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Autore: DeniseCecilia    23/04/2016    7 recensioni
Una fanfic dedicata a Judy, a Nick e a un possibile "noi".
Alle scelte che il mondo ci chiede di fare e che non possiamo ignorare, se vogliamo crescere.
Ma che, in fondo, sono soltanto nostre, e di chi amiamo.
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Hopps, Judy Hopps, Nick Wilde, Stu Hopps, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Furry, Tematiche delicate
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II. Ammissioni

Non aveva risposto. Erano passate ore, e la sua Carotina non si era fatta sentire. Era davvero annoiato: non che gli mancassero le idee per passare il tempo – era stato in diversi bar, aveva incontrato Finnick ed era stato così bravo da evitare qualsiasi conflitto di interessi tra il suo vecchio compare ed il suo nuovo lavoro, aveva persino terminato di scrivere al portatile il rapporto sull'ultimo caso che lui e Judy avevano avuto in carico, e che avrebbe consegnato il successivo lunedì – ma da mesi ormai era abituato ad avere quest'ultima sempre attorno.
Alla guida dell'auto di pattuglia. Di fianco a lui sulla sedia della sala riunioni, che occupavano in due considerata la loro taglia, piccola in confronto alla stazza della gran parte dei mammiferi che militavano nelle forze dell'ordine. Di fronte a lui al tavolo delle decine di tavole calde e pub e locali di vario genere in cui si fermavano per la colazione, il pranzo, qualche volta uno spuntino di mezzanotte all'uscita dal cinema, specie ora che la bella stagione era iniziata...
… insomma, gli mancava. Era solo, a casa sua – quella in cui aveva vissuto con sua madre fino ai sedici anni, cioè vent'anni prima, cioè una vita fa; e che era tornato ad occupare una volta ricevuto il distintivo –, era solo e poteva anche ammetterlo a se stesso.
Ciò che non avrebbe dovuto, o comunque voluto fare era ammetterlo a lei, con un messaggio che gli era sconsideratamente sfuggito dalle zampe prima che potesse impedirsi di digitarlo.
Carotina, mi manchi. Come sai sono anch'io fuori servizio, e non ho nessuno da prendere in giro e stuzzicare. Abbi pietà di una povera volpe: divertiti a casa ma... torna presto.
Ma come gli era venuta fuori tutta quella mielosità? Da dove arrivava l'urgenza di farle sapere che non vedeva l'ora che tornasse? Comunque fosse, ormai era successo, l'aveva inviato. Aveva parzialmente rimediato reclamando una scorta di quei mirtilli favolosi che la sua famiglia produceva, volendo lasciar intendere che fosse soltanto per quelli che smaniava. Ma rileggendosi, aveva capito di essersi esposto e sbilanciato quanto bastava per non darla a bere a nessuno, figuriamoci alla sua partner.
Pazienza.
Se solo Judy gli avesse risposto.

 

Ormai era troppo tardi. In tutta la frenesia che l'aveva assalita da quando aveva accettato a malincuore di cenare con “Harry, figlio di Howie” (continuava a ripeterselo come se questo glielo rendesse più familiare), non aveva avuto un solo minuto per fermarsi a raccogliere le idee. E non voleva rispondere a Nick una cosa qualsiasi, in fretta e furia.
Se solo l'avessero lasciata respirare!
Invece sua madre e un'amica di lei, reclutata per l'occasione, l'avevano subito circondata e, nell'ordine: guidata nella scelta di un vestito adatto, truccata (un filo di matita sul contorno occhi: non avevano potuto far di più, a rischio di farsi aggredire), le avevano acconciato il pelo e riversato addosso un diluvio di raccomandazioni.
Sospirando rassegnata, intorno alle otto di quel sabato sera aveva infilato la porta per raggiungere a piedi un ristorantino poco distante – si era fermamente rifiutata di farsi venire a prendere in auto. Non prima, però, di aver riempito e nascosto dietro l'albero sotto il quale si era fermata quel pomeriggio una borsa con dentro dei vestiti, carini ma semplici, di ricambio. Una volta levato l'abito, una specie di tubino nero nel quale si vergognava di mostrarsi anche solo in casa, e indossati dei jeans scuri e una camicetta di seta viola si sentì meglio. Ci pensò su un attimo, poi scelse di tenere la matita sugli occhi: in fondo, anche se non lo considerava un appuntamento romantico, nulla le vietava di curare il suo aspetto, ogni tanto.

 

Nick aveva consumato una rapida cena a base di pollo e patatine fritte, ordinate a domicilio. Infognato nel divano davanti alla televisione, aveva continuato a rigirarsi ed agitarsi cercando di seguire una partita di baseball, ma ad ogni inizio di ripresa scopriva di non sapere affatto cosa stava succedendo, né di conoscere il punteggio: seguiva i movimenti dei giocatori, sì, ma con la mente vagava altrove, non sapendo bene dove.
Dopo un paio d'ore si era assopito e non aveva sentito, di conseguenza, il suo telefono squillare.

 

Judy approfittò di una pausa alla toilette, tra la portata principale ed il dolce, per recuperare il testo del primo messaggio ricevuto da Nick alcune ore addietro e fargli sapere quanto anche lui le mancava. In particolare in quel frangente, con un coniglio semi-sconosciuto fin troppo contento di poterle offrire una cena a lume di candela (una grossa candela bianca ritorta e coperta di pailettes argentate al centro del tavolo loro riservato, un tantino kitsch a ben vedere, già accesa al loro arrivo: un'altra cortesia fuori luogo e non richiesta, l'ennesima quel giorno).
Estrasse il suo mPhone dai jeans e meditò un lungo secondo, poi tamburellò veloce sui tasti: Perdona il ritardo. Sono stata presa in ostaggio da un soggetto noiosissimo, e non so come liberarmene. Se ne esco viva, appena ci vediamo ti prometto mirtilli come se piovessero. Anche tu mi manchi. Un abbraccio e una lisciata alla coda, J. Soddisfatta, tornò al tavolo dove un coniglio ariete, dal pelo bianco e nero, la stava aspettando.
“Eccomi”, proferì con un'ombra di sorriso, ma non seppe cos'altro aggiungere. Non aveva proprio niente da dire: aveva dovuto spiegargli ogni cosa, tutto ciò che per lei contava e ormai dava per scontato: perché Zootropolis, perché la polizia, perché non aveva tempo per una relazione. Era stato come una corsa a ostacoli: a ogni passo temeva che Harry le contestasse le sue scelte – d'altra parte, non era forse lì per attirarla in una vita diversa, di nuovo a Bunnyburrow, a lavorare nel commercio o, peggio, non lavorare affatto? Lui era stato corretto, doveva ammetterlo: non aveva mai mostrato incredulità o disprezzo. Era però altrettanto chiaro che non attribuiva a quel che lei aveva costruito lo stesso valore: come l'aveva fatto, poteva anche disfarlo, credeva. E sì, era interessato a lei abbastanza da mettersi a ridere del fatto che le loro madri avevano organizzato quell'incontro scavalcandoli.
“Andiamo, l'importante è il risultato, no? Io, ti dirò, sono molto contento di trovarmi qui con te. Molto. Mi capisci?” disse mentre le prendeva la zampa destra, che aveva incautamente posato sul tavolo, fra le sue. “Il momento di trovare un compagno e riprodursi arriva per tutti”. Si riferiva naturalmente alle abitudini della loro specie, delle quali parlando fra loro i conigli provavano ben poco imbarazzo. “Ovviamente, se io non ti piaccio non farò nulla per insistere. I nostri genitori dovranno rassegnarsi”, continuò. “Però lo sai anche tu, che devi fare una scelta”.
Judy si agitò a quelle parole, e si contorse fino a lasciare la stretta attorno alla zampa. Era consapevole che quel pensiero occupava la mente della quasi totalità dei suoi coetanei: a una certa età, ci si sposa. L'assunto era quello, e lei non l'aveva mai trovato troppo strano fino a che la cosa non l'aveva coinvolta in prima persona. La “certa età”, purtroppo, l'aveva raggiunta abbondantemente. Ventisette anni: se fosse stata astuta come una volpe di sua conoscenza, avrebbe certamente visto arrivare in anticipo tutto questo impegno per sistemarla, e avrebbe almeno potuto escogitare un piano per... beh, farsi gli affari suoi.
“La mia scelta, Harry, per ora è di continuare la mia vita così com'è”, rispose allora, per non lasciare impunita quell'affermazione che le suonava troppo drastica. Poi si addolcì. “Credimi, mi lusinga il tuo interessamento. E voglio molto bene ai miei, so che fanno tutto questo con le migliori intenzioni. Ma temo di doverli deludere, ancora per un po'. E di dover declinare un altro invito da parte tua... anche se volessi, non saprei proprio come potremmo frequentarci, dal momento che io vivo in città e tu qui”. Pensò bene di ribadirlo. Capitava spesso che essere comprensiva le attirasse ancora maggiori attenzioni, anziché chiarire il punto.
“In più”, proseguì d'istinto, “sono così presa dal lavoro che forse soltanto una relazione con un collega reggerebbe”. Cosa! Non l'aveva realmente pensato... o sì? Si trattenne a malapena dal portarsi una zampa alla bocca. Era un'idea sensata, non fosse stato per il fatto che nel suo Distretto era, al momento, l'unico coniglio in servizio.
“Ah. Capisco”, fece Harry. “Non ti preoccupare. Ma... scusa... avevo capito che tu fossi l'unico coniglio in forza a Zootropolis”. Pareva perplesso, le folte sopracciglia aggrottate. Appunto, pensò lei.
Poteva Judy fingere? No, non poteva: era una coniglietta onesta, dopotutto. E tanto, tanto ottusa. Accidenti.
“Ecco, sì – effettivamente è così. Ma che ti posso dire? Il nostro è un lavoro che ti assorbe totalmente: non posso escludere che, quando farò la mia scelta come hai ricordato prima, questa cadrà su un collega. Non importa se non sarà un coniglio”. Fece una pausa, non era ancora paga della sua riposta. Lo guardò decisa negli occhi neri, prima di concludere, la frase e con essa la loro cena. “A me, non importa. E tanto basta”.

 

Era l'una di notte passata quando Nick si svegliò davanti alla televisione ancora accesa che trasmetteva un vecchio film in bianco e nero.
Si stirò, rilasciò uno sbadiglio e sussurrò una leggera imprecazione.
Poi sentì un cinguettìo musicale. Si guardò attorno un po' intontito finché non si accorse che FurrsApp gli stava annunciando, ininterrottamente da tre ore, la ricezione di un nuovo messaggio. Toccò col dito lo schermo e lesse curioso e improvvisamente molto, molto sveglio: Perdona il ritardo. Sono stata presa in ostaggio da un soggetto noiosissimo, e non so come liberarmene. Se ne esco viva, appena ci vediamo ti prometto mirtilli come se piovessero. Anche tu mi manchi. Un abbraccio e una lisciata alla coda, J. Judy. Aveva risposto. Nick sentì le fauci secche, si alzò per versarsi un bicchiere d'acqua e decise che le avrebbe nuovamente scritto l'indomani; ora avrebbe rischiato di disturbarla, se già dormiva. Probabile: era un animale prevalentemente diurno.
Rilesse il messaggio, sorrise e spense il cellulare.
Si annotò di pretendere, al ritorno della sua partner, una lisciata di coda vera, non virtuale.
Ora poteva finalmente andare a dormire, tranquillo.

  
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