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Autore: NeroNoctis    22/04/2016    2 recensioni
All'apparenza Daniel è un normale ragazzo di 20 anni, amante delle più svariate cose e con uno spiccato sarcasmo. Ma nasconde semplicemente la sua vera identità, quella di un soldato dell'organizzazione Sephiroth.
Organizzazione che caccia "Loro", creature assetate di sangue che vagano per il mondo, che a prima vista non sembrano avere un obbiettivo, ma che tramano qualcosa da dietro le quinte, perseguendo un oscuro obbiettivo. E proprio "Loro" hanno sterminato la famiglia di Dan anni prima.
In un mondo dove "Loro" si nutrono di umani, Dan dovrà viaggiare per trovare la sua sorellina scomparsa e vendicarsi delle creature che han cambiato per sempre la sua vita.
Sullo sfondo paranormale popolato dai Wendigo, prenderanno vita numerosi personaggi il cui destino di andrà ad incrociarsi con quello di Daniel e della sua partner Lexi, per svelare un segreto rimasto sepolto per anni.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sephiroth'
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Il gruppo era salito in auto, posto di guida già occupato da Victor. Daniel gli si sedette accanto, ammirando per qualche secondo gli interni di quella BMW X5: sedili in pelle bianchi, modenature in pregiato legno di quercia americana, materiale del cruscotto nero lucido... un vero spettacolo per gli occhi, un gioco di colori semplici e contrastanti che regalava un atmosfera lussuosa ma fine allo stesso tempo. Il ragazzo notò di essersi innamorato di quell'auto, anche se gli interni bianchi lo preoccupavano, insomma, avrebbe picchiato chiunque li avesse sporcati... picchiato fuori dall'auto, ovviamente. Victor sembrava compiaciuto dallo sguardo del ragazzo, tanto che accennò un sorriso. Daniel conosceva bene l'uomo, sapeva quanto gli facesse piacere che le sue cose venissero apprezzate, soprattutto se erano apprezzate da Dan. Si conoscevano fin da quando lui era arrivato ai Sephiroth, con Victor che notò subito del potenziale in quel ragazzo così sulle sue. I primi rapporti erano solamente professionali, ma quando Victor sentiva il bambino urlare nel cuore della notte, iniziò a preoccuparsi davvero per lui. Aveva solo dieci anni dopotutto, gli serviva qualcuno che si prendesse cura di lui. Iniziarono a passare più tempo insieme, Victor lo rassicurava durante la notte, facendosi raccontare gli incubi e ricordandogli che gli incubi andavano accettati e poi sconfitti. Iniziarono a pranzare insieme, conoscersi meglio. Divennero una vera coppia mentore-allievo, coppia che a volte veniva invidiata da altri, tanto che pensavano che Dan fosse raccomandato. Tranne per Lexi, lei guardava quel bambino con curiosità, e poco tempo dopo i due strinsero un'amicizia che perdurava fino al presente, e quell'amicizia, si, quella andava invidiata. Non si vedeva qualcosa del genere tutti i giorni. Victor non aveva figli, aveva solo avuto una moglie tempo prima, dalla quale aveva divorziato per motivi non proprio rosei: era innamorato di un'altra donna, da sempre. Donna che comunque vedeva all'oscuro della moglie. Non specificò mai se ci fosse stato qualcosa, ma quando Dan lo sentiva parlare, riusciva a captare ogni singola sfumatura d'amore nella voce del suo mentore. Lì Daniel si chiese come potesse essere innamorati, chissà cosa voleva dire amare qualcuno... certo, amava la sua famiglia, la sua sorellina, tanto che quell'amore divenne il suo unico obiettivo sin dalla tenera età, ma l'amore inteso come eros... chissà. Non sapeva se l'avrebbe mai provato, non sapeva se si meritasse qualcosa del genere, e forse non l'avrebbe mai provato, come punizione per aver lasciato i suoi genitori morire. 
«Come procede dietro?» esclamò Victor, portando Dan di nuovo con la testa dentro l'auto. Si voltò verso la sorella, ancora non gli pareva vero. Tutti quegli anni a cercarla e adesso era lì, con lui... e il fidanzato!
«Fin troppo bene.» rispose Simon, a bocca aperta. Non era abituato a quel lusso, si sentiva come un bimbo di fronte al suo gioco preferito. Poi incrociò lo sguardo di Dan, che era qualcosa di animalesco. Simon deglutì. Nella fabbrica aveva pensato che potesse fidarsi di lui, ma adesso quello sguardo suggeriva una sola cosa: omicidio.
«Cosa?» continuò il ragazzo, ancora sotto gli occhi fissi del Nezakh, che non distoglieva lo sguardo. Sembrava che gli stesse analizzando ogni singola cellula del suo corpo, cosa abbastanza inquietante.
«Dan, non sarai mica uno di quei fratelli gelosi, vero?» fu Tessa a parlare, con un mezzo sorriso sulle labbra. Odiava tutto ciò che concerneva la gelosia eccessiva, ma trovava davvero buffa quella scena. Aveva ritrovato il fratello, aveva salvato il suo fidanzato e stava per iniziare una nuova vita, riscoprendo quella che si era lasciata alle spalle dieci anni prima, una vita che pensava non la riguardasse più, relegandola a passato da dimenticare, passato doloroso fatto di pianti, abbandoni ed incubi la notte. Ma non era così, la sua famiglia l'amava e lei, adesso lo sapeva. Adesso doveva solo riscoprire quel lato di se stessa. Ricordava così poco della sua vita passata, di suo fratello, i suoi genitori... ma i volti, anche se provava a dimenticarli e a volte si autoconvinceva di averlo fatto, quei volti erano come macchie indelebili nella sua mente, schizzi di vernice che contornavano le sue memorie, disegnando un puzzle di colori che fino al giorno precedente erano tutti scuri, spenti.
Dan si voltò di scatto, verso la strada. Se Simon sembrava il bimbo davanti al suo gioco preferito, lui era quello al quale avevano appena rubato il suo, di gioco. «No, affatto» si limitò a dire, con un tono che non era lontanamente convinto. 
«Sei meno credibile di me quando provo a fare la crostata di mele.» sentenziò Victor, ingranando la terza e sfrecciando sulla strada. Daniel sapeva che la crostata alle mele di Victor era la cosa peggiore che avesse mai mangiato, passarono diversi anni prima di capire che quelle fossero davvero mele... diversi anni e tante telecamere nascoste in cucina. Era convinto che ci mettesse altro, invece no, erano proprio mele. Eppure sembravano così squisite prima che lui ci mettesse le mani sopra.
«Quindi sai cucinare?» chiese Tessa sporgendosi in avanti. Daniel roteò gli occhi, sapeva cosa stava per succedere. E sapeva bene che non doveva mai parlare di Victor di cucina, ma ormai era troppo tardi. Si chiese il perchè chiamò Victor, dopotutto otto Wendigo non erano troppi.
«Se so cucinare? Sono un cuoco nato, eccetto per la crostata. Un giorno dovrò farti assaggiare la mia bistecca di angus, che a Daniel piace tanto.»
Daniel inarcò le sopracciglia. «Quale bistecca, scusa?»
«Scherzi, vero? Quella che servo sempre con salsa barbecue e un'insalatina mista che è la fine del mondo.»
Daniel sembrava davvero scioccato. «Quindi quella cosa era bistecca di angus? E io che credevo fosse una corteccia trovata durante una passeggiata nei boschi!»
Simon e Tessa scoppiarono a ridere, mentre Victor non rispose, sembrava quasi offeso. Sapeva che la sua cucina Daniel non la capiva, ma quello era decisamente troppo. Si sarebbe vendicato con una sessione di addestramento ai limiti dell'umano, con Dan che avrebbe ripetuto "amo la tua cucina" ad ogni flessione.
Intanto dietro, Simon abbassò il finestrino, godendosi il vento che entrava e gli scompigliava i capelli. Anche per lui quello era un nuovo inizio, e seppur il dolore della perdita atroce gli consumava l'anima, sapeva che doveva superare tutto. Dentro sè aveva già accettato la cosa quando era tornato a casa, con la consapevolezza che aumentava ad ogni passo fino al culmine finale, ma vedere tutto quello... fu tremendo. Si era preparato psicologicamente a qualunque cosa lo aspettasse, aveva persino una pistola, ma nulla. Decise di mandare tutto giù e ricominciare da lui, da Tessa... e da quei cosi. Si rese conto di sapere così poco del suo mondo...
«Quindi voi... siete una sorta di Man in Black?» chiese il ragazzo.
«Tolta la questione di sparaflashare ogni cosa, si, siamo qualcosa di simile.» rispose Dan, osservando Victor. Una delle regole dei Sephiroth, era proprio il non poter parlare della loro esistenza alla gente comune, se non con dovute eccezioni. I Sephiroth erano una delle organizzazioni più segrete al mondo, ma che agivano sotto gli occhi di tutti. Uccidevano esseri demoniaci insabbiando tutto qualora qualcosa trapelasse. Forse quel trucchetto da Man in Black non sarebbe stata una pessima idea. 
«Procedi pure.» disse Victor, spingendo sull'acceleratore e immetendosi ina una strada poco trafficata. Attraversò un ponte e continuò verso la sua destinazione, ascoltando il discorso dei ragazzi, riflettendo se stava facendo la cosa giusta, ma dopotutto quei due ormai c'erano fin troppo dentro. 
«Son sicuro che avrete già sentito parlare della leggenda dei Wendigo» iniziò Daniel, voltato verso i due che annuivano. Tessa e Simon erano una coppia che amava praticamente ogni cosa: letteratura, musica, serie tv, leggende metrolpolitane, creepypasta. I Wendigo li avevan conosciuti spulciando in internet e guardando alcuni programmi, così come giocando ad alcuni videogiochi. Tutti li presentavano con caratteristiche simili ma al tempo diversi, una delle più accreditate era quella che li identificava come essere per metà animali, che si nutrivano di cadaveri e avevano una folta peluria. Simon citò le diverse voci che correvano riguardo quelle creature, con Dan che smentiva e ne confermava altre. Le leggende, si sa, hanno sempre un fondo di verità, anche se era preferibile non avere a che fare con quelle creature. Il ragazzo spiegò anche l'origine dell'organizzazione Sephiroth, descrivendo i Nezakh e qualcosa in via generale, per non dir troppo. 
«Quindi tu sei sopravvissuto quella notte...» fece Tessa, abbassando gli occhi sulle proprie mani. Si rese conto che erano simili a quelle del fratello, così le venne naturale pensare se fossero come quelle di sua madre o suo padre, di cui non ricordava tutti i dettagli. Aveva solo sei anni dopotutto, ricordava i giochi in giardino, il solletico che le faceva Dan prima che lei si addormentasse, ricordava i loro volti durante la colazione... e basta. Pochi ricordi di una vita dimenticata per preservare se stessa. Pochi ricordi che adesso, era tutto ciò che le restava.
Dan sorrise a Tessa, se prima quel ricordo lo uccideva, adesso doveva aiutare sua sorella a conviverci. Lei gli chiese se il morso gli avesse fatto male, ma Dan disse che non lo ricordava, nonostante non fosse del tutto vero. A volte aveva ancora incubi su quella notte così confusa, svegliandosi con un dolore lancinante al fianco, dolore che si ripresentò poco prima, insieme a quel misterioso uomo di ghiaccio. Dan raccontò le vicende nel sotterraneo della fabbrica, raccontando anche il Flamboyant che l'aveva attaccato ad Edimburgo, stando attento a non nominare Bran, John e Vince.  Simon, invece, citò le foto che aveva trovato in fabbrica, quegli esperimenti che riportavano la dicitura Wendigo Rango E più altre cose simili, così Dan ripensò anche a Carl, il bambino trasformato. Quindi qualcuno trasformava le persone? Chi mai avrebbe fatto esperimenti per renderli Wendigo? L'unica cosa da fare era aspettare la risposta di Victor.
«Che ne pensi, Vic?» chiese Daniel, spostando lo sguardo dalla sorella al suo mentore.
«Esperimenti, Flamboyant che agiscono, un Uomo di Ghiaccio...» pensò ad alta voce. Sapeva della minaccia di quell'organizzazione, e nei Sephiroth correvano voci sul fatto che facessero esperimenti sulle persone per trasformarle, ma pensavano fossero menzogne, ma evidentemente si sbagliava.
«Posso dirti che le voci sui Flamboyant e gli esperimenti erano riservate perchè ritenute non vere, ma voi avete dato la conferma.» disse, grattandosi il collo. «Riguardo quell'uomo di ghiaccio, capace di controllare i Wendigo, non saprei. L'unica cosa da fare per il momento è andare in un posto sicuro e capire come rispondere a questi attacchi.»
Daniel annuì, mentre osservava la destinazione che lampeggiava sul navigatore, inserita poco prima di partire.    


Simon e Tessa si erano addormentati l'uno sulla spalla dell'altra, mentre Victor e Daniel iniziarono a parlare di quel ritrovamento. Dan non ci credeva ancora, ma adesso, era preoccupato per l'incolumità di lei, facendo qualche battuta anche su Simon, che tuttavia sapeva essere un ragazzo in gamba e sapeva che aveva passato le pene dell'inferno, un po' come lui. Si accorse di essere contento che fosse lui il ragazzo di sua sorella, augurando loro il meglio. Dopo aver parlato delle possibili minacce, i tre ragazzi si raccontarono a vicenda i momenti salienti della loro vita, con Tessa che chiese nuovamente al fratello chi fosse Lexi. «La mia migliore amica.» rispose lui, con un sorriso, ma Tessa non sembrava convinta. «Certo. Io e Simon invece siamo fratelli.»
«Ti stan spuntando troppi fratelli, ultimamente.» scherzò Simon, stringendo la sua mano in quella di lei. Tutto finì in risate e chiacchiere puerili, cosa che a Dan piacque molto. Ridere e scherzare con la sua famiglia... un sogno dalla quale non voleva più svegliarsi. I suoi pensieri finirono di correre quando Victor spense l'auto, notando l'enorme villa di campagna che si stagliava di fronte a loro. «Siamo arrivati.» annunciò l'uomo.
Il quartetto scese dall'auto, attirando l'attenzione della gente poco più avanti. Dan guardò dritto di fronte a sè, notando qualcuno che non appena lo vide gli corse incontro: Lexi.
La ragazza salto letteralmente addosso a lui, avvolgendogli le braccia intorno al collo e aggrappandosi alla sua vita con le gambe. I capelli di lei finirono su di lui, mentre gli occhiali freddi lo fecero trasalire. Le mani di Daniel strinsero la ragazza, ed inspirò, respirando a fondo quel profumo di vaniglia che tanto amava. Profumo di vaniglia, di casa. L'odore di Lexi era qualcosa che avrebbe riconosciuto ovunque. Le carezzò la schiena nuda, dovuta alla maglia che le si era alzata durante quell'abbraccio. Entrambi riuscivano a sentire i propri respiri, i propri cuori battere all'unisono, e restarono così, immobili, lei in braccio a lui, senza dire nulla. Un silenzio che li riempì per interi minuti.
Tessa si avvicinò a Simon, sussurandogli qualcosa all'orecchio, con il ragazzo che si ritrovò a sorridere ed annuire, mentre Victor sospirò, scuotendo la testa. Si voltò verso Tessa, con un'espressione che era tutto un programma, facendo ancor di più ridere la ragazza. Nel frattempo i due si staccarono con Lexi che si sistemò con un sorriso che le illuminava il viso. Si voltò verso Victor, salutandolo, successivamente osservò i due, fece per dire qualcosa ma non trovò le parole, rendendosi conto di non sapere chi fossero.
«Mia sorella e il suo ragazzo.» annunciò Daniel, grattandosi la nuca, conscio dell'effetto che quelle parole facevano. Era strano dire una cosa del genere, soprattuto ascoltare qualcosa del genere. Lexi battè le palpebre più volte e poi strinse la mano ai due. «Alexis, ovvero quella che ha salvato Daniel cinque volte.» esclamò, non perdendo quel sorriso magnifico. Si voltò successivamente verso Daniel «Non posso lasciarti solo un paio di giorni, vedo. Se tornavo direttamente alla fine del ferie cosa mi avresti presentato?» scherzò.
«Avevo ingaggiato Leonardo DiCaprio, promettendogli un Oscar in cambio, ma non ha abboccato alla trappola.»
«Posso confermare.» rispose Simon, con un'espressione così seria che risultò irrimediabilmente buffa. 
«E comunque...» riprese Dan, puntando un dito verso l'amica «Contando Roma, sono quattro volte. Ti ho già detto che l'incidente a New York non vale.»
Lexi sbuffò con fare teatrale, per poi scortare il gruppo dentro casa, con tutti che salutarono e si presentarono. Daniel parve sorpreso di trovare Jake, mentre Jake sembrava aver appena visto un fantasma.
«Daniel? Cosa ci fai qui?» chiese il ragazzo, pallido in viso. Non si aspettava di certo che il suo obbiettivo gli si parasse davanti con un sorriso. 
«Beh, ho sempre rifiutato gli inviti di Lexi, e dato che siamo quasi a Natale e non ho voglia di spendere soldi per questa scema, ho pensato di autoregalarmi a lei. Ho perso il fiocco per strada, purtroppo.»
Jake accennò un sorriso sghembo e si allontanò, lasciando il gruppo nel bel mezzo dei convenevoli. Il tempo passò in fretta, a turno tutti si fecero una doccia e successivamente pranzarono, con Tessa e Simon che chiesero un posto dove poter riposare, visibilmente esausti. Lexi mostrò loro una camera, con Daniel che riprese quell'espressione sospettosa da fratello maggiore, ma la coppia fu salvata proprio dalla partner di Daniel, che lo trascinò fuori di peso.
«Non mi fido a lasciarli soli! E se fanno...» Daniel rabbrividì a quel pensiero.
«Sto scoprendo sul serio questo tuo lato?» rise lei, trascinando ancora l'amico lontano dalla casa, che diveniva via via più piccola. Daniel scrollò le spalle con un sorriso, rendendosi conto di quanto potesse apparire buffo, ma in fondo, si stava calando nella parte di fratello maggiore, doveva recuperare pur sempre dieci anni di occhiatacce!
Arrivarono lontano da tutti ormai, la casa ormai era lontana, così come il fienile, le stalle e tutte le strutture che appartenavano a quella tenuta. Dopotutto i Sephiroth qualche privileggio "pensionistico" l'avevano, bastava vedere quel posto immerso nel verde. La tranquillità regnava sovrana, nessuno che disturbava, aria limpida, sole che riscaldava tutto (e in quel periodo natalizio erano davvero fortunati ad avere belle giornate)
I due si buttarono sul manto erboso, Dan inspirò e sorrise, fissando il cielo azzurro. La ragazza poggiò la testa sulla sua spalla, distendendosi al suo fianco. Non era la prima volta che si trovavano in quella posizione, lo facevano fin troppe volte, come il dormire insieme la notte quando uno dei due non riusciva a prender sonno o aveva gli incubi, ma stavolta era diverso. Una scarica attraversò il corpo di Daniel, come se fosse la prima volta che sentiva Lexi su di lui, ma lei non parve accorgersene. La osservò senza spostarsi, notò i suoi occhi chiusi, le ciglia, gli occhiali. Osservò la forma del naso, delle guance, notò i pochi nei sul viso e sul suo collo, soffermandosi per qualche secondo su questo. Si rese conto che se fosse stato un vampiro non avrebbe saputo resisterle. Scese ancora, guardandole il corpo. Aveva una maglietta aderente bianca, maniche lunghe. Non aveva moltissimo seno la ragazza, ma era come se fosse la prima volta che riflettesse su questo... distolse lo sguardo, arrossendo. 
"Basta con questi pensieri, che mi prende?" disse fra sè, ricordandosi che quella era Lexi, la sua migliore amica. Sapeva che era una bellissima ragazza, ma era come se l'avesse sempre guardata da uno specchio sporco, e adesso la vedesse per quello che era davvero. Ripensò alle battute di John e Vincent, ricacciandole indietro. Lexi era la sua migliore amica, punto.
La ragazza si voltò, facendo sussultare lui. «Tutto okay?» gli chiese, con quel suo sguardo che sapeva tranquillizzare chiunque. Era uno sguardo che lei gli faceva spesso, quando erano in momenti come quelli. Lo guardava come se esistesse solo lui nell'intero universo, ma era uno sguardo a cui Daniel non aveva mai dato troppo peso, essendo con la testa altrove, a pianificare, pensare, inseguire. Ma adesso che la sua missione era conclusa, si rese conto che aveva perso un sacco di cose negli ultimi dieci anni, cose che aveva sempre avuto accanto. Ripensò a quando vide per la prima volta Lexi, una bambina un po' impacciata che non sapeva maneggiare neanche un pugnale. Si ritrovarono di notte al centro addestramento, lei col viso rosso per la fatica che tentava di sparare con una pistola a pallini verso dei bersagli. Avevano circa dodici anni quando accadde. Dan non riusciva a dormire per via degli incubi sulla sua famiglia, così decise di fare un giro. «Devi rilassare i muscoli delle braccia» le disse. La bimba trasalì, non si era accorta della presenza di lui. Lo guardò, riconoscendo quel bambino che stava sempre in disparte e partecipava con anima e corpo agli allenamenti, per poi scappare via. Quel bambino che dietro il suo sguardo così assente che nascondeva chissà quale oscuro segreto, quel bambino che l'aveva sempre incuriosita. Lei annuì nervosamente, ma Dan disse qualcosa andandole alle spalle. L'aiutò ad impugnare l'arma, le allargò le gambe e le fece cambiare leggermente postura. «Prova adesso.» Lei sparò, centrando il bersaglio, esclamando come se avesse segnato il gol decisivo in una finale di calcio.
«Sei stata brava.» disse Daniel, sorridendole. Era la prima volta che sorrideva a qualcuno che non fosse Victor, ma quella bambina riuscì a fargli muovere le labbra. Dopo quella sera i due passarono più tempo insieme, fino a fare ogni cosa in due. Dan iniziò a sperimentare la cucina, sporcando tutto o impastandosi i capelli, ma serviva sempre il pranzo alla ragazzina che rispondeva sempre con un sorriso. L'essere cresciuti insieme li rese quasi fratelli, un rapporto che raramente si creava in quelle circostanze. Si ritrovarono ad uscire per le vie cittadine insieme, mangiando in scadenti fast-food e parlando di quanto fosse avventata la scelta di far morire un determinato personaggio in una serie tv o un libro. Si ritrovarono ad uscire in missione insieme, con Lexi che finiva spesso per salvare la vita al ragazzo, o viceversa.
«Terra chiama Daniel!» fece Lexi, risvegliando il ragazzo dai suoi pensieri. «A che pensavi?»
«Niente.» si affrettò a dire lui, non potendo di certo ammettere che stava fantasticando su quanto fosse bella e stava ripensando a lei durante tutti i loro momenti passati insieme. Lexi parve pensarci su, per poi rispondere: «Se un ragazzo risponde niente, significa che ha sul serio il vuoto siderale nella testolina.»
«Divertente.» disse lui, mentre un sorriso gli si disegnava sul volto. Fece scivolare la sua mano intorno a lei, carezzandole il fianco, cosa che lei parve apprezzare molto, dopotutto era risaputo che apprezzava quel genere di cose.
«Hai mai pensato come sarebbe stato il mondo se non fossimo stati Nezakh?» chiese lei.
«Si. Son sicuro che avrei affittato un camper produrre meth blu.»
Lexi sorrise, divertita. Immaginò Daniel senza capelli, ma ricacciò indietro quel pensiero. «Daniel Walker il nuovo Heisenberg!»
«Non Daniel Walker» fece lui «bensì Walker White.»
«Non so quanto sia pessima. Ti servirebbe comunque un Jesse Pinkman, non trovi?»
«Certo che no. Ho la mia Lexi Pinkgirl, qui.»
Lexi non riuscì a trattenere una sonora risata, chissà comunque come sarebbe stato... forse non avrebbe mai conosciuto Dan, non riuscendo ad immaginare comunque una vita senza di lui. 
«Lexi?»
La ragazza si voltò nuovamente verso Dan, che stavolta sembrava preoccupato per qualcosa, non seppe decifrare  a pieno quella sua espressione. Forse aveva avuto il suo stesso pensiero, ma ne dubitava, Dan non avrebbe mai pensato qualcosa del genere, proprio perchè non la vedeva nello stesso modo. Come biasimarlo? Erano cresciuti insieme, non poteva prendersi una cotta per lei, o peggio, innamorarsi. Ma lei lo amava? Non seppe rispondere, di certo quando lui non c'era, lei sentiva un peso enorme sul cuore, mentre quando lui era con lei, beh, quel peso si scioglieva divenendo uno sciame di farfalle che la riempiva in tutta la sua interezza.
«Da dove pensi che nascano i Wendigo?» chiese il ragazzo, mentre lei si aspettava ogni cosa, tranne quella sorta di domanda. Ci pensò su, rendendosi conto di non averci mai riflettuto. All'accademia Nezakh spiegavano che i Wendigo erano esseri demoniaci nati dai sentimenti negativi dell'uomo, esseri che si nutrivano di carne umana come punizione divina per i peccati degli uomini. Ma Lexi non era troppo credente di quella teoria, così come non credeva in qualche religione, dopotutto, quale Dio avrebbe permesso quei mostri?
«Non lo so.» si limitò a dire lei, sincera. Dan si aspettava quella risposta, ma non sapeva se dire alla ragazza quello che aveva visto. Non sapeva se raccontare di aver ucciso un bambino, con quel ricordo che lo tormentava diverse volte durante l'arco della giornata. Si disse che ormai non era più un bambino, era ormai un Wendigo, ma le cose erano poi così diverse? Ripensò a tutti i Wendigo morti per mano sua, per mano di Lexi, e gli fu naturale pensare che quei Wendigo erano in passato persone... questo li rendeva assassini o salvatori? Non seppe bene cosa rispondere. In quel momento un preciso pensiero gli balenò in testa: "Chi era la persona che ha sterminato la mia famiglia?" Probabilmente non avrebbe mai saputo dare una risposta a quella domanda. Quando pensava di trovare la sorella, la morte del Wendigo era sempre presente, ma non c'era nessun Wendigo che aveva rapito Karen... che aveva rapito Tessa, quindi il Wendigo chissà che fine avesse fatto.
«Ho visto una persona trasformarsi in Wendigo. Il padre di Simon ha subito la stessa sorte.»
Lexi sembrò cadere dalle nuvole, non riuscendo a credere a quelle parole. Tentò di controbattere qualcosa, ma Dan raccontò i file trovati da Simon, l'attacco del Flamboyant, l'incontro dell'ospedale. Lexi annuiva ad ogni frase, rendendosi conto solo dopo di aver ucciso delle persone, anche se erano ormai tutt'altro.
«Abbiamo solo ucciso il corpo, Dan. Le loro anime erano ormai morte. Sai come si dice, no? Gli occhi sono lo specchio dell'anima, sai che tipo di occhi hanno quei mostri.»
«Si. Si, hai ragione.»
La ragazza si voltò, mettendosi a cavalcioni su Daniel, che deglutì, non aspettandosi quella mossa. La vide lì, sopra di lui, e improvvisamente gli venne voglia di...
«Potrei trasformarmi anche io, proprio qui, proprio ora.»
Daniel si convinse che se fosse successo, gli sarebbe andato bene. Se Lexi lo uccideva, gli stava bene, solo se fosse stato lei a farlo, però. Il vento scombinò i capelli castani di lei, così Dan gli passo una mano sulla guancia, spostando quelle ciocche ribelli. Sentiva il cuore martellargli nel petto, così come lei, che sentì in quel tocco qualcosa di diverso, di caldo, qualcosa che non era da Dan, del suo Dan. Aveva voglia di chinarsi su di lui, di baciarlo, baciargli le guance, la fronte, quelle labbra che teneva dischiuse come se stesse aspettando che accadesse qualcosa, voleva semplicemente sparire dentro di lui. Dan tremò leggermente, con lo stesso pensiero in testa, un pensiero che lo tormentava. Si soffermò nuovamente sul collo di lei, per poi osservare le sue labbra rosa, labbra che voleva solo per lui. Lexi premette la guancia sulla mano di lui, come a voler sentire fin dentro le sue molecole quel tocco così delicato, chiuse gli occhi. Daniel riusciva a vedere le ciglia che si posarono sulla parte alta della guance, come piccole piume che accarezzavano quel volto così idilliaco. Sentiva il respiro caldo di lei sulla mano, respiro affannato, irregolare. 
"L'ha sempre fatto Lexi, stavolta non è diverso. Vi siete sempre coccolati, sei solo un'amica" le diceva la vocina dentro la sua testa. Odiava essere sua amica, odiava tutto quello che erano, voleva di più, di più. Se solo avesse saputo quello che il ragazzo pensava, provava. Quello che Dan aveva sempre tenuto a bada perchè preso da altre cose, quello che Dan non sapeva, o forse più semplicemente non accettava. Per non metterla in pericolo, per non ferirla... ma adesso tutti quei muri erano caduti, e Dan adesso voleva prenderla a sè, sentire il corpo di lei contro il suo. 
Lexi si chinò, mettendo il viso contro il collo di lui. Odorava di erba, sale e balsamo alla lavanda, odorava di buono, odorava di Dan. Spinse ancor più il suo viso contro lui, come a volersi nutrire di tutto quello. Il ragazzo spostò le sue mani intorno a lei, cingendola in un delicato abbraccio, diverso da quello che si erano scambiati quando si videro, o forse, soltanto una naturale evoluzione che entrambi volevano. O lo voleva solo lui?
Lexi si staccò, aveva gli occhiali appannati, cosa che fece sorridere il ragazzo. La ragazza sorrise a sua volta, poggiando la fronte contro quella di lui. Entrambi adesso respiravano il respiro dell'altro, non chiedendo nient'altro. Lexi non riusciva più a formulare pensieri logici, mentre Dan, beh, Dan aveva il cuore che batteva così forte che stava per sfondargli il petto. 
Improvvisamente Lexi fu attirata dal nitrito di Cream, la sua puledra, mentre il suo telefono squillò: sua madre. Lexi si mise a sedere, rispondendo con voce roca, come se avesse appena finito una maratona. «Penso che Cream stia male, non smette di lamentarsi.» disse la sua genitrice, dall'altro capo del dispositivo. «Si, ho sentito. Corro da lei.»
Lexi si alzò, seguita da Dan. Iniziarono a correre nella direzione delle stalle, guardandosi come se poco prima, non fosse mai successo nulla.


Qualche attimo prima, nelle stalle, Jake stava camminando attraversato da dolori in tutto il corpo. Prese la fiala medicinale dalla tasca, notando che era l'ultima. Si sedette dentro un box vuoto, ansimando. La stalla comprendeva quattro box, ma solo uno era occupato da Cream. La famiglia in passato aveva avuto altri cavalli, ma la puledra di Lexi era l'unica rimasta. Nonostante tutto era un luogo molto pulito, fatto di legno grigio che sembrava abbastanza pregiato. Cream muoveva i zoccoli, irrequieta, mentre fissava Jake con la schiena poggiata al muro. Si rialzò, aiutandosi con la parete. Osservò la fiala decorata con il logo dell'albero in fiamme, successivamente spostò lo sguardò sulla mano libera, che era piena di vesciche che iniziarono a sanguinare. Le vene erano diventate nere, così come le unghia, mentre la pelle iniziava a consumarsi, come una mano che veniva bruciata sul fuoco vivo. Jake tremava, cadendo a terra. La mano fu attraversata da diversi spasmi, e i suoi occhi cambiarono colore per nanosecondo. Imprecò qualcosa, mentre il cavallo iniziò ad agitarsi a quella vista così strana. Jake trangugiò avidamente la medicina, con la mano che smise di sanguinare. Aveva la fronte sudata, il respiro pesante. 
«Mi resta poco tempo.» sentenziò alla fine, chiudendo gli occhi, esausto e disperato.

   
 
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