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Autore: FABRIZX    19/04/2016    1 recensioni
Due ragazzi e due sogni. Un solo viaggio. Tom vuole diventare un Capopalestra di Tipo Veleno. Fabrizio vuole diventare un Maestro di Pokémon per potersi confrontare col Pokémon Drago che ha visto da bambino. Uniranno le loro forze per affrontare le Palestre e la Lega di Kanto e Johto. Sembrerebbe non esserci niente di nuovo. Sembrerebbe una storia come tante altre nel mondo dei Pokémon... ma ogni Allenatore sa che ogni viaggio è diverso e l'avventura di Fabrizio e Tom sarà un viaggio alla scoperta di segreti incredibili ed emozioni mai provate prima. Sarà un viaggio come quelli di tanti altri... e un' avventura come nessun'altra! Perchè per diventare dei veri Maestri Pokémon, e conquistare un posto a fianco dei grandi, Fabrizio e Tom dovranno combattere al fianco dei propri Pokémon fino alla fine e contare non solo sulla loro abilità, ma anche e soprattutto sulle loro amicizie, i loro sentimenti e la guida del loro cuore!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Prof Oak, Red
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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 Puntata 9- Doppia emergenza: Parte 1

 

 

“Fantastico... siamo arrivati in ritardo.” sbuffò Fabrizio di fronte al cartello, che recitava:

 

-PARCO NAZIONALE-
GARA PIGLIAMOSCHE STRAORDINARIA: ORE 11:30-14:00
EVENTI POKÉATHLON: ORE 10:00-14:00; 16:00-20:00

 

La scritta “16:00-20:00” era sbarrata con una X rossa, vicino alla quale era inchiodato un foglio con scritto “Manutenzione straordinaria dalle ore 14:10”.

“Come ritardo? Sono ancora le 11:10!!” si infervorò Tom, piuttosto perplesso.
“Appunto. Hai visto la fila per l'iscrizione? Per fare in tempo dobbiamo andare adesso, e ci perdiamo le gare di Pokéathlon.” rispose Fabrizio, lievemente contrariato.
L'espressione delusa di Tom era evidente: “Cavolo!! Ci eravamo pure sbrigati per arrivare!”
“Insomma...” borbotto l'altro: “Non siamo proprio riusciti a tenere questo gran passo...”
“Mi dispiace... lo sai che non sono un gran camminatore, ce l'ho messa tutta!” si scusò Tom, peraltro ancora sudato.
Fabrizio sorrise e tagliò corto: “Non ho mica detto che fosse colpa tua. Avrei potuto prevederlo e mettere prima la sveglia. Piuttosto, bisogna sbrigarsi verso la fila.”
Tom annui, ancora deluso. Mettendosi in coda, il ragazzo dai ricci castani riflettè per un momento e poi si voltò verso l'amico: “Senti... io comunque ero venuto qui principalmente per la Gara Pigliamosche, quindi devo iscrivermi. So che a vedere il Pokéathlon dal vivo ci tenevi molto, anche più della Gara, per cui possiamo pure dividerci qui e rivederci a pranzo a uno dei chioschi vicino all'Arena, se ti va.”
Tom esitò, passandosi una mano sui capelli cortissimi: “Però non mi andava di lasciarti da solo. È una Gara importante,e Raffaello ha detto che potresti scoprire qualcosa sul libro... e magari avrei catturato qualche Pokémon di Tipo Veleno”.
“Tom...” rispose l'altro, fissandolo: “Non sei partito con me per farmi da ombra. Io sono andato ad allenarmi mentre tu affrontavi il primo Sensei, non sentirti in colpa se adesso vai a vedere il Pokéathlon. Mi hai fatto una testa così sulle gare che seguivi in televisione anche a costo di fare nottata, non te la puoi perdere così. E poi alla Gara Pigliamosche ti fanno tenere solo il Pokémon più grande che catturi. E potrebbe non essere affatto un Tipo Veleno. Però... in effetti io ho già tre Pokémon e tu solo due... se trovassi un buon Pokémon Veleno potrei catturarlo per te, che ne dici?”
Tom scosse la testa: “Non so se sarebbe una buona idea. I tuoi Pokémon ti si affezionano molto di solito, potrebbe non essere giusto verso di lui. E se invece avesse il carattere giusto per me, voglio essere io a catturarlo.”
Fabrizio rimase un secondo in silenzio, colpito, e avanzò con la fila prima di rispondere: “...capisco. Hai ragione, Tom. Beh, allora ti aiuterò senz'altro a catturare il prossimo. Però se vuoi andare a vedere quelle gare, vai, senza problemi. Ci vediamo a pranzo, ok?”
Tom esitò ancora qualche secondo, poi annuì vigorosamente: “Grazie, Fabrizio! Farò anche il tifo per te nel frattempo: fagli vedere chi sei!!”
“Contaci!” sogghignò il ragazzo dalla chioma caotica, mentre l'amico si avviava verso l'Arena. Affrettando il passo, l'aspirante Capopalestra si voltò ancora una volta, praticamente gridando: “Ci vediamo a pranzo, allora?”
“Sì, sì, tranquillo. Ti chiamo dopo per il punto preciso!” tagliò corto Fabrizio.
Continuando a salutare, Tom partì al trotto per la sua strada, lasciandosi dietro qualche sussurro perplesso in mezzo alla fila. Fabrizio lasciò andare un sospiro.
Che ansia, alle volte...
Spesso non gli era chiaro come e perchè lui e Tom fossero diventati amici... eppure lo erano, in qualche modo.
Sorrise lievemente, avanzando con la fila, che già pareva un po' meno eccessiva. Sarebbe stato un viaggio molto lungo, e spesso faticoso. Ma già ora, qualcosa gli diceva che per niente al mondo sarebbe tornato indietro.

 

 

 

“Ed... ecco fatto! Un ultima firma qui, prima di consegnare i Pokémon che non verrano utilizzati in questa Gara, grazie” concluse con calma il segretario al chiosco delle iscrizioni. Fabrizio eseguì le istruzioni e ricevette una scatola contenente le venti Gara Ball che avrebbe usato nella competizione, per poi dirigersi al punto d'inizio della Gara, giocherellando con la Cura Ball di Geodude.
Aveva pensato che il Pokémon Roccia fosse il candidato migliore per la sfida, dato che Deino era debole al tipo Coleottero, e Combusken, essendo anche di tipo Fuoco e già evoluta, sarebbe potuta essere fin troppo potente per la sfida... oltre al fatto che non si sentiva tranquillo ad usare attacchi di tipo Fuoco in quell'ambiente strapieno di erba alta, soleggiato, e accarezzato a tratti da un vento fresco.
Il sole di mezzogiorno dava un piacevole tepore al lastricato dell'enorme piazza centrale del Parco, in cui poco più di una ventina di Allenatori si erano già radunati nei pressi della grande fontana, esattamente al centro del disegno a forma di Poké Ball creato dalle due zone erbose principali. Un palchetto di legno dall'aria stranamente sgangherata era stato allestito per l'occasione e ospitava un tavolino con microfono a cui era seduto un uomo in giacca e cravatta, accompagnato da un uomo e una donna nell'uniforme bordeaux dei guardiani del Parco.
Prendendo posizione in mezzo agli altri, Fabrizio si guardò intorno con attenzione, cercando di scorgere in anticipo qualche Pokémon, o in generale qualsiasi cosa di utile o interessante... e notò un'atmosfera decisamente strana.
Il giudice e i due guardiani erano stranamente rigidi e si guardavano intorno nervosamente, mentre il palchetto stesso sembrava ben più che usurato, con molte riparazioni affrettate e solchi e tagli in più punti.
Il prato intorno poi, dava a tratti l'idea che un giardiniere molto maldestro avesse avuto una crisi di nervi. Ciuffi d'erba falciati disordinatamente, piegati e strappati, zolle divelte, e per quanto il ragazzo poteva vedere da lì, anche i tronchi e i rami di alcuni alberi non erano esenti da segni simili.
Cominciò ad avere un sospetto piuttosto forte sulle ragioni della Gara Pigliamosche straordinaria, ma preferì attendere il discorso del giudice, non sapendo ancora bene se sperare di avere torto o ragione...
“Buongiorno a tutti, Allenatori!” cominciò l'uomo tra qualche lieve crepitio del microfono, prima che la voce si stabilizzasse: “Come avrete sicuramente notato, la Gara Pigliamosche di oggi si svolge in un contesto particolare. Innanzitutto, il Venerdì non è solitamente giorno di gare, e inoltre gli Allenatori partecipanti a questa edizione sono ben più del solito. Per di più, vi sarete accorti che disgraziatamente il nostro amato Parco Nazionale non è esattamente in forma smagliante... e il motivo è molto semplice: abbiamo bisogno del vostro aiuto!”
Un mormorio tra l'eccitato e il perplesso percorse il pubblico, tra cui c'erano principalmente ragazzi piuttosto giovani, quattro ragazze, e un paio di adulti. Fabrizio sospirò scuotendo la testa.
Come volevasi dimostrare...
Il giudice di gara riprese: “Da poco più di due settimane, un grosso Pokémon Coleottero ha cominciato a far danni nella zona di Amarantopoli. Con l'aiuto dei guardiani del Parco e del Capopalestra Angelo, è stato possibile riuscire a spingerlo all'interno dei confini del Parco Nazionale, e contenerne i tentativi di fuga, ma è sempre riuscito ad eludere la cattura, e come avete visto è una causa costante di danni e disagio per tutta la zona. Non sappiamo esattamente cosa abbia spinto il Pokémon a iniziare gli attacchi, o quale sia la miglior soluzione al problema, ma vista la seria necessità di arginarlo e i danni economici che avrebbe potuto causare al Parco, abbiamo deciso di indire una Gara Pigliamosche straordinaria, con più Allenatori e più tempo a disposizione. La Gara Pigliamosche resta sempre una competizione, e come tale va bilanciata, per cui non vi diremo di che specie di Pokémon si tratta... tuttavia, poichè sappiamo per certo che in questo momento si trova nell'area della Gara,per l'occasione estesa anche per una certa distanza nel boschetto che circonda il Parco, chiunque riuscisse a catturarlo o sconfiggerlo guadagnerebbe un premio straordinario anche nell'improbabile eventualità che qualcuno catturasse un Pokémon Coleottero più notevole. Detto questo... ogni secondo è prezioso, per cui bando alle ciance... e al segnale dei nostri guardiani la Gara Pigliamosche straordinaria avrà inizio!!”
Durante il discorso, l'espressione tra il curioso e lo scettico di Fabrizio si era tramutata in sogghigno esaltato, mentre un lampo leggermente inquietante compariva negli occhi del ragazzo. Non avrebbe potuto sperare di meglio.
Questo sì che è interessante... per un Drago da trovare, hai un insetto da cacciare.
Mi domando in che modo possa guidarmi alla prima chiave... ma troverò quel Pokèmon! Con tutta questa gente e questo caos sarà un'impresa... ma qualcosa mi inventerò. A giudicare dalle facce non credo che gli altri abbiano altrettanta motivazione...
In effetti, mormorii nervosi e occhiate in tralice sembravano dominare la folla, in un atmosfera lievemente nervosa, anche se più perplessa che spaventata, come se dovessero ancora decidere se la cosa fosse avvincente, preoccupante, o semplicemente assurda.
Dal canto suo, Fabrizio lo sapeva già.
Sarebbe stata una nuova avventura.
Si sistemò rapidamente la bandana, mentre i due guardiani alzavano le bandiere verdi di inizio gara.
Respirò pronfondamente mentre il giudice portava alla bocca un fischietto...
Poi le bandiere calarono, il fischio echeggiò alto, e il gruppo di sfidanti ruppe i ranghi scattando in tutte le direzioni.
La caccia era cominciata.

 

 

 

Tom si guardò intorno nervosamente, mentre percorreva le gradinate cercando un posto libero. Fuori dalla Pokéball, Zubat svolazzava in cerchi di varie dimensioni intorno al suo Allenatore, senza mai avvicinarsi né allontanarsi troppo.
Alle volte, il ragazzo faceva veramente fatica a capirlo.
Dopo un po' trovò finalmente un posto e si affrettò a occuparlo, mettendoci un po' a sistemare la grossa tracolla per stare comodo. Sembrava avesse un leggero fiatone.
Finalmente, dopo qualche intoppo alla biglietteria, era riuscito ad entrare.
Quasi non ci credeva.

Aveva scoperto il Pokéathlon da piccolo, e gli era sempre sembrato un modo affascinante di competere con i Pokémon, così diverso dalle normali lotte fra Allenatori, che pure amava molto, e aveva cominciato a seguirlo sempre di più, registrando le gare preferite e documentandosi su tornei, campioni, premi e tattiche. Diceva spesso che avrebbe potuto benissimo farne la telecronaca, e Fabrizio ridacchiava, sfidandolo a provarci. Non era sempre chiaro se e quanto scherzassero in merito.
Tom scosse la testa. Si era talmente concentrato sull'esaltazione di poter finalmente guardare delle gare dal vivo da star rischiando di perdersele.
Si sporse un po' verso il campo di gioco, dove alcuni Pokémon cominciavano ad allinearsi sulla pista da corsa per una sfida di Corsostacoli.
Tra la dozzina di Pokémon in pista Tom notò particolarmente una Raichu, un Voltorb, un Growlithe, un Mightyiena e, stranamente, un Arbok.
Si fece perplesso. La gara era di velocità, e di salto. Come poteva un Pokémon strisciante come Arbok gareggiare alla pari con gli altri?
Non si fece grossi dubbi su Voltorb, invece, avendo già visto che il Pokémon appariva spesso in quel tipo di Gara.
Certo, la prima volta che aveva visto un Pokémon rotolare a tutta velocità sulla pista per poi balzare in aria con un impulso magnetico saltando agilmente l'ostacolo e riprendendo a rotolare come se nulla fosse gli aveva fatto una certa impressione, ma ora Tom era decisamente più curioso di vedere come se la sarebbe cavata il Pokémon Cobra.
Non dovette aspettare a lungo.
Il discorso dell'annunciatore fu breve e conciso, perfino troppo per gli standard del ragazzo, e poi la gara cominciò: i dodici Pokémon scattarono quasi all'unisono, ma le differenze in agilità e velocità si fecero sentire dopo pochi secondi dalla partenza.
Growlithe e Raticate correvano quasi testa a testa, ma le zampe più forti del Pokémon Fuoco lasciarono presto indietro il Pokémon Topo, mentre più avanti Raichu inseguiva Voltorb, e gli schermi dell'Arena mostravano il crepitare delle scintille sulle sue guance.
Poco più indietro, invece, Mightyena aveva appena superato un Linoone quando per un attimo rimase così sorpreso da perdere terreno per qualche secondo: strisciando a una velocità assolutamente imprevedibile Arbok lo aveva raggiunto, il cappuccio leggermente sollevato da terra, la lingua che saettava dentro e fuori dalla bocca per saggiare l'aria. Si voltò verso il Pokémon Buio, esponendo il disegno sotto il cappuccio ed emettendo di colpo un sibilo agghiacciante.
Mightyena voltò la testa orripilato ed incespicò, perdendo ancora più terreno mentre Arbok scattava in avanti, puntando al primo ostacolo, che i Pokémon precedenti avevano già superato, sotto lo sguardo stupefatto di Tom e di gran parte della folla.
Ehi, un momento!! Ma una cosa del genere non dovrebbe essere contro le regole??
A giudicare dagli sguardi dei presenti, Tom non aveva espresso il suo violento stupore solo col pensiero. Arrossì lievemente mentre si ricomponeva, riflettendo.
Intimidire l'avversario per guadagnare vantaggio... non è espressamente proibito, ma sicuramente ci sarà un conflitto arbitrale, è stato troppo evidente.
E comunque queste mosse non mi piacciono in una gara del genere... anche se quell'Arbok è un gran bel Pokémon Veleno. Davvero può essere così veloce? Mi piacerebbe catturarne uno, allora...
I mormorii del pubblico furono seguiti da un annuncio concitato della telecronaca, che confermò in parte l'idea di Tom: i giudici di gara avevano decretato che a gara finita i punteggi sarebbero stati stabiliti dopo aver visionato attentamente tutti i filmati della corsa.
Il ragazzo si agitò sul sedile, ancora più preso dalla tensione della gara... e si rese conto di essersi perso il primo salto di Arbok.
Agitò per un attimo un pugno, rivolgendosi da solo epiteti poco cortesi, ma non dovette maltrattarsi troppo a lungo: il Pokémon Veleno aveva quasi raggiunto Raichu, ad un nulla dal terzo ostacolo.
Tom si tese per osservare la gara, e sulla pista Arbok fece lo stesso...
Qualche gradinata sopra Tom, qualcun altro osservava l'Arena, rivolto tuttavia ad un punto diverso dello stadio.
Mentre Arbok contraeva di colpo tutti i muscoli per poi rilasciarli come una molla volando sopra l'ostacolo e sembrando quasi planare con il cappuccio per un paio di metri dopo l'ostacolo, l'uomo con una giacca scura inquadrava col binocolo un venditore di bevande sulla gradinata opposta, che dopo aver allungato due lattine ad una famigliola si volse verso di lui e fece un cenno col braccio.
L'uomo ripose il binocolo e si alzò con calma, mentre nessuno gli faceva caso.
Estrasse e accese una radiolina, alla quale dopo qualche secondo di interferenza borbottò qualche parola. Una voce gli rispose in tono affermativo.
Non erano ancora tutti in posizione.
Ma sarebbe stata solo questione di poco tempo, prima che fosse tutto pronto.

 

 

 

Con un fruscio d'ali, il Butterfree prese il volo dileguandosi frettolosamente, mentre Fabrizio entrava nella piccola radura spostando l'erba alta dal suo cammino, Geodude al suo fianco.
Il Pokémon Roccia grugnì e tentò di balzare in avanti, puntando Butterfree, ma Fabrizio lo richiamò con un cenno della mano: “Lascia stare, non lo prenderemmo. E poi non è lui che stiamo cercando.”
Per qualche secondo, Geodude lo ignorò, spingendosi in avanti a colpi di braccia, poi si fermò deluso, con Butterfree chiaramente fuori portata, e caracollò indietro dal suo Allenatore, incrociando le braccia con aria perplessa e leggermente infastidita.
Fissò Fabrizio per un paio di secondi e poi si mise a guardarsi intorno, apparentemente sforzandosi molto nel farlo.
Il ragazzo si aggiustò la bandana con un sospiro.
Se anche avesse effettivamente voluto catturare quel Butterfree, non avevano nascosto per niente bene i loro movimenti, dandogli troppo anticipo per fuggire. Se avesse fatto usare subito Sassata a Geodude forse avrebbe potuto rallentarlo e attaccarlo, ma avrebbe quasi sicuramente rivelato la sua posizione agli altri concorrenti, e al momento non aveva intenzione di farlo.
E sicuramente non voleva rivelarla al Pokémon misterioso.
Oltre a questo, però, il ragazzo ancora non aveva le idee molto chiare su come proseguire la caccia, e mentre faticava a riflettere stava anche cominciando ad irritarsi leggermente. Era un po' che vagava nella zona di erba alta a Sud del Parco, mancando Pokémon selvatici o ignorandoli di proposito, cercando segni di quello giusto.
Certo, non aveva la certezza assoluta, ma aveva un buona idea di che specie potesse essere, a giudicare dai segni che aveva lasciato in precedenza.
Ora però doveva solo capire come trovarlo, e come trovarlo per primo.
Si sedette, e Geodude lo raggiunse scrutandolo con curiosità.
Dopo un paio di tentativi falliti di trovare la concentrazione, Fabrizio chiuse gli occhi.
La zona di caccia del Parco ha la forma delle due metà di una Pokéball.
Erba alta nella metà Sud, ed erba ancora più alta e fitta nella metà Nord.
Per questa Gara, l'area di caccia è stata estesa anche al boschetto circostante, che probabilmente è dove si trovava il Coleottero misterioso all'inizio, essendo il punto più lontano dal centro.
Non sono stato l'unico a pensarlo, perchè altri si sono mossi subito verso il boschetto, e qualcuno nell'erba alta in cui mi trovo ora.
Se il Pokémon ha evitato la cattura finora, significa che può intuire dove siamo e spostarsi di conseguenza... il primo posto più sicuro dove andare sarebbe l'erba fitta a Nord.
Ma nel momento in cui qualcuno lo capisse, il Pokémon dovrebbe spostarsi...
Dopo qualche istante di silenzio, Fabrizio aprì gli occhi di colpo.
Specialmente se lo capissero tutti insieme.
Non sarebbe stata una “bella” mossa, probabilmente.
Ma altrettanto probabilmente sarebbe risultata efficace.
Sì alzò di colpo, facendo cenno a Geodude di seguirlo, e iniziò a muoversi a passo veloce, finchè non intravide un altro Allenatore sul bordo della zona di erba alta.
Iniziò a correre, e dopo qualche secondo gridò:
“Ehi!! Che cos'era quel Pokémon?”
L'altro, un ragazzo di qualche anno più grande, sussultò voltandosi nella direzione indicata da Fabrizio.
Senza smettere di correre,ma rallentando come se avesse un po' di fiatone, il ragazzo con la bandana urlò ancora: “L'ho visto, era grosso... e veloce... e andava di là!”
“Beh, grazie di avermelo detto, ragazzino...” sibilò l'altro.
“... perchè ci arriverò prima io!” proruppe poi, cominciando a correre molto più veloce e lasciando rapidamente indietro Fabrizio.
Mentre il giovane Allenatore si affanava a tenergli dietro, una ragazza che li osservava ad una certa distanza sgranò gli occhi e si mise a correre a sua volta, con una curva più ampia che portava verso la zona Nord.
Altri due concorrenti videro il movimento e iniziarono a loro volta a convergere verso la zona di erba fitta oltre il fontanile centrale. In pochi secondi superarono tutti Fabrizio, che rimase alle spalle del gruppo.
Perfetto!
Il ragazzo rallentò ancora e notò che il concorrente più grande si era voltato leggermente verso di lui...
fu allora che cadde in avanti, rotolando a terra e svanendo tra l'erba alta, mentre l'altro rideva tornando a guardare in avanti.


Ma in mezzo all'erba alta, seppure impolverato e leggermente ammaccato per la finta troppo realistica, Fabrizio rideva in silenzio ancora di più.
Fece cenno a Geodude di fermarsi e indietreggiare, e cominciò a strisciare all'indietro per quasi una decina di metri, per poi sollevarsi di pochissimo e restare rannicchiato tra gli steli, invisibile tra l'erba. Sorrise al suo Pokémon, cercando di contenere la soddisfazione per la riuscita della prima parte del piano.
La mossa era ancora rischiosa... ma la sua trappola era pronta.
Ora, doveva soltanto aspettare.

 

 

 

La cabina di comando era silenziosa, fatta eccezione per il pigolio degli strumenti su un paio di schermi, mentre la figura guantata seduta di fronte ad essi osservava in silenzio, spostando lo sguardo da un indicatore all'altro. Per pochi secondi, la quiete fu disturbata dal suono ritmato di stivali che si avvicinavano.
“Confermo, tutte le unità in posizione preliminare.” disse una voce secca alle spalle della figura seduta.
La risposta fu immediata, data con tono gelido: “Date inizio all'operazione. Cominciare avvicinamento all'obbiettivo tra dieci minuti esatti. Da questo momento in poi, voglio un contatto radio costante con la zona operativa.”
“Ricevuto, Capo!”
Il subordinato battè i tacchi e si ritirò nella cabina adiacente, mentre il grosso velivolo restava sospeso sui due grossi rotori gemelli, accompagnati da reattori stabilizzanti, fluttuando lievemente a destra e sinistra a decine di metri da terra, come un minaccioso uccello da preda che incombeva da lontano, gettando un'ombra funerea sul bosco sottostante.
In basso e lontano, un comando venne ricevuto e un'ordine trasmesso a mezza voce.
Nell'area circostante all'Arena Pokéathlon, e al suo interno, diversi ingranaggi parvero scattare contemporaneamente.
Un uomo con un carretto di gelati si spostò andandosi a piazzare di fronte a uno degli ingressi, raggiunto da due direzioni diverse da coppie di persone prima sedute su panchine vicine.
Sulle gradinate interne, un venditore di bibite, un uomo con una macchina fotografica e una donna con un cappellino si piazzarono vicino ai corridoi che portavano ai bagni, rimanendo quasi immobili sull'entrata
Alla reception, un gruppetto di giovani si affollò ai banchi per biglietti e iscrizioni, mentre altre sei persone chiesero contemporaneamente indicazioni a commessi e inservienti.
Con ogni paio d'occhi voltato altrove, un altro gruppetto abbastanza nutrito si divise in due entrando alla spicciolata in porte non più sorvegliate che conducevano al seminterrato.
Ci volle ancora un paio di minuti per far mettere del tutto in moto le ultime unità...
Poi, la macchina cominciò a funzionare davvero.

 

 

 

Con uno schianto, la mano di un Thyplosion si abbattè sulla pila di lastre di pietra, sbriciolando la prima in un tripudio di schegge, per poi seguire con una raffica di colpi forti e precisi nonostante le braccia corte. Lo Steelix accanto faceva lo stesso con colpi ritmati della coda metallica, come una sorta di martello pneumatico. Sorprendentemente in gara c'era anche un Wobbuffett, e se la stava cavando piuttosto bene, contro ogni pronostico.
Tom si sporse per osservare.
In tutta onestà, non poteva dire che Spaccalastra fosse la sua specialità Pokéathlon preferita, ma trovava comunque affascinante assistervi come dimostrazione della pura potenza fisica e velocità dei vari Pokémon. In questo momento, mentre spostava lo sguardo tra le inquadrature riprese dal megaschermo e i Pokémon in gara, tifava per il Toxicroak che ce la stava mettendo tutta, pur non riuscendo a conquistare un chiaro vantaggio. Il Tipo Lotta, subito dopo il Tipo Veleno, ovviamente, era uno di quelli che amava di più, in quanto tipo di pura potenza e determinazione.
Come aspirante Capopalestra, riteneva che fosse suo dovere comprendere a fondo la vera essenza di ogni tipo di Pokémon. Era convinto che la cosa avesse un'importanza profonda per il carattere dei Pokémon... e il suo.
Fabrizio lo ascoltava pensoso quando faceva questi discorsi, e Tom finiva sempre per chiedergli che cosa ne pensasse.
L'amico lo guardava accigliandosi per un secondo, e rispondeva che capiva ciò che intendeva Tom, ma non era certo di cosa significasse per lui, o di quale fosse la vera natura dei tipi, come non ne era del tutto certo nessuno studioso.
Tom rispondeva che prima o poi lo avrebbe sicuramente scoperto, vista la sua mente, e Fabrizio rideva scuotendo la testa, discendogli che esagerava come al solito.
Tom lo assicurava sempre che non era così.
A volte anche lui si chiedeva come fosse nata esattamente la loro amicizia. Forse era stata la loro infanzia, forse la situazione delle loro famiglie e dei loro fratelli...
Di sicuro, erano un duo decisamente strano. Nemmeno riusciva a ricordare quando esattamente avessero deciso di partire insieme per il viaggio.
In effetti probabilmente non lo avevano mai realmente deciso espressamente, era più che altro... successo. Tuttavia, Tom non avrebbe voluto di meglio ed era felicissimo che le cose fossero andate così. Non ci poteva essere inizio migliore.
Il filo dei suoi pensieri fu interrotto dall'esultanza del pubblico quando la gara di Spaccalastra si concluse. Con sorpresa di Tom, Wobbuffet si era piazzato addirittura secondo, dopo la vittoria abbastanza combattuta di Thyplosion. Toxicroak aveva guadagnato la terza posizione rimontando abilmente Steelix, ma non era stato abbastanza.
Un vero peccato.
Il ragazzo fece per sistemarsi meglio sulla sedia, quando d'improvviso qualcosa lo richiamò alla realtà in maniera piuttosto brusca.
Doveva andare in bagno.
Sospirò. Avrebbe perso l'inizio delle semifinali di Fuori dal Ring, la sua specialità preferita...
ma la chiamata non poteva essere ignorata.
Si alzò dal posto badando di non lasciare nulla, e si diresse verso la toelette con in mano un po' di cose fuoriposto che non aveva voglia di perder tempo a sistemare.
Avanzò a grandi passi, sperando di non perdersi troppo, e quasi non notò lo sguardo dell'uomo all'ingresso del corridoio.
Ripensandoci, però, si rendeva conto che qualcosa lo aveva messo decisamente a disagio.
Tuttavia, era inutile sprecarci troppe energie ora.
Sperò solo di fare in tempo per il vero inizio della gara.

 

 

 

L'erba saliva e scendeva, un lago verde che si increspava secondo i capricci del vento.
Tentando di respirare più piano che poteva, e sperando che il cuore non gli battesse troppo forte, Fabrizio attendeva, le labbra secche e i nervi tesi
Ancora non riusciva del tutto a capacitarsi che la sua mossa avesse funzionato così bene.
Ci erano cascati, e non uno, non due, ma ogni singolo concorrente aveva fatto esattamente quello che Fabrizio sperava che facessero: correre tutti insieme da punti diversi verso la posizione più probabile del Pokémon misterioso.
Era andata come voleva... ma era veramente una cosa buona?
E se con il suo bluff non avesse fatto altro che consegnare il Pokémon ad uno dei suoi avversari?
Dopotutto, non poteva avere la certezza che non sarebbero riusciti a catturarlo.
Scosse la testa, cercando di non pensarci.
Ormai era fatta, e lui aveva fatto il meglio che poteva perchè funzionasse.
Se il Pokémon era abile come sembrava ad evitare la presenza umana, quella convergenza improvvisa sulla sua posizione lo avrebbe messo in allarme e spinto a fuggire.
Ma gli Allenatori sarebbero arrivati da punti diversi con tempi diversi, creando un accerchiamento con svariati punti deboli e nessuna coordinazione, che non avrebbe fatto altro che fare rumore senza veramente limitare i movimenti del bersaglio. A meno che i concorrenti provenienti da un lato non fossero stati molto più veloci degli altri, spingendolo o a Est o Ovest, ossia in bocca a chi veniva da quel lato, il Pokémon avrebbe dovuto ritirarsi a Nord o a Sud. In ogni caso, non potendo uscire dal boschetto oltre il parco, non avrebbe avuto altra scelta che fare in qualche modo il giro completo.
E se lo avesse fatto abbastanza velocemente, si sarebbe lasciato alle spalle tutti i concorrenti...
Tranne uno.
Fabrizio sogghignò, tra l'eccitazione e il nervosismo.
Doveva solo aspettare.
“Solo” aspettare.
Come se ci fosse qualcosa che odiava di più delle attese.
Spostò lo sguardo su Geodude, che aveva un sopracciglio alzato in un espressione che diceva esattamente lo stesso, mentre si osservava le braccia, più liscie e levigate del solito, come il resto del corpo.
Per il ragazzo fu difficile non mettersi a ridere.
In effetti, lo sbuffo iniziale di una risata non riuscì e a trattenerlo, e anche il Pokémon Roccia sembro ridacchiare divertito, un suono profondo e “roccioso”, seguito da una serie di sibili a metà tra il vento nell'erba e il suono di una lama sguainata.
Fabrizio sbattè gli occhi. Davvero la risata di un Geodude aveva quel...
No! Un momento...
Non è Geodude.
Fece un cenno al Pokémon per zittirlo, e quello ammutolì all'istante, guardandolo accigliato.
Un altro gesto del ragazzo, e Geodude cominciò ad indietreggiare pianissimo nell'erba, abbassandosi al suolo e piegando le braccia, tese e quasi tremanti.
Di fronte al ragazzo e al Pokémon celati dall'erba, un piccolo spiazzo libero.
Il cuore di Fabrizio accelerò, e il sibilo si fece più intenso, accompagnato da una serie di suoni leggeri e veloci.
Arriva.
Per un attimo, lo colse ancora il dubbio che potesse essere il Pokémon sbagliato, e la paura che se si fosse mosso troppo l'avrebbe comunque perso. Scosse la testa. Non doveva pensarci, ormai non avrebbe portato a nulla. Il suo cuore batteva così forte da pensare che sarebbe stato sufficiente quello a farlo scoprire. Prese fiato, mentre quel misto di passi di corsa, folate di vento leggero e suono di lame si avvicinava.
Tentò una stima della distanza, sapendo che sarebbe stata imprecisa.
Venti metri, quindici, dodici, dieci, sette...
Adesso!!
Fabrizio balzò in avanti con tutta la forza di cui era capace, con l'intenzione di piantarsi di fronte al Pokémon nel momento in cui quello usciva dall'erba...
Ma quando Scyther esplose fuori dal verde roteando le falci affilate, ringhiando con sguardo feroce, il ragazzo non riuscì a non trasalire e perse l'equilibrio durante il balzo, questa volta per davvero.
Prontamente interruppe la caduta con una capriola e si rialzò fronteggiando il Pokémon Coleottero, che era balzato di poco all'indietro, stupefatto e ringhiante.
Tenendosi la spalla lievemente dolorante, Fabrizio ordinò:
“ORA!!”
Scyther fece per scattare, lo sguardo fisso sul ragazzo... e non vide Geodude che balzava fuori dall'erba spinto dalle braccia forti.
Il Pokémon Roccia travolse il bersaglio con impeto, provocando un grido feroce, ed entrambi rotolarono al suolo confusamente.
Per ancora qualche secondo, il groviglio che avevano formato si mosse, per poi fermarsi con un tonfo.
Geodude teneva Scyther ventre a terra, pressandolo col suo peso e serrandolo con le braccia rocciose.
Il Pokémon Coleottero si agitava, ringhiava e strideva spalancando le mascelle quasi da rettile, ma invano.
Fabrizio tirò un sospiro di sollievo. Aveva quasi il fiatone per la tensione, e il sangue affluiva a ondate al viso.
Ce l'aveva fatta! Aveva funzionato!
La trappola era scattata, e il disturbo creato dai battitori inconsapevoli aveva spinto la preda verso il cacciatore che aspettava al varco.
Tuttavia, non era finita: per quanto bloccato, ora avrebbe dovuto catturarlo.
Era stata una buona idea far usare Lucidatura a Geodude, seppure con un certo anticipo, altrimenti, probabilmente Scyther sarebbe stato troppo veloce.
E così era lui il Pokémon misterioso... i Scyther sono rari, ma non è certo la prima volta che appaiono qui nel Parco Nazionale. Quindi se è lui dev'essere un esemplare particolare... ma in cosa?
Fece un passo in avanti, osservando più da vicino il Scyther che si dibatteva nella morsa rocciosa. Geodude stringeva i denti, intenzionato a resistere.
Il Pokémon Coleottero non sembrava neanche troppo grosso per un esemplare della sua specie, pur non essendo certo piccolo, e il ragazzo lo esaminò chinandosi in varie direzioni per cercare di capire quale fosse la sua peculiarità.
A quel punto, il Pokémon Mantide si scrollò con furia, ancora una volta senza riuscire a liberarsi, e ruggì verso Fabrizio, le fauci dentate spalancate e gli occhi grigioazzurri pieni di furia e paura.
E fu allora che il ragazzo vide.
Sopra e sotto l'occhio destro di Scyther, andando da poco sopra la mascella fino al sopracciglio, zigzagava una grossa ferita nerastra, cicatrizzata a metà e frastagliata, dall'aspetto doloroso e terrificante. E dal sopracciglio, nel punto in cui era più profonda, sporgeva una grossa scheggia di legno acuminata.
Fabrizio trasalì orripilato.
Ecco perchè...
Nella sua mente, riapparvero i tagli, i graffi e i solchi che aveva osservato in precedenza, e che gli avevano fatto sospettare l'identità del Pokémon che stava causando tanti guai nel Parco.
Il modo in cui serra e spalanca continuamente l'occhio. Non riesce nè a chiuderlo del tutto nè a tenerlo completamente aperto... per forza non capisce più nulla.
E considerando il suo atteggiamento verso le persone... forse potrei immaginare come si è ferito in quel modo.
Lo sguardo del Pokémon Mantide era un misto di dolore e rabbia, mentre la sua mente pensava alla stessa cosa.
Scyther ricordava, fin troppo bene. Era tutto vivido, nonostante i giorni passati.
Le voci, gli uomini vestiti tutti uguali che gridavano qualcosa, gli Houndour che lo avevano cacciato nel bosco... e poi il fuoco, l'incendio iniziato di colpo, la fuga e la lotta contro gli avversari, il colpo alle spalle e la caduta verso l'arbusto duro, spinoso e tagliente.
Furia, sgomento, dolore... e ancora furia, verso quegli umani.
E ogni altro che lo aveva inseguito e cacciato, mentre lui non era neanche capace di dormire, per quell'occhio che non voleva chiudersi.
Come se fosse appena accaduto.
Fabrizio non poteva vedere nulla di tutto questo, ma vedeva la luce nelle pupille di Scyther, e per quanto non potesse certo comprenderla fino in fondo, fino a un certo punto comprese.
“Scyhter...” cominciò: “Hai bisogno di aiuto, lo sai. Non puoi farlo da solo. Forse Geodude potrebbe...”
Geodude allentò per un attimo il braccio, ma Scyther si agitò con tale violenza che il Pokémon Roccia dovette lottare furiosamente per tentare di fermarlo di nuovo. Una volta che ci fosse riuscito, non avrebbe potuto lasciarlo andare di nuovo.
Fabrizio non aveva scelta: “Geodude, bloccagli la testa al suolo!”
Con un grugnito di assenso, il Pokémon Roccia si mosse bruscamente, ma senza ferire Scyther, e riuscì a immobilizzarlo di nuovo, stavolta premendo a terra la testa da rettile del Pokémon.
“Complimenti Geodude. Continua a tenerlo fermo, ora arriva il difficile.”
Per un Drago da trovare, un insetto da cacciare. É il momento.
Il ragazzo avanzò chinandosi di fronte a Scyther che ringhiò cercando invano di mordere: “Fidati. Non ti voglio ferire, anche se potrebbe fare un po' male. Cerca di credermi...”
Sapeva di non poterlo curare fino in fondo e che alla fine avrebbe avuto bisogno di un centro Pokémon, ma poteva provare a gestire almeno il problema più immediato. Posò una pozione presa dallo zaino vicino al Pokémon, e lo toccò delicatamente. Scyther ringhiò con una rabbia quasi fuori controllo, ma il ragazzo se lo aspettava. Mantenendo il contatto delicato tastò la scheggia senza muoverla e ispezionò gli orli della ferita, per cercare di capire che forma avesse la parte che non vedeva. Fu presto chiaro che era abbastanza regolare, e a quel punto, con un paio di movimenti il più delicati possibili, Fabriziò la disincastrò leggermente... e la estrasse!
Scyther ebbe uno scatto feroce, e prima che Geodude lo fermasse di nuovo, riuscì per un attimo a mordere il braccio del ragazzo, che strinse i denti per il dolore e gemette ma non gridò. Riaprì gli occhi fissando Scyther, il cui sguardo rabbioso e disperato sembrava aspettarsi una reazione violenta.
Fabrizio lo toccò di nuovo con delicatezza ignorando il ringhio, e spruzzò la Pozione spray sulla ferita, da vicino, per non farla andare nell'occhio del Pokémon.
Mentre il medicinale alleviava il dolore, il ringhio di Scyther si abbassò gradualmente di tono, fino ad essere solo stanco e sofferente, come se stesse per arrendersi. Il Pokémon chiuse gli occhi, respirando profondamente.
Fabrizio sorrise.
Bene... ora forse possiamo ragionare.
Fu interrotto da una voce seccata e da un'improvviso suono di passi.
“Bel colpo, ragazzino... ma ora levati di torno e lascia quel Scyther a chi gioca lealmente!”
Fabrizio sgranò gli occhi e si alzò a pugni stretti fronteggiando il nuovo arrivato: era il ragazzo che aveva cominciato a correre per primo poco prima, quando Fabrizio aveva finto di avvistare Scyther.
E non era solo.
No... non proprio adesso!
Gli altri concorrenti avevano intuito la trappola... ed erano tornati a regolare i conti.
Fabrizio si guardò intorno, stringendo i pugni in mezzo a un cerchio di sguardi indignati.
Una fitta di dolore lo raggiunse alla mano ferita, ma non importava.

In pochi secondi, decise la sua mossa.

 

 

 

Tom finì di sciacquarsi la faccia piuttosto di fretta, e raccolse le cose che aveva lasciato intorno.
Si guardò allo specchio, cercando di vedere se fosse tutto apposto.
Sperava proprio di non essersi perso nulla, o perlomeno di fare in tempo per la finale.
Non aveva nemmeno visto per bene quali Pokémon fossero in gara, e voleva assolutamente rimediare.
Un ultimo sguardo, tutto a posto.
Raccolse tutto, e si diresse alla porta... che non si aprì.
Tom indietreggiò perplesso.
Vero, l'aveva sentita sbattere poco prima, chiedendosi chi fosse stato ad essere così disattento o maleducato, ma addirittura immaginare che la porta si fosse bloccata...
Non posso perdermi la finale per QUESTO!!
Provo ancora due o tre volte, e chiamò se ci fosse qualcuno dall'altra parte, ma non ottenne risposta. Probabilmente, oltre la porta i rumori dello stadio coprivano troppo.
Rimase in silenzio e appoggiò l'orecchio alla porta, cercando di sentire qualcosa dall'altra parte.
Per parecchi secondi, non ci fu nulla, e Tom fu sul punto di rinunciare.
“Per... ccidenti l'hai chiuso... tro?... Fin... solo per... arci al...problemi!”
“Chi se... cosa credi... ssa fare... lì? Tan... remmo co... fare la guardia i... sto... nto.”
“Non ...glio sa... te. Sono... ri tuoi, ricor... lo.”
“Sì, sì, cert... Vai, abbia... re!”
Tom sgranò gli occhi.
Mi hanno chiuso qui dentro APPOSTA? Ma che cosa...
Fu sul punto di gridare di nuovo da oltre la porta, questa volta rivolgendosi alle due voci di fuori... poi fece un respiro profondo.
Se lo avevano bloccato lì, non sarebbe di sicuro servito a nulla.
Si sentiva salire il sangue al cervello per la rabbia e la frustrazione.
Non aveva idea di che cosa diavolo stesse succedendo, ma non sarebbe certo rimasto con le mani in mano.
Chiunque fosse stato a volerlo togliere di torno, avrebbe dovuto pensarci più attentamente...
Espirò per sfogarsi mentre estraeva la Pokéball di Nidoran, aprendola più piano che poteva.
Non riuscì a coprire il suono della materializzazione del Pokémon, ma fece immediatamente segno al Pokémon Velenago di rimanere in silenzio.
Per fortuna, Nidoran si era voltato d'istinto verso Tom, e colse subito il messaggio.
Dovevano agire in fretta e con forza.
“Nidoran...” sussurò Tom: “Doppiocalcio contro la porta, più veloce che puoi!”
Il Pokémon annuì, e raspò un paio di volte il suolo, mentre Tom gli indicava la serratura.
Partì alla carica verso il bersaglio. La porta non sembrava troppo blindata, e il ragazzo sperò che la mossa fosse abbastanza potente.
Lo era.
La serratura risuonò con uno schianto di metallo e calcinacci sotto la doppietta di calci a mezz'aria di Nidoran e sì spalancò violentemente, mentre il piccolo Pokémon di Tipo Veleno atterrava oltre la soglia.
Un secondo dopo, una raffica di palle di fuoco volò contro Nidoran.
“Attento!!” gridò Tom, con appena un attimo di ritardo. Il Pokémon venne colpito di striscio, evitando l'attacco Braciere solo a metà.
Scartò di lato, ringhiando per la ferita, mentre Tom si lanciava fuori dalla soglia... arrestandosi di colpo.
“Maledizione ragazzino, non potevi semplicemente restare la dentro e aspettare il custode?”
ringhiò una voce aspra per metà ironica e per metà furiosa.
“Mai, mai fidarsi delle buone maniere.” aggiunse una seconda voce, più acuta e gracchiante.
Tom si girò da una parte e dell'altra, incredulo e teso.
Due uomini gli bloccavano il cammino, affiancati da un Houndour e un Murkrow.
Da fuori, nessuno sembrava aver sentito o essersi accorto di niente. A Tom la cosa sembrò completamente assurda.
Finchè non sentì delle grida, e un boato tra le gradinate.
Non è solo qui... sono in tutto lo stadio. Maledizione, che sta succedendo?
Scrocchiarono entrambi le nocche con un ghigno, e il primo borbottò: “A questo punto... per ripagarci del disturbo puoi consegnarci i tuoi Pokémon.”
Tom sgranò gli occhi, preparandosi a urlargli contro infuriato.
“Non disturbarti a dire di no...” sibilò l'altro: “Ce li prenderemo comunque!”
“Nidoran, stai pronto!” ordinò Tom balzando all'indietro, seguito dal Pokémon e contemporaneamente il suo braccio scattò, lanciando un'altra Pokéball: “Zubat, unisciti a noi!”
I due uomini fecero un passo indietro a loro volta, sorpresi dalla rapidità della reazione.
Con un lampo, Zubat fu fuori dalla sfera, e i quattro Pokémon si fecero sotto, pronti alla battaglia.

Per la prima volta, Tom affrontava il Team Vuoto!

 

 

 

Continua nella prossima puntata, “Doppia emergenza, pt. 2”
Dedicato a coloro che sognano il proprio viaggio personale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Phew. Era TROPPO che non aggiornavo. Fa sentire... vivi.

The Swordmaster... sono tornato!

   
 
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