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Autore: ValeUchiha07    21/04/2016    6 recensioni
Il matrimonio imminente della sorella Ino mina la serenità di Sakura che si vede costretta così a dover tornare a casa. A Suna, dai suoi genitori con i quali non ha più rapporti da ben 5 anni. Il passato torna prepotentemente nella sua vita. Il castello di bugie che si è costruita per mantenersi lontana dalla sua famiglia sta per sgretolarsi. O quasi. La rosa in meno di 72 ore dovrà preparare una valigia scomoda che le darà problemi ma anche inaspettate sorprese. Riuscirà a riscattarsi e a gettare finalmente nel dimenticatoio tutte le dicerie che sono volate sul suo conto. Riuscirà a trovare il giusto riscatto. Quanto si è disposti a rischiare per amore ?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akasuna no Sasori, Ino Yamanaka, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Tsunade | Coppie: Sai/Ino, Sakura/Ino, Sasuke/Sakura
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Capitolo II

Suna. Cinque anni prima.

Ero sempre stata restia al partecipare alle feste mondane cui io e la mia famiglia eravamo settimanalmente soliti andare. Le trovavo, così, noiose, artefatte, quasi surreali.
Decisamente non il posto adatto per una ragazza come me.
Mi sentivo sempre inadatta, fuori luogo.

Odiavo la sensazione di tutti quegli sguardi scrutatori puntati addosso, pronti senza remore a ferirti al primo passo falso.
Odiavo, oltremodo, ostentare la nostra ricchezza, il doversi mostrare perfetti.
Io , senza dubbio, non mi ci sentivo, non lo ero e probabilmente non lo sarei mai stata.
 
Mi ero sempre ritenuta una ragazza fortunata che dalla vita avesse avuto tutto ma la perfezione era altro.
Non mi era mai mancato, certo, alcun tipo di comfort ed avevo una madre presente, alle volte, forse, anche troppo ed un padre che appena il lavoro glielo permetteva, faceva di tutto per esaudire i nuovi desideri delle figlie. Una normale quotidianità, però, ci mancava.
Ero sempre stata convinta, quindi, che le famiglie perfette non esistessero. Ogni famiglia è perfetta a suo modo.

Odiavo dover indossare , settimanalmente, una maschera che sentivo non starmi bene per niente. Volevo essere me stessa.

Quella volta, ricordo, fu ancora più difficile convincere mia madre a lasciarmi a casa. Mio padre stava per concludere un affare molto importante con gli Akasuna e nessuno della famiglia poteva, dunque, evitare di partecipare a quel salotto che sicuramente avrebbe segnato uno degli step iniziali della riuscita della trattativa contrattuale.

Papà gestiva la più importante azienda d’import/export di Suna che riusciva a collegare e a far star al passo con i tempi la nostra isolata cittadina con il resto del mondo.
Per mantenere, però, una così alta linea di connessione risultava necessario inglobare nella società soci che disponessero d’un impero di materie prime da poter permettere, così, alla città d’avere sempre più richieste commerciali e di conseguenza più servizi.
Tanti più amici avevi, tanto più riuscivi ad esser competitivo.
Gli Akasuna rappresentavano, quindi, per l’azienda una vera e propria svolta economica perché erano di loro proprietà la maggior parte delle sabbie bitumose di Suna.

Quella volta, dunque, più che mai non potevo esimermi dall’indossare la mia maschera da cerimonia.
Aiutata, così, come sempre, da Ino e munita del mio vestito migliore, a malincuore, dovetti cedere ai nervi di mia madre.

Tutto procedeva come al solito. Stesso champagne, stesse ostriche, stesso caviale, stesse facce. Tutto procedeva come al solito o almeno così credevo.
Ad un tratto, infatti, un bellissimo ragazzo dai capelli rossi e dai lineamenti estremamente delicati si avvicinò al mio angolo d’isolamento e sfoderando i suoi grandi e profondi occhi nocciola, si presentò.

Oltre che estremamente bello, Sasori, così si chiamava, era un ragazzo dolce, interessante, a tratti insolito e proprio in sua compagnia passai l‘intera stranamente piacevole serata.
Dopo la sua conoscenza, per la prima volta, dopo 23 anni, avevo voglia di tornare ad una festa.
Per tutta la durata dell’evento, mia madre non aveva fatto altro che mandarmi sguardi d’approvazione che ovviamente io non riuscii ad interpretare e a comprendere.
Fu Ino, poi, a districarmi la matassa.

Restai shockata nello scoprire che quel Sasori altri non era che l’Akasuna no Sasori figlio della prestigiosa famiglia con la quale mio padre voleva entrare in società e che di lì a poco sarebbe diventato l’erede di quell’impero di sabbia a causa dell’ormai anziana età del padre.
Restai di sasso ma ricordo perfettamente che la cosa che mi stupì di più fu il fatto che il ragazzo non dimostrasse i suoi trent’anni.

Non passò molto tempo, da quella fatidica sera, che io e Sasori cominciammo a fare coppia fissa.
Mia madre Mebuki era, in quel periodo, la donna più felice sulla faccia della terra.
Il veder le sue due figlie rispettivamente fidanzate con i figli di due delle famiglie più prestigiose di Suna era per lei motivo di gioia e di vanto all’interno dell’alta società. Contrariamente a me, Ino era sempre stata circondata da ragazzi che le facevano la corte e con i quali intratteneva rapporti non più lunghi di ventiquattro ore. Si annoiava facilmente ma con Sai, ora, era diverso, estremamente diverso. Stava cambiando, maturando anche lei. Mia sorella mi raccontava spesso di quanto lo Yamanaka fosse insolito ed avesse il potere di fargli scoprire il mondo da una nuova prospettiva per la quale aveva totalmente perso la testa.
Mia madre aveva per noi sempre desiderato il massimo ed ora lo stavamo avendo.

Tutto sembrava andare alla grande, anche l’azienda aveva preso il volo.
Senza volerlo, il mio coinvolgimento amoroso con il rosso era stato una delle chiavi di riuscita del tanto agognato accordo.
In poco tempo, la nostra famiglia e quella di Sasori erano divenute molto amiche.

Nella serenità ed agio più totale passarono, quindi, otto mesi.
La vigilia di Natale di quello stesso anno, Sasori sorprese tutti chiedendomi in sposa per la felicità mia e di tutti i presenti.
Credevo di toccare il cielo con un dito.
Da quando lo avevo incontrato mi sentivo a mio agio persino all’interno di quei salotti che non mi erano mai appartenuti.
Avevo trovato una mia dimensione.

Un matrimonio a soli ventiquattro anni poteva, forse, dirsi avventato ma io ero sicurissima del sentimento che provavo per Sasori e nessuna paura mi avrebbe fatto desistere. Il mio cuore sentiva che al mondo non sarebbe mai potuto esistere un uomo che mi capisse e leggesse dentro come lui, un uomo migliore di lui.
Mio futuro marito sapeva regalarmi perfettamente attimi di estrema passione e momenti di inaudita innocenza e romanticismo. Era semplicemente perfetto, un mix letale per il mio cuore.

Credevo di vivere in una di quelle favole sulle quali fantasticavo incessantemente da bambina. Avevo sempre sognato l’Amore con la A maiuscola, la mia fiaba personalissima e ora, potevo leggerla. Era chiarissima.
La giovane e timida ragazza da tutti ritenuta strana, insolita che riusciva, finalmente, ad imporsi e a sentirsi a casa grazie all’amore salvifico del bellissimo principe.
Sasori, senza dubbio, poteva definirsi la sua casa, il suo principe.

Per la prima volta, in tutta la sua vita si sentiva bella, persino più bella di Ino e riusciva a cogliere alla perfezione gli sguardi carichi d’amore e d’orgoglio dei suoi genitori.
Credeva d’aver trovata se stessa.

Nulla avrebbe potuto scalfire questa nuova Sakura, nulla avrebbe potuto schiacciarla, nessuno l’avrebbe mai più fatta sentire inadeguata.
Nulla tranne lo scoprire quale mostro si celasse, in realtà, dentro Sasori.

Non c’era nessun principe a salvarla. Nessun Amore degno di tale sentimento.
Era caduta vittima degli effetti della mela avvelenata. Nessun risveglio fu mai più doloroso.
Ogni amore sbagliato ha il suo costo, Sakura decise di tenerlo, amaramente, nascosto.
   
 
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