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Autore: dakarys_96    18/04/2016    0 recensioni
Tobio Kageyama e Shouyou Hinata sono due giocatori della nazionale di pallavolo maschile giapponese. Una loro particolarità, oltre lo sport, è l'aver adottato un bambino; ma il triangolo familiare, che sembrava agli occhi di tutti perfetto, sta per distruggersi per via dei continui litigi tra i due compagni. Dopo anni di discordie, il piccolo della famiglia decide di intervenire.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Posso dire di essere cresciuto circondato dalla pallavolo. Il mio primo ricordo è stato vedere due bambini giocare a pallavolo nell'enorme giardino dell'orfanotrofio. Il mio secondo ricordo più importante è stato vedere i miei futuri genitori venirmi incontro in quello spiazzo d'erba con un pallone da pallavolo ed uno sguardo rassicurante. Da quel momento in poi la mia vita è cambiata completamente; sono diventato figlio di queste due persone, Shouyou Hinata e Tobio Kageyama.
Uno è un uomo molto attivo, quasi sempre sorridente e positivo; l'altro è l'opposto, ma è gentile anche se è non sorride spesso come il suo compagno.
Dal primo giorno nella mia nuova casa si sono dimostrati molto gentili e disponibili, mi hanno fatto vedere la mia nuova camera enorme e colorata, cosa che ho sempre desiderato e che non ho mai potuto avere nell'orfanotrofio. Notavo anche, in bella vista nella parete del salotto, varie medaglie e foto della stessa squadra di giocatori; quando mi cadde l'occhio su quel pallone di pallavolo ai loro piedi e chiesi se giocavano, il papà con i capelli color arancia urlò tutto entusiasta, spiegandomi che loro due erano giocatori della nazionale di pallavolo maschile giapponese. Ricordo la mia sorpresa di quel momento, i miei nuovi genitori erano delle persone importanti e famose, mi ritenevo fortunato. Mi insegnarono anche a giocare, iniziando da lanci a distanza ravvicinata, ma ogni giorno apprendevo qualcosa di più. Conobbi anche i loro amici, l'intera squadra, erano tutti uomini simpaticissimi e socievoli ed anche le due donne manager erano carine con me. 


Verso gli anni delle elementari la pace che era sempre regnata in casa e tra noi tre iniziò lentamente a crollare. Papà Tobio urlava di dover migliorare durante le loro partite, papà Shouyou era soddisfatto del suo lavoro, ma si sentiva solo e trascurato, soprattutto perché in alcuni momenti di tensione tra loro papà Tobio si distanziava da noi due, per via del suo carattere scontroso. 
Quando papà Shouyou rimaneva a casa da solo con me, mentre l'altro papà rimaneva qualche giorno a casa di amici a riflettere, mi raccontava di una leggenda dei suoi anni giovanili. C'era questo giocatore, soprannominato "Il piccolo gigante", che da ragazzino gli aveva donato la passione per la pallavolo, e da quel giorno in cui lo vide in tv si innamorò dello sport. Non ha mai avuto occasione di conoscerlo, nonostante la sua posizione della nazionale, ma lo ringrazia mentalmente per avergli dato ciò che ama fare e per avergli fatto conoscere il suo compagno. Anche io, senza conoscerlo, ho provato ammirazione per questo personaggio. Credo di essermi aggrappato alla sua figura quando i miei iniziavano di nuovo a litigare, soprattutto per le stesse identiche cose, pensando al Piccolo gigante ricredevo di nuovo in quell'amore genuino che avevo imparato a conoscere anni prima e ciò mi dava speranza che qualcosa cambiasse, invano.


Verso la fine della scuola media la situazione non era di certo migliorata, mio papà Tobio era sempre più stressato; non solo per il fatto che papà Shouyou lo voleva presente in ambito familiare, ma le partite si facevano sempre più pressanti e lui crollava ad ogni critica su un giornale. Per quanto io e papà cercavamo di aiutarlo e di stargli vicino, dipendeva da lui se decidere di farsi aiutare o meno. 

Una sera, dopo un lieve litigio, papà Tobio entrò nella mia camera e si scusò per la continua tensione creatasi negli anni per colpa sua, poi mi raccontò come conobbe papà Shouyou. Disse che inizialmente era un imbranato ed aveva bisogno di allenarsi all'attacco, ma insieme erano e, sono tutt'ora, una squadra formidabile. Poi improvvisamente decise di lasciarsi andare per un minuto ai sentimentalismi, dicendo che se non avesse conosciuto in quella scuola il suo compagno ora sarebbe una persona sola e triste, senza una famiglia da amare. Mi commosse quell'affermazione, ed appurai che il Piccolo gigante influenzava le nostre vite più di quanto pensassi. Quando chiesi a papà Tobio di quel giocatore lui disse che si persero le tracce, dopo essere arrivato alla nazionale sparì, lo ricordava perché principalmente scomparse lo stesso giorno in cui, quelli che sono ora i miei genitori, capirono di amarsi. In quel momento pensai che forse quell'uomo, quel ragazzo, fosse quasi un angelo custode, quel bagliore di luce che destinò i miei genitori a conoscersi e ad innamorarsi. Quella sera desiderai con tutto il cuore di poter dar loro una mano a riappacificarsi, volevo intervenire in qualche modo, ma non sapevo come. Mi addormentai con uno strano senso di inquietudine, ma cercai di non pensarci. 

Al mio risveglio si respirava un'aria strana, in base alle mie conoscenze sembrava l'odore di una palestra, ma frequentare la mia famiglia porta a certe illusioni. Un urlo mi fece sobbalzare e caddi per terra, di faccia esattamente. Tale persona, un uomo di mezz'età, mi chiese perché stessi dormendo su una panchina e non capì la sua domanda, ma mi guardai intorno ed ero effettivamente in una palestra. Era un sogno piuttosto reale, ma continuai a sentire questo vecchio sbraitare cose come il non dormire in palestra e durante le selezioni come attaccante per la scuola superiore Karasuno. Non gli diedi troppa importanza, era solo un sogno, ma il pugno che ricevetti subito dopo faceva davvero male, sembrava fin troppo reale. Mi spintonò verso la rete e mi disse di colpire la sua alzata; lo feci senza esitazioni, dopotutto ero cresciuto così. 
Rimase stupito, come quando colpì la prima alzata di papà Tobio e lui mi prese in spalla dalla soddisfazione; quel vecchio che sembrava l'allenatore batté le mani, e lo guardai di traverso, soprattutto quando poco dopo si avvicinò a me e fece caso alla mia altezza, o per meglio dire bassezza, ma papà Shouyou mi ha sempre fatto capire che l'altezza non è importante, ma lo è la velocità. Il coach disse esattamente le stesse parole, e con sguardo soddisfatto disse una frase che mi ricorderò per tutta la vita, e soprattutto gli avvenimenti che successero poco dopo crearono la storia che ormai conoscono tutti: "Tu sarai un asso, e con la tua altezza sarai il più forte di tutti. Il soprannome che ti si addice di più è 'Piccolo gigante'!"






ZAN ZAN ZAAAN
Una volta all'anno resuscito in questo sito, purtroppo per comodità preferisco wattpad ma vabbé (Lì pubblico più storie). Spero di poter avere nuove idee per questo fandom e che a qualcuno piaccia questa piccola storia, ringrazio gente random su facebook per avermi dato l'idea per tutto ciò :3
   
 
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