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Autore: Piccola1204    06/04/2009    1 recensioni
Noemi, ragazza dal corpo perfetto ma con la testa sulle spalle vive una vita tranquilla e spenzierata, quando l'ultimo anno di scuola superiore arrivano due ragazzi...i più belli che avesse mai visto che stravolgeranno completamente la sua vita di diciasettenne e quella della sua migliore amica Emily... °°Le ReCeNsIoNi SoNo GrAdItE =)=)°° ScUsAtE Ho ApPoRtAtO MolTe MoDiFiChE Al PrImO CapItOlo CoMe POi FaRò CoN tUtTi GlI AlTrI pERcHè NoN mI tOrNaVAnO alCuNe CoSe... ScUsAtEmI SpERo ChE vI PiACcIa UgUaLmEnTE... LaScIaTe MoLtE ReCeNsIOnI =)
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Il giorno seguente alla festa di Ognissanti la scuola riaprì, non avevo quasi chiuso occhio la sera prima, per la prima volta nella mia vita amavo andare a scuola.
Erano le sette passate, mi alzai e feci una doccia veloce, mi vestì e subito uscì di casa senza fare colazione. Andai in garage presi il motorino e partì in direzione della scuola.
Arrivai parcheggiai il motorino e corsi all’entrata. Non vedevo l’ora di vedere Mark. Prima di entrare mi guardai un attimo nel riflesso del vetro di una finestra della scuola per sistemarmi e entrai. Come al solito tutti i ragazzi si girarono a guardarmi e cominciarono a salutarmi. Io ricambiai quella mattina ero davvero felice.
Arrivai davanti al mio armadietto, presi i libri che mi servivano quella mattina. Chiusi lo sportello quando trovai accanto a me Samuel.
Mi guardava fisso negli occhi, voleva dirmi qualcosa.
“Ti prego Noemi perdonami… è che c’è stato un imprevisto non volevo lasciarti sola alla festa”
“Non importa Samuel, anche se ci sono rimasta male perché mi hai mollata li da sola, va bene lo stesso mi sono divertita comunque.”
“Davvero? E con chi?”
Lo guardai, e lui distolse lo sguardo.
“Davis…” strinse i pugni.
Mi girai, quella volta lo avevo proprio fatto arrabbiare.
“Noemi”
Non mi girai non era il caso di continuare la conversazione, quando mi sentì afferrare il braccio, a quel punto mi fermai.
Samuel mi girò verso di lui e mi appoggiò agli armadietti. Si avvicinò a me, non so cosa voleva fare ma nn ero molto sicura di lui.
“Samuel… sei impazzito? Cosa vuoi fare?”
“Non ne posso più di vederti con Mark… io sono innamorato di te e forse non lo hai capito ma, ti giuro che farò di tutto per averti.”
“Mi fai paura, lasciami!”
Si avvicinò ancora di più, i suoi occhi però non erano più pieni di rabbia, erano confusi. Si allontanò, le lacrime gli salirono agli occhi.
“Scusa Noemi, non volevo… è che quando ti vedo con Mark io non ci vedo più dalla rabbia e mi comporto in una maniera diversa da come sono, poi qualche giorno fa ho scoperto una cosa che tutt’ora non riesco ancora ad accettare… ti prego perdonami” disse tra i singhiozzi.
“Samuel - dissi a bassa voce – cos’hai scoperto?”
“Non posso dirtelo, ma presto lo saprai anche te, è il tuo destino…”
Il mio destino? Cosa stava dicendo non capivo.
“Il mio destino?”
Prima che Samuel potesse rispondermi sentì dei passi avvicinarsi a noi, era Matthew.
“Basta Samuel hai già parlato abbastanza, vieni con me!”
Senza nemmeno guardarlo gli obbedì. Mi misi davanti a Matthew volevo delle spiegazioni.
“Matthew rispondimi cosa intendeva dire prima Samuel? – non mi rispose e continuò a camminare – Rispondimi!!” Urlai.
“Non sono affari tuoi!” disse fulminandomi, e si dileguò in un corridoio della scuola insieme a Samuel.
Corsi in classe la lezione doveva cominciare fra pochi minuti. Mi sedetti al mio solito posto, non riuscivo a capire le parole di Samuel. Entrò il professore e cominciò la lezione. Matthew non era ancora tornato.
Passarono la prima e la seconda ora della giornata così arrivò la terza ora: quella di storia.
Scesi le scale ed entrai in classe, subito notai che Samuel non c’era, mi sedetti al mio posto accanto a Mark. Non vedevo l’ora che arrivasse così avrei potuto dimenticare la brutta storia di Samuel. Passarono i minuti ma Mark non arrivava.
Forse si era fermato a fare due parole con qualcuno. Durante la prima ora di inglese ero così presa da quello che era appena successo che mi ero scordata completamente di lui. Entrò il professore e la lezione cominciò e di lui ancora niente.
Dove poteva essere andato? Avrei tanto voluto parlargli. Arrivò l’ora di pranzo, ero triste non avevo ancora visto Mark e mi dispiaceva. A mensa vidi seduti al solito tavolo i miei amici più Samuel, Matthew, Simon e Rachel.
Hilary si era seduta al tavolo vicino al nostro con Mark? Quello era Mark? Perché era li? E perché prima non era a lezione? Con indifferenza mi sedetti al tavolo con tutti gli altri. Emily e Samuel mi guardarono.
“Cosa avete da guardare?”
Emily guardò Mark e poi continuò a mangiare il suo pranzo.
“Hai visto il tuo caro Davis? Ci sta provando con Hilary prima hanno saltato le lezioni per andare a fare un giro… insieme…”.
I miei occhi si spalancarono, il mio cuore si riempì di tristezza, volevo urlare, non era possibile. Mi girai a guardarli Mark le stava gingillando i capelli e lei gli stringeva una mano.
“Non mi interessa… sono affari loro!”
Così mi alzai e andai a servirmi il pranzo. Nessuno osò più chiedermi di Mark per il resto del pranzo.
All’ora successiva avevo biologia, avrei tanto voluto andarmene a casa e dichiararmi in malattia per un giorno, almeno non avrei più visto Mark, ma così avrei dato troppo nell’occhio e la mia montatura sarebbe saltata.
Decisi di farmi coraggio e di aspettare la fine della giornata. Andai in classe e mi sedetti ad un banco vuoto in fondo alla classe, volevo rimanere sola con i miei pensieri.
“Ciao Noemi!” disse una voce familiare.
Mi girai a guardare chi fosse.
“Ciao Simon”
“Come stai?”
“Bene, mai stata meglio” mentì spudoratamente.
“Non direi”
“Invece si” dissi con tono più convincente.
“Va bene, ma guarda che non hai nessun motivo di nascondere le tue emozioni con me”.
“Non le sto nascondendo e comunque te hai Rachel sei fidanzato con una ragazza che ti vuole bene cosa vuoi di più dalla vita?”
“Non è vero, ho lasciato Rachel!”
“Perché?”
“Perché sono innamorato di Emily e tutti ormai lo sanno e devo dire che alla festa di Halloween ero riuscito ad avere un ballo con lei… ma poi è arrivato Carrol e me l’ha portata via di sotto dal naso!”
“Mi dispiace…”
“Non sai come ci sono rimasto male”
In quel momento mi ritornò in mente il giorno in cui Mark mi aveva “rubata” da Samuel durante la lezione di storia, mi immedesimai in lui e mi resi conto di quanto male gli avessi procurato, mi sentivo un verme. Ancora una volta il cuore mi si riempì di tristezza ancora più amara.
“Lei ha Carrol ed è innamorata di lui, io non posso farci niente, darei tutto pur di averla”.
Rimasi colpita dalle sue parole forse anche Samuel provava le stesse emozioni per me e io le avevo sempre calpestate per un ragazzo che poi si è rivelato come tutti gli altri.
“Grazie Simon!” dissi senza pensare.
“Di cosa?”
“Mi hai dato un buon consiglio e secondo me dovresti continuare a provarci con Emily, sei un bravo ragazzo alla fine capirà che sei quello giusto per lei!”
“Lo pensi davvero?” disse lui con un bagliore di speranza negli occhi.
“Sono la sua migliore amica… fidati!”
“Grazie Noemi!”
Così dicendo tornò al suo posto e cominciò la lezione. Finì anche quella giornata, non vedevo l’ora di arrivare a casa.
Mi incamminai verso il parcheggio della scuola, presi il motorino, stavo per partire quando mi passarono accanto Rachel e Hilary. Non le guardai nemmeno ma loro vedendomi cominciarono a ridacchiare e a guardarmi. Mi passarono accanto e dissero:
“Ma allora è vero che Mark ti ha invitata ad uscire domani?”
“Si è vero, e ha pure detto che mi farà una bellissima sorpresa!”
Insieme risero, io partì e con il cuore che mi stava per scoppiare andai a casa. Feci una doccia veloce e mi sdraiai sul letto. Stavo per addormentarmi quando, sentì il telefono squillare.
Risposi e con mia enorme sorpresa dall’altra parte del telefono rispose una voce che avrei riconosciuto fra mille.
“Ciao Noemi”
Subito le lacrime mi salirono le lacrime agli occhi.
“Come hai avuto il mio numero?” dissi mascherando le mie emozioni.
“Ho chiesto un po’ in giro!”
Pausa.
“Scusa se sei venuta a scoprire di me e Hilary in questo modo, ma in qualche modo dovevi saperlo”
Continuavo a ripetermi che dovevo stare calma.
“Quindi non ha significato nulla per te quello che è successo ad Halloween?”
Non rispose.
“Quindi è finita… anche se non è mai cominciata!”
“Perdonami Noemi non è colpa tua, te sei fantastica! Però non voglio farti soffrire!”
“Se è quello che vuoi… fai come ti pare…”
“So che Samuel ha una cotta per te… per me dovresti dargli una chance, è un bravo ragazzo dopo tutto”
“Ma veramente…”
“Non lasciarlo da parte per me… perché non ti conviene… ti farei solo soffrire.”
“Va bene”non sapevo che dire volevo solo urlare.
Nella sua voce sentì un pizzico di sollievo.
“Ah, un ultima cosa… invidio un po’ Samuel… dopotutto sei una ragazza speciale… addio!”
TU-TU-TU
“Addio” riattaccai.
Tornai in camera mia e decisi di svagarmi un po’ così non avrei pensato a Mark. Accesi lo stereo a tutto volume e cominciai a ballare… pessima idea perché mi stufai subito. Spensi lo stereo e mi misi a sedere sul letto. Ripensai alla telefonata di prima. Decisi di prendere in considerazione quello che mi aveva detto così decisi di chiamare Samuel, così lo chiamai.
“Pronto?”
“Ciao Samuel, sono Noemi!”
“Ciao, che sorpresa sentirti, non mi avrai chiamato per quella discussione che è successa oggi a scuola? Vero?”
“No, non ti preoccupare…”
Restammo tutti e due in silenzio… non sapevamo cosa dire, non so nemmeno perché lo avevo chiamato.
“Ma allora tu e Mark?”
“Io e Mark eravamo e siamo solo amici, ma per ora ci siamo presi una pausa anche da questa amicizia…”
“Bene, cioè mi dispiace però… questo fatto va a mio vantaggio..”
Mi misi a ridere, era un bravo ragazzo, forse avrei accettato il consiglio di Mark e gli avrei dato una possibilità.
“Mi voglio far perdonare per non essere venuto alla festa con te!”
“Ah, davvero? E come?”
“Ti va di uscire venerdì? Se vuoi andiamo al cinema o da qualche altra parte…
Non mi interessava dove mi avrebbe portata.
“Va bene… ci vediamo domani a storia!”
“ah… va bene… e ancora grazie…”
“Di nulla è un piacere!”
Riagganciai.
Non avrei mai pensato che Samuel potesse tirarmi su di morale. Cominciai a fare la lezione e così passai il resto del pomeriggio. Ormai era calata la sera e ora che ci pensavo, mia madre non era ancora tornata, strano di solito rincasava sempre presto.
Evidentemente si era fermata a fare compere con qualche amica e si era scordata di chiamarmi per dirmi che tornava tardi. Era sempre la solita… Preparai comunque la cena per tutte e due.
Poi mi misi a guardare un film in dvd e mi addormentai sul divano. Venni svegliata da un bacio leggero sulla fronte.
“Svegliati piccola!”
Solo una persona mi chiamava con quel nome, ed era: mio padre.
Subito spalancai gli occhi e mi alzai. Davanti a me c’erano i miei genitori che mi guardavano.
“Finalmente sei tornato!! Mi sei mancato tantissimo!”dissi buttandogli le braccia al collo.
Lui si mise a ridere.
“Anche te mi sei mancata tanto piccola mia!”
“Perché non me lo avete detto che saresti tornato!”
“Ti volevamo fare una sorpresa”
“Siete i migliori!”
Era un mese che non vedevo mio padre e lui era un po’ tipo il mio migliore amico, fin da piccola mi aveva sempre coccolata e trattata come una principessa e anche se non lo davo a vedere mi piaceva stare con lui perché mi sembrava di tornare bambina.
“Ti ho portato una sorpresa!”
“No, non dovevi sei andato via per lavoro mica per divertimento…però sono troppo curiosa… sai che adoro le sorprese.”
“È proprio per questo che te l’ho comprata” estrasse da un sacchetto un pacchetto non molto grande, lo presi e mi sedetti sul divano.
Aprì il pacchetto e ne estrassi un maglione di lana bianco, era bellissimo, mio padre aveva sempre avuto un buon gusto nel vestire.
“Grazie mille!” gli diedi un bacio sulla guancia.
“Ti piace?”
“Tantissimo!”
“Sapevo che ti sarebbe servito per la gita in montagna che fate tutti gli anni per la scuola.”
“Sei un genio”
La gita in montagna quasi me l’ero scordata, sarebbe stata organizzata fra poco, di solito veniva fatta verso gli ultimi di dicembre dopo le feste di natale. L’anno scorso mi ricordo che io ed Emily ci divertimmo molto, quasi mi veniva da ridere al solo pensiero, quell’anno però non sapevo però se ci sarei andata non volevo passare una settimana insieme a Mark. Ma basta pensare a lui.
“Io vado a dormire sono molto stanca.”
“Va bene”disse mia madre.
“Vuoi che ti rimbocchi le coperte?” disse mio padre ironicamente.
Sorrisi e salì le scale fino a camera mia. Mi cambiai e mi misi a dormire.
Il giorno seguente mi svegliai la mattina presto, i miei stavano ancora dormendo. Scesi le scale senza fare rumore, preparai la colazione e subito andai a vestirmi.
In pochi minuti fui pronta, non avevo voglia di aspettare senza fare nulla così decisi di andare a scuola a piedi. Quella mattina era proprio bella una delle poche che si vedevano in tutto l’anno.
Nel cielo non c’era traccia di una nuvola e anche se era mattina presto il sole già splendeva nel cielo. Le giornate belle mi infondono un senso di serenità e tutto mi appare migliore, la giornata era davvero cominciata bene.
Arrivai a scuola precisa con il suono della campanella. La giornata passò velocemente incontravo Mark a lezione e a pranzo ma non ci salutavamo nemmeno. Invece passai il pranzo con Samuel.
Per il resto della settimana aspettai con ansia il venerdì il giorno in cui sarei dovuta uscire con Samuel. E così il fatidico giorno arrivò; decisi di farmi carina, mi misi un paio di jeans molto stetti e una maglietta bianca con sopra una felpa dello stesso colore, sciolsi i capelli e mi truccai. Per far si che Samuel si presentasse all’appuntamento senza avere imprevisti mi disse che sarebbe venuto a prendermi a casa.
Alle quattro in punto come previsto era davanti alla porta di casa mia con la sua macchina vestito in maniera a dir poco impeccabile, era davvero carino vestito così non sembrava il solito tipo che vedevo tutti i giorni a scuola.
“Ciao Samuel” dissi con un sorriso radiante.
“Ciao Emy!”
Avrei voluto dirgli che mi dava noia essere chiamata in quel modo, ma dopo tutto non era così male e poi non volevo rovinargli tutto.
“Allora dove hai deciso di portarmi? Sono molto curiosa!”
“Ora lo scoprirai, prima Sali in macchina”
Obbedì.
Per circa un quarto d’ora girammo in macchina, nessuno dei due diceva una parola. Arrivammo a destinazione eravamo all’entrata del parco di Washington. C’ero già stata molte volte a quel parco era il più bello della città. Al suo interno aveva delle gabbie con dentro animali ma soprattutto volatili.
“Siamo arrivati!”
“Questa sarebbe la tua sorpresa?” non era delle migliori però era originale.
“E te pensi che io per te abbia pensato solo di farti venire a visitare un parco che orami conoscono tutti? Te sei speciale e quindi devi avere una sorpresa speciale”.
Che dolce, avevo fatto proprio bene ad ascoltare Mark. Allungò la sua mano per prendere la mia, ma io mi scansai…
“Hey Tylor non vorrai bruciare le tappe vero?” dissi ridendo.
Lui sorrise…
“Va bene vuol dire che aspetterò!”
Cominciammo a camminare nel parco… non era cambiato per nulla.
“Allora ti va di procedere con il nostro appuntamento?”
“Certo”
“Seguimi!”
Cominciò a camminare verso un punto preciso. Io lo seguivo ero davvero curiosa, dopo poco arrivammo ad una casa diroccata.
“È pericoloso entrare li dentro, potresti farti male!”
“Fidati entra”
Lo guardai qualche secondo e sentivo che nella sua voce c’era un qualcosa che mi ispirava fiducia. Decisi di seguirlo. Entrammo nella casa.
Era tutta malconcia al suo interno non c’era più nulla nemmeno i vetri delle finestre era vuota. Attraversammo quella che una volta dovrebbe essere stata la cucina e entrammo nel salotto. Samuel si avvicinò ad una porta che si trovava alla fine della stanza, la aprì ma mi fece cenno di fermarmi. Si avvicinò.
“Chiudi gli occhi!”
Gli chiusi e subito sentì le sue mani sui miei occhi.
“Così cono sicuro che non sbirci”
Le sue mani erano così calde, quel calore mi faceva stare bene.
Mi portò fuori dalla casa il sole splendeva nel cielo, lo sentivo da come picchiava sul mio viso.
“Sei pronta?”
Annuì.
“Bene”
Levò le mani dai miei occhi. Davanti a me apparve una scena spettacolare, un immenso prato ricoperto di fiori con un piccolo laghetto immerso nel vede degli alberi.
“È bellissimo!”
“Ti piace?”
Non risposi da quanto bello era quello spettacolo.
“Come fai a conoscere questo posto?”
“L’ho scoperto un po’ di tempo fa e tutte le volte che ho bisogno di pensare e rilassarmi vengo qui”
“E chi conosce questo posto?”
“Direi nessuno visto che tutti hanno paura di entrare nella casa”.
Sorrisi e mi misi a sedere sul prato. Accanto a me c’era un bellissimo fiore giallo, era davvero bello non se ne vedevano molti in città. Samuel si avvicinò al fiore lo prese e delicatamente me lo mise tra i capelli.
Sorrisi.
“Allora tu e Mark avete definitivamente chiuso vero?”
“Te l’ho già detto non c’è mai stato niente fra di noi”.
“Ma non direi visto come ti ha rubata a me durante la lezione di biologia il primo giorno di scuola!”
Ricordavo quel momento era stato uno dei più belli trascorsi con lui ma non volevo ricordarlo, basta dovevo cancellare quel nome dalla mia mente.
“Poi mi hai detto che vi siete divertiti tanto alla festa non sembrerebbe che fra di voi non ci sia stato niente, sembrava proprio cotto di te…”
“Ah, davvero? Allora vuol dire che hai sbagliato persone perché da quello che mi ha detto a lui piace Hilary”.
“E per questo motivo avete litigato?”
“Si, più o meno, non è un vero e proprio litigio però ci siamo detti addio”.
Vidi comparire sul volto di Samuel un sorriso.
“E poi è colpa tua che non ti sei presentato alla festa se no io avrei passato la sera a ballare con te invece che con Mark”.
“Ti ho già chiesto scusa cosa devo fare per farmi perdonare?”
“Spiegandomi ad esempio perché non sei venuto”.
Samuel sospirò e si avvicinò, era a pochi centimetri dal mio viso.
“Ho avuto un imprevisto!”
“Che tipo di imprevisto?”
“Se ti dico che mi si erano forate le gomme della macchina te ci crederesti?”
Si stava sempre di più avvicinando.
“No!”
“Allora dovrai rimanere nel dubbio!”
“Vuol dire che non mi volevi vedere”
“Non è vero… io ti vorrei vedere tutti i giorni…”
“Rimarrò nel dubbio…”
Dopotutto un po’ di mistero non guastava, mi piaceva Samuel, quel suo lato misterioso mi affascinava.
“Vorrei baciarti, ma non so quale sarebbe la tua reazione…”
Io girai il volto dall’altra parte, non volevo più essere presa in giro.
Lui capì e mi cinse le spalle avvicinandomi a lui. Ci sdraiammo e continuammo a parlare per un ora del più e del meno.
“Come mai questa tu improvvisa amicizia con Matthew?”
“Un paio di giorni fa ci siamo conosciuti e abbiamo scoperto che abbiamo molte cose in comune… - quando disse quelle parole sorrise – poi lui e Mark spesso hanno dei diverbi e ha detto che io sono un buon amico… certo però che sei proprio curiosa!”
“Che tipo di discussioni hanno?”
“Non avevi detto che Davis non ti interessava?”
“Si però volevo saperlo, spesso li ho visti litigare.”
“Cose da nulla infatti se vedi sono sempre insieme!”
“È vero!”
Orami era tardi il sole stava già calando e da li la vista era splendida.
“Si sta facendo tardi… vuoi che ti riaccompagni a casa?”
“Si, grazie!”
Sempre continuando a parlare raggiungemmo la macchina e successivamente a casa mia.
Scesi e estrassi dalla tasca le chiavi di casa. Mi girai per salutare Samuel quel pomeriggio mi aveva fatta davvero divertire.
Non mi ero accorta che era dietro di me e quindi sobbalzai andando a finire contro la porta d’ingresso. Mi si avvicinò lentamente, oramai eravamo vicinissimi, appoggiò una mano al muro dietro le mie spalle.
“Ho deciso di farmi perdonare e che tu lo voglia o no ci riuscirò!”sapevo cosa stava per succedere e la cosa non mi dispiaceva però avevo paura.
“Prova non è detto che io rifiuti”.
Sorrise…piegò la testa da un lato più si avvicinava più riuscivo a sentire il suo respiro… chiusi gli occhi era quello che volevo.
Improvvisamente mi tornò in mente il volto di Mark quando provò a baciarmi alla festa… provavo ancora qualcosa per lui… le nostre labbra stavano per toccarsi quando mi spostai di qualche centimetro, dandomi un bacio al lato della bocca…
“Non credere che mi arrenda così facilmente, continuerò a provare!”
“Se continui così probabile riuscirai nella tua impresa!”
“Non c’è bisogno di aspettare… che ne dici se domani usciamo?”
Pensai…
“No non posso è appena tornato mio padre e vorrei passare un po’ di tempo con lui… poi puoi sempre provarci domani ci vediamo tutti i giorni a storia…”
“Si ma credo che il professore non mi lasci provare durante la sua ora!”
Già e io nn voglio che tu ci provi davanti a Mark, pensai.
“Ci riuscirò!” e così dicendo risalì in macchina e partì.
Io lo salutai con la mano mentre se ne andava, entrai in casa e con mia enorme sorpresa trovai mio padre che mi aspettava davanti alla porta. Speriamo che non abbia sentito la mia conversazione con Samuel.
“Quel ragazzo che ti stava così appiccicato è Samuel Tylor?”
“Si, papà ma come fai a saperlo?”
“Sono uscito un attimo in giardino dalla porta sul retro e vi ho visti così sono tornato in casa non volevo disturbare!”
Qui si mette male di solito i padri sono sempre iperprotettivi con le figlie… spero mi faccia ancora uscire con i ragazzi.
“E questa cosa ti va bene?”
”Piccola mia hai diciassette anni e ora che tu ti cerchi un ragazzo però preferirei che non veniste a baciarvi davanti alla porta di casa mia… se no non so come comportarmi!”
Ero diventata tutta rossa… baciarci?
“Non ci stavamo baciando…”
“No, infatti… io nn l’ho mai detto!” disse ridacchiano come se la cosa fosse ovvia.
“Io e Samuel per ora siamo solo amici… nel mio cuore c’è un altro ragazzo che devo dimenticare il più in fretta possibile prima che me ne innamori veramente…”
“Bhè allora la maniera migliore non è quella di conoscere nuove persone? Quel Samuel mi sembra proprio una brava persona…”
Uffa ora ci si metteva anche lui… perché tutti gli uomini la pensavano alla stessa maniera?
“Grazie Papi del consiglio, lo terrò a mente…”
“Prego…la cena è pronta fra venti minuti…”
“Va bene faccio una doccia e arrivo.”
Passai la sera insieme a i miei genitori era da tanto che non passavamo una serata tutti insieme, papà ci raccontava di New York e noi lo ascoltavamo molto interessati. Poi raccontò alla mamma di Samuel e così cominciarono a farmi delle domande e rispondevo soltanto a poche.
La sera mi addormentai quasi subito… il mio odio per Samuel orami era diventato 0.
La mattina mi svegliai di buon umore, preparai la colazione a tutti, mi vestì e uscì di casa per andare a scuola… ovviamente con il mio motorino.
Arrivai in perfetto orario, quando vidi che al posto dove parcheggiavo sempre il motorino c’era Emily ad aspettarmi era in piedi con la testa china sull’asfalto sembrava molto triste. Presi la cartella e mi avvicinai di più a lei.
“Emily… cos’hai?”
“Noemi…” disse con voce flebile, vidi cadere dai suoi bellissimi occhi una lacrima; corsi verso di lei.
La abbracciai con tutta la forza che avevo, volevo farle capire che io c’ero ed ero con lei e che non l’avrei mai abbandonata… e mi sa che lo aveva capito…non volevo che piangesse era la mia migliore amica e non doveva soffrire.
“Noe… Matt…” era davvero disperata non l’avevo mai vista così non riusciva a parlare ma, tra i singhiozzi capì solo una parola: Matt.
La rabbia mi invase, come aveva osato farle del male.
Allontanai Emily e la guardai.
“Asciugati le lacrime, adesso vai a dirgliene quattro… non vorrai farti trattare come un oggetto!!”
“No!!! Non voglio parlare con lui!”
“Allora ci vado io!”
“No… Noe…”
Non la ascoltai la trascinai all’interno della scuola, non appena entrai vidi Michael, gli dissi di stare un pochino con lei perché io dovevo fare i conti con una persona.
Cominciai a cercarlo, non ci volle molto per trovarlo, era con Samuel… come al solito.
Lo girai verso di me.
“Come hai potuto fare una cosa così meschina!”
“Di cosa stai parlando?”
”Hai anche il coraggio di chiedermelo?”
“ Proprio non mi viene in mente!”
“ Forse questo nome ti rinfrescherà la memoria: Emily!!”
Abbassò lo sguardo.
“Ti senti un verme eh? Non so quello che è successo ma so solo che lei sta soffrendo… non osare mai più fare una cosa simile perché giuro che non te la perdono, lei è come una sorella per me…”
“Se non sai quello che è successo allora vedi di farti gli affari tuoi!”
La mia rabbia salì. Lo fulminai.
“ Io ti avverto… non farla mai più soffrire!”
“Visto che sei così protettiva nei suoi confronti perché lei non lo è stata quando….”
“Quando cosa?”
“Bè orami lo sanno tutti che Mark ti ha scaricata… perché lei non ha fatto la stessa cosa?”
Io non risposi… non doveva toccare quel tasto nessuno ne aveva il diritto.
“Vedo che ho colto nel segno… e almeno lei non è andata subito dopo a cercare un altro per farsi consolare…”
Era vero… in quel momento mi sentì io un verme… guardai Samuel, sperava che tutto questo non fosse vero…
“Non è vero… io tengo molto a Samuel…”
“Certo Noemi, te non lo sai ma… io ti conosco benissimo… so tutto di te… e non fraintendermi non mi interessi minimamente!”
Che persona orribile che ero… al posto della rabbia ora c’era di nuovo la tristezza.
In quel momento arrivò Mark.
“Cos’è successo qui?”
“Niente, la tua donna mi voleva fare il terzo grado per poi capire che lei si è comportata peggio di me!”
Mark si girò a guardarmi, lo guardai e una lacrima mi scese, ma feci di tutto per mascherarla per non farmi vedere.
“Non mi interessa di quello che mi dici… te non devi più farla soffrire!”
“Prima pensa a non soffrire te!”
La campanella suonò e tutti i ragazzi si diressero ognuno nella propria classe.
Stavo per scoppiare a piangere, Samuel mi guardò qualche secondo e poi si avvicinò.
“Dimmi che quello che ha detto Carrol non è vero, ti prego!”
“Mi dispiace!”
“Non hai nient’altro da dirmi?”
“È la verità…”
Affranto Samuel se ne andò lasciandomi sola nel corridoio, in meno di una settimana avevo perso delle persone a me importanti.
Non volevo andare in classe e vedere Mark, mi avrebbe fatto troppo male così decisi di andare almeno per la prima ora in infermeria e dire che mi sentivo male.
Andai in infermeria e dissi all’infermiera che stavo poco bene, così mi fece sdraiare sul lettino e mi disse di riposarmi un po’.
Tentai di riposare e di non pensare a nulla ma, era impossibile. Rimasi sdraiata in quella posizione per un ora circa, finché non decisi di andare via perché non fare niente non mi aiutava affatto.
Non ce la facevo le parole di Matthew mi avevano ferita, non ce la facevo ad andare in classe ero troppo abbattuta, basta volevo andare a casa, ai miei avrei detto che mi sentivo poco bene. Uscì e tornai a casa. Mia madre come al solito era a casa che faceva le faccende domestiche, vedendomi rientrare si preoccupò.
“Cos’hai? Hai fatto un incidente in motorino? Lo sai che non mi piace che vai in giro con quel coso…”
Era davvero preoccupata continuava a tastarmi su tutto il corpo per vedere se avevo qualcosa di rotto.
“No mamma, non ti preoccupare non ho fatto incidenti, è solo che mi sento poco bene, vado di sopra a riposarmi!”
“Va bene! Sicura che non ti serva niente?”
“Tranquilla ho solo bisogno di dormire”
Mi infilai subito sotto le coperte senza togliermi i vestiti, dopo pochi minuti mi addormentai.
Non so quanto tempo dormì, un minuto, un' ora o forse di più, so solo che quando mi svegliai la mia camera era completamente avvolta dalle tenebre, doveva essere notte fonda.
In casa regnava la pace, non c’era alcun minimo rumore. Guardai l’orologio appeso alla parete segnava l'una e cinque, però c’era una cosa che non andava, il vetro che lo conteneva era rotto, come se fosse caduto…
Mi alzai, non avevo mangiato niente dalla mattina precedente, anche se non avevo molta fame. Aprì la porta di camera mia, quando la luce del sole mi invase.
I miei occhi non erano abituati alla luce quindi ci volle un po’ prima di vedere di nuovo bene.
Guardai l’orologio appeso vicino alle scale, segnava le due e quaranta. Evidentemente mia madre era venuta a controllare come stavo e vedendo che dormivo ha chiuso le finestre e nel chiudere la porta avrà fatto cadere l’orologio… si deve essere andata così.
Preparai qualcosa di surgelato e non appena fu pronto mangiai davanti alla televisione.
Notai che sul tavolino davanti a me c’era un biglietto, lo presi e lessi:
“Ciao piccola, come stai? Io e la mamma siamo andati a fare compere a Seattle, se ti serve qualcosa chiama resteremo fuori anche per cena quindi non invitare nessuno… sto scherzando… A proposito di qualcuno, chiama Samuel… è passato tre volte per sapere come stavi… un bacio papà.
Samuel? Allora non era arrabbiato, meno male, mi sarebbe dispiaciuto tantissimo se non mi avesse più parlato poi dopo la nostra uscita dell’altro giorno mi aveva fatto capire che era una persona davvero straordinaria.
Lavai i piatti con cui avevo mangiato presi il telefono e lo chiamai.
Attesi qualche secondo… poi sentì la sua voce provenire dall’altra parte dell’apparecchio.
“Pronto?”
“Ciao...”
“Noemi!”
“Mi hanno detto che sei passato a trovarmi ma dormivo, mi dispiace!”
“Non fa niente volevo sapere come stavi…”
“Molto meglio adesso, avevo solo bisogno di dormire”
Nessuno dei due disse niente, ci fu un silenzio imbarazzante.
“Ti va bene se più tardi passo per la quarta volta?”
“Va bene! se non ti sei stancato...”
“Spero solo che tuo padre non si arrabbi.”
“No, non ti preoccupare lui e mia madre sono a Seattle.”
“Ah…allora a dopo.”
“A dopo, ciao.”
Riattaccai.
Fra poco sarebbe arrivato, dovevo sistemarmi un pochino. Non feci in tempo a fare il primo scalino che suonò il campanello.
Chi poteva essere ora?
“Samuel!!! Che ci fai qui adesso… non dovevi arrivare fra poco?”
“Non ce la facevo ad aspettare…”
Sorrisi, poi con le mani tentai di aggiustarmi un po’ i capelli.
“Scusa ma, non mi hai dato il tempo di preparami!”
“Non importa sei bellissima anche così!”
Silenzio.
“Spero tu non mi voglia far rimanere qui fuori!”
Spalancai la porta e lo feci entrare.
“Accomodati pure…”
Entrò e con disinvoltura si mise a sedere sul divano e cominciò a guardare la televisione.
“Ma prego fa come se fossi a casa tua!” dissi ridendo.
“Grazie, l’ho già fatto…”
Rimasi in piedi davanti a lui.
“Che fai li in piedi, siediti qui accanto a me…”
“Perché dovrei!” volevo fare un po’ la preziosa.
“Va bene - face un sorriso obliquo – allora mi puoi passare il telecomando?”
Guardai dov’era e glielo detti, senza che me ne rendessi conto Samuel afferrò il mio braccio tirandomi verso di lui e facendomi sdraiare sul divano.
“Non crederai di sfuggirmi un'altra volta…” si avvicinò a me.
Di colpo arrossì, avere Samuel così vicino mi faceva uno strano effetto, che non mi fosse del tutto indifferente lo avevo già capito ma, mi sa tanto che c’era qualcosa in più.
“Ti ho portato gli appunti di storia, che bravo ragazzo che sono, Davis una cosa simile non l’avrebbe mai fatta!”
Perché doveva pronunciare proprio quel nome, subito il mio umore cambio, lo spostai leggermente.
“Samuel, smettila di parlarne, perché ti vuoi paragonare a lui, ormai abbiamo chiuso.”
Ogni volta che ripetevo queele parole, a Samuel tornava il sorriso.
“Lo so ma volevo sentirmelo dire un'altra volta… ora ne ho la certezza…”
“Non ti preoccupare non ho nessuna intenzione di farci pace, e poi adesso c’è un'altra persona…”
“Ah, davvero e chi sarebbe?”
Questa volta fui io ad avvicinarmi a lui.
“Il mio vicino di casa…”
“Ah si? Il signor Dannis? Quel buon vecchietto? Anche lui si è preso una cotta per te?”
“Si… e poi chi altro si è preso una cotta per me?”
“Ma… un certo Samuel Tylor… lo conosci?”
“Si, e credo che fra poco lo bacerò…”
“Non aspetta altro!”
Mi avvicinai ancora di più a lui, quando sentì le labbra di Samuel sulle mie. Ci baciammo, e quella volta non mi scansai e non pensai nemmeno per un secondo a Mark, ormai faceva parte del mio passato.
“Alla fine ci sono riuscito… mi hai reso davvero felice, non sai da quanto ho aspettato questo momento, non riesco ancora a crederci.”
“Non dire così mi fai sentire come una persona irraggiungibile….”
“Fino a qualche giorno fa per me lo eri.”
“Non dire sciocchezze…”
“È vero… te mi piaci tantissimo e questa cotta va avanti dall’anno scorso…”
“Ma non stavi con Hilary?”
“E secondo te perché è finita… non dire che non te ne sei mai accorta che mi piacevi lo sanno tutti.”
“Si lo sapevo ma no fino al punto di lasciare un'altra persona per me…”
“Ora capisci quanto io tengo a te?”
“Grazie Samuel!” questa volta non aspettai che fosse lui a baciarmi… mi aveva davvero resa felice, mi voleva davvero tanto bene e io l’ho sempre trattato male, che stupida.
In quel momento squillò il telefono non volevo rispondere però se fossero stati i miei genitori si sarebbero preoccupati per nulla.
“Pronto?”
“Ciao Noe!”
“Ciao Emy.”
“Come mai te ne sei andata?”
“Stavo poco bene.”
“È per quel discorso che ti ha fatto Matthew?”
“No, non mi importa di quello li…”
Bugia ma se volevo dimenticare Mark per incominciare non dovevo prendermela sulle cose che mi dicevano su di lui.
“Senti… per caso Samuel è passato?”
“Ehm… si… ma come fai a saperlo?”
“Mi ha chiesto il tuo numero di casa e l’indirizzo…ho fatto male a darglielo?”
“No… anzi!”
“È li con te vero?”
“Si!”
“Wow!!! Cosa è successo? Dai lo voglio sapere!”
“Emy non è il momento!”
“Uffa… va bene però poi mi devi raccontate tutto!”
”Va bene!”
“Ciao, ti voglio bene”
“Anche io”
Riattaccai, che curiosa che era sempre.
“Era Emily?”
“Si.”
Mi passò una mano tra i capelli.
“Quando hanno intenzione di tornare i tuoi?”
“Dopo cena perché?”
“Bhè allora, di sopra c’è una anzi due camere libere…”
Mi alzai dal divano… che idee gli venivano in mente? Ora che era riuscito a piacermi rovinava tutto così… che pervertito! Lo sapevo i maschi sono tutti uguali pensano solo a quello… probabilmente Mark e Samuel facevano finta di essere rivali per poi farmela pagare…ma io non ci casco… non sono così stupida.
“Ma sei impazzito?”
“No..”
“Allora sei proprio così di natura…” mi allontanai da lui.
“No forse hai frainteso.”
”No, ho capito benissimo…voi siete tutti uguali… e non credere che non abbia capito… lo so che tutto questo lo hai organizzato insieme a Mark!”
“Davis? Cosa? Io lo odio…”
“Non è vero…”
Mi allontanai ancora, lui prese la mia mano, ma mi spostai.
“Non mi toccare…”
A quel punto si alzò e mi abbracciò stretto come non aveva mai fatto.
“Samuel, lasciami…”
Non riuscivo a liberarmi era fortissimo.
“Scusa non volevo offenderti, te l’ho detto in questi giorni non sono me stesso, quando mi sono reso conto di quello che dicevo ormai avevo parlato.”
“Mi hai delusa, molto.”
Mi strinse ancora di più a se, le mie parole lo avevano ferito, mi dette un bacio sulla fronte.
“Ti prego perdonami, non commetterò mai più un errore ma ti prego, non lasciarmi!”
Sembrava davvero pentito… forse avrei fatto meglio in quel momento a non perdonarlo ma decisi di dargli un'altra possibilità… ridete pure se volete, ma a me sembrava la cosa più giusta.
Ricambiai l’abbraccio.
“Non ti lascerò!”
“Come? Allora hai deciso di diventare la mia ragazza?”
Annuì.
“Grazie di tutto!”
E… mi baciò…

Passammo il resto del pomeriggio insieme.Da perfetto bravo fidanzato era andato da tutti i professori e aveva preso la lezione per me.
Ormai erano le nove di sera passate e tutti e due cominciavamo ad avere fame, e con la mia dote innata per la cucina preparai la cena.
Non feci niente di speciale, la pasta come primo e un po’ di carne come secondo ma, Samuel non appena vide cosa avevo fatto rimase entusiasta.
“Sei proprio una ragazza speciale…”
“E dai!”
“No, davvero… Sei bellissima brava in cucina… sei la tipica brava mogliettina.”
Risi anche se non mi vedevo bene nei panni di moglie, io che ero una ragazza indipendente dover cucinare tutti i giorni per un uomo… che sofferenza… e se quell’ uomo fosse stato Samuel? Ma cosa andavo a pensare… avevo solo diciassette anni.
Gli servì la pasta e lui afferrandomi tentò di baciarmi ma, io mi spostai.
“Non starai esagerando?”
“Forse un po’… ma non riesco a resistere!”
“Riceverai l’ultimo prima di andare via… se no ci fai l’abitudine…”
“ Va bene…”
Mi servì anche a me la cena… quando sentì una macchina fermarsi nel vialetto di casa mia. Quel rumore lo conoscevo bene… era la macchina di mio padre.
Fin da quando io ero piccola aveva quella macchina e conoscevo bene il rumore che faceva, mi mettevo alla finestra ad ore guardando ogni macchina sperando che fosse mio padre che tornava dal lavoro. Come mai erano già di ritorno? Che disastro, avrebbero di sicuro visto Samuel e avrebbero cominciato a farmi l’interrogatorio e devo ammetterlo non avevo per niente voglia.
“Samuel corri vieni con me!” evidentemente non si era accorto dell’arrivo dei miei.
“Perché?”
“Sono tornati i miei genitori!”
“E allora?”
”Come e allora? Non voglio che ti vedano qui… noi due da soli in casa chissà cosa avrebbero pensato!”
“Ti vergogni di me Noemi?” la sua voce era confusa e il suo sguardo perso, mi faceva pena poverino…
“Assolutamente no! Però voglio parlargliene io… non voglio che lo vengano a scoprire così…”
“Promesso?” disse con tono sicuro.
“Promesso…” dissi io dolcemente.
Si alzò dalla sedia e con movimenti incerti prese il cappotto e si guardò intorno per vedere se aveva lasciato qualcosa.
“Scusa, ma da che parte esco?”
Ci pensai qualche secondo… mi venne in mente l’idea di farlo passare dalla finestra di camera mia, tanto era posta sopra un pezzetto di tetto e al lato c’era una scala, ma avevo paura che si facesse male o che i miei se ne fossero accorti… da dove poteva passare?
“Non hai un entrata alternativa oltre alla porta d’ingresso?”
Che sbadata! La porta sul retro!!
“Si la porta sul retro… aspetta che i miei entrino in casa e te vai via…va bene?”
“Va bene!”
Lo portai verso la porta sul retro, quando sentì suonare il campanello. Il sangue mi gelò nelle vene, il panico prese il sopravvento e si che io ero una persona molto calma.
“Sai cosa fare!”
Uscì ma si voltò un' ultima volta a guardarmi.
“Noemi… ti amo…” precipitoso davvero il ragazzo.
Il campanello suonò un'altra volta. Senza rispondergli chiusi la porta in faccia. Corsi verso la porta quando mi accorsi che la tavola era apparecchiata per due… anche se non avessero visto Samuel si sarebbero di sicuro insospettiti e avrebbero indagato. Quante fatiche per mantenere la mia privacy.
“Arrivo subito!” urlai per farmi sentire.
Presi un piatto, un bicchiere, le posate e misi anche un po’ di pasta nel terzo piatto per far sembrare che avessi aspettato loro per mangiare.
Il campanello suonò la terza volta.
“Un momento!”
Aprì la porta.
“Oh, meno male hai aperto piccola, mi stavo cominciando a preoccupare!”
“Ero un attimo in bagno…- dissi il più convincente possibile era la scusa migliore che mi venne in mente, non ero molto brava a mentire infatti mio padre se ne accorgeva sempre, quando c’era lui in casa io non avevo segreti – Come mai siete tornati così presto?”
“Non avevamo voglia di rimanere a cena fuori, ma credo che dovremmo aspettare un po’ prima di mangiare… te piccola streghetta hai già mangiato?”
“Non ancora, caro vecchietto, e faresti bene a ringraziarmi perché è già pronto da mangiare anche per voi?” Ti prego fa che non sospettino di nulla.
“Davvero? E come mai?”
“Chiamalo intuito femminile cosa che te non hai ‘pa!”
Rise e anche io… per ora tutto liscio.
Andò in cucina e vide tutto pronto, era estasiato.
“Wow sei davvero una figlia eccezionale! Mi vengono le lacrime agli occhi!”
“Ma smettila!” si avvicinò e mi mollò un bacio sulla guancia. Salì le scale e andò in camera sua a cambiarsi. La mamma invece si sedette sul divano, era stanca, tutto il giorno a fare compere doveva stancare molto - pensai ironicamente.
“Dopo io e papà dobbiamo parlarti di una cosa?”
“Mi devo preoccupare? Avete deciso di separarvi? Se è così io vengo con te se no lui non mi lascerebbe nemmeno un secondo di privacy!”
Rise, quando mi diceva che dovevano parlarvi tiravo sempre fuori l’argomento divorzio… per rallegrare l’atmosfera.
“Ti ho sentita sai! E se dovesse mai succedere te verresti con me!!”
Tutti ridemmo amavo la mia famiglia, era l’unico posto dove mi sentivo sicura e potevo essere me stessa.
“Non ti devi preoccupare per ora io e tuo padre andiamo ancora d’amore e d’accordo… ma la sua segretaria deve smettere di mangiarselo con gli occhi se no giuro che vado li e le faccio una scenata…”
Papà che ovviamente anche se era in camera sentiva tutto rispose:
“Le dirò di smettere quando Daniel la smetterà di invitarti a cena…”
“Ryan lo sai che sei davvero ripetitivo è solo un collega!”
“Si Helen anche Elizabeth è solo una segretaria!”
Scese e le dette un bacio sulle labbra. Andò a sedersi a tavola e cominciò a mangiare.
“Voi non venite?”
“Si” rispondemmo in coro.
Mi sedetti al tavolo con lui, quando la mamma prese in mano dei libri che erano sul divano, sulla prima pagina c'era scritto: Samuel Tylor.
Oddio si era dimenticato i libri.
“Amore non è che ci nascondi qualcosa?” disse rivolta a me.
“No… devo per sbaglio averli presi durante la lezione di storia per sbaglio!”
“Ma te oggi non eri a casa?”
“Infatti è da ieri che li ho!” Mi avevano scoperta non avevo più scuse dovevo vuotare il sacco.
“E Samuel non credi che li rivoglia indietro?”
Rimasi in silenzio.
“Per me Noemi ha una cotta per Samuel Tylor e non ce lo vuole dire… ecco perché prima l’ho visto andare via di corsa!” disse mio padre.
Arrossì anche se il mio piano era perfetto avevano già scoperto tutto.
“Era solo venuto a portarmi la lezione!”
”Io non ho nulla in contrario con Samuel anzi è proprio un bravo ragazzo però l’altro giorno vi ho visti mentre vi sbaciucchiavate…”
“Ti ho già detto che non è vero!” dissi arrossendo ancora di più.
“Va bene non ti arrabbiare!”
La mamma si sedette al tavolo con noi.
“Tesoro puoi dircelo” disse dolcemente e riuscendo a convincermi.
“ Va bene, ma se ve lo dico promettete di non impicciarvi troppo perché non lo sopporto!”
“Va bene!” disse la mamma.
“Soprattutto tu papà che so come sei!”
“Va bene!” disse anche lui.
“Io e Samuel stiamo insieme ma, non sono molto convinta ho solo deciso di dargli una possibilità.”
“E come mai non sei sicura?” chiese il vecchio.
“Ryan!”
“Perché a me piace un altro ragazzo… e prima gli piacevo anche io… ma evidentemente non abbastanza perché ha voluto chiudere i rapporti con me!”
“E perché non me ne hai mai parlato?”
“Perché non mi sembrava importante!”
“E chi è questo ragazzo che è riuscito a conquistarti? Non ti avevo mai sentito parlare di ragazzi, pensavo tu volessi rimanere zitella a vita!”
“Papà!! Comunque si chiama Mark… Davis!”
Mio padre era smarrito… sembrava che conoscesse Mark, la sua espressione era cambiata non era più scherzosa come sempre era cupa.
“Cos’hai caro?”
“Conosci Mark ‘pa?”
“No… è solo che mi è venuta in mente una cosa che dovevo fare… scusa continua pure.”
Per dieci minuti nessuno disse nulla, quel silenzio era così imbarazzante, e pieno di tensione almeno da parte mia, stavo per esplodere ogni tanto mi giravo a guardare mio padre ma lui teneva gli occhi fissi sul piatto.
“Ryan sarà il caso di dire quella cosa a Noemi?”
“È vero stavo per dimenticarne…”
Alzai lo sguardo e li guardai entrambi, mi stavano facendo davvero preoccupare non è che qualcuno aveva una grave malattia? Che fesserie erano tutti e due una roccia.
“Io devo partire di nuovo per New York, hanno bisogno di me per finire un lavoro e chiudere l’affare con un cliente… e devo stare via due o tre settimane… e Helen ha deciso di venire con me…”
Tutto qui? Mi avevano fata preoccupare per nulla. Anzi meglio almeno avrei avuto la casa tutta per me. Era il mio sogno da sempre solo che la mamma non aveva mai accettato di lasciarmi da sola a casa.
“Va bene… non ci sono problemi.”
“Non ti dispiace rimanere da sola a casa per tre settimane? Se vuoi invita Emily per un po’ di tempo da noi!”
“ Va bene, se mi date il permesso così organizzeremo una mega festa a casa McAdams e ci ubriacheremo…”
“Sapevo che avresti pensato una cosa simile infatti ho fatto installare un allarme che alle nove di sera scatta!”
“Davvero?!?!”
Era impazzito forse non si fidava più di me?
“Sto scherzando lo sai che non lo farei mai… mi fido ciecamente di te!”
Menomale pensavo di avere perso la sua fiducia e questa cosa non mi sarebbe andata giù per molto tempo.
“Quando avete intenzione di partire?”
“Domani pomeriggio, prenderemo l’aereo a Seattle delle venti e un quarto. Ci accompagni?”
“E poi come torno indietro?”
“Ti fai accompagnare da Samuel così me lo presenti, lo voglio conoscere prima di partire.”
”Ti avevo detto di non impicciarti!”
“Va bene, va bene….”
“Ti lasceremo dei soldi ma non li spendere tutti in Night Club e birre… usali per fare anche un pò di spesa ok?”
“Ok ma, non ci contare troppo!”
“Ah ti lascio anche dei soldi per comprarti le cose per andare a sciare… va bene?”
“Ma come fai a sapere sempre tutto?”
“Mi chiamo Ryan McAdams!”
“Andrò uno di questi giorni con Emily forse, anche lei è sempre impegnatissima!”
Continuammo tutta la sera a scherzare verso le dieci e mezzo di sera salì in camera mia presi il pigiama e andai in bagno a fare un bagno caldo per rilassarmi e pensare a queste tre settimane, che bello sarebbero state anche se non sarei rimasta fuori fino a tardi come di sicuro tutte le altre ragazze avrebbero fatto, non volevo deluderli.
L’acqua stranamente mise poco a diventare calda, così mi immersi e finalmente mi rilassai. Evidentemente ero molto stanca perché mi addormentai. Sognai di essere in una foresta Mark era li fermo davanti a me con il suo solito viso perfetto spigoloso da fare invidia a chiunque, mi parlava ma non riuscivo a capire cosa mi dicesse, tentavo di avvicinarmi ma, niente da fare i miei piedi erano incollati a terra. Ad un tratto prese un coltello e me lo puntò contro. Ero agitatissima mi voleva uccidere.
Guardandomi con sguardo ostile scomparve nel nulla, tutto diventò nero. Guardai dietro davanti ai lati ma, non riuscivo a vederlo quando, sentì una fitta al braccio qualcosa mi aveva colpita. Mi guardai il braccio stava uscendo del sangue.
Urlai.
Mi svegliai di soprassalto, ero ancora nella vasca da bagno, le mani erano diventate tutte grinzose per via del troppo tempo che avevo trascorso nell’acqua. Mi accorsi che avevo il fiatone come dopo una lunga corsa, solo che sudavo freddo. Che stupida spaventarmi per un sogno. Bussarono alla porta del bagno.
Subito tirai la tendina che era intorno alla vasca, mi abbassai nell’acqua sistemando la schiuma in modo che non si intravedesse nulla.
“Avanti!”
Il solito impiccione entrò nel bagno.
“Va tutto bene?”
“Si papà!”
“ Perché prima hai urlato?”
”Mi ero addormentata e ho fatto un brutto sogno.”
“Va bene, povera la mia bambina ha ancora gli incubi…”
Mettendo la faccia fuori dalla tendina gli feci la linguaccia. Sembravo una bambina piccola davvero. Mio padre uscì e io mi rilassai un'altra volta. Pensai al sogno come mai avevo sognato proprio Mark che mi voleva uccidere? Casomai avrei dovuto sognare Matthew che mi odiava dal primo giorno di scuola e non sapevo nemmeno il motivo.
Cominciai a levarmi la schiuma di dosso, mi era venuto a noia stare nella vasca. A porta lentamente si aprì, sentì un cigolio molto forte. Avvertì una presenza nella stanza, era quella che avvertivo sempre ormai. Una sagoma nera entrò nel bagno e si nascose, e la porta si chiuse. Era sicuramente mio padre che aveva deciso di divertirsi.
“Papà smettila non vuol dire che se ho fatto un incubo mi devo spaventare per tutto!”
Nessuna risposta. Che stava facendo? Mi alzai in piedi dalla vasca. Afferrai un asciugamano e lo avvolsi intorno al corpo. Di colpo afferrai la tenda e la spostai. Nel bagno non c’era nessuno. Uscì dalla vasca e presi l’accappatoio, il cambio di temperatura mi aveva messo freddo. Dovevo andare a dormire adesso avevo anche la allucinazioni.
Levai il vapore dallo specchio, quando vidi un uomo vestito con una lunga tunica nera che gli copriva anche il viso dietro di me.
Mi girai di colpo non c’era nessuno. Cosa avevo? Mi lavai il viso con l’acqua fredda. Mi riguardai allo specchio, sentivo ancora la stessa sensazione però dietro di me non c’era davvero nessuno. Mi voltai per uscire dal bagno e andare in camera mia quando, qualcuno mi afferrò per il collo. Era l’uomo che avevo visto prima riflesso nello specchio, mi stava quasi strangolando. Mi divincolai non riuscivo a capire chi fosse.
“Chi sei?”
Non ebbi risposta.
“Rispondimi!” dissi urlando.
Rimaneva in silenzio. Stavo cominciando ad arrabbiarmi.
“Sono quello che ti permetterà di avere una nuova vita!”
La sua voce era metallica come se usasse una strano apparecchiatura per mascherarla.
“Una nuova vita?”
Tirò fuori da una manica un coltello affilatissimo. Sapevo che se non raccontavi i sogni si avveravano ma non ci avevo mai creduto.
Bussarono alla porta. Era di nuovo mio padre quella volta però aveva fatto bene a venire.
“Noemi! Ma cosa hai stasera?” Tentò di aprire la porta ma era chiusa a chiave.
Io ero immobilizzata dalla paura, tentai di parlare ma le parole mi morirono in gola. Anche le gambe erano paralizzate.
Si avvicinò a me e lentamente mi fece un taglio sulla guancia, non riuscivo a reagire, il dolore divenne più forte anche se era solo un taglio la ferita era profonda.
“Non dire nulla a Ryan se no ammazzerò anche lui… - mi passò una mano sulla guancia levandomi il sangue che era finito anche sul collo - a te penserò un altro giorno ormai è il tuo destino!”
Anche lui parlava del mio destino, Samuel aveva fatto lo stesso discorso ma cosa volevano da me. Quale era il mio destino? E come facevano loro a saperlo?
Ruppe una boccetta di profumo di mia madre e annusandolo mise un po’ del mio sangue su un pezzettino di vetro. “Digli che ti sei tagliata con il vetro! Crederà di sicuro alla sua tenere creatura…”
Aprì la finestra del bagno e uscì buttandosi di sotto. Io continuavo a rimanere ferma, ma mi sbloccò la voce di mio padre. Era molto preoccupato perché non gli rispondevo.
“Piccola apri la porta!”
La aprì e vedendo il mio taglio sulla guancia cominciò a fare l’interrogatorio.
“Come te lo sei procurato?”
Gli indicai il profumo della mamma. Ma come credeva qual tizio non ci credette molto.
“E come fa un profumo a causare un taglio del genere?”
Ero ancora scioccata non riuscivo a parlare. Mio padre prese il mio viso tra le mani e cominciò a guardare la ferita. Io mi voltai, afferrai il necessario per disinfettarmi e corsi in camera mia. Non disse più nulla, ormai mi conosceva fin troppo bene.
Mi medicai e gettando tutto a terra mi misi il pigiama e mi infilai sotto le coperte. Avevo paura che da un momento all’altro tornasse quell’uomo e avesse fatto del male non a me, ma ai miei genitori.
In quel momento sentì il bisogno di essere protetta, e pensai a Mark che con i suoi abbracci mi aveva sempre fatta sentire così. Stavo cambiando sul serio e non sapevo se in peggio o in meglio, non ero più la solita ragazza senza nessuna paura e indipendente.
Passarono le ore e io continuavo a non prendere sonno… dovevo distrarmi, ma era notte fonda non potevo fare nulla… decisi di pensare a come organizzare la prossima festa, quella di primavera. Di sicuro ci sarebbero stati tantissimi fiori di tutti i colori, e tutti dovevano venire vestiti con colori vivaci, ma questa volta niente maschera non volevo brutte sorprese. Sommersa nei miei pensieri mi addormentai.

Il giorno seguente fu una giornata indimenticabile che cambiò la mia vita per sempre da tutti i punti di vista. Mi svegliai tardi avevo dormito troppo, mi svegliò mia madre, in pochi minuti mi vestì feci la cartella ed uscì di casa.
Fuori ad aspettarmi c’era una moto, una che avrei riconosciuto tra mille. La guardai incuriosita il suo proprietario non doveva essere nella vicinanze. Era la moto di Mark, ma non poteva essere la sua chiunque poteva avere quella moto. Mi accostai e continuai a guardarla era davvero bella forse la più bella che avessi mai visto chissà quanta potenza aveva.
“Vedo che la mia moto ti piace!” mi si gelò il sangue, mi ero fatta beccare a guardare la sua moto, la sua voce in quel momento non mi sembrava più così bella anche se melodiosa.
“Ah è la tua… pensavo fosse di un altro… Io vado!” senza degnarlo di uno sguardo cominciai a camminare anzi diciamo a correre. Mise in moto e mi raggiunse.
“Non ti sei chiesta come mai sono qui?”
“Boh… Hilary abiterà nelle vicinanze!” dissi tentando di essere indifferente.
“No lei non abita qui, non so proprio dove stia…”
Continuai a camminare e accelerai il passo.
“Volevo vederti!” affermò.
Quelle parole mi colpirono al cuore ma, sapevo che era tutta una bugia ogni sua parola era una bugia ormai non gli credevo più non mi facevo ingannare per la seconda volta.
“Certo… cos’hai cambiato idea? Mi dispiace per te avevi a pensarci prima, ormai sono fidanzata!”
“Allora hai seguito il mio consiglio… sono contento per te!”
“Sei solo un incoerente! Non ti sai decidere su nulla… e pensare che io credevo di essermi… lasciamo stare!”
“Cosa volevi dire? Innamorata di me?”
Di colpo mi fermai, mi stava facendo arrabbiare prima voleva chiudere i rapporti e poi pretendeva di parlarmi eh no… questo non glielo permettevo.
“Senti Mark, come pretendi prima di voler chiudere i rapporti con me e poi continuare a parlarmi… si credevo di essermi innamorata di te ma mi sbagliavo sei solo un egocentrico ragazzino… adesso ciao sono già abbastanza in ritardo! Ci vediamo a scuola!”
Mi voltai e continuai per la mia strada, aveva capito che non volevo più parlare con lui perché non insiste. Strano che non mi avesse chiesto nulla della ferita...anche questo era segno che mi stava prendendo in giro e questa volta avrebbe trovato pane per i suoi denti. Arrivai a scuola e mi fiondai in classe, appena in tempo. Mi sedetti al mio solito posto con Emily, ovviamente cominciò a preoccuparsi non appena vide la ferita sulla guancia ma dopo che le raccontai la bugia della boccetta di profumo si tranquillizzò.
Passò la prima e la seconda ora, mi interrogarono a francese, ma ovviamente ero preparata e presi un 9 e mezzo.
Storia! La prossima ora era quella, e non avevo molta voglia di andarci. Entrai e vidi che accanto a Samuel c’era un posto libero… mi sembrò strano che non avesse messo un cartello con scritto: questo è il banco della mia ragazza!
Hilary che fine aveva fatto? Di solito era lei che si sedeva li… logicamente mi guardai alla mia destra e vidi che era seduta agli ultimi banchi con Mark. Non mi degnò nemmeno di uno sguardo, ma lei si… e sembrava soddisfatta. Mi sedetti accanto a Samuel.
“Ciao” mi disse.
“Ciao” risposi io con un sorriso radiante.
Lui si avvicinò e mi dette un bacio sulla guancia. Pensavo che me lo avrebbe dato sulle labbra ma ormai mi conosceva fin troppo bene.
“Grazie” dissi sommessamente.
"Che hai fatto alla guancia?!" "Nulla un piccolo incidente ieri sera!" "Cosa fai adesso devo stare cin te giorno e notte per far si che non ti accada nulla?!"
Mi voltai verso Mark e come me lo aspettavo era li che mi guardava, e fulminava Samuel, lui non se ne era accorto se no avrebbe di sicuro fatto qualcosa. Ma, visto che stava con Hilary anche solo per vendicarsi perché non la baciava, nemmeno volessero tenerlo nascosto, ormai lo sapeva tutta la scuola.
Però vedere Mark bruciare dalla rabbia mi dava una sensazione si sollievo, stavo decisamente meglio.
Arrivò il professore Miller ed esordendo con un tono molto fiero di se ci informò che per il prossimo mese non ci avrebbe dato lezione. Tutti esultarono ma, io no sapevo che sotto a tutto questo c’era un tranello.
“E come mai professore?” chiese Mark che aveva avuto il mio stesso sospetto.
“Bravo vedo che almeno qualcuno in questa classe ragiona…”
Sospesero tutti di gioire, e il professore con un ghigno sul viso cominciò a scrivere alla lavagna dei luoghi non molto distanti da Standwood. Non appena finì chiese ad un mio compagno di scrivere su dei pezzi di carta i nomi degli alunni.
Ormai tutto taceva nessuno osava proferire parola, erano concentrati a capire cosa stesse progettando il professore. Il mio compagno gli portò tutti i nomi, cominciò a mescolarli e dopo una lunga attesa ci spiegò cosa aveva in mente.
“Per il prossimo mese non avrete lezione perché dovrete svolgere un lavoro a coppie!”
“A coppie? Bello!” disse una ragazza alla mia sinistra.
“Sai bello finire in coppia con Mark Davis?” rispose la sua compagna.
Risi, poverine, mi facevano pena volevano finire in coppia con lui? Così le avrebbe usate per svolgere la sua ricerca.
“Se vorreste lasciarmi il tempo si spiegare cosa dovrete fare… - il silenzio ripiombò sulla classe – ho scritto qui sulla lavagna dei luoghi dove potreste trovare dei monumenti storici, musei e molto altro... Ad esempio, avete presente che nel parco di Washington ci sono dei reperti storici, statue....bene, dovete scoprire come mai le hanno fatto ecc… avete capito?”
Cominciarono a parlottare fra di loro e credo che nessuno fosse entusiasta di questo lavoro, apparte le ragazze che sarebbero volute finite in coppia con Mark.
Samuel si girò verso di me.
“Spero con tutto il cuore di finire in coppia con te, non sai quanto mi renderebbe felice, ma se tu dovessi finire in coppia con Davis o con altri, promettimi che tra noi non cambierà nulla!”
Non era nemmeno un giorno che stavamo insieme e già cominciava a credere che volessi tradirlo? “Cosa ti da l’idea che potrei cambiare idea, è evidente che non ti fidi di me!”
“Io mi fido di te è che non mi fido di lui… non voglio perderti!”
Gli afferrai una mano e guardandolo negli occhi esclamai: “Non ti preoccupare non mi perderai!”
Lo avevo rassicurato infatti i suoi occhi tornarono sereni.
“Davis ci sta fissando… è geloso per caso?” disse Samuel sogghignando.
Me lo immaginavo e quindi non mi girai, ma cosa gli importava era lui che aveva voluto chiudere con me.
“Bene, adesso comincerò io stesso a scegliere le coppie grazie a questi nomi che il vostro compagno gentilmente ha scritto.”
Tutti fremevano, e devo dire anche io, chissà cosa mi avrebbe riservato il destino.
“Hilary Smith… con… - prese un altro nome – Thomas Hill…”
Non era molto contenta di come era capitata avrebbe di sicuro preferito di meglio.
“Mmm…questa coppia non è molto azzeccata, due fannulloni insieme… continuiamo… Elizabeth Clarke… con… Peter Johnson… questa invece è molto meglio”
“La terza coppia sarà – prese un altro nome - Noemi McAdams tutti i ragazzi alzarono la testa e incrociarono le dita, una parte di me voleva che finissi in coppia con Samuel così non avrebbe avuto nulla per cui preoccuparsi, ma un'altra parte anche se piccola voleva che il professore pronunciasse quel nome, l’unico che avrei voluto sentire… - con… Mark Davis!” sentendo il mio nome associato a quello di Mark sussultai.
Samuel non reagì bene, ma sapeva che era solo una ricerca se no avrebbe di sicuro chiesto al professore di cambiare le coppie.
“No, perché sempre lei deve avere questa fortuna…” dissero le ragazza
“Silenzio! La quarta coppia è… Samuel Tylor… con… Crystal Owen…”
Continuò così finche non finirono i nomi, le coppie erano abbastanza indovinate a me e a Mark il professore assegnò una piccola città: Clear Lake non molto distante da qui. Con un’ora di pullman ci si poteva arrivare. La città non era molto conosciuta le persone sapevano solamnete che li in inverno c'erano delle piste da sci.
“Passerete il resto dell’ora a organizzarvi con i vostri rispettivi compagni!”
Guardai Mark e lui rivolgendosi a Hilary la fece alzare, mi fece cenno di avvicinarsi e di sedermi accanto a lui.
Mi alzai ma Samuel mi fermò.
“Noemi ricordati quello che ti ho detto!”
Non gli risposi gli avevo già detto di non preoccuparsi prima. Svogliatamente mi sedetti accanto a lui e iniziai a guardare il banco, quasi sembrava che avevo paura di guardarlo negli occhi e in effetti era vero!
“Hai intenzione di continuare ancora questo silenzio stampa?”
Continuai a rimanere in silenzio la sua presenza mi irritava.
“E dai Noe ho capito che sei ancora arrabbiata per quello che è successo ma non potevo mica continuarti a prendere in giro!” strinse i pugni.
“Allora potevi benissimo non ronzarmi intorno dall’inizio al posto di illudermi, ma basta mi sono rotta di parlare di questa storia, e poi sei te che hai detto che non volevi più parlarmi e ora ti presenti a casa mia e vuoi fare pace così di punto in bianco?”
Silenzio. Non sapeva cosa dire per la prima volta l’ultima parola non era la sua.
“Cominciamo a lavorare… abbiamo solo un mese a disposizione!”
“Bene visto che è così poco io direi di vederci tutti i week – end!”
“Ma questo week-end devo vedermi con Samuel!”
“Rinuncerai, la scuola viene avanti a tutto…”
“Anche se rinunciassi al mio tempo libero di sicuro non vorrei passarlo in tuo compagnia!!”
“Non l’ho deciso io, se vuoi vai da Miller e digli di cambiarti di coppia, lavorerò bene anche da solo”
Ci pensai su l’idea non mi dispiaceva affatto, di sicuro mi sarei risparmiata un sacco di noie ma, così avrei creato solo un sacco di confusione, meglio di no, non era una buona idea.
“No, si cererebbero troppi problemi!”
“Bene, allora ci vediamo venerdì mattina ti passo a prendere a casa alle undici e mezzo del mattino… fatti trovare pronta non mi piace attendere!”
“Se non sbaglio c’è un pullman che passa per andare li, prenderò quello non mi fido a venire in moto con te…”
“Fai come vuoi, ti aspetterò alla fermata del pullman.”
“Va bene, venerdì e dopodomani intanto cercherò delle informazioni a riguardo della città su internet, sarà una città interessante come la nostra?”
“Che vuoi dire?”
“Qui c’è la leggenda dei Pharrel e molti monumenti di uomini coraggiosi che hanno lottato per difendere l’America un po’ da scoprire c’è… chissà li!”
“Vorresti dire che forse anche loro potrebbero avere una storia come la nostra?”
“Boh… chi può saperlo!”
Ci guardammo negli occhi e io sorrisi… lui invece fece un risolino come suo solito.
La campanella suonò e io con il cuore più leggero mi alzai per andare a pranzo.
Mangiai insieme alla migliore amica e mi disse che anche a lei il professore di biologia aveva dato da fare una ricerca a coppie.
L’ ora di matematica fu più pesante del previsto, l’ultima era quella di educazione fisica.
In palestra c’erano come sempre Hilary e Rachel che non facevano altro che prendere in giro gli altri. Il professore ci divise in due squadre e ci fece giocare a pallavolo. Era lo sport dove riuscivo meglio infatti la mia squadra vinse 3 a 1.
All’uscita di scuola mi venne a prendere Samuel con la sua macchina. Menomale non avevo punta voglia di tornare a casa a piedi.
Salì in macchina ma stranamente rimaneva in silenzio, strando da parte sua. Uscì dal parcheggio e si fermò a lato della strada.
“Perché ti sei fermato?”
“Dobbiamo parlare!”
Mi girai verso di lui e mi misi in ascolto.
“Noemi io ti amo non so se lo hai capito ma, questa storia della lezione a coppie non mi piace per niente!”
“Ci risiamo Samuel!”
“Si e non fare la scocciata perché mi arrabbio sul serio… Se non sbaglio Davis ti è già piaciuto una volta e lo vedo come ti guarda non credere che sia cieco!”
“Non mi piace più Mark lo vuoi capire? La sua occasione l’ha avuta!”
“Quando vi vedete?”
“Non lo so…”
“Dimmelo!”
“Per tutto il week – end… - gli presi una mano ma lui si scansò – dobbiamo andare a Clear Lake se no non ci avrei nemmeno mai pensato di passare il fine settimana con lui!”
“Noi dovevamo uscire? Preferisci lui a me?”
Si stava davvero arrabbiando non lo avevo mai visto così.
“Assolutamente no ma è per la scuola!”
“Potevi chiedere a Miller di cambiare le coppie se tenessi davvero a me!”
“Ma come facevo avrei complicato tutto!”
“Non è vero!”
“Samuel vuol dire che non ti fidi di me… se ci siamo messi insieme ci sarà un motivo no?”
I suoi occhi erano di un verde splendente quasi come uno smeraldo.
“Te l’ho già detto io non mi fido di lui!”
“So badare a me stessa!”
“Emy se solo prova a toccarti giuro che lo uccido! Non sto scherzando!”
“Smettila di chiamarmi Emy non lo sopporto! E poi non fare il grosso perché te stai solo sprecando fiato perché a me Mark non piace più e io non piaccio più a lui!”
Rimase in silenzio.
“Lo vuoi capire che mi piaci te Samuel!!”
Continuava a rimanere in silenzio. Mise in moto e partì verso casa mia.
Io mi sdraiai sul sedile e cominciai a pensare perché doveva essere così geloso non aveva senso.
“Ti sei convinto adesso?”
Niente.
Arrivammo io scesi e presi le chiavi per aprire la porta.
Sentì chiudere la portiera della macchina e sentì un calore immenso addosso.
Ci stavamo abbracciando la sua temperatura era altissima. Nessuno dei due disse una parola ma con quel gesto mi aveva fatto capire che aveva capito le mie parole e che ora era tranquillo.
Entrai in casa e trovai mio padre sulla porta.
“Che abbraccio appassionato!”
“Ryan! - urlai – non devi spiarmi!!”
“E chi ti spia non vedevo arrivati e volevo darti il bacio di addio prima di partire!”
“Partite di già?”
Mi indicò le valige erano cinque ma piene. "Ci hanno anticipato il volo...ah questi aereoporti!"
Risi.
“Allora vedo che va bene tra di voi!”
“Veramente avevamo litigato!”
“Davvero e perché?”
“Fatti nostri!”
Salì le scale e andai da mia madre.
“C’entra un altro ragazzo?”
Risi e entrai in camera sua.
“Ciao mamma!”
“Ciao amore!”
“Allora sei proprio decisa a non venire?”
“Certo!”
Mi abbracciò e io le detti un bacio sulla guancia. Mi sarebbero mancati.
“Cara dobbiamo andare l’aereo parte fra due ore!”
“Va bene!”
Li accompagnai sulla porta.
“Noemi devi venire anche te!” disse mio padre.
“E perché?”
“Vuoi lasciare la macchina del tuo vecchio nel centro di Seattle per circa un mese?”
“No, va bene!”
Durante il viaggio gli parlai della lezione a coppie e che per il fine settimana sarei andata a Clear Lake per fare la ricerca. Non gli dissi che ci sarei andata con Mark se no chissà che storie.
“Sicurissima di non voler partire?” mi chiese il vecchio.
“Si!”
“Menomale perché se no saresti dovuta venire a corsetta!”
Feci una smorfia.
“Ogni occasione è buona per fare battute!”
“Certo – rise – ma lo sai che io scherzo e anche con Samuel fai attenzione eh!”
“Papà!!”
“Ti voglio bene!”
“Anche io!”
Presero l’aereo e io mi sarei ritrovata con la casa libera per tre settimane… che emozione!
Anche se mi trovavo nel centro non mi venne voglia di fare alcun tipo di spesa se non c’era la mia stilista personale Emily lo shopping era una vera noia.
Guardai qualche vetrina ma come sempre gli occhi di tutti i ragazzi erano puntati su di me, quindi, non restai per molto.
Mi fermai davanti alla vetrina di un negozio di sport per ora quella era la maggiore preoccupazione. Dovevo comprare tutto il necessario per la gita sulla neve, ma non avevo soli ne voglia. Ci sarei tornata di sicuro un altro giorno con lei.
La macchina fortunatamente era ancora al suo posto, questa città era piena di gente poco raccomandabile.
Era da tanto che non guidavo una macchina e quella di mio padre era enorme… speriamo di non fare incidenti se no i soldi che mi ha lasciato serviranno per farla aggiustare.
Misi in moto, già un passo avanti, misi la prima e partì, via non era andata così male. Non presi l’autostrada per tornare a casa, troppo pericolosa passai per le varie città.
Arrivai sana e salva a casa, parcheggiai la macchina nel garage ed entrai in casa.
La pace regnava sovrana ed era una sensazione bellissima!! Cominciai le mie vacanze facendo la lezione per il giorno dopo… finì verso le sei di sera ci avevano davvero dato un mucchio di lezione. Feci un po’ di zapping sui canali ma mi annoiavo ero rilassata al 100% ma da sola non era proprio il massimo.
Chiamai Emy lei si che sapeva tirarmi su di morale.
“Pronto?” aveva una voce un po’ nasale.
“Ciao Emy non stai bene?”
“No per niente, oggi a scuola mi sono sentita male e Matthew mi ha riaccompagnata a casa e tutt’ora fa le mie veci visto che i miei sono in vacanza!”
“Anche i miei non ci sono ma per motivi di lavoro…”
“Davvero?? Se stessi meglio verrei li da te!”
“Non importa vengo io, poi non mi piace che tu resti sola con Carrol.”
“Va bene ti aspetto!”
“Arrivo!”
Povera Emily non le ci voleva proprio questa, però doveva essere contenta Matthew era li con lei.
Presi la giacca e le chiavi del motorino. Uscì di corsa e partì subito verso casa sua.
La strada era bagnata per colpa della pioggia e l’aria era gelida, non mi riusciva guidare molto bene. Accelerai fra poco sarei arrivata. L’aria era troppo fredda mi cominciarono a scendere le lacrime dagli occhi, non mi riusciva tenerli aperti.
Li chiusi qualche secondo e quando li riaprì vidi davanti a me una figura di un uomo. Lo avrei investito di sicuro. Tentai di frenare ma la strada era scivolosa, non ce la facevo, l’uomo non si muoveva non aveva intenzione di scansarsi.
Per non prenderlo curvai con il motorino ma persi l’equilibrio e cascai a terra, grazie al casco non svenni ma avevo preso una bella botta.
Il motorino continuò a ruotare su se stesso per qualche secondo poi cadde, finì proprio addosso a me, la marmitta era finita sulla gamba, mi stava bruciando da morire. Provai a spostarlo ma non ce la facevo era troppo pesante. La marmitta mi stava ustionando. Tentai di nuovo a spostarlo: niente.
Vidi un uomo avvicinarsi doveva essere quello che aveva provocato l’incidente.
“Scusi! Mi potrebbe dare una mano?”
Si avvicinò io stavo per perdere i sensi. L’uomo mi prese il viso con una mano stringendolo più forte che poteva.
“Ciao Noemi ti sono mancato?”
Quella voce metallica, quel mantello che gli copriva il viso, era lui si non c’erano dubbi era l’intruso dell’altro giorno.
Il sangue mi si gelò e… come al solito non riuscivo più muovermi.
Afferrò il motorino e come se pesasse un grammo lo scaraventò il più lontano possibile. Provai una sensazione di sollievo finalmente il bruciore stava diminuendo… Mi guardai la gamba era interamente rossa era di sicuro un ustione di primo grado.
“Che c’è piccina non riesci ad alzarti??”
Non mi piaceva ammettere che non riuscivo a fare delle cose ma, quella volta aveva ragione. Mi sforzai e piano, piano riuscì a stare in piedi.
“Deve farti proprio male la gamba!”
Lo guadai un attimo e poi abbassai lo sguardo. Non ce la facevo a rimanere in piedi dovevo appoggiarmi.
“Vedo che non riesci a stare in piedi – alzò una mano verso di me – allora che ne dici di sederti?” Muovendola con uno scatto brusco una forza enorme si scagliò contro di me facendomi cadere a terra.
“Cosa vuoi?”
Fece un salto e mi raggiunse.
“Voglio il tuo sangue! Io ti devo uccidere!”
Spalancai gli occhi… cosa avevo fatto per meritami questo?
“Cosa sei un mago?”
“Come prego?”
“Mi hai fatta cadere solo muovendo la mano….” tentai di prendere tempo per trovare un modo per scapare.
“Ah dici quel trucchetto! – sorrise - no si chiama controllo dell’aura di forza, concentri tutta la tua forza in un punto specifico del corpo e poi la utilizzi a tuo piacimento… puoi scagliare onde d’urto molto forti come quella di prima. Certo dopo il corpo è molto più indebolito infatti noi le dobbiamo usare poco!”
“Chi noi?”
“Lo scoprirai molto presto, come ti ho detto questo è il tuo destino!”
Destino, destino, destino lo voglio sapere mi sono rotta di sentirne parlare senza nessuna risposta.
“No io lo voglio sapere adesso!” dissi urlando
“Sai urlando questa frase hai usato una parte della tua energia… noi siamo creature speciali, possiamo fare molte cose con il controllo dell’aura di forza!”
“Non mi interessa!”
“Chi siete e cosa volete da me? cosa vi ho fatto?”
“Vedo che Ryan non ti ha ancora detto nulla, meglio così lo scoprirai a tempo debito.”
Ero arrabbiatissima, mi alzai in piedi un'altra volta e afferrai l’uomo per la tunica.
“Non toccare la mia famiglia!”
Gli mollai un pugno nello stomaco, era uno dei più forti che avevo mai dato. Lui però non si scompose anzi sorrise. Si voltò verso di me e riuscì a vedergli solo la bocca dalla quale spuntava un ghigno poco raccomandabile.
Mi dette un pugno nello stomaco e io che non ero molto brava a incassare i colpi mi piegai, stavo per mettermi in ginocchio dal dolore ma lui mi afferrò per i capelli e mi dette un altro pugno in faccia.
“Non dovevi provocarmi Noemi, mi hai fatto arrabbiare!”
“Vattene prima che mi arrabbi io sul serio!”
“Oooh che paura! Fai anche la sbruffona?”
Mi pestò la gamba dove mi aveva bruciato la marmitta.
Voleva davvero farmi fuori!
“C’è solo un modo perché smetta tutto questo dolore… unisciti a noi e diventerai imbattibile!”
Non ci pensai due volte.
“No mai! Se voi reclutate le persone così allora da me non otterrete niente!!”
“Sei solo una schiocca e una stupida ragazzina!”
Mi alzò tenendomi per il collo, lo stringeva, io non riuscivo quasi più a respirare, pensavo davvero che quella sarebbe stata la mia ultima giornata.
“Almeno dimmi chi siete…”
Mi ributtò a terra.
“Questo te lo devo, dopotutto anche io se dovessi morire vorrei sapere tutto.”
Tossii, finalmente sentivo di nuovo l’aria nei polmoni.
“Noi siamo creature molto speciali, avrai sicuro sentito parlare di vampiri… ecco noi siamo loro… ci nutriamo del sangue di voi umani e prima di morire vi diamo una chance, diventare come noi o morire… e te hai deciso la morte!” “Siete delle creature schifose e non credere che mi beva la storia dei vampiri… non ho due anni, sei solo un malato che vuole fare del male alle persone!”
“Chiedilo al tuo amato Ryan se i vampiri esistono o no… ma credo che non potrai perché morirai!”
Cominciò a picchiarmi mi dava pugni, calci, ormai non sentivo nemmeno più il dolore mi ero rassegnata. Non riuscivo a pensare a nulla ero come vuota.
Ma perché ce l’avevano con me? Perché volevano proprio reclutare me? Io che ero una comune mortale cosa potevo avere di così speciale in più degli altri?
Il dolore era insopportabile lo sentivo ovunque e l’uomo non si arrendeva continuava a picchiarmi…
“Come mai non imprechi perdono? Sai potrei cambiare idea…”
Sorrisi…
“Mai… non farò mai nulla di quello che mi dirai tu!!! Non urlerò mai!!”
Mi fulminò…. Quella volta era davvero l’ultima per me… Mi afferrò per un braccio e mi scaraventò nel giardino di una casa…stavo per morire, mi sarebbe piaciuto però rivedere Emily, chissà quanto sarebbe stata male adesso… L’uomo era a poca distanza da me… mi guardava ma non mi picchiava più… mi stava fissando da quel poco che riuscivo a vedere attraverso la tunica.
Aveva forse cambiato idea? Si avvicinò con il viso al mio… “Vorrei baciarti prima della tua fine!”
Ero confusa come voleva baciarmi? Prima mi picchia a sangue e poi… lui aveva dei seri problemi altro che vampiro!!! Lui era proprio malato di mente!”
“Non osare…” dissi flebilmente.
Mi mollò un altro calcio nello stomaco… stavo per perdere i sensi. Una folata di vento molto forte levò il cappuccio all’uomo…. Che strano mi sembrava di averlo già visto, ma stavo per svenire e quindi non riuscì a vedere il viso… il colore dei capelli era biondo d’orato… e quei lineamenti…
“Mark??” chiesi…
Non ebbi nessuna risposta… e prima che potessi esserne certa svenni.

“Noemi, svegliati!” disse una voce calda.
Sbattei gli occhi per qualche secondo, non riuscivo a orientarmi… dove mi trovavo? Mi guardai un po’ intorno, ero in camera mia! Ma come c’ero arrivata? Il mio corpo non me lo sentivo più o almeno mi faceva male tutto!! Non mi ricordo più niente! La testa mi faceva un male tremendo!
“Noemi calmati! Hai avuto un incidente in motorino!”
“Come un incidente?? E tu chi sei?”
“Sono Mark non mi riconosci?”
Lo guardai qualche secondo…. E cominciai a tremare…
“Tu non sei Mark, tu sei quello che mi ha fatto fare l’incidente!”
“Cosa stai dicendo? Io ti ho salvata dall’incidente!”
“Non è vero Un uomo mi ha fatto cadere e mi ha cominciata a picchiare… non ricordo altro ma eri tu!! L’ho visto, aveva i tuoi stessi lineamenti e il tuo stesso colore di capelli!”
“Forse mi devi aver visto quando ti ho soccorsa ecco perché ti ricordi di me…”
Rimasi in silenzio… poteva essere un ipotesi.
“E come faccio a fidarmi?”
“Noemi lo sai che io non ti farei mai del male!” mi afferrò una mano ma io mi ritrassi… non mi fidavo per niente.
“E come hai fatto a trovarmi? Sai non è da tutti fare una passeggiata e incontrare proprio me…”
“Stavo andando a casa di Emily a prendere Matthew, ho visto il tuo motorino per terra e ho pensato che avessi avuto un incidente, infatti era così, ti ho presa e portata a casa…”
Era molto convincete la sua spiegazione…lui non era solito dirmi le bugie, quindi decisi di credergli.
Tentai di mettermi a sedere, ma faceva troppo male.
“Non sforzarti, ho provato a curati le ferite come potevo!”
Mi guardai, ero ricoperta di garze e cerotti, aveva fatto un ottimo lavoro.
“Però mi chiedo come hai fatto a provocarti tutte quelle ferite… poi eri molto distante dal tuo motorino, se fosse stato uno scontro con un'altra macchina avrei capito, ma c’eri solo te….”
“Te l’ho già detto: un uomo mi ha fatta cadere dal motorino e ha cominciato a picchiarmi!”
“Sapresti riconoscerlo?”
“No, portava una tunica nera che gli copriva anche il volto!”
“Capisco… mi dispiace Noemi, speriamo che non torni mai più a darti fastidio!”
“Lo spero anche io… perché la prossima volta troverà pane per i suoi denti!”
“Cosa intendi dire?”
“Che ho intenzioni di prendere lezioni di arti marziali!”
Soffocò una risata.
“Cosa hai da ridere? Che non mi credi?”
“Si, si, ti credo… ma mi chiedo da chi le prenderai!”
“Qualcuno troverò, ma diventerò bravissima…”
“Se ti ricordi ti ho detto che io sono bravo nelle arti marziali!”
Lo guardai inclinando la testa.
“Vuoi darmi lezioni?”
“Se questo servirà a toglierti dai guai perché no…”
“Ma non farmi ridere… E chi mi dice che sei bravo?”
“Mettimi alla prova… ovviamente quando starai meglio.”
“Va bene affare fatto…”
“Ok”
“Senti ma te hai intenzione di rimanere qui? Guarda che so badare a me stessa!”
“Io non me ne andrò finche non sarò sicuro che stai bene!” “Non mi serve il tuo aiuto…”
“Io dico di si, hai molte ferite, per me non riesci nemmeno ad alzarti…”
“Non farmi nemmeno provare perché lo se voglio ci riesco…” “Non lo metto in dubbio ma è meglio se per oggi il tuo orgoglio lo lasci stare… non vorrai rimanere ancora di più in mia compagnia…”
Non risposi… il rancore verso di lui mi stava passando… forse perché mi aveva soccorsa.
Interruppe la nostra conversazione il telefono, stava squillando.
“Emily l’hai avvertita?”
“Si era preoccupata ma visto che c’ero io con te si è calmata…”
“I miei?”
“Non gli ho detto nulla….”
“Bravo, meglio, non farli preoccupare…”
Ma allora chi poteva essere?? Mi alzai per andare a prendere il telefono, ma Mark mi spinse di nuovo giù.
“Ma che fai? Devo rispondere!”
“Te ora ripostati penso io a rispondere…”
Mi sdraiai, dovevo fare sempre quello che voleva lui. Andò verso il salotto, la sua camminata era divina: non faceva rumore ed era in perfetto equilibrio, era a dir poco bellissimo…
Ma cosa stavo dicendo? Io stavo con Samuel, non dovevo nemmeno pensarle certe cose…
“Tylor!! Ciao!”
Oddio era Samuel, non mi avrebbe mai più perdonata, lo sapevo che dovevo rispondere io…
“No,no, è di la sta poco bene… - si girò verso di me – no, è meglio che non passi, vederci insieme le potrebbe dare noia… sai non corre buon sangue tra di noi……. si, le dico che hai chiamato……. E non la tocco, e non urlare…… ciao Tylor!!”
Chiuse la conversazione…
“Che ragazzo geloso hai!”
“Cosa vi siete detti?”
“Nulla che non ci siamo già detti”
Ecco lo sapevo non mi parlerà più per il resto della mia vita… perché mi dovevo sempre ficcare in questi casini... Si avvicinò e cominciò a toccarmi i capelli delicatamente… mi scansavo ma non più di tanto quando voleva sapeva come fare a rilassarmi…
Si mise a sedere accanto a me sul letto, io mi girai verso di lui… non doveva farmi ancora questo effetto, io lo detestavo, ma allora perché non riuscivo a fermarmi... si abbassò un po’ di più e continuò accarezzandomi, era dolcissimo…
Il cuore cominciò a battermi forte, ero proprio una ragazza senza cuore…
“Ora riposati…”
“Ma come faccio a riposarmi con te qui accanto?!?”
Lui mi guardò, ma non con sguardo stupito, come se gli avessi detto una cosa che gli avevo già detto altre volte, il suo sguardo era più dolce del solito…
Si avvicinò ancora di più, sarebbe stata l’occasione perfetta per dargli un bacio, ma non volevo, non potevo fare questo a Samuel, così mi corressi.
“Mi dai noia essere guardata mentre dormo… se vai di la sarebbe meglio…”
“Capisco….”
Lo so che aveva capito il senso delle mie parole ma non fece nulla…
“Noemi, non so cosa sia cambiato in me ma… non ti lascerò a Samuel… - fece una pausa e mi guardò negli occhi – mi piaci tantissimo….”
Il cuore continuò a battere… non riuscivo a credere alle parole di Mark… ero felice ma allo stesso tempo confusa… quindi non risposi.
“Ne riparliamo quando ti svegli… io sono di la finche te vorrai io ci sarò sempre…”
Mi vennero le lacrime agli occhi… mi sembrava un sogno… Chiuse la porta e senza fare il minimo rumore come al solito scese le scale e andò in salotto.
Io tentai di chiudere un po’ gli occhi per tentare di addormentarmi ma, le parole di Mark non avevano intenzione di lasciarmi dormire…stare con lui mi faceva davvero male, era come un virus che non appena lo prendi ti invade tutto il corpo, lui era così… non avevo davvero mai provato quelle emozioni…
“Io non ti lacerò a Samuel… mi piaci tantissimo…”
Mi continuai a rigirare nel letto… dopo circa un ora riuscì ad addormentarmi, la mia vita si stava davvero complicando.
  
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