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Autore: autopilot_    18/04/2016    2 recensioni
«Che ne hai fatto del tutti quanti mentono?»
«Stavo mentendo anche io.»
--
Luke sta bene, il suo problema è la mancanza di felicità.
Per questo vivere in un mondo in cui tutto è in bianco e nero fin quando non si incrocia lo sguardo della propria anima gemella è difficile per lui.
Soprattutto perché mai guardava le persone negli occhi, un po' per timore di scoprire che nel mondo non ci fosse alcuna persona per lui, un po' per paura di sapere quali colori lo circondavano.
Genere: Angst, Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The sun will set for you
And the shadow of the day
Will embrace the world in gray.

-Shadow of the day, Linkin Park.


✘✘

 

"La smetti?" Sbottò all'improvviso Luke voltandosi verso suo fratello che, per fargli un dispetto, stava continuando imperterrito a picchiettare il dito contro la superficie di legno del loro tavolo.
 

Quando capì che non avrebbe smesso neanche dopo le numerose lamentele e i richiami quasi disperati, Luke nascose il viso nelle sue mani, borbottando parole di disprezzo verso il fratello fastidioso.
 

Non sapeva esattamente il motivo per cui la madre avesse detto a tutti di aspettarla in salotto, per Ben doveva dire qualcosa di importante, per Jack non era nulla di importante.
 

Il fratello minore, invece, aveva un pessimo presentimento, e difficilmente si sbagliava su queste cose.
 

Erano ormai una decina di minuti che i tre stavano aspettando la donna e ad un certo punto a Luke passò per la mente di tornare nella sua camera dove si sarebbe annoiato in un modo quasi confortante.
 

"Se non avete nulla in contrario, io torno sopra." Disse il più giovane alzandosi dalla sedia che fece un rumore fastidioso, come al solito.
 

"La prossima volta però alzala la sedia." Comparve poi sua madre con un'espressione vuota sul viso, Luke era certo di vedere dei solchi più scuri sotto gli occhi, si sedette di nuovo sopra la sedia stando attento a non fare alcun passo falso che potesse far stressare ulteriormente la madre, ultimamente lo era parecchio.
 

"Non voglio mentirvi, neanche a me piace questa idea." Iniziò la donna mentre prendeva posto a capotavola, la situazione stava mettendo Luke sotto pressione e lo dimostrava la sua gamba, che non smetteva un attimo di muoversi.
 

"Ho trovato un nuovo lavoro, il problema è che è a quattro ore dalla nostra città, quindi, avevo pensato di-"
 

"Se hai intenzione di traslocare, io sono completamente contro." La interruppe Ben, che tra i tre era il più grande e quindi più affezionato a quella casa, tuttavia la madre sospirò scuotendo la testa e ricominciando a parlare.
 

"Infatti non ho detto questo." Gli fece notare la donna guardando verso le unghie colorate di un colore non troppo scuro, dopo continuò a parlare con un filo di tristezza nella voce.
 

"Quindi l'unica idea che mi è passata per la mente è stata quella di stare lì per un periodo, visto che ero più che sicura di non riuscire a convincere tutti e tre." Giunse poi alla conclusione Liz, parlava con un filo di voce lasciando così far trapelare le sue emozioni.
 

Luke non era felice di questa sua scelta.
 

Lui aveva solo diciassette anni, non voleva stare senza la sua mamma, e non si vergognava affatto ad ammetterlo, aveva capito che non c'era nulla di male a farlo.
 

Non che restare solo con i suoi fratelli maggiori gli dispiacesse, ma poteva già vedere la sua vita cambiare radicalmente, lui aveva ancora bisogno dell'affetto di uno dei suoi genitori, Ben e Jack di certo non potevano sostituirlo.
 

C'era ancora silenzio nella stanza, fino a quando Jack non prese parola "ogni quanto tornerai a casa?"
 

Il più giovane non voleva sapere la risposta, qualsiasi essa fosse non gli sarebbe piaciuta affatto. Cercò tuttavia di restare seduto in modo corretto, tenendo le mani saldamente strette in due pugni per cercare di concentrarsi su qualsiasi altra cosa non comprendesse la tristezza che provava chiunque nella stanza.
 

"Non lo so ancora, ma oramai siete grandi, sapete cosa è giusto e cosa è sbagliato, quindi non faccio fatica a credere che sappiate già come andranno a finire le cose se non accetto il posto di lavoro."
 

A quel punto si creò un dibattito tra madre e figli, ovviamente Luke se ne stava in silenzio ad ascoltare Ben che diceva di voler smettere di andare a scuola per poter iniziare a lavorare, Jack invece sosteneva di poter chiedere un aumento poiché nel suo lavoro era abbastanza bravo.
 

Ma Luke sapeva già che sua madre aveva deciso, lei voleva solo il bene dei suoi figli e in nessun modo potevano convincerla a lasciar perdere.
 

Il minore si alzò dalla sedia rumorosamente, facendo si che tutti si voltassero verso di lui con curiosità.
 

"Devo finire di fare i compiti, domani ho una verifica importante..." tutti gli altri rimasero in silenzio, i suoi fratelli lo guardavano arrabbiati, stavano affrontando un argomento difficile e lui pensava a studiare. Prima che Ben potesse urlargli contro, Luke continuò a parlare.
 

"E preferirei parlare da solo con mamma, tanto è impossibile farlo con voi due che non me lo lasciate fare." Dopo aver dato un bacio affettuoso sopra la guancia di sua madre, il ragazzo fece esattamente quel che doveva fare, ovvero finire di studiare.
 

Era strano come in realtà Luke fosse diverso una volta oltrepassata la soglia di casa, con la sua famiglia sapeva esattamente cosa dire o fare, era anche piuttosto esuberante e non stava mai zitto, il suo atteggiamento irritava quasi Ben e Jack, che al contrario suo erano tranquilli, o almeno quando non erano insieme.
 

Mentre quando era da qualche altra parte la sua personalità cambiava totalmente.
 

Diventava timido, introverso, camminava sempre a testa bassa o per lo più si limitava a non guardare negli occhi nessuno, temeva di vedere la persona giusta in mezzo a quelle persone così noiosamente comuni.
 

Sapeva che chiedere di trovare quella che definivano come anima gemella era già troppo, se poi la si voleva addirittura priva di imperfezioni era praticamente irrealizzabile come cosa.
 

Qualche volta si chiedeva come sarebbe stato trovare all'improvviso dei colori sbiaditi solo dopo aver incrociato, magari per sbaglio, lo sguardo di qualcuno.
 

Magari neanche te ne accorgi di averlo fatto, provi a cercare la causa del tuo improvviso modo di vedere il mondo e non riuscirai mai a trovarlo, tornando così a vedere ogni cosa dello stesso identico colore spento.
 

Tutti sapevano il nome dei colori, nonostante non riuscissero a vederli.
 

C'erano il rosso, il giallo, il verde e tanti altri, c'è anche chi sostiene che esistano tantissimi colori ai quali non è stato dato neanche un nome.
 

Ma alla fine non importava così tanto a Luke, perché nessuno sapeva distinguerli ed era inutile sapere semplicemente il nome.
 

Guardandosi allo specchio vedeva che il colore dei suoi occhi era piuttosto chiaro, ma non sapeva esattamente quale nome avesse quel colore, sua madre però lo sapeva e tante volte aveva dovuto ripeterglielo, ma il nome era troppo strano per ricordarlo.
 


✘✘

 

Quella notte stessa Luke aveva già programmato tutto, sapeva quali parole dire alla madre anche se un po' si sentiva dalla parte del torto, stava forse cercando di convincerla a rimanere in casa rischiando poi qualcosa di peggio?
 

Mentre camminava con passo felpato lungo il corridoio stava pensando a quello che avrebbe dovuto fare, non voleva stare senza la persona che teneva unita tutta la famiglia, ma allo stesso tempo sapeva che avrebbero finito per restare senza casa, il solo pensiero lo terrorizzava.
 

Restò fermo davanti la porta della camera dei suoi genitori, dove probabilmente Liz stava già dormendo, infatti Luke pensò più volte di girare i tacchi e andarsene.
 

Invece aprì silenziosamente la porta, vedendo la sagoma di sua madre che se ne stava rannicchiata quasi a stringere l'altro cuscino.
 

In quel momento il ragazzo capì che il vero motivo per cui aveva accettato quel lavoro era per stare un po' lontana da quella casa, che le ricordava troppo gli anni che aveva passato con suo marito.
 

Allora Luke si avvicinò a piccoli passi verso il letto, infilandosi sotto le coperte e oramai sapeva che sua madre lo aveva sentito, da sempre era una persona con il sonno leggero.
 

Certo, un ragazzo di diciassette anni che nel mezzo della notte sgattaiolava nel letto con sua madre poteva sembrare una cosa infantile, ma appena gli tornavano in mente le parole del suo unico amico, se così poteva definirlo, sapeva che non era affatto una cosa infantile.
 

Infatti, il suo "amico", Michael, non aveva più una madre, era andata via quando era solo un bambino, e molte volte vorrebbe poterla abbracciare, ma sa che non è possibile.
 

Quindi Luke si riteneva molto fortunato ad averla, e spesso gli piaceva dimostrarlo.
 

"Come ai vecchi tempi?" Chiese la donna con un tono di voce basso, dando però ancora le spalle a suo figlio, probabilmente era ancora mezza addormentata nonostante fosse sempre riuscita a svegliarsi in un batter d'occhio.
 

"Magari un giorno potrei pentirmi di non averlo fatto quando ne avevo la possibilità." Luke sperava che la madre non pensasse che quelle parole erano rivolte a lei con cattiveria, magari poteva pensare che il figlio si stesse riferendo al rapporto che c'erano tra lei e suo marito.
 

Ma dopo Luke si rese conto che sua madre aveva trascorso con l'uomo che ama ogni singola esperienza, non pentendosene mai, quindi quelle parole sapeva che non avevano alcun significato particolare, o almeno, non erano dette con cattiveria.
 

"Non starò via per sempre, ma sai anche che non posso pretendere subito di tornare a casa ogni settimana." Lo sapeva bene il giovane, tuttavia non riusciva a non pensare che anche suo padre aveva detto più o meno la stessa cosa, e non era mai rientrato a casa.
 

Luke sentì subito un groppo in gola al solo pensiero di perdere sua madre.
 

Tuttavia annuì soltanto, ignorando quella fastidiosa sensazione.
 

Dopo poco si sentì un sospiro pesante, e la donna si addormentò di nuovo, senza voltarsi neanche una volta verso suo figlio, che avrebbe tanto voluto dirgli tutto ciò che aveva pensato durante il breve tragitto.
 

Si alzò quindi furtivamente, stando attento a non svegliarla di nuovo e riuscì in poco tempo ad andare in salotto, dove si sedette sul divano.
 

La stanza era illuminata soltanto da una piccola lampada da tavolo che qualche anno prima sua madre aveva comprato in un negozio di antiquariato, la trovava davvero bella, ma la sua luce dava fastidio agli occhi di Luke.
 

Ma non poteva spegnerla o sarebbe rimasto al buio, quindi restò seduto sopra il divano, nascondendo il viso nelle mani coperte per intero dalla maglia del pigiama caldo e sbuffò lievemente, tutta quella situazione lo metteva sotto pressione.
 

Non sapeva per quanto tempo fosse rimasto a contemplare, ma quando rischiò di cadere a terra perché mezzo addormentato, ora la stanza era illuminata dalla luce del sole che stava spuntando.
 

Ricordò poi che era giovedì, quindi sarebbe dovuto andare a scuola nonostante avesse dormito pochissimo, inoltre il giorno precedente Michael gli aveva detto che doveva parlargli di una cosa importante, quindi perché no?
 

Diede un'occhiata all'orologio da muro e dopo qualche sforzo riuscì a leggere l'orario, mancavano pochi minuti alle sei e sua madre tra poco si sarebbe svegliata, quindi Luke velocemente si alzò e tornò nella sua camera.
 

Sentì la sveglia di Ben suonare e a maggior ragione si infilò sotto le coperte, fingendo di dormire, anche se suo fratello non sarebbe mai andato a controllare il più giovane. Luke finì per addormentarsi davvero.

 

✘✘

 

Quella stessa mattina Luke era impegnato a prendere appunti di storia quando Michael iniziò a picchiettargli con insistenza il braccio, non otteneva però l'attenzione del suo amico.
 

Allora si avvicinò al suo orecchio, dove iniziò a parlare con tono di voce basso.
"Non sono più single."

 

Luke a quel punto si voltò di scatto verso di lui con un'espressione sorpresa ma allo stesso tempo spaventata.
 

Aveva paura che ora fosse dimenticato dal suo amico, che la loro amicizia passasse in secondo piano perché, a parte il fatto di avere una persona accanto, il legame tra loro non era dei più solidi, semplicemente si parlavano e qualche volta uscivano assieme.
 

Stava per chiedergli se pensasse fosse quella giusta ma lo precedette.
"No." E scosse la testa.

 

Luke roteò gli occhi al soffitto perché non poteva essere amore vero tra Michael e chiunque fosse la sfortunata ragazza.
 

"Non è detto che devo iniziare a vedere il mondo a colori per sapere se quella è o no la persona giusta, io mi trovo benissimo con lui, Luke, e non credo che cambiare la visione del mondo serva a molto."
 

Un attimo.
 

Lui?
 

"Clifford, vedo che ha molta voglia di ripetere i precedenti capitoli di storia assegnati, perché non li ripete a tutti e non solo ad Hemmings?" Interruppe quel loro discorso la professoressa che sembrava davvero molto infuriata per quelle quattro parole che i due ragazzi si erano scambiati. 
 

Mentre Michael era impegnato a parlare con la professoressa di quanto i Romani non sapessero governare decentemente il loro impero, Luke stava pensando alle parole del suo amico.
 

Aveva detto che si trovava bene con lui, aveva parlato al maschile, non poteva essersi sbagliato, era assolutamente improbabile.
 

A lui non importava se Michael si stesse frequentando con un altro ragazzo, ma non poteva fare a meno di pensare ad alcune spiacevoli conseguenze.
 

Ad esempio, valeva lo stesso discorso dei colori? Se un uomo scoprisse di amare un altro uomo, oppure una donna e un'altra donna, riuscirebbero comunque a vedere i colori? O non avrebbero mai visto nulla perché appunto amare una persona del tuo stesso sesso è sbagliato?
 

Avrebbe dovuto chiederlo alla madre, ma non era sicuro che lei sapesse la risposta, forse doveva scoprirlo da solo, ma non era certo di provare attrazione per i ragazzi anzi, ne era sicuro.
 

Prima però doveva chiedere più informazioni a Michael, poteva anche aver capito male, Luke.
 

Quindi un po' impaziente aspettò che l'ora di storia finisse e appena suonò la campanella si voltò verso il ragazzo dai capelli scuri con un'espressione curiosa e un sorriso furbo.
 

"Come si chiama il fortunato?" Chiese Luke seguendo Michael che si stava alzando dal suo posto, restò appiccicato a lui per assicurarsi di sentire bene il nome ma non ottenne risposta.
 

"Mike? Me lo dici?" Iniziò a stressarlo tirandogli un lembo della maglia per attirare la sua attenzione, Michael sembrava piuttosto a disagio.
 

"Luke, non so se è una cosa giusta o sbagliata provare attrazione per un ragazzo, per favore non iniziare anche tu."
 

Inutile dire che il ragazzo dagli occhi chiari ci rimase male.
 

"Che ne dici di uscire stasera? Così posso presentartelo, non so come descrivertelo."
 

A quel punto Luke annuì in fretta neanche pensando un attimo ai piani che probabilmente aveva programmato per quella sera.
 

Uno dei suoi più grandi difetti era appunto quello di schedare ogni minima cosa e se per caso il suo programma saltava andava in preda al panico.
 

Ma forse sarebbe riuscito a trovare un po' di tempo, avrebbe potuto disdire in ogni caso.
 

"Andiamo a giocare a bowling, ti fai dare un passaggio da tua madre? Non voglio che prendi l'autobus di sera."
 

"Sembri tu mia madre comportandoti in questo modo." Constatò Luke mentre gli sfuggiva una lieve risata, non riuscendo a vedere lo sguardo fulminante che gli stava rivolgendo Michael.
 

"Ed è più grande di me." Continuò Michael per far zittire Luke, ci riuscì benissimo poiché il ragazzo di voltò verso di lui scioccato.
 

"Ha quasi vent'anni." Luke restò ancora una volta sorpreso, certamente in futuro tre anni di differenza non sarebbero stati molti, ma Michael ne aveva solo diciassette e ne dimostrava anche di meno, come poteva stare insieme ad un ragazzo più grande? 
 

Per tutto il giorno non parlarono più di quella storia, ma cominciarono a fantasticare sul colore dello schifosissimo purè di patate che mangiavano quasi tutti i giorni nella mensa della loro scuola, Michael diceva che i capelli di Luke erano dello stesso colore, lui invece paragonava quelli di Michael al bidone dei rifiuti, quello stesso giorno scoprì anche che Michael i capelli li aveva tinti di un colore più scuro anni prima.
 

✘✘


 

Ecco che mi ritrovo a scusarmi con i vari skip times (✘✘) e per
gli errori di battitura sicuramente presenti, ma non posso rileggere
quello che scrivo o finisco per eliminare tutto..

Comunque, nel prossimo capitolo (già su wattpad) succederà
qualcosa di interessante che renderà la vita di Luke un tantino
movimentata. Non vedo l'ora di scrivere altro per poter finalmente
arrivare al punto che preferisco (non smut, sia chiaro!!).

Enjoy, mi hanno fatto piacere le recensioni positive e spero
rimangano tali!

   
 
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