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Autore: _E r i s_    18/04/2016    2 recensioni
| Due anni sul sito | |Presumibili accenni NaruSaku |
Estratto: " Avrebbe continuato ad illudersi leggendo quelle pagine - a fatica, peraltro - , a sognare che al posto dei protagonisti ci fosse lui, che quella fosse la sua vita.
Delle volte sperava tanto di scappare nell'Isola che non c'è, lì sarebbe stato felice. Sarebbe rimasto un bambino e avrebbe potuto esserlo, non avrebbe dovuto nascondersi dietro un'espressione di rabbia, indifferenza o paura. Quelle parole, scribacchiate con l'inchiostro nero pece su una pergamena ormai giallastra, sembravano indurlo a scappare via dalla realtà. "
Genere: Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki | Coppie: Naruto/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
- Questa storia fa parte della serie '{NaruSaku is the way}'
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lost boy
[consiglio di ascoltare "Lost boy" di Ruth B durante la lettura ---> https://www.youtube.com/watch?v=YuHdkSj5nGc ]


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And for alway I will say...
I'm a lost boy from Nervland
Usually hanging out with Peter Pan
And when we're bored we play in the woods
Always on the run from Captain Hook


A volte Naruto si chiedeva come sarebbe stato avere una famiglia.
Non necessariamente dei genitori, quelli li aveva avuti ma non possedeva il minimo ricordo di loro.
Pensava a come sarebbe stato avere delle persone accanto, delle persone che lo apprezzassero, accettando tutti i suoi lati caratteriali.
Era testardo, cocciuto, impulsivo, schietto, infantile - era un bambino, lui, ma nessuno gli permetteva di esserlo realmente - e privo di tatto. Ma era anche comprensivo, dolce e solo.
Eppure la gente sembrava disprezzarlo, che fosse simpatico o meno, ricco o povero, pericoloso - perché lo definivano tutti così? - o sano.
Lo accusava di tutto, lo umiliava senza motivo - almeno questo sperava lui; forse il suo errore fatale era stato nascere.
E lui desiderava tanto sparire; non avrebbe più sofferto né fatto soffrire. Ogni giorno che passava, quella bambinesca fantasia sembrava avverarsi, sembrava che lui non esistesse più per nessuno.
Se non era l'ultimo scelto, era quello senza squadra; se non era il bambino cattivo dell'accademia, era quello che si rifiutava di andarci. Lui abitava da solo, era solo, e allora perché avrebbe dovuto assecondare il volere di coloro che nemmeno lo consideravano?
Ma la sua coscienza - o almeno sperava lo fosse - aveva una voce roca e piatta, graffiata, che gli ricordava sempre che lui, Naruto Uzumaki, c'era, respirava, esisteva.
Sembravano due entità separate, diverse l'una dall'altra ma racchiuse nello stesso involucro.
Naruto rigettava il mondo intero, fingeva di non esistere, l'Altro gli ripeteva sempre che  la sua era solo una misera, infantile e finta realtà.
Sembrava una di quelle favole che Iruka-sensei gli imponeva di leggere in classe. In quelle storie di fantasia il protagonista era sempre triste, ma poi diveniva un eroe acclamato da tutti, amato e venerato. Ma il destino sembrava prendersi gioco di lui, facendogli presente ogni notte che quelle erano solo favole, scritte da persone che non avevano il minimo contatto con la realtà. Magari anche lui un giorno avrebbe scritto una storia, forse la sua. Di come era triste e di come si era rialzato; avrebbe aiutato chi era solo come lui - ma dubitava che esistesse qualcun altro cui trattamento fosse il medesimo.
Avrebbe continuato ad illudersi leggendo quelle pagine - a fatica, peraltro - , a sognare che al posto dei protagonisti ci fosse lui, che quella fosse la sua vita.
Delle volte sperava tanto di scappare nell'Isola che non c'è, lì sarebbe stato felice. Sarebbe rimasto un bambino e avrebbe potuto esserlo, non avrebbe dovuto nascondersi dietro un'espressione di rabbia, indifferenza o paura. Quelle parole, scribacchiate con l'inchiostro nero pece su una pergamena ormai giallastra, sembravano indurlo a scappare via dalla realtà.
Parevano urlargli "Corri", mentre scorreva con lo sguardo sui monologhi. Non lo inducevano a trovarsi una famiglia; lo inducevano a scappare, solo scappare. Come se la famiglia fosse stata solo un peso. Così se ne convinse, si convinse che la famiglia fosse inesistente, che era lì solo per far vedere agli altri che no, non erano soli, loro.
E, quando lo fece, la sua coscienza ghignò.




"Run, run, lost boy"
they say to me,
"Away from all of reality"


A dodici anni, quando il suo concetto di empatia era scomparso, scoprì che eliminando il significato di famiglia dalla propria mente non aveva sconfitto i propri demoni.
Il dolore c'era sempre, anche se rintanato nel profondo del suo cuore.
E tornò a ferirlo brutalmente quando scoprì che il Demone, quello che sempre gli soffiava maligno nelle orecchie, era vero, esisteva. E se colui che risiedeva nel suo corpo era vivo, di conseguenza lo era anche lui. Ed era stato catapultato di nuovo nella realtà senza permesso da quelle stesse persone che da piccolo gli dicevano di stare lontano.
Lui non voleva vivere lì, nel mondo reale. Era una macchia indelebile, un oggetto fuori posto. Un ragazzo perso in un mondo sbagliato, a cui mai era appartenuto.
L'unico colore che vedeva era il grigio; era un colore neutro. E lui, nonostante ci fosse, era neutro a tutto.
Eppure li sentiva, i sussurri, quelli alle proprie spalle. Ma la rabbia non caricava più, la tristezza non lo assaliva. Viveva solo con sé stesso, col mostro cui unico scopo era quello di usarlo come 'contenitore'. Era vuoto, in lui c'era solo quel Demone. Di 'Naruto Uzumaki' non rimaneva più nulla se non il nome.
Ma un giorno, uno di quelli in cui, solitario, si sedeva sulla solita altalena di sempre, i suoi occhi si erano involontariamente posati su quelli di una giovane. Non l'aveva mia vista, eppure gli aveva sorriso, lei. Aveva udito il Demone protestare a quel lieve sorriso che si era increspato sulle sue labbra sottili, contro la sua volontà.
Ma Naruto non ci fece caso, osservò i movimenti eleganti di quegli occhi smeraldini che lo scrutavano curiosi.
Quel sorriso fu il primo di una lunga serie, costantemente rivolta alla ragazza dagli opali verdi.
Quando lei gli rivolse la parola, con quel flebile "Ciao" e un sorriso sulle labbra rosse, lui sentì la realtà allontanarsi di nuovo, svanire, come se nel cosmo ci fossero stati solo loro due.
Poi gli aveva rivelato il suo nome - "Sakura" - che sembrava contenere tutto il suo mondo, la sua Isola che non c'è, quella a cui tanto auspicava, quella che divenne la sua verità.
La sua favola era appena cominciata.



Neverland is home to lost boys like me and lost boys like me are free






Naru's corner:
Yep, popolo di plebei - what? - !
Oggi è il mio anniversario dell'iscrizione al sito, più precisamente il secondo. Quindi sono tutta allegra, yes. E ho pensato di aggiornare diverse long oggi, MA non mi fiderei molto. Per quanto riguarda Roba da gatti, il capitolo è quasi pronto e ci tengo a scusarmi ancora per gli enormi ritardi e gli aggiornamenti irregolari, ma ultimamente, tra scuola, contest, problemi familiari e impegni ho avuto poco tempo per scrivere. E per le altre long... sto scrivendo i capitoli. Vi chiedo ancora venia, ma non è proprio un bel periodo per me e onestamente non riesco a concentrarmi sulla trama. Vi prometto però che in estate scriverò a manetta!

Comunque, parlando della fic... Allora, non penso ci sia molto da dire.
L'idea iniziale mi piaceva, ma il risultato è... lasciamo perdere, và. Non penso che il finale debba essere per forza interpretato come una futura relazione amorosa; potrebbe anche essere l'inizio di un'amicizia, no?
Ok, lo so che il primo amico di Naruto è Sasuke, ma chissenefrega, oh.
La canzone da cui ho tratto la fic mi ha colpita molto - inoltre la cantante ha una voce splendida - e parla di Neverland. In italiano l'Isola che non c'è - noi italiani e le nostre traduzioni!
E' divenuta in poco una delle mie preferite, anche se io sono depressa e 'sta canzone mi ha dato il colpo di grazia.
Vi consiglio di fare attenzione al testo, se la ascolterete, perché attraverso la favola di Peter Pan esprime concetti più profondi - come la favola stessa, in fondo.
E' davvero bellissima <3
Comunque, se avete dubbi - perché questa è una fiction mooolto confusionaria e poco chiara - , domande, perplessità, richieste, offese da farmi - autostima: on - , fate pure! Accetto tutto.
Spero comunque che a qualcuno sia piaciuta, perché quello di Naru - yep, stesso nomignolo <3 - è un po' il mio stato d'animo. Quello di essere neutri a tutto, dico.
So che è corta, ma non volevo dilungarmi troppo e poi non ho tutto 'sto tempo per scrivere. Di sé per sé l'idea era brutta, aggiungete anche la fretta di scriverla...
Comunque è una delle NaruSaku, fra quelle che ho scritto, che preferisco - stranamente - . Perché io tendo sempre a descrivere Naruto come un burlone idiota, mentre da bambino soffriva tanto e tendo ad oscurare un po' quest'aspetto, che poi è la causa del suo carattere solare.
Direi che posso concludere qui, allora. Ripeto che ogni tipo di commento è accettato, soprattutto perché voglio davvero migliorare il mio stile, cosa che di certo aiuterà la mia autostima già carente. E mi sono davvero stufata di schifare tutto ciò che faccio, anche la cosa più banale, di fare l'apatica, di chiudermi in me stessa, di fare sempre la ragazza triste, di storcere il naso quando sento qualcuno anche solo pronunciare il mio nome, quindi... le critiche a me (?)!
No, su, scherzo. Valutate voi.
Alla prossima C:

-Naru


  
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