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Autore: _Even    21/04/2016    5 recensioni
«Se una storia è finita, se un'amicizia si è rotta, è meglio evitarsi per ricucire le ferite. Solo così ci risparmiamo altro inutile dolore.»
E se non tutto il dolore fosse inutile?
E se evitarsi non fosse possibile?
E se una storia non fosse del tutto finita?
X Factor 10. Due giudici. Una storia finita nel peggiore dei modi. Un album che ne percorre il destino.
[Mirco]
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Elio, Marco Mengoni, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Parole in circolo
 
«No.»
«Per favore. Sai meglio di me che non ho scelta.»
«Potevi evitare di far casino fin dal principio, per dirne una.»
«Marta...»
«No, okay? Una cosa è essere riservati, una cosa è dire una bugia bella e buona!»
«Non sei sempre stata tu a dirmi che nascondermi era meglio?»
«Non rigirare la frittata, Marco. Io ti ho detto che nascondere le tue inclinazioni sarebbe stato preferibile, e tu sei stato d’accordo perché non ti andava di rendere pubblica la tua vita privata. Ma non farò finta di essere la tua fidanzatina solo per pararti il culo, è chiaro?»
«Forse non ci siamo capiti. Se non mi dai una mano, la mia carriera è rovinata, la mia reputazione è rovinata, perdiamo il lavoro tutti e due.»
Un sospiro.
«Marco, io ti voglio bene e giuro, te lo dico nel miglior modo possibile, ma stai raccogliendo quello che hai seminato. Sotterfugi, tradimenti, bugie... So che è un rischio quello che stai correndo, e sarò ben felice di reggere il gioco se troverai un’altra ragazza disposta a vendersi in questo modo. Ma quella non sono io, mi dispiace.»
Click.
Chiamata terminata.
 
Credo che ognuno abbia il suo modo di star bene
In questo mondo che ci ha intossicato l'anima

Marco si gettò sul letto perfettamente rifatto della camera d’albergo, accasciandosi proprio vicino alla valigia già pronta.
Michael lo guardò con una smorfia di disappunto. «Marta ha detto no?»
«Marta ha detto no» confermò, tristemente. «Ha detto che mi sta bene perché negli ultimi anni non ho fatto che raccontare balle.»
Nel dire questo, allungò una mano per carezzare i riccioli bruni dell’altro, trovando in essi il conforto sperato.
«Lei non è una donna gentile» constatò. Non poté ovviamente dire di Marta che fosse cattiva, né che fosse bugiarda: aveva semplicemente detto la verità e si era rifiutata di mentire. Dopo tante menzogne, la sincerità pareva così strana a entrambi.
«Io posso dire a una di mie sorelle.»
Fece una risatina amara. «Sbaglio o la tua famiglia ancora non ti ha perdonato per aver scelto un qualunque italiano invece di Tim?»
Michael si sporse verso di lui, zittendolo con un bacio intenso e profondo. Marco sapeva quanto lui detestasse sentirgli parlare di se stesso in quei termini, ma a volte proprio non riusciva a farne a meno: per come la vedeva lui, era impensabile che il giovane rampollo di una ricca famiglia preferisse un uomo qualsiasi, né bello né interessante, a un altro giovane rampollo di una famiglia altrettanto ricca. Avrebbe voluto urlare al mondo intero la sua fortuna e, invece, si ritrovava costretto a mentire per proteggerla.
«Oh, idea!» Michael praticamente urlò sulle labbra del suo amato. «Claudia, tua vecchia fidanzata!»
Marco gli prese il viso tra le mani, carezzandogli una guancia, sistemandogli un ricciolo ribelle, sfiorandogli il mento e le labbra. «Non credo: era la mia ragazza, sì, ma avevamo quindici anni e ci siamo lasciati dopo qualche mese. E lei sa perché.»
«Perché tu ha capito che tu ami gli uomini?»
«Indovinato.»
Il sorriso di Michael, con quel nasino amabilmente arricciato e gli occhi socchiusi, lo trasportò in un altro mondo, un mondo in cui potevano andare per mano ovunque volessero, affinché tutta la gente che li circondava potesse ammirare il loro amore e, con un po’ di fortuna, guardare a esso con benevolenza.
Si morse le labbra. «Potrei fare diversamente. Potrei andare alla conferenza stampa e fare una dichiarazione d’amore nei suoi confronti, senza per forza dire che stiamo insieme.»
«Grande idea» esultò Michael. «Così tu fa cosa dolce, gente pensa che tu è romantico e molto straight, così anche se lei dice no, sembra che tu è grande amatore di donne!»
Il suo entusiasmo apparve agli occhi di Marco come ricoperto da un sottile strato di polvere, soffocato dall’inevitabile malinconia.
«Ti amo» fece Marco all’improvviso. Glielo aveva ripetuto spesso dalla notte scorsa, come se volesse rassicurarlo ogni secondo della loro vita che fingersi etero non avrebbe minimamente intaccato ciò che provavano l’uno per l’altro.
«Io ti amo, anche» sorrise l’altro, ben sapendo che avrebbe sofferto le pene dell’inferno nel vedere il suo amato dichiararsi a un’altra persona.
Per un lungo, folle attimo, mentre indugiava sulle labbra di Michael, Marco pensò di farla a lui, quella dichiarazione d’amore. Sì, si sarebbe presentato alla conferenza stampa e, dinnanzi ai flash dei paparazzi e ai microfoni dei giornalisti, si sarebbe gettato ai piedi di Michael, gli avrebbe detto quanto lo amava e che dei giudizi della gente gli importava ben poco. Sarebbero stati felici e si sarebbero amati alla luce del sole, come nelle migliori fiabe.
E poi, cosa sarebbe accaduto?
 
E devi crederci per coltivare un sogno
Su questa terra spaventosamente arida

Tim avrebbe sicuramente confessato tutto, ossia che la loro era stata una storia d’amore clandestina durata tre anni, che Marco aveva rovinato il suo matrimonio, che erano due traditori e che probabilmente questo li rendeva perfetti l’uno per l’altro. Entrambi avrebbero perduto la loro dignità e, probabilmente, la loro carriera ne avrebbe risentito. Non potevano neanche immaginare una vita senza la musica: si sarebbero sentiti due involucri vuoti, due gusci rotti, senza più nulla da custodire al propri interno.
Si sarebbero dissolti come cenere al vento.
Per questo Marco gli diede un bacio talmente forte da far mugolare Michael in un misto di piacere e dolore: per esprimere senza esitazione tutto l’amore che provava e che, nonostante tutto, avrebbe sempre provato.
Michael gli afferrò le braccia per avvicinarlo ancora di più a sé, poi si mise su di lui e rese quel bacio ancora più disperato.
Marco avrebbe solo finto, non si sarebbero di certo lasciati solo per una falsa dichiarazione.
Ma allora, se le cose stavano così, perché quello parve a entrambi un bacio d’addio?
«Marco!»
Toc toc!
Il rumore della porta li fece sobbalzare entrambi, soprattutto Michael che, dopo un trauma risalente a qualche anno prima, odiava che gli altri bussassero alle porte.
«Sì?» fece Marco, mentre accarezzava a palmi distesi le spalle di Michael, affinché si rilassasse.
Irene urlò per farsi sentire da dietro la porta. «È ora di andare, ti aspettiamo tutti alla reception.»
«D’accordo.»
Attesero qualche secondo poi, quando furono sicuri che Irene fosse andata via, fecero per baciarsi di nuovo.
Ma desistettero.
Non volevano provare di nuovo quella triste, lacerante sensazione.
«Quindi» ripeté Marco, «io vado alla conferenza e mi dichiaro a Claudia?»
«Sì.»
«Andiamo, ora?»
«Okay.»
In quella camera d’albero ci avrebbero lasciato l’odio e l’amore.
 
Io l'ho vista sai, la vita degli illusi
Con le loro dosi di avidità e superbia
L’odio per Tim che, nonostante una comprensibile delusione e una rabbia che ardeva come fuoco sulla carne viva, aveva scelto la via più ignobile per cercare di placare quel bruciore incessante: la vendetta. Che illuso, se pensava che quello lo avrebbe fatto sentire meglio. Avrebbe solo rovinato qualche vita in più, senza per quello ottenere nulla di ciò che sperava.
L’amore l’uno verso l’altro, di chi proprio non riesce a rimanere a lungo separato. Loro erano l’archetipo degli amanti: divisi non sarebbero sopravvissuti, insieme avrebbero subito solo affanni. Non erano riusciti a restare a lungo lontani e sarebbero rimasti insieme, benché distrutti, ma comunque uniti. Perché, semplicemente, non avrebbero potuto fare altrimenti.
Marco e Michael si presero per mano come se vi fossero abituati, come se le loro mani fossero nate per stringersi l’una l’altra e, insieme, andarono verso la porta.
Da quella porta, uscirono divisi.
 
Non si separarono un solo istante in quei cinque giorni. Dal momento in cui misero nuovamente piede a Milano, Michael insistette affinché Marco stesse da lui, nella sua casa. Se fosse il timore che dopo la finta dichiarazione le cose tra di loro sarebbero cambiate, oppure un moto di tenera protezione nei suoi confronti, Marco non lo seppe mai.
 
Che per combatterli, ti giuro, basta poco
Devi interdirli con un po' di gentilezza

Ebbe appena il tempo di passare a prendere qualche cosa dal suo appartamento, lo stretto indispensabile, che Michael si presentò sotto casa sua e suonò il campanello finché non vide Marco comparire dal portone, con un borsone pieno zeppo che fece sorridere il libanese, con tanto di fossette.
Poi, una volta trasferitosi, Michael non fece che ricoprirlo di attenzioni: dalla colazione a letto alle camice perfettamente stirate, dalle cene cucinate da lui in persona alle notti di fuoco.
Il quarto giorno di quel paradiso, Marco si svegliò con la sensazione di aver vinto alla lotteria, ma di avere le ore contate.
Era tutto perfetto, dolce, romantico e... passeggero. Era bellissimo, ma non sarebbe durato e quella consapevolezza rovinò le premure di Michael.
L’uomo gli dormiva accanto, quel giorno. Era molto più pigro di quanto Marco non ricordasse, e quel particolare gli sembrò adorabile.
Appariva quasi innocente.
 
Un'alluvione mi ha forgiato nel carattere
Però il sorriso dei miei mi ha fatto crescere

Marco si mise a osservarlo a lungo, contando tutto ciò che lo rendeva perfetto.
Quell’uomo era pura tempesta, ma quando dormiva aveva la pace stampata in volto e contemplare il suo viso era per Marco fonte di pura meraviglia. I capelli aggrovigliati e soffici come nuvola lo incantavano, la pelle liscia e candida invitava a sfiorarla in eterno con le dita, la bocca dischiusa era fatta per essere baciata e, sotto le palpebre chiuse, Marco sapeva quanto fossero belli i suoi occhi dal colore cangiante e dalla luce perenne. Si ritrovò addirittura ad ammirare quegli adorabili nei sul collo, quando si rese conto che, di quell’uomo, Marco amava proprio tutto.
Aveva un carattere autoritario, quasi prepotente alle volte, e Marco, timido ma testardo, spesso aveva avuto assaggi di cosa voleva dire scontrarsi con lui. Non aveva filtri e diceva quel che pensava senza timore di ferire la gente. Usciva senza avvertire e tornava a orari improponibili alle volte, ma mai ubriaco, né di alcol né di sesso. Semplicemente, era come un bambino troppo cresciuto e un po’ viziato.
Marco amava quei difetti, semplicemente perché rendevano quell’uomo il suo uomo, che conosceva perfettamente e che amava alla follia: quelle debolezze, quelle peculiarità, gli altri non le vedevano, per questo le amava. Erano cose sue, e solo sue. Solo lui in tutto il mondo poteva conoscerle e apprezzarle, nessun altro lo avrebbe mai fatto e di certo Marco le custodiva gelosamente.
 
Se qualche volta ho anche perso la testa
Però l'amore mi ha cambiato l'esistenza
Per un secondo, gli occhi gli si velarono di lacrime al pensiero di poter perdere tutto quello: l’amore lo colse alla bocca dello stomaco, così forte da fargli male. Strinse le labbra per trattenere la brama di pianto e, per trovare conforto, si rannicchiò contro Michael e inspirò forte il suo profumo.
Un sospiro più forte degli altri fece comprendere a Marco che il suo amore si era svegliato. Sollevò il capo e lo vide con gli occhi socchiusi, gravidi di luce, e un sorriso sempre pronto per lui.
Il dolore si dissipò per far spazio a una sensazione ben più lieta e dolce.
«Buongiorno, piccolo» mormorò, cingendolo con un braccio.
«Buongiorno, grande» lo prese in giro.
 
Quante cose fai che ti perdi in un attimo?
Michael gli stampò un lieve bacio sulle labbra, tipico di chi ha appena lasciato il caldo abbraccio del sonno e ne cerca un altro in cui rifugiarsi. Neanche a dirlo, Marco lo circondò con le sue braccia possenti nelle quali l’altro si accoccolò, proprio come il bambino troppo cresciuto al quale Marco stava pensando pocanzi.
«Io ti ho sognato, stanotte» mugugnò, con la voce ancora impastata. «Tu era vestito da banana e cantava Sbucciami
Una risata eruppe senza volerlo dalla gola di Marco, posto dinnanzi a un’immagine a dir poco esilarante.
«Ti prego, dimmi che almeno mi hai sbucciato.»
 
Quanti amici hai che se chiami rispondono?
Stavolta toccò a Michael ridere. «Io non volevo rovinare il vestito di banana.»
Le loro risate divennero una, riecheggiando nei loro petti e intrecciandosi nell’aria. Quando si placarono, Marco osservò ancora una volta, incantato, il volto di Michael.
Quest’ultimo, dopo qualche secondo, arrossì. «Che tu guarda?»
«Che sei bello» rispose semplicemente.
«Io non sono, tu sei.»
«Guarda, in effetti non te lo volevo dire, ma ultimamente la trippa fa tanto “Uomo sexy dell’anno.»
Gli occhi di Michael divennero improvvisamente seri: nessuno poteva dire nulla di cattivo su Marco, nemmeno Marco.
 
Quanti sbagli fai prima di ammettere che hai torto?
Così, prima ancora che quest’ultimo potesse protestare, egli si infilò sotto le coperte, si diede un secondo per orientarsi e poi si dedicò alle rotondità di Marco, il quale non comprese ciò che quel matto intendesse fare finché non sentì i denti premergli sul fianco.
Quanti gesti fai per cambiare in meglio il mondo?
Non che fosse poi così abbondante da potersi permettere certe lamentele, ma era un dato di fatto che aveva della carne sulle ossa. Se paragonato a Michael, poi, si sentiva più che in dovere di sentirsi a disagio con quell’aspetto leggermente più paffuto.
Michael, che cercava ogni scusa per prendersi libertà sul corpo di Marco, colse la palla al balzo per aggrapparsi ai suoi fianchi e iniziare a morsicare la sua pancia, attorno all’ombelico. Marco sobbalzò e iniziò a dimenarsi come un’anguilla sotto quei denti, ma chiaramente questo venne interpretato come un segnale di alto gradimento e l’opera di tortura venne proseguita. Da sadico aguzzino, Michael alternò i morsi a qualche sopradico, ma sensuale, colpo di lingua, che regolarmente faceva contorcere Marco. Quest’ultimo si impose di resistere, ma non ebbe scampo quando sentì le sue sensuali labbra succhiare la pelle che sovrastava l’inguine: un gemito gli sfuggì di bocca e Michael seppe di averlo in pugno. Se l’intento era quello di fargli amare quelle parti del suo corpo, ci stava riuscendo.
Spuntò da sotto le coperte per godersi lo spettacolo di un Marco rosso in viso, con le labbra vermiglie dei propri morsi e le pupille che scintillavano di desiderio. Lo baciò sensualmente, prendendosi tutto il tempo per togliergli il respiro a dovere. Entrambi chiusero gli occhi, godendosi quell’istante di estasi e perfezione.
 
Libero, libero, libero, mi sento libero
Canto di tutto quello che mi ha dato un brivido

Poi, all’improvviso, Marco lo sovrastò con la sua figura robusta. Proseguì quel bacio, spostandolo prima alla gola di Michael, poi facendolo scivolare al suo addome, e da lì andò sempre più giù, con una lentezza disarmante che fece ansimare Michael di sorpresa e di piacere. Iniziò ad essere percosso da teneri spasmi, reagiva senza controllo e Marco si inebriava di avere quel potere sul suo corpo. Affondò il viso nel suo inguine, inspirando quell’odore di sesso che lo uccideva regolarmente di voglia.
Schiuse le cosce di Michael e, leggera come una piuma, la punta della sua lingua andò a stuzzicare quel punto che separava le cosce dal resto del bacino e scoprì quella zona particolarmente dolce e sensibile al suo tocco. Dispettosa, la sua lingua vi si infilò in mezzo e prese a disegnare allegramente ghirigori e cerchi concentrici, guizzando da tutte le parti, alle volte sfiorando l’interno coscia, altre volte il suo membro. Dopo qualche minuto di quel supplizio, i gemiti di Michael erano divenuti sempre più spezzati dal desiderio e la sua erezione era ormai pronta per essere gustata. Marco la assalì come un frutto prelibato, godendosene ogni centimetro e percorrendone ogni vena.
 
E odio e ti amo e poi amo e ti odio
Finché ti sento nell'anima non c'è pericolo

In quel lasso di tempo, Michael era diventato scarlatto sulle gote, mentre un ampio sorriso si faceva strada tra le sue labbra e le sue membra, senza più rispondere ai suoi comandi, si agitavano chiedendo sempre di più. Fu solo quando Marco prese completamene in bocca il suo membro che poté lanciare un urlo di sollievo e di soddisfazione. Infilò le dita tra i suoi capelli setosi e li strinse leggermente, lottando contro l’impulso di spingerlo il più possibile vicino al desiderio.
Quando Marco lo trattava in quel modo, quando venerava il suo corpo come il più prezioso dei doni, quasi sentiva di poter amare se stesso, se il suo uomo lo apprezzava con tanta e tale devozione.
Quest’ultimo prese a lappargli sistematicamente la punta, stringendo il resto con forza.
«Marco» ansimò, e non ebbe bisogno di dire altro.
Marco aveva già capito. Stretta il più possibile la sua eccitazione, richiuse la punta nella sua bocca e la succhiò con avidità.
Accogliente, umida, sensuale: la bocca di Marco gli provocò una marea di sensazioni, tutte altrettanto meravigliose, che investirono Michael come spuma marina e come quand’essa si infrange sullo scoglio in mille spruzzi, così il piacere lo travolse con un urlo.
Marco ingoiò tutto il suo seme, facendolo arrossire leggermente quando si leccò le labbra e sospirò, ghiotto.
Michael, esausto ma pago, allungò la mano verso di lui per accarezzargli il viso. Quel gesto lo sospinse a strusciarsi teneramente contro la mano di Michael, più e più volte, come un gatto che fa le fusa, fino a ritrovarsi con il capo dolcemente poggiato sul suo addome.
Dopo qualche minuto, Marco avvertì in corpo sotto la sua guancia tremare leggermente. Si sollevò per osservarlo meglio e intravide due familiari luccichii sulle guance di Michael.
«Amore» lo chiamò, preoccupato. «Che cosa c’è?»
Lo guardò. Piangeva.
«Niente» farfugliò, «solo io pensava che oggi era domenica ma è lunedì, invece.»
Per un attimo, mentre gli asciugava le guance, Marco si chiese cosa ci fosse di tanto tragico nell’essersi sbagliato circa i giorni della settimana.
Poi capì.
L’indomani ci sarebbe stata la conferenza stampa.
 
Dicono che è un'altra ottica, se resti in bilico
L’indomani Michael avrebbe visto Marco dichiararsi di fronte alla nazione intera nei confronti di un’altra persona.
 
Dicono che più si complica, più il fato è ciclico
L’indomani tutto sarebbe finito, sogni, speranze e illusioni.
Marco lo strinse fortissimo a sé, mentre comprendeva il motivo della tristezza di Michael.
 
Dicono, dicono, dicono, parole in circolo
Pensava che avrebbe avuto più tempo.
 
Parole in circolo
 
«Ricorda che deve sorridere mentre ti dichiara» gli raccomandò Michael, sistemandogli la cravatta.
«Tu devi essere sorpreso, invece. Ricordati che tu non ne sai nulla» ribatté Marco, mentre gli abbottonava la giacca.
 
Credo che ognuno abbia una strada da percorrere
Ma può succedere che non ci sia un arrivo
Il fatidico giorno era giunto, tra poco ci sarebbe stata la conferenza stampa che avrebbe preceduto la messa in onda dei provini, dei bootcamp e, infine, degli Home Visit. Cinque settimane appena alla diretta, non sembrava quasi vero che fosse passato così tanto tempo.
I due si stavano preparando nel camerino che la produzione aveva assegnato loro. Teoricamente avrebbero dovuto dividerlo con Elio, ma quest’ultimo aveva preferito prepararsi a casa e arrivare elegantemente in ritardo: probabilmente stava indossando qualche strampalato completo appositamente per l’occasione e non voleva rovinare la sorpresa a nessuno.
Si ritrovarono dunque soli nello stesso camerino, così poterono darsi una mano a vicenda nel vestirsi. Si vietarono vicendevolmente di usare qualunque tipo di fissante per capelli, visto che si piacevano l’un l’altro selvaggi e naturali. Marco aveva insistito affinché Michael indossasse un completo bianco, non facendo altro che ripetere quanto quel colore gli donasse. Michael invece si era impuntato sui jeans, che addosso a Marco facevano un figurone. Era un giorno importante, quello, e dovevano apparire al meglio. Stavano giusto finendo di prepararsi e di ripassare ciò che avrebbero dovuto dire e fare durante quella bizzarra diretta, quando Marco venne colto da un dubbio atroce.
«E se l’intervista non va a parare dove vogliamo noi?» domandò. «Insomma, se nessuno mi chiede nulla sulla mia vita amorosa?»
Michael sorrise. «Tu deve fare sempre la faccia assente, così tu fa sempre il stupido finché non ti chiede tutti cosa tu ha. A quel punto,» e imitò la sua voce: «“Oh, Claudia, io te sempre amata! Da che avevemo quindici ani.”»
«“Anni”, Michael, ti prego» ridacchiò per lo strafalcione.
Le loro risate e i loro volti, perfino le loro raccomandazioni parevano aver perduto il consueto colore.
«Come tu dice» ribatté. «E io poi fa “Oooh, che una sorpresa!»
«Starai bene?» gli chiese, a bruciapelo.
Gli occhi tristi di Michael si posarono su di lui. Con le mani sulle sue spalle, strinse leggermente la stoffa scura della sua camicia, come a trattenersi, come a celare una risposta. Come a reprimere quell’urlo nero che non poteva lasciar uscire.
Non vedeva Michael così sofferente da quella mattina in cui ammise di aver rotto il fidanzamento e questo gli causò una morsa dritta al cuore.
 
E quanti piedi che s'incroceranno andando,
Ma solo un paio avranno il tuo stesso cammino

«Certo, sicuro» rispose, con un sorriso tanto affabile quanto falso. «E tu?»
Marco si strinse nelle spalle. «Starò come te.»
Si guardarono a lungo. Nessuno dei due sarebbe mai più stato lo stesso e lo sapevano entrambi.
Perché Marco avrebbe spudoratamente mentito, senza fare come aveva sempre fatto: ritenere l’amore una faccenda privata che non andava sbandierata in pubblico. Si sarebbe venduto, avrebbe imboccato la via più facile, perché non poteva fare altrimenti. E Michael avrebbe minimizzato i futuri tentativi di Tim di far capire a tutti che il vero amante di Marco era proprio lui, il suo ex fidanzato: lo avrebbe messo in ridicolo con la sua solita ironia, e sarebbe finito tutto bene.
Tranne che per il loro amore.
Non potevano che sperare di resistere a un tale scossone.
Marco prese il viso di Michael tra le sue mani e in quel momento si sentì peggio che mai. Trattenevano entrambi le lacrime.
«Ti prego» lo supplicò, «fammi un sorriso. Non riesco a respirare se tu non mi sorridi come fai sempre.»
Detto fatto, Michael gli regalò il più grande sorriso che poté. Era tremolante e incerto, e tendeva verso il basso, nella parodia di un sorriso dei suoi. Non c’era calore, non c’era gioia, non c’era niente. Erano solo denti e labbra.
«Grazie.»
 
Ne conosco gente che sta ancora in viaggio
E non si è mai chiesta in fondo quale sia la meta

E, detto questo, gli diede un bacio. Disperato, forte, intenso, e doloroso come un uncino che arpionò il cuore di Michael e lo tirò verso il proprio.
Era certo che sarebbero rimasti ancora insieme, ma non sapevano se sarebbero mai più stati felici. Sia nel lasciarsi che nel tenersi uniti c’era dolore, eppure separarsi parve così assurdo, così impensabile, che soffrirono al solo pensiero e più si strinsero nelle loro braccia cercando inutile conforto.
«Chi è di scena» fece una voce da dietro la porta del camerino.
Ma nessuno dei due si mosse.
Era finita. Era finita per davvero quella volta.
Uscirono dal camerino e si diressero, con i denti stretti e lo sguardo gelido, verso il luogo in cui i quattro giudici si sarebbero lanciati nel loro servizio fotografico. Quegli istanti durarono un’eternità. Perfino quanto Elio si presentò vestito da Fred Flintstone, con tanto di clava e piedi nudi, le loro risate furono forzate e inutili.
Speravano solo che finisse tutto in modo rapido e indolore.
Come essere giustiziati.
Alla fine entrarono nella grande sala, si sedettero sulle poltroncine di velluto color crema e si misero a rispondere a tutte quelle solite domande banali e scontate. Come vi sentite? Emozionati? Puntate alla vittoria o l’importante è partecipare? Diteci come sarà quest’edizione in una parola.
Marco guardava spesso i volti degli altri giudici: Irene era eccitata, poiché era la prima volta che rispondeva a domande del genere, mentre Michael aveva l’aria annoiata, di fronte a tutta quell’inutile ridondanza. Elio era semplicemente Elio.
Lui, invece, venne richiamato un paio di volte, poiché spesso non si accorse che gli rivolgevano delle domande. Questo fu un bene, perché dopo il terzo richiamo iniziarono a chiedergli se ci fosse qualcosa che non andava, quali pensieri avesse per la testa.
 
Sarà che forse dentro sono un po' Re Magio
E cerco anche in cielo una stella cometa

Era tutto come nei suoi incubi peggiori: ogni cosa era piatta, nebulosa e monocolore. Tutto perfettamente studiato e calcolato, non una risposta partiva spontanea da loro. Erano come automi.
Era peggio dell’inferno.
«Allora, Elio» fece una signorina, tutta pimpante. «Tua moglie è o non è gelosissima? Insomma, la tua squadra è quella delle ragazze giovani, il gossip avrà di che sbizzarrirsi.»
«Guarda» la rimbeccò lui per quell’infelice domanda, «l’unica cosa che il gossip può dire è che una di loro potrebbe essere la mia futura figlia adottiva.»
Risate generali. Oh, Elio, sei terribile.
Noia, prevedibilità. Marco si sentiva letteralmente soffocare.
«E tu, Marco?»
«Io che?»
Si era distratto un’altra volta.
«Beh, tu sei molto fortunato, Marco. La tua squadra è piena zeppa di ragazze, tutte molto giovani e graziose.»
«Sì, alcune sono molto, molto giovani» constatò.
Con aria maliziosa, quella proseguì: «Un paio di anni fa, Victoria Cabello affermò di voler trovare l’amore tra i concorrenti di X Factor, un po’ come aveva fatto l’ex giudice Morgan, tempo addietro. Sei del loro stesso avviso? Oppure preferisci mantenere il distacco professionale?»
L’aria si appesantì tutta l’un colpo.
Ecco, era quello il momento.
Il momento di salvare la sua musica, il suo amore. Tutto quello a cui teneva.
Tutto, fuorché la verità.
Nonostante gli occhi gli pungessero da dietro, si costrinse ad apparire naturale mentre diceva: «No, non sono interessato ad altre persone.»
 
Una passione mi ha cambiato nella testa
Ma sono un sognatore con i piedi a terra

Un coro di “oooh”  sgomenti fu la conseguenza ideale alla sua dichiarazione.
«Altre? Vuoi dire che c’è già una persona speciale nel tuo cuore?»
Silenzio.
Attesa.
Paura di sbagliare. Paura di far bene.
Marco in quel momento neppure pensava. Poi, il chiacchiericcio del pubblico lo risvegliò da quella trance.
Forza, Marco, ora o mai più.
Dovette sforzare la lingua e la bocca per compiere quei movimenti che lo portarono alla più dolorosa delle menzogne.
«Sì. Sono innamorato. Ma non so se lei ricambia i miei sentimenti.»
Lei?
Lei!
Lei.
Marco osservò la gente voltarsi a chiacchierare con chiunque gli capitasse a tiro, anche persone che tra loro si conoscevano poco e niente, o niente affatto, presero a parlare, a ipotizzare, a parlare di lui. Chi era questa lei? Dunque gli piacevano le ragazze. Che scoop! Perché non lo aveva mai confessato prima?
 
Cerco di trarre da ogni storia un'esperienza
E di sorridere battendo la tristezza

«Sì, ecco» cercò di sovrastare quel brusio, che catturò la sua attenzione. «Lei è...»
La gente non la smetteva di parlare, parlare, parlare. Non appena finiva di proferire con la persona alla sua destra, si voltava a sinistra per poterne discutere ancora, e poi avanti, indietro, dappertutto. Un paio di signore si alzarono per poter fare conversazione con i tecnici, i quali parlarono agli intervistatori. Sentì perfino Elio e Irene che borbottavano qualcosa a mezza bocca.
«Lei?» lo incoraggiò l’intervistatrice.
«Già tempo fa stavamo insieme, ma poi è finita» disse, senza dare un vero senso alle sue parole. Era solo fiato, vibrare di corde vocali.
Guardava quella massa confusa di persone, quelle bocche che non la piantavano di muoversi e produrre un insopportabile mormorio di massa.
Cosa c’era di tanto interessante? Qual era il punto? Sì, era innamorato: nulla per cui scandalizzarsi, di certo nulla che fosse degno di quella reazione spropositata. Due cameraman da una parte all’altra della sala si fissarono increduli, parlandosi a gesti.
E, di colpo, capì.
 
Quante cose fai che ti perdi in un attimo?
Non era ciò che diceva.
 
Quanti amici hai che se chiami rispondono?
Era chi lo diceva.
 
Quanti sbagli fai prima di ammettere che hai torto?
Sentì la signorina chiedergli qualcos’altro, ma a quel punto non ascoltava più.
Chiacchiere.
Lui era solo fonte di chiacchiere.
 
Quanti gesti fai per cambiare in meglio il mondo?
La gente avrebbe parlato di lui qualunque cosa avesse detto. Aveva appena dichiarato di essere ancora innamorato di una sua vecchia fiamma e tutti si sentivano sotto effetto di chissà quale arcaico incantesimo che li spingeva a chiedersi chi, cosa, da quanto, perché, perché no.
Era stanco, al limite della sopportazione.
Voleva urlare a tutti di starsene in silenzio, che tutto quello stupore inutile era da imputarsi a una stupida bugia. Se avessero saputo la verità allora...
Allora?
 
Libero, libero, libero, mi sento libero
Canto di tutto quello che mi ha dato un brivido

Non avrebbe fatto alcuna differenza.
Avrebbero avuto comunque di che parlare.
Avrebbero continuato a dirne di cotte e di crude su di lui, a ipotizzare, a fantasticare. A rendere la sua vita oggetto di chiacchiere vuote e inutili.
A che scopo?
Avrebbe potuto dire qualunque cosa, le persone avrebbero comunque parlato di lui e ne avrebbero dette di tutti i colori.
Si ritrovò a chiedersi quale fosse il reale problema per cui si nascondeva.
«Marco?»
Si voltò, con calma disarmante. Osservò la signorina, che gli tendeva il microfono, e senza riflettere neppure per un istante, dichiarò:
«Non è vero.»
«Cosa?»
Per un attimo aprì la bocca, poi la richiuse.
Non era semplice. Ma cosa lo era mai stato? Non lo avrebbe mai saputo se non avesse tentato.
«Quello che ho detto. In realtà, non cerco l’amore, perché sto già felicemente con...»
Sentì tutti gli occhi, gli sguardi, i pensieri convogliare su di lui.
Con?
 
Odio e ti amo e poi amo e ti odio
Adesso.
 
«Con un uomo.»
Finché ti sento nell'anima non c'è pericolo
E la gente lì esplose in talmente tante parole e sospiri ed esclamazioni e chi più ne ha più ne metta, che Marco per poco non si mise a ridere.
Che parlassero, che ne dicessero di tutti i colori. Non gli importava più, perché finalmente aveva capito.
Tanto, avrebbero parlato comunque, qualunque cosa avesse detto, purché la dicesse lui.
Si voltò per vedere la reazione dei suoi colleghi.
Irene era a bocca aperta, mentre Elio sorrideva di soddisfazione, quasi fosse orgoglioso che Marco avesse detto la verità.
Michael aveva gli occhi talmente sgranati che Marco poté distinguere ogni singola emozione che essi custodivano.
Paura. Incredulità. Emozione. Sconcerto. Scandalo. Amore. Amore. Amore.
 
Dicono che è un'altra ottica, se resti in bilico
Dopo essersi ripresa dallo shock, l’intervistatrice divenne più giuliva che mai.
«Marco, con un uomo? Questo sì che è un pettegolezzo! Puoi dirci che è lui? Da quanto tempo state insieme? Perché hai mentito dicendo che era una lei?»
«Quanto rumore» commentò. Non seppe dire da quando, esattamente, ma aveva smesso di balbettare e di indugiare sui suoi molteplici intercalare. Era privo di incertezza. «Sono un uomo innamorato. Cosa c’è da dire? Sono una persona come tante, chi amo non fa alcuna differenza. Potrei anche stare qui a dirvi come, dove e perché. Ma non dirò nulla. Non so neanche se questo è ciò che lui vuole. Perciò mettetevi l’anima in pace, non cercate di scoprire chi è e, soprattutto, piantatela con questo sottofondo di parole inutili. Accontentatevi di sapere che sono innamorato e sono felice. Fine della storia.»
 
Dicono che più si complica più il fato è ciclico
L’applauso che seguì fu talmente forte che sentì vibrare la sedia sotto di sé.
Fu allora che realizzò cosa aveva fatto.
Aveva detto a tutti di essere omosessuale.
Per poco non scoppiò a piangere.
Si premette una mano sul volto, per non mostrare a tutti la sua confusione.
Finalmente si era liberato di quel fardello che lo aveva tenuto prigioniero una vita intera e che, durante i sette anni della sua carriera, era stato il più grande dei tabù. Si era sentito sbagliato, emarginato, discriminato, pressato, odiato, idolatrato, tutto in virtù di ciò che la persona che amava aveva tra le gambe.
Non lo aveva mai sopportato.
 
Dicono, dicono, dicono, parole in circolo
Parole in circolo

Non pensava di poterlo dire, ma diamine, stava così dannatamente bene.
Una volta tanto, si sentiva libero.
«È quello che lui vuole.»
Oh, mio Dio.
Era la voce di Michael quella che aveva sentito?
 
Libero, libero, libero, mi sento libero
Canto di tutto quello che mi ha dato un brivido

Si voltò immediatamente, tanto emozionato e con il cuore talmente impazzito che dovette reggersi ai braccioli della poltrona per non cadere, tanto si era sporto a guardarlo.
Il volto di Michael era tinto di un amabile rosso, rideva con gli occhi lucidi.
Stava facendo un altro passo.
Stavano camminando insieme verso la libertà.
Era pericoloso, inebriante e bellissimo.
Marco pianse senza tentare di nasconderlo.
«Lo vuole davvero? Anche se dovesse passare i guai? Anche se questa cosa potrebbe danneggiarlo?»
 
Odio e ti amo e poi amo e ti odio
Finché ti sento nell'anima non c'è pericolo

Michael si alzò. Lo guardò dritto negli occhi, avanzò verso di lui e con un gran sorriso esclamò:
«Chissenefrega 
Lo disse così, tutto d’un fiato.
 
Dicono che è un’altra ottica, se resti in bilico
Poi, di fiato, nessuno dei due ne ebbe più.
Si chinò verso di lui.
Poggiò le mani sulle sue.
Chiusero entrambi gli occhi.
 
Dicono che più si complica più il fato è ciclico
E Michael baciò Marco.
E fu scandalo e fragore di voci sgomente, e battito di mani e urla e rumore assordante.
E fu amore, e fu rivoluzione. Fu libertà, fu verità, fu gioia.
Per un attimo Marco ebbe paura che tutto quello fosse solo un sogno e che presto si sarebbe svegliato.
Scostò Michael da sé tenendolo saldamente per le spalle e gli restituì uno sguardo incredulo.
Non era affatto un sogno.
«Lo abbiamo fatto veramente?»
«Yes, we did
E andava bene in quel modo.
 
Dicono, dicono, dicono, parole in circolo
Perché, a dispetto di tutte le parole in circolo in quella stanza, finalmente Marco e Michael avevano ottenuto tutte le cose che non avevano mai avuto.
Sincerità.
Felicità.
Amore alla luce del sole.
Avevano l’uno l’altro, e nulla avrebbe avuto più importanza da quel momento in avanti.
Erano liberi.    
 
Parole in circolo.




 
 
La soffitta dell’autrice:
QUESTA FANFICTION AVRÀ UN SEQUEL
Perfetto, ora ho la vostra attenzione.
Oh, mio Dio. Non ci credo che l’ho finita!
Sapete, nel corso di questa fan fiction non ho fatto altro che ripetermi che dovevo il più possibile creare una cosa verosimile... ma ho scoperto che più scivolavo nell’assurdo e più mi divertivo.
Così, è con sommo piacere che annuncio un futuro per questa storia. Non oggi, né domani, probabilmente dopo l’estate, ma QUESTA FANFICTION AVRÀ UN SEQUEL, per davvero. La mia beta e coautrice è e sarà sempre la mia amata comeunangeloallinferno94, anche lei autrice di una bellissima storia sui Mirco.
E... che dire? Ringrazio tutti voi che mi avete letta, recensita e sostenuta. Ringrazio tutte le Mirco shipper e ringrazio quei due piccoli idioti che mi ispirano, nonostante tutto.
Alla fine, non mi interessa il risultato, se questa è una bella storia o no. L’importante è averci messo dentro le mie emozioni.
Tutto il resto, non sono che parole in circolo.
  
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