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Autore: ___Page    23/04/2016    2 recensioni
"Mi chiamo Ash Dragneel, ho diciassette anni, sono un mago di Fairy Tail e faccio parte di quella che tutti chiamano la “Nuova Generazione”. Non la “Prima” o la “Seconda”, la “Nuova”.
“Nuova” perché per una qualche sfiga ancestrale, sembra che tutti i precedenti membri della gilda abbiano avuto un’infanzia talmente brutta da essere tutti orfani e essere cresciuti qui come una grande famiglia con Makarov a fare da padre a chiunque.
Il che mi apre gli occhi su quanto io e gli altri siamo fortunati anche se i nostri genitori, a volte, sono una fra le cose più imbarazzanti che un adolescente può immaginare di affrontare nella vita."
Non mi aspetto che vi piaccia ma la dovevo pubblicare #sorrynotsorry
IMPORTANTE: CAPITOLO 4 MODIFICATO!
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Li guardo allontanarsi dalla banchina e tentenno, rimanendo indietro.
Alle volte, mi domando cosa potrei volere di più dalla vita che non fare pare di questa pazza squadra. Ella è la mia migliore amica da sempre, Storm il mio confidente, Lance crede in me come nessuno ha mai fatto e Sieg… Beh… Sieg è Sieg.
Sobbalzo quando sento le guance andare a fuoco al solo pensiero.
Dannazione, Persefone! Datti una calmata!
Ma non posso farci niente se mi fa quell’effetto e sospiro, maledicendomi per avergli promesso di aiutarlo a trovare un momento per parlare da solo con Sunny, stasera.
Lo stomaco mi si contrae all’idea che lei possa ricambiarlo, il che è idiota e controverso, perché in realtà io voglio che lui sia felice.
Okay, devo farmi passare questa cotta, devo riuscirci sul serio.
Chiudo gli occhi e passo una mano tra i miei capelli color perla, scuotendo il capo per tornare in me.
-Sif?! Tutto bene?!-
Li riapro e mi ritrovo a fissare Storm, che mi fissa di rimando, il capo piegato di lato.
Sorrido e scuoto appena la testa, arrossendo sulle guance.
-Sì, sì tranquillo io… stavo facendo un programma mentale di tutto quello che devo fare prima della festa e…- le parole mi muoiono in gola quando la sua espressione si fa scettica.
Sa che mento. Lo sa.
E di che mi stupisco?!  Siamo cresciuti praticamente insieme con il fatto che sin da bambino ha sempre voluto imparare la magia di mio padre!
-Non sono riuscita a dirglielo- ammetto, distogliendo lo sguardo.
Rimane a fissarmi per un po’ e poi sospira e si avvicina, le mani nelle tasche della giacca. Si ferma a pochi centimetri e cerca i miei occhi con i suoi, nonostante il mio testardo tentativo di non incrociare il suo sguardo.
-Ehi?!- mi chiama e io mi decido a sollevare la testa anche se appena contrariata.
Storm mi sorride, sorride come se avesse appena visto il sole dopo settimane di pioggia e riesce a contagiarmi, facendomi sentire subito meglio.
-C’è sempre stasera- mi fa notare, incoraggiante e io mi mordo il labbro.
Vorrei tanto potergli dire quali programmi ha Siegfried stasera ma se faccio il nome di Sunny rischio di dare il via a una guerra fratricida. Storm è spaventosamente protettivo con lei, potrebbe fulminare all’istante Sieg se sapesse la verità.
E così mi limito ad annuire, sforzandomi di allargare il sorriso.
-D’accordo- sussurro e anche lui annuisce, soddisfatto.
-Brava! Così si fa! Non bisogna mai mettere fretta all’amore- comincia, filosofico e coinvolto, portando una mano chiusa a pugno sul petto mentre chiude gli occhi e abbassa appena il capo -Anche quando tutto sembra perduto, anche quando la sofferenza sembra insopportabile, bisogna continuare a lottare, perché l’amore è la più potente di tutte le magie! E quando arriverà il momento giusto sarà il tuo cuore a dirtelo!- conclude drammaticamente, sotto il mio sguardo scettico.
A volte mi dimentico di chi è figlio, finché non se ne esce con queste perle.
Riapre gli occhi e si rende conto che mi ha voltato le spalle e assunto una posa trionfale, gambe divaricate e petto in fuori, come un re che fa un discorso ai propri sudditi prima della battaglia.
-A-ah- rispondo monocorde e Storm sobbalza.
-A-ehm… Comunque insomma secondo me devi stare tranquilla, non è che Siegfried si sposa domani, ecco!- esclama, gesticolando nervoso e cercando di minimizzare ciò che è appena successo.
Lo imbarazza terribilmente questo lato così sentimentale del suo carattere, ma non riesce proprio a controllarlo a volte. Trattengo una risatina e lo affianco, passandogli il braccio intorno alla vita e addossandomi appena a lui, che subito mi abbraccia per le spalle.
-Hai ragione!- affermo convinta.
Storm si gira a guardarmi un attimo e ho l’impressione, per un breve secondo, che mi stia fissando in contemplazione. Ma è solo un’impressione mia, ne sono certa.
-Dai andiamo!- mi incoraggia, stringendomi un po’ di più per farmi camminare al suo passo, ma io faccio resistenza e lui capisce subito che c’è dell’altro che mi turba.
Solleva un sopracciglio, in attesa e, per la seconda volta in dieci minuti, eccomi impegnata ad evitare il suo sguardo.
-Forse dovrei smettere di venire in missione per un po’- ammetto a fatica dopo qualche secondo.
Storm trattiene il fiato e sono certa che se mi azzardassi a guardarlo ora lo troverei boccheggiante.
-Cosa?!-
-Oggi ho quasi perso il controllo di nuovo- spiego, quasi ferita.
Odio questa situazione! La odio!
Adoro la mia magia, dico sul serio! Mi piace controllare le piante e far crescere fiori di ogni tipo, soporiferi, velenosi, semplicemente belli da guardare. Droy mi ha insegnato tutto quello che c’è da sapere sulle piante e, imparando a generarle dal nulla, ne ho fatto un’arma tra le più potenti della nostra gilda.
Ma da qualche missione a queste parte mi sono accorta che, quando la situazione si fa molto tesa, qualcosa si rimescola in me, rischiando di farmi perdere il controllo e oggi ho quasi toccato il fondo, rischiando di colpire Storm e Lance con una delle mie liane da combattimento. Ho intenzione di parlarne con Wendy ma finché non scopro cos’è non mi sento tranquilla a combattere accanto ai miei amici.
-Ma l’hai recuperato subito!- protesta Storm, senza lasciarmi andare.
-La prossima volta potrei non riuscirci!-
-Ma che ne sai?!-
-E tu che ne sai che non ricapiterà?!-
-Ma non mi importa! Non puoi lasciare la squadra!-
-Storm…-
-Sif ti ricordi quando da piccola ti vergognavi di avere gli occhi di due colori diversi?!- mi interrompe, cogliendomi alla sprovvista.
Lo guardo a occhi sgranati, non capendo cosa c’entri questo con tutto il resto.
-Allora, ti ricordi o no?!-
-Sì ma…-
-Ti ricordi cosa ti ha detto zia Cana quando Wendy ti ha proposto di cercare un metodo per farli diventare dello stesso colore?!-
-Mi ha detto che senza un occhio blu e uno marrone non sarei più stata io…-
-Esatto! Vale anche per noi! Senza di te, il nostro Team non sarebbe più lo stesso! Noi ci fidiamo delle tue capacità e sappiamo che ti sai controllare ma dovresti cominciare a crederci anche tu!-
Trattengo il fiato, non so se per le sue parole o per il tono determinato che ha usato.
Certo che sono incredibili! Li conosco da quando siamo al mondo eppure riescono ancora a stupirmi dopo diciannove anni. Storm più di tutti.
Nessuno stupore che sia il mio migliore amico.
Per la seconda volta in pochi minuti, torno a sorridere più serena.
-Va bene?!- mi domanda, appena un po’ agitato di sentire se sono tornata sui miei passi o meno.
-Sì, va bene. Ma se rischio un’altra volta di colpirvi, io…-
-Non succederà!- taglia corto, ripassandomi il braccio intorno alle spalle e schioccandomi un bacio tra i capelli -E ora andiamo! C’è una festa che ci aspetta!-
 

 
§

 
-Stupidi capelli e stupido vestito!-
Mi fermo in corridoio e sbircio attraverso lo spiraglio della porta socchiusa della camera di Ella.
L’ho vista di sfuggita nell’ingresso quando è rientrata dalla missione e poi l’ho persa completamente di vista. Ora capisco dov’era finita, in bagno e in camera a prepararsi per stasera.
Una mezza risata sbuffata mi sfugge dalle labbra.
Meno male che non gliene fregava niente della festa!
Mi avvicino di più e mi addosso allo stipite con la schiena, aprendo lentamente la porta prima di incrociare le braccia al petto. È talmente impegnata a squadrarsi e maledirsi che nemmeno si accorge del mio riflesso nello specchio a figura intera.
In realtà non capisco dove stia il problema. È bellissima e non lo dico perché è mia sorella.
Sta davvero bene con l’abito blu notte senza spalline e i capelli rosa mossi sulle punte che le cadono tutti a cascata sulla spalla destra.
Sbuffa per l’ennesima volta e io sollevo un sopracciglio.
-Stai bene- mormoro e lei sobbalza accorgendosi finalmente di me.
Si gira a guardarmi, socchiudendo gli occhi minacciosa.
-Quando sei entrato?!-
-Due minuti fa. Qual è il problema?!- le chiedo e lei sostiene il mio sguardo solo pochi altri secondi prima di sospirare, lasciandosi andare allo sconforto.
-Odio le feste!- esclama, cominciando a gesticolare proprio come mamma quando è nervosa -Che bisogno c’è?! Perché, per Mavis, il Master ha dovuto organizzare questa… questa… cosa?!?!-
-Avrà avuto i suoi buoni motivi- provo a rispondere ma Ella non mi sente nemmeno.
-…trucco, i capelli, il vestito!!! Guardami!!! Sembro… sembro… un involtino primavera!!!-
Quasi mi strozzo con la saliva, senza mancare di notare la sua abitudine a riportare tutto al cibo, proprio come papà e per un attimo ho l’impressione che a pronunciare le parole “involtino primavera” gli occhi le siano diventati cuoriformi ma scaccio l’immagine dalla mia mente, focalizzandomi sul problema principale, che non è l’insaziabilità di mia sorella.
-Ella stai benissimo!!!- protesto, indicandola a due mani e alzando la voce.
-Non dire idiozie, Ash!- ribatte furente e io mi stacco dalla porta e avanzo nella camera per fronteggiarla.
-Non sono idiozie! Girati verso quello specchio e apri gli occhi dannazione!-
-Scusa sai se sono oggettiva e non mi ostino a cercare il bello anche nel fango, poeta dei miei stivali!-
-Il fango può essere molto ispirante!!!- mi indigno, stingendo i pugni lungo i fianchi -E sai una cosa?! Tanto meglio se sembri un involtino primavera, così nessuno ci proverà con te!-
-Ah adesso fai il fratello protettivo?!?! Ti ricordo, bello mio, che sono più grande di due anni, so difendermi da sola e non ti permettere mai più di darmi dell’involtino primavera!!! Questo vestito mi sta benissimo!!!-
Il silenzio cala nella stanza, rotto solo dai nostri respiri affannati.
Non mi ricordo manco come abbiamo iniziato a litigare ma alla fine lo scopo è stato raggiunto e Ella ha ammesso di stare bene vestita così, che poi era quello che mi interessava.
Un rumore raschioso ci fa sobbalzare e ci giriamo di scatto verso la porta aperta, da cui mamma e papà ci stanno osservando, lei perplessa, lui orgoglioso.
-È tutto a posto?!- chiede mamma con cautela.
Io e Ella la osserviamo qualche istante a occhi sgranati prima di scattare in simultanea, passandoci le mani nei capelli per riavviarli, in evidente imbarazzo.
-Sì certo!-
-Assolutamente!
-Io e Ash stavamo solo… solo…-
-Intraprendendo un civile scambio di opinioni!- completo per lei, annuendo con vigore.
-Sono così fiero di voi- mormora papà e io mi spalmo una mano sulla faccia mentre mamma gli tira un pugno sulla testa.
-Non aizzare i nostri figli a litigare tra loro!- lo rimprovera, prima di sospirare e prendersi le tempie con una mano -Almeno stavolta non avete distrutto niente- dice, parlando più con se stessa che con me.
È solo quando noto che anche loro due sono vestiti di tutto punto che mi ricordo che manca poco per andare alla gilda. Mi muovo rapido verso lo specchio a figura intera di Ella per darmi una sistemata e controllare che sia tutto a posto.
Voglio essere impeccabile stasera!
Non… non per qualche ragione in particolare eh!
-Ella, è arrivato Lance a prenderti comunque, sta aspettando in cucina!- la informa mamma, il tono vivace.
La vedo nel riflesso irrigidirsi e girarsi lentamente verso mamma, chiaramente inorridita.
-L-L-L-Lance?!- domanda scioccata e tremante e io non trattengo un ghigno.
-Sì- conferma mamma, accigliandosi -Non eravate d’accordo?!-
-N-noi non…-
-A dire il vero no ma dal momento che siamo tornati due ore fa dalla missione ho supposto che Ella non potesse già avere un cavaliere per stasera- interviene Lance che chiaramente non è più in cucina.
La flasha con uno dei suoi sorrisi da dentifricio e la vedo chiaramente arrossire e rischiare di sciogliersi sul parquet di casa.
Ancora una volta, perché abbiamo una casa per il 75% in legno?! Se questo non è sfidare la sorte…
-Ho fatto male?!- s’informa per sicurezza.
-Oh no!!!- urla quasi Ella, agitandosi e ricomponendosi immediatamente -Voglio dire no, hai fatto bene, hai supposto giusto, hai… hai…- comincia a balbettare e io mando gli occhi al cielo.
Considerato che ci vive insieme con tutte le missioni di gruppo che fanno, è ridicolo che si agiti così solo perché stasera è qui per farle da cavaliere.
Una vocina nella mia testa mi ricorda che non dovrei parlare, visto che reagisco allo stesso modo con Nerissa ma la scaccio prontamente.
-Bene!- esclama Lance, radioso -Allora posso darti questo- mormora poi, estraendo una scatolina dalla tasca della giacca.
Ella trattiene il fiato di fronte alla composizione floreale che si intravede attraverso la plastica trasparente e osserva rapita ogni movimento di Lance mentre estrae il piccolo ornamento per agganciarglielo al polso. Quando finisce, è rossa come un pomodoro e probabilmente sul punto di prendere fuoco.
Cioè, letteralmente intendo.
-Allora andiamo?!- propone lui, dopo alcuni secondi di attesa e le porge il braccio.
Ella riesce solo ad annuire e recupera veloce la sciarpa di scaglie di drago che userà come scialle prima di afferrare il braccio a Lance e lasciarsi guidare, stringendo velocemente la mano a mamma mentre esce dalla stanza.
Torno a squadrarmi nello specchio con aria critica e dopo un attimo un calore e un profumo famigliari e rassicuranti mi circondano. Le mani di mamma si muovono rapide ed esperte per sistemarmi per bene il colletto alto della camicia bianca e il suo viso sorridente spunta sopra la mia spalla nel riflesso. Le sorrido a mia volta, nervoso e la sua mano mi accarezza materna e delicata il coppino.
-Pronto per la festa?!- mi domanda, incoraggiante e io smuovo le spalle, facendo uno sforzo per essere positivo e caricarmi.
In fondo, sono certo che sarà una bella serata.
Sogghigno, lanciandole uno sguardo più sicuro.
-Sono tutto un fuoco- mormoro e lei scoppia a ridere felice. 
 
  
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