Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: VikaSnegu    18/04/2016    3 recensioni
« Hai paura di me. »
Un’altra affermazione.
« No. »
Questa volta il suo tono è deciso.
« Dovrei? »
Draega inarca un sopracciglio, sorridendogli con aria di sfida.
Questa è la mia prima FF. Siate clementi! E' nel contesto Modern!AU,ispirata a due personaggi del GdR "As We Sin,So Do We Suffer ". Spero vi piaccia!
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Ramsay Bolton
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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                                    And you were worried about me ?
 
« Sei sicura, Drae? »

L’inquietudine e la preoccupazione presenti nel tono di voce di Robb Stark fanno sorridere Draega, mentre infila nella propria borsa una vecchia maglia sformata, nera con un grosso drago a tre teste stampato sul davanti, nel proprio borsone. Crede di aver ormai recuperato tutto, ma non sarebbe neanche un problema se lasciasse qualcosa a casa di Robb; non crede che riuscirà a trascorrere più di qualche giorno a casa propria con Viserys, ma Rhaenys aveva insistito così tanto per farla tornare che la giovane Targaryen non era riuscita a dire no alla propria gemella.

« Sicurissima. Le mie sorelle hanno bisogno che torni e so come tenere a bada Viserys. »

Una mezza verità. Nonostante Draega fra le tre gemelle sia quella che ha maggiormente tentato di imporsi  sul fratello maggiore, di ribellarsi alle sue prepotenze, neanche lei è realmente in grado di prevalere, finendo semplicemente per discutere animatamente con il maggiore dei Targaryen, liti che delle volte sfociano nella violenza. Robb lo sa perfettamente. E’ per questo che le aveva chiesto di passare qualche giorno da lui ed è per questo che ora sul suo volto è presente quell’espressione corrucciata: teme che possa succederle qualcosa, che Viserys possa farle del male. E’ un buon amico, Robb Stark, o almeno è questa l’impressione che le ha dato dal primo momento in cui lo ha incrociato, settimane addietro.

« Non è un problema se vuoi restare di più. Arya ti adora e mia madre non darà problemi. »

Immagina di no, considerato che Mrs. Stark preferisce di gran lunga la sua presenza a quella di Jon, il figlio illegittimo di suo marito. Nei giorni trascorsi lì, i pochi che il giovane ragazzo, in licenza dall’Accademia militare, è stato presente, alla Targaryen è bastato un solo sguardo di Catelyn Stark per comprendere tutto il suo disprezzo.

« Robb, sta’ tranquillo. »

Tenta di rassicurarlo con un semplice sorriso, trascinandosi a fatica il pesante borsone alle spalle. Lo Stark non è ancora propriamente convinto, lo si deduce dalla sua espressione seria, ciò nonostante, egli si rassegna, afferrando il borsone e caricandoselo in spalla, senza alcuna difficoltà.

 
[ … ]

 
E’ praticamente impossibile infilare la sua sacca nel suo poco capiente armadietto. Ci ha provato, per almeno dieci minuti, prima che lo Stark, sempre più rassegnato a causa della testardaggine della giovane, decidesse di prendere in mano la situazione, ormai ridicola, e portare nuovamente la borsa nella sua auto, proprio come egli stesso, saggiamente, le aveva consigliato prima che scendessero dal veicolo per dirigersi nell’edificio scolastico.

« Drae ciao! »

La voce squillante di Domeric raggiunge i suoi timpani costringendola ad interrompere ciò che stava facendo, ovvero assolutamente nulla, se non osservare il proprio riflesso nel piccolo specchio agganciato allo sportello del suo armadietto.

« Ti ho portato il pranzo! Ieri ho preparato le lasagne per Rammy ma non è rincasato. »

Dice con un tono misto fra ansia e puro terrore. Evidentemente, il maggiore dei Bolton teme che il proprio fratellino si sia messo nei guai. Cosa decisamente plausibile, conoscendo il soggetto. Ma per qualche strano motivo quei pensiero inquieta anche lei.

« So che il cibo della mensa non ti piace, quindi ho pensato di portarle a te. C’è anche un pezzo di torta alle ciliegie, la tua preferita! »

Dolce, adorabile Domeric. Delle volte si domanda come sia possibile che quel giovane sia così solo. E’ premuroso ed affettuoso, calmo e pacato, intelligente, nonostante delle volte risulti piuttosto ingenuo a causa della sua eccessiva bontà. Gli sorride, prendendo dalle sue mani il contenitore, confezionato proprio come farebbe una madre per il suo bambino.

« Non hai provato a chiamare tuo fratello? »

« Si. Ma quando esce lascia sempre il cellulare a casa, per evitare che qualcuno lo disturbi. »

Doveva immaginarlo. Domeric è così apprensivo nei confronti di Ramsay che quest’ultimo utilizza il suo ingegno per architettare i migliori stratagemmi onde evitare che il maggiore lo travolga con le sue preoccupazioni, delle volte eccessive, altre volte decisamente lecite.

« Hai parlato con Myranda? »

Lei non lo ha mai fatto. Per qualche strano motivo non nutre particolare simpatia nei confronti della Royce, dunque non ha mai provato il desiderio di approcciarsi a lei. Domeric si rabbuia, abbassando il capo, come se qualcosa lo imbarazzasse.

« Dom?! »

« No. Ogni volta che parlo con lei mi prende in giro, mi chiama verginello o senza palle. L’ultima volta che mi sono avvicinato a lei per chiederle di Rammy mi ha ingannato e rinchiuso nello spogliatoio dei maschi per tutta la notte. »

Può figurarselo perfettamente il povero Domeric costretto a trascorrere la notte solo e al buio per colpa di Myranda, che di certo avrà colto l’occasione per mettersi in mostra agli occhi di Ramsay. Scuote il capo, Draega, contrariata dalla decisione che lei stessa sta per prendere. E’ inutile ripetersi che non dovrebbe farsi coinvolgere; la Targaryen non ascolta mai la parte più ragionevole di sé.

« Le parlerò io a pranzo. In ogni caso non preoccuparti, probabilmente Ramsay ha trascorso la notte a sbronzarsi e quando tornerai a casa sarà lì, collassato nel suo letto. »

Non sarebbe la prima volta che capita, da ciò che Domeric stesso le ha raccontato durante i loro incontri, sempre più frequenti. Dopo la prima volta, nell’ultima settimana Draega ha trascorso spesso i pomeriggi a casa Bolton per studiare, quando in realtà sono sempre finiti a far altro, perdere tempo nei più svariati modi. Il suo interesse, la sua curiosità nei confronti di Ramsay non ha smesso di aumentare e, fortunatamente, fra i due le cose non sembrano andare così male. Almeno le loro sporadiche discussioni nascono e muoiono sul momento. Si congeda dal maggiore dei Bolton con un frettoloso bacio sulla guancia, allontanandosi in direzione dell’aula di chimica. Ancora non è certa che parlare con Myranda sia una buona idea, ma non vuole neanche trascorrere la giornata a preoccuparsi per Ramsay Bolton.

 
[ … ]


« Posso parlarti? »

Lo sguardo che Myranda le riserva è colma di astio e Draega deve far appello a tutta la sua poca pazienza per non saltarle al collo e sforzarsi di sorriderle. Le si avvicina di qualche altro passo, mentre la Royce è intenta ad accendersi una sigaretta, accomodata su una panchina del cortile della scuola, semi – deserto. La maggior parte degli studenti sono dell’aula mensa a consumare il loro pranzo, cosa che dovrebbe fare anche la Targaryen invece di immischiarsi in situazioni che non la riguardano affatto. Myranda non le risponde, limitandosi a distogliere lo sguardo dalla figura di Draega e sbuffare.

« Dov’è Ramsay? »

Le chiede, pazientemente e pacatamente. Ella continua ad ignorarla, aspirando dalla sua sigaretta, come se fosse da sola, in un suo momento di relax. La Targaryen fa un ulteriore passo in avanti. Non accetta di venir ignorata da quella ragazza.

« Ti ho fatto una domanda. Dov’è Ramsay? »

Ripete, questa volta con maggiore decisione. La Royce solleva lo sguardo e allo stesso tempo le sopracciglia scure, osservando nella sua interezza la figura minuta di Draega. Se per qualche motivo dovessero ingaggiare una rissa, la Targaryen partirebbe enormemente svantaggiata, ciò nonostante non si lascerebbe scoraggiare, a costo di rincasare sanguinante e dolorante.

« Perché ti interessa? »

La voce di Myranda è ancor più sgradevole di quanto la ragazza potesse immaginare in precedenza. Prende un lungo respiro, nonostante la sua pazienza sia quasi totalmente esaurita.

« Non è tornato a casa, stanotte. Domeric è preoccupato. »

« Oh, Mr. Frigno è preoccupato per il fratellino? Ed è venuto a piagnucolare da te? Non ha il coraggio per venirmi a parlare di persona? »

Draega stringe istintivamente i piccoli pugni, distogliendo lo sguardo dal volto di Myranda, e soprattutto dal sorriso sgradevole che ha preso forma su di esso.

« Se sai dov’è dimmelo. »

« Perché dovrebbe riguardarti? Solo perché ci hai scambiato due parole credi di valere qualcosa per lui? »

In quel momento è quasi chiaro quale sia il reale stato d’animo della Royce. E’ gelosa. Quel pensiero la diverte, ciò nonostante non può soffermarsi più di tanto sulla soddisfazione che quella consapevolezza le reca. Non vuole trattenersi oltre con quella ragazza.

« Non mi importa di valere qualcosa per lui, di certo non quanto importa a te. Ti ho solo chiesto dov’è e se qualcosa di lui ti importa dovresti dirmelo. Sai cosa succederebbe se suo padre sapesse che è introvabile, o peggio, se avesse combinato qualche guaio? »

Certo che lo sa. Chiunque abbia trascorso anche solo qualche ora in casa Bolton può facilmente rendersi conto del rapporto che Roose Bolton, il glaciale avvocato, ha con i suoi figli, in particolar modo con Ramsay. Delle volte non si preoccupa neanche di nascondere il disprezzo che avverte nei confronti dell’illegittimo mentre egli, dal suo canto, non fa altro se non ricercare l’approvazione di suo padre, inutilmente. L’espressione presente sul volto della Royce è rabbiosa. Evidentemente sa che Draega ha ragione e non può far altro se non accontentarla, seppur controvoglia.

« Ieri sera l’ho raggiunto al Fondo delle Pulci ma per poco. Era totalmente ubriaco e mi ha mandato via. »

E’ palese lo sforzo che Myranda impiega per pronunciare quelle parole. Non voleva che Draega fosse a conoscenza del trattamento riservatole da Ramsay e degli evidenti problemi presenti nel loro rapporto.

« C’è un bar lì dove si può bere e fare rissa senza che nessuno crei problemi. Quando me ne sono andata era ancora lì e immagino ci abbia trascorso tutta la notte, finché non avrà trovato qualcuno abbastanza forte da atterrarlo. »

Perplessa, Draega china il capo di lato. Cosa spinge Ramsay a recarsi in un posto del genere?

« Ed è ancora lì? »

« No. E’ tornato a casa poco fa. »

La Targaryen non le da il tempo di terminare la propria frase, prima di congedarsi, con una certa fretta. Deve essere pazzo. Pazzo ed incosciente. Per recarsi in posti di quel tipo, rischiando finire nei guai o peggio? Dovrebbe sentirsi rassicurata. Ramsay è a casa. Dovrebbe correre ad avvertire Domeric e dirgli che tutto è sistemato, apparentemente. Ciò nonostante, le sue gambe sembrano decidere da sole di condurla fuori dall’edificio scolastico. Non sa per quale motivo voglia recarsi a casa Bolton, non sa neanche se le parole di Myranda corrispondono alla verità. Potrebbe averle mentito, per il semplice gusto di farlo e non farle sapere dove il ragazzo sia in realtà. Eppure, Draega non si ferma, decisa ad andare fino in fondo a quella storia e, soprattutto, ad assicurarsi che Ramsay sia a casa, tutto intero. Non è mai stata a Fondo delle Pulci, ma ha sentito delle storie sul quartiere più malfamato della capitale. Lotte clandestine, persone disperse e mai ritrovate, omicidi, risse, stupri. Immagina che sia il posto perfetto per chi non ha intenzione di farsi rintracciare. Non comprende neanche perché sia così preoccupata per lui. Si mette volontariamente in quelle situazioni, senza curarsi delle conseguenze, perché dovrebbe farlo lei? E’ uno stupido, il più grosso che abbia mai conosciuto. Affretta il passo, ritrovandosi dopo soli dieci minuti di fronte all’imponente facciata di casa Bolton, non perdendo neanche un secondo ad osservarla. Bussa con insistenza, suonando nel contempo il campanello, finché la porta non si apre, mostrando la malandata figura di Ramsay.

« Ah ecco. Ora si che sei stupendo. »

Gli dice, ironicamente, nonostante il suo tono non sia affatto scherzoso. Con prepotenza oltrepassa la soglia, senza tener conto dello sguardo attonito del Bolton, che evidentemente non si aspettava di ricevere una visita, di certo non da lei.

« Drae, che ci fai qui? »

Le chiede, richiudendosi la porta alle spalle. La Targaryen si arresta al centro della stanza, l’ampia entrata dell’abitazione, volgendosi in direzione di Ramsay ed osservandolo contrariata. Un occhio semi – chiuso, la pelle che lo circonda dalle sfumature violacee, un taglio ancora sanguinante sul sopracciglio destro, sulla guancia dello stesso lato. All’angolo della bocca cola una sottile striscia di sangue e, in dose più copiosa, anche da alcuni tagli presenti sulla sua mano destra. Non è di certo messo bene ed è il suo aspetto malconcio a convincerla a non avanzare nella sua direzione e prenderle a schiaffi, per averla fatta preoccupare.

« Tuo fratello mi ha detto che non sei tornato a casa, stanotte. E ora capisco il perché. »

Non ha mai utilizzato con nessuno quel tono di rimprovero, difatti, sorprende perfino se stessa, mentre distoglie lo sguardo dal volto di lui, addentrandosi nell’abitazione.
Sul bancone della cucina è scompostamente abbandonato un canovaccio umido e grondante di sangue, insieme ad un flacone di acqua ossigenata ed alcune garze.

« Sei diventato un medico, adesso? Ti curi da solo? »

Potrebbe quasi sembrare che stia parlando da sola, almeno finché non ode alle sue spalle i passi di Ramsay, che a sua volta entra nella stanza, incrociando le braccia al petto, come al solito scoperto. E’ ancora guardingo, difatti la osserva sospettoso, quasi come se la sua presenza lì sia un semplice trucco ed ella possa sparire da un momento all’altro dalla sua vista.

« Dovresti andare in ospedale. »

Gli dice, ancora prima che egli possa rispondere alle sue precedenti domande. Sembra quasi che non sia Draega a parlare, non si riconosce. Non ha mai tenuto molto conto dell’incolumità altrui, mentre in quel momento riesce a malapena ad osservare il volto martoriato del Bolton. Egli si accomoda su uno degli sgabelli, guardandola come se avesse appena imprecato.

« In ospedale per due taglietti ed un occhio nero? Mi hai preso per un bambino, Targaryen? »

Tipico di lui sminuire la situazione. Draega sbuffa, alzando gli occhi al cielo. Anche rimproverarlo sembra inutile, dunque si limita a recuperare il canovaccio ed inumidirlo maggiormente con l’acqua ossigenata, avvicinandosi poi al volto di lui. Evidentemente non si aspettava un gesto del genere. Con sorpresa egli sgrana l’unico occhio che è capace di aprire interamente, tuttavia non protesta, permettendo alla ragazza di picchiettare gentilmente lo strofinaccio sul taglio presente sul sopracciglio.

« Deve essere davvero divertente uscire per combinarsi in questo stato. »

Afferma, sarcasticamente. Si sente molto più rilassata adesso che Ramsay è lì, di fronte a lei, nonostante non sia propriamente in un ottimo stato. Nulla di esageratamente grave, almeno. Continua a disinfettare le ferite sul suo volto, facendo attenzione al suo più minimo cambio di espressione. Non vuole di certo recargli ulteriore dolore con i suoi gesti.

« Non mi hai ancora detto perché sei qui. »

« Te l’ho detto. Tuo fratello era preoccupato per te. »

Non è propriamente una risposta alla domanda che Ramsay le ha posto. Perché è lì? Non lo sa neanche lei di preciso. Si è semplicemente preoccupata per lui e voleva assicurarsi che stesse bene, ancora prima di rassicurare Domeric. Con cautela afferra la sua mano destra, osservando la gravità dei danni riportati. Nulla di rotto, sembrerebbe, ha solo le nocche sbucciate, probabilmente a causa dei colpi sferrati.

« Sei brava. »

Le dice, divertito, nonostante non ci sia nulla di buffo in quella situazione. Lo sguardo del Bolton non si distacca per un secondo dal volto di lei, come se la stesse studiando. Non sembra contrariato, anzi, le sue labbra carnose sono incurvate verso l’alto.

« Lo hai già fatto prima. »

La sua non è una domanda, bensì una constatazione, giusta tra l’altro. Durante le sue liti con Viserys non ha mai riportati danni gravi e neanche tagli di quel tipo. Lividi, più che altro, nulla che un po’ di ghiaccio non potesse risolvere.

« E tu? Hai già fatto stronzate del genere? »

Conosce già la risposta, che ovviamente è affermativa. Non lo conosce da molto, eppure non è difficile comprendere che Ramsay è decisamente impulsivo, imprevedibile, incosciente. La Targaryen utilizza la garza per fasciare la mano destra di lui, facendo ben attenzione a non stringere troppo. Non sa che dirgli. Non ha alcun diritto di rimproverarlo. Anche se il Bolton la considerasse sua amica, ella non avrebbe voce in capitolo sulla sua vita. Eppure, non è capace di tacere, non dopo essersi allarmata in quel modo, lasciando addirittura l’edificio scolastico senza alcun preavviso per recarsi da lui.

« Mi provocano, io rispondo. »

Ne sembra anche felice e soddisfatto e Draega deve sforzarsi per non colpirlo a sua volta.

« Non c’era bisogno che venissi fin qui. Domeric si preoccupa ogni volta, questo non vuol dire che devi assecondarlo. Sapeva che sarei tornato. »

« Questo non significa che può evitare di allarmarsi. Ti conosce e non vuole che ti faccia male. »

Sembra più che stia parlando di se stessa, oltre che del maggiore dei Bolton.

« E tu eri preoccupata per me? »

La sua domanda la sorprende. E’ così evidente? Lascia andare la sua mano, ormai completamente fasciata, facendo un passo indietro. Se negasse egli di certo non le crederebbe. Perché sarebbe dovuta recarsi lì di corsa, se non si fosse preoccupata? Incrocia le braccia sotto il seno, cercando inutilmente un modo per uscire da quella scomoda situazione.

« Si. »

Si limita a dire, con serietà, a dispetto del gran sorriso divertito che prende forma sul volto di lui. Decisamente irritante. Sbuffa di nuovo, la ragazza, conscia di aver rivelato fin troppo. Ora che si è assicurata che Ramsay sta bene, più o meno, dovrebbe andarsene, soprattutto dopo la sua ammissione. Tuttavia, resta immobile, a poche spanne dalla figura di lui, osservando il suo viso.

« Non dovresti esserlo. Non c’è nulla di cui preoccuparsi. »

Disse il ragazzo pestato. “

« Non è una cosa che si può controllare, immagino.  »

Inaspettatamente, Ramsay afferra la mano destra di lei con la sua, incrociando il suo sguardo. Sembra quasi che stia cercando di leggerle dentro, di capire cosa ella stia pensando, cosa stia provando. Dal suo canto, la Targaryen avverte semplicemente il cuore tamburellare nel suo petto.

« Grazie. »

Si limita a dire, lasciando poi la presa sulla sua mano. Grazie per cosa? Per essere andata lì? Per essersi preoccupata? O per aver curato le sue ferite? Qualsiasi sia il motivo, la sua gratitudine è decisamente inaspettata.

« Potresti dimostrare la tua gratitudine smettendo di metterti nei casini? »

Sogghignando, Ramsay scuote il capo, sollevandosi dallo sgabello per avvicinarsi al frigorifero, da cui estrae una birra fresca. Come fa ad essersi sbronzato la sera precedente ed avere lo stesso voglia di bere alcolici?

« Allora magari la prossima volta mi porterai con te. Sarò costretta ad essere tua complice. »

Ridacchia a sua volta, allungando una mano verso di lui, che la osserva per qualche istante perplesso, prima di cederle la bottiglia, che prontamente Draega avvicina alle labbra.

« Non credo che Fondo delle Pulci sia un posto adatto a te. »

« Perché? Credi che io non sappia difendermi? »

Domanda, porgendogli nuovamente la birra.

« Perché io dovrei passare la serata ad assicurarmi che tu non ti metta nei guai. »

Solleva le sopracciglia, Draega, indicando poi con un cenno della mano il suo volto malridotto. Qualcosa le suggerisce che Ramsay non le stia dicendo tutto. Forse non vuole che vada con lui per non avere un peso? Per non farsi vedere in sua compagnia? O, magari, anche il Bolton si preoccupa per lei. Perché altrimenti dovrebbe controllare che non si metta nei pasticci?

« Sarebbe il contrario, fidati. »

« Sono curioso di vederti, allora. Sabato? »

Le ha chiesto di uscire. Beh, non proprio. E’ stata lei ad invitarsi, poc’anzi, ma non credeva che Ramsay l’avrebbe presa sul serio. Si morde il labbro inferiore, non appena rammenta il suo impegno. Theon e la sua dannatissima festa di Halloween, il party di cui parla da settimane. Aveva promesso a Robb che ci sarebbe andata, non può tirarsi indietro.

« Questo Sabato non posso. C’è la festa di Halloween dagli Stark. »

« Certo, Stark. Dovevo immaginarlo. »

L’espressione che prende forma sul volto di Ramsay è un misto fra rabbia e delusione. Odia gli Stark, più di tutti Robb e Draega non ha mai realmente compreso il perché. Eppure, quel disprezzo è reciproco. Evidentemente deve esserci stato qualche avvenimento, prima che i Targaryen tornassero in città, a scatenare quell’antipatia così radicata. Non vuole dover scegliere con chi dei due trascorrere il proprio tempo.

« Perché non vieni anche tu? »

« Sei impazzita? Alla festa di quei coglioni? Col cazzo. »

« Non ci saranno solo loro. Non li vedrai nemmeno. »

Gli spiega, come se ciò non fosse già ovvio. Ramsay prende un nuovo sorso di birra, continuando a scuotere il capo, contrariato. Non le sembra di avergli chiesto qualcosa di impossibile o di così terribile. Non le dispiacerebbe che andasse con lei alla festa. D’altronde, apprezza la sua compagnia e il loro rapporto potrebbe quasi essere considerato amichevole.

« Ci sarò io con te. »

Insiste, sperando che almeno in quel modo avrebbe comprendo che non sarebbe rimasto da solo per tutta la sera, ma che ci sarebbe stata lei. L’ultima cosa che desidera è metterlo a disagio. Non gli avrebbe chiesto di accompagnarla, se non fosse certa che insieme si sarebbero potuti divertire.

« Tu? Non passerai la serata con il tuo Robb? »

Ecco lo sdegno. Ecco l’astio. Ecco Ramsay. Basta un nulla, una piccola miccia a far esplodere discussioni fra i due.

« Adesso sei tu che stai facendo il coglione, Ramsay. »

« Sto solo dicendo le cose come stanno. Tu passerai la sera con loro, alla loro festa e io dovrei venire per fare cosa? Per guardarti mentre ti diverti? »

E’ così facile far perdere la pazienza al Bolton e, allo stesso modo, lo è far innervosire Draega che fa un altro passo indietro, cominciando nervosamente a percorrere la stanza.

« No! Verresti per stare con me. Non serve che piazzi scuse per non farlo. Dillo se non hai voglia! »

Lo accusa, additandolo con l’indice della mano destra.

« Non verrò alla stupida festa del tuo stupido amico, Draega, ficcatelo in testa. Mi andrebbe bene se fossimo solo io e te e non in casa Stark. »

« Il tuo astio per Robb è più forte della voglia che hai di passare la serata con me. »

Afferma, convinta delle proprie parole. Non vorrebbe discutere con Ramsay, non per una sciocchezza del genere, ma entrambi sono incapaci di comprendere le ragioni dell’altro e metter così fine alla lite.

« No. Ma questo non significa che sono disposto ad andare alla sua festa. Non dovresti neanche chiedermelo. La questione si chiude qui. Non insistere. »

Il suo tono è freddo, distaccato, come capita ogni qual volta le loro discussioni arrivano a quel punto. Odia quel tipo di situazioni, non sa mai cosa fare. Vorrebbe che Ramsay l’ascoltasse, che facesse ciò che dice ma, allo stesso tempo, non desidera che egli si pieghi al suo volere senza neanche tener conto di cosa in realtà desideri davvero. Sarebbe egoista se pretendesse che il Bolton vada con lei ma, allo stesso tempo, lui in quel modo dimostra di tenere a lei davvero poco, se non è disposto a metter da parte il suo disprezzo per Robb e trascorrere una piacevole serata in sua compagnia.

« Come vuoi. Divertiti mentre ti fai prendere a pugni. »

Gli dice semplicemente, non riuscendo a nascondere la sua delusione. Ancor prima ch’egli possa risponderle, Draega esce dalla cucina, dirigendosi verso l’uscita di casa Bolton.

« Draega--- »

Non si ferma neanche udendo il richiamo di Ramsay, che le giunge dalla cucina. Resta sui suoi passi, uscendo dall’abitazione richiudendosi rumorosamente la porta alle spalle. Se ne pente nell’esatto momento in cui la suola delle sue scarpe calpesta il vialetto della villa, ma non può di certo tornare indietro; il suo orgoglio glielo impedisce categoricamente. Inoltre, perché dovrebbe essere lei a piegarsi? E’ il Bolton ad avere torto. E’ lui a sminuire l’amicizia che sembrava si stesse creando fra i due. Evidentemente, è Draega che ha avuto fin troppo aspettative per quel rapporto. E’ lei ad averci visto più di quanto non ci sia in realtà. 
  
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