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Autore: 365feelings    23/04/2016    0 recensioni
1. I can’t stop this feelings / deep inside of me (I met you at a summer camp years ago why are you acting so comfortable around me!au)
2. Feelings are intense / words are trivial (apocalisse zombie!au)
3. Lights will guide you home (fantasy/medieval!au)
4. We might be dead by tomorrow (post apocalittico!au)
5. Living like we're renegades (In the flesh!au)
6. You’re no good for me / But baby I want you (modern!au)
7. Sleeping with ghosts (modern!au)
Se ci pensa fa quasi ridere. Nella casa coloniale presso cui lavora e in cui si sono consumati sanguinosi delitti non c'è l'ombra di un fantasma. Nel suo nuovo appartamento, invece, sì.
Quasi. Perché quella è sua dannatissima vita, non una puntata di Ghost Whisperer e lui non ha tempo da perdere.

Raccolta di alternative universe | solangelo | tanti headcanon | slow build relationship
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Will Solace
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Autrice: kuma_cla
Titolo: Sleeping with ghosts
Coppia: Will/Nico
Rating: verde
Genere: angst, commedia, sentimentale, introspettivo
Avvertimenti: modern au, oneshot, medium!Nico, ghost!Will
Prompt: #94 X è un medium e Y un fantasma!au
Note: ogni tanto ritorno. La storia non è esattamente come contavo venisse, ma non mi dispiace quindi tiè, beccatevela.
  • Il prompt è quello della challenge 100au del CampMezzosangue, mentre l'idea di far lavorare Nico in una casa coloniale dell'orrore viene un prompt che littledarkrin aveva lasciato per la PJShipWeeks.
  • Il titolo proviene dall'omonima canzone dei Placebo.
  • La figura di Hazel in questa storia è ispirata a quella di Blue Sargent (The Raven Cycle). Forse scriverò un seguito, forse no. L'idea è quella che Hazel riesca ad amplificare le cose, in questo caso Will e il suo corpo. 
  • Ultimante io e le storie lunghe siamo un po' meh. Questo non significa che abbia perso l'ispirazione o l'interesse per fandom, anzi. Ma è più probabile trovare aggiornamenti qui (Miscellanea; come dice il titolo: raccolta di cose a caso brevi) e qui (Fahrenheit 32; missing moments e future fics di In città zero gradi).
  • Ultima cosa: è in corso una nuova iniziativa, la Sping Shower. Cosa state aspettando? Partecipate!


 

1. Will

La regola numero uno (ex numero due e salita al prima posto dopo che non parlarmi non guardarmi non toccarmi è stata cancellata ancora mesi prima) di una ridicola lista stilata dal suo coinquilino è non entrare in camera mia.
Will fissa ancora per qualche secondo la porta chiusa non perché abbia paura di infrangere uno dei divieti (in quei mesi di convivenza li ha infranti tutti almeno una decina di volte) ma perché sta valutando se Nico meriti di essere svegliato o se piuttosto essere lasciato dormire. Alla fine decide che è il caso di farlo alzare.
Per quanto ci provi, non riesce proprio ad essere un fantasma dispettoso e rancoroso.
Passare attraverso le cose non gli piace, per questo la porta del bagno e dello sgabuzzino sono sempre aperte. Quella della camera di Nico, invece, è sempre chiusa – come se bastasse quello a scoraggiarlo dall'infrangere la regola numero uno. Non gli piace, è vero, ma non per questo a volte, come in quel momento, non lo fa.
Dall'altra parte è buio e solo alcuni deboli raggi di sole filtrano dalle tapparelle abbassate. Si avvicina al letto, il piede che pesta e attraversa la sveglia caduta sul pavimento, e con un sospiro inizia a chiamarlo.
Nico impiega un po' di tempo per reagire e quando lo fa è all'apice della sua insofferenza e del suo cattivo umore. Quando capisce cosa sta accadendo gli lancia uno dei cuscini, che evita, e poi un altro, che non evita.
«Ehi! Che modi sono?!»
«Vaffanculo Solace. Cosa ci fai in camera mia? Ti avevo detto di non entrare».
«Sono venuto a svegliarti, è tardi» replica e se fosse ancora vivo si starebbe mordendo l'interno della guancia per non rispondergli male. Lo conosce ormai da mesi e lo trova anche piuttosto divertente, ma ci sono momenti in cui il suo carattere scorbutico sfida la sua pazienza.
«Perché? Che ore sono? Se stai cercando ancora una volta di –»
«Quasi mezzogiorno».
«Cosa?!»
«Ti avevo detto che uscire a bere una birra con Percy Jackson non era una buona idea e che rientrare tardi era ancora peggiore».
Non appena finisce la frase se ne pente. Primo perché Percy Jackson non è un argomento di cui discutere con un Nico appena svegliato e in ritardo per il lavoro. Secondo perché non aveva intenzione di suonare così petulante e risentito. Se Nico vuole uscire a prendere una birra con un suo amico di infanzia (storica cotta) e rientrare tardi è perfettamente libero di farlo (come ha effettivamente fatto). Ha venticinque anni, è adulto, non deve rendere conto a nessuno delle sue azioni, tanto meno a lui. Non vuole essere quel tipo di coinquilino, amico, qualsiasi cosa sia geloso – anche se, in effetti, lo è. 
Nico, comunque, non sembra averlo ascoltato.
«Perché non mi hai svegliato?!» gli domanda accedendo la luce e scoperchiando il letto con urgenza.
«Credo di capire come si senta la madre di un figlio adolescente ingrato».

Sono passati quattro giorni da quando Nico ha rivisto Percy Jackson e ovviamente non si è lasciato scappare neanche una mezza parola su come sia andata la serata. Will pensa di non aver mai detestato così tanto la riservatezza dell'altro e la sua curiosità, per non parlare del suo dispensare buoni consigli.
Quando per la prima e unica volta gli ha parlato di questo Perseus lo ha ascoltato in silenzio, grato per quel momento di intimità, e poi gli ha detto «Penso che dovresti smettere di scappare e affrontare Percy Jackson. Potrebbe stupirti». A distanza di mesi rimpiange di aver aperto bocca. A distanza di mesi il pensiero che potrebbe averlo buttato tra le braccia di un altro lo tormenta. A distanza di mesi si detesta perché non ha alcun diritto di sentirsi così. Dovrebbe essere un buon amico (o coinquilino o quello che è) ed essere felice per lui, non geloso.
«Avanti» gli dice Nico di punto in bianco mentre stanno guardando Daredevil.
«Eh?»
«Lo so che stai morendo dalla voglia di chiedermelo» continua senza distogliere lo sguardo dallo schermo e mettendo in pausa il telefilm «Per cui avanti, chiedi».
Se fosse ancora vivo, probabilmente il suo cuore avrebbe appena perso un battito: Nico gli ha dato il permesso di fare una domanda personale (uno dei divieti presenti nella lista).
A questo punto non è più nemmeno sicuro di voler sapere la risposta perché e se si sono messi insieme o qualcosa del genere? Percy ha una fidanzata storica, ma se avesse cambiato idea? Insomma, si sta parlando di Nico di Angelo: non una bellezza convenzionale (e nemmeno un carattere facile), certo, ma comunque una bellezza. A volte è quasi grato di essere morto, perché se fosse ancora vivo non riuscirebbe a stargli così vicino o a parlargli senza arrossire e balbettare e tradire i suoi sentimenti. Quasi. Perché essere stato investito ed essersi risvegliato sopra il proprio cadavere fa schifo.
«Com'è andata con Percy?» chiede alla fine e spera che l'altro non noti l'incertezza, l'incredulità e il timore nel tono della sua voce.
«Bene» replica «Abbiamo parlato».
Will, che ha iniziato a conoscere il ragazzo e i suoi tempi, sa che il racconto non è ancora terminato e attende in silenzio il seguito.
«Ha chiesto ad Annabeth di sposarlo e lei ha accettato».
Altra pausa.
Foggy resta immobile sullo schermo.
Lui resta in attesa. Se fosse ancora vivo starebbe trattenendo il respiro.
«Gli ho detto che sono gay. E che è stato il primo ragazzo di cui mi sono innamorato. E che l'ho superata e che in fondo non è nemmeno il mio tipo».
Altro silenzio, ma questa volta il racconto è finito. Nico schiaccia il tasto play e Foggy riprende a camminare e a parlare. Se fosse ancora vivo, Will avrebbe ripreso a respirare.

Da quando Nico si è trasferito essere morto non è più così brutto. Certo, sarebbe stato meglio essere ancora vivo, però Will il bicchiere l'ha sempre visto mezzo pieno o almeno ci ha sempre provato. Quindi anche adesso si concentra sulle cose positive, un atteggiamento che da mesi sta cercando di trasmettere al suo coinquilino. Senza molto successo, a dire la verità, ma la speranza è l'ultima a morire.
«Non può essere così terribile».
«Ci sarà anche Demetra. Terribile è riduttivo».
«Però rivedrai Hazel. Non sei felice di rivederla?» insiste, ricevendo in risposta un sì borbottato «Guarda il lato positivo e lascia perdere tutto il resto».
«Quanto sei seccante».
Gli sorride e gli raccomanda di divertirsi mentre lo accompagna alla porta. Nico si è trasferito lì alla fine di luglio e fino ad ora è uscito di casa solo per andare a lavoro. Quella è la prima volta che si assenterà per diversi giorni e Will all'improvviso si ritrova a dover ricordare a se stesso che il bicchiere è mezzo pieno e non mezzo vuoto. È difficile. Si concentra sul fatto che Nico tornerà dalla sua famiglia e che questa è una cosa positiva. Gli rivolge un altro sorriso di incoraggiamento per convincerlo ad andare e per convincersi che vada tutto bene.
«Allora io vado».
Annuisce.
Non andare non andare resta non abbandonarmi ti prego non lasciarmi solo.
«Vai!» ribatte e se avesse ancora un corpo lo spingerebbe fuori di casa.
«Non entrare in camera mia» gli ricorda Nico prima di uscire, poi la porta si chiude alle sue spalle e Will è solo.
Sono solo pochi giorni, si ripete guardandosi attorno. Giusto il tempo di festeggiare il Natale e poi torna. Solo pochi giorni. Sei rimasto da solo per anni. Cosa sono in confronto pochi giorni?
Inizia a tenerne il conto rannicchiato sul letto di Nico.

 

2. Nico

Se ci pensa fa quasi ridere. Nella casa coloniale presso cui lavora e in cui si sono consumati sanguinosi delitti non c'è l'ombra di un fantasma. Nel suo nuovo appartamento, invece, sì.
Quasi. Perché quella è sua dannatissima vita, non una puntata di Ghost Whisperer e lui non ha tempo da perdere.
«Solace, ti vuoi muovere?!» sbotta davanti la porta chiusa «Avanti, sbrigati!» insiste «Ma si può sapere che stai facendo in bagno? Sei morto! Morto!»
«Non serve agitarsi tanto e ricordar–» replica Will uscendo dalla stanza, ma Nico non lo ascolta nemmeno e si precipita in bagno attraversando il corpo del fantasma.
«Che rude!» lo sente dire dall'altra parte della porta e si chiede come abbia fatto a finire così. Uno passa anni ad ignorare la gente morta per cercare (senza troppo successo) di portare un po' di tranquillità nella propria disastrata vita e di sembrare meno strano agli occhi del mondo e poi basta cambiare casa per vanificare ogni sforzo.
Una volta era diverso. Quando era piccolo gli piaceva parlare con i fantasmi e aiutarli se poteva. All'inizio non li distingueva nemmeno dai vivi, poi ha imparato. Poi Bianca, la sola che all'epoca gli aveva creduto, è morta e l'unico fantasma di cui aveva bisogno non si è presentato.
Da un'altra stanza, probabilmente dalla cucina, Will gli ricorda di fare colazione prima di andare a lavoro e Nico si passa le mani sul volto. Non ha proprio idea di come abbia fatto a finire così: una lavoro molto al di sotto delle sue potenzialità (come in famiglia amano ricordare) e un appartamento (e forse qualcosa di più) condiviso con il fantasma più seccante che abbia mai avuto il dispiacere di incontrare.

Ha smesso da tempo di entusiasmarsi per il proprio compleanno, in fondo non è che un giorno come un altro e un costante promemoria che lui sta invecchiando mentre Bianca no. Will ovviamente non la pensa allo stesso modo, figuriamoci, e prende quasi come un affronto personale il suo non voler festeggiare.
Ha la netta sensazione che se avesse ancora un corpo gli starebbe preparando una torta e il pensiero lo rallegra e lo intristisce allo stesso tempo perché fa male ricordare che una volta anche Will era fatto di carne e sangue e poteva toccare le cose (le persone) senza passarci attraverso. Non sa esattamente quando ha iniziato a fare male, probabilmente tra un litigio e una risata, ma ha iniziato e ora fa dannatamente male – così tanto che vorrebbe strapparsi il cuore dal petto. Pensava, sperava di non dover provare più nulla di simile. Poi gli è capitato tra capo e collo Will La mattina ha l'oro in bocca Solace e ha provato, lui davvero ci ha provato all'inizio, a tenerlo lontano, a non conoscerlo, a non ridere alle sue battute, a non seccarsi per i suoi rimproveri, a non farlo entrare nella sua vita (nel suo cuore), ma ha evidentemente e clamorosamente fallito.
«Cos'è quel muso lungo?!» gli domanda il fantasma «È il giorno del tuo compleanno, non puoi essere triste. Te lo proibisco».
«Me lo proibisci?» ribatte alzando un sopracciglio. Fantasma o meno, Will è una delle poche persone che conosce che non si fa problemi a prenderlo di petto. Non lo tratta come un pazzo o un essere delicato, non ha paura di lui (disgraziatamente), non si gli muove attorno con circospezione come se fosse sul punto di esplodere o qualcosa del genere. Will lo affronta, gli tiene testa (o ci prova) e Bianca era come lui.
Per un istante l'altro si blocca, allarmato dal suo sguardo, poi ripete «Sì, te lo proibisco» e Nico trova che sia quasi divertente.

Ci sono momenti (e questo è uno di quelli) in cui si chiede cosa ci sia di sbagliato in lui. Perché deve esserci. Per forza.
Bianca diceva che era speciale, perché vedeva cose che gli altri, che nemmeno lei, erano in grado di vedere; che il suo era un dono. Le persone dicevano che era strano, probabilmente malato; che tuttalpiù la sua era una maledizione.
A Bianca non importava se gli piacevano i maschi piuttosto che le femmine, a lei bastava che lui fosse felice. Alla persone, invece, importava eccome.
Razionalmente Nico sa che non c'è niente che non vada in lui (tranne forse il vedere i fantasmi). Il desiderio, però, di essere normale, nella media, ordinario lo colpisce a tradimento ancora una volta. Non è più un adolescente insicuro e stravolto dalla morte della sorella, quel Nico appartiene al passato. Ma basta così poco per farlo riaffiorare. Come ad esempio una spruzzata di efelidi sotto un paio occhi blu.
Perché non può avere una vita tranquilla e regolare? Perché deve essere in grado di vedere cose che gli altri non vedono? Perché non possono piacergli le ragazze?
A pochi passi da lui Will ride e con lui sembra farlo l'intera stanza. Quando è felice è come se lo fossero anche le cose che lo circondano.
Perché non può piacergli un ragazzo qualsiasi vivo?
La risata del fantasma lentamente si spegne.
«Cosa c'è?»
«Niente».
«Non è vero» ribatte Will. Sembra così tranquillo e rilassato, sembra uno che lascia perdere e invece è uno che insiste e lotta. Infatti aggiunge: «Non mi piace quando menti».
È anche diretto. È uno che, a differenza di lui, sa usare le parole e sa cosa dire. È paziente e non lo lascerà andare fino a quando non gli avrà risposto.
Potrebbe mentirgli e potrebbe perfino farla franca. È un abile bugiardo e Will ha troppa fiducia negli altri. Potrebbe, sì, potrebbe.
«Vorrei averti conosciuto prima» gli dice invece e continua «Vorrei -»
«No» lo interrompe «Ti prego, non continuare».
«Volevi la verità» gli fa notare «E la verità è che vorrei poterti baciare».
Poco prima Will stava ridendo ed ora è come se gli avessero appena strappato il cuore dal petto. Lo sguardo che gli rivolge è come se avessero appena spento il sole.
«Lo vorrei anch'io» sussurra il fantasma, allungando una mano per sfiorargli una guancia. Ma le dita attraversano la sua pelle e il braccio di Will ricade contro il fianco.
«Lo vorrei anch'io» lo sente bisbigliare ancora.

 

3. Hazel

Il nuovo appartamento non sembra molto grande, ma è curato e pulito. Da suo fratello non si aspettava niente di meno e lasciando le scarpe e il piccolo trolley all'ingresso avanza fino alla cucina che intravede in fondo alla sala.
Sta appoggiando la borsa della spesa sul bancone che separa le due stanze quando si accorge che davanti il piano cottura c'è un ragazzo. È alto e biondo e non si aspettava di trovarlo in casa. Non si aspettava di trovare nessuno.
All'inizio quindi è sorpresa e anche un po' imbarazzata, perché sa che Nico è gay e per lei questo non è un problema, ma non hanno mai parlato molto della sua vita sentimentale né lo ha mai visto in compagnia di qualcuno. Ed ora c'è un bel ragazzo nella cucina di suo fratello e non ha idea di come ci si debba comportare, tanto più che Nico non le ha detto nulla. Cosa deve fare? La sorella gentile o la sorella protettiva? Deve salutarlo e presentarsi o deve fargli un discorso intimidatorio del tipo se spezzi il cuore a mio fratello poi te la devi vedere con me?
Poi il bel ragazzo in questione la nota, le rivolge un sorriso gentile e luminoso e Hazel improvvisamente non è più agitata.
«Scusami, non sapevo che ci fosse qualcuno in casa» gli dice e mentalmente si annota di rimproverare Nico perché lui potrà anche aver ereditato il pessimo carattere e le pessime maniere del loro padre, ma lei no e detesta essere scortese o maleducata. Quindi si avvicina porgendogli la mano, ignorando la strana sensazione che prova, come se quello sconosciuto fosse slegato dal tempo e dallo spazio.
«Io sono –»
«Hazel» continua il ragazzo, guardando per un istante la sua mano con curiosità e sorpresa e poi stringendola «Nico mi ha parlato di te. Io sono Will. Will Solace».

Scambiare aneddoti divertenti su suo fratello mentre prepara la cena con quello che suppone essere il fidanzato di suddetto fratello è l'ultima delle cose che credeva avrebbe fatto quel giorno. O quella settimana. O in quella vita. Ma Will è una persona bellissima (anche se lo ha appena conosciuto non ne ha dubbi) e tutto in lui, nel suo modo di porsi e nelle sue parole la mette a suo agio.
Per cui quando quella sera Nico rientra da lavoro, la trova intenta a ridere mentre gira il mestolo nella pentola.
«Tutto bene?» le chiede, guardandola perplesso con ancora il giubbino di pelle addosso.
«Sì, sì, scusami» gli risponde abbassando il fuoco e raggiungendolo per salutarlo con un abbraccio veloce «Will mi stava raccontando –».
Lo sente irrigidirsi tra le sue braccia e sa che suo fratello non apprezza il contatto fisico, ma non ha mai reagito così alle sue manifestazioni d'affetto quindi si allontana quanto basta per guardarlo in volto.
«Cosa c'è?» gli chiede preoccupata. 
«Hai detto Will».
«Sì, Will» conferma senza capire e voltandosi verso il ragazzo che sta finendo di apparecchiare la tavola e che agita una mano in segno di saluto.
«Nico?» lo chiama, cercando di ottenere una risposta, ma suo fratello non sembra intenzionato a dargliela. Le rifila la scusa che è stanco per il lavoro («Staccare biglietti per appassionati delle case dell'orrore è un'attività più impegnativa di quanto nostro padre non pensi») e di non preoccuparsi. Hazel ovviamente si preoccupa e intuisce che le sta nascondendo qualcosa, ma lo asseconda. Almeno per il momento.

Come molte altre persone non ha mai visto un fantasma in vita sua, tuttavia non dubita, non lo ha mai fatto, che Nico ne sia in grado e mentre gli altri si chiedono perché credere a una simile storia lei si chiede perché no.
Quindi quando suo fratello le dice che Will, il bellissimo e meraviglioso Will con cui ha chiacchierato e cucinato e riso, è un fantasma e le spiega l'intera storia, lei gli crede. Non vede perché non dovrebbe e questo spiegherebbe la strana sensazione che ha provato. Quando era piccola, a volte, capitava che fosse sua madre a dover andare dal lavoro e non il contrario (possedevano un negozio nel quartiere francese di New Orleans, proprio sotto il loro appartamento, ed era lì che solitamente Marie Levesque esercitava la sua arte – così la chiamava). Quando accadeva, a volte, sua madre la portava con sé perché «Amplifichi le cose» – così le diceva. All'autrice dei suoi giorni, invece, Hazel non ha mai creduto del tutto, complice la consapevolezza che gli amuleti venduti non avevano alcun potere dal momento che erano loro stesse a fabbricarli e che le pietre e le perline comprate al mercato erano tutto fuorché magiche. Forse però Marie Levesque non mentiva del tutto quando parlava di lei. In ogni caso ora è troppo tardi per chiederglielo, dal momento che è morta una decina di anni prima lasciandole in eredità una dubbia reputazione e debiti che non sarebbe riuscita ad estinguere per molto, veramente molto tempo, se non fosse intervenuto suo padre.
«C'è solo una cosa che non capisco» gli dice «Com'è possibile che io riesca a vederlo. Gli ho anche stretto la mano».
«Questa è una cosa che non capisco nemmeno io» ammette Nico «Non ho mai fatto ricerche, non so veramente come funzioni il mondo dei fantasmi. È la prima volta che assisto ad un simile fenomeno».
Lo sguardo di entrambi si sposta allora su Will che seduto sul divano si sta riempiendo la bocca di popcorn. Sentendosi osservato si blocca e abbozza un sorriso. Nico rotea gli occhi e Hazel trova che siano adorabili e all'improvviso la colpisce un pensiero. Ha dato per scontato che fossero fidanzati o che si stessero frequentando, ma la consapevolezza che Will sia in realtà morto (una consapevolezza terribile) cambia tutto. Significa che anche volendo non possono frequentarsi. Anche volendo non possono stare insieme. E lei non ha dubbi che vorrebbero. È in quell'appartamento solo da poche ore, ma conosce suo fratello, conosce la sua natura solitaria e sa che nessuno è bravo quanto lui ad escludere le persone dalla sua vita. Se Will gli avesse davvero dato fastidio non gli avrebbe permesso di avvicinarsi così tanto o avrebbe traslocato. Invece è rimasto e si è innamorato di lui.
Le si spezza il cuore.
«Se me ne vado Will perde consistenza» inizia e Nico, che intuisce cosa sta per dire, la blocca.
«No. Hazel. No. È la tua vita, è preziosa, non puoi stravolgerla così. Non puoi trasferirti. Pensa a Frank, all'università, alla tua carriera».
«Anche quello che c'è tra voi è prezioso» ribatte e in un'altra occasione si soffermerebbe su quanto è adorabile Nico quando arrossisce, ma non è quello il momento e regge il suo sguardo, sfidandolo a dire il contrario. A capitolare, alla fine, è suo fratello.
«Non è che dobbiamo decidere tutto subito. Apparentemente ci sono diverse cose su cui dobbiamo informarci e il mio aereo èdopodomani. Direi di andare a letto ora e di iniziare le ricerche domani mattina» propone guardando entrambi i ragazzi, che annuiscono, e poi aggiunge «Io prendo il divano. Will, sono sicura che Nico non avrà problemi ad ospitarti in camera sua».

 

4. Will e Nico

Da quando è rientrato a casa Nico non ha smesso di provare una strana sensazione che deve essere felicità, solo che lui ha dimenticato cosa voglia dire essere così felici e non sa come comportarsi. Fa quindi ciò che gli riesce meglio e si chiude in se stesso, anche se non è sua intenzione apparire freddo o distaccato, soprattutto non ora che Will è davanti a lui e può essere toccato. Il solo pensiero lo fa fremere e vorrebbe, quanto vorrebbe, allungare la mano verso il ragazzo. È tutta la serata che combatte il desiderio di toccarlo e ora che sono da soli, ora che effettivamente potrebbe resta immobile. Bloccato. Imbarazzato.
Will d'altro canto teme che avere di nuovo un corpo, anche solo momentaneamente, possa essere un problema, perché sa quanto l'altro ci tenga agli spazi personali e un conto era invaderli prima, quando era solo un ricordo incorporeo di ciò che un tempo è stato, e un conto è invaderli ora. Si passa una mano sul collo, cercando qualcosa da dire per smorzare la tensione ed evitando accuratamente lo sguardo di Nico; non una cosa troppo difficile, questa, dato che anche il ragazzo guarda ovunque tranne che lui.
«Non penso che i miei pigiami ti vadano bene».
Alla fine è Nico a rompere il silenzio e Will per un istante non capisce.
«Cosa... Ah, sì certo» borbotta poi, guardando la maglia a maniche corte e i jeans che indossa da quando si è risvegliato senza più un corpo «Resto così».
«Ok» ribatte il ragazzo, visibilmente a disagio, e Will a quel punto apre la bocca per dire qualcosa, solo che non sa ancora cosa e alla fine si sente dire con voce un po' tremula: «Così anche quello che c'è tra noi è prezioso».
Nico allora rotea gli occhi, mentre la sensazione che avverte, quella che deve essere felicità, diventa ancora più intensa. Così tanto che non sa più nemmeno cosa sta facendo e si ritrova a coprire rapidamente la distanza che li separa e a baciarlo.
Non è una cosa programmata ed è passato diverso tempo dall'ultima volta che ha baciato qualcuno, tanto che se ne resta con le mani lungo i fianchi ed è pronto a ritrarsi come se si fosse appena scottato, ma Will non glielo permette. Gli prende il volto tra le mani e lo bacia a sua volta come se da questo dipendesse la sua vita.
Nico è fuori allenamento, ma le labbra dell'altro sono morbide e lui inizia a ricordare. Affonda le mani tra i capelli biondi del ragazzo, le fa scorrere fino alle spalle e si aggrappa alla sua maglia come per paura che possa svanire da un momento all'altro. Solo che non lo fa. Sotto le sue mani, contro il suo corpo, sulla sua bocca Will è concreto, è reale, è fatto di pelle da accarezzare. Nico lo bacia come avrebbe voluto fare già da tempo.
«Buona notte!» esclama all'improvviso Hazel dal salotto facendoli sobbalzare «E fate i bravi!»
Arrossiscono, le orecchie di Will vanno letteralmente a fuoco e le guance di Nico si colorano di rosa, ma non si allontanano e nella penombra della stanza sorridono.

 
   
 
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