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Autore: Paradiso e Inferno    20/04/2016    0 recensioni
Anastasia, Bianca, Katherine, Sarah ed Elisabeth.
Cinque ragazze cresciute insieme che vivono la loro vita da comuni studentesse universitarie.
Un giorno però si ritroveranno a fare i conti con degli strani sogni che segneranno l'inizio di un vero e proprio incubo.
Ognuna dovrà lottare contro il proprio Destino per scoprire che in realtà la loro vita non è stata che una semplice menzogna.
Un'antica leggenda, risalente ai tempi della Creazione, le vede protagoniste e uniche padrone dell'opera del Padre.
Scopriranno di essere le Custodi degli Elementi naturali e che il futuro dell'intero Universo dipende esclusivamente da loro.
Si ritroveranno a combattere una guerra che vedrà dei nemici millenari lottare fianco a fianco contro qualcuno di cui persino i Sovrani del Regno degli Inferi e dei Cieli ignoravano l'esistenza.
Ma come potrà Anastasia compiere il suo Destino? E qual'è il vero piano di Dio?
Genere: Generale, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Finalmente dopo non so quanto tempo posso svegliarmi riposata e con l’anima in pace. Tutto quello che ho scoperto ormai non mi fa ne caldo ne freddo… certo scoprire che sono prigioniera di mostri psicopatici, letteralmente assetati di sangue non mi ha fatto piacere, ma di certo non posso fasciarmi la testa prima di essermela rotta. Anche se in fondo sono già passati tre giorni e l’unico essere vivente con cui ho avuto a che fare è stata Mary, ma forse è così che funziona normalmente da queste parti. Rapiscono giovani ragazze per rinchiuderle dentro a delle camere e spaventarle a morte prima di abbandonarle al loro destino e farle marcire in solitudine fino al giorno della loro morte.
Sbuffando ripenso alle mie amiche e al fatto che se mi vedessero ora, così passiva mi riderebbero in faccia prendendomi per il culo a vita prima di tentare di farmi tornare in me a suon di calci nel deretano. Scoppio a ridere da sola immaginandomi la scena e prima mi rimbambisca completamente iniziando a parlare da sola decido che è arrivato il momento di svegliarmi.
Lentamente inizio a stiracchiarmi, per poi coprire uno sbadiglio con una mano e strofinarmi un occhio con l’altra. Senza aprire gli occhi mi giro su un fianco cercando il cuscino con l’odore di Lucifer che mi abbraccio la notte, non trovandolo. Dopo qualche istante di ricerca, visto che non ho ancora voglia di aprire gli occhi, inizio ad avvicinarmi verso la metà del letto prendendo delle grosse boccate d’aria. Quando finalmente percepisco il suo odore, afferro il cuscino e ci poggio la testa sopra sospirando di piacere.
“Si può sapere che stai facendo angioletto?” La voce glaciale mi arriva direttamente da sopra la testa e mentre l’ascolto il cuscino inizia a tremare. Dei brividi di terrore mi scorrono addosso quando realizzo che il mio cuscino è diventato improvvisamente troppo grande, troppo caldo e troppo duro per essere un cuscino. Sconvolta apro gli occhi e mi tiro a sedere. Allungato sul mio letto con nonchalance c’è Lucifer che mi fissa in un misto di derisione e ira. Io divento rossa di colpo e provo ad allontanarmi il più possibile da lui, ma il bastardo mi afferra per un braccio tirandomi verso di se.
“Interessante il modo che hai di svegliarti angioletto.” Mi deride sadico. Ed ecco come la mia bella mattinata va a rotoli per un bastardo pervertito.
“Interessante il modo in cui tu trascorra il tuo tempo infilandoti nel letto di una povera ragazza indifesa, coglione!”
“Oh, vedo che siamo di buon umore la mattina.”
“Sicuramente sarei al settimo cielo se non fossi costretta a vedere la tua brutta faccia appena sveglia!” Replico acida.
“Sai angioletto, tutti qui dentro pagherebbero oro per poter avere un risveglio come il tuo.”
“Sai diavoletto, pagherei oro per non sentire la tua irritante voce e respirare il tuo fetore!”
“Il mio fetore?” Lui mi guarda freddamente per poi aprirsi nel suo tipico sorrisino da strappamutandine. Velocemente ribalta le posizioni imprigionandomi sotto di se.
“L’ultima volta non sembravi della stessa opinione visto il modo in cui mi sei saltata addosso.” Dice alitandomi sul viso, facendomi avvampare di vergogna. Ed ecco che il suo odore scatena di nuovo in me quella strana sensazione. Lo guardo con bramosia mentre la gola inizia a bruciarmi. Lo vedo osservarmi attentamente per poi aprirsi in un sorriso soddisfatto. Lentamente si alza e i suoi movimenti mi ricordano un animale selvatico e pericoloso. Continuo ad osservarlo mentre lui si dirige al centro della stanza osservando il tavolino con sopra quella che deve essere la mia colazione.
“Dovresti mangiare.” Mi dice freddamente. Sospiro alzandomi e andando vicino al tavolino mentre lui torna indietro sedendosi sul letto. La gola continua a bruciarmi e il suo odore mi provoca strane ondate di desiderio. Lo voglio… disperatamente! All’improvviso vedo un coltello sul vassoio, rapida lo afferro e con una velocità incredibile lo raggiungo. Lo butto sul letto sedendomi a cavalcioni sul suo busto. Mi osserva freddamente, ma evita di muoversi. Io allora affondo il viso sul suo collo prendendo grandi boccate.
“Che c’è angioletto ti è venuta fame?” Chiede glaciale. Mi sollevo, mettendo i nostri visi a poca distanza l’uno dall’altro.
“No Lucifer… mi è venuta sete!” E con uno scatto gli procuro un taglio profondo sul collo. I miei occhi vengono calamitati da quel liquido rosso mentre il suo odore diventa sempre più forte e inconsapevolmente mi passo la lingua sulle labbra, pregustando già il suo dolce sapore. Lo osservo per un istante e vedo i suoi occhi scrutarmi attentamente, come se mi stesse studiando. Mi abbasso su di lui e inizio prendere grandi boccate, poi come guidata da un istinto lecco una scia del suo sangue. Il suo sapore mi scoppia in bocca… caldo e denso, buono come l’ambrosia. Sono talmente concentrata sul suo sapore da non essermi accorta che lui ha rapidamente invertito le nostre posizioni.
“Cosa hai intenzione di fare angioletto?” Domanda duramente. Lo osservo sconvolta tornando finalmente in me, ma non ho tempo di dire nulla che avverto un dolore lancinante provenire dal collo.
‘Questo bastardo mi ha morso!’ Provo a ribellarmi, ma lo sento succhiare velocemente. Dopo pochi secondi la testa inizia a girarmi così metto una mano tra i suoi capelli accarezzandoli delicatamente… al tatto i suoi capelli sono morbidissimi, forse più della seta. Faccio un respiro profondo raccogliendo le ultime forze non smettendo di accarezzarlo.
“Lucifer, basta. Mi gira la testa e inizio a non vedere bene.” Detto ciò continuo ad accarezzarlo mentre lui smette di succhiare. Si appoggia alla mia spalla, respirandomi contro e con delicatezza mi lecca la ferita che mi ha procurato. La testa continua a girarmi vorticosamente, ma non riesco a smettere di passare le dita tra i suoi capelli. Dopo un tempo che a me sembra troppo breve, si stacca e mi osserva con occhi di brace. Il volto pallido messo un po’ in ombra dalla poca illuminazione della camera, le labbra rosse macchiate del mio sangue che lentamente gli cola lungo il mento, i capelli neri che gli ricadono attorno sfiorandomi delicatamente. Dovrei essere terrorizzata da tutto questo, eppure l’unica cosa che riesco a fare è fissarlo a mia volta incantata. Il cuore inizia a battermi furiosamente, senza sapere il perché. Lentamente sollevo una mano accarezzandogli la guancia e lui inaspettatamente mi lascia fare, abbandonandosi contro il mio palmo. Continuo ad osservarlo rapita per poi passare le dita sulle sue labbra inaspettatamente morbide, raccolgo un po’ del mio sangue e me lo porto alle labbra assaggiandolo.
‘No, decisamente il sapore non è paragonabile al suo.’
“Cosa mi hai fatto Lucifer.” I suoi occhi tornano chiari, ma non si sposta di un millimetro.
“Faccio quello per cui esisto angioletto… ti induco in tentazione.” Il mio sguardo si indurisce e finalmente torno in me. Lui mi guarda soddisfatto e rapidamente si alza.
“Direi che non ti riesce molto bene, visto che dei due quello che alla fine è caduto in tentazione bevendo il mio sangue sei tu.” Gli dico velenosa. Lui si volta e mi trafigge con le sue lame, intrappolandomi. Rapidamente si avvicina a me stringendomi il collo.
“In tantissimi sono morti per molto meno. Sei fortunata ad essere ancora viva dopo quello che hai fatto.” Lo guardo fredda e dura.
“Sai penso che le tue siano solo chiacchiere, visto che alla fine dei conti non fai altro che parlare senza agire! E per tua informazione se mai dovessi uccidermi mi faresti un favore. E adesso se hai finito togli quelli luride mani dal mio collo!”
“Stai abusando della mia pazienza!”
“E tu della mia Lucifer!” Ci osserviamo in cagnesco fino a che lui non trasforma i suoi occhi in lava e mi inchioda al letto. Adesso penso di averlo fatto sul serio arrabbiare, ma dannazione non può pensare di poter fare con me tutto quello che vuole! Mi fissa e inizio a sentire la paura crescere dentro di me, ma ostinata cerco di non farglielo capire.
“Sai angioletto, i giochi sono belli quando durano poco, e credo che a te non sia ben chiara la tua posizione! Io comando e tutti obbediscono, nessuno escluso!”
“E io invece credo che a te non sia ben chiaro il fatto che io non sono uno dei tuoi leccapiedi!” Affermo inferocita. Continua ad osservarmi con rabbia quando con uno scatto affonda nuovamente le sue zanne nel mio collo, facendomi ancora più male di prima. Ma se pensa che in questo modo io possa cedere e dargliela vinta si sbaglia di grosso. Non cederò e non gli chiederò di smettere!
Poco dopo inizio a sentire la testa girare e le palpebre pesanti. Provo a lottare con tutte le mie forze per rimanere sveglia, ma alla fine cedo e avverto i miei sensi intorpidirsi. Dopo pochi attimi lo sento allontanarsi da me. Avvero le sue lame osservarmi, ma sono troppo stanca e non riesco nemmeno a sollevare le palpebre… ho il corpo pesante, ma la testa leggera. Passa non so quanto tempo ad osservarmi in silenzio sopra di me, fino a che non lo sento sospirare e alzarsi. Immediatamente avverto l’acqua scorrere così mi concentro e provo a raccogliere le ultime energie. Stanca e provata non riesco a rendermi conto del tempo che scorre, così quando sento il rubinetto chiudersi e la porta della camera aprirsi, mi irrigidisco. Aspetto qualche secondo senza avvertire nulla così determinata apro gli occhi. Lentamente e con fatica mi metto a sedere; frenetica mi guardo attorno non vedendo Lucifer da nessuna parte. Finalmente mi rilasso, ma quando mi accorgo che la porta della stanza è aperta sento la gioia montarmi addosso. Una dose di adrenalina mi scorre nelle vene e il desiderio di fuga scaccia il dolore e la spossatezza. Rapidamente mi alzo, ma un capogiro mi coglie; faccio dei respiri profondi e una volta ripreso il controllo mi avvicino alla porta. Mi affaccio e subito un odore di chiuso e bruciato mi arriva alle narici facendomi starnutire. Guardo a destra e a sinistra con il timore di vere arrivare qualcuno; prendo dei respiri profondi e ripenso alle mie amiche per farmi forza. Senza guardarmi indietro esco rapidamente dalla mia stanza. Di fronte a me vi sono una infinità di corridoi, così sperando che in un colpo di fortuna riesca a trovare l’uscita, inizio a correre a perdifiato in quel labirinto.
Dopo dieci minuti sento la testa pulsami e le gambe farmi male, sicuramente il fatto che Lucifer mi abbia quasi prosciugata non è una cosa positiva per il mio tentativo di fuga. Stranamente lungo la strada non ho incontrato nessuno e dopo un po’ quando arrivo difronte ad un bivio mi fermo qualche secondo per cercare di riprendere fiato. Quando sto per ripartire e infilarmi nel corridoio di sinistra sento delle voci venirmi incontro così rapida cambio direzione e mi nascondo in una rientranza. Poco distante da dove mi trovo vedo fermarsi il demone alto che era con Lucifer in autogrill e proprio quest’ultimo andargli incontro.
“Allora Daemon l’hai trovata?”
“No signore. Sembra sparita nel nulla.”
“Mi spieghi come fa una ragazzina a sparire nel nulla senza che noi ce ne accorgiamo?” Chiede furibondo.
“Forse Lucifer, se non ti fossi dimenticato la porta aperta a quest’ora starebbe rinchiusa ancora lì e noi non rischieremo la vita per averla persa.” Vedo Lucifer irrigidirsi.
“Mio padre non deve scoprire che è fuggita. Dobbiamo trovarla al più presto prima che lui si accorga di qualcosa.”
“Sai, non ancora riesco a capire come hai potuto essere così ingenuo.” Lo rimprovera Daemon. Vedo Lucifer voltarsi e stringere i pugni.
“Era svenuta. L’ho attaccata e lei era svenuta.” Confessa rabbioso.
“Come attaccata?”
“Hai capito benissimo. Il suo odore mi ha dato alla testa ed era un po’ che non mi nutrivo!”
“Certo ma stiamo pur sempre parlando di uno sporco mezzo-angelo! Il suo sangue finirà con il farvi indebolire e se vostro padre lo scopre vi esilierà e a quel punto per gli Inferi sarà la fine! Riuscite a capire la gravità di quello che è successo?” A quel punto vedo Lucifer voltarsi con occhi di brace.
“So benissimo quello che ho fatto e cosa rischio. Non c’è bisogno che tu mi ripeta tutto! E adesso vedi di smetterla con questi piagnistei e vediamo di trovarla. Non deve essere andata molto lontana. Riesco ad avvertire il suo odore qui intorno.”
“Come desiderate mio signore.” Afferma il demone inginocchiandosi.
Rapidamente li vedo allontanarsi e io libero un sospiro mezzo sollevato e mezzo frustato. Appoggio la fronte contro il muro e in uno scatto d’ira tiro un pugno contro la parete.
‘Possibile che ogni volta che mi sembra di aver capito tutto, arrivano altre notizie a sconvolgermi? E poi che volevano dire? Che significa che son un mezzo angelo?’ faccio dei respiri profondi tentando di calmarmi, cosa alquanto impossibile in questo momento. Dopo un po’ stanca decido di uscire fuori dal mio nascondiglio. Con le lacrime agli occhi e ancora sconvolta proseguo per il corridoio senza rendermi davvero conto di ciò che mi circonda. Infatti imbranata come sempre, vado a sbattere contro qualcosa di duro, ma prima che io ruzzoli a terra vengo stretta in una presa salda.
“Mi dispiace davv…” Un forte odore di rose rosse mi travolge e svelta sollevo lo sguardo. Quello che ho difronte è un bellissimo uomo intorno alla quarantina, vestito in modo impeccabile e di nero; la pelle pallida, il volto che sembra essere stato scolpito dai migliori scultori; labbra carnose e rosse. Ma la cosa che mi sconvolge maggiormente sono i suoi occhi… sono un blu talmente puro da farmi saltare qualche battito. Lo osservo a bocca aperta incapace di pronunciare una singola parola e nel frattempo vengo letteralmente pugnalata dal suo sguardo fretto.
“Sire state bene?” L’uomo non risponde, ma continua ad osservarmi. All’improvviso si avvicina a me e prende un respiro.
“E così tu sei la nostra nuova ospite.” Afferma sibilante con sguardo affilato.
“Molto bene. Astaroth, conduci la nostra ospite in una stanza e falle fare una doccia. Questa sera cenerà con noi.”
“Certo mio Re.” Vedo un demone, anch’esso bellissimo venirmi incontro. I capelli leggermente ondulati nerissimi e gli occhi oscuri privi di qualsiasi emozione. Mi afferra per un braccio e inizia a trascinarmi lungo la strada che avevo appena percorso. Saliamo numerose scale e mano man che avanziamo l’aria diventa sempre più pulita e respirabile; i corridoi sempre più lussuosi, anche se mantengono sempre una aria tetra e cupa data dalla scarsa illuminazione. Svoltiamo l’ennesimo corridoio e all’improvviso si blocca, apre una porta e mi getta letteralmente dentro. Io ruzzolo a terra e sollevando il viso gli rivolgo un’occhiata furiosa.
“L’educazione dove l’hai imparata? In mezzo alla strada?” La mia voce ribolle di rabbia e inferocita mi metto in piedi andandogli incontro.
“Non vi è necessità di essere gentili con il cibo.” Replica con il suo tono privo di qualsiasi emozione, cosa che mi fa imbufalire ancora di più.
“Tra poco verrà qualcuno a portarti dei vestiti e a prenderti. La cena è alle 20 in punto. Per la tua incolumità ti conviene non tardare.” Se ne va sbattendomi la porta in faccia e allora ancora più frustrata da tutto quello che è successo, libero un urlo furioso che mi fa sentire subito meglio. Stressata mi scompiglio i capelli, facendo respiri profondi.
‘Che cazzo stai facendo Ana? Devi trovare un modo per uscire di qui e non certo di farti uccidere!’
Finalmente mi guardo attorno e devo dire che la camera è decisamente più accogliente di quella che avevo prima. I colori predominanti sono il nero e il rosso, ma tutto è molto elegante. In fondo alla stanza vi è un enorme letto in ferro battuto, a baldacchino con lenzuola color sangue; a destra vi è un elegante scrittoio, a sinistra invece un enorme e raffinato armadio. Accanto a me vi è un piccolo salottino con tanto di divanetto in velluto rosso scuro, difronte al quale si trova un enorme caminetto acceso che illumina e riscalda la stanza, donando un’atmosfera intima e rilassante al luogo. Vado al centro della stanza e mi guardo attorno meravigliata, dimenticando per un attimo la situazione in cui mi trovo; tutto qui dentro, dalla mobilia alle semplici candele urla la parola ricchezza. Vicino al camino noto una porta, così curiosa mi avvicino e la apro. Un bagno, grande probabilmente come il salotto di casa mia, si apre davanti a me. È interamente fatto di marmo scuro, leggermente illuminato da candele profumate messe in giro per la stanza. Avanzo lentamente, quasi intimorita da tanta raffinatezza; a cogliere la mia attenzione è una vasca gigante, in cui entrerebbero tranquillamente sei persone, incastrata nel pavimento. Quando finalmente riesco a staccare gli occhi da quella meraviglia mi scontro con uno specchio gigante e inorridisco. Il mio pallore ha raggiunto livelli indicibili; i miei occhi sono cerchiati di nero; le labbra screpolate; i capelli arruffati. Ma a sconvolgermi è il fatto che io sia ricoperta completamente di sangue… il mio sangue. I capelli, il collo e i vestiti sono incrostati di quel liquido coagulato. Sospiro e rassegnata decido di provare immediatamente quella meravigliosa vasca.
Dopo non so quanto tempo decido di uscire, mi dirigo verso lo specchio e inorridita noto la parte destra del collo è segnata dai segni dei morsi di Lucifer. Sospirando vado nella stanza e sul letto noto un abito lungo e nero. Mi avvicino lentamente e con delicatezza sfioro il tessuto morbido. Rapida lo indosso e sconvolta noto che è della taglia giusta. Mi volto e mi guardo allo specchio rimanendo piacevolmente sorpresa. Mi sta a meraviglia… stretto nei punti giusti, sottolinea le mie forme mettendole in risalto. Lo scollo a barca evidenza il mio seno, mentre lo spacco mostra la mia gamba destra. Torno in bagno e noto sul lavandino dei trucchi. In uno slancio di audacia creo un trucco scuro su gli occhi, rendendo il mio sguardo più profondo; mi passo un gloss color ciliegia sulle labbra e soddisfatta decido di passare ai capelli. Me li passo sulla spalla destra e con dei ferrettini e una molletta li blocco, lasciando così la parte sinistra del collo scoperta; mi aggiusto ad arte qualche ciocca che mi sfiora il viso e una volta terminato il tutto mi osservo soddisfatta. Torno in stanza e ai piedi del letto noto dei sandali neri. Mentre li sto indossando sento la porta aprirsi e vedo Daemon osservarmi stupito. Mi sollevo e gli vado incontro.
“Immagino che tu sia colui che debba accompagnarmi. Direi che allora faremo meglio ad andare sennò rischiamo di far tardi.” Lo guardo dritto negli occhi e lo vedo osservarmi da capo a piedi fino a che non torna al mio viso. Lui si fa da parte facendomi passare; mentre passo lo sento prendere un respiro profondo e lo vedo irrigidirsi. Mi volto e lo osservo attentamente.
“Adesso capisco perché Lucifer ha perso il controllo. Il tuo odore è davvero invitante.” Il tono è accusatorio e lo sguardo duro.
‘Ma certo, perché se vengo quasi dissanguata è colpa mia che ho un buon profumo e non di un pazzo che non è in grado di dominarsi!’ Lo osservo fredda e mi mordo la lingua ingoiando qualche insulto.
“Conviene che mi fai strada se non vuoi che arriviamo in ritardo.” Al mio commento, lui si irrigidisce e inizia ad avviarsi lungo il corridoio.
Camminiamo in silenzio e l’unico rumore che si sente è quello prodotto dai miei tacchi. Troppo concentrata a memorizzare la strada che stiamo percorrendo, non mi accorgo che il demone davanti a me si è fermato così gli finisco addosso.
“Si può sapere perché adesso ti sei fermato?” Gli chiedo massaggiandomi il naso. Gli vado accanto e lo osservo, ma lui non mi degna di uno sguardo continuando a guardare davanti a se. Io allora guardo davanti e vedo Lucifer, vestito con un abito elegante nero che sembra essergli stato cucito addosso, venirci in contro. La sua camminata fluida e felpata; i capelli scompigliati, le labbra rosse sollevate in un mezzo ghigno, fanno accelerare rapidamente il mio cuore. Mi irrigidisco provando a calmarmi, facendo tornare il mio cuore ad un ritmo ragionevole. Lo osservo, meravigliata e furiosa per le reazioni che riesce a scatenare in me, ma quando i nostri sguardi si incrociano, vedo il suo diventare furioso. Arrivato davanti a noi continua a linciarmi con gli occhi e in automatico sento i miei battiti accelerare nuovamente.
“Daemon si può sapere che ci fa lei qui, vestita in questo modo?”
“A quanto pare è lei l’ospite di cui parlava vostro padre.”
“Cosa?” Domanda furioso non staccando gli occhi da me.
“Mi ha ordinato di andare nella stanza di vostra madre a prenderla.” A quella notizia gli occhi di Lucifer si trasformano diventando color sangue. Mi osserva furibondo e allora istintivamente faccio un passo indietro.
“Come è possibile che un essere inferiore come lei sia stata portata nella stanza appartenuta a mia madre e che stia per cenare con noi?” Il tono calmo e glaciale, ma lo sguardo pronto ad uccidere. Deglutisco velocemente e non appena provo ad aprire bocca la voce si rifiuta di venir fuori.
“Ordini di vostro padre, mio signore.” Risponde Daemon inchinandosi leggermente. Lui non sembra ascoltare le parole del demone, ignorandolo completamente, ma stessa sorte non capita a me. Non mi stacca gli occhi di dosso e per quanto io tenti non riesco nemmeno a distogliere i miei. Fa un passo in avanti e in automatico io ne faccio uno indietro spaventata. Lui fa un sorriso crudele e finalmente rivolge l’attenzione al demone.
Sta per rivolgergli la parola quando sentiamo arrivare qualcuno correndo.
“Principe.” Afferma un anima umana inchinandosi.
“Vostro padre vi sta attendendo nella sala da pranzo, ed è piuttosto nervoso per il fatto che siate tutti e tre in ritardo. Vi prego di seguirmi immediatamente.” Dice velocemente non sollevando lo sguardo.
“Principe?” L’esclamazione deve essermi sfuggita perché vedo tutti voltarsi verso di me.
“Esattamente signorina. Lucifer è il Principe degli Inferi.” Mi spiega gentilmente il ragazzo. Io mi volto verso il Principe che mi osserva attentamente con i suoi occhi chiari.
“Come è possibile che tu sia un Principe?” Chiedo sconvolta. Lui mi osserva freddamente linciandomi.
“Vuoi che ti faccia un disegnino?”
“Non intendevo quello!” Gli dico esasperata. Lui mi osserva ancora per qualche istante, per poi voltarsi e incamminarsi.
“Faremmo meglio ad andare anche noi.” Mi dice Daemon sorridendomi brevemente. Sospiro stanca e li seguo.
Dopo qualche minuto arriviamo davanti una porta e una scalinata si apre davanti a noi. Iniziamo a scendere le scale, ma immediatamente mi blocco. La sala ai miei piedi è enorme e per certi versi fantastica. A terra lungo il perimetro delle pareti vi è un piccolo fossato da cui spuntano delle fiamme che illuminano la stanza; alle pareti vi sono dei dipinti enormi che raffigurano scene di guerre mentre dal soffitto altissimo scendono sei lampadari enormi con candele e pietre preziose. Al centro della sala vi è un lunghissimo tavolo nero, riccamente imbandito a cui sono già accomodati tutti i commensali. Vedo lo stesso signore con cui mi sono scontrata oggi andare incontro a Lucifer e Daemon.
“Siete in ritardo.”
“Vi chiedo perdono mio Signore.” Dice Daemon facendo un profondo inchino.
“Spero che non abbiate avuto problemi lungo il tragitto.” Afferma facendo un sorriso a Lucifer.
“No Padre, nessun problema.”
“Bene allora, accomodatevi.” Dice mettendo una mano sopra la spalla del figlio.
Una volta che i due si sono seduti, il signore rivolge la sua attenzione a me che sono rimasta bloccata sulle scale, facendomi segno di andare da lui. Riprendo la mia discesa e una volta arrivatagli davanti mi lincia con lo sguardo.
“Così tu sei la nostra nuova ospite. Devo dire che il vestito ti sta molto bene. Concordi con me figlio?” Afferma questo, mentre vedo Lucifer trafiggermi.
“Certo Padre.”
“E dimmi figlio, non trovi che abbia un odore molto invitante?” Dice iniziando a girarmi attorno, mentre lo osservo non perdendomi un suo movimento, pronta a scattare per mettermi in salvo.
“Farà impazzire il popolo.”
“Già, lo credo anch’io.” Afferma tornandomi difronte.
“Anastasia, ben venuta nel mio Regno. A quanto vedo hai già avuto modo di conoscere mio figlio Lucifer, il Principe degli Inferi.”
“Si signore. È solo merito suo se sono qui.” Gli dico fredda. Allora mi osserva attentamente.
“Esattamente e da quello che so vi siete già conosciuti intimamente.” Mi irrigidisco e sento la furia esplodere dentro di me.
“A quanto pare è stato informato male, signore.” Lui mi osserva aprendosi in un sorriso che di gentile non ha nulla.
“E poi se mi permette, vorrei sapere almeno il vostro nome visto che voi conoscete già il mio.” Affermo gelida.
“Siete educata a quanto pare.” Dice sorpreso.
“I miei genitori a quanto pare sono stati molto bravi ad insegnarmela.” A quel punto scoppia in una risata cristallina, mentre tutti si voltano ad osservarci incuriositi.
“Avete anche gli artigli a quanto pare. Comunque io sono il creatore di questo posto. Con il tempo mi hanno chiamato in diversi modi… Principe della Tentazione, Signore delle Tenebre, Maestro di Menzogna. Sono colui che ha indotto l’umanità al male. In molti hanno cambiato il mio nome in Satana, ma tu mia cara puoi chiamarmi Lucifero, perché è questo il mio vero nome.” Conclude facendomi un inchino di scherno. Io rimango irrigidita e sconvolta all’idea di trovarmi davanti al Diavolo in persona, tanto da non riuscire a spiccicare parola.
“Ma vieni cara, immagino che sarai affamata; questa sera siederai alla mia destra.”
E mentre vengo fatta accomodare a tavola da Lucifero, alzo lo sguardo venendo colpita dalle lance di Lucifer, inizio a pregare Dio di darmi la forza di riuscire ad affrontare questa cena e tutto il tempo che rimarrò in questo luogo.

   
 
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