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Autore: SagaFrirry    18/04/2016    2 recensioni
Esattamente come per il numero 2, il 3 non era previsto ma alla fine la follia ha avuto la meglio. Il tempo è trascorso e Apollo, colui che ha preso il posto del defunto padre Zeus sulla cima dell'Olimpo, vuole finalmente mettere a tacere le voci che lo definiscono "inadeguato a quel ruolo". Per farlo, seguirà il consiglio della gemella Artemide ed organizzerà una grande sfida fra Dei e loro Campioni. In tutto questo ovviamente verranno coinvolte vecchie conoscenze, nuovi arrivi e personaggi ormai già noti. Una corsa per raggiungere e conquistare la cima del Monte più ambito del mondo Greco, per svelare inganni e sotterfugi e scoprire che l'Olimpo fa gola a molte più persone del previsto! E voi per chi fate il tifo?
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Olympus Chapter'
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XXVII

INDELEBILE

 

Ares e Lucifero, nella stessa stanza, non era mai una cosa buona. Ma in quel caso, i due si ignoravano a vicenda. Mihael li teneva d’occhio, leggendo un libro. Il demone giocherellava con la solita mela, steso sul divanetto a cui ormai si era affezionato.

“Hai per caso una sigaretta?” domandò il Dio della guerra.

“Tieni” rispose Lucifero, offrendogli il pacchetto “Io per un po’ è meglio che le eviti”.

“Cazzo, deve farti male davvero..”.

“Non è il dolore quanto la mancanza di fiato. Attualmente ho un solo polmone funzionante..”.

“Capisco. Grazie, comunque, Satana. Posso chiamarti Saty?”.

“No. Assolutamente no! Scordatelo!”.

“Ok..ok..ad ogni modo..ci terrei a farti sapere che io voglio molto bene a mia sorella Eris e non voglio che soffra”.

“E allora tienila lontana da me”.

“Non credo di poterlo fare”.

Lucifero passò la mela dalla mano alla coda e viceversa, trovando la cosa alquanto stupida e vagamente divertente. Ares fissò la scena perplesso.

“Comprendo l’odio che hai provato” continuò il Dio “Quando mi sono avvicinato a tua sorella Sophia..”.

“Non ti sei avvicinato. Te la sei scopata! Ma è passato un po’ di tempo, non voglio pensarci”.

“Non ferire mia sorella. Non si è mai legata a qualcuno. È la prima volta che la vedo così, e non ne comprendo la ragione. Ma per qualche motivo..è felice accanto a te”.

“Dovrebbe smetterla di esserlo. Inoltre, lei è innamorata di te. Dovresti accontentarla, e la faccenda si risolverebbe, senza che lei abbia a che fare con un coso come me”.

“Stai cercando di irritarmi? Oggi che cerco di fare il gentile con te?”.

“No. Ti sto dicendo la verità. Verità che ho ripetuto più e più volte a tua sorella Eris”.

Con una piroetta, la mela finì in alto e Lucifero allungò il braccio per prenderla al volo ma il dolore alla spalla lo bloccò ed il frutto finì in terra, fra i piedi di Eris.

“Che cosa mi hai ripetuto più e più volte?” domandò lei, raccogliendo la mela e porgendola al demone.

“Di starmi lontano”.

Lei sorrise, sedendosi e sfiorando la fronte del demone disteso, con il dorso della mano.

“Hai preso le medicine che ti ha dato Apollo?” parlò piano “Scotti un po’..”.

“Sì, mammina” prese in giro lui.

“Non fare lo scemo!”.

“Ma io sono scemo”.

Lucifero mostrò la lingua ed Eris scosse la testa, divertita.

“Devo andare a prendermi cura dei miei pronipoti” annunciò poi la Dea “Mi lasci andare?”.

“Io non ti trattengo mica” storse il naso il demone, con entrambe le mani attorno alla sua preziosa mela.

“La coda..”.

Lucifero mosse la testa, notando che effettivamente la coda si era attorcigliata attorno alle gambe di Eris.

“Scusala..” sorrise, ghignando “..si fa prendere dall’entusiasmo”.

“È felice di vedermi?”.

“Può darsi..chi lo sa..”.

Eris scambiò un breve e piccolo bacio con il demone e poi si alzò. Chiamò con sé il fratello, ordinandogli di darle una mano con i vari nipoti, i figli di Arles, che correvano e strillavano per casa. Ares, sospirando, lasciò la stanza e per il corridoio si udì il grido “Nonno Ares!” ed il rumore di piedi di bimbi e gridolini d’entusiasmo. Gli erano quasi tutti saltati addosso per giocare.

“Ma che ti prende?” domando Mihael, fissando il fratello maggiore che a sua volta fissava la mela.

“Perché?” chiese Lucifero.

“Dimmelo tu..”.

“Non mi prende niente. Sono di buon umore. A volte capita..”.

“Hai fatto la treccia ai capelli!?”.

“Sì, uno dei tanti marmocchi della casa ci teneva tanto a farmela..”.

“Ti sei addolcito..”.

“No. Sto solo cercando di ignorare il passato. Questo rende tutto più facile”.

“Se lo dici tu..”.

“Che cerchi di insinuare?”.

“Niente..”.

Lucifero fece per ribattere quando udì qualcuno suonare il piano. Erano note che si interrompevano e poi ricominciavano. Il demone, incuriosito, lasciò la stanza e si avvicinò allo strumento. Davanti ad esso, stava Sophia, la giovane figlia di Arles ed Eleonore.

“Conosco quello sguardo” commentò Lucifero.

“Ah, sì?” mormorò lei, mordendosi il labbro.

“Già. È lo sguardo di chi ha nella testa una musica e vorrebbe suonarla, trovandone le note”.

“Esatto” annuì lei “E non ci riesco! Ho fatto un sogno, stanotte”.

“Davvero? Che genere di sogno?”.

“Assurdo, direi”.

“Racconta..”.

“C’eri anche tu!”.

“Sul serio? E che facevo? Niente di perverso, spero”.

“Cantavi. È c’era una melodia così bella.. Era così bella che la voglio ritrovare!”.

“Cantavo?! E che cosa cantavo?!”.

“Una canzone..romantica”.

“Romantica?! Oh, sì..hai fatto proprio un sogno strano! Ma lascia che ti aiuti”.

Il demone sedette accanto alla ragazza, osservandone i movimenti delle dita sui tasti d’avorio.

“Cantami questa canzone” continuò poi “Vediamo se riesco a coglierne le note”.

“Cantare? Io?” farfugliò Sophia, arrossendo “Ma no! Io..non voglio cantare! Mi vergogno!”.

“Perché ti vergogni?! Di che cosa?!”.

“Perché io ti ho sentito. Ho sentito la canzone per il mio fratellino, per farlo addormentare. Hai una voce..splendida”.

“E tu credi di essere da meno? Suvvia..sei un angelo! Sai che cosa fanno gli angeli tutto il giorno, quando non hanno altre mansioni da svolgere?”.

“No..” ammise la giovane.

“Cantano. Cantano le lodi di loro padre e stanno lì a fissarlo”.

“Davvero?”.

“Sì..”.

Lucifero fissò la ragazza con una strana espressione e poi mimò il gesto di premere il grilletto di una pistola fatta con la mano contro le proprie tempie. Sophia rise.

“Quindi..” ridacchiò lei “..ti sei creato l’inferno per sfuggire alla noia?”.

“No, bambina. Ma..è una storia che zio Miky sarà più che felice di raccontarti. Ora che sei un angelo, non devi sentire certe cose da me. Ah, a proposito..bella aureola”.

“Grazie..la tua com’era?”.

“Non è un argomento di conversazione. E ora su..sono sicuro che canti magnificamente. Coraggio. Vediamo di risolvere la faccenda”.

Sophia prese un paio di respiri, in imbarazzo, poi iniziò a cantare. Era un testo triste, malinconico. Lo sguardo di Lucifero si fece distante e mosse le mani, iniziando a suonare e continuando anche quando la ragazza si zittì.

“È lei!” sorrise la ragazza “Fa proprio così! Anche se io l’ho stonata un po’. Oh, è magnifica! La conosci? Mi sembra di conoscerla da sempre. Come quei carillon che ti regalano da bambini, che riapri dopo anni ed hai un tuffo al cuore. Forse era una ninnananna di quando ero piccina, ma proprio non ricordo”.

“Hai cantato molto bene..”.

“Grazie. E grazie per aver trovato le note. Me le scrivi?”.

“Certo. Io..ti posso dare anche il testo, se vuoi”.

“Ma è una canzone famosa?”.

“No, non direi. Ma la conosco piuttosto bene”.

“Oh. Forse l’ho sentita proprio da te quando ero bambina!”.

“Non credo, Sophia..”.

“Va..tutto bene?”.

“Sì. Ho..bisogno di aria. Mi gira un po’ la testa”.

“Vuoi che usi ancora il mio potere di guarigione?”.

“No. Tranquilla..”.

“Non allontanarti dal portico. Fuori diluvia!”.

Il demone si alzò e camminò lentamente, uscendo all’esterno della casa. Pioveva a dirotto ma non ci fece caso. Anzi..provò quasi liberatorio sentire l’acqua sul viso. Vi fu un tuono ed un lampo. Mihael sobbalzò: che tempo tremendo!

 

“Allora..” iniziò Deathmask “..voi siete due. Noi siamo in..quattordici! I dodici segni, il gemello doppio e il Sacerdote. Facciamo che vi arrendete subito?”.

“Voi siete mortali” non si scompose Apollo “Noi siamo due Dei”.

“Come se questo fosse un problema..”.

“Se vi fa schifo la vita..”.

“Ci sottovaluti? Non te lo consiglio, sai?”.

“Chiacchiere. Solo arroganza umana, ecco quel che siete”.

“Se ti spacco la faccia, allora sì che la vedi la mia arroganza!”.

“Death!” sbottò Kiki “Cerchiamo di non scaldarci troppo. Specie se di fronte hai Apollo..”.

“Insolenti” si stizzì Apollo ed Hermes gli lanciò una strana occhiata.

Le due divinità avevano un ordine e corsero per raggiungere Ananke, con l’intento di fermare Keros ed Eleonore, ma i cavalieri bloccavano il passaggio.

“Non andrete oltre” esclamò il Leone.

Hermes si mosse rapido, come sempre. Però i fulmini di Aiolos e Aiolia riuscirono a colpirlo, anche se solo di striscio. Il Dio capì che probabilmente aveva sottovalutato quelle creature.

“Quanto siete noiosi!” si accigliò Apollo, evocando la sua armatura dalla luce accecante.

Hermes seguì l’esempio del fratello maggiore e compì lo stesso gesto.

“Bene, vedo che finalmente fate sul serio!” sorrise compiaciuto lo Scorpione “Non mi piaceva l’idea di affrontare dei tizi in gonnella greca!”.

“Ve ne pentirete. Tutti quanti!”.

I due Dei tentarono di nuovo di scavalcare i cavalieri, che però erano uniti e decisi, senza alcuna intenzione di retrocedere o abbassare la guardia. Il potere di Apollo si infiammò ed il Dio lanciò un grido, fiondandosi contro gli avversari. Hermes fu meno avventato ma raggiunse in un lampo i saint, iniziando a colpirli.

“Come ha osato quell’ibrido greco darvi da bere l’ambrosia?! È inammissibile!”.

“Fatti i cazzi tuoi!” rispose Milo, lanciando una cuspide contro il Dio del sole.

Urlandosi insulti vari, i cavalieri e gli Dei si affrontarono. L’intera grotta tremò, scossa da cosmi che bruciavano ed esplodevano. Le divinità si stupirono nel vedere quanto potere potessero sprigionare quei mortali dalla vestigia d’oro. Forse la vittoria non sarebbe stata una cosa rapida e scontata..

 

“Fratello!” chiamò a gran voce l’arcangelo guerriero “Fratello, che cosa fai? Sta diluviando! Torna dentro!”.

Lucifero lo ignorò. Si era allontanato dalla porta e dal colonnato.

“Torna dentro!” ordinò ancora Mihael, raggiungendolo “Che cosa combini?!”.

“Quando Sophia è morta..” iniziò a parlare il demone, dopo l’ennesimo tuono “..ho supplicato papà. Ho chiamato a gran voce il suo nome, implorandolo di far finire tutto questo. Mi sono gettato in ginocchio ed ho gridato la mia resa. Mi arrendo, ho ripetuto. Basta! Ma..non è successo nulla. Mi sono dovuto rialzare, nonostante non sapessi più che strada intraprendere. Sono passati gli anni e ultimamente mi ero convinto che era giusto così, che per me c’era in serbo un diverso destino. Eris, la battaglia, mio nipote..ok..mi ero convinto che facesse parte tutto di un disegno alternativo, di un nuovo inizio. Ma poi..”.

“Poi? Fratello, mi spaventi..”.

“Poi è tornata lei. È di nuovo lei. Sophia..”.

“Lei è la figlia di Arikien ed Eleonore. È la nipote di Sophia, non la vera Sophia. È nostra nipote, non nostra sorella..”.

“Quella canzone..l’ho scritta per lei. Per la mia amata sorella, quando sono caduto. È indelebile nella mia mente e la conosceva lei e lei soltanto..”.

“E..anche se fosse? È tornata. Dovresti essere contento!”.

“Non la toccherei nemmeno con un dito. È una bambina e, anche se non lo fosse, è la figlia di Arikien. Ed è un angelo. È un modo come un altro per dirmi: non l’avrai mai. L’hai aspettata, ma anche stavolta non potrai averla. Anche stavolta rimarrai a guardare. E se non ti limiterai a guardare..ecco che ti ricorderò il tuo posto, modificando quegli occhi come il cielo. La mia amata sorella, colei che abbracciavo, non tornerà mai più. Non è un nuovo inizio, Mihael. È un fottuto cerchio. È il solito fottuto cerchio. Ed io non ce la faccio e ripercorrerlo di nuovo punto a capo..forse è un bene che il veleno mi stia consumando..”.

“Ma..che dici? Io sono qui, tu sei qui. Siamo diversi. È tutto diverso!”.

“Non ho un posto dove andare. Ero riuscito quasi a voltare le spalle a questo Ouroboros cosmico ma..lei è tornata. E per quanto io mi illuda..la amo ancora”.

“Ami Sophia. Ami nostra sorella. Che è morta. Lei è sua nipote. Forse ha dei ricordi latenti della nonna, ha qualche connessione ma..tu puoi voltare le spalle a tutto e ricominciare! Lo puoi fare”.

“Sono così stanco..ho freddo..”.

Il demone strinse la spalla, ferita da Drakonta. Sotto la pioggia battente, si inginocchiò. Mihael fece un passo, per avvicinarsi di più, e sobbalzò. Vi era del sangue in terra, molto sangue.

“Che cos’hai?” si allarmò “Il veleno?”.

“Uccidimi!” mormorò il demone “Uccidimi e torna in cielo da eroe. Così saremo entrambi contenti, no?”.

“Non dire assurdità!”.

“Perché non mi ascolti?” gridò Lucifero, furioso, rivolto a un’entità non precisata “Posa i tuoi occhi su di me! Sono stanco! Basta!”.

Qualcosa nel cielo mutò. Un’ombra si tinse del colore del sangue versato ed un grande occhio si spalancò, sospeso. Era rosso e fisso. Ma poi sbatté e l’iride si tinse di verde, circondata dal colore del sangue.

“Arikien?” si stupì il demone “Sei tu? Il tuo..occhio sinistro?”.

L’occhio si mosse leggermente, fissando Lucifero.

“Che succede, fratello?” domandò Mihael, chinandosi accanto al demone “Ammetto che questa cosa mi inquieta..”.

“Inquieta pure me..”.

L’occhio fissò entrambi, sbattendo un paio di volte.

“Che dobbiamo fare, Ary?” chiese l’angelo caduto “Che dobbiamo fare?”.

Spalancandosi e poi tornando normale, quell’occhio sospeso era strano, e sempre più grande.

“Il mio occhio è su di te” parlò una voce, quella del Dio delle illusioni “Non sei curioso di sapere dove porta?”.

Lucifero si rialzò, a fatica. Nonostante le proteste di Mihael, allungò una mano verso quello sguardo. Sophia, vedendo da lontano quanto stava accadendo, corse e raggiunse i due. Riconobbe l’occhio del padre e si spaventò, stringendo istintivamente il braccio all’angelo guerriero. Questi a sua volta afferrò il braccio del fratello maggiore, invitandolo a fermarsi. Ma Lucifero era curioso, come sempre, e non resistette. Allungò ancora la mano e sfiorò quell’iride. Si spostò e, non appena fu sopra la pupilla, percepì il vuoto sotto la mano e si sbilanciò. Cadde e trascinò con sé Mihael e Sophia. L’occhio sbatté ed i tre svanirono.

 

“Dove siamo?” si chiese Keros, fluttuando e tenendo Eleonore per mano.

Con le ali richiuse e celate, del tutto inutili, seguì ancora la piuma rossa e finalmente lo vide: Arles! Incatenato e legato, il Dio aveva la bocca serrata in una morsa fatta di fili rossi.

“Ary!” gridò Eleonore, con un sorriso.

“Aspetta!” la fermò il mezzosangue “Qualcosa non va..”.

Altri nastri e catene erano apparsi in quel luogo buio e la piuma rossa si era arrestata, immobile a mezz’aria. Molte altre creature comparvero, ed i due videro che non vi era un solo Arles.

“È una trappola” commentò Eleonore, allarmata.

Catene e nastri rossi già li avvolgevano, tenendoli stretti. Gridarono e si agitarono, senza riuscire a spezzarli.

“Ary!” gridò lei, prima che anche la bocca le venisse chiusa da quei nastri scarlatti.

 

Pronti al prossimo capitolo iper trip assurdo?

   
 
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