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Autore: Francine    21/04/2016    5 recensioni
Ha deciso. Oggi si chiamerà Athanasios. Colui che non muore. Gli è sembrato un nome appropriato, anche se il soggetto che ha scelto non è l’uomo più puro al mondo. Anzi.
Suo fratello avrà qualcosa da ridire, su quella e su molte altre delle sue scelte, ma pazienza. I fratelli maggiori brontolano per contratto. E quel corpo deve piacere a lui, deve calzargli come un
exomis di buona fattura che non costringa i movimenti, ma li esalti.
E deve piacere a lei; quel tanto che basta per farsi ascoltare, si capisce. E decidere che, forse, il gioco vale la candela.
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hades, Poseidon Julian Solo, Saori Kido
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Quando piovono le stelle'
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4.
 
 


Alla Fanciulla è bastato poco per accettare. Una telefonata.
«Sarò presente anch’io», le ha detto – le ha assicurato – il Mare. E tanto è bastato perché lei si fidasse della sua voce, profonda come gli abissi.
Così, eccola qui la Fanciulla. Vestitino bianco, borsa di cuoio a tracolla e sandali ai piedi. Come una banale turista, pensa Athanasios, le braccia incrociate sul legno vissuto del tavolo.
Il luogo dell’incontro è lo stesso ristorante alle pendici dell’acropoli ateniese, sotto un pergolato di limoni; e a lui è andato bene. La Fanciulla deve sentirsi a proprio agio. Ed essere propensa ad ascoltarlo. E che gli dica di sì. E se giocherà bene le sue carte, la Fanciulla capitolerà. E di corsa, pure.

«Buongiorno», le dice, un sorriso freddo a stirare le labbra screpolate.
Lei gli posa la mano delicata tra le dita callose. E intanto, lo osserva. Il viso segnato dal mare e bruciato dal sole, gli occhi come la notte senza stelle ed il naso dritto, drittissimo. E le sopracciglia folte e la barba e...
Gli assomiglio? Quanto?, vorrebbe chiederle. Ma tace. Sarebbe scortese. Inopportuno.
«Buongiorno a te», replica lei, con squisita cortesia.
Il Mare fa cenno loro di sedersi. Nessuno li disturberà. È una riunione di famiglia, quella, dopotutto…
«Grazie per aver accettato il mio invito», esordisce lo Sconosciuto, le sopracciglia ben distese.
Lei lo osserva, come si fa con le fiere o un oggetto curioso. Vai avanti, gli dicono i suoi occhi, ché han perso il lucore scintillante dell’acciaio. Sono stanchi. Provati. Non può essere solo per la fatica della battaglia, per il suo logorio. Forse neppure lei sa dove dirigere i suoi passi, adesso che la polvere s’è posata? È questa, dunque, l’incertezza che le grava sul cuore?

Lo Sconosciuto sorride, garbato. Si chiama abitudine. E ha il brutto vizio di cucirsi addosso all’anima delle persone fino a non riuscire a distinguere più dove inizi la pelle e dove i punti di sutura. E gli dei, purtroppo, non fanno eccezione.
«Di cosa volevi parlarmi?»
«Ho una proposta da farti, Fanciulla», ed è la voce profonda dello Sconosciuto che adesso vibra nella gola di Athanasios.
«Una… proposta?», domanda lei. Guardinga.
«Ci siamo dati battaglia per troppo tempo», ammette lui. «Confesso che mi manca.»
«Il Padre…»
«Tutto a tempo debito, mia cara. Tutto a tempo debito.»
Lei non gradisce essere interrotta, il suo sguardo si fa cupo.
Il Mare le posa una mano sul polso e le sussurra: «Lascialo parlare», piano, pianissimo. Come il suono della risacca al mattino. Lei serra le labbra. Poi annuisce.
«Ti ascolto», dice. Ma a lui sembra più una concessione.
Lo Sconosciuto scrolla le spalle. Non ha senso perdersi con queste quisquilie, adesso.

«Un’ultima battaglia. Questo solo ti chiedo, Fanciulla.»
Lei aggrotta le sopracciglia, come a chiedergli se è tutto qui quello che doveva dirle.
«Non lo faccio per me», aggiunge lui. Ben deciso a raccontarle la verità. I panni sporchi si lavano in famiglia, giusto? «Che i mortali muoiano adesso o in blocco, per me non fa differenza. Pensaci. Sarebbe stupido, da parte mia. Se non si nasce, non si muore. E se non si muore, a cosa servo, io? Il Padre mi ha donato un regno sconfinato, a ben guardarlo. Un mondo che non avrà mai fine. Perché dovrei volere la Terra, Fanciulla?»
Silenzio. Si guardano negli occhi, poi la Fanciulla capisce che lui sta aspettando una sua replica e dice: «Per farne dono alla tua sposa, suppongo.».
«No. Non alla mia sposa. Ma a sua madre. Mia sorella.»
Lei piega la testa di lato, confusa.
«È una faccenda tra me e lei, Fanciulla.» Non le dice di non sposarsi mai, perché sarebbe indelicato. Ma lo pensa. Eccome, se lo pensa. «Ecco perché ho accettato di interpretare il ruolo del cattivo, nel corso dei secoli.»
«Per un capriccio?»

Eccola, la divina Athena. Bellissima e terribile come un esercito a bandiere spiegate. Lo fissa pronta ad incenerirlo sul posto. Pronta a richiamare a sé l’egida, lo scettro di Nike e lo scudo con l’effige di Medusa.
«Chi si è sottoposta al giudizio di quel Paride, per molto, molto meno, Fanciulla?», le domanda, le dita intrecciate ed i pollici che si rincorrono, pigri, in cerchi sempre più lenti.
Lei non ribatte. Lei non ribatte perché l’ha colta in castagna. Oh, potrebbe ricordarle molte altre volte in cui lei è intervenuta per puro capriccio. La faccenda di Medusa, ad esempio. E che dire di quell’Odisseo per cui ha parteggiato in modo spudorato, finendo per andare a bussare alle porte di Zeus affinché Calypso lo lasciasse tornare a casa?
«Mi sarebbe piaciuto donare questo pianetucolo alla Madre Terra. Perché lei mi dimostrasse come sarebbero andate le cose se fosse stata lei, ad occuparsi dei mortali. E non tu.»

Lo sguardo del Mare si incupisce. Quello della Fanciulla resta indifferente.
«La Terra sa di questo tuo desiderio?»
«No. Le avrei fatto una sorpresa.»
«Ma?», domanda la Fanciulla. Perché c’è sempre un «Ma?» a galleggiare nel grande mare dei sottintesi. E lo Sconosciuto lo sa. E lo Sconosciuto annuisce. E lo Sconosciuto ribatte: «Ma adesso voglio dimostrarle cosa accadrebbe davvero, se a vincere fossi io. Per una volta sola, almeno.».
La Fanciulla sbatte le palpebre. Non è certa di aver sentito bene. «Mi stai chiedendo… mi stai chiedendo di batterci e che io perda? Di proposito
È troppo per lo spirito guerriero che le ruggisce nel cuore, adesso. Lo Sconosciuto vede il suo petto sollevarsi ed abbassarsi con sempre maggiore velocità. La ferma, prima che succeda l’irreparabile.

«No, Fanciulla. Non sarebbe correttoE allora, cosa diamine vuoi da me?, dardeggiano i suoi occhi. «Ti sto chiedendo di darmi un’altra chance. Fra altri duecentocinquant’anni, s’intende. Hai vinto tu, in questo tempo. E non ho voglia di richiamare i miei Spettri prima del tempo. Sono un dio magnanimo, dopotutto.»
«Non capisco.»
«Voglio instillare nel cuore della Terra la possibilità che sì, io possa batterti. Almeno una volta. Non succederà, lo so io e lo sai tu, ché tutta questa sciarada serve a far rigare dritto i mortali. Ma per farlo, devo averla, questa possibilità. Non credi?»
«Io cosa ci guadagno?», domanda la divina Athena. Ché a vivere in mezzo ai mortali si assimilano modi di fare poco ortodossi e appropriati.
«I tuoi guerrieri. Perché sin quando tu sarai viva e vegeta e calpesterai questa terra, in molti si rivolteranno contro di te. Lo sappiamo, tutti e tre.»
«E?»
«Le tue schiere sono decimate. Potrai sempre addestrare nuovi Santi, è vero. Nuova carne da cannone. Ma sappiamo tutti e tre che non sarebbe la stessa cosa. Sarebbero palliativi. Non impensierirebbero nessuno. Sono solo dei mortali, penserebbero gli dei. Ma se, invece, avessi al tuo fianco i guerrieri che hanno…»
Pausa.
«… che hanno sconfitto il dio della Morte, allora la situazione sarebbe diversa. Tu non credi?»

La Fanciulla tace.
Non le è stato possibile salvare i Santi d’Oro dalla Morte. Non glielo hanno concesso. E per far sì che non ci provasse lo stesso, li hanno rinchiusi dentro una bizzarra statua di bronzo, scangliandola nelle profonde viscere del Tartaro. Lì dove nessuno sarebbe mai giunto a cercarli. Ma gli dei non hanno tenuto conto di due variabili: la tenacia della Fanciulla e la freddezza dello Sconosciuto. E a volte, le unioni più feconde sono proprie quelle che nascono tra due nemici giurati.
«Tu potresti?», gli domanda la Fanciulla, mentre lo sguardo del Mare vira verso la tempesta. Lo Sconosciuto sente il cuore di Julian Solo pulsare minaccioso, quasi a volerselo portare dietro per nasconderlo in chissà quale anfratto inaccessibile, assieme alle conchiglie e alle sirene.
«Io no. Ho le mani legate, così come le hai tu. Ma posso darti un prezioso consiglio, Fanciulla.»
«Ti ascolto.»
«Ci sono vari modi per approcciare la Morte. La Morte ha molti visi e molte facce. Varia, da popolo a popolo. Ma il bello della Morte è che resta sempre se stessa.»
«Dovrebbe rivolgersi ad un altro pantheon? Non è possibile, lo sai», interviene il Mare.
«Certo che è possibile. Basta avere dei legami… di sangue…» e il bel viso di Julian perde colore.
«I panni sporchi si lavano in famiglia», ringhia a voce bassa il Mare.
«Ma un marito fa parte della famiglia, mi pare…», gli rammenta lo Sconosciuto. «Anche se il matrimonio non è stato consumato e anche se porta in dote una figliolanza... particolare…».
«Tu…», ed il Mare minaccia di alzarsi, laggiù, dalla linea di costa ed arrivare fino ai piedi dell’Acropoli, incuneandosi nei vicoli di Plaka pronto a portarsi appresso tutto e tutti. A cominciare da quel marinaio troppo simile ad Odisseo che ha avuto la sventura di prestare il proprio corpo allo Sconosciuto.

«Accetto», dice la Fanciulla. E se avesse trafitto con un pugnale il cuore del Mare gli avrebbe causato meno dolore.
C’è voluto meno del previsto, pensa lo Sconosciuto. Parla ad un guerriero di soldati, battaglie e sangue, e lui ti seguirà più docile di un agnellino. E poco importa se ami spargere il sangue fino ad inebriarvisi, come fa il Guerriero, o se la sua sia più una partita a scacchi, come ama invece la Fanciulla. La guerra è pur sempre la guerra. Ed il suo è un richiamo che scorre nel sangue, rombando e muggendo come fa il mare nelle notti di tempesta, quando schiaffeggia gli scogli che frenano la sua corsa distruttrice.
«Accetti, hai detto?», le chiede lo Sconosciuto. Chiamando il Mare a testimone.
«Accetto», ripete la Fanciulla. «Ma ho anche io una richiesta da farti, Sconosciuto.»
«Parla pure, mia cara. Sono tutto orecchi.»
La Fanciulla scambia uno sguardo lungo, lunghissimo con il Mare. Lo Sconosciuto vede le labbra del Mare arricciarsi in un sorriso pericoloso. C’è aria di tempesta, pensa lo Sconosciuto, mentre l’aria si riempie di salsedine.
 

 


Saint Seiya, ® Masami Kurumada, Toei Animation, 1986. Grafica ® Francine.




Note:
Rieccomi qui!
C'è aria di tempesta, al Kallistê, vero?

L'egida non è lo scudo di Athena, quanto la sua corazza. Gli attributi di Athena sono l'egida (la corazza), lo scudo con la testa di medusa e la lancia, almeno come appare raffigurata nella statua davanti all'Aula magna dell'Università La Sapienza. Occhio: se passate davanti alla statua ed avete un esame mai, mai, MAI guardarla in faccia, ma di spalle. E in bocca al lupo.

I panni sporchi si lavano in famiglia, ed un marito fa parte della famiglia anche quando il matrimonio è in bianco ed è il padre della Morte. Come cantava qualcuno, It's a nice day for a White Wedding...
Come avrete immaginato, la statua di bronzo in cui gli dei rinchiudono i Gold Saint all'inizio del Tenkai Hen non mi è andata giù. Ma nemmeno sotto tortura. Quindi, ce li tiro fuori. Sissignore. Avevo abbozzato la storia qui. Spero di trovare la forza per occuparmi anche di questo.

Noi ci vediamo la settimana prossima. Nel frattempo, fate i bravi! E se non vi torna qualcosa, fate un fischio!!
   
 
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