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Autore: Love00    18/04/2016    4 recensioni
Dalla storia:
"Cosa aveva quel ragazzo di diverso?
Era semplicemente sé stesso, tutto qui.
Con la sua semplicità aveva saputo stupirmi fin da quel giorno in palestra.
Con la sua dolcezza aveva saputo farmi arrossire più di quanto non lo facessi abitualmente.
E poi c'erano i suoi occhi.
Non so chi d'importante lo disse, ma negli occhi si può vedere un pianeta.
E beh, io ce lo vedevo."
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era uno di quei periodi in cui tutto sembrava opprimermi. Gli amici, la famiglia, l'amore. Soprattutto l'amore. 
Guardare tutte quelle coppie scambiarsi baci, bacini e vedere le loro lingue unirsi per me era diventato uno schifo. Non avevano pudore a volte. Come se ti sbattessero in faccia "noi possiamo, tu no" oppure "noi qualcuno l'abbiamo trovato" ed era proprio questo che mi opprimeva, mi faceva venire la nausea. Essere consapevole che io non avevo mai avuto tutto ciò. Ogni qualvolta mi ero innamorata finiva tutto uno schifo. Perché? Che non fosse quello giusto, lo avevo capito, ma almeno qualcuno che ricambiasse no? Qualcuno che anche solo per una settimana mi facesse sentire amata, no? 
Era chiedere troppo? O era avere troppa fretta? O ancora, essere sfigate? 
Beh, di essere sfigata lo ero. 
Diciamo tipo alla millesima potenza, moltiplicata per un miliardo, addizionata a cento, sottratta a due. 
Si beh, io e la matematica eravamo molto amiche direi. 
Il fatto era che io mi sentivo sola. Ma sola forte. Ma perché poi? Avevo degli amici, ne stavo conoscendo dei nuovi, stavo facendo nuove esperienze eppure mi mancava qualcosa. Ma qualcosa di molto più importante. So che sembrerà egoista, ma io ero sicura che quel qualcosa mi avrebbe resa felice anche nei momenti no. 
Beh come al solito, ogni lunedì mi toccava subire l'ora di educazione fisica la prima ora. 
Ma siamo seri? Educazione fisica la prima ora. Di lunedì per giunta! 
L'ho già detto il rapporto che ho con la sfiga? 
Comunque sia, mi trovavo appunto in quella bellissima, fantastica, stratosferica palestra del mio liceo insieme ai miei compagni. 
No, naturalmente scherzavo. Non era poi così bella quella palestra puzzosa. Però mi andava bene. 
Ecco dicevo, mi trovavo in quella solita palestra con i miei compagni. Chi trascinava i piedi come la sottoscritta, ancora con gli occhi chiusi, segno di chi avrebbe avuto bisogno di una buon dormita, chi invece raccontava alla propria compagna ciò che era successo il sabato sera e poi c'erano i maschi, i quali erano pronti a tutto, soprattutto alla sacra partita di calcio. Potete anche solo immaginare quante pallonate abbia preso in faccia. 
Fu proprio quel lunedì mattina che mi cambiò la vita. 
Ero in porta, costretta dalla prof a giocare quando me ne sarei stata più che volentieri in panchina a sonnecchiare. 
Valerio tirò la palla troppo forte, ma soprattutto troppo in alto.
 Che pensava che fossi una giraffa? 
La palla superò il cancelletto della palestra finendo in un campo dove altri ragazzi di altre scuole andavano a fare il riscaldamento. 
Naturalmente toccò a me andar a riprendere quella stupida palla. 
Già rossa a prescindere, raggiunsi quel campo col cuore a mille. 
Io e lo sport non andavamo molto d'accordo. Un po' come con la matematica.
Vidi la palla e ringraziai mentalmente qualcuno lassù per aver fatto in modo che il campo fosse libero. 
Ma purtroppo, avevo sospirato prima del dovuto. 
"Hey! È tua questa palla?" - mi disse un ragazzo biondo cenere sbucato da non sapevo dove, facendomi saltare da almeno un metro da terra. 
"Beh si, è mia" - dissi e gli andai vicino per prenderla. 
"Mi avete quasi rotto la testa" -disse il biondino facendo una smorfia.
"Scusaci..." - risposi facendo una faccia da stupida. 
"Tranquilla.." - mi sorrise e poi allungò una mano.
"Comunque sono Niall, piacere di conoscerti" - si presentò.
"Oh, io sono Cris, il piacere è tutto mio" - risposi arrossendo. 
"Bene ti lascio che se no il prof mi fa una testa tanta" - disse allargando le braccia e sbuffando.
"Ci vediamo in giro Cris!" - salutò e così se ne andò. 
Rimasi immobile mentre la sua figura slanciata svaniva. 
Ero imbalsamata fra un po'. 
Me ne stavo lì a pensare a tutto e a nulla. 
Perché poi? 
Manco avessi conosciuto Brad Pitt...
"Ti vuoi sbrigaree?!" - urlò una voce facendomi sobbalzare per la seconda volta nella giornata.
"Dai che dobbiamo finire la partita!" - mi urlò Valerio, che mi era venuto a chiamare.
A quanto pare il mio stato di immobilità era durato parecchio. 
"Sisi arrivo, non la trovavo!" - mentii. 
"Sisi ok, sbrigati!" - esclamò facendomi alzare gli occhi al cielo. 
Non mi vi racconterò di come finì la partita (avevo fatto perdere la mia squadra) ma vi racconterò di tutt'altro. 
Ogni giorno, per la ricreazione vidi continuamente Niall, il quale puntualmente mi venne a salutare col bacino sulla guancia. 
Dopo qualche giorno, comincio addirittura a prendere l'abitudine di fermarsi a fare due chiacchiere. 
Dopo ciò arrivò la sua richiesta d'amicizia su Facebook e lì mi contattò. 
Mi chiese il numero e cominciammo a parlare tutti giorni. 
Cosa aveva quel ragazzo di diverso? 
Era semplicemente sé stesso, tutto qui. 
Con la sua semplicità aveva saputo stupirmi fin da quel giorno in palestra. 
Con la sua dolcezza aveva saputo farmi arrossire più di quanto non lo facessi abitualmente.
E poi c'erano i suoi occhi. 
Non so chi d'importante lo disse, ma negli occhi si può vedere un pianeta. 
E beh, io ce lo vedevo. 
Non so esattamente di che pianeta si trattasse eppure, lo adoravo. Poteva non esserci vita in quel pianeta, ma io ero sicura che essendo il pianeta di Niall, la vita c'era eccome. Perché lui con il suo sorriso, quella risata contagiosa, quella sua dolcezza, quel suo essere infantile, aveva di certo donato alla mia di vita una nuova prospettiva. 
Era come se quel qualcosa di cui mi lamentavo che mi mancasse, adesso c'era. E c'era in ogni dove. C'era nei mie occhi, nel mio sorriso, nella mia risata. C'era in ogni singola parte di me, era semplicemente nella mia anima. Era nel mio cuore, era entrato con tanta facilità che nemmeno me ne rendevo conto. 
Ma mi resi conto che da quando c'era lui e il suo sorriso, tutto andava meglio. 
Anche tra le lacrime, un suo sorriso sapeva aggiustare tutto. 
Per non parlare degli abbracci.
Niall aveva come un sensore, un radar. Sapeva esattamente quando avevo bisogno di un abbraccio. Sempre e comunque. Anche quando lui non era con me. 
Niall non durò tutta la vita. 
Dopo il liceo, la nostra storia finì in quella stessa palestra. 
E oggi a distanza di anni, ritornando in quella stessa palestra, un sorriso si fece strada sulle mie labbra. 
Niall era ancora lì. Più grande, più maturo, più bello. Era come se il destino ci avesse voluto riunire nuovamente. 
Lui si girò e mi vide. 
L'unica cosa che seppe fare fu quella di sorridermi esattamente nello stesso modo in cui fece quel Niall sedicenne. 
E nello stesso modo, mi fece risentire a casa, al sicuro.
  
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