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Autore: vocesolistasoprailrumore    19/04/2016    1 recensioni
-Dalla storia-
«Io ho una malattia, Harry! Ho un fottuto tumore al cervello, che ci fai ancora qui?»
«Dovresti sapere che la vita va vissuta ed io voglio viverla al tuo fianco, non mi importa cosa ha il tuo cervello! Io ti amo, non allontanarmi, ne moriremmo entrambi.»
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Bocca asciutta è la prima cosa che mi viene in mente non appena mi sveglio. Mi sveglio si, ma non apro i miei occhi, ho paura. Ho paura di aprire gli occhi e scoprire che non ce l’ho fatta, paura di scoprire di non aver retto a tre ore di intervento. 
Bocca asciutta e testa leggera è la seconda cosa che penso, o forse è la terza, ma. Ma chi può dirlo? I pensieri vanno veloci, forse troppo veloci da non riuscire a metabolizzare ogni cosa, come i sogni.
Bocca asciutta, testa leggera ed una mano che stringe la mia, è chiaramente una mano più grande della mia. 
Mi sento sollevato perché sono vivo, qualcuno sta stringendo la mia mano ed io lo sento. Sento la sua mano grande, dalle dita lunghe, che stringono le mie, quindi è un buon segno, giusto?
Poi ricordo, ogni cosa mi ritorna in mente come un flashback da film. La mano è la sua, ha mantenuto la promessa. Lui ha mantenuto la promessa.
Devo provare ad aprire gli occhi adesso, tocca a me rispettare la mia parte di promessa, lui la sua di parte l’ha mantenuta. Mi ha spiazzato, ero già pronto a ridere al ricordo di lui, a dirmi che lui era come tutti quelli che non avevano il coraggio di stare con uno come me per consolarmi, accompagnato magari da qualche schifezza da fast food che lui mi aveva insegnato ad apprezzare perché “non puoi dire di aver vissuto se stai in fissa con il cibo salutare! Devi provare prima di dire che non è buono, pappamolle!”. Ed aveva ragione, fottutamente ragione, era buonissimo. 
Ancora rido se penso a quella sera, in quella specie di locale che tutti conoscono come Burger King. Il mio sguardo era disgustato e fisso sul vassoio blu, dove c’erano diversi cosi che odoravano di fritto e salse. Insomma, avete visto le persone che lavorano lì? Mettiamo da parte il mio “buon cibo”, ma credete veramente che siano igienici? Notiziona: no! Loro con le loro magliette a maniche corte e le braccia piene di peletti, i cappellini che nascondono capelli unti e tutte quelle.. cose che usano per lavorare in quel posto pieno di grasso ed olio.
“Ti ho visto, idiota.” sento dire dalla sua voce, adesso un po’ più roca e stridula di quanto ricordassi. 
“So che sei sveglio, hai una faccia disgustata.” riprende il suo discorso, dopo un minuto di silenzio, interrompendo la corsa dei mie pensieri una seconda volta. Seconda volta per oggi, si intende.
Non sapevo che io cambiassi espressione in base ai miei pensieri ma, infondo, lui ormai riesci a leggermi come se fossi un libricino di qualche favola per i bambini, dove ciò che prevale sono i disegni.
“Puoi aprire i tuoi occhini blu per me, dolcezza?” 
Sento le mie ginocchia tremare a quel nomignolo e ringrazio chissà chi di essere ben steso, altrimenti avrei rischiato di cadere a terra.
Sospiro ed annuisco in risposta, stringendo il lenzuolo nella mano libera mentre mi concentro per aprire i miei occhi che sembrano incollati. Piagnucolo leggermente, sembra una cosa semplice ma sento le mie palpebre pesanti, le ciglia attaccate e la testa fa male.
“So che puoi riuscirci.. io ti aspetto.” Ridacchia leggermente e mi fa emettere un piccolo sbuffo, riuscendo poi ad alzare completamente le palpebre in una manciata di minuti.
Squittisco quando la luce bianca del neon si scontra con i miei ma mi trattengo dal chiudere nuovamente gli occhi, riuscendo a portare i miei occhi nei suoi e sorrido.
I suoi sono in assoluto il mio primo amore, non unico –ne sarebbe geloso altrimenti-; i suoi occhi sono così verdi ma allo stesso tempo sembra che contengano altri colori, altre cose che ancora oggi non riesco a spiegarmi.
Rimango un po’ a fissarlo: i suoi occhi sono rossi, i capelli sembrano un unico mucchio di paglia legato da un elastico blu e sento un leggero odore di tabacco, ma non faccio domande.
“Acqua” mormoro non appena sento la gola bruciare e la lingua troppo asciutta per poter riuscire a dire altro.
Continuo ad osservarlo mentre versa l’acqua in un bicchiere di plastica bianco in completo silenzio, prima di accennarmi un sorriso nel passarmi il bicchiere abbastanza pieno, sentendo la plastica leggermente fredda tra i miei polpastrelli a causa dell’acqua presa probabilmente dal distributore dello stesso ospedale. 
Bevo avido, socchiudendo appena gli occhi alla sensazione fresca dell’acqua che dava sollievo alla mia gola asciutta e con il retrogusto acido. Gli porgo il bicchiere vuoto, facendogli segno di volerne ancora un po’.
“Insaziabile come sempre?” lo sento dire e poi lo vedo ridacchiare in modo malizioso ma nella sua voce sono riuscito a percepire una nota di sollievo, anche le sue spalle non sono più tese, i suoi occhi adesso si sono addolciti. 
Non rispondo alla sua domanda, alzo appena le spalle e riprendo tra le dita il bicchiere nuovamente pieno, mi limito a bere a piccoli sorsi, sentendomi più tranquillo, ma i pensieri nella mia testa continuano a correre ed il mal di testa è sempre lì, come un martello che mi ricorda ciò che avevo pensato prima dell’intervento, la stessa cosa che avevo pensato la prima volta che l’ho visto e la stessa ancora di quando gli avevo confessato il mio segreto, che poi tanto segreto non era. 
“Sei rimasto veramente..” mormoro con lo sguardo sul mio pollice che sfiora il bordo del bicchiere bianco, come se fosse una cosa veramente interessante.
“Louis, amore..” sussurra con il mio stesso tono di voce mentre muove qualche passo per avvicinarsi a me. Gli avevo detto che quando mi sarei svegliato, se fosse veramente rimasto, non avrebbe dovuto fare quel genere di scena che si vedono nei film in cui tutti si fiondano ad abbracciare la persona che credevano morente fino a poco prima, con le lacrime agli occhi e parole dolci per rassicurare quel poveretto. Io non volevo compassione, anche se lui diceva che la sua non sarebbe stata compassione ma aveva rispettato il mio volere quella volta, evidentemente.
Sapevo cosa stava -o voleva- dirmi, lo aveva già detto volte prima. Come prima dell’intervento che mi aveva portato ad essere su quel letto, come quando gli ho svelato il mio segreto perché ormai quel segreto mi stava mangiando dentro ed io non volevo scomparire senza dargli una spiegazione, anche se le uscite di scena teatrali mi piacciono veramente tanto.
“No, Harry, per favore.. So che hai scelto di stare con me perché mi ami ed hai scelto di prenderti cura di ciò che sono in modo completo, ma potevi sceglierti un ragazzo senza problemi.” 
Spalanco appena gli occhi stanchi quando lo vede indietreggiare appena, stringendo i pugni e fissarmi con fare interrogativo, come se per lui la risposta fosse ovvia, elementare. Ma per me non era una risposta ovvia, pur avendola sentita mille volte, pur trovandola in ogni gesto che lui faceva per me.
Ti sei preso cura di me ogni notte, quando ero privo di forze ed anche quando non parlavo per interi giorni. Tu mi accarezzavi i capelli, continuavi a parlarmi e a chiedermi cosa volessi per cena, pur sapendo che in risposta avresti ottenuto solo un sguardo triste e vuoto per metà. E sei qui anche ora, pur sapendo che non è finita qui, perché sai che è come se fosse iniziata ora. Sono di nuovo punto e a capo, sempre dello stesso libro con la stessa storia.”
Prendo un respiro a frase finita, sento il cuore rimbombarmi fin dentro le orecchie, lo sente sbattere contro il mio petto ed ho paura che lui possa vederlo da sotto la mia maglietta leggere ed azzurrina. Non so dove nascondevo tutto quel fiato e tutte quelle parole esplose, anche se magari avrei anche potuto risparmiarmi. 
“Ma siamo ad un nuovo capitolo, Lou. Tu che leggi tanto, proprio tu dovresti sapere che ogni capitolo nasconde qualcosa di nuovo ed io voglio leggere con te.”
Tiro su con il naso ma non riesco a trattenermi e mi lascio andare ad un pianto silenzioso, scoppiando in singhiozzi non appena le sue braccia marchiate di inchiostro mi avvolgono, facendomi poggiare il viso sul suo petto. Rimaniamo così, non ho il coraggio di dire nulla o di fare qualcosa, lascio che le mie lacrime bagnino il viso e che il mio sguardo stanco rimanga fermo sull’armadio di uno strano colore scolorito, posto ai piedi del letto.
Sento le sue dita accarezzarmi la schiena, salendo alle spalle e al collo, raccogliendo le lacrime che superano la mia mandibola, prima di strofinare i polpastrelli sul retro del mio orecchio.
Poi mi blocco e sospiro appena, socchiudendo gli occhi e rilassandomi. I suoi polpastrelli sono sulla mia testa adesso, sulla mia testa pelata. Sulla mia testa pelata e lucida, proprio come lo era prima dell’intervento che avrebbe dovuto togliere quel tizio che ha deciso di impiantarsi dentro di me e che, per toglierlo, i medici lo hanno dovuto sfrattare con i loro bisturi sterilizzati, come il resto dei loro arnesi. Loro non sono come i camerieri dei fast food, negli ospedali tutto è pulito fino a sentirsi l’odore di spirito. Anche i dottori sono puliti, loro profumano di buono, anche gli infermieri e tutti gli inservienti. È stata probabilmente una delle prime cose che ho notato la prima volta che sono venuto qui per un controllo, anche se Harry dice che quella è la prima cosa che noto in generale, dice che sono un maniaco della pulizia. Io gli rispondo sempre che la sporcizia potrebbe essere la causa della sua morte. Magari per soffocamento da polvere o assideramento a causa del cattivo odore. 
Harry non lo sa, o forse lo immagina, ma io non so più che aspettarmi da questi nuovi capitoli, la mia vita sembra essere un costante ed eterno disastro. 
Siamo seriamente ad un nuovo capitolo? O semplicemente è l'autore della mia vita che si diverte con me? Come quando nei bei libri succede qualcosa di brutto ma poi torno l'arcobaleno, allora tu credi che tutto vada per il meglio perchè -insomma!- i personaggi hanno bisogno di tregua ma no, nessuna tregua. Una tragedia dopo l'altra.
Magari adesso mi trovano altro di incurabile, altro che nuovo capito.
Che poi io ho sempre creduto nel karma, ma che ho fatto di male per meritarmi una testa pelata? A me poi, che mi sono sempre occupato dei miei capelli come fossero dei figli da proteggere, da mantenere al sicuro. A me, che mi occupo di questo per campare.
Chissà, magari realmente esiste un Dio e, come mi diceva mia nonna ogni volta che mi lamentavo perchè tutti finivano i miei biscotti, "Lui ci mette alla prova". 
Mi lascio scappare una risata quasi disperata, sento le mie guance umidicce arrossarsi e prendere calore mentre alzo il viso, portando il mio sguardo su un Harry rassegnato, sorridente e che scuote la testa, non smettendo di accarezzarmi.
Alzo le spalle e rimetto la testa sul suo petto, lasciandomi tranquillizzare dal battito del suo cuore e dalle sue mani gentili.
Lui sa che adesso ho bisogno solo di questo. Ho solo bisogno del silenzio ma allo stesso tempo ho bisogno di sentire le sue parole, di aggrapparmi alla sua voglia di vivere perchè la mia -di voglia di vivere- si è prosciugata da un po', è lui che mi mantiene ancorato qui.
Che poi io dico: non bastava che gli altri finissero sempre i miei adorati biscotti, Dio?




Okokok, non scrivo da abbastanza tempo, ma guardare film mi porta ad avvere un accumolo di idee e quindi sono qui!
Questo non lo considero un vero capitolo ma l'introduzione nella mia fantasia, quindi non fermatevi a pensare alla lunghezza.
Ci tengo a precisare che:

La pelata di Lou, ebbene si, Lou ha la pelata ma questa storia avrà dei Flashback quindi tutto sarà spiegato man mano, anche se credo che si sia capito il motivo.
Harry e Louis stanno insieme ad inizio storia, ebbene si anche questo. So che non è una novità, ma comunque -come ho detto prima- la storia avrà dei ritorni al passato, quindi sarà più chiaro man mano. 
Lasciatemi i vostri pareri su questa introduzione.♥ Domani mattina controlleró la grammatica del capitolo.
Vi lascio il mio tumblr: 
https://blargofobia.tumblr.com/

 
  
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