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Autore: Amy Pavlova    21/04/2016    0 recensioni
A Hogwarts, Rose e Scorpius sono inseparabili e, alla vigilia del diploma, progettano già la loro vita insieme. Solo un ostacolo si frappone tra loro e i loro sogni: un mese che Rose dovrà passare in un importante laboratorio in Russia, per poter fare esperienza come pozionista. Ma è un mese, del resto, e loro sono disposti ad aspettare.
Quando Rose torna, però, porta con sé anche una lettera di ammissione a tempo indeterminato: studierà e lavorerà in Russia, lontana da casa e, soprattutto, da Scorpius.
Sette anni dopo, quando ormai entrambi non pensano possa mai più esserci qualcosa tra loro, Rose torna e Scorpius gli chiede se possono vedersi...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo IV
Ricordi
 
«Quindi oggi vi rivedete…»
Rose era a pranzo dai genitori, quel giorno, e si era lasciata sfuggire che avrebbe rivisto Scorpius davanti a Ron e Hermione, nonostante il proposito di non parlarne più davanti alla madre. Come aveva intuito non appena aveva sganciato la bomba, la donna aveva già iniziato a farle domande.
«Posso sapere dove? Solo per curiosità!»
Rose fece Materializzare i piatti sporchi in cucina e sbuffò. Accanto a lei, Hugo sghignazzava.
«Hermione…» Ron prese le difese di Rose; «… non pensi di star esagerando?»
La ragazza lo guardò, riconoscente.
«Ma non eri tu, papà…» iniziò a dire Hugo, prendendo posto sul divano e ridacchiando, «… ad aver detto, quando hai saputo che si sarebbero visti a Hogsmeade, che non ti dispiacerebbe se dovessero tornare insieme?»
«Papà!» Lo sguardò di Rose era quello di una figlia tradita.
«Lo ammetto, va bene, ma che c’è di male? Scorpius è un bravo ragazzo: Ginny ne parla così bene… Sai…» disse, rivolgendosi ora a Rose, «… anche a lei pensa che dovreste tornare insieme.»
«Stiamo uscendo da amici, ok?» chiarì, ma comprese dagli sguardi scettici che le lanciarono che la sua famiglia non le credeva neanche un po’. «Come non detto… A che ora arrivano gli zii con Lily, Albus, e James e Mary?»
 «Fra una mezz’ora…»
Rose annuì e andò a prendere posto accanto al fratello.
Hugo si girò a fissarla. «Posso chiederti di cosa avete parlato, oppure rischio di trovare qualche strana e letale pozione sovietica nel mio succo di zucca?»
Rose sbuffò. «Non lavoravo con strane e letali pozioni sovietiche: in quei laboratori ammettono soltanto i servizi segreti» precisò, «E a dirla tutta, tutti negano l’esistenza di questi laboratori, ma noi del settore sappiamo che in realtà esistono. Sai, girano voci s-»
«Rosie, con tutto il rispetto per il tuo lavoro: non mi interessa. Di cosa avete parlato?»
«Il suo lavoro, il mio lavoro, Mark che si è sposato – tu sapevi si fosse sposato? – e di Astoria…» rispose in breve, abbassando la voce nel nominare la madre di Scorpius. «Mi dispiace così tanto…»
«Avete davvero parlato della morte della madre?» le chiese, stupito. «Non è esattamente uno dei migliori argomenti, sai, quando decidi di rivedere il tuo ex…»
«Dici che non dovevo chiederglielo?»
«Gliel’hai chiesto tu?» chiese ad alta voce, poi la riabbassò: «Sei più tonta di un Troll… Come l’ha presa?»
«Pensavo si sarebbe arrabbiato, invece si è solo sfogato… ci credi?»
Hugo annuì. «Ci credo sì… Posso dire una cosa senza rischiare di venir avvelenato con una Pozione sovietica?»
«Ti ho detto che le Pozioni di cui parl-»
«Posso?» chiese, spazientito. Rose annuì, incapace di opporsi a quella che sembrava star diventando una delle peggiori conversazioni mai avute con suo fratello. «Grazie… Comunque, secondo me lui è ancora innamorato. Secondo me, eh: non farti castelli in aria, non dargli buca, non avvelenarmi…»
La ragazza scosse la testa. «Non proviamo nulla l’uno per l’altra. Nulla, se non affetto: tutto qua.»
Hugo la guardò e fece un cenno del capo, come per dirle “come vuoi tu”.
 
Quando gli zii, i cugini e la moglie di James, Mary, arrivarono, Hugo e Rose avevano da poco concluso la conversazione. Hugo corse al piano di sopra per chiamare i genitori, mentre la sorella accoglieva gli ospiti.
Ciò che non si aspettava di vedere, fu il pancino pronunciato di Mary. «Cosa… da quanto? Merlino, perché non mi avete mandato un gufo?» chiese, emozionata e abbracciando lei e James. «Zia, zio, perché non avete detto loro di mandarmi un gufo?» ripeté.
«Te lo volevamo mandare» le spiegò Mary, prendendole la mano. «Però poi zia Hermione ci ha detto che saresti tornata nel Regno Unito e che saresti rimasta e… perché non farle una sorpresa?»
«Ma è fantastico!» esclamò. «Oh, ma venite, sedetevi» disse, e trascinò Mary con sé sino al divano. «Ti hanno dato qualche Pozione? Se vuoi posso fartele io… Sai, dove lavoravo le facevamo noi personalmente…» spiegò, «… ma in molti laboratori, ormai, queste Pozioni comuni vengono fatte in gran quantità e non seguono un pentolone alla volta. Non che sia pericoloso!» precisò, tranquillizzando sia lei che James, «Potrebbe capitare che siano meno accurate e hanno più effetti collaterali, però. Mandami un gufo con quelle che ti servono, mh?»
James iniziò a snocciolare una serie di nomi di Pozioni e tutti lo fissarono, stupiti.
«È normale, quando è il primo figlio…» intervenne Ron, entrato in quel momento insieme a Hermione e Hugo.
«Ti manderò un gufo» la rassicurò Mary e James si zittì.
 
Qualche ora più tardi, Rose stava raggiungendo Scorpius seduto su una panchina. Ancora una volta, lei era in ritardo.
«Eccoti, finalmente!» esclamò, quando la vide arrivare.
Rose si scusò e per farsi perdonare tentò di offrirgli un gelato.
«Rose, davvero…» la pregava. Scorpius odiava quando le persone gli offrivano qualcosa: non perché non apprezzasse il gesto e la gentilezza, ma perché accettare lo faceva sentire un approfittatore.
«È scortese rifiutare, lo sai! E poi ti prendo il tuo preferito, quello ai mirtilli con i mirtilli dentro!»
«Se lo trovi, Rose» rise lui.
«Secondo te ti faccio venire in un parco dove c’è una gelateria, e non mi informò neanche sui gusti di gelato?» gli chiese. «Ti ricordavo più intelligente, Scorpius!» lo stuzzicò.
«Solo per questa volta, però» precisò. «Se la prossima volta tenterai di offrirmi qualcosa, giuro che verrai affatturata.»
Rose ignorò il particolare che riguardava un’eventuale uscita successiva, e rispose: «Eri una schiappa, con le fatture!»
«Hai ragione» ammise. «Ma sono migliorato, anche se, dopo la caduta dalla scopa, sono diventato decisamente più bravo con le fratture…»
Rose lo guardò confusa. Nel frattempo, erano arrivati davanti alla gelateria.
«Prendi i gelati, e poi ti spiego» le disse, spingendola dentro.
Alcuni minuti più tardi, Rose e Scorpius camminavano per il viale acciottolato del parco l’uno accanto all’altra. Lei aveva già finito il suo gelato al limone, mentre Scorpius non era ancora arrivato a metà del suo, concentrato com’era sul racconto.
«… e così, dopo la caduta, ho dovuto mollare il Quidditch» concluse. «Ed è così che mi ha scovato Ginevra.» Si gustò un po’ del suo gelato ai mirtilli. «Davvero non lo sapevi?»
La ragazza scosse la testa e gettò la coppetta del gelato e il cucchiaino in plastica in un cestello. «Sapevo solo che avevi iniziato a lavorare da zia, ma non mi è stato raccontato il motivo… Del resto, io non l’ho mai chiesto.»
Scorpius annuì.
«Mark!»
Il ragazzo la guardò confuso. «Dove? Non lo vedo…
«No, intendevo… Tu c’eri al matrimonio?» Scorpius annuì. «E com’era?»
«Sfarzoso, ovviamente: è di Mark che stiamo parlando, ti ricordo. Ti ricordi la festa che fece ad agosto per i suoi sedici anni?»
«Sì… Ti dissi che più che una festa di compleanno sembrava un matrimonio. Non sono sicura di voler immaginare com’è stato il vero matrimonio!» Rose scosse la testa: le piacevano, le feste, ma aveva sempre preferito quelle semplici ed eleganti, o persino quelle caotiche in famiglia, a quelle esagerate che piacevano a Mark. «Ti ricordi quando abbiamo litigato, io e Mark, perché lui diceva che se ogni dettaglio non è grandioso e perfetto le feste non riescono?»
Scorpius annuì. «E tu invece sostenevi che se in una festa ogni mossa è organizzata, più che una festa è un’opera teatrale… Non so come riuscii a impedirvi di lanciarvi fatture a vicenda! Eravate inferociti, credimi.»
Risero di gusto entrambi, ricordando quei momenti passati insieme.
«Ogni tanto ci penso, sai, a come sarebbe andata se non ci fossimo lasciati…»
La risata di Rose si spense. Scorpius non solo non era cambiato fisicamente, ma era rimasto lo stesso ragazzo schietto e sincero che aveva lasciato a casa quando era partita per la Russia. Lo aveva sempre invidiato, perché lei non sarebbe mai riuscita ad essere così sincera neanche con se stessa.
«Che senso ha pensarci, se ormai è andata così?»
Scorpius si strinse nelle spalle. «Nessuno, ma quella razionale sei tu, mica io» si giustificò. «E tu?» le chiese, «Tu non ci hai mai pensato?»
Rose scosse la testa: non sapeva cosa rispondere. Ci aveva pensato, certo che lo aveva fatto, quando si era ritrovata per la prima volta da sola, così lontana da casa e con la consapevolezza che non sarebbe tornata per un bel po’, forse addirittura mai. «No, non avrebbe avuto senso» mentì, perché l’idea di rivelare che dopo appena pochi mesi desiderava già tornare a casa e rivederlo le piaceva persino meno di quella menzogna. «E poi eravamo così piccoli…» continuò, «Magari è stato meglio così.»
Scorpius annuì.
Rimasero in silenzio a lungo, seduti su una panchina. Il ragazzo, nel frattempo, aveva finito il proprio gelato. Fu Rose a parlare per prima.
«Io… io devo andare» gli disse alzandosi e sistemandosi il vestito. «Salutami Draco, ok?»
«Va bene» le rispose, sorridendo. «È stato un piacere rivederti.»
Prima che Rose potesse aggiungere altro, Scorpius era già sparito lungo il vialetto del parco, nascosto alla sua vista dagli alberi.
  
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