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Autore: Northern Isa    23/04/2016    2 recensioni
«Non ho idea di dove trovare Novokov» rispose, come se questo potesse chiarire che non sarebbe stata di nessuna utilità.
«Non mi aspettavo nulla del genere.» La sedia di Fury arretrò sul pavimento lucido dell’ufficio e l’uomo si alzò. «Ma c’è qualcuno che potrebbe saperlo.»
Natasha si alzò a sua volta, aggrottando le sopracciglia con aria interrogativa.
«Il Soldato d’Inverno.»

[Winterwidow post Captain America: The Winter Soldier]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Maria Hill, Natasha Romanoff, Nick Fury, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Natasha prese una serie di respiri profondi e distanziati, in modo da indurre il suo corpo a ridurre le pulsazioni. Il pensiero di essere stata tradita da James l’aveva sconvolta più di quanto sarebbe stato lecito ammettere, facendo defluire il sangue con un ritmo più concitato di quello che sarebbe stato accettabile da parte di un agente come lei.
Fury non aveva avuto torto, rifletté la Vedova Nera. Quando, qualche mese prima, Rogers si era intestardito nel sostenere che il Soldato d’Inverno non esisteva più, e che al suo posto era tornato Bucky Barnes, aveva fatto bene a non dargli corda e a tenerlo all’oscuro di quella ultima missione. Fury aveva previsto che Capitan America sarebbe stato troppo coinvolto, invece in quel momento in cui era così difficile capire di chi ci si poteva fidare, avevano più che mai bisogno di lucidità e freddezza. Ecco perché, tra tutti gli agenti a cui il direttore avrebbe potuto affidare la missione, aveva scelto la Romanoff: sapeva che la Russa sarebbe stata professionale o distaccata.
O almeno avrebbe dovuto esserlo.
Natasha si morse con forza l’interno della guancia, dandosi della stupida per aver abbassato in quel modo la guardia. Ma non c’era il tempo per prendersela con se stessa, doveva rispondere al fuoco dell’HYDRA e cercare, almeno adesso, di portare a termine la missione affidatale da Fury nel modo in cui lui si era aspettato. L’obiettivo non era cambiato: doveva impedire all’HYDRA di mettere le mani su Novokov e avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per riuscirci.
Con un ulteriore slancio delle gambe, balzò fuori dal suo nascondiglio approfittando di un momento in cui i nemici dovevano ricaricare le armi. Stringeva una pistola per mano, tutte e due puntate verso le sagome nere che erano agenti dell’HYDRA; le bocche di metallo esplosero abbastanza proiettili da farle perdere il conto, poi Natasha atterrò agilmente al riparo di quello che sembrava un vecchio tavolo rovesciato.
Aveva contato una quindicina di uomini ancora in piedi, troppi perché potesse sperare di uscire indenne da quel casino, eppure non si sarebbe arresa così facilmente. Ormai non sperava più che James sarebbe intervenuto a darle man forte, nemmeno si augurava che almeno non le andasse contro: si era già illusa una volta e non avrebbe ripetuto lo stesso errore in un frangente così delicato.
Inspirò ancora, poi si sporse nuovamente oltre la barriera costituita da quel tavolo per rispondere al piombo dell’HYDRA. Natasha agiva quasi senza pensare, così abituata a quei ritmi serrati, a quelle dinamiche. Aveva passato quasi tutta la sua vita in mezzo a uno scontro a fuoco e, probabilmente, così avrebbe continuato ad essere. Eppure, nonostante l’abitudine, riusciva a mantenere la lucidità necessaria per realizzare quando una situazione volgeva drasticamente a suo svantaggio, e quella in cui si trovava apparteneva alla categoria.
Altre pallottole fischiarono a pochissimi centimetri da lei, una fischiò quasi rasente all’orecchio, un’altra le colpì di striscio il braccio. Natasha strinse i denti e trattenne un’imprecazione mentre tornava a riparo, con il respiro di nuovo accelerato e la sensazione di avere l’arto in fiamme. Notò che il kevlar della sua tuta era lucido di sangue, ma per fortuna si trattava di ben poca cosa rispetto a ciò che sarebbe accaduto se fosse stata colpita qualche centimetro più in là. Si sforzò quindi di ignorare il danno e di concentrarsi ancora sui suoi nemici, tentando di non fare previsioni su quanto tempo sarebbe passato prima di ricevere un altro foro di proiettile.
Nel coro di spari che stava riducendo a brandelli la quiete di quell’edificio abbandonato, la Vedova Nera non distinse subito alcuni colpi che non provenivano né dalle sue armi, né dai ranghi dell’HYDRA. Seguirono nuovi movimenti, una nuova alternanza di chiaroscuri e altre voci che urlavano, sovrastando il fragore delle detonazioni. Natasha cambiò posizione e tentò di approfittare di quella nuova confusione per portarsi più vicina ai nemici, quando vide altre tute in kevlar, sulle quali spiccava appena il simbolo familiare di un’aquila dai profili bianchi, corredata dalla scritta Strategic Homeland Intervention Enforcement and Logistics Division. Fuori da ogni previsione, lo S.H.I.E.L.D. era lì; Natasha avrebbe potuto chiedersi la ragione della presenza di agenti di supporto non previsti a una missione che fino a quel momento era rimasta segreta, ma al momento tutto ciò che riuscì a fare fu ringraziarli mentalmente.
Un paio di uomini e una donna la raggiunsero, i primi due erano sconosciuti, ma la seconda era Maria Hill. La Vedova Nera era così sorpresa che tutto ciò che riuscì a chiedere fu:
«Che cosa ci fate qui?»
Nella penombra, l’ex vicedirettore dello S.H.I.E.L.D. inarcò un sopracciglio.
«Ordini di Fury» replicò in fretta. I suoi occhi setacciarono la figura di Natasha alla ricerca di eventuali danni, cogliendo subito un dettaglio che indusse Maria a increspare la fronte.
«Sei ferita» constatò.
«Sì, ma non è nulla di serio» tagliò corto l’altra.
Avrebbe dovuto aggiornare la Hill su tutto ciò che era successo fino a quel momento? Oppure lo sapeva già? Il fatto che agisse anche lei secondo gli ordini di Fury sollevava più domande che risposte. Al momento però il fragore degli spari e l’urgenza di reagire, oltre a una generale necessità di non morire, prevalevano su ogni altra cosa: Natasha avrebbe preteso delle spiegazioni, ma in un altro momento.
«Non mi aspettavo la presenza dell’HYDRA» disse soltanto, aggrottando la fronte.
Immancabilmente, il suo sguardo cercò un familiare braccio metallico nel punto in cui l’aveva visto per l’ultima volta. Concentrata com’era su James e sulla sensazione bruciante che, nonostante tutto, continuava a provare al pensiero di essere stata tradita da lui, si accorse con un secondo di ritardo che Maria non aveva risposto subito.
«Ce ne libereremo presto» rispose poi la donna, serrando le labbra in una piega dura.
Un attimo dopo, qualcos’altro sibilò a breve distanza da Natasha, inducendola a ritrarsi ulteriormente contro la barriera momentanea costituita da alcune casse di legno, ma quando con la coda dell’occhio scorse un vortice di colori scoprì che non si trattava di proiettili. Seguirono dei clangori di metallo e lo scudo in vibranio comparve nel suo campo visivo.
Natasha sbatté le palpebre: anche Capitan America era lì, si concentrò allora sul pensiero che quella battaglia poteva volgere ora a loro favore, tentando di ignorare quello relativo a cosa avrebbe pensato Steve se avesse avvistato Bucky tra i ranghi dell’HYDRA.
Lo scudo circolare compì una parabola, colpendo alcuni agenti nemici, facendo saltare le pistole dalle mani e alcuni denti dalle bocche, poi tornò nelle mani del proprietario, che arrivava di corsa proprio alle spalle di Natasha.
«Capitano» lo accolse Maria, come se si fosse aspettata di vederlo spuntare proprio in quel modo e in quel momento.
La Vedova Nera incontrò gli occhi azzurri del super soldato mentre questi le annuì brevemente. Non c’era tempo per altre esitazioni, dovevano sfruttare al meglio il vantaggio guadagnato. L’ex spia russa emerse da dietro le casse di legno il tanto che bastava per prendere la mira e sparare contro i suoi obiettivi, in poco tempo quell’edificio abbandonato si era trasformato in un macello di sangue e piombo, ma ormai era chiaro che l’HYDRA era in rotta. Tuttavia si trovavano ancora in una fase molto delicata e nessuno di loro doveva perdere la concentrazione o cedere a un illusorio senso di sicurezza.
«Novokov è ancora là in mezzo» gridò infatti Natasha, tentando di sovrastare con la propria voce il rumore degli spari.
Non sapeva quanto Steve e Maria sapessero della sua missione, ma immaginava parecchio, visto che si trovavano lì. In ogni caso, la Russa doveva evitare che l’ex dormiente finisse nelle mani dell’HYDRA e ora che erano arrivati i rinforzi era più sicura di potervi riuscire.
Anche James è lì…
Il Soldato d’Inverno tra i ranghi dell’HYDRA era forse una prospettiva peggiore di quella costituita da Novokov in mezzo ai loro nemici, così Natasha si morse la lingua e proseguì.
«E anche Barnes.»
Le sembrò quasi di sentire il tono pratico con cui Maria Hill avrebbe detto che erano entrambi compromessi e che dovevano fare i conti con un cambiamento di programma, ma l’ex vice direttore dello S.H.I.E.L.D. non disse niente, limitandosi a continuare a sparare a breve distanza da Natasha.
I nemici con le tute scure decorate con i profili rossi del simbolo dell’HYDRA stavano ripiegando verso l’esterno, soverchiati ora dagli agenti dello S.H.I.E.L.D. e da due Vendicatori. In particolare, erano due gli individui che continuavano a sparare, coprendo la ritirata degli altri. Uno dei due ricevette un proiettile in fronte da parte di Natasha, l’altro invece venne colpito allo stomaco dallo scudo lanciato da Capitan America. Ridotto il fuoco nemico quasi a zero, la Romanoff balzò in avanti, lasciando il suo riparo. Stringeva sempre la pistola in pugno, ma era ormai pronta a un corpo a corpo. Intercettò infatti prima uno, poi due adepti dell’HYDRA che le correvano incontro e li aggredì entrambi, alternando colpi ben piazzati a schivate degne di un’atleta. Tutti i muscoli dell’agente erano tesi verso un unico obiettivo: neutralizzare il prima possibile gli ostacoli che le si erano parati davanti. Impegnata com’era in uno scontro senza esclusione di colpi, tentava comunque, per quanto fosse possibile, di avvistare Novokov e il Soldato d’Inverno. I suoi occhi vigili setacciarono tutti gli uomini in rotta che le volgevano le spalle alla ricerca del familiare braccio di metallo, ma era impossibile avvistarlo in tutta quella confusione.
Alla fine, così come era iniziato, tutto finì. Natasha percepì che qualcosa era cambiato: l’immobile era tornato quieto e nel silenzio risuonò solo il tonfo dell’adepto dell’HYDRA che aveva appena mandato a terra. Il petto della Russa si alzava e abbassava ritmicamente mentre lei tentava di rimodulare il respiro per farlo tornare alla cadenza consueta, intanto il suo sguardo setacciava l’ambiente o ciò che ne era rimasto. Le pareti di cartongesso consunto erano crivellate di colpi, sul pavimento sbeccato giacevano alcuni corpi i cui arti erano piegati secondo angolature innaturali. Degli agenti dello S.H.I.E.L.D. li stavano afferrando per le braccia o le gambe al fine di portarli via, tracciando dei segni di trascinamento rosso sangue.
«Natasha, tutto bene?»
Una voce la costrinse a voltarsi: Rogers avanzava verso di lei con lo scudo in vibranio già assicurato alla schiena. Aveva riportato qualche graffio, ma era fondamentalmente illeso. Lo sguardo del Capitano indugiò sul braccio ferito di Natasha e anche lei si costrinse a guardare i lembi rossi di sangue della lesione sotto al tessuto strappato. Nella concitazione degli ultimi scontri, con l’adrenalina che montava, se ne era quasi dimenticata.
«Non è niente» tagliò corto prima che Steve potesse proporle di medicarsi. C’erano cose più urgenti di cui discutere in quel momento.
Ma Natasha si trovò improvvisamente a corto di parole quando scorse la sagoma di James alle spalle del Capitano. Resosi conto di aver perso l’attenzione della Vedova Nera, anche Steve si voltò.
Per un pezzo, nessuno disse nulla. Poi vennero raggiunti anche da Maria Hill, aveva riportato un taglio sotto lo zigomo e zoppicava leggermente, ma non sembrava niente di serio.
«Bucky…» disse dopo un po’ Steve, ma Natasha sentì la sua voce come un rumore lontano.
«Tu!» apostrofò a sua volta il Soldato d’Inverno. Le parole le uscirono dalla bocca prima che potesse mordersi la lingua. «Cosa ci faceva l’HYDRA qui? Sono stata attenta a non far trapelare nulla, perché non capissero che eravamo sulle tracce di Novokov, eppure ce li siamo trovati tra i piedi lo stesso!»
Natasha aveva avanzato fino alla figura massiccia dell’ex agente del KGB, quasi volesse affrontarlo di petto. L’occhiata che lui le scoccò fu dura come il marmo.
«Credi che sia stato io ad attirarli qui?»
Sentirsela sbattere in faccia con quel tono rese un’ipotesi perfettamente razionale più vacillante. Ma Natasha era stata già cieca una volta, non avrebbe abbassato la guardia. Nulla in tutta quella vicenda faceva ricadere i sospetti su qualcun altro, solo Barnes doveva aver comunicato i loro programmi ai suoi vecchi amici dell’HYDRA.
La donna schiuse le labbra per ribattere qualcosa di caustico, quando Maria sollevò una mano per interromperla prima che aggiungesse altro.
«Vi meritate una spiegazione.»
«Tu dici?»
La voce di James risuonò sarcastica e sprezzante, le sopracciglia si inarcarono e si aggrottarono un attimo dopo, facendolo tornare l’uomo che aveva addestrato Natasha nella Stanza Rossa.
Maria non distolse lo sguardo, ma lo puntò insistentemente sul viso di ognuno di loro.
«È stato il direttore Fury. Sapeva che l’HYDRA era sulle tracce di Novokov e ha ritenuto di raggiungere un duplice obiettivo.»
Natasha espirò seccamente, sciolse le braccia annodate sotto al seno e modellò le labbra in una smorfia incredula.
Fury. Non aveva pensato a lui, sbagliando: era esattamente il genere di cose che faceva il direttore. Lei lo aveva aggiornato costantemente sui progressi della missione che stava conducendo con Barnes, sapeva benissimo dove si sarebbero diretti quella sera e quando. Aveva dunque teso una trappola all’HYDRA per spingerla allo scoperto? O la trappola l’aveva tesa ai suoi agenti?
Consapevole che gli altri aspettavano altre spiegazioni, il luogotenente di Fury continuò.
«Il direttore ha inviato un messaggio anonimo con le indicazioni di questo luogo, sapevamo che era controllato dall’HYDRA. Ci aspettavamo che se il messaggio fosse intercettato, si sarebbe pensato che proveniva da Barnes.»
James strinse i pugni.
«Quindi lo avete usato, non è così?»
Natasha si era aspettata che James avrebbe replicato rabbiosamente, ma non era stato lui a parlare. Steve aveva le labbra contratte in una piega che solo a guardarla sembrava dolorosa.
«È così che funziona, Capitano» si oppose Maria, ruotando il busto verso di lui. Avrebbe sempre difeso l’operato del direttore, questo era ormai chiaro a Natasha. «Compartimentazione delle inform-»
«Lo so, lo so» ribatté Steve, serrando le palpebre per un secondo. «Segreti, misteri… Fury si fida così poco di noi da usarci come esca per i suoi piani?»
«L’HYDRA non è solo un suo -»
«Avrebbe dovuto dircelo!»
La voce del Capitano risuonò nell’ambiente vuoto come l’eco di una granata e zittì perfino Maria, che rimase a fissarlo con sguardo impenetrabile, senza però obiettare altro.
Di solito Natasha non si schierava dalla parte di Rogers, anzi più volte erano stati in disaccordo su quegli argomenti, non ultimo sulla nave dello S.H.I.E.L.D. che era stata presa d’assalto da Georges Batroc, in quanto la Vedova Nera difendeva quei metodi basati sulla segretezza. Ma quella volta… Fury aveva complicato le cose, esponendo una missione già complessa a un pericolo ancora maggiore, e solo per prendere due piccioni con una fava. Assicurarsi di avere Novokov sarebbe stato già un risultato importante, invece il direttore aveva voluto sferrare contemporaneamente un duro colpo all’HYDRA. Il fatto che Natasha e James avevano rischiato di lasciarci la pelle era un dettaglio marginale per lui?
La Russa tentò di non fare alcuna associazione con i metodi del KGB e cercò lo sguardo di Barnes. Era stato così logico dare per scontato che la colpa ricadesse su di lui, ma James non l’aveva tradita. Il sollievo generato da quella scoperta però fu contaminato da una dolorosa morsa allo stomaco.
La tensione generata dallo scontro verbale tra Rogers e la Hill crepitava ancora nell’aria, quando un agente si avvicinò al gruppetto.
«Dovrebbe vedere una cosa…»
Si era rivolto solo a Maria, ma anche gli altri lo seguirono. Si allontanarono di qualche passo: a terra, vicino alla colonna dietro la quale si era riparata Natasha all’inizio dello scontro a fuoco, con la giubba impregnata di sangue, c’era il corpo riverso di Leonid Novokov.





NdA: eccomi con un nuovo aggiornamento. Arrivano i nostri! Dopo aver infilato l'HYDRA in questa storia, non potevo esimermi dal tirare in ballo anche lo S.H.I.E.L.D. e Steve. Ecco chiarito come mai l'HYDRA è arrivata sul posto, certi metodi non si smentiscono mai.
Con un ulteriore colpo di scena, vi avviso che questo è il penultimo capitolo di questa mini-long. Un ringraziamento a tutti coloro che leggono e recensiscono!
   
 
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