L’ex-compagno di camera di Kuroo si era trasferito, lasciando il proprio posto a Kei.
Scambiarono qualche chiacchiera di convenienza, prima che Kei decidesse di tirare su le cuffie e stendersi sul proprio letto.
Si addormentò, stanco per i vari trambusti mattutini che aveva passato, si addormentò e sognò cose confuse. Dormì piuttosto male e si svegliò in piena notte, ancora vestito e con i cuffioni, ormai spenti.
Si diresse in cucina, tirò fuori delle bustine di thè che si era portato da casa e mise su la teiera.
Nel frattempo che cercava di stabilizzarsi, notò qualcosa di strano, gli parve di vedere un’ombra.
All’inizio si allarmò, poi realizzò di vivere effettivamente con un’altra persona, ma gli sembrava piuttosto strano che fosse sveglia a quell’ora.
Si appropinquò al balconcino, si scorse per controllare e vide Kuroo in un pigiama imbarazzante che smanettava con un cannocchiale.
Lo fissò interdetto per qualche secondo, prima di essere notato e di essere accolto con un sorrisone brillante. Quel ragazzo era fin troppo luminoso per un tipo come lui.
Lo trascinò a forza sul balconcino, Kei, fintamente riluttante, si fece convincere.
Il cielo era spettacolare, una meraviglia.
Quel manto stellato si estendeva per miglia e miglia, avvolto da una quiete e una pace quasi eterne.
Il vento, leggermente fresco, soffiava a battiti, quasi come se ogni tanto volesse accarezzare quei due individui che, nel piccolo del loro mondo, cercavano di spiare l’immensità dinnanzi a loro.
Kei, sotto la sua maschera burbera, rimase stupefatto.
Con atteggiamenti quasi infantili e senza che se ne rendesse conto, iniziò a tempestare Kuroo di domande riguardo stelle, pianeti e corpi celesti.
D’altra parte, Kuroo, non disdegnò di istruire il suo nuovo coinquilino sulle numerose nozioni astronomiche che, anche se maccheronicamente, aveva appreso durante la sua permanenza al college.
La teiera fischiò, Kei si diresse in cucina e quasi istintivamente versò per due persone, portando una tazza anche a Kuroo, il quale si mostrò piuttosto sorpreso del gesto dell’amico.
Colse l’occasione per rompere un po’ il ghiaccio, affermando che nei loro incontri sportivi precedenti, l’aveva sempre visto come un tipo tutto altezzoso e sbruffone, ma ora era più che felice di potersi contraddire, perché gli sembrava di essere riuscito, almeno un po’, a far breccia in quel gelido muro.
Rimasero a guardare quell’immenso blu fino alle tre e mezzo di notte, dopodiché andarono a coricarsi entrambi, piuttosto allarmati dalle imminenti lezioni mattutine.
 
I due coinquilini, contro ogni aspettativa, se la gestivano bene.
Kei, soprattutto, era riuscito ad entrare in armonia con qualcun altro che non fosse Yamaguchi.
La burberità e l’asprezza di Kei erano bilanciati dall’esuberanza e l’allegria di Kuroo.
Insomma, per quanto fossero opposti, stranamente andavano d’accordo.
Col tempo iniziarono anche a diventare intimi, nel senso che, i loro discorsi iniziarono ad estendersi andando oltre i loro studi e qualche interesse ed iniziando ad inglobare anche la sfera personale.
Delle volte capitava che spesso e volentieri pranzassero o cenassero volontariamente assieme. Era una di quelle compagnie, una di quelle accoppiate, che stanno bene anche se c’è silenzio.
Non era necessario riempiere dei vuoti, si stava bene comunque.
Si discuteva certo, il più delle volte c’erano duri scontri tra due teste calde che non avevano voglia di cedere, ma spesso c’era confronto, scambio di idee, crescita personale e non solo.
Una di quelle amicizie che sembrano essere frutto di anni e anni di crescita…e invece.
Era bastato davvero poco affinché potessero iniziare ad andare d’accordo, e a nessuno dei due dispiaceva.
 
Ed era durante quei giorni che, distrattamente, Kei notò Kuroo incontrarsi più di una volta con una ragazza. Non che fosse turbato dalla cosa, ma era strano semplicemente perché non aveva mai visto quella ragazza prima di quegli ultimi giorni.
Così, la sera stessa, incuriosito, chiese se stesse frequentando qualcuna.
Kuroo sogghignò, chiese scherzosamente se Kei non fosse geloso e continuò raccontando che non era nulla di che, una delle solite uscite che durava non più di qualche settimana.
Kei rimase piuttosto perplesso, anche se forse se lo sarebbe dovuto aspettare qualcosa del genere. Tuttavia, siccome l’argomento era stato tirato in ballo, Kuroo, anch’egli incuriosito, chiese se Kei stesse frequentando qualcuna.
Kei, con tutta l’onestà e la schiettezza del mondo, rispose che in realtà non aveva nemmeno mai provato come fosse frequentare una ragazza. Non aveva esperienza.
Non che lo facesse volontariamente, aveva ricevuto più di una volta inviti ad uscire ma semplicemente non gli interessava nessuna.
Le ragazze, in generale, non l’avevano mai particolarmente stupito.
Non le trovava interessanti o tantomeno alla sua altezza, le vedeva solo come un impiccio.
Nemmeno ci aveva fatto caso con quanta leggerezza avesse detto quelle cose, per quanto fossero naturali.
Kuroo invece, con gli occhi sbarrati, chiese ridacchiando se Kei non fosse gay.
Quando Kei si sentì porre questa domanda istintivamente arrossì, non seppe perché, in realtà nessuno e nemmeno lui stesso glielo avevano chiesto o comunque fatto notare.
Di scatto rispose che non era ovviamente così, anche se la cosa lo lasciò leggermente turbato.
Insomma, aveva sempre dato per scontato di essere etero, perché mai avrebbe dovuto pensare il contrario?
Eppure, ora che ci rifletteva, il rifiuto della donna era forse… un po’ troppo categorico?
Decise, tuttavia, di non farsi prendere dal panico, di mettere via certi pensieri e di far bruciare Kuroo all’inferno per averlo urtato così tanto.
   
 
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