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Autore: Erina91    19/04/2016    5 recensioni
“cos'è quel sentimento che provo ogni volta che incrocio lo sguardo di Satoshi? Sento una gran tranquillità quando mi trovo tra le sue braccia e il tocco dolce di Satoshi mi sembra davvero piacevole. Perché provo certe sensazioni?”
Erina stava leggendo per l'ennesima volta il suo manga shoujo preferito che parlava della storia d'amore tra Satoshi e Sumiko. Tutte le volte che lo rileggeva si emozionava come una bambina e le brillava gli occhi nei momenti ricchi di sentimento. Per chi conosceva apparentemente Erina, l'avrebbe descritta come una sedicenne fredda e distaccata, dal temperamento critico e altezzoso, il cui scopo era quello di giudicare solo dal punto di vista esteriere poiché nata in una famiglia d'alta classe sociale. Ma Erina Nakiri era molto più complessa di quel che appariva e questo solamente la sua migliore amica Hisako Arato ne era a conoscenza. Erina era una persona abbastanza fragile dentro, sentimentale.. e celeva un passato che avrebbe voluto dimenticare. Pairing: Soma x Erina (Sorina)
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I like you, Nakiri! I'm sorry..



Se focalizzavi l'immagine di Erina Nakiri certamente non ti sarebbe apparsa come una ragazza sportiva e che amava le camminate in montagna, eppure ciò che Soma stava osservando era proprio questo: Erina in modalità trekking, con uno zaino rosso sulle spalle e un sacco a pelo posizianato e legato sopra di esso.
Una maglietta blu cobalto a maniche lunghe e leggermente più lunga del normale e un paio di leggins neri che calzavano a meraviglia sulle sue gambe.
Un paio di scarpe da ginnastica nere. I capelli che calavano dolcemente lungo tutto il corpo candidi e luminosi.
Il gruppo di ragazzi della Totsuki era partito la mattina presto per procedere verso una lunga camminata in mezzo al bosco, tra le alture di motagna, che li avrebbe accompagnati dritti ad un rifugio nel quale avrebbero passato la notte dormendo in sacco a pelo. Zero guardie del corpo a proteggere Erina, lontani dal Cottage di suo nonno e sicuramente non farciti nel lusso e nell'agiatezza come saresti stato solito collegare ad una ragazza come Erina. Invece Nakiri si presentava, non che fosse stupito, assai diversa da qualsiasi altra idea di nobile che chiunque si sarebbe fatto. Più la conosceva, più gli sembrava una persona migliore ed affascinante. Sì, esatto.. era affascinato da lei e ultimamente più che mai, poiché si erano molto avvicinati. Peccato, però, che lui aveva distrutto nuovamente tutto rifiutandosi di baciarla quando anche lei sembrava pronta a farlo, il giorno prima. Infatti, da ieri, non solo Erina non l'aveva salutato ma neanche gli parlava e fingeva che lui non ci fosse.
Procedeva per la sua strada a passo spedito e senza mai voltarsi per incrociare il suo sguardo. Anche se era brava a nascoderlo, ai suoi occhi era chiaro che era nervosa ed adirata e non aveva dubbi che la colpa era sua perché cercando di agire da persona responsabile, l'aveva inconsapevolmente rifiutata.
Oltretutto, non solo era arrabbiata, sembrava che quella notte non avesse dormito perché nonostante si portasse nelle “prime file” con Hisako nella speranza di ignorarlo, era affiticata e pallida. Non stava bene e cercava di celarlo accelerando il passo.
Che avesse passato un'altra notte insonne a causa del suo ricorrente passato?

Era abbastanza convinto della sua impressione. Sapeva che, se si fosse impicciato chiedendole spiegazioni, l'avrebbe allontanata solo di più.
Tuttavia.. non sopportava di vederla così sofferente e il suo istinto protettivo desiderava solamente impadronirsi delle sue azioni.
In fondo, il motivo per cui lui ieri aveva deciso di non baciarla era legato al fatto che lei lo voleva tenere ancora a distanza riguardo al suo passato e lui, per tale motivo, non era riuscito a lasciarsi andare con lei e per l'ennesima volta Erina aveva passato una notte tormentata a causa di esso, continuando a preferire tenersi tutto dentro.
Nel tentativo di evitare di andare da lei e fare il notevole “ficcanaso” cercò di distrarsi e concentrarsi nel trekking e sulla natura, che come al solito non si smentiva: arbusti alti e folti circondavano la boscaglia ed ombreggiavano lievemente la passaggiata; il tipico profumo dal piacevole contrasto di muschio, umidità e terriccio, oltre che quello intenso di fiori appena sbocciati, pizzicava al suo olfatto. Bruschi movimenti di piccoli rettili e l'allegro cinguettere degli uccellini scuotevano i cespugli e le frasche facendoli sussultare all'improvviso, in particolare Hisako e Alice che non parevano tanto pratiche di trekking in motagna da come erano goffe nei movimenti e la seconda non faceva altro che lamentarsi con Ryou del pesante carico, lo zaino più il sacco a pelo, che aveva dietro le spalle.
I raggi del sole, tiepidi e luminosi, attraversavano gli elevati tronchi nei punti un po' più vuoti, riscaldando le zone più ombreggiate e fresche.
Più in lontanza, inoltre, potevi avvertire il suono di un ruscello scorrere e Takumi e Isami avevano proposto di fare una pausa verso quel piccolo lago che veniva presentato sulla cartina della zona come uno dei più belli e caratteristici di quella passeggiata, suggerendo di non perderselo.
Tutti avevano accettato la proposta di buongrado e presto sarebbero arrivati a destinazione, decidendo di pranzare anche lì, per poi ripartire nel primo pomeriggio.

Qualche minuto dopo, ecco apparire il famoso lago che si presentava come una gigatesca pozza dai mille colori, avvolto tra le roccie e illuminato dal sole, che vantava di tinte che andavano dal verde acqua all'azzurro trasparente, al marrone, riprendendo i riflessi della natura circostante, e da cui partiva una cascata di medie dimensioni che si frantumava in un forte scrosciare creando ritimicamente una schiuma bianca tipica delle cascate.
Se non fossero stati in motagna, la cui temperatura non superava i 16°gradi, a quest'ora chiunque si sarebbe tuffato nel lago per darsi una rinfrescata, poiché la bellezza dell'acqua era veramente invitante. Il posto era incantevole oltre ad essere racchiuso e tranquillo, perfetto per rilassarsi, fare una pausa e godersi l'aria pulita di montagna.
-siamo arrivati, ragazzi. Questo lago meritava davvero di essere visto.- constatò Aldini.
-ci fermiamo qui?- chiese Hayama, sedendosi sulla prima roccia che trovò.
-aaaah! Finalmente un po' di pausa!- esclamò esausta, Alice.
-mia signora, le ricordo che c'è ancora 4 ore di cammino prima di arrivare al rifugio.-
-zitto Ryou, non me lo ricordare.- sospirò. -ho solo fame e voglio mangiare.-
-allora mangia e smettila di lamentarti.- brontolò acida, Erina.
Come immaginava, era nervosa. Discutevano sempre lei ed Alice, ma quelle parole erano state più aspre del solito.
-mamma mia, cuginetta, ma che hai? Sei insopportabile oggi. Sei in “quei giorni”?-
Erina arrossì imbarazzata e poi lanciò un'occhiataccia ad Alice.
-non sono affari tuoi.- sbottò secca e detto questo si avvicinò verso il lago per piegarsi ed immergere le sue mani nell'acqua per sciacquarsi il volto un po' sudato per il trekking.

Alice sbuffò, rivolgendosi a Ryou:
-non credi anche tu che sia più acida del solito?-
-milady.. non dovrebbe provocarla in quel modo.-
-ma che fai? La difendi?- protestà offesa.
-non la sto difedendo. Sto solo dicendo che come al solito esagera.- bofonchiò, sedendosi accanto a lei su una delle roccie.
Alice lo sentì troppo vicino e boccheggiò:
-se vuoi starmi così vicino, Ryou, allora avvicinati ancora di più.-
-come dovrei prendere questo invito, mia signora?-
-come un invito a seguire l'istinto.- rispose maliziosa, portando il volto molto vicino al suo fino a far sfiorare i loro nasi.
Inizialmente Ryou rimase impassibile, in seguito portò una mano sul fianco di Alice e l'accostò accanto a sé facendo toccare le loro cosce.
La gamba di Alice era davvero magra in confronto a quella palestrata di Ryou, ma avvertirono subito un calore passionale invadere i loro corpi, tanto che entrambi si dimenticarono di non essere da soli e unirono le loro labbra in un bacio incandescente, che li fece stringere in un abbraccio mozzafiato che avrebbe fatto invidia a tutti.



 
****


La scena non era rimasta inosservata, difatti, dato che Hisako ed Erina non si persero un passaggio, tanto che il viso di quest'ultima si imporporò di un rosso maturo a causa del disagio che avvertì. -da quando..?- fiatò sbigottita. Anche Hisako non era da meno:
-sono sorpresa anch'io. Wow!- esclamò, -che bacio..- aggiunse imbarazzata.
-mia cugina non ha un minimo di contegno.- incrociò le braccia, infastidita, Erina. -come può farsi baciare in questo modo davanti a tutti? Il pudore non sa nemmeno cosa sia.-
In realtà, però, quello che infastidiva veramente Erina non era l'atteggiamento inadeguato di sua cugina, ma il desiderarlo anche lei: nel momento in cui aveva assistito a quel bacio così emotivamente bollente, aveva pensato a lei e Yukihira nella stessa posizione e uniti dallo stesso bacio.
Aveva sostituito loro due ad Alice e Ryou. Voleva essere al suo posto.
Eppure, era ancora amareggiata con Yukihira perché ieri non l'aveva baciata quando sarebbe stato il momento più giusto per farlo. Voleva che cancellasse le traccie delle labbra di Jess dalla sua bocca, ma lui non aveva compreso il suo desiderio, anzi.. l'aveva fatta sentire altamente rifiutata per un motivo futile e che ancora non le era pienamente chiaro. Ormai avevano capito di piacersi, anche se non se l'erano detto direttamente, quindi perché lui si era tirato indietro per l'ennesima volta?
Era chiaro che quei pensieri poco casti lei manco avrebbe dovuto farli, ma erano diventati incontrollati. A vedere il bacio tra Alice e Ryou, non solo lo avrebbe voluto anche lei da Yukihira, ma le aveva fatto emergere come si era sentita ieri ad essere stata allontanata.
In più, oltre ad essere furiosa con lui per questo, era nervosa perché anche quella notte non aveva dormito bene poiché il passato era tornato a tormentarla dopo diversi giorni e tenere nascosta la stanchezza che sentiva agli altri stava diventando sempre più difficile. Hisako interruppe i suoi pensieri:
-hai ragione, Erina.- concordò Hisako, -ma non riesco a negarti che un po' la invidio.-
-Hisako!!- esplose lei, -da te non mi aspettavo questa frase.-
Lei ridacchiò. -in effetti è un po' inaspettata da parte mia. Ma ammettilo, Erina..-
-ammettere cosa..?- recitò fingendo disinteresse.
-si vede dalla tua espressione che anche tu stai morendo di invidia.-
-da quando sei diventata così diretta, Hisako? Sono stupita!-
-siamo cambiate entrambe in questi due mesi e lo sai anche tu.-
-è possibile cambiare con questa rapidità?-
-sì, se la situazione ce lo permette.- asserì Hisako. -anch'io sto cercando di farlo per qualcosa che desidero davvero..- la voce della sua amica si fece malinconica.
Erina voleva dire qualcosa, ma in quel momento considerò essere giusto optare per il silenzio.
Era davvero cambiata in questi due mesi?
Forse lo era veramente, doveva solo realizzare il cambiamento e accettarlo.
Dunque, doveva accettare di aver pensato di volere un bacio del genere da Yukihira?
Arrossì a quel pensiero. Sì, lo voleva ma era ancora arrabbiata con lui.



 
****


Il panino alla frittata che stava masticando era veramente buono.
Era soddisfatto di essersi alzato alle 6.00 di mattina per prepararselo: evidentemente aveva talento per cucinare cibi a base di uova. Ridacchiò fra sé e sé, seduto accanto a Takumi. I due non avevano parlato molto e lui ogni tanto buttava l'occhio su Erina vedendola sempre più stanca.
Di solito, se non vi fosse stata un'incrinazione nel loro rapporto, anche se non si parlavano si lanciavano occhiate di complice attrazione: esatto, era chiaro a tutti e due che erano attratti l'uno dell'altra. Una cosa giusta l'aveva fatta, se non altro, quello che era successo il giorno prima tra loro: avevano avuto la conferma di volersi ed era totalmente sicuro di questo, perchè non poteva essere altrimenti. Mancava davvero poco a soddisfare ciò che provavano, eppure c'era sempre qualcosa che impediva questo loro avvicinamento e l'ostacolo più grande da superare era il passato che Erina aveva paura d'affrontare con lui: non faceva altro che innalzare pali di ferro tra loro.
-Soma.. oggi sembri piuttosto silenzioso. Tutto bene?- domandò preoccupato, Takumi.
-anche tu.- gli fece notare lui, allusivo: in effetti lo era più del solito.
Takumi sospirò stancamente. -mi sono dichiarato ad Hisako e sono stato rifiutato.-
Lui si stupì: non pensava che Hisako l'avrebbe rifiutato.
-non credevo l'avrebbe fatto. Mi dispiace, Takumi.- confessò sincero.
-io so di piacerle, ma non riesco a capire di cosa abbia paura.-
-quindi ti ha rifiutato per paura?- effettivamente era quello che anche lui aveva fatto: non aveva baciato Erina, anche se lo voleva da impazzire, perché aveva paura che lei non si volesse affidare a lui visto che continuava ad essere molto introversa. Non gli sembrava giusto baciarla quando non sapeva niente di lei e non poteva esserle d'aiuto. -credo di sì, ma non capisco perché non si fida di me.-
-forse ha solo bisogno di tempo.- ipotizzò lui, riflettendo sugli atteggiamenti di Erina.
-forse..- ribadì, -ma se capissi i suoi motivi magari potrei sostenerla meglio.-
-anch'io vorrei capire meglio Nakiri. Se non la capisco non posso essere utile.-
-dunque, è questo che ti tormenta.-
-sai.. ieri ho avuto la conferma di piacerle. Stavo per baciarla, poi mi sono bloccato.- strinse il pugno con forza, cercando di controllare i sensi di colpa. -e lei si è arrabbiata.-
-vorrei anche vedere, amico. Perché non l'hai baciata?-
-non lo so, Takumi.. io, ecco, io sono innamorato di lei. Però, nonostante questo, non so niente di lei.
Perfino Carter sa più cose di me su Nakiri. Anche oggi non è in perfetta forma, ma cerca di nascoderlo.
So che non sta bene, ma preferisce non chiedere aiuto e non parlarne; e, se faccio il primo passo io per incoraggiarla, mi respinge.-
-io mi farei molto meno problemi, Soma. Andrei lì e proverei a parlarci.-
-non voglio discutere ancora con lei.-
-meglio discutere che ignorarsi. Io sono di quest'idea.-
Lui si fece pensieroso. Sarebbe stato meglio discutere con lei?
Di una cosa era certo: non parlarle proprio faceva più male che litigarci.
L'indifferenza era dolorosa. -forse hai ragione, Takumi.-
-allora vai da lei e basta.- lo incitò facendogli una pacca sulla spalla.



 
****


Dopo la breve pausa ripresero il tragitto verso il rifugio, Erina proseguì a camminare spedita quando Yukihira, cogliendo l'attimo che era da sola, si affiancò a lei:
-Nakiri.. possiamo parlare?-
-cosa vuoi, Yukihira? Mi sembra di averti detto tutto ieri. Non mi va di ripetermi.-
Era stata fredda, ma già tremava per l'eccitazione all'idea di averlo così vicino.
-io non ho detto tutto, invece.- ribatté serio, lui. -e anche se non mi vuoi ascoltare, io parlarò lo stesso perché preferisco discutere con te piuttosto che essere ignorato.-
Lei si sentì arrossire davanti a quella parole e una scintilla d'emozione attraversò immediamente il suo corpo facendolo vibrare, ma non riuscì a guardarlo negli occhi.
Lui portò le labbra vicino al suo orecchio e le sussurrò:
-non è che non volessi baciarti, Nakiri, tutt'altro..- il fiato sul suo orecchio le procurò un calore ardente che le scatenò dei brividi, che le animarono il cuore in veloci battiti.
Si staccò dal suo orecchio e lei si ritrovò a riampiangere la sensazione che le si scatenavano ad averlo così vicino. -mi dispiace se hai frainteso.- aggiunse.
-perché non l'hai fatto? Hai visto cosa aveva fatto Carter, no? Cosa ti ha impedito di farlo, Yukihira?- diventò paonozza dopo che udì le parole imbarazzanti che erano uscite dalla sua bocca, abbassando il tono della voce a un suono flebile e cauto: le aveva praticamente confessato di voler essere baciata da lui e adesso non poteva ritrattare le sue parole perché sarebbe stato impossibile farlo.
-avresti voluto che lo facessi?- chiese lui, pur sapendo la risposta.
Voleva sadicamente sentirla a parole esplicite. “maledetto Yukihira!” lo maledì.
-la sai la risposta, Yukihira, non hai bisogno di sentirlo apertamente.- replicò seccata.
-sai perché non l'ho fatto, Nakiri? Perché tu non intendi affatto affidarti a me.- spiegò, -anche oggi, per esempio, credo di essere l'unico ad essermi accorto che anche stanotte non hai dormito, ma continui ostinatamente a cercare di apparire in forma.-
-come osi essere così presuntuoso? Io non nascondo niente.- tuonò mentendo.
Odiava essere così trasparente agli occhi di Yukihira. Era frustrante. Se sentiva totalmente vulnerabile davanti a lui e non le era mai successo.
Perché era l'unico ad essersi accorto del suo stato d'animo? 
Perché continuava ad essere l'unico? Cosa aveva di così speciale?
-lo so che non è così, Nakiri.- ripeté ancora, lui, deciso.
-dimmi Yukihira.. perché sei così maledettamente fissato con il mio passato? Perché cerchi sempre di affondare in esso in maniera così insistente? Non farlo.-
-perché è il tuo continuare a nascondermelo che innalza un muro impenetrabile tra di noi.-
-ed è per questo assurdo motivo che ti riufiuti di baciarmi?-
-esattamente Nakiri. Solo per questo.-
-sei un vero idiota.- sputò irritata. -lasciami sola. Ho bisogno di prendere le distanze da te.-
-non allontanarti, Nakiri, siamo già abbastanza distanti dal gruppo.- la richiamò lui.
-non-seguirmi.- ordinò categorica. -so la strada. L'ho già fatta.- precisò gelida.
L'espressione triste di Nakiri, lo bloccò dal fare qualsiasi altra mossa per fermarla.
Era scappata nuovamente. Sapeva davvero la strada?
Poi, ad un tratto, la sua delicata schiena sparì da davanti ai suoi occhi.

Fu raggiunto dagli altri. -Yukihira... dov'è finita Erina? Non eravate poco più avanti?-
Soma non rispose e Alice lo riscosse scuotendolo per la spalla.
-Yukihira.. dove diavolo hai nascosto mia cugina?-
-abbiamo discusso e si allontanata. Mi ha detto che sapeva la strada.-
Era troppo assorto e avvolto dai sensi di colpa per aver discusso con lei.
Tuttavia, nonostante questo, non era pentito di aver chiarito il malinteso con lei e di averle spiegato perché non l'aveva baciata. Doveva farlo ed era giusto così.
-no, Soma, non può sapere la strada. Passando dal lago abbiamo fatto una deviazione e se non sbaglio neanche lei c'era mai stata in quella zona.- si intromise Takumi.
Lui sbiancò a quelle parole. Dunque si sarebbe persa? E se le succedeva era colpa sua?
-perché non l'hai fermata, Yukihira?- si scaldò Hisako.
-va bene che è mia cugina, ma sei scemo a lasciarla andare da sola in mezzo alle frasche? Tra poco tramonterà anche il sole e sarà ancora più difficile trovarla.-
-Soma.. io ti avevo detto di parlarle, ma non di farla scappare così.- si unì Takumi.
-vai immediatamente a cercarla!- gli intimò Hisako rabbiosa. -non sarà andata tanto lontano, se si è allontanata da poco. Sbrigati!-
Lui non sapeva cosa rispondere. Era troppo agitato per dire qualcosa, ma doveva mantenere la calma oppure avrebbe fatto solo di peggio e cercarla in assenza di lucidità sarebbe stato inutile e dannoso. Takumi si avvicinò a lui e lo riscosse:
-vai Soma! Tieni questa mappa, noi ne abbiamo già un'altra. Seguila e cercala.-
-nel frattempo noi che facciamo?- intervenne Hayama.
-noi andiamo verso il rifugio e gli aspettiamo lì, così almeno abbiamo un appoggio che in caso di pericolo potrà aiutarci. Vi aspettiamo lì.- stabilì Isami.
-non possiamo lasciarli da soli in mezzo al bosco!- protestò Alice.
-esatto!- concordò Hisako. Ryou si affiancò Alice e le afferrò la mano.
-mia signora.. è meglio fare come ha detto, Aldini. Se anche noi rimaniamo qui e loro hanno bisogno, chi chiemerà i soccorsi?- cercò di farla ragionare.
-ma..- tentò lei.
Soma era riuscito a trovare nuovamente un minimo di bilanciamento e compostezza, così disse:
-..Kurokiba ha ragione, Alice. Voi andate verso il rifiugio. La troverò a tutti i costi. Devo.-
-se le succede qualcosa non ti perdono.- lo minacciò Hisako, -e non te l'affiderò più!-
Soma accennò un sorriso. -Scusami per questa svista, Arato-san, ti prometto che la proteggerò come si deve e la riporterò al rifugio salva, altrimenti non me lo perdonerò mai. Sono stato io a cominciare la discussione e sarò io a rimediare al mio errore.-
Afferrò la cartina ancora in mano a Takumi e dopo un veloce “grazie” generale, si inoltrò nella boscaglia iniziando a chiamarla a voce alta.



 
****


Stava correndo senza voltarsi indietro e gli occhi bruciavano perché voleva piangere.
Perché Yukihira voleva tanto sapere del suo passato? Non stavano mica insieme?
Perché non capiva che per lei era dura parlarne?
Quelle vecchie ferite erano ancora aperte e chiuderle sarebbe stato un processo molto lungo.
Perché non era convinta delle sue ragioni?
Non aveva idea di come doveva funzionare un rapporto di coppia_e loro non erano affatto una coppia e non dovevano assolutamente esserla_.
Era sempre stata sicura di non sbagliarsi mai, ma questa volta non riusciva a capire come mai si sentisse in colpa per come gli aveva risposto.
Insomma.. lui era stato invadente e non aveva il diritto di esserlo, però le parole:
Perché è il tuo continuare a nascoderlo che innalza un muro tra di noi”
Non smettevano di risuonarle in testa come una lama affilata che la stava trafiggendo per punirla di non avergli raccontato niente e per il non riuscire a farlo.
Quelle parole le stavano dicendo che il suo modo di approcciarsi agli altri in questo caso era sbagliato e che Yukihira forse non aveva tutti i torti.
Tuttavia, il suo non volerla baciare l'aveva fatta sentire rifiutata e questo non cambiava quello che provava e il suo sentirsi offesa dal suo comportamento.
Era vero che lei non riusciva a parlarle di quello che era successo, ma allontanarla per questo le sembrava eccessivo. Ma che stava dicendo?
Eccessivo..? semplicemente loro sarebbero comunque dovuti stare separati a causa della sua ricca famiglia, quindi non era eccessivo per nulla: più si allontanavano, meglio era.
Ma lei non voleva allontanarsi. Farlo le faceva male. Lei voleva stare con lui. Finalmente sentì i suoi occhi inumidirsi. Esatto.. questa era la verità.
Lei voleva stare con Yukihira. Desiderava avere un rapporto più intimo con lui. Era inutile continuare a negarlo a se stessa. Lo stava ammettendo.
Intanto che cercava di asciugarsi le lacrime, iniziò a rendersi conto di non riconoscere più quel posto e mentre alzò gli occhi al cielo notò che anche il sole stava tramontando.
Comprese che, in effetti, passando dal lago avevano cambiato strada facendo una deviazione e lei quella zona non la conosceva per niente.
Iniziò ad avvertire una sesanzione di spaesamento e abbandono, il silenzio del bosco non aiutava, e il terrore raggiunse la bocca del suo stomaco rendendola ansiosa.
Dov'era finita? Doveva mantenere la calma, altrimenti anche la poca lucidità per ragionare e pensare come agire sarebbe svanita. Prima che potesse fare altro o riflettere su un piano, però, mise un piede in una parte di un terreno “franoso” e vide troppo tardi il burrone che si estendeva poco tempo, perdendo l'equilibrio e scivolando di sotto. Cacciò un urlo disumano, ma per fortuna non era talmente ripido da morirci, ma non era lo stesso una passeggiata. Arrivata in fondo al borrone, adesso era sicurissima di essersi persa e di non sapere come risalire in cima e, oltre a questo, si era anche ferita ad una caviglia che le stava dolorosamente pulsando, dal non riuscire a trattenere lamenti di dolore.
Cercò nello zaino, agitata e tremante, il cellulare nella vana speranza di trovare una “tacca” di campo, ma acceso lo schermo vi vide scritto solo “nessun segnale”.
-accidenti!!- lo lanciò a terra, brusca, e le lacrime tornarono a stuzzicarla fastidiose.
Cosa doveva fare? Si era infilata in un bel guaio e, come se non bastasse, il sole tra i colli stava calando per fare spazio ai colori notturni. 
La paura la stava invadendo come non mai. L'unica cosa che pensò di fare era chiamare aiuto sperando che qualcuno dei suoi compagni che era venuto a cercarla la sentisse, così iniziò a urlare con voce più alta che poteva “aiuto”, ripentendolo meccanicamente tanto da perdere la voce per come si stava sforzando nel farlo, pregando dentro di lei che qualcuno la sentisse e pensando a Yukihira. Se non l'avesse più rivisto? Perché era stata così stupida da allontanarsi?
L'idea di non rivederlo più, di perdere tutto, faceva terribilmente male.
Dentro di lei sperava che Yukihira venisse a salvarla, perché in fondo era sicura che lui avrebbe fatto di tutto per trovarla.
La sua determinazione non riusciva nemmeno a metterla in dubbio. Lui era la sua unica salvezza, incredibile ma vero.
Senza accorgersene, iniziò a chiamare il suo nome nel pronunciare grida di “aiuto”.
Voleva vederlo. Perché non appariva da sopra il suo burrone come succedeva nei suoi manga?
Perché nessuno la sentiva?

Più la luce scompariva, pù il panico l'assiliva.



 
****


Era un'ora che stava cercando, ma di Nakiri non vi era traccia. Aveva provato a chiamarla diverse volte con il cellulare, però nessuno dei due sembrava avere campo.
L'ansia lo stava asselendo e i sensi di colpa ancora di più. Se le fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato.
Il sole stava lasciando il posto alla notte e più il cielo si oscura, più la sua ricerca sarebbe diventata ardua.  Perché l'aveva lasciata andare?
Lei gli aveva detto di sapere la strada, ma lui doveva seguirla lo stesso. Aveva sbagliato.
Come poteva aspettarsi che Nakiri si affidasse a lui, se in questi casi nemmeno riusciva a proteggerla?
Il macigno che aveva sullo stomaco si faceva sempre più pesante e spaventoso. Il terrore che lo stava assalendo non l'aveva mai provato e faceva veramente male.
Gridava il suo nome, la chiamava disperatamente, ma lei non sembrava rispondere alla sua voce che, tra l'altro, si stava lentamente mozzando per l'angoscia di perderla o di arrivare troppo tardi a salvarla, a buio inoltrato. Continuò a chiamare ripetutamente.
Una voce dentro di lui lo stava tormentando e si ripeteva come un chiodo fisso, creandogli un'inquietudine da terrorizzarlo. Non avevano risolto niente.
Non si erano ancora parlati chiaramente. Lui non si era nemmeno dichiarato a lei, perdendo la sua occasione. E lei era da sola chissà dove.
Nakiri all'apparenza sembrava forte, ma in realtà era una ragazza come tante, con le sue fragilità e che al buio da sola, dispersa nel bosco, avrebbe iniziato a tremare come un pulcino e lui non poteva stringerla. Non poteva sostenerla e rassicurarla perché non la stava affatto trovando e non era lì con lei.
Cosa avrebbe fatto se le fosse successo qualcosa? Come si sarebbe sentito?
Per lui Nakiri stava diventando “tutto” assieme alla sua passione per la cucina.
Nakiri si era insinuata lentamente nel suo cuore, diventando una parte essenziale di lui. Per lui.
Era nata dentro di lui come un pensiero fisso. Un sentimento forte. Un desiderio. Un obiettivo. Il suo obiettivo.
Lei lo bilanciava. Lei lo completava. Nakiri lo faceva sentire vivo e infuoco, eccitato ed elettrizzato, incuriosito allo stesso tempo.
Lei lo stupiva, così come la cucina lo faceva sentire e lo accendeva animando la sua quotidianeità. Esatto.
Nakiri per lui era fodamentale, centrale, era come un “accendino” che si prensentava indispensabile di fronte a dei fornelli. Senza esso i fornelli erano piatti, monotoni, inutili davanti ai suoi occhi. Dunque, senza Erina la sua vita sarebbe risultata spenta, povera, "rinsecchita" e la sua anima sarebbe stata risucchiata, perché non aveva la spinta per andare avanti. Era semplicemente impossibile. Senza Nakiri l'unica cosa a movimentare la sua vita sarebbe tornata ad essere la cucina. La cucina lo emozionava, certo, ma le sensazioni che avvertiva accanto ad Erina erano così forti, acute, nitide e ovviamente insostituibili.
Cos'era davvero questo sentimento così destabilizzante?
Non poteva essere altro che amore. Ecco la verità: lui amava Nakiri. Non era un semplice innamoramento, lei era molto di più.
Appunto per questo doveva assolutamente trovarla prima che tramontasse il sole, così continuò a chiamarla con un tono sempre più alto e in seguito a diversi richiami finalmente avvertì a qualche distanza la voce di Nakiri che stava chiedendo aiuto. Sicuro che fosse lei, prese a correre come un forsennato seguendo i richiami e raggiunse un burrone, molto più simile ad un fosso non esageratamente ripido, guardò giù ed ecco che la vide. I loro si incrociarono.
Lei aveva gli occhi rossi e il volto umido, segno che aveva pianto fino a poco fa e davanti alla sua espressione avvertì una stretta al petto che lo fece piegare in due.
-Yukihira..- fiatò lei, stancamente. Lui si aprì in un espressione altamente sollevata.
-Nakiri.. ti ho trovata..- realizzò distratto: si sentiva troppo indebolito dal sollievo che lo aveva accolto dopo averla vista.
-non ti muovere da lì, Nakiri, scendo a prenderti!-
-non farlo, Yukihira, è troppo pericoloso.-
-non potrei mai lasciarti qui. Sono così sollevato di averti trovato, che voglio solo scendere da te. Quindi, non fermarmi.- affermò arricciando un sorriso. Lei arrossì impacciata.
Soma scivolò lungo il pendio terroso, poggiando i piadi nei punti doveva poteva essere sostenuto e dove poteva arreggersi e riuscì a raggiungerla. -Nakiri!-
Pronunciando il suo cognome, la guardò dritta negli occhi lilla ancora inumiditi e non riuscendo a resisterle si chinò ad abbracciarla più forte che poteva.
Lei instintivamente rispose all'abbraccio. -sei uno stupido, Yukihira. Perché diavolo ci hai messo tanto?-
Lo assalì, appoggiando la fronte contro il suo caldo petto.
-non dovevo lasciarti sola, scusami.- disse lui. -sono contento che stai bene. Non sai quanto. Se non ti avessi trovato sarebbe stata una vera sconfitta per me.-
-al contrario di quello che stai dicendo, sapevo che mi avresti trovata.- obiettò lei, risoluta.
Lui si scostò dal suo corpo e la guardò nelle iridi. -come mai sei diventata così carina all'improvviso?- chiese perplesso.
Lei lo incenerì con un'occhiataccia e lui si grattò la nuca impacciato. -come stai?- cercò di accertarsi.
-ho preso una distorsione alla caviglia e mi sta pulsando da morire.-
-fammi vedere.- la invitò lui.
-non è niente, Yukihira. Lascia perdere.-
-non sembri riuscire a stare in piedi.- constatò lui. -ti porterò in spalla al rifugio.-
-non se ne parla. Non so nemmeno dove siamo. Il tragitto potrebbe essere lungo.-
-ti porterò in ogni caso. Non ti lascio qui, Nakiri.- insisté lui, deciso.
-perché quando ho bisogno di te, appari sempre?- distolse lo sguardo lei, troppo imbarazzata per continuare a sostenere il suo.
-a volte penso che tu abbia dei poteri paranormali.- aggiunse stizzita. Tuttavia, era veramente felice di vederlo.
Soma ridacchiò divertito da quelle parole.
-non ho poteri paranormali, Nakiri. Quella sei tu.-
-allora perché mi segui dovunque, anche dopo che ti ho trattato male?-
-Nakiri.. tu davvero non ci arrivi.- assottigliò gli occhi, asserendo. -non hai ancora capito.-
-come faccio a capirlo se non parli chiaramente? E poi.. sbaglio o sei stato tu a tirarti indietro ieri? Se ti comporti in questo modo senza darmi spiegazioni sensate, se non la “scusa” del mio passato, come pensi che io possa capire quello che vuoi?-
Lui sospirò arreso alzando gli occhi al cielo e abbozzando un sorriso.
-ero dannatamente preoccupato per te, Nakiri. Sai perché lo ero?- cominciò, allora: si era convinto a confessarle ciò che provava perché sarebbe stato l'unico modo per farle capire i suoi veri sentimenti. -..lo ero perché tu mi piaci. Mi piaci, Nakiri.- dichiarò finalmente.
-Scusami se non te l'ho detto chiaramente fin dall'inizio e quando ne ho avuto l'occasione.-



 
****


Lei sgranò gli occhi scioccata, arrossendo fino al midollo e alzandosi di scatto per la sorpresa, avvertendo in seguito una fitta alla caviglia che la fece traballare e cadere tra le braccia di Yukihira. Lui la sostenne da sotto le ascelle, dolcemente, e lei sollevò lo sguardo verso i suoi occhi incontrando quelli sinceri di lui.
Cosa aveva appena detto?
Ripensando alla confessione di Yukihira, si imbarazzò nuovamente.
Rimasero qualche minuto indefinito in quella posizione: lui che la sosteneva e lei che lo fissava dritto negli occhi in uno scambio di sguardi bollente ed intenso.
-cosa..?- farfugliò timiditamente, guardandosi attorno impacciata pur di non andare in brodo di giuggiole a ricordare quelle parole.
Lui la sostenne ancora e la presa prima leggera e delicata, si fece più ferrea. Fermò le sue occhiate spaesate da una parte all'altra, afferrando il suo volto tra le mani.
-guardami Nakiri.- le sussurrò con voce calda, -smettila di agitarti in questo modo.- ridacchiò. Lei arrossì ancora e tornò a guardarlo.
Lui non le lasciò il tempo di riflettere che, senza mollare la presa, scese delitamente lungo il suo collo, carezzandoglielo con magistrale gradevolezza che le fece scoppiare il cuore nel petto. Poggiò l'altra su di un suo fianco e l'avvicinò a sé, facendo aderire i colori corpi separati da un incontro pelle contro pelle solo dai vestiti sportivi.
Erina poteva sentire quanto lui la desiderava dalle sue naturali manifestazioni ormali e da come la vezzeggiava con tenerezza. Lui era caldo, emanava un calore incredibile che la riscaldò di conseguenza. Le sue labbra erano a pochi centimetri dalle sue, tanto che poteva sentire il suo caloroso respiro su di esse.
Le mani di lui accerezzavo il suo corpo come una piuma che solletica sulla pelle, producendo un leggero e piacevole “pizzicorino”.
Non ebbe il tempo di godersi oltre quelle sensanzioni sconosciute, che finalmente lui posò la sua bocca su quella sua in un leggero bacio che sapeva più di sfioramento.
La strinse ancora di più a sé e non abbandonò le sue labbra.
Erina si fece trascinare da quell'emozione così nuova, eppure tanto preziosa, schiuse le labbra impulsivamente e Soma comprese il suo desiderio di approfondire il bacio.
Lui morse leggermente uno delle sue labbra e affondo la lingua, lentamente, cercando di abituarsi a quel contatto così intimo ed eccitante.
Le venne naturale seguire i suoi movimenti: iniziò un gioco di lingue che all'inizio era impacciato, poi si fece molto più passionale. Le loro lingue si cercavano, si sfioravano, si esploravano sempre più desiderose, creando loro un tumulto di sensazioni ardenti e peccaminose. Da bacio innocente, si era trasformato in un bacio così complice e aggraziato che li spingeva a non distruggere quello che stava scatenando loro, finché ambedue non dovettero staccarsi per riprendere fiato.
Cos'era stato? Erina era allibita. Il suo petto bruciava dall'emozione. Il suo cuore sembrava furioso.
Alla bocca dello stomaco riusciva ancora a sentire limpidamente il bruciore delle loro lingue che si univano in una danza accantivamente. Il labbro che Soma gli aveva stuzzicato era umido, così come tutto il resto della sua bocca. Non era fastidioso, anzi.. era una traccia di quello che era successo tra loro. Una traccia che non voleva più dimenticare.
Il bacio di Jess non era stato nulla a confronto con quell'abbraccio mozzafiato e quella prima conoscenza reciproca e ricca di sensazioni misteriose.
Quello era il suo primo e vero bacio, che le avrebbe ricordato in eterno i suoi sentimenti per Yukihira, anche se fosse stata costretta a rinunciare ad essi. Era stato “cicatrizzante”.
Si scambiarono un'occhiata profonda e significava, Soma continuava a tenere avvolte le sue braccia attorno alla parte bassa della sua schiena e non sembrava intenziato a lasciarla. Lei portò spontaneamente gli occhi in basso, concentrandosi sui suoi piedi, e cercando di controllare il suo volto che stava andando a fuoco come non mai. Soma non era da meno: era imbarazzato e si era fatto improvvisamente silenzioso, come se stesse meditando sul da farsi, ma non sembrava voler lasciare la presa.
Portò gli sguardi altrove e una mano sulla fronte, come a voler nascondere il volto.
-spero che adesso hai capito, Nakiri.- borbottò incerto.
-sei eccessivo, Yukihira.- boccheggiò impacciata.
-anche tu lo sei, Nakiri. Se non ti avessi baciata non l'avresti mai realizzato.-
-l'ho capito perché è la prima volta che anche tu mi parli chiaramente.- replicò lei.
Pian piano, tra una risposta e l'altra, stava diminuando anche l'iniziale imbarazzo.



 
****


Il suo corpo fremeva ancora ripensando a come si erano baciati e a come Nakiri aveva risposto con trasporto ai suoi sentimenti. Il suo organismo era ancora assalito da scosse d'eccitazione e bramosia a causa di quel bacio così piccante. Non avrebbe mai immaginato che unirsi in un bacio sarebbe stato così favoloso. Probabilmente lo riteneva tale perché era successo con Nakiri e solo lei era capace di scantenargli certe forti emozioni. Non negava che durante quel momento avrebbe voluto osare di più, poiché aveva aspettato davvero tanto per riuscire a strapparle un bacio; però, adesso che era successo, non solo le aveva fatto capire i suoi sentimenti, ma aveva accorciato ulteriormente le distanze con lei. Dopo avergli dichiarato i suoi sentimenti, tutto ciò che si era imposto di fare, ovvero aspettare che lei gli parlasse del suo passato, era andato dritto a farsi friggere perché la voglia carnale di lei aveva preso il sopravvento senza via di scampo. In fondo.. se non le avesse detto quello che provava in quel momento, con la giusta atmosfera e loro due da soli in mezzo ad un fosso, se ne sarebbe veramente pentito.
Era sicuro di aver preso la decisione giusta dicendole quello che sentiva, perché era inutile proseguire a nascondere i suoi sentimenti o a controllarsi, in special modo se stavano diventando sempre più forti e quando si era accorto di amarla. Ritrovarla sana e salva, l'aveva così sollevato che gli aveva dato la spinta per farsi avanti e abbandonare tutti i suoi presupposti. Con quell'esperienza, si era reso conto che trascinare i sentimenti a lungo era solamente deleterio e sofferente ed era stato meglio rimediare subito ai suoi errori.
Adesso cos'erano? Nakiri, di fatto, sebbene aveva risposto al bacio con la sua stessa passione, non aveva ancora detto nulla riguardo al bacio e a quello che lui le aveva detto.
Sembrava pensierosa e assorta, così decise di parlare nuovamente lui:
-Nakiri.. tu perché hai risposto al mio bacio?- andò direttamente al dunque, affinché il suo chiarimento raggiungesse presto una conclusione. Era un po' agitato in attesa della sua risposta, ma voleva sapere quello che lei provava e se aveva davvero delle speranze.
-mi hai colto impreparata, tutto qui.- decretò schiva: anche lui sapeva che mentiva.
-anche se ti ho colto impreparata, non ti ho costretto a ricambiarlo.-
Lei arrossì ancora e cercò di raccogliere di nuovo compostezza.
-non possiamo e basta, Yukihira.- tentò con aria incerta. -lo sai perché.-
Chiunque avrebbe compreso che non era decisa in quello che sosteneva.
-perché non possiamo? Quindi, devo dedurre che non è un “ non volere” ma un “non potere”?- domandò ancora. Lei optò per il silenzio e lui sospirò.
-lo sai che non mi arrendo, vero?- ribadì, -non lo faccio in cucina e non lo farò con te.-
Si grattò la nuca per quelle parole tanto fiere ed ottimiste che gli erano uscite dalla bocca.
-beh, Yukihira, dovrai farlo primo o poi.- ribatté ancora.
Nel frattempo si era fatto anche buio, ma li rassicurava l'idea che non erano più soli.
-non lo farò, Nakiri.- sottolineò nuovamente, sorridendo. -perché sento cosa provi.-
-quanto sei arrogante!- sbottò lei, arricciando il naso e arrossendo.
Lui scoppiò a ridere, poi tornò serio. -qualsiasi siano i tuoi motivi per rifiutarmi, Nakiri, io farò in modo che tu non sarai più capace di farlo.- ghignò. Lei sbuffò.
-è meglio se tu non entri nella mia vita più del dovuto, Yukihira. Questo perché non credo sarebbe salutare per te finire nelle dinamiche familiari della famiglia Nakiri e nelle sue rigide usanze, che di certo non comprendono il tuo volere né il rispetto dei tuoi desideri.-
L'espressione di Nakiri si fece nostalgica e triste. Il volto oscurato e gli occhi vitrei: stava soffrendo perché un'altra volta era costretta ad ascoltare le pretenziose esigenze della sua famiglia. Lei non glielo disse esplicitamente, ma lui aveva capito che il suo impedimento maggiore per raggiungere la felicità con lui_e in generale_non era solamente il suo infausto passato, ma anche le tradizioni autoritarie della sua famiglia.
Abbassò lo sguardo: per ora non poteva fare niente, doveva accettare di essere stato momentaneamente rifiutato da lei_anche se Nakiri non lo voleva davvero_ ma di certo non si sarebbe arreso e aveva la vaga impressione_non sapeva perché_ che il preside presto sarebbe stato dalla sua parte. Tutti gli avevano fatto capire che lo stile di pensiero di Senzaemon non era propriamente conforme ai principi arcaici della famiglia Nakiri; per ora era solo una sensazione, ma voleva essere ottimista. Non si sarebbe arreso con Erina perché non era il tipo da farlo ed era quello che il “suo vecchio” gli aveva incultato fin da piccolo, educandolo e tramettendogli una personalità determinata e testarda.
Avrebbe ottenuto quello che voleva e ciò che desiderava era stare con Nakiri.



 
****



-d'accordo Nakiri: facciamo che per adesso accetto di essere stato respinto da te.-
Lei si meravigliò ascoltando quelle parole, ma soprattutto notando il mezzo sorriso che aveva imperniato le sue labbra fini mentre le rispondeva: era chiaro che, anche se aveva finto di accettere di essere respinto, aveva qualcosa in mente e conoscendolo avrebbe fatto di tutto per raggiungere tale obiettivo.
Dunque, con disappunto, le accese una “fiamma” di temporanea speranza, che cercò di celare dentro di lei e di spingere lontano dal suo cuore pur di non rimanere delusa quando la sua famiglia avrebbe vinto un'altra volta, sovrastando chiunque. -te lo ripeto, Yukihira: non immischiarti.-
-non lo farò.- mentì assecondandola. Tuttuvia, per ora gli andava bene così.
Perché non riusciva ad essere positiva anche lei? Perché non era nella sua indole essere ottimista quando si trattava della sua famiglia, in particolare di suo padre: le attraversò un brivido gelido a quel pensiero, che la fece leggermente tremare. Yukihira lo notò:
-tutto apposto, Nakiri? Ti duole la caviglia?- le alzò il mento, apprensivo, per farsi guardare negli occhi. -penso che dovremmo avviarsi. S'è fatto buio.- considerò.
-non preoccuparti, Yukihira. Sto bene.- rispose, scostando la sua mano dal suo mento che le stava solo facendo desiderare ulteriormente il suo tatto.
-parti subito male.- precisò dopo, allusiva, riferendosi alla sua calda mano sul suo strato di pelle.
-hai ragione, ma non riesco a non essere affettuoso con te. Abbi un po' di pietà per i miei sentimenti, Nakiri.- ironizzò divertito, lui.
Lei farfugliò qualcosa di incomprensibile, goffa.
-è meglio andare.- fece un passo avanti con la gamba infortunata, ed ecco subito una fitta dolorosa colpirla e facendola contorcere e sfuggire un gemito trattenuto.
-vedi Nakiri, non puoi camminare.- intervenne lui, -ti porto in spalla fino al rifugio.-
-non voglio che tu finisca all'ospedale per uno sforzo alla schiena, Yukihira. Posso farcela anche senza il tuo aiuto.- puntualizzò glaciale.
-una volta ogni tanto, Nakiri, potresti accettare l'aiuto di qualcuno? Non ce la puoi fare.-
Lei sbuffò esasperata. -e va bene.. ma non venire a lamentarti da me per i dolori alla schiena, poi.-
Lui sorrise soddisfatto e si girò di schiena porgendole le mani per prenderla da dietro le cosce. Lei, imbarazzata, si fece tirare su con delicatezza e la sua testa finì contro la larga schiena di Yukihira che nei suoi pensieri più nascosti aveva tanto desiderato sfiorare e accarezzare con le sue mani, superando quello strato di vestiti ingombranti.
Come si immaginava: era grande e tiepida, protettiva e comoda, a quel penso si sarebbe perfino addormentata. Sussultò mentalmente di fronte a quella fantasia, arrossendo: non poteva dormire, altrimenti se ne sarebbe vergognata per tutta la vita, specialmente dopo che lui gli aveva confessato quello che provava emozionandola come non le era mai successo e l'aveva baciata in quel modo così audace e romantico.
-stai comoda, Nakiri?- domandò lui premuroso. Lui la vide annuire da dietro.
-sbrighiamoci o gli altri chiameranno presto i soccorsi.- ordinò, cercando di nascondere l'imbarazzo.
Non riusciva a controllare il suo cuore e aveva perso le speranze di farlo. Era sicura che Yukihira lo sentisse da quanto batteva rapido.
-allora, fammi un favore, con una mano potresti reggermi la cartina? È nella tasca dei miei pantaloni: tirala fuori. Non riuscirei a sostenerti con una mano sola.-
Lei sfilò la cartina dalla tasca dei pantoloni di Yukihira e l'aprì.
-grazie Nakiri. Adesso leggi il tragitto che ho segnato con il pennarello rosso.-
-quando l'hai segnato?- fece sorpresa lei.
-mentre ti cercavo.- rispose semplicemente lui.
-non riesco a leggere bene la strada perché è buio.-
-come sospettavo.- asserì lui, -nella tasca davanti dello zaino c'è una torcia. Usa quella e vedrai che in quel modo la vedi.- la rassicurò.
Così fece e presa la torcia e accesa, vi si illuminò il tragitto.
-ok, adesso la leggo. Prosegui dritto.- le indicò.
Lui l'ascoltò e in quel modo forse sarebbero riusciti ad arrivare al rifugio sani e salvi.



 
****


Gli altri ragazzi della Tootsuki erano già arrivati al rifugio, in ansia per Soma ed Erina.
Hisako stava controllando spasmodicamente l'orologio affisso sul muro della Hall del rifugio, angosciandosi sempre di più per la scomparsa della sua amica.
Erano quasi le 20.00 e lei e Soma erano spariti da due ore senza fare ritorno.
Takumi aveva notato che Hisako era parecchio agitata e che anche Alice non era da meno: in fondo voleva bene anche lei a sua cugina.
Però stava iniziando a preoccuparsi anche lui per Soma. Era sicuro che avrebbe trovato Nakiri, ma il fatto che non rientrassero da due ore stava agitando tutti e decise che era il momento di intervenire: si diresse verso Hisako e le poggiò una mano sulla spalla.
-Arato-san.. capisco l'agitazione, ma cerca di stare tranquilla: sono sicura che Soma e Nakiri torneranno sani e salvi. Mi fido di lui.- la vide stringere i denti e spontaneamente poggiò la testa sul petto di Takumi, cogliendolo di sorpresa per il gesto. A lui venne d'istinto, avvolgerla tra le sue braccia. -tranquilla, adesso io e Ryou andremo a cercarli.-
-è troppo pericoloso farlo, Aldini. Non voglio stare male anche per te.-
Lui si imbarazzò. -sei sleale con queste parole, Arato-san.-
Lei alzò gli occhi verso di lui, imbronciata.
-è la verità. Anche se ti ho respinto, non vuol dire che non mi preoccupi per te.-
-grazie per queste parole.- rispose lui, stringendola più stretta.


-Ryou.. sono le 20.00. Ti chiedo di andare a cercare quell'incosciente e viziata di mia cugina con Aldini. Non è una richiesta, è un ordine rivolto ad entrambi.-
-è proprio da lei, milady.- affermò lui. -anche se lo nasconde, tiene a sua cugina.-
Alice adottò un espressione altezzosa che si tradiva osservando le candide guance che avevano assunto un colorito rosato, sia per le parole tenere di Ryou_che la conosceva meglio di tutti_che per essere stata costretta a far vedere a tutti i presenti il suo interesse e il suo nascosto affetto provato nei confronti di Erina.
Sciolta la vergogna, proiettò le sue iridi verso quelle di Ryou, accompagnando le mani verso il suo collo e facendogli una leggera carezza che raggiunse la guancia del ragazzo, che si aprì in un'espressione stupita. -ti prego, Ryou, stai attento.- le disse sottovoce.
Lui trascinò la sua mano, sopra il dorso di quella di Alice, sovrastando la dimensione della sua mano piccola ed esile. -non preoccuparti.- bofonchiò solo, mentre Alice trattenne il respiro per tutto l'arco di quell'istintuale movimento che l'aveva semplicemente estasiata.
-andiamo Aldini.- decretò, Ryou, tornando impassibile. L'altro annuì.
Il proprietario del rifugio, dopo aver ascoltato le due conversazioni, si intromise:
-è pericoloso inoltrarsi nel bosco con questo buio, ragazzi. Non posso permettervelo.-
-lo faremo lo stesso, signore. I nostri amici sembrano non tornare. Per favore, gli chiediamo gentilmente di chiamare i soccorsi alpini mentre noi anticipiamo le ricerche.-


Takumi si era mostrato molto professionale, coraggioso e maturo ed Hisako ne era rimasta colpita. Era una delle poche volte che vedeva Aldini in modalità seria.
Nel frattempo che Ryou e Takumi montavano sulle spalle i loro pesanti zaini, cercando strenuamente delle torcie e una cartina al loro interno e sotto gli occhi preoccupati di Alice e Hisako, ecco che Isami li bloccò. -aspetta nii-san! Vedo una figura procedere verso la passeggiata che porta al rifugio e mi sembra proprio Soma.- avvisò.
-Erina è con lui?- chiese ansiosa, Hisako, portandosi una mano davanti alla bocca.
Isami guardò meglio e poi annuì. -a quanto pare Yukihira la sta portando sulle spalle.-
-allora è ferita!- esclamò Alice. -forza! Magari hanno bisogno di aiuto.-
-andiamogli in contro, ragazzi.- propose Takumi. Così, di conseguenza, il gruppo raggiunse a passo spedito i due dispersi e sorrisero sollevati vedendo che non erano ridotti poi così male. Soma gli fece un cenno di saluto, sorridendo. Era affaticato, ma stava bene e questo era l'importante. Hisako corse da Erina:
-Erina.. stai bene per fortuna! Che hai fatto? Perché Yukihira ti porta in spalla?-
-ha preso una distorsione alla caviglia.- rispose per lei, Soma, guardando di sgamo Nakiri con una smorfia che la fece impazzire per quanto era deliziosamente impertinente.
-bisogna metterci subito del ghiaccio.- stabilì il medico del rifugio, che era stato appena chiamato dal proprietario. -prego, portatela su questo divano.- li invitò.
-posso andarci da sola, Yukihira. Puoi farmi scendere adesso.-
-ti accompagno fino al divano. Che vuoi che sia qualche passo in più.- sorrise cordiale.
-siamo davvero contenti che siete tornati sani e salvi.- continuò Hisako, più rilassata. -anche Alice era molto preoccupata per te, Erina.- aggiunse, ghignando verso la giovane Nakiri. Alice distolse lo sguardo orgogliosa e presuntuosa. -non ero poi tanto preoccupata.-
Ryou la sentì deglutire a causa della bugia e abbozzò un sorriso nascosto.
La diagnosi del dottore fu, infatti, una leggera distorsione alla caviglia e suggerì ad Erina di tenere il ghiaccio tutti i giorni, per una settimana, e di prendere qualche antidolorifico in caso di maggior fastidio; e, ovviamente, ordinò lei di stare a riposo per almeno una settimana.
Nakiri sospirò seccata, avvertendo la parola “riposo”.
-ti tocca cuginetta!- la stuzzicò Alice, -hai voluto fare la sconsiderata? Ecco la penitenza.-
-sta zitta, Alice. Un uccellino mi ha detto che eri preoccupata per me.- sogghignò.
L'altra arrossì leggermente.
-tsz.. è un bene che ti sia tornata la “vena” sarcastica. Sei arrivata al rifugio con un'aria da funerale.- la punzecchiò ancora.


Soma sorrise vedendo che tutti erano felici che lui ed Erina stessero bene.
Più che altro era contento di vedere che Erina stava entrando un po' nel cuore di tutti i presenti e non solo nel suo; questo anche perché stava lentamente cambiando.
Takumi lo distrasse dai suoi pensieri:
-allora Soma, ci spieghi cos'è successo veramente? Come hai trovato Nakiri?-
Lui si schiarì la gola accendendo una “lampadina sospettosa” nella mente diabolica ed intuitiva del suo amico, leggendo un messaggio sottointeso e ambiguo in quel gesto.
Soma raccontò loro com'erano andati i fatti, tralasciando (almeno agli altri all'infuori di Takumi) gli sviluppi avvenuti tra lui e Nakiri, descrivendo come avevano fatto a trovare il rifugio. -avete avuto molta fortuna.- constatò Hayama, a fine racconto.
-già. Meno male mi avevate lasciato una cartina e io per prevenzione mi ero portato dietro una torcia, altrimenti non so come avremmo fatto.- ridacchiò un po' impacciato.
Sentì una piccola fitta alla schiena che lo portò a doversi sgranchire le ossa: non era pentito di aver portato tutto il tempo Nakiri in spalla, poiché non l'avrebbe mai lasciata lì da sola, ma un'ora di cammino con lei sulle spalle era stata faticosa. Tuttavia, l'importante era che fossero arrivati vivi al rifugio e che lui era riuscito in qualche modo a proteggerla.



 
****


Ad Erina non era sfuggito il “fare ginnastica” con le braccia e la schiena di Yukihira e portò gli occhi di lato assalita dai sensi di colpa: in fondo, se era finita in un fosso/burrone, era colpa sua perché aveva fatto la permalosa e la capricciosa, e come diceva sua cugina Alice, era stata incosciente e di conseguenza Yukihira ci aveva leggermente rimesso la schiena. Forse doveva scusarsi e basta. Un'altra volta aveva scaricato il suo lato impulsivo su di lui, approfittandosi della sua gentilezza e del suo altruismo, ed era stata ancora più meschina a farlo dopo che Yukihira gli aveva confessato i suoi sentimenti e lei l'aveva agilmente respinto senza dargli un vera spiegazione rispetto alla sua decisione.
Il destino volle che, al momento che lei indugiò per l'ennesima volta su di lui dispiaciuta, anche lui la stava guardando come per accertarsi che stesse veramente bene: si scambiarono un'altra occhiata incisiva e magnetica che li proiettò immediamente all'immagine di loro stretti in un abbraccio bollente e uniti in un bacio folle, sotto le stelle, che non li risparmiò un imbarazzo reciproco tinto di rosso fuoco.
Superato il momento di bisogno carnale comune, lei spostò lo sguardo altrove e borbottò:
-scusami Yukihira..- il tono era flebile e goffo -..sai.. per la schiena.- precisò timida.
Lui le sorrise rassicurante, avvicinandosi a lei che era seduta sul divano e chinandosi fino a presentarsi più basso e a poter analizzare il suo volto dispiaciuto da sotto.
-la mia schiena sta bene, Nakiri, piuttosto vedi di tenere a riposo la caviglia invece di sentirti in colpa perché per una volta hai deciso di farti aiutare.-
Lei arrossì ancora davanti alla tenerezza di Yukihira. La sua espressione era innocente, tranquilla, non rancorosa. Anzi.. sembrava davvero contento, nonostante il dolore alla schiena, di averla portata in spalla fino al rifugio. Chissà perché era così fastidiosamente compiaciuto dalle sue eroiche gesta?
Insomma.. lei lo aveva respinto, eppure lui non sembrava deluso o amareggiato dalla sua risposta, anzi.. era decisamente attivo ed energico. Come faceva?
Lei invidiava tantissimo la perseveranza di Yukihira, ma oltre ad inviadiarla, paradossalmente apprezzava quella sua qualità perché in qualche assurda maniera riusciva a trasmetterle fiducia e sicurezza. Le infondeva un'insolita speranza, anche se quell'ottimismo durava solo per qualche minuto.
-grazie Yukihira.- disse sottovoce, quando lui si era allontanato per tornare a parlare con Aldini.




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Angolo autrice: ecco qua il nuovo cap. Sono riuscita a completarlo! *-* spero che gli sviluppi che ci sono stati tra Erina e Soma li abbiate apprezzati! e anche le piccole scene sulle altre coppie :D. Cosa ne pensate del bacio? ho gestito bene i pensieri dei PG e i loro comportamenti senza andare troppo OOC? ahahah XD so che penserete che sono stata sadicata ad allontanare nuovamente Erina e Soma dopo che li ho fatti avvicinare così tanto! :P beh, ma sapete.. sono dell'idea che, se desidero mantenere la curiosità sui miei lettori, è meglio non dar loro tutto e subito! XD ma tranquilli.. questo non significa che terrò distanti Erina e Soma! vedrete! vedrete!
Non sarà facile per loro resistersi a vicenda! :P personalmente, sono abbastanza soddisfatta per come mi è uscito questo cap! spero che pure a voi non vi abbia deluso.
Vi prego di perdonarmi per non avere ancora risposto alle vostre recensioni, ma sono sempre in corsa.. ç____ç appena trovo un attimo rispondo a tutti! scusatemi! >.<
Intanto, ringrazio chi ha messo la storia tra preferite/seguite. Questo cap lo dedico sicuramente a Kyuu-chan (Kyuubi all star), mio grande amico e a cui sono veramente veramente grata per aver avuto la pazienza di lasciarmi una recensione ad ogni cap! *-* sei un tesoro!! <3 grazie davvero! cercherò di risponderti il prima possibile! perdonami.. ç___ç grazie ancora a tutti!!^^


Alla prossima!!*-* Erina91
  
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