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Autore: Ilune Willowleaf    22/04/2016    2 recensioni
In una puntata della serie tv viene accennato il fatto che c'è stata una "dea Coccinella" nell'Antico Egitto.
E poi una fanart mi fa accendere la miccia.
Asenmut è il figlio di uno de generali del Faraone. Mefrure la sorella del Faraone e di sua moglie, e anche essa futura sposa regale. Legati ai loro doveri e ai loro destini, possono essere sé stessi solo quando i poteri divini fanno di loro la Dea Coccinella e il Figlio della Dea Bastet, il Gatto Nero, per proteggere la città e l'Egitto intero da un misterioso evocatore di demoni. Forse i sogni di una adolescente possono diventare realtà. Forse i sogni di un ragazzo investito del potere di Bastet possono avverarsi. Forse. Se l'Egitto non sprofonderà in un incubo senza fine.
Dedicata agli utenti della pagina FB Amour chassé-croisé che pubblicano sempre fanart che mi fan salire il fangirlismo =)
Genere: Avventura, Fluff, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5 – niente bacio, solo ansia e un abbraccio

Il sigillo reale di Mefrure apriva molte porte, rifletté Asenmut. Molte, ma non tutte.
Trovare e parlare con le serve che avevano riordinato le stanze reali dopo la tragedia non era stato difficile; un po' più difficile trovare chi aveva trovato e rimosso i frammenti di piombo con la maledizione. La serva in questione aveva avuto il buonsenso di non gettarle via, ma di tenerle da parte e consegnarle alla sua superiore, che riferì al giovane di averle consegnate alla figlia del Gran Visir, su ordine del Visir stesso.
Ora, Asenmut si grattava pensieroso la testa. Quella ragazza lo metteva a disagio. E anche il Gran Visir non gli piaceva.
Ma, per amore di Mefrure, sarebbe andato a cercare l'insopportabile Tuat-e-nab.
La sera stava calando, quindi decise di andare a riferire il tutto a Mefrure, prima di andare a bussare alle porte della residenza del Visir. Andare a trovare una ragazza che avrebbe potuto diventare la sua fidanzata, al calar della sera, poteva essere causa di molti pettegolezzi, ed erano l'ultima cosa che lui voleva, ora.
A Mefrure invece non importava nulla dei pettegolezzi, ma la presenza della sua dama di compagnia nella sala avrebbe comunque salvato le apparenze. E in ogni caso, ora a corte c'era altro a cui pensare.
-Sei il primo a fare ritorno. Hai trovato il feticcio?- chiese, ansiosa, alzandosi.
-No, ma so chi ce l'ha. Il Visir l'ha mandato a prendere tramite sua figlia. -
Mefrure si rabbuiò. -Non mi piace. Non mi piace quell'uomo e non mi piace sua figlia. Non mi piace neanche il fatto che passi un sacco di tempo con mio fratello. Stamattina l'ho visto strano, ha detto cose strane. -
Asenmut scrutava il volto di Mefrure. La ragazza camminava avanti e indietro, pensierosa e concentrata. E Sepsuth guardava Asenmut che guardava Mefrure, e guardava anche l'amica.
-Si, non è una tua impressione: oggi non sta per nulla bene. Ma non mi vuole ascoltare quando le dico che dovrebbe riposare. - disse la ragazza.
-Non posso riposarmi ora, Sepsuth. Ci sono cose troppo grandi in ballo. - replicò stancamente la principessa, lasciandosi cadere sul seggio.
-Mia dea, non credo che tu stia male davvero. Inizio a pensare che sia una maledizione. - disse serio. Mefrure sorrise nel sentire quell'appellativo: quello che ad altri poteva sembrare devozione e rispetto assoluto, per lei era il modo con cui Gatto Nero chiamava la sua Coccinella, carico di amicizia e amore.
-Come mai lo pensi? -
-Tua sorella stava spesso male in questo modo, vero? E tu niente. Poi, dopo la sua morte, inizi a stare male tu. E abbiamo a che fare con qualcuno che lancia potenti maledizioni, e che ha già colpito la tua famiglia. -
Mefrure chiuse gli occhi. -Mi sento una stupida per non averci pensato. - disse, passandosi una mano sulla fronte -Sto facendo la figura della stupida un po' troppo spesso, ultimamente. Per fortuna, la faccio solo con voi, quindi va bene. - si rialzò stancamente. -Mi sento sempre peggio. - confessò. Sepsuth le fu accanto.
-Pensi possa esserci un feticcio anche tra le tue cose? -
-Sarebbe fantastico!- esclamò Asenmut -Potremmo usare quello per risalire al nostro nemico. -
-Giusto. Ma non è detto: certe maledizioni si possono scagliare anche a distanza. Asenmut, io cercherò di spezzare questa maledizione, tu però cerca comunque di procurarti la lamina di piombo che ho rotto. In qualunque modo. -
-Come la mia dea comanda. – Asenmut si inchinò -E dove non arriva il figlio del generale col sigillo della Principessa, può sempre arrivare un certo micio col favore delle tenebre. -

Mentre Sepsuth frugava le stanze della principessa, spanna a spanna, Mefrure andò dritta al cofanetto che costituiva la stanza privata di Tikki.
-Tikki? Ho bisogno del tuo aiuto. - disse. Lo spirito coccinella abbandonò il dattero che stava distrattamente sbocconcellando, volando attorno alla ragazza.
-C'è della magia attorno a te. - notò, socchiudendo gli occhi -Una maledizione?-
-Temo di si. Puoi aiutarmi a spezzarla?-
-Posso fare di meglio: trasformati nella Dea Coccinella. -
-Cosa cambierebbe? Starei male vestita in rosso tanto quanto in bianco. -
Tikki scosse il capo. -Quando ti trasformi, il tuo Oroscopo cambia. E' come se tu fossi un'altra persona, e le maledizioni scagliate su Mefrure non possono colpire la Coccinella. -
-Proviamo. Tanto, cosa può andare storto? Tikki, trasformami!-


nota dell'autrice: secondo le credenze magiche antiche, conoscendo la data di nascita, il tema natale e alter informazioni astrologiche di un individuo, sarebbe stato possibile compiere divinazioni, scrutarne il futuro, ma anche mandare maledizioni e fatture. Il potere del Miraculous si metterebbe in mezzo alterando il tema natale dell'inidividuo che lo porta. Per questo, Marinette, che è così goffa e imbranata nella sua vera identità, come Ladybug è agile e infallibile!
Si, so un sacco di cose bizzarre, e si, i piace inserirle in ciò che scrivo =)



Non si è mai abbastanza grati per l'assenza di dolore, fu il primo pensiero di Coccinella.
Non si era resa conto che, per tutto il giorno, il mal di testa l'aveva stordita, e i muscoli erano stati deboli e fiacchi. Ora, si sentiva come se una vecchia coperta tarlata le fosse stata tolta di dosso, o come se fosse appena uscita dan un buio sotterraneo per riemergere al caldo sole del meriggio.
-Accidenti, Tikki aveva ragione!- esclamò, stirando deliziata le braccia -Se sono trasformata, le maledizioni non mi raggiungono!-
-Umh, vuoi che continuo a cercare, comunque?- chiese Sepsuth.
-Si, certo. Quando arriveranno gli altri tre ragazzi con quanto ho chiesto loro, dì che non sto bene e sto riposando, e prendi tu le loro liste. -
-E ora che farai?-
-Credo che raggiungerò Gatto Nero. - disse decisa, afferrando il disco metallico che aveva in vita e affacciandosi alla finestra. La notte era ormai calata, e la sottilissima falce di luna crescente era tramontata poco dopo il sole. Le tenebre si stendevano come un manto di velluto.

-Ma che...? Stai meglio?-
Asenmut era uscito dalle stanze della principessa, era passato a casa, aveva salutato l'esausto padre, si era chiuso in camera, trasformato in Gatto Nero e uscito dalla finestra. E sul tetto dell'edificio, aveva trovato Coccinella ad attenderlo.
-Tikki ha avuto una certa idea: se è una maledizione, forse se mi trasformo non mi colpisce. E in effetti è vero. Mi sento bene, e sono assolutamente e totalmente decisa a trovare chi sta colpendo me e la mia famiglia. - disse lei, seria.
Gatto Nero le prese la mano, baciandola -Il mio cuore gioisce per te. Vogliamo andare a ispezionare la casa del nostro amato visir?-
-Andiamo. -

Coccinella si rese però conto di non essere rganché utile: trasformata, la sua visione notturna migliorava rispetto al solito, ma le tenebre più fitte erano ancora impenetrabili. Se all'aperto poteva vedere dove andava grazie alla luce delle stelle, al chiuso di un edificio era come cieca. Gatto Nero invece si muoveva perfettamente. Quindi avevano deciso che lei sarebbe rimasta di guardia nel porticato del giardino su cui si affacciavano tutte le stanze dell'abitazione, pronta a dare l'allarme, mentre lui avrebbe frugato con cura in giro.
Era un lavoro lungo e cauto, e dovettero interromperlo quando, preceduti da due servi con delle lucerne, il Visir e sua figlia tornarono dal palazzo. I due rimasero a passeggiare poi da soli nel giardino, sicuri di essere al riparo da orecchie indiscrete.
Coccinella e Gatto Nero li osservarono, nascosti nelle ombre, sul tetto.
-Dannazione, sono tornati. Adesso non riusciremo a frugare ancora. - mormorò Gatto Nero.
-Mi meraviglia piuttosto che tornino ora. Cosa diamine ci facevano a palazzo fino a tardi?-
-Non lo so. Taci: forse riesco a origliare...-
Ma la distanza era troppa, e il lieve frusciare delle foglie delle piante del giardino copriva la conversazione tra padre e figlia.

Noi spettatori però abbiamo il privilegio di poterci avvicinare più di quanto non potesse fare Gatto Nero.
-Stai attenta a non esagerare, figlia cara, con la fattura di mala salute sulla principessa. Ha sempre goduto di buona salute, e non possiamo farla stare male così all'improvviso. -
-Si, padre. Vi chiedo perdono, mi sono fatta prendere un po' la mano. -
-Non temere, succede, all'inizio. Domani mattina starà meglio, se scioglierai la malia, e penserà a un malessere passeggero. Se dovesse stare troppo male, il Faraone potrebbe distrarsi dal suo compito. E noi non vogliamo questo, vero?-
-Certo che no, padre! Ma dobbiamo trovare il modo di tenerla buona. Sta ficcanasando un po' troppo in giro. -
-Sai qualcosa che io non so, mio fiore del deserto?-
-Ho visto la sua tirapiedi andare a chiamare i quattro figli dei generali, e li ha convocati nelle sue stanze, e poi li ha spediti fuori dopo pochi minuti. Li ho seguiti e sono riuscita a farne parlare due, i figli del generale Sekhesh. - Tuat-e-nab fece uno sbuffo divertito -Sono così facili da rigirare, con qualche parolina carina e un pizzico di magia! E non si ricordano neppure di quanto mi hanno detto, mentre me li giravo attorno al dito! -
-E cosa ti hanno detto, mia cara?- il visir si fece interessato.
-Che la principessa Mefrure ha ordinato loro di fare liste dei praticanti di magia che sono stati incarcerati e sono in attesa di essere esaminati e forse condannati. Sta cercando l'assassino della regina. Che sciocca! Ce l'ha quasi sotto il suo stesso tetto e non se ne accorge!- fece una risatina cattiva, l'unica cosa che Coccinella e Gatto Nero udirono -E' stata iniziata ai Misteri e dicono che sia brava con la magia, ma io credo che sia una totale imbranata! Sono giorni che ha la mia fattura addosso e non se n'è accorta!-
-Non sottovalutarla: potrà non essere abile, ma è potente: il sangue divino scorre in lei. - il Visir accarezzò la testa della figlia -Ma non angustiarti, cara: presto noi ci eleveremo al di sopra persino dei faraoni, potenti come dei, e tu potrai fare di quella sciocca ragazzina la tua schiava per i lavori più umili. -
-Oh, padre, si!-
E, facendo piani per il loro futuro da dei, i due rientrarono in casa.

-Hai capito qualcosa?- sussurrò Coccinella a Gatto Nero, concentrato con le mani a coppa sulle orecchie per raccogliere ogni più piccolo suono.
-Solo che ha una risata molto fastidiosa. Se penso che volevano appiopparmela come moglie, l'ho scampata bella!-
-Altro?-
-No, mi spiace: il fruscio degli alberi ha coperto le loro parole. Ma mi ci giocherei la tunica che non era nulla di buono. -
-Aspettiamo che dormano e proseguiamo?-
Gatto Nero annuì. Si accomodarono sul tetto piatto, aspettando pazienti che le ore scorressero via per poter entrare e proseguire, ma dallo studio del visir continuava a provenire una luce bassa ma inequivocabile: era sveglio.
-Quell'uomo non vuole proprio dormire?- commentò seccata Coccinella.
-Chi lo sa? Ma tornerò domani sera. Temo che per stanotte non si riesca a combinare più nulla. -
Coccinella annunì. Stava per dirgli qualcosa, ma poi si interruppe.
Avrebbe voluto invitarlo a restare con lei, su qualche tetto bene in alto, per ancora qualche ora.
C'era un enorme senso di serenità che la riempiva, in quelle ore di veglia notturna accanto a lui. Con quelle maschere addosso, Asenmut chiacchierava e scherzava con lei, come prima di scoprire la sua identità. E lei si sentiva più donna, e meno intoccabile principessa divina.
Ma metà e più della notte era già scivolata via, e si rendeva conto di non poter chiedere all'amato di passare un'altra notte in bianco, prima di un'altra giornata impegnativa.
Erano arrivati sul tetto del palazzo, poco sopra le stanze di Mefrure: Gatto Nero era ancora preoccupato per la sua salute, e voleva accompagnarla e vederla rientrare sana e salva, prima di perdersi nelle ombre e scivolare nella sua camera.
Ma la ragazza indugiò, poggiandosi appena al basso muretto che bordava il tetto.
Gatto Nero le si avvicinò, sfiorandole la spalla. In quelle vesti, istintivamente, era tornato alla spontanea comunicazione che avevano avuto fino a pochi giorni prima, fatta di sfiorarsi per caso, di sguardi amichevoli e complici, di mani afferrate al volo e acrobatici combattimenti contro orribili demoni.
-Dobbiamo sbrigarci, Gatto. Non c'è molto tempo per me, ormai. - disse piano. Gatto Nero annuì. Dovevano trovare lo stregone prima dei funerali di Nefertari, e dell'inevitabile matrimonio che avrebbe per sempre legato Mefrure a Tutankamon.
Lei si volse, guardandolo, e in quello sguardo Gatto Nero lesse la muta richiesta: abbracciami, rassicurami che tutto andrà bene.
Le braccia del ragazzo erano un porto sicuro per Mefrure, che per la seconda volta si trovò a meravigliarsi di come avesse fatto a non notare mai quanto salda e forte fosse quella stretta. Era capitato molte volte che Gatto Nero la prendesse al volo, prima di aiutarla a lanciarsi contro i demoni che ogni quattordici giorni infestavano le notti in riva al Nilo. E ogni volta, quell'abbraccio le aveva trasmesso lo stesso sostegno di ora, lo stesso incondizionato amore.

I giorni passavano, e la frustrazione di Mefrure era sempre maggiore. Aveva tentato divinazioni di ogni tipo per capire chi le avesse lanciato la fattura, ma essa era stata sciolta mentre lei era trasformata, e non era più stata lanciata. Da una parte era grata di non avere quei costanti, martellanti mal di testa e malesseri, ma dall'altra, aveva perso una traccia importante.
Asenmut, nei panni di Gatto Nero, era tornato per diverse notti nella casa del Visir, ma anche se l'aveva rigirata come un calzino (letteralmente: aveva frugato persino tra la biancheria del visir, e aveva detto che mettere le mani tra gli indumenti intimi di un vecchio era una delle cose più disgustose che avesse mai fatto!), ma i resti della lamina di piombo non erano saltati fuori.
Erano arrivati alla conclusione che probabilmente li aveva distrutti, o consegnati a qualcuno perché fossero distrutti.
Si era passati poi alla seconda pista, anche se debole: coloro che avrebbero potuto saper usare la magia, anche se dichiaratamente non lo facevano, che vivevano nel Palazzo.
La lista di Nyunya era appena di poco più completa di quella che aveva stilato Asenmut parecchi giorni prima, ma c'erano dei nomi interessanti, e per quindici notti, la Dea Coccinella e il Gatto Nero furono molto impegnati a frugare le stanze di questo funzionario o quel sacerdote alla ricerca di prove, dettagli, indizi. Inutilmente.

I giorni volavano via, e un mattino Mefrure incise l'ultimo segno nella tavoletta cerata che teneva accanto al letto.
-Come se avessi bisogno di contarli. - mormorò tra sé e sé, cupa.
Era preoccupata e agitata: la sua indagine era ferma, e inoltre, Sepsuth le aveva detto che Nyunya aveva notato strani viavai di operai nel lungo spiazzo antistante al tempio di Ra. Preparativi, che non avevano nulla a che vedere né col funerale, né col matrimonio.
Inoltre, da giorni non riusciva ad ottenere udienza con Tutankamon. Nessuno ci riusciva: era rinchiuso nelle sue stanze, e solo il visir poteva andare avanti e indietro. Quell'uomo pareva aver gettato su suo fratello una specie di...
-Ma quanto sono stupida! Stupida imbecille io e stupidi imbecilli tutti noi!- esclamò.
-Che succede?- Tikki emerse sbadigliando dal suo scrigno.
Mefrure si passò una mano sui capelli scompigliati dal sonno. -Succede che abbiamo avuto la verità davanti agli occhi e non l'abbiamo vista! Il visir... lui non era nella lista, ma sono sicura che sa usare la magia! - si morse le nocche, furente con sé stessa. -Ma perché Nyunya non lo ha messo nella lista? E neanche Asenmut? Oh, non importa, quel che importa è che ora dobbiamo sbrigarci. -
-Cosa farai?-
-Otterrò la mia udienza, che il visir lo voglia o no. - andò dritta verso un cordone, tirandolo energicamente e facendo tintinnare delle campanelle in un'altra stanza. Dopo pochi istanti, la mezza dozzina di ancelle che si occupavano di lei comparvero, pronte a prepararla per la giornata.
Giornata che sarebbe stata molto lunga: era il giorno previsto perché gli la salma di Nefertari fosse riportata al palazzo, per essere deposta nei primi sarcofaghi, nei templi, e poi iniziasse il suo viaggio in barca e a spalla, in processione, verso la Valle delle Regine.
A Mefrure parve che le donne ci stessero mettendo una eternità a prepararla. Stava preparandosi mentalmente, caricandosi, per puntare i piedi e ottenere udienza da Tutankamon, quando un servo, prostrandosi ai suoi piedi, annunciò che il faraone desiderava vederla.
Coincidenza? O fatalità?
Fingendo di cercare qualcosa sulla sua toeletta, Mefrure fece nascondere Tikki tra le pieghe della sua veste, grata della presenza della piccola, soprannaturale amica.
Un attimo prima di lasciare il tavolino, cambiò idea, e prese veramente qualcosa: aprì uno scrigno di lapislazuli, e ne trasse quattro piccoli oggetti.
-Non credevo che mi sarebbero mai serviti, e spero non mi servano oggi. - mormorò.
Uscendo dalla sua stanza da letto, incrociò lo sguardo di Sepsuth, disorientata dall'annuncio del servo.
Ad attenderla c'erano anche Nyunya e Asenmut, formalmente in attesa degli ordini degli incarichi per la giornata, in quella che era diventata una routine, in pratica in attesa il primo di restare solo a flirtare con Sepsuth, e il secondo di poter anche solo restare nella sua adorazione diurna della sua "dea".
Con un cenno, Mefrure si fece seguire dai tre, che colsero il suo nervosismo.
-Che succede?- chiese Sepsuth, da sempre abbastanza in confidenza da potersi permettere di rivolgere apertamente domande alla principessa.
-Non lo so. Tutankamon mi ha convocata. Ma perché? Dopo giorni in cui se ne stava chiuso ricevendo solo il visir...- abbassò la voce -Perché non lo hai segnato nella tua lista di sospetti?- chiese a Nyunya.
-N-non lo so. - risposte altrettanto sottovoce il ragazzo, disorientato -Non ci ho pensato. E' come se... ci fosse un vuoto nella mia testa, quando tento di pensare a lui. -
Mefrure guardò Asenmut, nella stessa, muta domanda. E lui rispose, mutamente, scuotendo le spalle e indicando Sepsuth. "Idem come lui", voleva dire.
Mefrure si fermò, prima di lasciare il salone che era l'ultima delle sue stanze private, e fece segno alle ancelle di allontanarsi di alcuni passi. Le donne ormai si erano abituate al fatto che la Principessa volese parlare da sola con i suoi amici.
-Prendete. - porse a ciascuno dei tre uno dei ninnoli. Erano lapislazuli, le pietre più preziose, venati d'oro, rozzamente squadrati in una forma vagamente umana, ruvidi al tatto. A un'esame più attento, si capiva che non erano grezzi, ma coperti da fittissime incisioni. Incisioni antichissime.
-Tenetele con voi: potranno proteggerci da una maledizione mortale, una sola. Ma è sufficiente. -
Asenmut boccheggiò. -Simulacri! Ma sono...-
-Preziosissimi e antichissimi. Li ho presi qualche tempo fa. Se solo avessi saputo due mesi fa della loro esistenza... - sorrise Mefruru, e d'improvviso Asenmut capì perché lei lo aveva trascinato, da trasformati, in un sotterraneo di tempio polveroso e spettrale.
-Non so cosa potrà accadere, ma voi siete coloro di cui mi fido di più. - la principessa guardò Nyunya, con un sorriso di scuse -Ormai sei dentro anche tu. Dai pure la colpa ad Asenmut e a Sepsuth, che giurano entrambi che sei intelligente e fidato. -
-Beh, mi sento onorato della vostra fiducia, vostra altezza – fece imbarazzato il ragazzo, conscio di trovarsi in mezzo a cose molto più grosse di quel che gli era parso, e già gli erano parse enormi!
-Ora, andiamo. - inspirò profondamente -Che la Fortuna ci accompagni, e con essa il favore degli dei. - invocò.

Mefrure fu fatta entrare, da sola. Ancelle, servitori e accompagnatori dovettero attendere fuori, a due stanze di distanza.
Tutankamon non era mai parso così emaciato e malato. Era come se una fiamma lo stesse consumando dall'interno, osservò la ragazza.
La stanza era sporca e disordinata, come se nessuno della servitù avesse pulito da un mese. Probabilmente era così.
Sul tavolo giacevano accatastati papiri, rotoli di asticelle, tavolette cerate, stili e inchiostro. Un caos.
-Sorella, mia amata Mefrure, vieni qui. Ti ho trascurata, in questi giorni, e me ne dolgo. - Tutankamon la abbracciò, e Mefrure rabbrividì rendendosi conto che non era stata solo un'impressione: il corpo del fratello pareva smagrito e svuotato.
-Tutankamon, sei in uno stato terribile. Hai dormito per più di due ore per notte, in questi giorni? Hai l'aspetto di un morto di fame!- non poté fare a meno di rimproverarlo.
-Oh, parli come Nefertari. - il suo sorriso era quasi folle -Lo so, lo so, mi sono trascurato. Ma vedrai che, quando saprai il perché, quando vedrai, non mi rimprovererai più. Vieni, guarda qui. - la prese per il polso e la trascinò vicino al tavolo, spazzando via quasi tutto il materiale con un colpo dell'altra mano.
-Saremo di nuovo felici, tutti e tre. Guarda: è così semplice! Noi siamo figli degli dei, e le nostre anime sono divine. E un dio può fare tutto! Possiamo farlo, prima che l'anima di Nefertari finisca per l'eternità nell'aldilà. -
-Cosa possiamo fare, Tutankamon?- adesso Mefrure era spaventata: riconosceva alcuni simboli velocemente schizzati sulla cera in quel bozzetto, e non erano bei simboli.
Il sorriso folle si allargò sul volto dell'uomo. -Possiamo riportare Nefertari in vita. -




Note dell'autrice parte 2: dum dum duuuuuuum....
Capitolo ansioso, nervoso, come l'ansia che cresce addosso alla nostra principessa egizia.
E un bel cliffhanger (finale di puntata o stagione che vi lascia la scimmia e la curiosità).
Mi son resa conto che ricordavo male: il processo di imbalsamazione può durare fino a 90 giorni, di cui 40 e oltre solo di "salatura" nel natrom (vi invito a guardarvi la pagina di wikipedia sulle mummie, e quella sulle mummie egizie in particolare – anche se pure le mummie di palude sono fighe!), ma ormai avevo fatto i miei conti, e 90 giorni sono tanti, come ben sa chi va a scuola e che calcola che gli mancano ancora 3 mesi all'ultimo giorno! =)

 


 
  
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